Atti - Diocesi di Alessandria

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Atti - Diocesi di Alessandria
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Dai primi passi allo Strumento di Lavoro
Avviandoci ormai alla “conclusione” del cammino sinodale è utile e doveroso
raccogliere e pubblicare una documentazione, per quanto possibile completa, del cammino
compiuto in questi tre anni.
Per molti sarà una sorpresa il rendersi conto della mole di lavoro e della quantità di
documenti che il Sinodo, nelle sue varie e successive articolazioni, ha prodotto: una
ricchezza di riflessioni e di proposte che vale la pena non lasciar cadere nel vuoto.
Leggendo ci si rende conto e della complessità dei problemi e della fecondità di riflessione
della nostra Chiesa; certo con differenze di profondità e di cultura, certo nessuna risolutiva,
ma anche segno di una “passione” nonostante tutto non sopita in molti per l’annuncio
del Vangelo e per il servizio dell’uomo.
Le diverse articolazioni che hanno guidato, e guidano, il cammino sinodale ci rendono
nota una certa “flessibilità”, o capacità di adattarsi alle diverse esigenze che di mano in
mano si sono prospettate: così il primo anno ha visto il lavoro di una Commissione
composta di una trentina di membri, nella quasi totalità eletti, che si è suddivisa in tre
sottocommissioni che si sono poste in ascolto degli uomini del nostro tempo e della
nostra terra. Era l’anno dell’ascolto, di uno sforzo di conoscenza della mentalità, della
cultura, della religiosità degli alessandrini: un anno di lavoro che ha portato alla stesura
dello Strumento di lavoro o “documento base” del Sinodo. Il secondo anno, l’anno
della verifica o “dell’esame di coscienza” della nostra Chiesa, ha visto l’intenso lavoro
della grande Assemblea Sinodale (circa 180 membri) che si è suddivisa, sulla base dello
Strumento di lavoro, in dodici Commissioni, composte in gran parte da laici. Nel terzo
anno, quello che stiamo vivendo, proprio a seguito di quanto compreso dall’Assemblea,
nuovamente si è messo mano all’articolazione del Sinodo, dando vita a sei nuove
Commissioni che sono alla ricerca di proposte e di indicazioni di nuove vie pastorali che
guidino il cammino di evangelizzazione della nostra Chiesa nel prossimo futuro.
Questo “volume” della Rivista Diocesana Alessandrina raccoglie così la
documentazione del lavoro del primo anno. Dopo i primi passi già documentati nel
numero del gennaio 1996 c’è qui il proseguimento del cammino: non è ancora la
completezza della documentazione (un notevole numero di lettere, di comunicazioni, di
messaggi e di interventi del Vescovo troverà spazio in una pubblicazione successiva);
ma viene data ragione della genesi dello Strumento di lavoro attraverso il lavoro delle tre
sottocommissioni che hanno ascoltato, interpellato, intervistato la “gente” della nostra
terra, credenti e non credenti, il popolo di Dio nella sua realtà, nella sua ricchezza, nei
suoi limiti, nei suoi desideri e nelle sue aspettative; senza giudicare, senza tentare risposte,
ma solo col desiderio di capire e di intuire quali “vie” il Sinodo dovesse intraprendere.
Un Sinodo che è partito dalla gente non potrà che tornare alla gente: questo il compito
e la responsabilità che ci stanno dinanzi.
don Walter Fiocchi
Segr. Gen.
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Presiede Mons. Vicario Generale; Verbalizza Don Marasini. Assenti giustificati: Don
Guasco, Don Mariuzzo, Don Belloli, i Signori Maestri e Scarfia.
Il giorno 18 maggio, presso l’usuale sede di Via Vescovado 3, si è riunita la I Commissione
Sinodale.
Il Vicario, prima di dare inizio ai lavori ricorda il
prossimo impegno liturgico sinodale consistente nella
I COMMISSIONE
novena di Pentecoste e nella grande celebrazione del
SINODALE
Sabato 3 giugno in Cattedrale.
Martinetti commemora brevemente la figura umile e
VERBALE
nobile del Parroco di Montecastello Don Oreste Rangone
DEL 18 MAGGIO
recentemente deceduto.
1995
Don Fiocchi specifica lo scopo dell’incontro consistente
in un momento di verifica e prima valutazione del lavoro
svolto inserendolo nel più complesso cammino sinodale e invita i referenti delle 3
Sottocommissioni ad illustrare il frutto dei primi loro lavori.
Martinetti (I Sottocommissione) rileva la forte caratterizzazione delle risposte dei
questionari dipendenti, a suo parere dalla tipologia degli intervistati appartenenti alla
classe dirigente.
Fenu Mazzarello (II Sottocommissione) dichiara di non aver incontrato difficoltà in
ordine alla disponibilità degli intervistati ma manifesta perplessità in ordine alle modalità
di stesura delle sintesi finali.
Martino aggiunge di aver già operato alcune sintesi per settori di competenza
professionale.
Don Walter a nome della III Sottocommissione fa presente che devono ancora giungere
la quasi totalità delle risposte ai questionari affidate alle associazioni appartenenti alla
consulta: Rileva inoltre difficoltà sulla metodologia e l’uso del questionario inviato alle
parrocchie e da lettura di una lettera appena mandata ai delegati zonali su tali questionari.
Seguono vari e numerosi scambi di opinione sui questionari raccolti da parte di quasi
tutti i membri della Commissione che sottolineano, nella maggioranza come l’incontro
personale dia maggiore pregnanza e valore alla stesura di ogni singolo questionario.
Teruzzi inoltre suggerisce di elevare a metodologia portante l’uso della trascrizione
letterale di alcune risposte più significative al fine di mantenere più genuino il messaggio
raccolto.
I religiosi e le religiose hanno già effettuato il primo momento della rilevazione e stanno
operando una sintesi significativa.
Don Merlano fa presente le grosse difficoltà del clero in ordine alla stesura dei questionari
effettuata collegialmente e presenta forti perplessità in ordine alla validità di tale
operazione ai fini di una rilevazione veramente concreta e realistica.
In risposta di ciò il Mons. Vicario e Don Walter Fiocchi ribadiscono l’importanza
dell’impostazione sinodale che merita uno sforzo in tal senso.
La riunione, dopo le conclusioni del Vicario Generale si scioglie alle ore 23.
Il Presidente
Il Segretario
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Il Vescovo
Alessandria, 27 marzo 1995
Gentile Amico,
Le rivolgiamo alcune domande che solleciteranno la Sua riflessione. Non sono
domande semplici, e siamo consapevoli che rispondere comporterà un certo impegno.
Glielo chiediamo come contributo di amicizia e di servizio al lavoro di autoanalisi che la
Chiesa alessandrina ha intrapreso iniziando il suo cammino sinodale che si protrarrà per
tre anni (1995-1997).
All’interno di questo cammino - che ci proponiamo essere di riflessione, di proposta
e di cooperazione - si pone con carattere di preliminarità una riflessione non superficiale
sulla cultura alessandrina, i suoi limiti e i suoi punti di forza.
Questa riflessione preliminare sarà coordinata da una Commissione locale, e si avvarrà
del supporto metodologico del Prof. Franco Garelli, docente di sociologia alla facoltà di
Scienze politiche dell’Università di Torino. Pensiamo di articolarla in tre fasi:
1. Individuazione di un quadro di sfondo della socio-cultura locale, da cui ricavare
ipotesi interpretative di modelli e mentalità rilevabili nei comportamenti individuali e
collettivi (preparazione e sviluppo di questa prima fase: primavera-estate 1995;
elaborazione e socializzazione; autunno 1995).
2. Incontro con raggruppamenti rappresentativi di istituzioni, categorie, interessi,
ambiti culturali diversi, per verificare come vivono (aspettative, problemi, disagi)
l’appartenenza all’ambiente civile ed ecclesiale di Alessandria.
3. Indagine campionaria volta a conoscere posizioni, valutazioni, orientamenti della
popolazione di Alessandria relativamente a valori e modelli culturali, nonché a dimensioni
etiche dell’esperienza personale e sociale (relativamente ad ambiti quali famiglia e
affettività, lavoro e professionalità, partecipazione politica, tempo libero ed espressività,
ecc.).
Nell’avviare la prima fase di lavoro, che consideriamo per certi aspetti la più difficile,
ci rivolgiamo anche a Lei, sollecitando la Sua collaborazione. Essa potrà svilupparsi a
sua volta in due momenti: un primo momento di riflessione individuale e scritta, sulla
scorta di domande (ne alleghiamo alcune, suscettibili di integrazione); un secondo
(successivo) di incontro e confronto tra tutte le persone coinvolte nello stesso lavoro di
ricerca. Al termine di questa analisi, stileremo un documento riassuntivo delle posizioni
emerse, evidenziando convergenze, dissensi, ipotesi interpretativa, percorsi di possibile
approfondimento.
Le saremo molto grati se vorrà proporci suggerimenti di integrazione relativamente
all’impostazione metodica e organizzativa del lavoro che stiamo avviando. Abbiamo già
detto in precedenza che siamo consapevoli della difficoltà del compito che proponiamo.In
verità siamo tutti individualmente impreparati ad un’analisi culturale insieme così vasta
e così profonda. Proprio per questo riteniamo che sia un compito da affrontare in tanti:
mettendoci con umiltà al lavoro e assommando i contributi complementari di tutti,
confidiamo di raggiungere un risultato significativo, se non per qualità di prodotto, per
sforzo cooperativo e per tensione morale.
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Per questo facciamo affidamento sulla sua partecipazione.
Con viva cordialità.
+ Fernando Charrier
Vescovo di Alessandria
Cortesemente La invitiamo ad esprimere la Sua opinione nei termini e nelle modalità
che ritiene più opportune riguardo a:
La situazione culturale alessandrina
• quali gruppi, istituzioni, esperienze hanno in qualche modo influito sulla cultura
alessandrina?
• questi soggetti si sono dimostrati aperti, dialoganti, generosi oppure esclusivi e
settari?
• esiste una omogeneità culturale o vi sono invece significative differenze?
• esistono delle cause che avrebbero frenato lo sviluppo culturale della città?
• si possono individuare sotto-culture caratteristiche di ceti e categorie professionali?
• quali sono stati e sono nella nostra zona i luoghi, i modi e le esperienze della
formazione e della partecipazione politica?
• quale influenza ha avuto la scuola nella formazione sociale e culturale degli
alessandrini?
• quale influenza potrebbe avere la nuova Università?
La situazione economica alessandrina
• nelle graduatorie nazionali il posto di Alessandria è sempre medio-basso: quali le
cause che determinano tale collocazione?
• l’imprenditoria è di avanguardia, ha avuto coraggio o è stata attendista e reticente
nel promuovere lo sviluppo economico della nostra zona? Dove in provincia si è fatto
meglio?
• saprebbe indicare nella storia recente qualche svolta significativa o qualche occasione
perduta?
• che incidenza ha avuto nella società e nella cultura alessandrina l’andamento
economico di questi ultimi anni?
• in che modo l’economia e la tradizione contadina hanno influito sulla condizione
socio-economica della zona?
La situazione religiosa alessandrina
• la cultura religiosa rappresenta un mondo a sé oppure ha inciso sulla mentalità e sul
costume?
• quali comportamenti della Chiesa locale possono aver condizionato lo sviluppo
della nostra realtà?
• quanto ha influito sulle scelte di vita (famiglia, lavoro ecc.) la sua eventuale esperienza
religiosa?
• quali sono i luoghi (associazioni, movimenti, gruppi, parrocchie) che hanno
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caratterizzato la vita religiosa della Città?
• quale giudizio dà sull’insegnamento della religione nella scuola e come lo ha vissuto
in rapporto agli altri insegnamenti scolastici?
• quali sono i tipi di religiosità prevalenti (devozione, tradizionale, intimistica,
comunitaria)?
• quanto sopravvive della religiosità tipica del mondo contadino?
• a suo giudizio, che cosa chiede, attende, spera, la gente alessandrina dalla Chiesa
locale?
Prospettive
• Partendo dal quadro delineato, quali prospettive sono immaginabili per Alessandria?
Quale il futuro di questa città?
• Su quali risorse e progetti si può far leva per rilanciare in termini realistici lo sviluppo
della città?
• Quale influenza potrebbe avere la nuova Università?
• Quali sono gli aspetti più interessanti e promettenti nella cultura della città?
Le medesime domande sono state rivolte, sempre su sollecitazione di Mons. Vescovo,
ad uomini di cultura o rappresentanti dei vari settori della vita economica e sociale,
per una ricerca finalizzata alla cittadina di Valenza.
Quindi lo sviluppo di questo secondo gruppo di domande verteva sulla "situazione
culturale, economica, religiosa valenzana", e su possibili "prospettive" riguardanti
sempre questa città.
Non riportiamo in queste prime pagine il risultato di queste due ricerche poichè
tutto il lavoro è confluito nella prima parte dello "Strumento di lavoro" che proponiamo
alla fine di questo volume.
L'esiguità di questo spazio non rende certamente ragione della mole di lavoro che
la Prima Sottocommissione Sinodale ha svolto.
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Il 14 marzo alle ore 21 presso la sede di via Vescovado si è riunita la II
Sottocommissione sinodale.
Il Vescovo introduce i lavori proponendo le date dei prossimi incontri:
22.03.95 ore 21 incontro della Commissione sinodale (plenaria).
29.03.95 ore 21 incontro con i Delegati parrocchiali in Seminario.
Il Vescovo invita poi il sottogruppo composto dai sigg.ri Teruzzi, Fenu, Serra a
presentare la bozza di “Guida al dialogo” per rilevare l’incidenza dell’annuncio
evangelico nella cultura, mentalità e vita degli abitanti nel territorio della Diocesi
alessandrina.
Il prof. Teruzzi illustra la trama del colloquio (una copia viene distribuita a tutti i
presenti) che comprende la Presentazione (obiettivi,
criteri, orientamenti e metodi) e i quattro punti su cui
si articola ossia:
II
1) Uomo
2) Vangelo
SOTTOCOMMISSIONE
3) Chiesa
VERBALE
4) Celebrazioni liturgiche
14 MARZO 1995
Si procede alla discussione alla quale
intervengono i sigg. Membri: Bodrati, Serra, Caprino,
Pertusati e in diverse riprese il Vescovo.
Al termine si accolgono i seguenti suggerimenti:
1) Lo schema è accettabile come scansione delle tematiche ma occorre rivedere la
formulazione di varie domande.
2) Deve essere ridotta l’ecessiva ampiezza dei contenuti proposti; e le domande
dovranno far emergere la dimensione vitale dell’uomo con esplicitazione del suo giudizio
sulla Chiesa oggi.
3) Si annulla di fatto lo schema del questionario iniziale e partendo da situazioni
reali si cercherà attivamente di evidenziare la dimensione e la ricerca del senso religioso
che è presente in ogni uomo.
4) Tutti i presenti sono invitati a preparare una loro bozza (sia sotto forma di traccia
con domande che sotto forma di dialogo su pochi argomenti vitali e attivamente indicativi)
e a farla pervenire alla signora Fenu.
La signora Fenu provvederà ad intrecciare le varie proposte e a presentare lo schema
riassuntivo nella riunione del 22.03.95 della prima commissione sinodale.
La riunione termina alle ore 23.
Il segretario-verbalista
Silvana Serra
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Il giorno Venerdì 21 aprile alle ore 21 presso la sede
di Via Vescovado si è riunita la II Sottocommissione
sinodale.
Apre la riunione la coordinatrice illustrando i vari
VERBALE
documenti (lettera di accompagnamento, il questionario
per la società civile e quello per gli studenti delle Scuole
21 APRILE 1995
medie Superiori) che costituiscono la fase per il lavoro
di indagine della II Sottocommissione. Successivamente
si imposta la verifica del lavoro già fatto.
Ciascun componente è chiamato a fare il punto sulla situazione per quanto riguarda
l’uso del questionario, le difficoltà incontrate, le prime risposte date soprattutto in
riferimento alla dimensione vitale dell’uomo e alla sua ricerca del senso religioso.
Interviene Don Walter, che suggerisce nuove metodologie riferite soprattutto ai gruppi,
intesi come incontro - confronto fra istituzioni: sindacati, gruppi laici di volontariato,
genitori delle scuole cattoliche, gruppi di categorie.
Si chiedono inoltre chiarimenti sulla relazione finale, che deve essere intesa come
sintesi, con un metodo di lavoro da definirsi comunitariamente, e con una chiave di
interpretazione dei dati raccolti, che dovrà essere il più possibile oggettiva e scientifica.
Intervengono tutti i presenti: Martino, Caprino, Serra, Suor Giovanna, Suor Maria
Teresa, Rosa Mazzarello.
Risultano quindi assenti: Massaro, Ferralasco, Bodrati, Teruzzi, Marasini.
II
SOTTOCOMMISSIONE
Il Segretario - Verbalista
Silvana Serra Paolucci
Accantonata l’idea di stesura di un questionario con domande precise ci si sofferma
sulla capacità dell’intervistatore di instaurare un dialogo il quale dovrà evidenziare la
concretezza della vita, della realtà e delle diverse situazioni più che trattare idee astratte
sul come “dover essere”.
Riferimento primo: i valori
Quali sono i valori in cui credi. L’impostazione della
propria vita in riferimento a quali valori. I progetti e gli
BOZZA
obiettivi che ti proponi. Gli ostacoli che si frappongono
alla loro realizzazione. Quotidianamente quali valori
DI
tieni sempre presenti per le tue esperienze. Il senso della
QUESTIONARIO
tua vita, il lavoro, la famiglia, la scuola, gli amici,
guidano le tue riflessioni: tra essi c’è anche la religione.
Riferimento secondo: l’esperienza religiosa
Nella prima parte della tua vita c’è stato, attraverso il catechismo, una educazione o
un’esperienza legata alla figura di Cristo e al suo Messaggio. Cosa resta di quel tempo.
Nelle scelte successive ti sei ispirato a quell’educazione o l’hai rifiutata. Esperienze
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influenti sulla evoluzione religiosa. Nel tuo ambiente di vita parli dell’esistenza di Dio
e affermi o meno il tuo riferimento religioso. Che cosa significa per te credente o non
credente. Se nel tuo ambiente ci sono persone che frequentano la Chiesa quali giudizi
dai del loro modo di comportarsi. Hanno un comportamento “socialmente” diverso?
Accettando nella tua vita il messaggio di solidarietà, di servizio, di uguaglianza, di
perdono, lo riferisci alla sfera religiosa che si ispira al Vangelo di Cristo o a valori solo
umani. Come dovrebbe caratterizzarsi la vita di un cristiano.
Riferimento terzo: la Chiesa
Nell’ambiente che frequenti che cosa si dice della Chiesa; è paragonata alle altre
organizzazioni sociali. Quale giudizio o quale valutazione ne trai. E che cos’è per te la
chiesa. La consideri edificio e luogo di culto o insieme di gente che vive la fede. Hai il
senso di appartenenza alla Chiesa (significato chiaro delle parole). Papa, Vescovi,
Sacerdoti, Religiosi e credenti sono ritenuti “uomini di chiesa”. Quale giudizio esprimi
su queste persone. Quali ruoli sociali dovrebbero avere per te. Cosa apprezzi o rimproveri
loro. Sono ritenute presenze sociali alla stregua di altri (Politici, Sindacalisti,
Rappresentanti di categoria). Come si pongono in rapporto alla realtà ed ai problemi
sociali. Sono fuori dal mondo o calati nel quotidiano. Che cosa desidereresti da loro.
Quale compito dovrebbero assolvere (come Chiesa) nell’ambito sociale.
Riferimento quarto: celebrazioni liturgiche
meglio note come “funzioni” religiose; sono paragonate a quelle civili (manifestazioni
celebrative, cortei). Se ne conosce il vero significato. Esiste un legame tra celebrazione
e vita. Alcune celebrazioni sono molto frequentate (Messe per alcune occasioni dell’anno
o della vita: matrimoni, Natale, funerali) che cosa spinge la gente alla partecipazione.
Che cosa pensa la gente di queste “funzioni”. Perchè l’idea di processione fa sorridere i
giovani. Se hai partecipato ad un Rosario per defunti quale stimolo ti ha spinto.
Quale sollecitazione hai avuto. Al termine di una celebrazione resti indifferente o
critichi eventualmente il “rito” pensando che sia da cambiare o abolire.
Riferimento quinto: la Chiesa come istituzione
Posto che la Chiesa come istituzione agisce nel sociale attraverso gli uomini che vi
aderiscono, è apprezzata la sua presenza o le si rimprovera qualche aspetto. Di fronte ai
drammi dell’oggi: guerra, droga, aids, violenze, come giudichi l’impegno della Chiesa.
La Chiesa aiuta coloro che hanno meno, si fa carico degli emarginati e delle nuove
povertà: questa è l’unica dimensione nota, conosciuta e forse apprezzata dalla società? I
modelli che la Chiesa ci propone oppure persone tipo Madre Teresa di Calcutta, suscitano
ammirazione, sono definiti eccezioni e si vorrebbe la Chiesa, come istituzione, fosse
formata solo da questo tipo di persone. Che giudizio si da dei sacerdoti, delle Religiose,
dei gruppi ecclesiali che operano nel sociale.
In ultimo:
Al termine quindi del dialogo, l’intervistatore potrebbe dire che è credente e potrebbe,
di conseguenza, rilevare il giudizio dell’intervistato
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QUESTIONARIO SECONDA SOTTOCOMMISSIONE
1) VALORI PERSONALI
1a Quali valori emergono nel tuo vivere quotidiano.
2b Quali progetti ti proponi e quali ostacoli si frappongono alla loro realizzazione.
3c Che posto hanno, nel concreto della vita quotidiana, il lavoro, la famiglia, gli
amici, il tempo libero; tra essi c’è anche la religione?
2) ESPERIENZA RELIGIOSA
2a Nella prima parte della tua vita c’è stato, attraverso il catechismo, una educazione
o un’esperienza legata alla figura di Cristo e al suo messaggio. Cosa resta di quel tempo.
2b Nelle scelte successive ti sei ispirato a quell’educazione o l’hai rifiutata. Esperienze
influenti sulla evoluzione religiosa.
2c Che cosa significa per te essere credente o non credente.
2d Accettando nella tua vita il messaggio di solidarietà, di servizio, di uguaglianza,
di perdono, lo riferisci alla sfera religiosa che si ispira al Vangelo di Cristo o a valori
solo umani.
2e Come dovrebbe caratterizzarsi la vita di un cristiano: ritieni che il suo
comportamento sia socialmente diverso?
2f Quali ritieni siano per te oggi i peccati più gravi.
3) LA CHIESA
3a Nell’ambiente che frequenti che cosa si dice della Chiesa: è paragonata alle altre
organizzazioni sociali.
3b E che cos’è per te la Chiesa?
3c Papa, Vescovi, Sacerdoti, religiosi e credenti sono ritenuti “uomini di Chiesa”.
Quali ruoli sociali dovrebbero avere. Cosa apprezzi o rimproveri loro. Che cosa
desidereresti da loro.
3d Di fronte ai drammi dell’oggi (guerra, droga, aids, violenze, aborto, prostituzione...)
come giudichi l’impegno della Chiesa.
3e Come assolve la Chiesa il suo impegno nell’ambito sociale.
3f Che giudizio si da dei Sacerdoti, delle Religiose, dei gruppi ecclesiali che operano
nel sociale.
4) FUNZIONI RELIGIOSE
4a Alcune celebrazioni sono molto frequentate (Messe per certe occasioni dell’anno
o della vita: Natale, matrimoni, funerali) che cosa spinge alla partecipazione.
4b Che cosa pensi di queste funzioni.
4c L’idea di processione ti fa sorridere. Le funzioni religiose sono paragonate a quelle
civili.
4d Al termine di una celebrazione resti indifferente o critichi eventualmente il “rito”
pensando che sia da cambiare o abolire.
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INSEGNANTI - SCUOLA MEDIA
Schedatura : scelti secondo il criterio della campionatura diversificata e
rappresentativa fra credenti, atei, agnostici,
dissidenti e poco frequentanti.
II
SOTTOCOMMISSIONE
Criterio: Rilevazione delle risposte date
Problemi emersi
Qualche considerazione
RELAZIONI
Valori personali
Alcuni scontati e ricorrenti: solidarietà,
uguaglianza, servizio, ... altri più specifici: senso
della storia dell’uomo nel suo divenire; coerenza con gli ideali e i propositi personali;
capacità di mettersi in discussione.
Al primo posto per tutti è la famiglia, e per chi dichiara di essere credente, lo spirito
religioso è ciò che da senso e valore ad ogni cosa; se si è laici il problema religioso non
lo si pone più perché è stato già rifiutato ed è quindi totalmente assente.
Esperienza religiosa
“Sovente è solo un bel ricordo di un fanciullo davanti alla vita”; per altri è solo un
ricordo tedioso per la serie di domande e risposte memorizzate con timore e per senso
del dovere. In genere “quell’esperienza religiosa non è stata proprio rifiutata, ma è
stata superata”, o ancora “non ho rifiutato e non ho accettato”, oppure “è dentro di
me ma è diventata altro”.
“Non c’è differenza fra credente e non credente sul piano sociale; il cristiano
dovrebbe conseguentemente al suo credo noto e codificato da regole e testi sacri e
meno sacri, dare testimonianza di questo credo” (ossia si chiede coerenza). Il peccato
più grave è: sia la mancanza di amore sia la mancanza di coerenza ai propri proclamati
principi.
Chiesa
“Ha gli stessi limiti delle altre organizzazioni sociali”.
“La Chiesa in fondo non è altro che un’organizzazione sociale per bisognosi di
spiritualità”.
“Nei confronti dei gravi problemi odierni ritengo che l’impegno della Chiesa non
sia sempre adeguato e che essa non sempre sia aperta al dialogo con chi non ne fa
parte”.
Si vorrebbero dei preti che fossero più calati in terra nei problemi reali, che fossero
più uomini o meno “mediatori” di un divino.
Si ammira e si stima chi “religioso o laico” credente o no, nell’ambito del sociale
lavora e fatica per aiutare il prossimo.
I sacerdoti sono giudicati in vario modo: bravi, intelligenti, fastidiosi, petulanti,
ottocenteschi a seconda dei casi. Mediamente sono petulanti e moralistici”.
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Funzioni religiose
Diverse persone non vivono la funzione religiosa perché non la conoscono, perché
nessuno ha mai ben spiegato loro qual è il significato di ciò che stanno facendo o a cui
stanno partecipando.
Per quanto riguarda processioni e altre forme pubbliche qualcuno afferma che “quando
c’è bisogno di manifestare pubblicamente, vuol dire che manca già qualcosa dentro”.
Le celebrazioni liturgiche hanno riti e significati ben precisi: perché non risalire ad
essi per riscoprirne il vero significato per poter “essere e stare” di più nella funzione?
Per altri questo malessere è superato in altro modo: “Il rito deve essere cambiato
totalmente: deve diventare coinvolgente e stimolante, per offrire alle esigenze spirituali
profonde di ognuno di noi, non un’asettica ripetizione di gesti e di parole ... che ormai
suonano a tutti come vuote e inutili”.
Qualcuno li rifiuta definendoli “riti cabalistici e da stadio ecclesiale”.
“Le funzioni religiose sono per lo più riti di cui l’utente ha perso il significato e
servono solo per riconoscersi come gruppo”.
Problemi emergenti
Catechesi per adulti: dalla lettura dei questionari si deduce che gli adulti non hanno,
in genere, urgente il problema religioso perché o l’hanno rifiutato o lo stanno vivendo
come ne sono capaci; occorrerebbe forse proporre una catechesi parrocchiale per adulti,
non certo attraverso conferenze, ma in forme diverse (quali?) per rendere il problema
religioso più vitale ed approfondito.
Funzioni religiose: se le funzioni religiose hanno perso significato e servono solo
per riconoscersi come gruppo e se nei riti, per significato e storia c’è sempre qualcosa di
ripetitivo e di fisso, allora il problema non è la forma del rito, ma come riempire questa
ritualità (di parole e con fatti che ne scaturiscono) di sostanza, di utopia realizzabile, di
coerenza.
Considerazioni:
Molto apprezzato e considerato positivamente l’operato dei religiosi in campo sociale
con l’impegno diretto, faticoso e poco gratificante, e questo apprezzamento è la prova
che, quando la Chiesa si sposta dai luoghi sacri a lottare a fianco di chi necessita di aiuto
raggiunge due scopi: essere di esempio ed esserci.
GENITORI DELLE SCUOLE CATTOLICHE
SCHEDATURA: raccolti n. 25 questionari; distribuiti dalle insegnanti di classe
(suore) ai genitori dei loro allievi.
METODOLOGIA: prima presentazione, poi distribuzione ai genitori per rispondere
alle domande del questionario individualmente e successiva raccolta attraverso le
insegnanti.
Valori personali
C’è una certa coralità nelle risposte dei valori intesi come virtù civili e si afferma
decisamente la solidarietà nel sociale e l’onestà nel privato, e come valori religiosi:
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l’amore verso il prossimo, il perdono.
I luoghi privilegiati dove questi valori sono vissuti e verificati sono: la famiglia, il
lavoro, gli amici, e la religione ne è il fondamento.
Esperienza religiosa
La catechesi e la formazione giovanile sono state quasi sempre vissute come momento
formativo di grande impatto, e questa iniziale formazione religiosa è stata poi approfondita
e allargata in proprio o grazie all’incontro personale con figure-guida di sacerdoti.
Solo raramente ci si lamenta che l’istruzione catechistica è stata piuttosto carente.
La vita del cristiano deve essere basata sull’amore per Cristo, per se stessi e per il
prossimo e necessariamente deve essere “per forza” più rivoluzionaria.
Essere credenti ... è vivere come viveva Gesù, è vivere una testimonianza d’amore
totale.
Ma in compenso il cristiano deve conformarsi alle regole sociali, senza però violare o
trasgredire i propri principi morali. Il comportamento sociale di un cristiano coincide
con quello di tutte le persone che hanno e che vivono coerentemente i propri principi
etici e morali. Inoltre, qualcuno aggiunge: “Non mi sento di fare differenza tra una
religione ed un altra se non per il fatto che quella in cui sono stato educato porta i
valori più importanti della mia tradizione”.
Le funzioni religiose tendono ad essere vissute come aspetto esteriore, perché si
ritiene che l’aspetto spirituale sia colto solo “da una minoranza” delle persone presenti.
Gli uomini della Chiesa, ai quali, per altro, si riconoscono grossi meriti e impegno
serio e ai quali si rivolgono elogi, si vorrebbero ancora più aperti al dialogo, alla gente e
ai loro problemi, ossia con “una mentalità più disponibile verso l’uomo e i suoi problemi,
e un po’ meno mediatori del divino”.
La Chiesa
Complessivamente tutto va molto bene: tutti buoni, tutti unici, tutti meritevoli ed
eccezionali. Qualche voce dissidente afferma che “l’impegno della Chiesa, che è
considerata un’organizzazione che opera nel sociale, non sempre è ritenuto coerente, a
volte contrastante, perché non sempre sembra proteggere la vita (aids e preservativo)”
o ancora “il ruolo della Chiesa di fronte ai problemi è solo di parole che non risolvono
i problemi, ma si limitano ad affermare principi lontani della possibilità di viverli nel
quotidiano” ed è per questo che la Chiesa “sembra essere fuori dal suo tempo”.
Mentre si giudica molto positivo l’impegno della Chiesa nel campo sociale, si
sottolinea l’eccessiva chiusura verso problematiche più pressanti (aborto, droga,
prostituzione ...) e si invitano gli uomini di Chiesa a tentare un rinnovamento e ad avere
maggior autonomia di azione e di parola.
Qualcuno conclude così: “La Chiesa è un’organizzazione che si dibatte in un dilemma
enorme: cambiare, seguendo un poco il mondo, per non perdere la gente o mantenersi
ferma con il rischio opposto”.
“Secondo me la Chiesa dovrebbe coinvolgere le coscienze, senza intromettersi nelle
decisioni degli Stati, ad esempio: 'l’aborto è un male, evitatelo', è un monito che mi
trova totalmente d’accordo, ma è un male 'la legge dello Stato che lo permette' questo
no; a mio avviso la Chiesa non lo deve dire. Deve piuttosto arrivare a convincere le
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coscienze a non seguire e quindi cambiare la legge dello Stato. In tal modo forse
incontreremmo meno contraddizioni: ci si lancia contro la guerra, ma si favorisce
Saddam ...; si combatte l’aids ma lo si lascia aumentare opponendosi all’uso dei
contraccettivi; si tuona contro l’aborto ma si favoriscono di fatto le morti clandestine.
Direi che occorrerebbe distinguere il messaggio (ciò che è bene, ciò che è male)
dagli strumenti e dai metodi, che sono frutto del momento. Un unico punto su cui
penso che la Chiesa dovrebbe comunque intervenire nel terreno dello Stato è quello
della libertà religiosa: la Chiesa deve sempre avere la possibilità di farsi ascoltare”.
Funzioni religiose
Anche qui complessivamente i giudizi sono molto positivi: tutto è bello, buono,
coinvolgente, valido perché “sono così belle quelle funzioni ricche di ritualità ... mi
fanno sentire più forte” “danno senso all’appartenenza al gruppo”.
Solo pochi criticano: ...”a volte sono occasioni mancate...e sono incontri non
realizzati”; “troppo spesso le funzioni liturgiche sono confuse, con l’aspetto materiale
esteriore decorativo e suggestivo, che prende il sopravvento su quello spirituale,
diventando così solo status-symbol”, poi il tocco finale: “sovente sono le prediche che
allontanano dalla Chiesa”.
Problemi emersi
Intanto un grave errore di impostazione: tutti i questionari sono stati consegnati alle
insegnanti che a loro volta li hanno distribuiti ai genitori e poi raccolti ... Infatti
apparentemente, salvo pochi dissidenti, è un coro continuo di elogi, di certezze, di vita
vissuta sul Vangelo, di enunciazione di grandi valori vissuti: istintivamente si cerca di
dire cose che piacciono all’insegnante, con un po’ di opportunismo mistificato.
Appare comunque l’orgoglio di casta: la certezza di essere nel vero e l’orgoglio della
scelta fatta mandando i figli alla scuola cattolica.
Sembrano comunque emergere questi problemi:
- più catechesi perché la maggior parte dei credenti è impreparata ad accogliere gli
insegnamenti della Chiesa e a metterli in pratica, e alle stesse funzioni manca la
partecipazione consapevole della gente.
- Più impegno perché come cristiani bisogna essere presenti in tutte quelle attività,
anche gestite dai laici perché ciò che conta è vivere nel servizio per gli altri.
STUDENTI UNIVERSITARI
SCHEDATURA: Raccolti n.12 questionari, distribuiti con il sistema della
campionatura (credenti e non credenti, maschi e femmine, umanisti e scienziati, teorici
e pragmatici ...).
METODOLOGIA: Prima colloquio, poi questionario da rispondere individualmente
o a piccoli gruppi, e successiva restituzione personale.
Valori personali
Più o meno sono quelli ricorrenti: solidarietà, amicizia, successo, amore; per quanto
riguarda i progetti c’è ricerca di praticità ed essenzialità: trovare un lavoro e l’indipendenza
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economica, realizzarsi nel campo affettivo, sia in quello amoroso (rapporto di coppia)
che in quello dell’amicizia (rapporto di gruppo). Lo studio occupa attualmente molte
delle energie vitali.
C’è posto nella loro vita per la religione?
Assente o quasi sempre assente la problematica religiosa intesa come sentirsi cattolici;
presente invece, in diversi ragazzi, la certezza che “Dio esiste”. Chiunque sia seriamente
impegnato nella ricerca della scienza, scopre nelle leggi dell’universo la presenza di uno
spirito immensamente superiore a quello dell’uomo, uno spirito di fronte al quale le
nostre misere forze devono farci sentire umili, o chi ancora dichiara che “la religione è
il momento esteriore della mia vita di fede” o ancora perché è la religione che permette
ogni mia scelta di vita, tanto di ampio respiro, quanto di più immediata realizzazione.
Esperienza religiosa
L’esperienza del Catechismo è quasi sempre “un vago ricordo di timore e di tensione
per quando veniva imposto” e quasi mai è stata un’esperienza significativa anche se ti
“insegnano una cosa importante: il rispetto di Dio”.
E sovente l’esperienza religiosa infantile è “legata alle formulette: stai buono, dì le
preghiere e vai a Messa”.
E’ molte volte rifiutata perché incapace di crescere con l’evoluzione dell’individuo.
Risposta emblematica: “Se sono credente, in che cosa devo avere fede?”. Il messaggio
religioso dovrebbe trovare la sua massima espressione nella solidarietà, nel servizio e
nel perdono, ma i giovani preferiscono quasi sempre, vivere questi valori esclusivamente
come “valori umani”. Il credente e il non credente debbono entrambi vivere a fondo la
loro dimensione umana, non solo ma “spesso chi si definisce laico vive i valori, di cui
è ricco il messaggio evangelico, con pienezza maggiore, di chi si professa credente”.
“Mio padre è cattolico-praticante solo da qualche anno: non lo trovo affatto migliorato
dopo la sua conversione”. O ancora qualcuno aggiunge: “Ritengo che un cristiano
dovrebbe essere più motivato nel rispettare e seguire i valori umani che troviamo nel
Vangelo”
I peccati più gravi: egoismo, lo stesso che anima la Chiesa quando introduce il senso
del peccato per legare a sé gli uomini; disperare del perdono di Dio.
La Chiesa
La Chiesa è sovente vista “nell’accezione negativa, come un’istituzione strutturata
gerarchicamente, la quale, pur operando in certi ambiti in nome della carità e del
servizio, si rivela per lo più strumento di esercizio di potere”. “Spesso il Papa e Vescovi
mi sembrano fantasmi di un passato lontano” (simulacri super-ornati) ossia “persone
che tramite paramenti e cerimonie tengono a dimostrare la loro superiore diversità”.
“Sovente è l’atteggiamento della Chiesa e di alcuni suoi uomini di Chiesa che mi fa
allontanare sempre più dal Cattolicesimo e che indebolisce sempre più la mia fede”.
“La Chiesa è un’istituzione incapace di confrontarsi con chiunque e chi non è con essa
è in errore”; ”il suo unico scopo è la sua continuazione negli aspetti più visibili ed
esteriori”.
Funzioni religiose
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Giudizi molto negativi o fortemente critici (che è pur sempre meglio che restare
indifferenti!).
“Mi sembrano rituali superati ed insignificanti, sovente troppo formali”. “... solo
esteriorità o obbligo di gruppo”.
Solo raramente le funzioni religiose sono state intese come “momento di spiritualità”
(Taizè); sovente invece sono state vissute con “noia e rabbia per una certa ritualità e
gestualità, intesa come inutile segno esteriore di un potere”.
Problemi emersi
1) Bisogna rifondare la catechesi per le prime Comunioni e per le Cresime (o annullarla
per affidarla alla famiglia). Perché così non va bene e questa ipotesi è convalidata dai
bambini che l’hanno subita, dalle catechiste e dai genitori, sia da quelli che si dicono
credenti e frequentanti che da quelli che si rivolgono alla Chiesa solo “per fare la prima
Comunione”.
2) Il peccato. Smettiamo di esaltare il peccato per intimorire e ricominciamo ad esaltare
davvero la vita, la gioia di vivere, gli uomini e i loro valori positivi per tentare di fare così
scomparire il peccato.
3) Ci si riconosce in Dio ma si fa fatica a ritrovarlo nella Chiesa. Perché? Forse
perché “la Chiesa dovrebbe riscrivere continuamente le sue formule dogmatiche, per
essere fedele al loro senso originario, e anche perché ne coglie sempre aspetti nuovi e
nuovi approfondimenti”... (da un teologo del Modernismo) o ancora perché il
Cristianesimo non deve essere un insieme di concetti monolitici, stabiliti una volta per
sempre e spiegati nei minimi dettagli della scelta e quindi della colpa, ma essere “una
serie di principi che si adeguano continuamente al contesto in cui vengono enunciati:
perché la coscienza è la fonte del sentimento religioso e della rivelazione, la regola
universale a cui tutti hanno l’obbligo di sottostare” (da un teologo del Modernismo).
4) Le funzioni religiose: il rito deve essere rivisto in dimensione più funzionale per
poter trasmettere dei valori, altrimenti resta solo fatto formale estetico, talvolta suggestivo
e nulla più.
Riflessioni personali
Se la Chiesa vivesse i valori che proclama e fosse autenticamente se stessa, se i cristiani
testimoniassero la loro fede e fossero testimoni credibili tutto il mondo sarebbe cattolico!
Mi sembrano sempre più brucianti perché attuali e vive le parole di Bonhoeffer: “La
nostra Chiesa, che in questi anni ha lottato solo per la propria sopravvivenza, quasi
essa fosse il suo fine; è incapace di farsi portatrice della parola riconciliatrice e
redentrice per gli uomini e per il mondo”. “Ed è per questo che le parole antiche
devono svigorirsi e ammutolire” e il nostro essere cristiani ridursi a: pregare, operare
per la giustizia, aprirsi alla solidarietà, le celebrazioni liturgiche come espressione della
Comunità. Ogni pensiero, parola e organizzazione nel Cristianesimo dovrà rinascere da
questa preghiera, da questa azione e da questi atteggiamenti.
“Dio vuole essere riconosciuto presente al centro dell’esistenza; Gesù rivendica
per sè e per il Regno di Dio l’intera vita umana in tutte le sue dimensioni: ma le
rivendica facendo leva non sulla assoluta onnipotenza di Dio (essere per sè), ma sulla
capacità di dono di colui che ama (essere per l’altro)”.
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CARCERATI
Scelti con il criterio della campionatura diversificata e rappresentativa
Valori personali
Solidarietà, conoscere meglio se stessi giorno per giorno, amore, affetto, amicizia,
sono questi i valori che emergono quando la difficoltà del vivere si fa particolarmente
pesante: ci si avvicina, ci si stringe maggiormente agli altri.
Nel loro quotidiano c’è la consapevolezza degli errori che hanno commesso in passato;
e poi soprattutto la serena compostezza e il desiderio di un futuro diverso, ottenuto con
la forza di volontà e con l’aiuto di Dio. C’è anche come valore la vera libertà che non è
quella kantiana (laddove finisce la tua libertà, incomincia la mia) ma quella interiore:
essere liberi dentro è molto più importante.
Esperienze religiose
Ininfluente l’educazione religiosa ricevuta e successivamente non confermata; ma c’è
un senso di religiosità, sentita come compagna della loro solitudine. Dio dice che c’è un
tempo per tutto e loro stanno attendendo in questa logica un tempo migliore. E anche chi
dice di non credere afferma che “bisogna essere disperati per conoscere la speranza e
senza Dio per trovare Dio”. “Dio esiste dentro di noi e non fuori, accettarlo e non
accettarlo è un fattore personale”.
Quasi tutti sono in difficoltà nel definire quali sono oggi i peccati più gravi e
preferiscono non rispondere.
La Chiesa
A parte le risposte più fideistiche o scontate: la Chiesa è una cosa importante, è la
casa di Dio, è un centro di potere ... c’è chi si dichiara ateo in attesa di convertirsi e
afferma che “gli uomini che formano l’apparato ecclesiastico dovrebbero uscire
dall’apparato per rientrare tra gli uomini. Apprezzo in molti di loro il sapersi dedicare
concretamente ai problemi dell’emarginazione”. E il giudizio sui sacerdoti impegnati
nel sociale è decisamente positivo perché “coloro che operano realmente nel sociale
sono riconosciuti e amati dai loro fratelli”. “Un suggerimento utile potrebbe essere
quello di cooperare più frequentemente con le strutture laiche, senza avocare a sé il
diritto divino su ogni cosa”.
Funzioni religiose
Del rito non criticano la forma, che ha valenza storica e culturale, bensì “la sostanza
nella funzione di contenimento dei conflitti sociali tramite la promessa di un futuro
paradiso o la minaccia di un eterno inferno”.
Le funzioni sembrano, con il passare dei secoli, aver perso il loro reale valore liturgico;
oggi più che altro sono delle cerimonie consumistiche, e soprattutto sono poche le persone
che ne conoscono il loro significato.
Problemi emersi
Tutti e nessuno. Non sono liberi, sono lì per scontare una pena per il male commesso
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e quindi sono fortemente condizionati, ma emerge il problema di positivi rapporti con il
loro Vescovo e con qualche sacerdote. “C’è stato un momento in cui ho sentito la
necessità di confessarmi e di riavvicinarmi a Dio, purtroppo in questa struttura (carcere)
è estremamente difficile trovare la persona adatta con cui iniziare un discorso sulla
fede e sulla teologia. Peccato, perche mi sarebbe piaciuto confessarmi e capire dove
stavo andando ... e così si perde il senso della realtà”.
TERZA ETA’ - ANZIANI DEI CENTRI SOCIALI
Interviste per piccoli gruppi (due-tre persone) con trascrizione da parte
dell’intervistatore.
Età media 70/75 anni.
Valori personali
Famiglia, amicizie, rapporti interpersonali nei luoghi di aggregazione laici e religiosi,
la pratica religiosa.
Esperienza religiosa
Si dichiarano credenti, non hanno dubbi sulla loro religiosità, credere significa avere
la coscienza tranquilla, sperando di essere premiati in futuro.
Chiesa
Pensano che nella Chiesa ci sia troppo lusso e sfarzo inutili. Vorrebbero una Chiesa
meno ricca e più attenta ai poveri e alle persone che soffrono; inoltre la Chiesa dovrebbe
essere meno restrittiva verso i grandi mali di ieri e di oggi (aborto, droga, aids ...).
Complessivamente il giudizio sulla Chiesa è sostanzialmente positivo e i sacerdoti fanno
tutto quello che possono.
Funzioni religiose
Si partecipa alle funzioni per avere la coscienza a posto e sono contenti di aver assistito
alle cerimonie. Il cristiano deve frequentare le funzioni religiose: “Al termine delle
funzioni sono contenta, felice di aver compiuto il mio dovere e mi sento soddisfatta”.
Problemi e considerazioni personali
Non emergono problemi particolari. C’è una visione positivo-passiva della Chiesa:
c’è stima per i sacerdoti e per il ruolo della Chiesa in ogni campo.
E’ una religiosità di tipo tradizionale, vissuta come dovere ma con la gioia che ci
accompagna quando siamo certi di rispettare le regole e i precetti della nostra fede.
EXTRACOMUNITARIO
(Anni 23 operaio)
Valori personali
Posso riassumere i valori che emergono nella mia vita in tre punti essenziali: l’amore,
quella sensazione forte tra figlio e genitori, tra l’uomo e l’uomo, tra l’uomo e la sua terra
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e soprattutto che lega l’uomo al suo creatore. La solidarietà con la quale si può costruire
una società sana e solida. La pace per realizzare un clima quieto per vivere tranquillo in
piena armonia.
Credo che i progetti della mia vita sono quelli di migliorare la situazione economica
della mia famiglia, e di stare, vivere con gli amici; costruendo una famiglia (sposarsi) per
vivere nella grande tenerezza e affetto che si sono mancati a lungo e che ho sempre
desiderato (e il grande ostacolo è di non realizzare il mio sogno).
Il lavoro, la famiglia, gli amici, il tempo libero sono quattro cose fondamentali per
fare una vita lieta e soddisfacente persino il tempo libero che presenta un momento per
il riposo fisico e morale e quindi per riflettere e per recarsi alle preghiere che esaudiscono
il bisogno spirituale.
Esperienza religiosa
Del mio contatto con tanti cristiani ritengo che la vita per loro è sempre quella di
andare sulla strada disegnata nella Sacra Bibbia collaborando per fare ogni bene e battersi
contro ogni male. Nei nostri tempi l’umanità vive in un quadro drammatico, quando
pensiamo alle guerre, all’emarginazione sociale, al comportamento della comunità
internazionale che è capace di intervenire solo dove ha interesse, senza dimenticare che
i popoli del terzo mondo vivono situazioni disagiate sotto regimi dittatoriali dove il
potere e anche l’avere sono concentrati in poche mani.
La Chiesa
La Chiesa è un posto santo dove si svolge l’incontro spirituale tra l’uomo e Dio (il
creatore) e quindi luogo di preghiera, aggiungendo che è una largo incontro tra gli individui
per seminare l’affetto e rapporti amichevoli tra loro per costruire una società compatta.
La Chiesa svolge una grande funzione per combattere tutte le malattie della società,
aiutando la popolazione povera, sconvolta dalle guerre, impegnata a proteggere i giovani
che spesso sono prede della droga e aids, che finiscono nelle strade, responsabili del
turbamento della società con la violenza, produttori dei figli che a loro volta finiscono
per strada creando tanti problemi alla società.
SOVRINTENDENTE DI POLIZIA
(36 anni)
I valori che emergono sono l’onestà che detta un’etica comportamentale che si riflette
nel rapporto degli altri. Coerenza di scelte a questi principi. Nel proprio ambiente difficoltà
a realizzare questi valori e conseguente degenerazione dei rapporti. Non si ritiene
praticante ma afferma di avere una fede. L’impostazione avuta con il catechismo ha
influenzato i rapporti futuri ed i progetti. Il riferimento alla fede vista come esperienza
positiva di quel tempo è tuttora un punto fermo.
Essere credente è pensare ad un qualcosa che va oltre, al trascendente. Non esserlo: il
contrario. Il cristiano è socialmente diverso perché diverse sono le sue interiori radici.
Nel mio ambiente non si parla mai di Chiesa e per me la Chiesa è un’organizzazione
sociale con un vertice a volte chiuso e una base (volontariato) abbastanza vicino al
questionario. Gli uomini di Chiesa (tipo il Vescovo Charrier) sono molto presenti nel
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sociale, direi continuamente. Di fronte ai drammi dell’oggi potremmo fare più.
Ad alcune celebrazioni partecipo per tradizione, ai funerali vado per rispetto a chi è
morto e per solidarietà verso chi resta. Le processioni sono fuori tempo, una tradizione
anacronistica. I riti non sono però da abolire anche se non ho alcun riferimento o fede in
una vita oltre la morte.
AVVOCATO
(50 anni)
I valori cui si fa riferimento nel quotidiano sono la famiglia, l’amicizia, i rapporti di
collaborazione con i colleghi. Per la realizzazione di questi non esistono particolari
ostacoli anzi l’ambiente è composto di gente amica fra loro che facilita rapporti di rispetto.
Certo vincere una causa nei confronti dell’avversario fa parte della professione a volte.
L’errore di un altro può esse sfruttato a tuo favore anche finanziariamente; con ciò non si
cade secondo me nella scorrettezza. Il tempo libero, molto poco è dedicato alla famiglia
e agli amici. Tra i valori c’è anche la religione intesa come riferimento, come appiglio
che ti può aiutare.
Dal tempo del catechismo, dell’oratorio sino a quasi all’università mi resta un ricordo
sicuramente positivo anche grazie a figure di sacerdoti, vice parroci della mia parrocchia.
Nelle scelte di vita successiva non ho rifiutato l’impostazione cristiana ricevuta in famiglia
ed in parrocchia.
Sono razionale per natura quindi a volte mi pongo la domanda se sono credente o
meno, chissà se è vero o no, però nei momenti di difficoltà mi rivolgo a Dio, quando
nessuno mi può aiutare, anche in una decisione importante da prendere, mi rivolgo a
Lui. Allora credere significa dare risposte non razionali e non credere significa privarsi
della possibilità di avere anche solo un aiuto psicologico.
Solidarietà, spirito di servizio li considero valori umani universali che ognuno può
avere più o meno accentuato come più o meno grande può essere il bisogno di
gratificazione che segue una buona azione. Il cristiano non ha un comportamento
socialmente diverso. I peccati più gravi riguardano la violenza sui bambini. Non sono
d’accordo su tutto ciò che (riguardante il sesso) è condannato dalla Chiesa.
Della Chiesa si dice che è un centro di potere notevole, anche economico, ma comunque
un potere positivo cioè non fine a se stesso. Gli uomini di Chiesa hanno ruoli sociali
adeguati, non vedo ulteriori spazi sociali vacanti: in essi apprezzo gli aiuti concreti che
molti di loro riversano nei confronti delle persone che sono nel bisogno.
Di fronte ai drammi dell’oggi vedo in modo positivo il loro impegno; per ciò che
concerne l’aborto o l’omosessualità dissento dalla posizione della Chiesa.
Le religiose attualmente sono una realtà sconosciuta. Il ricordo del passato, dell’asilo
mi fa dire che è un’istituzione positiva e loro sempre molto efficienti.
Ad alcune celebrazioni si partecipa per tradizione, ad altre per rispetto del defunto.
Penso che queste funzioni siano utili per riflettere sul senso della vita dopo la morte.
La processione la trovo una forma anacronistica di devozione, una “prova” materiale
per testimoniare la fede che non è più necessaria.
MEDICO
20
(40 anni)
Il vivere quotidiano è improntato alla coerenza, al rispetto dell’altro ad una
professionalità che garantisca sempre il miglior esito. Per perseguire ciò, ci si scontra
con l’incapacità di coloro che garantiscono le strutture sociali in cui si opera. Il tempo
libero è importante, la religione non più.
La mia famiglia, credente e praticante, mi ha educato con principi cristiani,
frequentazione del catechismo, vita di gruppo in parrocchia, chierichetto ...
Successivamente, nell’età della contestazione di ciò che è imposto, ho rifiutato di seguire
le indicazioni cristiane della mia famiglia soprattutto in seguito ad una esperienza di
convivenza con persona non credente. Per solidarietà intendo un’etica di comportamento
che privilegi l’altro. Non ritengo che il comportamento di un cristiano sia socialmente
diverso anche se per i principi che osserva dovrebbe un poco distinguersi.
Quando mi confessavo avevo un’idea del peccato, ora non più. Cerco comunque con
il mio agire di non nuocere a nessuno.
L’ambiente che frequento non tiene conto della Chiesa e per me rimane sempre la mia
ex comunità parrocchiale. Se gli uomini di Chiesa vogliono avere un ruolo sociale possono
benissimo ricoprirlo senza dover fare parte della “struttura”.
Di fronte ai drammi dell’oggi dovrebbero impegnarsi in modo più specifico. Così: di
tutto un po’, creano solo confusione. Nell’ambito sociale e nel momento del bisogno
(alluvione per esempio), la Chiesa si è adoperata (nella presenza del Vescovo) là dove
altri sono arrivati in ritardo. Mi è stato riferito che la presenza del Vescovo era continua
e tangibile, quella della Caritas ed altri preti, confusa e partigiana. Mi raccontano che le
suore in ospedale erano “efficienti” soprattutto nel far “rigar dritto” il personale di reparto.
Partecipo ai funerali per condividere il dolore di chi resta. Se non ne sono capace
preferisco rimanere a casa più che essere ipocrita. Non vedo “l’utilità” di queste
celebrazioni, così pure delle processioni.
Non resto indifferente: se vado in Chiesa ascolto le letture e l’omelia mi fa pensare ...
DIPENDENTI DI ENTI PUBBLICI (INPS)
Maschio 52 anni - Femmina 48 anni
Valori emergenti: la famiglia, l’amicizia, il lavoro.
Ai progetti da realizzarsi secondo questi riferimenti si frappongono l’egoismo
imperante e la mancanza di dialogo tra le persone. La religione intesa come pratica non
c’è più: rientra nei ricordi dell’infanzia quando “al paese” si andava al catechismo prima
della Messa per “garantire” la presenza alla stessa. C’è stato un rifiuto di quell’educazione
non tanto per la religione ed il suo messaggio, quanto per il clero di cui si ha una “pessima”
considerazione. Con ciò ci si considera credenti e capaci di fare meta ad un Santuario o
entrare in una Chiesa, previa certezza di trovarla vuota.
La solidarietà è un valore umano: “Anche i missionari che aprono un ospedale una
scuola in Africa sono uomini tra uomini che alla vista di un bisogno si adoperano in tutti
i modi”. Il comportamento dei cristiani non è socialmente diverso: c’è il buono e il meno
buono anche tra loro. Peccare è fare in modo che non si realizzi mai una giustizia sociale.
La Chiesa è considerata un’organizzazione verticistica con la dovuta carriera e le
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raccomandazioni, con “il pallino” delle questioni sociali per “fingere” di essere a contatto
della gente e “sconfinare” dal proprio preciso campo.
Davanti ai drammi dell’oggi la Chiesa può far poco, forse non ne ha i mezzi. Non c’è
partecipazione alle funzioni religiose, pensiero dominante è che si partecipi per “farsi
vedere”, per “mettere l’abito bello”.
Le processioni lasciamole fare nei paesi piccoli al sud dove le tradizioni sono radicate.
ADERENTI AD ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO
35 - 68 anni
Tra i valori emergono la famiglia, il rispetto per il prossimo, la carità, il desiderio di
aiutare chi ha bisogno ed esercitare l’umiltà. Per realizzare tutto questo nel quotidiano
si trova totale condivisione nell’ambito della famiglia, al di fuori magari ci si scontra
con un sorriso ironico o con un dondolìo della testa ... La religione è presente e legata
alla esperienza del catechismo: per esso e per la catechesi parrocchiale si nutre una vera
nostalgia. Sono state queste esperienze giovanili a guidare le scelte future e a far dire di
essere privilegiato per il dono della fede che è stato concesso.
La solidarietà non si può solo riferire a valori umani: se non la si inserisce nella sfera
religiosa non può essere vero servizio, accettazione dell’altro perdono cristiano. La vita
di un cristiano dovrebbe essere socialmente diversa, visibile, esemplare: “Vorrei che ci
riconoscessero ... ma non succede”.
I peccati più gravi oggi sono quelli di omissione e la mancanza di carità.
L’ambiente che frequento fa dire: “Noi siamo Chiesa” perché la Chiesa è anche
aggregazione dei gruppi ecclesiali. Si ritiene giusto l’impegno degli “uomini di Chiesa”
anche quello socialmente inteso: la Chiesa è maestra, loro i nostri educatori. Di fronte ai
drammi dell’oggi la Chiesa dovrebbe intervenire in maniera più forte poiché l’impegno
profuso è insufficiente: alcuni (Papa in testa) danno molto, altri si disinteressano
totalmente. In complesso però il giudizio è positivo al 98%.
Le celebrazioni (soprattutto i funerali) sono frequentate anche per “farsi vedere”,
“per fare le condoglianze di persona”, per recitare “meccanicamente il rosario” che invece
resta una preghiera di suffragio molto bella se recitata con il cuore. L’idea di processione
non fa sorridere e non c’è critica per i “riti” che sono pienamente condivisi.
LUOGHI DI SOFFERENZA E “CASE DI RISPOSO”
Età da 73 a 87
Se la pazienza e la comprensione sono ritenuti valori cui fare riferimento essi guidano
la giornata delle persone intervistate unitamente alla famiglia (come nucleo, per alcuni,
è solo un ricordo). Il tempo libero da trascorrere o far trascorrere è altro valore
predominante in questo luogo. L’esperienza religiosa è per tutti legata all’educazione
familiare ricevuta “prima ancora di imparare a parlare e camminare” e tutto ciò che si è
compiuto nella vita è stato scandito dai sacramenti. Essere credenti significa saper pregare
e accettare tutto ciò che la vita ci concede come se fosse dono prezioso di Dio. Anche
essere solidali con gli altri è una testimonianza di vita cristiana. Come far visita agli
ospiti delle case di riposo è una testimonianza che i cristiani offrono alla società.
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I peccati sono “tutti gravi”; anche “il pettegolezzo che fa litigare le persone” è un
peccato “perché rompe l’armonia e la serenità tra loro”. La Chiesa era la mia comunità
parrocchiale con un buon sacerdote che ci guidava nel cammino di fede, spronandoci a
migliorarci sempre più “agli occhi del Signore”. Ora i preti devono essere anche attenti
alle cose sociali, educare i ragazzi negli oratori, nei gruppi perché siano domani dei
buoni cristiani. Anche le suore devono fare altrettanto con le ragazze.
Alle “funzioni” ora partecipa meno gente (anche se le Messe seguite in televisione
mostrano Chiese affollate) ai funerali “non piange più nessuno”, e le processioni sono
“sempre più corte”. Forse il Vescovo dovrà cambiare qualcosa perché “la testa della
gente torni a ragionare come un tempo” in materia di fede.
AMMINISTRATORE PUBBLICO
(Provincia - Età 58)
Tra i valori che emergono nel vivere quotidiano: famiglia, amicizia, buon governo
della cosa pubblica e una responsabilità effettiva verso la gente più indigente. La
realizzazione di questi proponimenti si scontra con l’egoismo, l’interesse proprio, la
veduta molto ridotta dei problemi che guidano un po’ la nostra società sempre più frenetica
con cattiva educazione che ci proviene anche dai mass-media fautori del nostro
impoverimento culturale. La religione come etica di comportamento e capacità di operare
per gli altri. Ha un posto importante nella vita di ogni giorno.
L’esperienza religiosa è legata all’esempio, all’amicizia, all’insegnamento di qualche
buon prete e mi ha sempre ispirato nelle scelte che via via si sono presentate dettando il
principio della coerenza. Il credente è colui che accetta la fede e la vive al meglio; il non
credente non è sorretto dalla fede ed è un uomo pessimista.
Per solidarietà si intende vera applicazione del messaggio di Cristo pur ammettendo
che anche non credenti siano capaci di “donarsi”. Il comportamento dei cristiani è
socialmente diverso in quanto più radicato e più appagante.
I peccati più gravi sono quelli contro la morale. La Chiesa è ritenuta qualcosa di
diverso da un’organizzazione sociale: è la materializzazione dei principi di fede e gli
“uomini di Chiesa” devono dare esempio ed essere socialmente attivi come testimoni di
fede. L’atteggiamento della Chiesa di fronte ai drammi dell’oggi è volenteroso ma non
sufficiente e il suo impegno nell’ambito sociale si concretizza con iniziative basate sul
volontariato. Il giudizio sui religiosi in genere ed i gruppi ecclesiali è diversificato: a
volte è da criticare e a volte degenere.
Le funzioni religiose sono per certi aspetti l’assolvimento di un precetto, mai però
una ostentazione esteriore. Nei piccoli centri, ad esempio, oltre alla tradizione, le
dimostrazioni di affetto dei partecipanti al funerale sono veramente sensibili. Certo questo
è diverso nelle grandi città. Anche per le processioni il discorso è analogo; nei piccoli
centri è sempre valorizzata nel giusto modo, nelle città dipende un po’ dalla capacità di
coinvolgimento, dalla presentazione che se ne fa all’opinione pubblica.
Non c’è mai critica per il “rito” perché fa parte della Chiesa, critica invece verso
qualche celebrante che anziché proporsi all’assemblea come testimone ad esempio,
predilige l’aspetto “teatrale”.
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LUOGHI DI SOFFERENZA: OSPEDALE
(Uomini e donne - Età tra 28 e 66)
I valori qui emergenti sono la famiglia (si spera un ricongiungimento a breve), il
rispetto degli altri (lo si pretende anche un po’ vista la convivenza “forzata”) l’onestà.
Tra essi vi è anche la religione intesa in diverso modo: preghiera quotidiana, riferimento
ad una presenza divina, fede un po’ assopita. Per tutti il messaggio di Cristo è legato
all’educazione e al tempo dell’infanzia (“mia nonna mi ha insegnato le preghiere e mi
portava al mese di maggio ogni sera”), al Catechismo frequentato per ricevere i sacramenti,
poi per alcuni di quel tempo resta solo un ricordo un po’ sbiadito per altri una riscoperta
nel momento della malattia, del bisogno. Essere credenti è quindi riconoscere la presenza
di qualcuno che “provvede”, “progetta” per l’uomo e sull’uomo, significa partecipare
alla Messa la domenica e se possibile testimoniare attorno a noi, nel contesto di vita.
La solidarietà riporta il ricordo dell’alluvione e l’impegno di tanti anche non credenti
quindi è una “molla” che scatta nel cuore di ognuno indipendentemente dalla fede. Infatti,
il comportamento dei cristiani non è ritenuto migliore di quello degli altri. Poiché i
valori di riferimento enunciati all’inizio sono la famiglia e l’onestà, i peccati più gravi
sono quelli perpetrati a loro danno ossia l’infedeltà coniugale e le “ruberie diffuse”
soprattutto nel settore della pubblica amministrazione.
La Chiesa è la struttura che comprende “preti e suore” che “lavorano” come ogni
altra organizzazione sociale. Dovrebbero essere vicini alla gente ma non nel senso
ricreativo (“giocare a bocce, organizzare gite”), nel senso di una maggiore disponibilità
ad ascoltare i loro problemi: “molti sacerdoti lo fanno, altri non li trovi mai in canonica”.
Attraverso il Papa la Chiesa parla al mondo dei grandi mali e drammi dell’oggi: la
guerra, l’aborto. Attraverso alcuni sacerdoti la Chiesa affronta il recupero dei
tossicodipendenti e attraverso le suore si dà un aiuto alle donne in difficoltà (“In
Alessandria so che esiste una Casa che accoglie le donne vittime di violenza in famiglia”).
Le funzioni religiose sono sempre meno frequentate: si partecipa per tradizione, perché
invitati o per condividere il dolore di parenti o amici. Non emerge un giudizio positivo o
negativo su di esse, si accettano così, senza proporre un eventuale cambiamento: “la
Messa è già breve ...”
COMMERCIALISTA
Donna - Età 45
Tra i valori emergono la famiglia, il lavoro, il tempo libero e gli amici e tra essi c’è
anche la Religione. L’educazione ricevuta e la tradizione hanno trasmesso il messaggio
cristiano e la fede che oggi definirebbe tiepida.
Pur reputandosi una credente in Chiesa va molto poco ed entra in una Chiesa quando
pensa di trovarla vuota poiché “privilegio un rapporto, un dialogo intimo con Cristo”.
Alla solidarietà non attribuisce un riferimento religioso ma la considera un valore
umano come non considera tutti i cristiani “brave persone che porgono l’altra guancia”
anzi, “ognuno pensa a se stesso e mi sento a disagio in questo egoismo dilagante in cui
pone l’infedeltà come peccato grave - esperienza personale”
La Chiesa è paragonata ad un’organizzazione sociale (anche se intesa come insieme
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di credenti) il cui ruolo dovrebbe continuare ad essere “la cura delle anime” poiché la
figura del religioso dovrebbe essere più mistica; ad essi rimprovera l’uscire troppo spesso
dai loro compiti. Apprezzato il continuo intervento del Pontefice sullo stato di guerra e
gli appelli perché tutto cessi al più presto. Il giudizio sui sacerdoti, religiose e gruppi
ecclesiali è di “inutilità” nel contesto diocesano.
Per ciò che concerne le funzioni religiose è convinta che la tradizione abbia la sua
importanza, che ai funerali si vada per una reale partecipazione al dolore e che il Rosario
dei defunti sia da sostituire con letture tratte dai testi sacri per favorire una maggiore
riflessione. La processione, come forma devozionale fa sorridere, potrebbe essere abolita
mentre i cortei civili sono ritenuti “altra cosa, con altro significato”.
2 EXTRACOMUNITARI
Sesso F - Età 30/34
Il valore emergente è quello della famiglia, ne segue la serenità all’interno della stessa
favorita dalla presenza del lavoro. E’ proprio la precarietà di quest’ultimo e quindi la
mancanza di denaro, l’ostacolo maggiore che si frappone alla realizzazione dei progetti.
L’Islam è religione presente sempre anche se lontane dalla loro nazione; della figura
di Cristo ne hanno sentito parlare attraverso i contatti con i credenti ma non ne conoscono
il Messaggio. Alla domanda se il comportamento del cristiano è socialmente diverso,
hanno risposto: sì “capisco quando uno è cristiano, non so come, ma lo capisco”.
Tra le organizzazioni legate alla Chiesa conoscono la Caritas dalla quale hanno ricevuto
gli aiuti richiesti e apprezzano l’impegno della Chiesa nel sociale perché “aiuta a venirne
fuori con ogni mezzo, dalla parola al denaro”. Apprezzano anche l’operato delle suore
perché si prodigano per il bene degli altri risolvendo i loro problemi.
Non hanno mai partecipato ad una funzione religiosa nelle nostre Chiese.
SCUOLA
(5 studenti 14-18 anni)
Emerge scetticismo nei confronti della Chiesa e una certa posizione critica nei confronti
degli uomini di Chiesa. “Sono attiva in un movimento giovanile e il Parroco (della
Parrocchia) dove ci riuniamo ha minacciato di buttarci fuori solo perché occupavamo
una stanza per le riunioni ... poi durante le funzioni invita la gente alla carità e all’amore
verso il prossimo”. Inoltre continuando sull’aspetto esperienza personale “si riscontra
un diffuso senso di ipocrisia”. Tra i valori primo fra tutti l’amicizia, poi la famiglia, il
rispetto, la fedeltà, l’amore. In genere i giovani si sentono solidali nel senso di rispetto e
amore verso gli altri ma sono poco disponibili al perdono cristiano. Normalmente
conoscono poco il Vangelo: lo ascoltano partecipando alla Messa ma “in proprio” non
lo leggono mai. In alcuni il bisogno di sapere di più emerge ma forse per il vero aspetto
conoscitivo.
I compiti della Chiesa sono troppo estesi “dovrebbe pensare di più alle anime”; non
è da tutti condiviso l’atteggiamento del Papa: “Troppe parole, pochi fatti concreti”. Si
sentono impegnati o considerano persone impegnate, quando sono attenti ai bisogni
degli altri e per la realizzazione di un mondo migliore (fare i propri interessi, fare soldi
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non emerge mai). Inoltre si sentono “soli” e raramente parte della comunità per cui le
scelte sono operate “in proprio” magari previo confronto con gli altri (genitori).
Sulla vita consacrata sono scettici, in alcuni affiora il rispetto per la scelta compiuta
soprattutto nei confronti delle religiose.
Il Padre Nostro è ritenuta preghiera “formidabile” perché “ti mette in dialogo con
Dio” alcuni la recitano prima di addormentarsi perché “convinti”, non come “retaggio”
infantile.Stessa importanza attribuita ai sacramenti con un’aggiunta: amministrarli in
età più matura e consapevole. La Messa non è un obbligo e nemmeno il momento per
incontrare gli amici (ci sono altri luoghi). Se verranno molto motivati altrimenti “in
Chiesa è bello andare quando c’è silenzio e si è sicuri di non trovare nessuno”.
Tendenzialmente non partecipano ai funerali, sono cose ipocrite e non servono che a
“farsi vedere”. La morte di un giovane amico coinvolge anche per questa celebrazione
ma “è nell’insieme delle manifestazioni di dolore e non si pensa che a colui che non c’è
più”. Di fronte ai mali del mondo si sentono un po’ responsabili: “Se tutti ci
impegnassimo, se lottassimo tutti insieme potremmo sconfiggerli. Emergono le cause:
“permissivismo e troppe concessioni da parte della famiglia e la Chiesa parla ma non
agisce, non riesce ad educare, non da esempio”.
I cristiani per distinguersi dagli altri dovrebbero meglio testimoniare la loro fede; in
quanto al peccato è un discorso “spinoso”: non è avvertito come rottura del rapporto con
Dio ma come disagio che deriva dall’aver nuociuto agli altri. Il messaggio di Cristo non
è un fallimento: “In fondo a ben guardare è ancora valido per l’oggi e non solo per
l’aldilà”, inoltre, la Diocesi, creando questa indagine “ha fatto bene” ad entrare in stato
di Sinodo dal quale vorrebbero emergesse “un’attenzione maggiore” per il mondo
giovanile.
COMMERCIALISTI
Valori personali
La famiglia, l’onestà, serietà professionale, stabilità economica. Qualcuno non fa
progetti, vive alla giornata, alcuni hanno fatto progetti, ma hanno avuto seri ostacoli e
quindi non sono stati realizzati. La graduatoria è lavoro, famiglia, amici, tempo libero, la
religione non trova (per tre) il posto o una collocazione nella giornata. Due sostengono
invece che vi sono momenti per pensare a Dio durante la giornata.
Esperienza religiosa
Sono risultati tutti dei bellissimi ricordi e i principi morali suggeriti dal catechismo.
Tutti si sono sempre ispirati ai buoni principi imparati durante l’adolescenza. Nessuno
ha avuto esperienze influenti sull’evoluzione cristiana. Tutti sono credenti perché
riconoscono Dio e quelle creature del mondo, e Gesù come portatore dell’amore di Dio
Padre. Anche se qualcuno non frequenta molto la Chiesa; pensa che non facendo male a
nessuno, sia riconosciuto da Dio come un buon cristiano. I non credenti lo sono per
tenere un atteggiamento diverso, ma non ne sono convinti. La loro ispirazione può essere
causata dal Vangelo o anche da valori umani, gli uni valgono gli altri.
Sostanzialmente il compito del cristiano non lo ritengono diverso dagli altri, solo in
qualche caso come quando deve aiutare gli altri.
I soliti peccati gravi (rubare, uccidere) sono ormai mali della società, ci sono nuove
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situazioni di peccato; prostituzione dal cui ricavato si acquista droga e si semina morte
tutto per accumulare ricchezza senza pensare a quanto possono costare all’umanità.
La Chiesa
Se ne parla con sfiducia ed è criticata, ma rimane sempre una cosa a sè. Non viene
paragonata a nessuna organizzazione sociale. Dove ognuno di noi trova un momento per
aver fede, avere dubbi, parlare a Dio, sentirsi più comunità.
Fare e dare il loro servizio agli uomini, cercare il dialogo nella comunità, uno vorrebbe
che si sposassero per capire meglio i problemi famigliari. La Chiesa fa molto, ma potrebbe
fare di più. Si critica la rigidità verso l’aborto, il divorzio e la eutanasia.
Abbastanza bene anche se si vorrebbe molto più impegno.
Abbastanza buono. Dipende molto dal loro impegno.
Funzioni religiose
La tradizione e per alcuni sentono il bisogno di parteciparvi. Per i funerali si partecipa
per rispetto ai defunti. Ritenute essenziali per un cristiano in particolare modo la Messa.
Non sono gradite per vari motivi, ma non paragonabili a quelle civili.
In linea di massima vanno bene così. Fanno eccezione le prediche lunghe. Uno
preferiva la Messa in latino e i canti gregoriani devono più il senso del mistico. Un altro
trova banale la stretta di mano in segno di pace.
UNIVERSITÀ III ETÀ
Valori personali
Valore principale la famiglia, l’etica, l’amicizia - La famiglia è come una roccaforte
isolata dal mondo e naturalmente si difende dalle insidie della società moderna. Progetti
nessuno, solo stare meglio di salute e economicamente per poter eventualmente essere
confortati da soggiorni marini d’inverno e vivere meglio. Famiglia, lavoro, amici, tempo
libero, religione (solo due alla sera trovano un momento per pregare o pensare a Dio
prima di dormire).
Esperienza religiosa
Quattro ricordano positivamente quel periodo di accostamento alla religione e a Dio.
Per loro restano i buoni principi morali appresi dal catechismo. Uno invece dice che
tutto era così meccanico (domanda e risposta) e quindi poco educativo. Capì di più
nell’ora di religione, nelle scuole superiori. Certi sacramenti (confessione) li ritiene
scoccianti. Avendo maturato più esperienze di vita i buoni principi sono stati mantenuti
vivi da parte di tutti. Le esperienze nuove danno un risultato mediocre per tutti, perché
trovano cambiata la società in peggio e c’è troppo materialismo.
Essere credente vuol dire credere Dio come essere superiore, avere molta speranza,
perché è una ragione di vita, avere anche dei dubbi sull’esistenza di Dio perché lo si
cerca continuamente per rendersene ragione. Il non credente si ispira alla natura e
all’umanità, molti non riconoscendo Dio non hanno problemi, ma rimane il dramma di
costoro quando arriva la morte. I messaggi possono essere ispirati dal Vangelo, ma in
uguale misura possono essere ispirati da valori umani.
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Non ci sono molte differenze. Certo i cristiani dovrebbero comportarsi meglio verso
il prossimo e soprattutto verso chi ha bisogno di aiuto. Uccidere, rubare truffando il
prossimo, disonorare la famiglia, avere sete di potere.
La Chiesa
Tutti concordano che è una cosa completamente diversa non paragonabile ad altre
organizzazioni sociali. In alcuni casi agiscono nello stesso modo, ma solo quando vi
sono degli interessi. L’insieme dei cristiani dove si cerca Dio e lo si chiama per avere
conforto e aiuto ai propri problemi.
Gli uomini di Chiesa dovrebbero fare e dare molto di più come servizio all’uomo
specialmente spiritualmente e poi aiutare la società nei suoi problemi quotidiani, ma
sempre con moderazione pensando principalmente all’evangelizzazione dei fedeli e molto
tempo per i giovani. La Chiesa fa quello che può, potrebbe fare di più ma mancano gli
addetti. Senza contare che qualcuno non vede molto bene l’opinione della Chiesa
sull’aborto e sul divorzio. Su questi argomenti trovano giuste le leggi civili.
E’ sufficiente, ma naturalmente le aspettative sono: maggior impegno, educazione
giovanile, aiuto a varie forme di assistenza.
Mediocre. Dipende dai sacerdoti, religiosi e religiose che si conoscono. Lo fanno
bene sono stimati, altrimenti ...
Funzioni religiose
Per lo più per tradizione; c’è, in qualche caso, anche un richiamo di fede. Ai funerali
si partecipa per rispettare la memoria di un defunto e per confortare i parenti. Qualche
volta partecipare dà un po’ di serenità ma a volte non si può fare a meno di andarci.
Sono positive per chi ha fede e anche per risvegliarla per altri. Non sono certo
paragonabili a manifestazioni civili. In via di massima vanno bene così. Dipende da chi
celebra e predica ..., uno solo vorrebbe cambiare l’età per ricevere i sacramenti del
Battesimo, Comunione, Cresima che andrebbero fatti in età più avanzata in modo che il
ragazzo possa capirne l’importanza.
SPORTIVI
Valori personali
Valore principale la famiglia, le amicizie e il rispetto verso gli altri. Compagnia di
squadra in primo luogo e possibilmente fare del bene. Per alcuni, essendo giovani, non
ci sono ancora progetti definitivi, quindi non vi sono nemmeno ostacoli, mentre per altri
il progetto più importante è salire di categorie nel loro settore sportivo (vincere il
campionato) quindi portare più pubblico alle gare disputate allo stadio e quindi anche
più possibilità economiche.
Per i giovani prima le amicizie e poi la famiglia, il lavoro, il tempo libero. Per i
dirigenti: famiglia, amici, tempo libero, lavoro. La religione non trova posto come valore
importante; solo uno raramente o occasionalmente si rivolge a Dio durante la giornata.
Esperienza religiosa
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Nei giovani è vivo il ricordo della Prima Comunione e il catechismo è ricordato
vagamente. Per i dirigenti ricordi belli e sono rimasti i buoni principi del Vangelo e dei
comandamenti. Tutti hanno sempre rispettato i valori della religione e i valori morali.
Però non ci sono più state nuove evoluzioni. Un giovane iniziò a leggere la Bibbia ma
poi smise. Tutti credono in Dio e in Gesù Cristo perché la vita solo così può avere un
significato e una morale; affiora in qualcuno qualche dubbio sui dogmi. I non credenti
sono giudicati poveri di morale oppure perché appartenenti ad altre religioni.
Per la maggioranza prevale l’ispirazione umana anche se in percentuale si ispira a
valori religiosi. Possono anche dipendere dalla partecipazione del volontariato e
dall’educazione familiare. Quasi tutti puntano su un comportamento più interessato verso
il prossimo aiutandolo con opere assistenziali e con conforti morali. Per qualcuno
ritengono che i cristiani debbono comportarsi come gli altri.
Sono sempre gli stessi i peccati gravi (per tutti) anche se oggi c’è la violenza sui
minori e uno pensa che siano tutti compresi nel sesto comandamento.
La Chiesa
Per i giovani è in primo piano nell’ambiente che frequentano, mentre per gli altri non
se ne parla mai; è considerata comunque diversa che tutte le altre organizzazioni sociali.
Luogo e comunità di cristiani dove si prega Dio, e dove si possono attingere valori
morali indispensabili per la vita di oggi.
Sono persone valide che come ruolo sociale devono dare un servizio alla società e
quindi operare per il bene di tutti; essere vicino alle famiglie ai giovani. Non sono
criticabili perché per la maggioranza non conoscono l’ambiente in cui operano. Fanno
bene e possono anche riflettere. Tutti concordano in un buon impegno contro queste
nuove disavventure della società, si spera che possano fare ancora di più. Però i problemi
esistono sempre. Come ha sempre fatto fino ad ora, forse dovrebbe accostarsi più al
mondo del lavoro e vicino ai problemi reali della società odierna.
Per qualcuno non sono criticabili, per altri il giudizio è buono.
Funzioni religiose
In linea di massima per tradizione o per suffragare una persona scomparsa. Per
qualcuno anche per farsi notare o sfoggiare abiti nuovi. I giovani ci vanno per i valori
cristiani che esprimono e per avere un momento di meditazione. I più anziani ci vanno
per tradizione familiare. Non fanno di certo sorridere. Per chi ha partecipato ne ha provato
piacere. Per tutti non sono paragonabili a manifestazioni civili.
Per tutti le funzioni lasciano un certo sentimento di fede e vorrebbero arricchirle con
più canti. Nessuno si sente di criticare o cambiare qualche cosa; sia perché non si ritiene
competente e sia perché sono funzioni millenarie istituite da Dio stesso.
CASALINGA
47 anni
Valori personali
La famiglia, rispetto del prossimo. La famiglia come valore in sè. Non trovo mai
ostacoli nei miei progetti. Famiglia, lavoro, amici, tempo libero.
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Esperienza religiosa
Mi sono rimasti i valori morali e religiosi. Mi sono sempre ispirata a quelle esperienze.
Credere in Dio, ma per quanto riguarda la nostra religione ho dei dubbi. Non saprei
come giudicare una persona che non crede. Valori umani ispirati però dal Vangelo e
dalla religione. Uguale agli altri.
Egoismo e indifferenza più che l’uccidere e il rubare.
La Chiesa
Non se ne parla. Quindi non si fanno nemmeno dei paragoni. La comunità dei cristiani
e la loro forza morale. Il Papa dovrebbe criticare meno in politica e avere più interesse
per le opere missionarie e poi quelle sociali. Quelli che hanno il servizio alle loro comunità,
dovrebbero avere meno ricchezze e più carità. Dovrebbero farsi conoscere meglio.
Giudico fondamentale l’opera della Chiesa, ma come tutti noi potrebbe fare di più.
Discretamente, come d’altronde si vede dalla domanda precedente. Abbastanza positivo.
Funzioni religiose
La fede, perché sento il bisogno di andare Sono molto sentite, a volte l’obbligo di
partecipare dà un senso di disagio. Mi fa inorridire. Non mi convocano, non so a cosa
paragonarle. Secondo come sono celebrate e da chi illustra il Vangelo
CASALINGA
61 anni
Valori personali
Famiglia, la casa, benessere economico. Non nutro progetti nuovi mi accontento di
quello che ho. Sempre la famiglia, lavoro, amici e tempo libero, c’è un momento anche
per la religione.
Esperienza religiosa
Dei buoni ricordi e anche dei principi buoni. Mi sono sempre appoggiata alle buone
esperienze. Sento molto di più i valori cristiani. Credere nella divinità di Dio e di Gesù
Cristo. Non credere vuol dire che non si riconosce Dio.
C’è sia per me motivazione che per l’altra. Dovrebbe essere più vicino al prossimo,
che non gli altri. Il rispetto del prossimo, rubare, uccidere, la violenza che oggi si manifesta
frequentemente.
La Chiesa
Non ne si parla. Non ne sono per niente entusiasta. C’è un certo disordine nella
comunità. Non c’è unione. Li ritengo uomini di Chiesa. Devono dare il loro servizio al
prossimo. Per i giusti bene, per chi non sempre si comporta bene, non li vedo bene.
Lo trovo buono, anche per quanto riguarda l’aborto, per il matrimonio in, in certi casi
il divorzio può essere necessario. Bene. Se bene operanti è positivo.
Funzioni religiose
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Il bisogno di pregare Dio nei momenti più importanti degli avvenimenti cristiani. La
sento perché mi danno molta serenità. Le processioni sono molto sentite perché riportano
la fede per le strade e quindi non certo paragonabili a celebrazioni civili.
No, vanno bene così.
SINDACO
70 anni M
Valori personali
Rispettare il prossimo e aiutarlo. In prima persona Gesù, l’amore. Egoismo umano,
l’ostacolo maggiore. Famiglia trascurandola per il lavoro. La religione non la cerco e
penso che Dio vorrebbe da me altre cose e non la preghiera.
Esperienza religiosa
Eucarestia e primi sacramenti fatti e ricevuti senza convinzione, anche se ha frequentato
la Chiesa perché nipote di un sacerdote. Poca convinzione sia per l’età che per sentimenti.
Educazione cristiana sì ma non ritenuta essenziale; anzi di idee diverse. Non c’è
differenza il bene si può fare anche senza fede. Chi crede potrà trovare tutto nella fede.
Chi non crede trova dei valori uguali anche senza fede. Valori umani. Un cristiano vero
dovrebbe essere meglio degli altri. Quelli contro l’amore per il prossimo.
La Chiesa
Non ne parlo mai. Va bene nei principi buoni. Per le mie iniziative può essere
indispensabile oggi. Per altro non saprei. Secondo la loro validità uomini di Chiesa.
Sono favorevole all’opera della Chiesa. Abbastanza bene. Buona (preti e religiose)
gli altri non li conosco.
Funzioni religiose
Molte per tradizione, rispetto ai morti e alle loro parentele che soffrono. Non penso
sono fuori da queste cose. I funerali mi indispongono per l’essere felici, dal pensare che
un morto è andato a stare meglio. Non sopporto le processioni, non le sento e non
ammetto le funzioni religiose. Cambiare con un rito evangelico.
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Categorie intervistate: Insegnanti scuola media; Genitori scuole cattoliche;
Extracomunitario; Carcerati; Terza età: anziani dei centri sociali, Università III Età;
Sindaco; Amministratore Pubblico; Dipendenti Enti pubblici; Sovrintendente Polizia;
Commercialisti; Luoghi di sofferenza: Ospedale
- case di riposo; Medico; Avvocato; Studenti
universitari; Scuola; Sportivi; Aderenti
II
associazioni di volontariato; Casalinga.
SOTTOCOMMISSIONE
Schema per la sintesi: l’annuncio
la celebrazione
la testimonianza
SINTESI RELAZIONI
L’annuncio
Esperienza religiosa personale - esperienze
influenti sull’evoluzione religiosa - che cosa
significa essere credenti o non credenti - la Chiesa e i suoi uomini - ruolo della Chiesa
nel campo sociale e morale - l’Annuncio del Vangelo - le difficoltà ad accogliere il
Vangelo - le richieste in riferimento all’Annuncio del Vangelo.
L’esperienza religiosa è per molti legata all’educazione familiare ricevuta “prima
ancora di imparare a parlare e a comunicare e poi, al tempo dell’infanzia, all’esperienza
del catechismo". Sovente questo momento religioso è legato alle formulette: cerca di
essere bravo, recita le preghiere, vai a Messa. Rifiutato poi perché incapace di crescere
con l’evoluzione dell’individuo. Per altri il tempo del catechismo è solo un “caro” ricordo,
un po’ sbiadito, ma riscoperto nel momento di una malattia, di un dolore, di un sacramento
(matrimonio). Sovente è il bel ricordo di un fanciullo che si apre alla vita; per altri un
ricordo tedioso per la serie di domande e risposte memorizzate con timore, e tensione
per quanto veniva imposto. In genere però quell’esperienza religiosa non è stata
completamente cancellata, forse superata, ma ancora presente.
Quasi tutti gli intervistati affermano che il credente e il non credente debbono entrambi
vivere a fondo la loro dimensione umana, non solo ma messo chi si definisce “laico” vive
i valori di cui è ricco il messaggio evangelico, con pienezza maggiore di chi si professa
credente. Qualcuno ancora aggiunge: “ritengo che un cristiano dovrebbero essere più
motivato nel rispettare e seguire i valori umani che troviamo nel Vangelo". E soprattutto
sul piano sociale non c’è differenza fra credente e non credente: il cristiano dovrebbe
conseguentemente al suo credo noto e codificato da regole e da testi sacri e meno sacri,
dare testimonianza di questo credo. Il comportamento sociale di un cristiano coincide
con quello di tutte le persone che vivono concretamente i propri principi etici e morali.
Ma se la vita del cristiano deve essere basata sull’amore per Cristo, deve essere per forza
più rivoluzionaria. E il cristiano deve conformarsi alle regole sociali, senza violare e
trasgredire i propri principi morali.
L’idea del peccato non è più riferita ad un elenco di cose da evitarsi. Il peccato (in
senso moderno) è inteso come una sorta di distorsione della personalità e/o un
atteggiamento esageratamente narcisistico. E’ vivo anche il senso del peccato inteso
come “mancanza di coerenza” o il peccato come altro atto grave contro la propria morale,
la propria coscienza - come atto di ingiustizia verso gli altri (alcune volte definiti
prossimo).
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I peccati più gravi:
- Egoismo che assume anche la Chiesa quando inculca il senso del peccato per legare
a se gli uomini.
- Disperare del perdono di Dio.
- La mancanza di amore.
- La mancanza di coerenza ai propri conclamati principi.
Il peccato è quindi avvertito come rottura del rapporto con Dio ma come disagio che
deriva dall’aver nociuto agli altri. Peccare è fare in modo che non si realizzi mai una
giustizia sociale.
La Chiesa e i suoi uomini
La Chiesa è sovente vista, nell’accezione negativa come un’istituzione strutturata
gerarchicamente, la quale, pur operando in certi ambiti in nome della carità e del servizio,
si rivela, per lo più, come strumento di esercizio di potere. E alla Chiesa, considerata
come organizzazione che opera nel sociale, vengono attribuiti gli stessi limiti delle altre
organizzazioni sociali perché la Chiesa in fondo non è altro che un’organizzazione sociale
per bisognosi di spiritualità o ancora: la Chiesa è un’istituzione incapace di confrontarsi
e chi non è “schierato” con essa è in errore. Il suo operato privilegia gli aspetti più
visibili ed esteriori. Dagli uomini di Chiesa, ai quali, peraltro, si riconoscono a volte
grandi meriti e serio impegno, si vorrebbe maggior apertura al dialogo, alla gente e ai
loro problemi e un po' meno di mediazione con il divino.
Nella dilagante apatia ed indifferenza, gli uomini di Chiesa dovrebbero essere gli
animatori spirituali, il seme della ricerca dei valori dell’esistenza e non nel senso
ricreativo (giocare a bocce, organizzazione gite, fare feste o gestire bar, ...) ma nel senso
di essere un aiuto all’uomo, ai suoi bisogni, alle sue angosce, al suo vivere quotidiano
irto di difficoltà e di disagi interiori.
Inquietanti alcune affermazioni: spesso il Papa e i Vescovi sembrano fantasmi di un
passato lontano (simulacri super-ornati) ossia “persone che tramite paramenti e cerimonie
tengono a dimostrare le loro superiori diversità; è sovente l’atteggiamento della Chiesa
e di alcuni suoi uomini che mi fa allontanare sempre più dal Cattolicesimo e che
indebolisce sempre più la mia fede".
I sacerdoti sono giudicati in vario modo: bravi, intelligenti, fastidiosi, petulanti,
ottocenteschi, a seconda dei casi. Mediamente sono petulanti e moralistici.
L’impegno sociale della Chiesa non è sempre ritenuto coerente, a volte contrastante
perché non sempre protegge la vita (aids e preservativo) e nega la contraccezione
omettendo di affrontare i problemi che ne derivano.
O ancora il ruolo della Chiesa di fronte ai problemi è di sole parole che non risolvono
i problemi, ma si limitano ad affermare principi lontani dalla possibilità di viverli nel
quotidiano ed è per questo che la Chiesa sembra essere fuori dal suo tempo.
Apprezzato e considerato positivamente l’operato dei religiosi nell’ambito sociale
per l’impegno diretto, faticoso e poco gratificante e questo apprezzamento è la prova
che, quando la Chiesa si sposta dai luoghi sacri e “scende” a fianco di chi necessita di
aiuto, raggiunge due scopi: essere di esempio ed esserci anche se purtroppo questo
impegno si concretizza solo con iniziative basate sul volontariato personale.
Si sottolinea l’eccessiva chiusura verso problematiche pressanti quali aborto, droga,
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prostituzione e si invitano gli uomini della Chiesa a tentare un rinnovamento e a
raggiungere maggiore autonomia di azione e di parole. Si afferma che la Chiesa dovrebbe
coinvolgere le coscienze senza troppo intromettersi nelle decisioni degli Stati (proclamare
la negatività dell’aborto non combattere la legge dello Stato). Quindi convincere prima
le coscienze poi la legge dello Stato sarà cambiata conseguentemente.
Occorrerebbe distinguere il messaggio: (ciò che è fede, ciò che è male), dagli strumenti
e dai metodi che sono frutto del momento. Un unico frutto su cui si pensa che la Chiesa
dovrebbe comunque intervenire nell’ambito statale è quello della libertà religiosa: la
Chiesa deve sempre avere la possibilità di farsi ascoltare.
Una delle tante conclusioni: la Chiesa è un’organizzazione che si dibatte in un
dilemma: cambiare seguendo un poco il mondo per non “perdere” il consenso della
gente o mantenersi ferma, con il rischio opposto.
Si avverte inoltre, una certa insistente critica ed incapacità a sentirsi in sintonia con
la Chiesa gerarchica e i suoi uomini perché non sono capaci di mettersi al servizio
dell’uomo. C’è poca attenzione all’uomo ed è sempre meno visibile la gioia del messaggio
cristiano. La Chiesa sembra non tener conto dei progressi che le lotte degli uomini e
delle donne hanno attivato. Le donne sono diverse dagli uomini ma hanno gli stessi
diritti: c’è sempre un maschilismo latente ma tenace nella Chiesa nonostante le lettere
del Papa (tra l’altro ignorate o molto poco apprezzate dalla gerarchia “tutta maschile”
della Chiesa) ed evidenziata, ad esempio, dalla maniera con la quale è affrontato il
problema della prostituzione dove tutta la colpa è al femminile. La Chiesa è altresì poco
accettata quando vuole disciplinare con “istruzioni per l’uso” i principi enunciati.
Problemi emersi
1. Bisogna rifondare la catechesi per le prime Comunioni e per le Cresime (o annullarla
per affidarla alla famiglia)? Perché così non va bene e questa ipotesi è convalidata dai
bambini che l’hanno subita, dalle catechiste e dai genitori, sia da quelli che si dicono
credenti e frequentanti che da quelli che si rivolgono alla Chiesa solo “per fare la prima
Comunione”.
2. Il peccato. Smettiamo di esaltare il peccato per intimorire e ricominciamo ad esaltare
davvero la vita, la gioia di vivere, gli uomini e i loro valori positivi per tentare di fare così
scomparire il peccato.
3. Ci si riconosce in Dio ma si fa fatica a ritrovarlo nella Chiesa. Perché? Forse
perché “la Chiesa dovrebbe riscrivere continuamente le sue formule dogmatiche, per
essere fedele al loro senso originario, e anche perché ne coglie sempre aspetti nuovi e
nuovi approfondimenti”... o ancora perché il Cristianesimo non deve essere un insieme
di concetti monolitici stabiliti una volta per sempre e spiegati nei minimi dettagli della
scelta e quindi della colpa, ma essere “una serie di principi che si adeguano continuamente
al contesto in cui vengono enunciati: perché la coscienza è la fonte del sentimento religioso
e della rivelazione, la regola universale a cui tutti hanno l’obbligo di sottostare”.
4. Le funzioni religiose: il rito deve essere rivisto in dimensione più funzionale per
poter trasmettere dei valori, altrimenti resta solo fatto formale estetico, talvolta suggestivo
e nulla più.
5. Catechesi per adulti: dalla lettura dei questionari si deduce che gli adulti non
hanno, in genere, il problema religioso perché o l’hanno rifiutato o lo stanno vivendo
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come ne sono capaci; occorrerebbe forse proporre una catechesi parrocchiale per adulti,
non certo attraverso conferenze, ma in forme diverse (quali?) per rendere il problema
religioso più vitale e approfondito.
- Più cultura religiosa: perché la maggior parte dei credenti è impreparata ad accogliere
gli insegnamenti della Chiesa e a metterli in pratica, e alle stesse funzioni manca la
partecipazione consapevole della gente.
- Più impegno: perché come cristiani bisogna essere presenti in tutte quelle attività,
anche gestite dai laici perché ciò che conta è vivere nel servizio per gli altri. Sembrano
sempre più brucianti perché attuali e vive le parole di Bonhoeffer: “La nostra Chiesa,
che in questi anni ha lottato solo per la propria sopravvivenza, quasi essa fosse il suo
fine; è incapace di farsi portatrice della parola riconciliatrice e redentrice per gli uomini
e per il mondo”. “Ed è per questo che le parole antiche devono svigorirsi e ammutolire”
e il nostro essere cristiani ridursi a: pregare, operare per la giustizia, aprirsi alla solidarietà,
le celebrazioni liturgiche come espressione della Comunità.
Ogni pensiero, parola e organizzazione nel Cristianesimo dovrà rinascere da questa
preghiera, da questa azione e da questi atteggiamenti. “Dio vuole essere riconosciuto
presente al centro dell’esistenza; Gesù rivendica per sè e per il Regno di Dio l’intera vita
umana in tutte le sue dimensioni: ma le rivendica facendo leva non sulla assoluta
onnipotenza di Dio (essere per sè), ma sulla capacità di dono di colui che ama (essere
per l’altro)”.
La celebrazione
Le funzioni religiose - valutazioni e considerazioni sulle celebrazioni della Chiesa,
la possibilità che le celebrazioni diventino Fede, possibilità di comprenderle nel loro
significato, giudizio su come vengono effettuate. Giudizi piuttosto negativi o critici
“sembrano riti superati ed insignificanti, sovente troppo formali intesi come esteriorità
o come obbligo di gruppo". Solo raramente le funzioni religiose sono intese come
momento di spiritualità e di vita, sovente vissute con noia o “rabbia” per certa gestualità
intesa come inutile segno di potere. Molte persone non vivono la funzione religiosa
perché non la conoscono, perché nessuno ha mai ben spiegato qual è il significato di ciò
che stanno facendo o a cui stanno partecipando (occorre forse una corretta catechesi
sulla Messa ad esempio).
Per quanto riguarda le processioni o altre forme pubbliche qualcuno afferma che
“quando” c’è bisogno di manifestare pubblicamente vuol dire che manca qualcosa dal
di dentro. Pochi hanno il concetto di Chiesa in cammino, altri sostengono di lasciare ai
piccoli centri dove sono ancora radicati alle tradizioni (quindi sempre cose del passato...).
Se le celebrazioni liturgiche hanno significati ben precisi con valenza storica e
culturale, perchè non risalire ad essi per riscoprire il vero significato, per poter essere e
stare di più nella funzione? Per alcuni questo malessere, questo fastidio o insofferenza,
è superato in altro modo: “Il rito deve essere cambiato totalmente, deve diventare
coinvolgente e stimolante per offrire alle istanze spirituali - profonde in ognuno di noi non solo una sterile ripetizione di gesti e parole che ormai suonano vuote o inutili. Le
funzioni religiose attualmente sembrano riti di cui l’utente ha perso il significato e servono
solo per riconoscersi come gruppo. Molti comunque le accettano così.
35
La testimonianza
Quali sono i valori dominanti tra la gente.
Credenti o non credenti: differenza nei valori di riferimento per la loro vita.
Quale adesione emerge all’insegnamento morale cristiano.
C’è comprensione per il comandamento dell’ “amore”... inteso come giustizia. Bene
comune e servizio agli altri ... Anche chi dice di non credere afferma che bisogna essere
disperati per conoscere la speranza e senza Dio per trovare Dio, anche perché Dio esiste
dentro di noi, accettarlo o non accettarlo è un fattore personale.
Valori dominanti
C’è una certa coralità nelle risposte, nei valori intesi come virtù civile, e si afferma
decisamente: la solidarietà nel sociale e l’onestà nel privato e come valori religiosi
ricorrenti: l’amore verso il prossimo e il perdono.
Per chi si dichiara credente, lo spirito religioso è ciò che dà senso e valore ad ogni
cosa. Per i laici il problema religioso esiste perché è stato rifiutato ed è quindi totalmente
assente. Come sono per tradizione religiosa o familiare, altri invece come momento di
vita sociale (funerale) o familiare (battesimo, comunione - cresima) e quindi diventano
occasioni mancate o incontri non realizzati perché sovente c’è confusione e gli aspetti
materiali esteriori consumistici, decorativi, suggestivi prendono il sopravvento su quello
spirituale. Un’affermazione: “sovente sono le prediche che allontanano dalla Chiesa”.
Per contro: “l’omelia del funerale è l’unico momento che mi porta a riflettere sul valore
della vita oltre la morte”. Per tutto questo si sente, come esigenza, che la Chiesa nello
svolgimento delle celebrazioni liturgiche, si concentri sui contenuti e sul messaggio,
non sugli aspetti “ritualistici” ossia, la troppa forma copre e annulla sovente il contenuto.
Altri obiettivi sono più specifici e caratterizzati:
- senso della storia dell’uomo nel suo divenire
- coerenza fra gli ideali e i propositi personali
- capacità di mettersi in discussione
- lavorare per il bene comune.
I luoghi privilegiati dove questi valori sono vissuti e verificati sono la famiglia, il
lavoro, gli amici e le aggregazioni laiche o religiose.
Non c’è differenza fra credenti e non credenti perché entrambi devono vivere
pienamente la loro dimensione umana e tendono ambedue alla completa realizzazione
dell’uomo. In alcuni casi la religione è intesa come etica di comportamento e capacità di
operare per gli altri: accettare tutto ciò che la vita concede come se fosse dono prezioso
di Dio e riconoscere la presenza di qualcuno che provvede o progetta sull’uomo e per
l’uomo. Specialmente nei giovani è assente o quasi la problematica religiosa intesa come
“sentirsi cattolici” presente invece la certezza che Dio esiste.
Il valore che più intensamente si vorrebbe vivere è quello dell’amore verso il prossimo
(solidarietà) che è pure un valore laico ma che, nel caso dei cattolici, viene vissuto anche
come valore religioso. La Chiesa, come testimonianza, è più attenta al suo Dio che agli
uomini c’è una forbice troppo aperta tra ciò che la Chiesa dice e ciò che i cristiani
testimoniano, un divario troppo grande agli occhi di chi guarda e “giudica” dal di fuori.
“Ognuno di noi è testimone non per quello che dice o che afferma ma per quello che è e
che fa”.
36
Apre la seduta don Fiocchi che - scusandosi per il non invio del verbale precedente e
dei questionari A e B - fa notare lo “spazio vuoto” in detti questionari: quello relativo ai
sacerdoti. Fa altresì notare che il questionario B fa “presa” sui giovani e - in parte - sugli
adolescenti.
Alla richiesta di rileggere i questionari (Mons. Canestri) viene sottolineato da don
Merlano che per “Chiesa” si intende Chiesa “locale”.
Mons. Canestri dice che questo è un periodo di “ricerca”, anche se le domande
“invitano” a guardare più avanti: le proposte che si cercano devono servire per il lavoro
odierno (don Merlano).
Alle perplessità di don Ottria (quale scelta? quale punto di riferimento?) don Fiocchi
precisa che il Sinodo ha come punto centrale “Evangelizzazione: Vangelo annunciato celebrato - testimoniato”. In un secondo tempo ci potrà essere un Sinodo a “tema unico”:
dalle risposte risulterà il “tema di fondo” ) e anche
i “nodi” pastorali dai quali si formeranno le
commissioni sinodali.
III
si può ridiscutere sui modi e sulle finalità
SOTTOCOMMISSIONE del Non
Sinodo ... importante è vedere “chi - quando VERBALE
come” interpellare la gente.
Margaria ricorda che per questo tipo di lavoro
15 MARZO 1995
esiste una “Consulta dei Laici” e che bisognerà
vedere quali Gruppi avvicinare e in che modo
interrogarli. Alcune Associazioni o Gruppi sono da “incontrare” direttamente in quanto
gli appartenenti sono numerosi, di altre si possono incontrare i responsabili (che a volte
sono i soli ... appartenenti).
Don Merlano osserva che - per avere una idea delle aggregazioni - bisognerebbe
essere “presenti” in esse. Dall’elenco della “Consulta” si può osservare che di 46
associazioni e/o movimenti, il numero dei “presenti/operanti” in Diocesi si riduce ad
una quindicina.
Don Guazzotti spiega come sia nato il questionario B: un tentativo di dialogo con
quanti - sia pure in modi diversi - si dicono “credenti”. L’importante era il tentativo di
venire in “dialogo” con tutti i cosiddetti “credenti”: questo è il motivo della non
schematizzazione delle domande.
Il questionario B - Mons. Canestri - può essere utilizzato anche dalla 2°
sottocommissione, mentre - secondo don Fiocchi - dovrebbe essere “provocatorio” per i
“più” praticanti.
Don Guazzotti commenta le varie domande specificando che - nei confronti della
Chiesa (quella di “palazzo”) - vi è una critica talvolta feroce.
Si discute su alcune domande: la 5° è condivisa nell’ambiente giovanile (è il metodo
di Paolo VI : evangelizzazione ed amicizia), mentre l’11° viene modificata dopo alcuni
interventi (Giovenzana - don Ottria - Scarfia - Margaria).
Alla 12° viene fatta un’aggiunta: “Come impegni il tempo libero?”.
La 14° è la più discussa perché il Cristianesimo ... non è una religione.
Ai Sacramenti della “Iniziazione Cristiana” (15°) si aggiunge anche il Matrimonio,
mentre la 16° - si voleva aggiungere una ipotesi teologicamente più valida - viene lasciata
così com’è perché si corre il rischio di "pilotare" la risposta.
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Don Fiocchi (17°) fa notare il rischio di domandare se si è "credenti" o "non" alla
Chiesa e non al Padre Eterno; mentre don Merlano osserva che questa domanda ha
senso in quanto il "credere" talvolta dipende dall’atteggiamento della Chiesa stessa.
Don Ottria e Margaria - sia pure con sfumature diverse - aggiungono che bisogna
"credere" in Cristo e non "genericamente" in Dio.
Alla 21° - su suggerimento di Baratella - don Merlano - don Guazzotti - viene aggiunto:
“Che giudizio dai delle risposte della Chiesa a questi problemi?”.
P. Vassallo presenta il questionario C destinato a Religiosi/e: sono partiti dai
documenti del Magistero (che non sono rivolti esclusivamente a Religiosi/e) con un
occhio rivolto alla pastorale della Chiesa. Chiede che il questionario B venga “diviso”
per temi, ma tutto resta come prima.
Mons. Canestri dice che i documenti sono un aspetto importante come strumento di
dialogo e di approfondimento perché - anche nella vita religiosa - vi sono i due aspetti:
interno ed esterno.
P. Vassallo precisa che il loro questionario segue lo schema del Sinodo con un
riferimento particolare al “Sinodo dei Vescovi” e alle parole del Papa.
Sr. Vignoli - ricordando che "il mondo ha bisogno di madri" - precisa che le suore
sono presenti in tutte le realtà alessandrine e sono attente alle "discrepanze" tra la Chiesa
"docente" e la Chiesa "discente" (porta ad es. la realtà veronese dove tutto "sembrava"
perfetto, e invece ...).
Don Fiocchi interviene dicendo che - causa di questa crisi - potrebbe essere il fatto di
aver troppo sottolineato (nel passato) il "carisma" a scapito della "scelta religiosa". Infatti
- ammette Sr.Vignoli - i religiosi sono davanti al dilemma: il Papa e i Vescovi che insistono
sui carismi e Religiosi/e che si sentono ... lacerati.
Dopo una breve discussione si accoglie il suggerimento di don Guazzotti di aggiungere
alla domanda 11 (B): “Cosa pensi della vita consacrata dei Religiosi e delle Suore?”.
Mons. Canestri e don Fiocchi, riguardo ai sacerdoti, dicono che bisognerebbe proporre
alle Zone un 4° schema, dove poter definire i rapporti tra comunità e sacerdoti.
Giovenzana e Taverna vorrebbero alcune precisazione riguardo alla Messa, mentre
Scarfia osserva la mancanza di indicazioni sulla parrocchia.
Alla precisazione di Margaria: “Nelle parrocchie si è più o meno legati alle
Associazioni” Baratella e don Mariuzzo fanno notare che non sempre questo è vero.
Don Guazzotti aggiunge che questo discorso è stato lasciato volutamente nel vago,
per non avere risposte "pilotate".
Don Fiocchi nota la facilità (negativa) con cui basterebbero "tridui" e "novene" per
riempire le nostre chiese.
Per i questionari B e C vedranno USMI e CISM come gestirli; anche nei confronti
dei Religiosi in cura d’anime.
Il questionario B potrebbe essere proposto anche agli studenti (superiori), mentre si
decide di inviare lo stesso questionario a tutto il clero e di “contattare” direttamente le
aggregazioni ecclesiali più consistenti.
Tutta la Commissione Sinodale si ritroverà mercoledì 22 marzo.
Il Verbalizzatore
Don Giovanni Mariuzzo
38
.A.
QUESTIONARIO PER I GRUPPI ECCLESIALI
1) Sguardo su se stessi
• Propria natura e finalità.
• Propria consistenza numerica.
• Attività all’interno dell’aggregazione per assicurare e potenziare vita e vitalità.
• Il coraggio di proporsi e la propria capacità di attrazione.
• Le ragioni personali dell’adesione.
2) Gruppi ecclesiali e Chiesa
• L’atteggiamento verso la Chiesa locale è critico, accomodante o che altro.
• Si ritiene non solo di esistere nella Chiesa, ma anche di essere in grado di offrire un
qualche servizio?
• Di fatto: “quale”e in che misura? (Quello proprio della natura e finalità
dell’aggregazione o qualcosa di diverso e/o di molto meno?).
• Nell’ambito della “nuova evangelizzazione” in che modo l’aggregazione pensa di
potersi inserire e collaborare?
• In prospettiva, l’aggregazione pensa di potersi potenziare e di potenziare la propria
collaborazione?
• In che rapporto sta l’aggregazione con le altre?
3) Aggregazioni ecclesiali e “resto” del mondo
• L’aggregazione ha rapporti diretti di collaborazione con ambienti extra?
• Ci sono ambienti extra ecclesiali con i quali, si pensa, sia possibile collaborare?
• Ci sono ambienti particolarmente conosciuti dall’aggregazione sui quali sia possibile
riferire?
• Che dati è in grado di offrire l’aggregazione sul mondo extra ecclesiale?
39
Sul punto 1° del questionario proposto.
C’è prevalenza di risposte di sostanziale livello notarile: vengono, quasi sempre,
sottolineati le proprie finalità statutarie ed i propri impegni di Associazione e Movimento.
Nelle risposte (diciotto sulla trentina circa di gruppi che, sistematicamente o
saltuariamente hanno partecipato alle riunioni della Consulta) viene rispecchiata la
ripartizione degli obiettivi su tre livelli: spiritualità, apostolato, volontariato-carità.
Si può tranquillamente affermare che i tre livelli sono ampiamente rappresentati almeno
nelle intenzioni e nelle dichiarazioni. La consistenza numerica è molto varia: dalle poche
decine dei gruppi di Rinnovamento nello Spirito, ai 1500 aderenti (prevalentemente, ma
non esclusivamente, adulti) dell’Azione cattolica italiana. Si può ritenere realisticamente
che la media degli aderenti alle Associazioni si attesti fra le 100 e le 200 unità: tuttavia
molte volte parecchi aderenti ad un gruppo sono membri attivi anche di altri (classica e
frequentatissima la duplice appartenenza all’A.C.I. e alla S. Vincenzo), per cui non sarebbe
facile capire quale sia il numero complessivo delle persone inserite nei gruppi ecclesiali
della Diocesi (certamente non meno di 2000, probabilmente non più di 3000). Sembra
abbastanza comune una seria motivazione agli impegni specifici della Associazione di
appartenenza (es. Il Movimento per la vita sente
fortemente l’esigenza di una difesa della vita
nascente), sembra meno condivisa la
GRUPPI ECCLESIALI
preoccupazione di rendere operante tale
motivazione per una crescita di tutta la Chiesa e
di tutte le persone di buona volontà sul progetto
SINTESI
di una cultura coerente, complessiva e non
settoriale ai problemi connessi al proprio impegno
pastorale (es. le E.N.D. sentono l’impegno per una
pastorale matrimoniale e familiare, ma non si rendono ragione dei problemi connessi
all’inserimento di tale pastorale nel contesto ecclesiale, a servizio di tutta la Comunità).
Sul punto 2°
Sono rare le Associazioni che riescono a comprendere in che misura il loro servizio
può riuscire funzionale alla pastorale complessiva della Chiesa, anche per un intervento
di evangelizzazione che si accompagna al cammino del mondo in cordata e in solidarietà.
Ci sono esplicite posizioni di fedeltà (certamente in buona fede e sincerità di cuore) al
Papa e ai Vescovi; ma c’è anche difficoltà a discernere le costanti di un cammino pastorale
con tutti i fratelli nella fede per mettere al servizio di tutti il proprio carisma e la propria
esperienza, senza pretendere, in cambio, proselitismo al gruppo o al movimento di
appartenenza.
Singole sensibilità (soprattutto, ma non solo, in A.C.I., S. Vincenzo, Gruppi di
volontariato, Centro di cultura dell’Università cattolica) non cambiano il quadro
complessivo. Le grandi risorse e la forte presenza del volontariato riescono ad incidere
nella realtà, per forza intrinseca; resta il fatto che non si identifica un ruolo di
evangelizzazione attraverso le opere gratuite della mano tesa ai fratelli, in nome del
Cristo Salvatore del mondo e della storia. Non si capisce che esprimere lo specifico
cristiano non significa chiudersi al discernimento ed all’incontro coi valori diversi ma,
al contrario, confrontarli, senza pregiudizio e senza preclusioni. Non si confronta nulla
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se non si è nulla. Un conto è dare senza pretendere, altra cosa è nascondersi.
Per complessi motivi, fra cui quelli accennati, i rapporti di ogni Aggregazione con le
altre, sono improntati certamente a reciproca stima e sincera amicizia, ma soffrono di
sindrome di “hortus conclusus”; spesso la stessa mancanza di identità è motivo di
isolamento, anche e forse soprattutto nella Chiesa.
Forse l’A.C.I., almeno nelle risposte al questionario, tenta un qualche superamento
di questa situazione di stallo quando indica l’esigenza di un percorso di formazione
offerto a tutti, perché “... gruppi, movimenti e associazioni di apostolato laicale ...”,
presa coscienza della loro inderogabile necessità, “... si integrino nella Chiesa particolare
e siano aperti alla Chiesa universale ...; articolino il loro dinamismo negli ambienti
propri in raccordo con la Chiesa particolare ...”.
Sul punto 3°
Molte Aggregazioni collaborano a specifiche attività con ambienti extra-ecclesiali,
su diversi versanti (es. A.G.E. per le attività degli organi di gestione scolastica, Volontariato
nell’ambito dell’Unitre e della partecipazione più diffusa sul territorio, ecc.); rimane
tuttavia che, nel complesso, i Movimenti e le Associazioni non hanno compreso lo spirito
della terza parte del questionario.
In effetti si trattava di cogliere alcuni aspetti e connotati caratteristici, e non solo sul
versante ecclesiale, della mentalità alessandrina, ed individuarne, con discernimento e
rispetto, le possibilità di crescita umana e cristiana (preevangelizzazione ed
evangelizzazione).
Ai fini di una valutazione e di un uso adeguato, anche in sede sinodale, mi paiono
interessanti alcune indicazioni del Centro di cultura dell’Università cattolica (sede di
Alessandria), quando vengono sottolineate alcune caratteristiche “ricuperabili” in positivo
dell’alessandrinità. Si afferma: “Riuscire a dare un significativo operativo comune a
categorie quali l’autosufficienza (evitando che si riduca a chiusura), o l’ansia di
innovazione (evitando la degenerazione in “nuovismo”) potrebbe essere la base per
intercettare sensibilità diverse e costruire pezzi di strada insieme”.
Dal contesto delle risposte emerge una scarsa coscienza a capire e presentare
un’identità; sarebbe importante non annacquare le proprie prospettive ed i propri
contributi, cosa facilissima, ma scarsamente funzionale, in una terra troppo capace di
indifferenza (i pochi rumori!), cosa ben diversa dall’apertura attenta e sempre necessaria
alla storia altrui.
Gli estremi si intrecciano, anche nelle risposte raccolte. Da una parte non mancano
posizioni di irrilevanza cristiana, dall’altra (più raramente, ma con rigore fondamentalista)
si prospettano posizioni di autosufficienza, giustificate come proposte globali dell’ideale
cristiano, del fatto cristiano, sostanzialmente chiuse al dialogo, nonostante le diverse
dichiarazioni di intenti. Il Sinodo, a mio avviso, navigherà anche tra questi due estremi,
molto più rappresentati, nel nostro mondo, di quanto si riesca a cogliere ad un primo
approccio.
Il primo estremo trova mediazioni significative nella mentalità comune della
indifferenza alessandrina, il secondo viene interpretato da movimenti impegnatissimi,
ma troppo spesso espressioni di fatto di chiusura verso gli altri.
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.B.
QUESTIONARIO PER LE PARROCCHIE
1) Rapporto con la Chiesa.
2) Rapporto con il Vangelo di Gesù Cristo e legame tra fede cristiana e vita
quotidiana.
3) Valori che fondano il rapporto con se stessi e con gli altri.
1) Quando si parla di Chiesa, ti rifai ad una immagine positiva o negativa? E perché?
Puoi accennare ad una tua esperienza personale?
2) Quali sono i valori più importanti per la tua vita che normalmente cerchi di tenere
presente?
3) Ritieni che si possa accettare nella nostra vita di oggi il messaggio di solidarietà,
di servizio, di uguaglianza, di amore, di perdono anche verso chi “non merita”, secondo
l’insegnamento di Gesù Cristo?
4) Conosci il Vangelo di Gesù Cristo? Lo ritieni importante per la tua vita? Senti il
bisogno di conoscerlo?
5) Credi nell’amicizia e che l’amicizia possa cambiare in meglio la persona?
6) Quali sono gli avvenimenti, i fatti, le esperienze, che ti fanno essere ottimista e
quali ti amareggiano?
7) Che cosa non approvi della Chiesa, o delle persone che la rappresentano, e come
vorresti che cambiasse? Quale compito secondo te dovrebbe avere la Chiesa?
8) Quando si parla di “impegno” pensi a:
• fare tanti soldi
• aumentare il numero degli amici
• aiutare chi ha bisogno
• fare i propri interessi e quelli della tua famiglia
• collaborare alla realizzazione di un mondo più giusto
• altro ...
9) Quando pensi a te stesso, ti senti più solo o parte viva di un gruppo, di una famiglia,
di una comunità?
10) Di fronte alle scelte importanti sei più portato ad agire da solo oppure cerchi il
confronto, o preferisci fidarti delle scelte degli altri?
11) Secondo te che compito dovrebbero avere i preti? Che cosa pensi della vita
consacrata dei religiosi e delle suore?
12) Quali valori cerchi quando vai in discoteca o in birreria? Come impegni il tempo
libero? E’ importante avere dei valori nella vita?
13) Conosci la preghiera del “Padre Nostro”? Se sì, in quale occasione preghi e
perché? Hai altre forme di preghiera?
14) Ci sono tante religioni nel mondo e ognuna ritiene di essere quella vera. Pensi ci
sia differenza tra il messaggio di Cristo e le varie religioni?
15) Che significato hanno per te i sacramenti: Battesimo, Cresima, prima Comunione
e Matrimonio? Ti va bene come vengono celebrati?
16) Ritieni che nella tua vita ci sia spazio per la S. Messa? Se sì, pensi sia un obbligo,
una festa tra amici, una manifestazione a cui è bello partecipare, un momento importante
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o altro?
17) Quali sono i fatti e i momenti, riferiti alla chiesa, che ti hanno fatto scegliere di
essere credente o non credente? Ci sono modelli di vita a cui ti ispiri?
18) Quando partecipi ad un funerale, che cosa pensi?
19) Hai sentito parlare di Gesù Cristo? Pensi che sia vivo, presente, e possa avere un
legame di amicizia con te oggi?
20) La libertà di un uomo si fonda sulla capacità di ricerca e di dialogo. Se condividi
questa affermazione credi che nella tua ricerca ci possa essere spazio per il Vangelo di
Gesù Cristo?
21) Di fronte ai drammi di oggi: aids - guerra - tumori - delinquenza - aborto prostituzione - ti senti più portato a dare giudizi negativi sui singoli e sulla società di
oggi o ad impegnarti per cercare di risolvere i problemi? Ti senti un po’ responsabile
riguardo al Male presente nel mondo? Che giudizio dai delle risposte della Chiesa a
questi problemi?
22) Che cosa dovrebbe caratterizzare la vita di chi si professa cristiano rispetto a chi
non lo è?
23) Secondo te che cosa è il peccato e quali ritieni siano oggi i peccati più gravi?
24) Pensi che le comunità parrocchiali abbiano una incidenza nella realtà di oggi?
Che cosa puoi suggerire al riguardo per una loro presenza più viva e una testimonianza
più evangelica?
25) La Chiesa alessandrina è in stato di Sinodo, ossia sta compiendo una verifica
sulla sua vita come singoli credenti che come comunità. Secondo te quali potrebbero
essere le cose da cambiare?
26) Gesù Cristo è venuto a portare la salvezza, la gioia, l’amore. Pensi che abbia
fallito il suo progetto, vista la realtà di oggi, oppure sia ancora attuale nella tua vita
quotidiana, o possa interessare solo dopo la morte?
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Ai Sacerdoti
Agli Animatori Sin. delle Parrocchie
Alle Aggregazioni Licali
Ai Membri della Commissione Sinodale
Alessandria, 8 giugno 1995
Carissimi,
dopo la bella testimonianza data con la Veglia di Pentecoste abbiamo forse una carica
maggiore per procedere nel nostro cammino sinodale.
Come è stato preannunciato e in seguito a numerose richieste - anche del Consiglio
Pastorale Diocesano e Presbiterale - la Segreteria Generale ha elaborato l’allegato “Schema
per una relazione sintetica” per aiutare nella lettura di quanto è emerso dalle persone
raggiunte dal “Questionario B - Parrocchie”.
E’ uno schema che cerca di collocare le risposte che ci attendiamo dalle Parrocchie
(ma potrebbe essere utilmente tenuto presente anche dalle Aggregazione Laicali
interpellate con il Questionario A - Per i Gruppi ecclesiali) nel contesto del “tema
generale” del Sinodo delineato nell’Assemblea di Betania dello scorso autunno:
l’evangelizzazione. Certo, richiederà un certo impegno e un po’ di fatica, ma crediamo
che possa favorire in primo luogo una presa di coscienza delle nostre Comunità sulla
loro situazione umana e religiosa e, in secondo luogo, il lavoro di chi, durante i mesi
estivi, dovrà elaborare e scrivere l’instrumentum laboris per l’Assemblea Sinodale.
Aspettiamo tutte le Relazioni entro la fine del mese di giugno.
Vi alleghiamo anche una prima ipotesi di Calendario dei lavori Sinodali da settembre
a dicembre, perché ciascuno ne possa prendere accurata visione e tutti gli interessati
possano iniziare a determinare tempi e modalità per gli adempimenti elettorali richiesti
dallo Statuto del XVI Sinodo.
Se qualcuno desidera copie dello Statuto le può chiedere alla Segreteria Generale
che è sempre a vostra disposizione per tutti gli aiuti necessari.
Con viva cordialità e con gratitudine per la collaborazione.
Don Walter Fiocchi
Segr. Gen.
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SCHEMA PER UNA RELAZIONE SINTETICA
Il riferimento per la lettura dei Questionari è alla relazione letta all’Assemblea di Betania il 1 ottobre
1994 (cfr. Rivista Diocesana Alessandrina, XVI Sinodo Diocesano - I Contenuti, pagg. 9-21,
gennaio 1995, n. 1).
Si potrebbe fare un primo “inventario” delle risposte date al questionario riportando semplicemente
le affermazioni più significative a riguardo dei tre temi indicati nel questionario stesso (Rapporto
con la Chiesa, rapporto con il Vangelo e la fede, valori) e indicando quali sono i problemi più
segnalati.
Una seconda lettura dovrebbe tener conto dello schema seguente - in tutto o in parte - anche con
considerazioni personali o del gruppo che ha curato “l’indagine” e la lettura dei questionari.
1. LA CHIESA ANNUNCIA:
la Parola di Dio annunciata, accolta, custodita, testimoniata.
A) Che cosa dicono le persone interpellate della propria fede?
1. Esprimono dubbi?
2. Si riferiscono genericamente all'educazione ricevuta? "Credono" per tradizione?
3. Sono in sostanziale agnosticismo o nell'indifferenza?
4. Esprimono adesione convinta?
5. Quale formazione catechistica si evidenzia?
6. Quale influsso della predicazione domenicale?
B) Emerge qualche cosa a proposito delle verità di fede?
1. Che tipo di fede emerge a proposito di Dio - Cristo - Chiesa - Papa - Vescovi - Vita eterna?
2. Quale grado di conoscenza della Sacra Scrittura si può intravvedere?
3. Si enfatizza da più parti un presunto “ritorno alla religione”: c’è qualche verità in questa
affermazione o, per contro, si rilevano soggettivizzazione della fede e della coscienza,
laicizzazione della morale, emarginazione del ruolo della Chiesa anche nel campo della fede e
della morale?
C) Che cosa si può comprendere del rapporto con Dio degli interpellati?
1. Che cosa dicono a proposito della preghiera?
2. C’è l’idea di un Dio personale con il quale si può “colloquiare” e di cui “fidarsi” e al quale
“affidarsi”?
D) Quale rapporto tra quanto si crede e la vita?
2. LA CHIESA CELEBRA:
i sacramenti, presenza di Gesù risorto per la vita del mondo
1. Quale giudizio viene espresso sulle celebrazioni sacramentali in genere o, comunque, sulle
“funzioni religiose”?
2. Quali idee si possono rilevare a proposito della partecipazione alla Messa?
3. Ci sono osservazioni a proposito dei vari sacramenti?
4. Vi pare che dalle risposte date sia confermata l’idea di una sostanziale “sacramentalizzazione
senza evangelizzazione”?
5. E’ possibile in base alle risposte date al questionario tentare una valutazione dell’incidenza,
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della ricchezza o della povertà della cosiddetta “religiosità popolare”?
3. LA CHIESA TESTIMONIA:
cristiani adulti nella fede, in dialogo e a servizio dell’uomo
1. La Comunità cristiana alessandrina e la Chiesa in genere fanno notizia? E in che modo?
2. Quali sono i valori dominanti tra la “gente”? Credenti e non credenti interpellati manifestano
differenze nei valori di riferimento per la loro vita?
3. Quale adesione emerge all’insegnamento morale cristiano?
4. C’è comprensione del “comandamento dell’amore” con le sue esigenze di impegno personale
per la giustizia, per il bene comune, di donazione e servizio dei fratelli, o siamo in un generico
“vogliamoci bene”?
5. I “valori” sembrano più “parlati” o più “vissuti”?
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PARROCCHIA DI S. BAUDOLINO
Alessandria
Il nostro lavoro di lettura e di riflessione relativo alle risposte del questionario Bparrocchie, è stato impostato come impegno comunitario di un gruppo di parrocchiani
con la presenza di Don Giovanni e Don Claudio, e si è sviluppato nel corso di parecchi
incontri iniziati ai primi di maggio ed ultimati nell’ultima settimana di giugno.
Per un bisogno di ordine e di coerenza, abbiamo raggruppato alcune domande in
base ad un comune argomento:
A - realtà ecclesiale (n. 1-7-11-17-21-24-25)
B - attese relative al messaggio di salvezza di Gesù Cristo e segni che testimoniano
la presenza del Regno di Dio (n. 2-3-5-6-13-22-26)
C - rapporto tra il magistero e il Popolo di Dio che si traduce nella fiducia negli
altri e in noi stessi (n. 9-10)
D - rapporto tra sacramento e vita, in particolare tra Eucarestia, Vangelo, Preghiera
ed esperienza di vita quotidiana (n. 4-14-15-16-18-19-20)
E - valori cercati e vissuti nella quotidianità (n. 8-12-23)
Punto A - Realtà ecclesiale.
Non a tutti è chiara l’immagine della Chiesa, alcuni la identificano con l’edificio o
con la gerarchia ecclesiastica. In generale comunque le risposte mettono in evidenza un
atteggiamento molto critico.
Aspetti positivi: (legati generalmente ad esperienze personali), la Chiesa è formata
da un insieme di persone che praticano la solidarietà, che sono vicine a chi soffre.
E’ anche apprezzata l’apertura ad altre religioni.
Aspetti negativi: la Chiesa è troppo legata alla politica, ai ricchi, ai potenti, ha
dimenticato il messaggio evangelico, manca di umiltà, non è aperta al dialogo. Non sono
approvati gli aspetti formali relativi ai riti e alle processioni. Si notano divisioni
incomprensibili nelle comunità e nei gruppi all’interno di una stessa comunità. C’è ancora
una netta frattura tra il laicato e le gerarchie ecclesiastiche, infine è rilevata una assenza
della Chiesa nei problemi quotidiani della gente.
Si auspica, si desidera, si chiede con accoratezza una Chiesa coerente con il Vangelo,
più vicina alle persone e ai problemi quotidiani, un’attenzione alle persone più che ai
principi; una Chiesa che non deve dare regole incomprensibili, né deve solo giudicare,
ma assumere atteggiamenti misericordiosi e
tolleranti. La Messa deve essere più semplice,
meno rituale, avere uno stile colloquiale, deve
III
davvero coinvolgere i fedeli tra i quali il
SOTTOCOMMISSIONE
sacerdote deve scendere per ascoltarli. Il
sacerdote (ed anche religiosi e suore sui quali
comunque l’interesse è meno vivo) di cui si
RELAZIONI
apprezza la scelta difficile e coraggiosa, deve
saper ascoltare, consigliare, perdonare, essere
DELLE PARROCCHIE
punto di riferimento, “costruttore” di unità,
47
educatore di spiritualità. Deve essere paziente nel contatto, che si vorrebbe maggiore,
con le persone, guida, padre più presente nelle carceri, negli ospizi, nei luoghi “difficili”.
Nei confronti dei drammi odierni (guerre, aids, ecc.) si ha un senso di impotenza e
per quanto riguarda le risposte della Chiesa, i suoi interventi non sono capiti.
La Chiesa è vista lontana dalle situazioni reali (tranne che in pochi casi rappresentati
da alcuni “santi sacerdoti”), è troppo conservatrice, è colei che dà dogmi e imposizioni.
Manca la coscienza della Chiesa-comunità. Le comunità parrocchiali sono considerate
importanti, c’è però l’esigenza di un coinvolgimento speciale dei giovani, un desiderio
di essere più informati circa le iniziative dei gruppi parrocchiali che danno l’impressione
di essere piuttosto chiusi e non sempre animati da uno spirito di amicizia.
L’essere credente o non credente è legato soprattutto all’educazione religiosa ricevuta
in famiglia, in secondo luogo all’incontro con esempi e testimonianze di vita vissuta
cristianamente, alla conoscenza della Madonna e dei Santi, infine alla lettura del Vangelo.
Non si fa riferimento all’esperienza costruttiva della comunità ecclesiale.
Non si rilevano proposte riguardo il rinnovamento cercato dal sinodo. Da alcuni
confronti emerge la difficoltà di comprendere il linguaggio ecclesiale per cui si è creato
un clima di indifferenza e, per certi aspetti, di diffidenza nei confronti dei documenti
ufficiali della Chiesa.
Punto B - Attese relative al messaggio di salvezza di Gesù Cristo e segni che
testimoniano la presenza del Regno di Dio.
Si rileva che i valori più importanti per le persone che hanno risposto al questionario
sono: l’amicizia, la solidarietà, la disponibilità ad aiutare il prossimo. Una parte è disposta,
sia pure con qualche difficoltà, ad aiutare anche chi “non merita” secondo l’insegnamento
evangelico. Un motivo di ottimismo è constatare che molti giovani sono impegnati nel
volontariato; e vedere realizzato il Vangelo nell’operato delle persone che dimostrano,
con le opere, di amare il prossimo, mentre un motivo diffuso di amarezza è dato dalla
non testimonianza di persone che si professano cristiane.
La preghiera tradizionale è adottata da alcuni, ma in generale si preferisce una forma
colloquiale personale. Si prega per ringraziare, per chiedere perdono, per essere aiutati a
superare difficoltà, ma anche per lodare Dio e sentirsi vicini a Lui. La preghiera fondata
sulla Parola di Dio è ancora da scoprire; forse la Chiesa non ha veramente insegnato a
pregare e non sa ascoltare. Sono considerate particolarmente importanti, al fine di
caratterizzare la vita di chi si professa cristiano, la carità, la disponibilità, l’amore verso
il prossimo inteso come servizio, la tolleranza e la disponibilità anche verso i non credenti.
Alcuni sostengono che non vedono significative differenze tra credente e non credente
se entrambi praticano l’amore per il prossimo attraverso le opere.
Il messaggio evangelico è ancora valido, non è fallito se ci sono persone che lo
testimoniano attraverso le opere. E’ evidente il richiamo a mettere in pratica la Parola di
Dio; si vuole il “segno”, cioè si vuole che la parola di Cristo sia resa visibile nel servizio
verso il prossimo.
Punto C - Rapporto tra il magistero e il popolo di Dio che si traduce nella
fiducia, negli altri e in se stessi.
Si nota, in genere, la ricerca e il desiderio di confronto con riferimento specialmente
48
alla famiglia. Qualcuno si sente anche parte viva di un gruppo o di una comunità; in una
minoranza è evidente un senso di solitudine. Le decisioni, di fronte a scelte importanti
vengono prese individualmente dopo aver cercato il confronto con persone ritenute degne
di fiducia. Non appare l’esigenza di un confronto con la Parola di Dio e con
l’insegnamento ufficiale della Chiesa.
Punto D - Rapporto tra sacramento e vita, in particolare tra Eucarestia, Vangelo,
Preghiera, esperienza di vita quotidiana.
La conoscenza del Vangelo è piuttosto superficiale; molti sentono il bisogno o il
desiderio di approfondirla attraverso la lettura, ma soprattutto per mezzo di spiegazioni
più chiare e semplici, anche se mancano le proposte per concretizzare queste esigenze.
Cristo viene sentito vivo e presente come amico, nelle opere di bene e nei cambiamenti
di chi segue i suoi insegnamenti. I sacramenti da parecchie persone sono accettati senza
essere posti in discussione, ma li si vorrebbe formalmente più semplici, senza sfarzo
esteriore, senza l’aspetto mondano e quasi pagano (vedi Prima comunione e Matrimonio).
Dovrebbero essere ricevuti con convinzione e consapevolezza. Per la Prima comunione
e la Cresima in particolare, dovrebbero essere coinvolti i genitori con una preparazione
adeguata. L’esperienza cristiana, infatti, rischia di essere vista come insieme di riti, di
precetti, di regole e non come un rapporto diretto e personale con il messaggio di Cristo
che porta ad un vero cambiamento di vita.
La Messa è ritenuta importante come momento personale di incontro con Dio, meno
come momento comunitario del “popolo di Dio” che si ritrova per pregare insieme. Inoltre
non si vede un legame tra la messa e la vita quotidiana. Sfugge l’aspetto “umano” della
celebrazione come incontro tra amici: la comunione con Cristo dovrebbe essere la base
della comunicazione con il prossimo che ci fa sentire parte viva di una famiglia e punto
di partenza per la vita di un cristiano praticante. Molti sostengono ancora che l’assistere
alla Messa non deve essere considerato un obbligo, che deve essere poco sfarzosa, che
la sua incidenza dipende da chi la officia.
Riguardo alla riflessioni alle quali si è portati nell’assistere ad un funerale è presente,
oltre al dolore umano per la fine di una vita soprattutto se giovane, il riferimento
all’esistenza di una vita nell’aldilà, alla speranza di ritrovare le persone care. Pochi sono
i riferimenti alla resurrezione. Dalle risposte sembra emergere una fede che si esprime
attraverso una attesa di segni tangibili più che un rapporto esistenziale che trova il culmine
e la sorgente nell’Eucarestia. Circa la capacità di ricerca e di dialogo come fondamenti
della libertà appare, almeno riguardo alla Chiesa, una difficoltà nel rapportarsi al Vangelo
e all’insegnamento della Chiesa stessa.
Punto E - Valori cercati e vissuti nella quotidianità.
L’impegno è vissuto dalla maggioranza sotto il profilo di aiuto verso chi ha bisogno,
impegno alla realizzazione di un mondo più giusto. Tutti dicono di credere nei valori;
chi va in discoteca o in birreria cerca un ambiente spensierato dove poter stare con gli
amici. Riguardo al tempo libero pochi lo dedicano al volontariato, molti a varie attività
come la lettura, le gite e le passeggiate con la famiglia o con gli amici. Alcuni affermano
di averne poco.
Il peccato viene considerato un’offesa verso gli altri o verso Dio, un fare violenza e
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recare danno e sofferenza al prossimo. I peccati più gravi risultano l’indifferenza,
l’ipocrisia, l’egoismo, l’intolleranza, la violenza specialmente verso chi è più debole e
indifeso, l’avidità, la brama di denaro e di potere, il furto, soprattutto da parte di chi
occupa posti di potere.
PARROCCHIA DI S. DALMAZIO
Quargnento
Rapporto con la Chiesa
Il compito del sacerdozio ministeriale dovrebbe essere esclusivamente spirituale, sia
per meglio presentare l’immagine del sacerdote, sia anche per la scarsità del clero. La
Chiesa, come componente di chierici e laici, dovrebbe secondo noi formare laici qualificati
e preparati perché vivano il loro impegno battesimale e collaborino così in modo diretto
con i sacerdoti svolgendo tutti gli altri compiti inerenti al loro stato.
I Sacramenti attualmente amministrati in lingua volgare presentano ai fedeli una
ricchezza scritturale che se ben seguiti e vissuti sono un continuo arricchimento ed un
incitamento a tradurre nella pratica della vita ciò che suggerisce la Parola di Dio. La
Messa non deve essere come un precetto, ma come un invito ad accogliere la Parola di
Dio e trasferirla nel quotidiano. La vita dei Santi e la pienezza del Sacerdozio sono i
modelli a cui ci ispiriamo per una scelta autenticamente cristiana. I Santi, essendo persone
passate su questa terra, sono da trait-d’union tra noi e Dio.
Come parrocchia ci stiamo preparando spiritualmente per le missioni parrocchiali
affinché la nostra presenza sia più viva e capillare all’interno della comunità.
Valori che fondano il rapporto con se stessi e con gli altri
Il collaborare ad un mondo che vorremmo più giusto ci impegna ad aiutare chi ha
bisogno, a volte anche a scapito dei propri interessi e a quelli della famiglia, precisando
che aiutare non vuol dire dare solo materialmente ma favorire una promozione umana
che porti ogni uomo ad un livello morale e sociale in sintonia con i propri simili.
La fame nel mondo e tutte le sue conseguenze amareggiano molto l’animo cristiano
che, seguendo gli insegnamenti pontifici, eleva la sua incessante preghiera perché cessino
queste calamità. Il cristiano, se autentico, è ottimista di natura poiché sa che la Chiesa è
stata fondata da Gesù Cristo che, con l’azione dello Spirito Santo, la guida e la protegge.
Tendenzialmente siamo portati a dare giudizi negativi sui singoli e sulla società piuttosto
che impegnarci nei drammi del quotidiano.
La Chiesa attraverso l’autorevole voce del Magistero ecclesiastico, cerca di dare delle
risposte ai grandi drammi sociali (guerra, droga, prostituzione...) suggerendo iniziative
pratiche che non sempre, purtroppo, sono accettate dalle istituzioni politiche, che per
interessi venali sacrificano buona parte dell’umanità.
Rapporto con il Vangelo e legame tra fede cristiana e vita quotidiana
I cristiani, anche quelli che abitualmente frequentano la Chiesa, hanno a volte una
conoscenza frammentaria e limitata del Vangelo poiché difficilmente trovano il tempo di
leggere e meditare a casa e quindi si limitano all’ascolto domenicale e qualche volta
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quotidiano; ciò premesso riteniamo importante per la vita di ciascuno di noi conoscerlo
meglio e soprattutto poi viverlo. La preghiera, intesa non soltanto come domanda di
grazia ma soprattutto ed innanzitutto come adorazione, ringraziamento, domanda di
perdono ci dà una visuale completa del colloquio con Dio.
La condotta di colui che si professa cristiano dovrebbe essere un annuncio, non a
parole ma con i fatti, per chi non lo è. Solo così la frase evangelica “affinché gli altri
vedano le vostre opere buone e per mezzo vostro glorifichino il Padre che sta nei cieli”
ha un senso ed un significato nella vita del prossimo.
PARROCCHIA S. CUORE DI GESÙ
Valenza
L’indagine effettuata tra i fedeli della parrocchia sui temi proposti dalla
Commissione Sinodale ha messo in evidenza i seguenti atteggiamenti.
Rapporto con la Chiesa
L’immagine della Chiesa che emerge varia: in parte è positiva e in parte è negativa; in
questo secondo caso ciò avviene sia per motivi personali, che per motivi storici.
L’immagine stessa di “Chiesa” suggerisce in alcuni un atteggiamento di chiusura o ritardo
rispetto ai problemi posti dalla società attuale. Sarebbe gradita una maggiore apertura
verso i problemi dell’uomo di oggi e verso la cultura laica. Riguardo ai preti è auspicata
una loro maggiore disponibilità all’ascolto dei fedeli, alleggerendo le incombenze di
carattere amministrativo.
In ordine alla celebrazione dei sacramenti non emergono critiche sostanziali in chi li
frequenta, ma si ritiene importante una adeguata preparazione personale. La celebrazione
Eucaristica viene sentita in alcuni casi come un obbligo imposto, con poco
approfondimento delle letture evangeliche, e in altri casi come una riconferma del cammino
individuale verso Dio. La posizione di credente risale sempre all’insegnamento ricevuto
nell’infanzia e verificato in seguito da alcuni nell’esperienza quotidiana della vita. La
situazione di “non credente” in un caso viene fatta risalire ad un giudizio negativo di
ordine storico sul ruolo svolto dalla Chiesa nei rapporti fra gli uomini e la società.
Sui drammi del mondo di oggi, attribuiti da alcuni alla società attuale, le risposte
della Chiesa sono sostanzialmente condivise, con una richiesta di maggior apertura su
alcuni temi (sottintesi aids e aborto?). Le comunità parrocchiali sono sentite come
importanti nella formazione dei fedeli e se ne auspica una maggiore incisività della loro
azione. In merito alla vita della Chiesa alessandrina viene richiesto un maggior contatto
tra il centro diocesano e le singole parrocchie: i rapporti attuali sono troppo formalizzati.
Una critica isolata viene portata al metodo assunto per queste ricerche, che potrebbe
prestarsi a manipolazioni del senso delle risposte, da parte di chi sintetizza le stesse.
Rapporto con il Vangelo e legame tra fede e vita
Il messaggio del Vangelo (o insegnamento di Gesù) è accettato dalla maggior parte
degli interpellati, con qualche difficoltà ammessa sulla necessità del perdono anche verso
chi non lo merita. Il Vangelo è ritenuto importante anche per la vita di oggi e in alcuni
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casi si ammette di non conoscerlo abbastanza. In ordine alla preghiera, la quasi totalità
degli interpellati dichiara di pregare in varie occasioni (anche durante il lavoro), non
solo con il Padre Nostro ma pure con preghiere personali, sia pure a fini egoistici, oppure
con una sorta di dialogo spontaneo con Dio.
Riguardo alle varie religioni non è possibile, da parte degli interpellati, un paragone
per mancanza di conoscenza di uno dei termini (le altre religioni); alcuni affermano che
comunque ritengono valida la nostra religione anche sotto il profilo filosofico.
I pensieri che possono sorgere durante un funerale (quando sorgono) vanno
dall’accettazione della morte come passaggio ad una vita più serena, al rapporto
conflittuale con Dio per le supposte ingiuste pene sofferte dal defunto, all’atteggiamento
di preghiera per l’anima del defunto e per se stessi. Gesù Cristo è conosciuto attraverso
il messaggio evangelico e la frequentazione delle funzioni sacre ed il suo progetto-legame
è ritenuto senz’altro valido anche nella nostra vita quotidiana, difficoltà che fanno sì che
siano pochi quelli che seguono il suo insegnamento. La vita del cristiano dovrebbe
caratterizzarsi, rispetto a chi non si professa tale, da atteggiamenti di bontà, onestà,
solidarietà, disponibilità verso il prossimo, anche se qualcuno afferma che non dovrebbe
esserci differenza alcuna.
Il peccato in genere è sentito come tale e come mancanza di rispetto verso se stessi e
verso gli altri. Tra i peccati più gravi vengono citati la bestemmia, l’usura, lo sfruttamento,
l’aborto, l’egoismo e in generale la perdita della coscienza umana.
Valori
Avere dei valori nella vita è ritenuto importante; i più apprezzati risultano essere la
bontà, la giustizia, l’amore, la solidarietà e i valori della vita familiare. Chi crede
nell’amicizia (qualcuno dichiara espressamente di non crederci) la ritiene un valore che
può arricchire la propria personalità. I sentimenti di ottimismo e pessimismo dipendono
da varie esperienze: il mondo attuale indurrebbe ad essere più pessimisti, ma l’ottimismo
emerge in occasione di una nascita, una manifestazione di volontariato, la considerazione
dell’essenza del cristianesimo. Viene ammesso l’impegno spontaneo a “fare tanti soldi”,
ma sono pure molto sentiti gli “impegni” verso gli amici, la famiglia, l’aiuto al prossimo,
la realizzazione di un mondo più giusto, il proprio dovere.
Il sentimento che prevale è quello di appartenenza alla famiglia o a una comunità,
con conseguente ricerca del confronto con gli altri nelle scelte importanti, anche se non
manca chi preferisce assumersi la responsabilità di scelte solitarie. L’impiego del tempo
libero è vario, secondo le inclinazioni individuali (sport, spettacoli, lettura, amicizie). I
valori che dovrebbero emergere in queste circostanze sono quelli generali di tutta la vita,
riconosciuti validi comunque.
PARROCCHIA S. LORENZO
Alessandria
La Chiesa annuncia
Punto A
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Le persone interpellate credono per tradizione e per educazione ricevuta (70%), per
esempi di persone incontrate nella vita come santi sacerdoti e laici (10%); alcuni sono
credenti perché sono stati colpiti dal mistero della morte. Non sono emersi dubbi sulla
propria fede. Sono contrari ad alcune prese di posizione della Chiesa ad esempio quelle
tenute nei confronti dell’aborto, sul celibato dei preti e sul divorzio. Dio esiste nel bisogno
personale, si evidenzia una formazione catechistica appena sufficiente anche se si sente
l’esigenza di ampliare la conoscenza del Vangelo. Non è emerso che la predicazione
domenicale abbia una particolare influenza sul fedele.
Punto B
Hanno una fede personale nella Trinità, per tutti la Chiesa deve:
a) distaccarsi dal mondo politico (20%).
b) non essere statica e sfarzosa (50%).
c) essere rivolta ai giovani e alla preghiera (30%).
La morte è vissuta come una trasformazione dell’individuo; non conoscono nulla
sulle Sacre Scritture e si rileva un desiderio di tornare ai veri principi della pura religione.
Per quasi tutti la fede è soggettiva, la Chiesa non è al passo con i tempi di conseguenza
si ha una laicizzazione morale. Tutti chiedono un rinnovamento anche se c’è difficoltà
nel fare il primo passo.
Punto C
Gli interpellati pregano attraverso preghiere convenzionali o personali. Alcuni pregano
per necessità o per chiedere qualcosa o nei momenti tristi per consolarsi; tra i giovani
emerge un modo di pregare spontaneo. C’è l’idea di un Dio personale con cui colloquiare
a cui affidarsi nel momento del bisogno, per alcuni Dio non esiste quando le cose vanno
bene per contro sono emersi casi di fede ritrovata, di conversione, comunque vi sono
anche casi di fede vissuta. Sono state incontrate persone non credenti le quali però si
sono chiuse al dialogo.
Punto D
Di fronte ai problemi della vita:
a) rimangono indifferenti e non si sentono responsabili, in modo particolare alcuni
giovani;
b) gli adulti si sentono responsabili e dicono di volersi impegnare per trovare una
soluzione.
La Chiesa celebra
Per quanto riguarda i sacramenti, emerge un giudizio positivo su come vengono
celebrati, mentre le funzioni religiose dovrebbero essere più vere, meno noiose. Alla
Messa si partecipa in quanto viene ritenuta un momento importante anche se, per alcuni,
a volte diviene un obbligo; si desidera una funzione più coinvolgente con una maggiore
presa di coscienza da parte del sacerdote.
Inoltre si è rivelato che:
a) per alcuni, soprattutto nei giovani dai 17 ai 24 anni, il Battesimo dovrebbe essere
spostato ad una età più avanzata in modo da essere più consapevoli della scelta che si sta
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ottemperando;
b) altri incontrano una certa difficoltà nell’avvicinarsi alla confessione, in quanto per
confessione intendono elencare i propri peccati e non un dialogo con il confessore;
c) per alcuni i sacramenti non hanno valore per altri sono punti fermi, fondamentali
per la vita cristiana.
I bambini sono seguiti durante le varie fasi del cammino della fede, gli adulti sentono
l’esigenza di ampliare la conoscenza del Vangelo. Si nota una mancanza di
evangelizzazione.
La Chiesa testimonia
La comunità cristiana alessandrina non fa notizia, per quanto riguarda la Chiesa fa
notizia solo quando accadono fatti gravi.
Per credenti e non i valori della vita sono:
a) solidarietà (60%)
b)lealtà (30%)
c)amicizia (10%)
Alcuni accettano l’insegnamento morale della Chiesa altri lo contestano. Emerge un
generico “vogliamoci bene” in quanto porgere l’altra guancia è molto difficile ed i valori
sono più “parlati” che vissuti.
Alcuni hanno risposto volentieri alle domande proposte, molti si sono lamentati
sulla difficoltà dell’impostazione delle domande, altri si sono rifiutati di rispondere.
PARROCCHIA DI BOSCO MARENGO
Questa relazione risulta dall’esame di una cinquantina di questionari che sono
stati distribuiti a vari componenti la Comunità, cercando di contattare persone di varie
età, professione e sesso per avere un quadro più esatto possibile della comunità e del
suo essere e comportarsi di fronte alla fede. Si tiene in conto inoltre dei giudizi che fu
possibile formarsi attraverso un dialogo avvenuto a bella posta sull’argomento con
diverse altre persone e ad una conoscenza che si ha circa gli appartenenti alla comunità.
La Chiesa annuncia
Non si nota sostanzialmente agnosticismo o indifferenza: in gradi diversi è posseduta
la fede che per alcuni dipende dall’educazione ricevuta e da altri è posseduta per tradizione.
Un discreto numero però crede in forza di una buona formazione catechistica ricevuta e
sulla quale ha impostato il proprio crescere cristiano.
La fede che emerge in genere è ortodossa sul concetto di Dio, Cristo e vita eterna;
emergono però dei nei sul concetto di Chiesa, Papa e Vescovo. Non si tratta di concetti
negativi sul loro essere costitutivo e sostanziale, ma sul loro modo di vivere ed esercitare
la loro missione. Alcuni notano ancora nella Chiesa chiusura e distacco sui problemi
degli uomini. Altri vorrebbero la Chiesa in cammino più allineato con i tempi ... parlano
di modernizzazione. Qualcuno nella Chiesa accusa ancora qualche atteggiamento di
autoritarismo e qualche aggancio alla politica a detrimento del messaggio evangelico. La
Chiesa vuole essere vista povera, libera dai pesi umani e veramente madre aperta ai
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bisogni di tutti. E’ apprezzato e molto valorizzato il compito svolto dal Papa. Nel Vescovo
vedono la guida della Chiesa locale e attendono da lui un indirizzo sicuro e deciso; dai
preti pretendono di ricevere dal loro modo di pensare e di agire una continua e quotidiana
catechesi ... li vogliono poveri di mondo e ricchi di Cristo da donare agli altri.
Per quanto riguarda la conoscenza della Sacra Scrittura essa è piuttosto scarsa e
lacunosa, per cui manca un continuo riferimento nella impostazione della vita con la
parola di Dio che deve essere la luce e la forza del camminare di ciascuno di noi nel
grande disegno di Dio. Il rapporto con Dio è da parte di tutti gli interpellati manifestato
in modo vivo, anche da parte di coloro la cui frequenza della Chiesa è saltuaria oppure
rara. Sentono la preghiera come un bisogno e ne fanno uso sia con le varie formule che
conoscono, sia esprimendosi in un rapporto con Dio attraverso espressioni personali
dettate dal cuore e suggerite dalla necessità che attraversano. Del Signore hanno
abbastanza chiara l’idea di un Dio personale cui si rivolgono con fiducia.
Il modo di pregare di molti però ha bisogno di essere educato e stimolato per passare
da un momento solo episodico della vita ad un sostanziale fondersi con tutto il vivere di
ogni giorno per camminare con sicurezza, speranza e entusiasmo nel disegno di Dio. In
merito al rapporto con tra fede e vita c’è chi cerca di armonizzarlo anche se costa impegno
e fatica e c’è chi confessa di permettere certe smagliature per cui nasce un contrasto tra
opere e fede.
La Chiesa celebra
Il giudizio sulle celebrazioni sacramentali e altre in genere è positivo.
La partecipazione alla Santa Messa per quanti la frequentano (20-25%) è suggerita
da motivi validi, per alcuni in grado più evoluto e per altri in modo meno elevato; c’è chi
nella partecipazione vede l’adempimento di un dovere e c’è chi invece sente veramente
un bisogno; tra questi due punti terminali si graduano i vari motivi della partecipazione.
A proposito dei Sacramenti che sono ritenuti essenziali per la vita di fede ed il suo
crescere ricorre un’osservazione circa il modo di celebrarli, particolarmente la prima
Comunione e il Matrimonio: si chiede che siano celebrati liberandoli da un certo sfarzo
ed una certa mondanità che offende la sacralità e la spiritualità dell’avvenimento.
Anche la celebrazione di certe Messe pecca di teatralità ... certi canti, l’uso di strumenti
e atteggiamenti vari ... per cui si richiede più serietà, rispetto e devozione. La religiosità
popolare merita attenzione ed ha bisogno mediante una paziente catechesi di essere
scoperta e valutata nei suoi contenuti.
La Chiesa testimonia
La comunità alessandrina ha diversi aspetti di effervescenza e vivezza; occorre liberarsi
da un certo autolesionismo per cui si pensa che tutto vada male e darsi una manciata di
fiducia e di entusiasmo per gridare forte che la Chiesa alessandrina è viva, opera e
cammina. Tra la gente i valori dominanti sono il rispetto della persona umana, la giustizia,
l’onestà, la solidarietà, la famiglia; sono valori che hanno in comune i credenti e i non
credenti; in più coloro che hanno una Fede solida posseggono un capitale più vasto di
valori: il comandamento dell’amore per costoro non si ferma ad un generico “vogliamoci
bene” ma si traduce anche in impegno personale. Occorre un intenso lavoro di formazione
perché l’impegnarsi ed il fare diventino il più possibile la ricca e fortunata malattia di
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tutti. Quanto nel campo dell’amore dell’impegno fu fatto nella recente alluvione deve
averci offerto motivo di speranza nella riuscita di una buona semina e di un copioso
raccolto.
PARROCCHIA B.V. del ROSARIO
S. Giuliano Nuovo
Nella parrocchia di San Giuliano Nuovo, costituita da circa 1.000 abitanti, gli
animatori hanno concordato di distribuire 300 tabulati, dividendo i destinatari in fasce
di età e sociali. Di questi è tornato in modo diretto o indiretto un terzo, con risposte
molto sintetiche, che costituiscono elemento di analisi.
Le persone, interpellate della loro fede, dimostrano di credere soprattutto per
tradizione: alcuni esprimono un’adesione convinta, altri scarsa formazione catechistica.
La predicazione domenicale denuncia un influsso limitato sulle persone.
Non esiste nessun particolare tipo di fede a proposito di Dio-Cristo-Papa-Vescovi e
vita eterna, anche la conoscenza della Sacra Scrittura risulta piuttosto limitata, ma da
parte di molti affiora il desiderio di approfondimento. La maggioranza dimostra di seguire
una morale prettamente laica. Una percentuale piuttosto alta dichiara di pregare e di
instaurare un rapporto diretto con la figura di Dio, che costituisce un preciso riferimento
nella vita. Il rapporto tra il credo ed il modello di vita risulta piuttosto divergente.
Per molti la celebrazione della Messa viene accettata nella sua attuale forma, per
pochi rappresenta addirittura una festa tra amici, per la maggioranza un obbligo.
In merito alla celebrazione dei Sacramenti per alcuni le funzioni risultano
soddisfacenti, per altri troppo esteriorizzati, anche se il riferimento è rivolto
principalmente al Battesimo, alla Prima comunione, alla Cresima ed al Matrimonio.
Sostanzialmente la sacramentalizzazione risulta priva di evangelizzazione ed affiora anche
la religiosità popolare.
Le notizie sulla comunità cristiana alessandrina non sono molto divulgate, anche per
l’indifferenza delle persone. Tra i giovani emerge come valore dominante l’amicizia,
mentre per gli adulti sacra è la famiglia. Scarsa è l’adesione all’insegnamento morale
cristiano, mentre la comprensione del comandamento dell’amore è più vissuto.
I valori risultano contraddittori.
Come gruppo che ha curato l’indagine possiamo esprimere un giudizio positivo
sullo svolgimento del lavoro portato a compimento, che ha confermato e forse superato
le aspettative.
PARROCCHIA B.V. ASSUNTA
Castelspina
I parrocchiani di Castelspina attualmente sono fedeli di una certa età. Pochi i giovani,
pochissimi i bambini.Le persone interpellate vivono la loro fede abbarbicati al ricordo
ed alle tradizioni dei loro padri. Pregano partecipano alla Messa domenicale attenti alla
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spiegazione delle Sacre Scritture ed agli accenni catechistici.
Vedono la Chiesa con una immagine positiva. Vengono turbati dagli scandali delle
persone che la rappresentano e che poi sono ingigantiti dalla stampa e dai mass-media.
Ci si accosta ai sacramenti con spirito cristiano e li si apprezza. Di fronte ai mali di
questo tempo c’è sofferenza. Certi problemi li turbano facendo fare loro qualche giudizio
poco positivo sulla Chiesa; esempio, perché non si permette di sposarsi in Chiesa alle
persone divorziate. Che Gesù Cristo sia venuto sulla terra a portare salvezza, gioia e
amore è risaputo; che poi nella vita quotidiana sia recepito il messaggio di solidarietà, di
servizio di uguaglianza, di amore, di perdono ... beh! è un’altra cosa.
E questi sono anche i peccati che anche noi commettiamo. Gli interpellati, riguardo
alle tante religioni che ci sono nel mondo, rivangano le lezioni apprese dal catechismo
ed affermano: la vera religione è la nostra: la cattolica.
Riguardo ai valori della vita ci si allaccia a: Chiesa-Patria-Famiglia. La caduta di
questi valori in tante persone che oggi si preoccupano più di realtà venali che spirituali,
rattristano. Noi, affermano gli intervistati, crediamo nel Vangelo e nei suoi valori di
solidarietà, amicizia, capacità di ricerca e di dialogo.
PARROCCHIA S. BARTOLOMEO APOSTOLO
Lobbi
Chiesa - Compiti della Chiesa - Preghiera (1-7-11-13-18)
La risposta sull’immagine della Chiesa è globalmente “positiva” soprattutto per quanto
riguarda un rapporto di tipo personale (parrocchiano-parroco). Pareri “negativi” sono
stati dati in alta percentuale sull’eccessivo “distacco” esistente tra Chiesa intesa come
“istituzione-gerarchia” e i fedeli. Si richiede anche un maggiore impegno ai sacerdoti
nell’attirare ed incentivare le persone alla partecipazione (1-7).
Per quanto riguarda la preghiera, partendo da una conoscenza generale del “Padre
Nostro”, si ammette di pregare per necessità, per cercare aiuto e conforto, ma anche per
ringraziare. Si prega maggiormente a Messa, la mattina e la sera, ma per alcuni, qualunque
momento può essere occasione di preghiera e riflessione (13).
L’argomento funerale stimola in molti pensieri di morte, esame di coscienza personale,
riflessione sulla brevità della vita terrena. Si rivela anche qualche riflessione sulla
possibilità di un’altra vita con dubbi e incertezze.
Vangelo - Progetto di Dio (4-19-20-21-26)
Si rivela, dalle risposte positive nella globalità, una conoscenza superficiale, ammessa
da tutti, del Vangelo di Cristo, conoscenza che si limita per lo più all’ascolto delle
letture domenicali. Viene riconosciuta da tutti la necessità di approfondimento attraverso
l’istituzione di incontri catechistici (4-19).
Per tutti è importante dar spazio proprio al Vangelo in virtù della capacità umana di
ricerca e di dialogo (20).
Le risposte alla domanda 21 sono piuttosto varie e vaghe in quanto viene ritenuta
domanda estremamente impegnativa. I più hanno riconosciuto che ognuno a le sue
responsabilità e che ognuno dovrebbe impegnarsi nel suo piccolo a tentare di risolvere i
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problemi. Causa riconosciuta da tutti sono la grossa crisi di valori morali, la mancanza
di punti di riferimento per i giovani per la loro formazione. Altri evidenziano anche
l’incapacità di riflessione personale, l’inadeguata educazione religiosa e l’indifferenza.
Le risposte della Chiesa no sempre soddisfano, addirittura a volte sono considerate
anacronistiche. Si rileva, in generale, un diffuso senso di impotenza (21).
Il “Progetto di Dio” non viene ritenuto, in generale, un fallimento; si fa rimarcare che
si dovrebbe parlare di fallimento delle persone che ne hanno mancato la realizzazione.
Il “Progetto” è ritenuto attuale da tutti (26).
Valori - impegno (2-3-5-6-8-9-10-12)
Per quanto riguarda i valori più importanti prevalgono la solidarietà, la famiglia, il
servizio, la coerenza, il rispetto verso gli altri, la sincerità, l’amicizia e per alcuni, il
lavoro (2).
Positive le risposte sull’accettazione del messaggio di Cristo anche se qualcuno
ammette di incontrare difficoltà sul perdono.
Per altri non spetta a noi giudicare “chi non merita” e pertanto, è valido il messaggio
del perdono (3).
Positive le risposte sull’amicizia senza riserve nella totalità delle risposte (5).
Fanno essere ottimisti - in ordine decrescente - le esperienze direttamente o
indirettamente vissute di solidarietà, di perdono, di buon rapporto con gli altri, di
semplicità, di saper far parte di un gruppo. Creano pessimismo l’indifferenza, l’invidia,
il rancore, l’odio, la divisione, l’egoismo, l’ipocrisia, l’ignoranza, la morte, la droga, i
tradimenti, i bigotti (6).
Per quanto riguarda l’impegno: prevale il concetto di aiutare i bisognosi, poi di
collaborare per un mondo più giusto, ed infine - per alcuni - di aumentare gli amici e di
fare i propri interessi (8).
Il tempo libero viene impegnato per lo più nel volontariato e nell’assistenza, poi
nello sport, nell’ascolto della musica, nei momenti di riflessione e preghiera personale,
nella comunità, nelle gite, nella lettura, nel vedere la TV. Non si hanno risposte né sulle
birrerie, né sulle discoteche. Per tutti, i valori non sono solo importanti, ma indispensabili
(12). I più si sentono parte della famiglia e poi anche del gruppo e della comunità (9).
Nelle scelte importanti, la maggioranza ha risposto di cercare il confronto e una parte
di agire da solo, ma di cercare anche conferme (10).
Fede (14-15-16-17-22-23)
Circa le differenze tra il messaggio di Cristo e le varie religioni esistenti, le risposte
sono state - in percentuale - equivalenti nei "si" e nei "no". Per molti esiste un messaggio
di fondo uguale per tutti. Per altri non si ritiene che ci sia una religione più vera delle
altre. Pace, amore e amicizia - per alcuni - si ritrovano in tutte le religioni (14).
I Sacramenti sono basilari per tutti. Dai più viene fatta rilevare la scarsa preparazione
che si riscontra nei ragazzi, anche se si è notato un maggior impegno da parte dei catechisti
in questi ultimi tempi. Si fa notare anche il fenomeno dei ragazzi che si allontanano
dalla Chiesa dopo la Cresima e dei matrimoni che si celebrano in Chiesa da parte dei
non praticanti.
In generale i Sacramenti vanno bene così come sono amministrati oggi. Solo una
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minoranza richiede un adeguamento ai tempi, senza però aggiungere di più (15).
Per tutti è importante lo spazio della Messa intesa come professione di fede, come
momento centrale della vita cristiana e - per alcuni - come festa tra amici (16).
L’insegnamento dei genitori, la vita dei Santi, le testimonianze esterne, la maturazione
personale; queste sono le risposte alla domanda (17). La vita di chi si professa cristiano
dovrebbe essere improntata alla testimonianza del Vangelo, alla preghiera, all’impegno
e servizio verso gli altri, alla solidarietà e al perdono (22).
Si ritiene peccato la non osservanza della Legge di Dio, lo sfruttamento dei deboli, il
pensare solo a se stessi, la disonestà, togliere la vita ad altri esseri umani, far male
volontariamente (23).
Chiesa locale (24-25)
Le comunità parrocchiali hanno, secondo il parere di tutti, incidenza sulla realtà di
oggi. Sono intese come centri di aggregazione e di approfondimento spirituale, soprattutto
per quanto riguarda iniziative per la terza età e per i giovani. Si richiede una maggiore
attenzione da parte della Diocesi alle parrocchie di zona, che si sentono trascurate.
Mentre si ritiene che partendo dal piccolo a volte si possono comprendere meglio e
risolvere i piccoli problemi. Si sollecita pertanto un dialogo più vivo anche tra le varie
parrocchie zonali per un confronto fra diverse realtà. Si richiedono sacerdoti più attivi
perché i laici, a loro volta siano più stimolati e presenti (24).
Si richiede una riorganizzazione della Diocesi alessandrina che, per la sua freddezza
e per il suo distacco di apparato istituzionale, può essere causa di allontanamento dei
fedeli dalla pratica religiosa. Si dovrebbe dare una immagine più “alla mano” per motivare
di più alla partecipazione. Inoltre si richiede più dialogo tra le parti e la possibilità per le
parrocchie di inserirsi in un più vasto e nuovo programma di interventi.
Si sollecitano “Visite Pastorali” più frequenti, non solo in occasione delle Cresime,
specie nelle parrocchie periferiche (25).
PARROCCHIA S. PIO V
Alessandria
La distribuzione dei fogli è avvenuta da persona a persona e dietro l’invito del
parroco in Chiesa, al termine della celebrazione eucaristica.
Le persone che hanno aderito rispondendo sono state una minoranza, però le loro
valide risposte, hanno saputo dare un panorama esauriente della realtà ecclesiale.
Alla prima domanda “Che cosa approvi nella Chiesa e nelle persone che la
rappresentano” è stato risposto che si approva tutto, soprattutto la disponibilità di aiutare
chiunque senza chiedersi chi sono e da dove vengono, quindi con una mentalità aperta a
tutti i problemi di oggi dovuti agli immigrati, emarginati per malattie, handicap ecc...
Cercare l’unità fra le varie religioni per confrontarsi e crescere nel rispetto e carità
reciproca, con il desiderio di crescere e di mettere in pratica la vera carità cristiana, per
vivere e testimoniare l’autentico messaggio evangelico, avendo la piena coscienza di
essere ognuno di noi, nel profondo del proprio "io" e del proprio cuore “Chiesa”; come
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la nostra famiglia deve essere “Chiesa domestica” per rendere visibile poi la vera “Chiesa
tempio di Dio, popolo di Dio, corpo di Dio”. Poi, essere uniformati a Cristo nostro
Signore, bisogna che ognuno si impegni in questa lotta quotidiana per far trionfare il
bene sul male, l’amore contro l’odio, la pace contro le guerre. Quindi nella Chiesa, si
devono distaccare persone di coraggio che difendono i valori non più popolari della
nostra società consumistica, anche a costo di essere criticati e isolati.
Alla seconda domanda “Cosa invece non approvi in particolare e in che senso vorresti
che cambiasse”, viene risposto che bisogna agire sempre in sintonia con lo Spirito
Evangelico, secondo le Beatitudini, tenendo sempre in conto la realtà complessa
dell’individuo, con le sue origini, i suoi problemi, le sue ferite, le sue tendenze, la sua
personalità ... senza troppo giudicare, per essere così accettati per come si è, sapendo
che il perdono e l’amore viene e guarisce ogni ferita e rapporto umano. Non viene approvata
l’insensibilità verso chi soffre. Bisogna cercare di sviluppare i rapporti fraterni, per sentirsi
sempre più “Popolo di Dio” e sempre meno “Istituzione”, essere quindi coerenti nel
praticare il Vangelo. Viene indispensabile l’interesse politico senza trascendere l’interesse
profondo per le anime. Non vengono approvati i fasti di talune celebrazioni o meglio i
protagonismi. Vengono apprezzati i “preti di strada” come Don Mazzi e Don Ciotti.
Riguardo alle comunità parrocchiali se hanno un’incidenza nella realtà di oggi e che
cosa si pensi di suggerire al riguardo per la loro presenza più viva e una testimonianza
più evangelica, le risposte si possono riassumere così: potrebbero avere maggiore
incidenza nella realtà di oggi in tutti i campi. Saper coinvolgere più persone non solamente
nei momenti di gravi calamità. Le comunità dovrebbero trasformarsi in centri di riferimento
sempre disponibili e presenti, ai quali rivolgersi nei casi di qualsiasi bisogno. Diventare
trasparenza di Cristo, in opere, attività silenziosa ed efficiente, e di preghiera. Cristo che
opera in mezzo a noi. Il pericolo di queste comunità è di formare un mondo a sé. Ci
dovrebbe poi essere più conoscenza e maggiori rapporti fra i sacerdoti e i parrocchiani
per formare questa rete di solidarietà di chi dichiara le proprie necessità e di chi non osa
parlare. Un requisito fondamentale è l’umiltà, per riuscire a mettere in pratica la Legge
dell’amore scritta nei nostri cuori e praticata da Gesù nella sua vita.
Alla quarta domanda, che cosa dovrebbe caratterizzare la vita di chi si professa cristiano
è colui che è disponibile verso gli altri e, mette in pratica la fraternità; si può definire
“umano”. Sa amare il prossimo senza pregiudizi, avere fiducia in lui e aprirgli il proprio
cuore; saperlo ascoltare. Essere sempre disposti e capaci di perdonare. Cercare in ogni
occasione di essere sempre delle persone oneste e coerenti, rispettando tutti, includendo
il regno animale, vegetale e territoriale; insomma non nuocere mai. Il cristiano è colui
che dà l’esempio, a imitazione di Cristo, perché il suo modello è Cristo. Si deve
incominciare dalla propria famiglia. Cercare di essere altruisti e di amare i nemici, come
Gesù ci insegna; quindi nella vita coerenti con la propria fede, nelle azioni, nelle parole,
nella lealtà. Il vero cristiano è colui che sa accettare e dare risposte diverse di fronte al
dolore, alla morte; quindi sa attingere coraggio e non soccombe nelle difficoltà; “perché
tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”.
PARROCCHIA S. GIOVANNI EVANGELISTA
Alessandria
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La Chiesa annuncia
Nei questionari esaminati emerge che la fede è un valore di rilievo nella vita delle
persone interpellate, è evidente però una scarsa conoscenza dei contenuti della fede e si
rileva anche come le persone interpellate sottolineano una incongruenza tra quello che
la Chiesa proclama con quello che realizza.
Chiesa nella maggior parte dei casi non viene identificata per quello che è realmente,
cioè popolo di Dio. La Chiesa viene vista come una istituzione pubblica simile alle altre;
alcuni sottolineano che la Chiesa fa poco per i giovani e per gli anziani e vi è la richiesta
della realizzazione degli oratori. Per quanto riguarda le persone consacrate vi è una
forma di rispetto nei confronti dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, in alcuni casi
la gerarchia viene vista negativamente a causa del suo presunto distacco dalla vita sociale.
In molti casi è evidente che la preghiera è una dimensione personale e non viene
richiesto l’aiuto e la guida dei sacerdoti. Si nota da questi questionari scarsa conoscenza
della fede cristiana e indifferenza per quanto riguarda l’impegno in parrocchia.
La Chiesa celebra
I sacramenti sono per quasi tutti dei momenti importanti nella vita, emergono però
anche elementi di consumismo e di sfarzo che non li fanno gustare nella loro piena
realtà. Da poche persone vengono considerati come una scelta di vita.
La Messa domenicale è una tradizione, un pedaggio da pagare; sono pochi quelli che
la considerano come l’incontro con Cristo e con i fratelli. Le celebrazioni risultano
accettabili e ben fatte, aiutano a pregare, si nota anche in questo argomento il distacco
netto tra quello che si celebra e la vita quotidiana. Risulta che occorre maggiore
partecipazione prima di fare accedere ai sacramenti.
La Chiesa testimonia
I valori che emergono su tutti sono: l’amicizia, la solidarietà, l’impegno nella vita
sociale. Per tutti la famiglia è il punto essenziale della vita. Per quanto riguarda la famiglia
molti richiedono un impegno maggiore da parte della Chiesa; la Chiesa dovrebbe aiutare
di più nella preparazione al Matrimonio e creare maggiori iniziative per avvicinare e far
crescere nel cammino di fede le famiglie. Ci si rende conto che occorre dare più spazio
alla catechesi e essere più vicini ai problemi della gente.
PARROCCHIA B. V. ASSUNTA
Casalcermelli
La Chiesa annuncia
A) Le persone interpellate sono in maggioranza appartenenti a gruppi impegnati
attivamente nell’ambito parrocchiale e quindi le risposte sono significative, in
maggioranza, di questa realtà. Non vengono espressi dubbi in merito alla propria fede e
i momenti di crisi religiosa vengono vissuti come momenti di crescita. Il credere “per
tradizione” viene visto con una valenza positiva di continuazione di quanto creduto da
coloro che ci hanno preceduto, a patto però che questa fede non rimanga solo tradizione
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ma si innesti nell’esperienza del quotidiano. Tra gli interpellati non si registra indifferenza,
né agnosticismo, anche se vi è abbastanza superficialità sui contenuti di fede; l’influsso
catechistico spesso è fermo a quanto appreso da piccoli a catechismo senza la ricerca di
un approfondimento; la predicazione domenicale è vista come approfondimento della S.
Scrittura, mentre spesso dà fastidio quando tocca temi morali.
B) A proposito di Dio-Cristo-Chiesa-vita eterna si nota una fede radicata anche se
non approfondita nei contenuti; parlando di Chiesa-istituzione umana si fa notare la
poca credibilità tra il proclamato e il vissuto, tra povertà evangelica e sfarzo nelle
celebrazioni, tra insegnamento morale e esempi di vita sacerdotale negative spesso
amplificate dalla stampa e dai mass-media. La conoscenza delle S. Scritture è in generale
limitata a parte dei Vangeli, ai dieci comandamenti, a quanto viene proclamato nella
liturgia domenicale, anche se mancano approfondimenti da parte di singole persone.
C) La preghiera viene vista da molti come “colloquio con Dio” al di fuori di formule
precostituite, come sostegno nei momenti di difficoltà; è posta in evidenza la preghiera
individuale, mentre la preghiera di gruppo e comunitaria è vista con uno sguardo marginale,
che non implica un coinvolgimento emotivo; anche la celebrazione domenicale della
Messa viene ad essere più “ascoltata” che partecipata.
D) Il rapporto fede-vita quotidiana, come esposto precedentemente, viene visto come
una realtà individuale. Tutti sottolineano il forte contrasto tra i valori proposti dalla
nostra fede e quelli vissuti nel mondo odierno, dove il credere dovrebbe porsi in un
continuo andare controcorrente. A livello di singoli, la morale del perdono e del “porgere
l’altra guancia” è vista da molti come un’utopia, e la massima nel quale si può riassumere
lo stile di vita è “non bisogna farsi calpestare”.
La Chiesa celebra
Il giudizio espresso sulle celebrazioni è positivo. La partecipazione alle celebrazioni
da parte degli interpellati è discreta anche se sono numerosi coloro che limitano la
comunione eucaristica ed il sacramento della riconciliazione ai periodi di Natale e Pasqua.
I sacramenti sono vissuti come momenti importanti, anzi essenziali della vita della
Chiesa; diverse persone sottolineano però più l’aspetto di fatto “sociale” (in occasione
di Matrimoni, Battesimi, Cresime.) che l’evento spirituale. La religiosità popolare e la
tradizione popolare sono viste come un riallacciarsi alle proprie origini storiche, alla
“fede dei nostri padri”, alla cultura religiosa specifica del luogo. Le pratiche devozionali
sono più accettate dalle persone anziane, mentre hanno scarsa incidenza sui giovani.
La Chiesa testimonia
La Chiesa fa notizia, sia in positivo che in negativo: positivamente quando si impegna
nel sociale, verso i poveri e le persone emarginate; negativamente quando si preoccupa
più di realtà venali che spirituali e quando i cattivi esempi vengono amplificati dai massmedia. I valori di riferimento tra credenti e non credenti sono spesso diametralmente
opposti: ad una realizzazione di se stessi come persona davanti a Dio da parte dei credenti
si contrappone la ricerca del soddisfacimento delle realtà contingenti ed immediate da
parte dei non credenti, il “vivere alla giornata” cercando di essere il più felice possibile.
L’insegnamento morale cristiano viene genericamente accettato. L’insegnamento
morale cristiano in campo sessuale viene criticato e giudicato antiquato rispetto alla vita
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odierna. Si nota una forte accentuazione individualistica a livello morale anche da parte
di persone molto praticanti. Da parte degli interpellati si registra un impegno cristiano
nei confronti degli altri. Si sottolinea che l’impegno per la giustizia, per la solidarietà,
per il bene comune non sono viste come una prerogativa cristiana, ma sociale.
Si sottolinea la dimensione della Chiesa come santa peccatrice, dove si parla troppo
e si agisce poco, dove esistono forti contrasti tra Chiesa ideale e Chiesa concreta, dove
i valori sembrano più parlati che vissuti.
PARROCCHIA di S. ANTONIO
Valenza
La Chiesa annuncia
Si rileva un notevole ruolo dell’educazione religiosa ricevuta: sono molti infatti coloro
i quali hanno studiato presso istituti religiosi. Grande incidenza hanno la tradizione
familiare e oratoriale; minore, anche se presente, la fede scaturita da un incontro. Rilevante
è il passaggio, per alcuni, da una fede per tradizione ad una presa di coscienza personale
della propria fede. Si evidenziano numerosi riferimenti al rapporto con il movimento di
Comunione e Liberazione. Non si evidenzia indifferenza verso la fede. Emergono, in
relazione alle altre religioni, due pari atteggiamenti:
- uno per il quale sono valide tutte le religioni che professano validi messaggi;
- un altro, opposto, che fa prevalere decisamente il cristianesimo.
La conoscenza del Vangelo è generale ma superficiale. Si auspica una migliore
conoscenza data la sua importanza per una vita. Tuttavia conflitti interiori inducono
anche a porsi in contrasto con esso. La maggiore difficoltà è sempre metterne in pratica
gli insegnamenti. Il Padre nostro è una preghiera conosciuta, tuttavia si preferisce il
diretto colloquio con il Signore. Il ricorso alla preghiera è saltuario e breve; se quotidiano
è spesso distratto. In ogni caso vi si ricorre nel momento del bisogno. Si percepisce la
coscienza della propria limitazione verso la morte, per comprendere la quale si ritengono
necessarie fede e ragione. Pur credendo nella vita dopo la morte, risulta una certa titubanza
a parlarne. Vi è una tendenziale certezza del fatto che Cristo sia presente attraverso la
Chiesa o attraverso ognuno di noi e del fatto che ci offra amicizia: resta però la difficoltà
a concepirlo proprio come rapporto di amicizia.
La libertà è intesa come felicità. Si evidenzia la tendenza a concepirla come totale
adesione a chi si ritiene di appartenere. Vi è consapevolezza del fatto che è l’uomo che
sbaglia nelle sue scelte: nonostante la realtà che ci circonda (le guerre) possa indurre a
pensare il contrario, vi è nelle persone una base di speranza e di ottimismo che rendono
sempre attuale il progetto di Dio su di noi.
La Chiesa celebra
Generalmente si afferma che i sacramenti sono bene amministrati, tuttavia si denuncia
la mancanza di una seria preparazione in proposito: si ritiene che vi sia molta superficialità
da parte dei fedeli che si accostano ai sacramenti, soprattutto per quanto riguarda il
sacramento del Matrimonio.
La Messa è ritenuta un momento importante e di comunione. Vi è chi lo ritiene un
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precetto cui obbedire, un obbligo. Si riconosce però che l’ideale sarebbe sentire il bisogno.
Risulta in generale rispetto nei confronti della vita consacrata, tuttavia si auspica una
maggiore coerenza e una maggiore presenza da parte dei sacerdoti e delle suore anche
all’esterno delle parrocchie. Si richiede infatti una maggiore dedizione verso i giovani,
per i quali dovrebbero essere dei trascinatori. Si auspica ancora la necessità di più
numerosi esempi provenienti da sacerdoti e suore.
La Chiesa testimonia
Famiglia, rispetto del prossimo, solidarietà, amore, felicità, pace sono tra i valori più
citati; vi è comunque difficoltà ad avere solidarietà verso chi “non merita” anche se è
ammessa in via di principio.
Determinante è stata l’esperienza dell’alluvione e dello slancio di solidarietà che ne
è scaturito. Grande valore è stato dato all’amicizia, ritenuta in grado di cambiare la
propria vita; anche se però sono sempre presenti notevoli difficoltà nei rapporti umani.
Si sente la necessità di aiutare chi ha bisogno, di collaborare per un mondo più giusto e
di aumentare la proprie amicizie. Si teme la solitudine, l’indifferenza, la mancanza di
ideali, lo sfruttamento, le guerre.
Pur essendo numerosi coloro i quali affermano di sentirsi parte di una comunità o di
un gruppo, traspare la paura della solitudine; quest’ultima da molti è ritenuta una scelta.
Sono molti coloro i quali cercano il confronto con gli altri, ma altrettanto evidente è la
velata necessita e/o predisposizione ad agire da soli. Generalmente non ci si sente
responsabili dei drammi e dei mali del mondo verso i quali si preferisce astenersi da ogni
giudizio. Si sente la necessità di un impegno personale, ma lo si ritiene difficile da
realizzare. Sull’impegno della Chiesa in questo senso si da un giudizio più negativo che
positivo. Si chiede alla Chiesa che sia più presente e che effettui una catechesi che
trasformi i fedeli in veri credenti; si sente la necessità di più frequenti incontri con la
partecipazione del Vescovo, il quale dovrebbe operare una verifica dei propri ministri; si
auspica la rivalutazione di vecchie usanze. Si denuncia la mancanza di povertà della
Chiesa.Si ritiene che la comunità parrocchiale abbia molta incidenza nella vita odierna;
si constata però che nonostante ciò la gente non la frequenta.
Si evidenzia che il cristiano ha dei diritti e dei doveri e deve agire con le opere.
Soprattutto deve avere coscienza della presenza del Cristo, perché diffusa e l’incoerenza
tra ciò che si professa e ciò che si applica. Sono ritenuti peccati l’allontanarsi da Dio, il
sostituirsi a Lui e essere Dio in se stessi, interrompere il rapporto con Dio e non voler
amare. Risalta il pensiero che in ogni momento si è peccatori e il ritenere i dieci
comandamenti dei precetti da non violare. Sono ritenuti generalmente peccati gravi il
rifiutare di essere perdonati e uccidere.
PARROCCHIA S. ROCCO
Alessandria
Osservando le risposte date in special modo dai giovani e dalle persone di età media,
si riscontrano incoerenza tra una risposta e l’altra. La nostra impressione è che molto
spesso la gente non dice quello che pensa.
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Si intravede in alcuni questionari l’ostentazione del sapere (guarda come sono colto
e saggio). Un conto è rispondere bene avendo imparato la poesia a memoria, un conto è
rispondere con quello che hai nel cuore. In conclusione crediamo che ci sia una percentuale
di credenti non praticanti molto grossa, e una percentuale più piccola di credenti che
non ha idee molto chiare.
Quando iniziammo i lavori, convocammo circa un centinaio di persone e dopo una
buona spiegazione sia sul Sinodo che sul significato delle domande, una per una, le
prime reazioni dei convenuti furono critiche verso il questionario e verso le domande, a
loro dire troppo difficili.
Ci prodigammo a spiegare l’utilità e l’occasione per poter dire la nostra, nonché il
segno di umiltà della Chiesa che si interrogava e diceva: “Penso d’aver sempre cercato di
servirvi bene, ma se così non è stato diteci cosa volete, o almeno suggeriteci, eventuali
cambiamenti”. Crediamo di essere stati chiari e di aver perorato la causa con passione,
non sappiamo se ci siamo riusciti, ma ci auguriamo di si.
PARROCCHIA di S. NICOLAO
Tassarolo
2) Cercare di seguire i comandamenti.
3) Pensiamo che l’insegnamento di Gesù Cristo nella nostra società attuale sia ancora
un aiuto per affrontare la violenza e di conseguenza i “rami” che essa prende.
4) Conosciamo il Vangelo di Gesù Cristo in maniera superficiale. Lo riteniamo
importante e sentiamo il forte bisogno di conoscerlo.
5) Ne siamo estremamente convinti.
6) Siamo ottimisti quando vediamo che le cose intorno a noi vanno per il meglio, le
persone si capiscono e si aiutano e si avverte un clima di pace generale. Ci sentiamo
amareggiati quando subiamo dei torti e quando ci accorgiamo dei problemi gravi della
nostra società.
7) Riteniamo che la Chiesa e alcune persone che la rappresentano dovrebbero essere
più disponibili e “aperte” ai problemi attuali. Vorremmo che le chiese della nostra Diocesi
cambiassero proprio in questo campo, ovvero si occupassero maggiormente delle realtà
attuali, quali: persone in situazione di diversità (portatori di handicap), persone anziane
e ritrovi per giovani per discutere dei problemi giornalieri.
8) Quando parliamo di impegno pensiamo ad aiutare chi ha bisogno, e a collaborare
alla realizzazione di un mondo più giusto, basato sulla giustizia e sul rispetto reciproco.
9) Quando pensiamo a noi stessi, ci sentiamo parte viva e attiva sia di un gruppo che
di una famiglia, un po’ meno per quel che riguarda la comunità.
10) Generalmente quando ci troviamo di fronte a scelte importanti, cerchiamo di farle
da soli. Solo quando non riusciamo a trovare soluzioni corrette, cerchiamo aiuto da altri
(familiari e amici).
13) Conosciamo la preghiera del Padre nostro. Preghiamo solitamente alla sera e
comunichiamo con Dio come se fosse un nostro amico.
16) Nella nostra vita vi è spazio per la Messa; pensiamo che sia un momento importante
perché ci sentiamo più vicini a Dio.
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PARROCCHIA N.S. della PIETÀ
Valenza
Rapporto con il Vangelo di Gesù Cristo
3) Nella generalità delle comunità si riscontra molta difficoltà ad accettare il messaggio
di solidarietà, perdono servizio verso chi non merita. Anche le persone che si incontrano
a Messa e che occasionalmente vivono alcuni momenti di vita parrocchiale non sono
molto disponibili verso una maggiore apertura.
4) Il Vangelo non è molto conosciuto. Generalmente le nozioni si fermano a quelle
apprese al catechismo per ricevere la Comunione e la Cresima senza sentire poi il bisogno
di approfondire il messaggio evangelico. Il Vangelo diventa punto di riferimento nel
momento del bisogno.
13) Il senso della preghiera esiste ancora nelle persone anche se prevale solo nei
momenti di necessità. Le preghiere vengono ancora insegnate dai nonni, infatti mentre
nei bambini è presente la preghiera, essa tende a scomparire nell’età della giovinezza e
per tutta l’età adulta quando normalmente si perdono anche i legami con la parrocchia.
Si ha poi un ritorno della preghiera nella vecchiaia.
14) Sicuramente c’è differenza tra il messaggio di Gesù Cristo e le altre religioni.
Innanzitutto la religione cattolica promuove la libertà dell’uomo mentre le altre lo
costringono entro rigidi schematismi di vita senza approfondire il messaggio di amore e
carità come ci ha insegnato Gesù. La gente accetta le altre religioni ritenendo che ognuno
ha la propria religione per nascita.
18) Si tende a non pensare alla morte. Ci sono atteggiamenti differenti tra giovani ed
anziani. I primi si sforzano di considerarla un evento inevitabile, la vita e la morte non
sono più i grandi misteri dell’uomo, sono eventi consequenziali che naturalmente si
susseguono. Gli anziani preferiscono non parlare della morte e rimanere attaccati ai
momenti belli della vita. L’atteggiamento di chi partecipa a un funerale è che la vita deve
continuare ma non si cerca di migliorarsi, si continua la stessa vita di prima.
20) L’uomo ha riscoperto l’importanza del dialogo come itinerario per scoprire la sua
libertà. Ma non si avverte il bisogno di fondare il dialogo su valori di fondo. Libertà
significa fare quello che si vuole senza ledere il prossimo.
22) La gente chiede al cristiano di oggi di essere coerente col Vangelo.
23) Il peccato è tradire l’amore, ma la gente tende a negare il concetto di peccato così
come lo intende la Chiesa e a sostituirlo con quello di errore.
26) A distanza di duemila anni se ne parla ancora, quindi significa che il messaggio
è ancora vivo. Vi sono poi degli esempi viventi come Madre Teresa di Calcutta che sono
molto apprezzati da tutti forse proprio perché contribuiscono a rendere il Vangelo lettera
viva oggi.
Rapporto con la Chiesa
La Chiesa può essere vista sia in positivo sia in negativo.
Positivo: In sé insegna valori perenni, anche il mondo non credente non può non
rispettarli.
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Negativi: Ci sono incongruenze da parte di chi vive la Chiesa, sia religiosi che laici.
Si può non approvare il comportamento del Popolo di Dio (tutti i battezzati) e le loro
ricchezze. Non viene accettato il fatto del non mantenere la castità. Falsità nel vivere da
popolo di Dio. Si dovrebbe cambiare facendo più comunità. Bisognerebbe trasmettere il
cristianesimo con l’esempio. Certe volte la Chiesa prende posizioni troppo radicate.
Convivenza anziché matrimonio. Il sacramento è visto in modo molto problematico, c’è
la paura del legame, della responsabilità. Troppe critiche al Papa, che viaggia troppo. I
viaggi vengono visti come sperpero di denaro. Forse i preti vivono in modo troppo solitario,
“I sacerdoti a Valenza sono dei solitari” isolano le parrocchie. Il prete deve approfondire
il rapporto con le famiglie. I parroci a Valenza sono molto chiusi con le comunità.
La Cresima dovrebbe essere spostata in età più avanzata. Il sacramento opera perché
vi è la Grazia divina, ed è il regalo più grande che un genitore possa fare a un figlio.
La Chiesa ha sempre valorizzato la vita. “Tenere presente che Don Ezio Vitale è
andato in missione perché si è realizzato più là che non a Valenza”.
PARROCCHIA di S. MARIA
Pecetto
La Chiesa annuncia
A - Molti si dichiarano credenti anche se la formazione religiosa è carente sia per la
scarsa frequentazione delle funzioni sia per la insufficiente conoscenza della Parola del
Signore. Per la maggior parte di costoro l’unica formazione è quella ricevuta da bambini
che poi si sono persi nel cammino senza sentire la necessità di approfondire la religione
e che vivono in una totale indifferenza. Tutti, anche coloro che si dichiarano fermamente
credenti, esprimono dubbi di vario genere dovuti principalmente alla poca conoscenza
della Bibbia e della storia della religione cattolica ad iniziare dall’Antico Testamento.
Molti credono soltanto per l’insegnamento ricevuto dai genitori e seguono i riti
tradizionali senza però avere un sincera fede. Una formazione più incisiva ad iniziare
dall’infanzia potrebbe dare dei risultati, perché oggi sono sempre meno i credenti. La
predicazione nelle funzioni domenicali è di vitale importanza per l’approfondimento
della conoscenza della religione e viene indicata come tappa fondamentale da tutti coloro
che frequentano la Chiesa; il vero problema è comunque la partecipazione molto limitata
alla Messa domenicale.
B - Riguardo al tipo di fede che emerge parlando con le persone si nota sicuramente
confusione nelle coscienze e, soprattutto, un certo senso di indifferenza e di sicurezza
nelle proprie convinzioni. La fede non dovrebbe ridursi a credere unicamente in ciò che
più piace o che fa comodo. Il pensiero dei cattolici, però, assume spesso aspetti contrastanti
e anche coloro che frequentano il mondo della Chiesa tendono a perdere di vista ciò che
conta veramente. Le immagini di Dio e Cristo divengono molto personalizzate e il
messaggio divino quasi si “gestisce” in privato. Ognuno di noi dovrebbe, sì, avere un
rapporto personale con Dio ma sempre seguendo le direttive della Chiesa e del Papa.
Anche i credenti convinti mostrano dubbi e perplessità circa l’infallibilità del Papa. Non
si dovrebbe dimenticare che il Papa è portatore del messaggio divino e che la sua figura
di uomo scompare per parlare con amore a tutti gli uomini.
67
Per quanto riguarda la vita eterna s’incontrano spesso dubbi e paure proprio nei
credenti che non dovrebbero temere l’aldilà perché, anche se sconosciuto sarà sempre
manifestazione dell’amore divino per le proprie creature. A volte si dimentica come la
vita eterna sia una continuazione spirituale e non più legata al mondo terreno della vita
già condotta. Il cosiddetto “ritorno alla religione” sembra essere abbastanza utopistico a
causa della dilagante soggettivizzazione di fede e di coscienza. Evidentemente le persone
si lamentano della solitudine che invade l’animo umano ma non riescono ad avvicinarsi
all’insegnamento della Chiesa con umiltà e profonda convinzione. Inoltre, gli stessi
cattolici, praticanti ed a volte timorosi del giudizio divino, dimenticano facilmente gli
insegnamenti per crearsi una morale personale, adattabile al momento presente che si
vive. La morale è rimasta invariata per gli uomini della Chiesa ma i credenti si sentono
autorizzati a modificare le regole, giustificando anche il proprio agire. Spesso si emargina
la Chiesa e si ritiene l’insegnamento che essa impartisce superato, poco al passo con i
tempi.
C - In generale non esiste una capacità di valorizzare le proprie risorse spirituali, non
esiste una cultura veramente religiosa fondata sul dialogo come “espressione” di un
rapporto personale. Dio non è visto e vissuto come un “Tu” credibile. La preghiera viene
espressa in relazione ai bisogni. Essa viene concepita come un momento di sentimenti
passeggeri. Povera e ridotta all’osso risulta poi la preghiera orale, tradizionale; le formule
si impoveriscono sempre più dei contenuti e i giovani non pregano più. Sparuto è il
numero delle persone che accolgono la preghiera comunitaria di adorazione: la preghiera
è un bisogno, quando viene sentito, esclusivamente personale.
La Chiesa celebra
Generalmente la gente pensa che i sacramenti abbiano un ruolo importante nella vita
spirituale di ciascuno. C’è però una notevole differenza tra il partecipare alle celebrazioni
sacramentali e l’accettare pienamente l’insegnamento che dai sacramenti deriva. Oggi,
infatti, molti vogliono i sacramenti ma si comportano in modo molto differente nella
vita. Ha perso molta importanza la confessione alla quale pochi si accostano con frequenza
pur partecipando alla comunione. Molti pur non frequentando la Chiesa, accettano il
matrimonio religioso perché la cerimonia è molto più suggestiva.
La “religiosità popolare” è molto importante, in quanto segno di una Fede sincera e
spontanea, anche se in alcune manifestazione appare quasi a livello di superstizione e di
ricerca del miracolo.
La Chiesa testimonia
Sicuramente la comunità cristiana alessandrina è molto attenta ad iniziative di vario
genere per coinvolgere la gente. Alcuni sacerdoti sono molto vicini ai giovani cercando
di comprenderli e di aiutarli. Forse oggi più che mai i giovani hanno bisogno di parlare,
di confidarsi e di frequentare persone preparate e capaci di orientarli nelle scelte della
vita. Anche la Chiesa con le sue guide cerca di aiutare, ma spesso chi non crede prende
ogni preteso ed ogni fatto di cronaca che fa discutere per screditare la Chiesa.
I valori dominanti fra le persone sono: amicizia, famiglia, amore, solidarietà, denaro,
successo personale. I valori sono sempre rivolti a situazioni concrete della vita di tutti i
giorni, e malgrado siano molto pubblicizzati, i “buoni sentimenti” esistono solo in minima
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parte. Il comandamento dell’amore è compreso e vissuto molto superficialmente e fra la
gente domina il desiderio di non farsi coinvolgere più dello stretto indispensabile. Questa
dilagante mentalità arrivista ed egoista ha come conseguenza una scarsa, se non inesistente,
adesione all’insegnamento morale cristiano. Per questo spesso il cristiano agisce secondo
criteri personali e ogni devianza del mondo moderno è facilmente tollerata. Al tempo
stesso spesso il credente pensa che il suo compito si esaurisca con l’ascolto della Messa
domenicale. Le decisioni sulla morale sono dunque un fatto strettamente personale, per
questo secondo alcuni, addirittura, il Papa non dovrebbe permettersi di interferire in
scelte si vita private. Poco è il valore attribuito alla preghiera. Molti giovani non conoscono
neanche le preghiere per cui il valore del rapporto seppure intimistico con Dio non
esiste. Sicuramente non esiste una comunione profonda con Dio e risulta preoccupante
come molti vivano serenamente la propria vita non sentendo la necessità del conforto
morale della preghiera.
L.C. (?)
La Chiesa annuncia
A) Le persone che frequentano poco sono quelle che esprimono più dubbi. Tra quelle
che adempiono al precetto festivo prevale un certo tradizionalismo. Genericamente si
riferiscono al passato all’educazione ricevuta. Sono fermi ad una catechesi da bambini.
Anche fra coloro che si occupano della parrocchia (catechisti, lettori, ecc.) non risulta
vi sia una grande capacità di comprensione reciproca. Pare di assistere ad una gara per
mettere in evidenza i propri meriti.
B) La maggioranza crede in Dio che governa e giudica. In Cristo che ha sofferto ed è
morto, risuscitato, ma pochi si soffermano a considerare il perché di tutto questo: è
evidente, perciò, la scarsa conoscenza delle Scritture.
C) Molti affermano di pregare. Quasi sempre per chiedere, qualche volta per
ringraziare. Pochi pensano di rendere ogni atto della giornata una preghiera.
D) Non sempre si riesce a essere coerenti, ma in genere c’è equilibrio tra ciò che si
crede e come si vive.
La Chiesa celebra
1) I giudizi emersi sono opposti: c’è chi è contento delle celebrazioni solenni, e
accuratamente preparate, altri invece le trovano troppo “sceneggiate” e gradirebbe funzioni
più brevi.
2) L’impressione dominante è che si senta la partecipazione alla Messa come un
“dovere”.
3) No
4) Pare che siano dei sacramenti poco evangelizzati.
5) L’impressione è che la religiosità vada scomparendo, almeno nelle fasce di età più
giovani.
La Chiesa testimonia
1) Si può dire che la comunità alessandrina fa notizia. Quasi sempre però se la notizia
è negativa.
69
2) Sia i credenti che i non, tendono agli stessi valori: fratellanza, pace, salute, amore.
3) Piuttosto superficiali a parole.
4) E’ proprio il caso di dire un generico “vogliamoci bene”.
5) Parlati, parlati.
COMUNITÀ PARROCCHIALI
Castellazzo Bormida
Gruppo adulti
1) La Chiesa ci ha dato da sempre un’immagine positiva intesa come comunione dei
credenti, però noi, unitamente a coloro che la presiedono, non sempre sappiamo mettere
in evidenza i valori che la Chiesa porta in sé, a causa della superficialità, della mancanza
di coerenza, per lo scontro nelle impostazioni ed esecuzione dei programmi, che
impediscono talvolta una uniformità di intenti.
2) Emergono il senso dell’onestà e l’amore per il prossimo.
3) Il messaggio di solidarietà è attuale per la grande richiesta di amore che c’è e va
diffusa e applicata senza distinzione di merito, distinzione che è frutto di giudizi umani
e soggettivi. Così dal Vangelo di Cristo.
4) In linea di massima, la risposta è positiva, però si rileva in molti la necessità di un
approfondimento per farne un punto chiave in molteplici aspetti della vita.
5) L’amicizia è ritenuta l’espressione migliore del rapporto con gli altri e impegna le
parti in uno scambio leale di affetti e di aiuti e può operare cambiamenti importanti.
6) Fatti ed esperienze attuali del mondo amareggiano più che rendere ottimisti; però
i grandi esempi di solidarietà e di partecipazione senza interessi (ultimamente vissuti)
inducono ad un po’ di ottimismo.
7) E’ concorde il giudizio su una Chiesa non ancora disposta ad una completa apertura.
Si vorrebbero i rappresentanti maggiormente attenti e partecipi alla vita comunitaria,
quindi una Chiesa a cui si possa fare riferimento continuo.
8) E’ sottolineato uniformemente l’impegno alla collaborazione e all’aiuto a chi ha
bisogno, non trascurando le necessità della famiglia.
9) Nell’ambito di questa risposta il termine “solitudine” è molto raro; emerge la
consapevolezza di far parte vive della famiglia o di una comunità.
10) L’indipendenza è la caratteristica che predomina, senza però escludere il confronto.
11) La figura del sacerdote non risponde alle caratteristiche del rappresentante di
Cristo. Si vorrebbe un prete che scenda in mezzo alla gente, camminando di pari passo,
con umiltà e sensibilità. La vita consacrata è una scelta e come tale va rispettata, aiutata,
sostenuta, considerando il lato umano.
12) La birreria e la discoteca non sono determinanti. Indispensabile è avere valori.
13) Tutti conoscono il “Padre Nostro” e lo recitano spesso e volentieri e nei momenti
più vari unito ad altre forme di preghiera.
14) Dalla lettura delle risposte per tutte le religioni, considerando i punti di riferimento,
le affinità e le sfumature con la nostra. La differenza tra il messaggio di Cristo e le altre
religioni si legge nella parola “redenzione”.
15) Gli intervistati si esprimono sui sacramenti: Battesimo-Cresima-Comunione-
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Matrimonio con un giudizio positivo, ritenendoli importanti. E’ necessario però che i
sacerdoti li sappiano presentare unitamente alla famiglia e alla comunità, e viverli con la
fede.
16) La Messa è ritenuta un momento importante da vivere non come obbligo, ma
come mezzo per estraniarsi dal mondo e entrare in sintonia con Dio. Essa, insieme alla
preghiera personale e a comportamenti adeguati, ci qualifica: cristiani.
17) Un terzo degli intervistati ha ritenuto di non saper rispondere a questa domanda.
Per i rimanenti la scelta venne fatta dai genitori divenendo quindi con la parola e con
l’esempio modelli a cui ispirarsi.
18) Chi partecipa a un funerale ha la coscienza dell’aldilà. E’ un momento di analisi
che può lasciare sereni se sostenuti dalla fede e turbati in caso contrario. Si richiede un
maggior raccoglimento.
19) Vi è una conoscenza unanime di Gesù Cristo con il quale si ha un dialogo che
apre alla fiducia e all’amicizia.
20) Il Vangelo di Cristo è motivo di dialogo e consente di aprire all’uomo molte
strade per arrivare a Lui. Gesù Cristo non si impone, ma si propone, è tanto grande
l’amore che ci ha dimostrato che non possiamo che ricambiarlo.
21) Tutti ritengono che di fronte ai drammi di oggi, sia più utile agire che giudicare
anche se nel momento della richiesta di aiuto siamo portati a scaricare su altri l’impegno.
Prevale la non responsabilità. I problemi sono tanti e grandi e la Chiesa impegna le sue
forze al meglio, ma non sempre i risultati sono quelli sperati.
22) Nell’apparenza esteriore non c’è differenza tra un cristiano e uno che non lo è.
La differenza è che il cristiano a una risposta a tutte le sue domande, l’altro no.
23) Il peccato è una trasgressione volontaria alla legge di Dio. Uccidere fisicamente e
moralmente è il peccato più grande; seguono: violenza - egoismo - indifferenza.
24) Le comunità parrocchiali sono decisamente importanti per la vita della comunità
in genere; dovrebbero però essere più operative con i giovani che risentono della solitudine
e dell’abbandono delle famiglie, quindi si auspica la necessità di creare intorno a loro
spazi vitali per alimentare la fiducia che è venuta meno, il coraggio per affrontare le
difficoltà, lo spirito di aggregazione e la ricerca dei valori che li sostengano.
25) La Chiesa alessandrina in stato di Sinodo dovrebbe essere più unita. Ci sono
molti fuochi, ma sparsi. Gli stessi sacerdoti non sanno creare legami e talvolta notiamo
anche ostilità che non giovano certamente alla rinascita dello Spirito cristiano ... tutto
da rifare.
26) La figura del “Cristo” non fallito entra vistosamente nella quotidianità della nostra
vita. Cercarlo vuol dire trovarlo!
Gruppo giovani
La Chiesa annuncia
A. Riguardo alla propria fede i ragazzi non esprimono dubbi né adesione convinta, la
maggior parte di loro si sente cristiano perché così gli è stato indicato dai genitori, la
fede quindi, è per loro più una tradizione, una consuetudine, piuttosto che una scelta
personale, alcuni poi dicono di essere cristiani perché gli è stato “imposto” dai genitori.
Tutto questo spiega la loro sostanziale indifferenza alla religione in generale. Dalle risposte
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emerge una pressoché totale ignoranza dei cardini della fede cristiana, il catechismo
impartito loro si è dissolto in fretta lasciando il vuoto non colmato da un qualsiasi altro
valore. Purtroppo si introduce anche un loro “abbandono” da parte degli adulti,
specialmente dai genitori: nelle famiglie non si discute più di fede e religione, e sovente
i genitori non costituiscono un esempio per i figli. La mancanza di dialogo tra genitori e
figli si rispecchia anche nella fede, spesso le loro domande non trovano risposta da parte
dei padri, sarebbe necessario più un catechismo per la famiglia che non per i singoli
giovani. In conclusione la mancanza di fede di molti giovani più che imputabile
direttamente a loro è una conseguenza dell’ambiente famigliare in cui vivono.
Pochi sono i ragazzi che frequentano la Messa la domenica, pochi ma forse buoni,
infatti molti di quelli che frequentano sanno citare le omelie tenute dal sacerdote, cosa
che evidenzia una loro attenzione durante le funzioni e non una mera partecipazione
fisica.
B. Dai colloqui avuti con i ragazzi si evidenzia una loro scarsissima conoscenza della
Sacra Scrittura, che si limita agli insegnamenti ricevuti a scuola e al catechismo, ma
anche questi sembrano essere stati dimenticati in fretta. Da parte di alcuni c’è la richiesta
di approfondire il Vangelo, però con metodi diversi da quelli usati nel catechismo. Per
la maggior parte di loro la fede significa solo Dio e Cristo, solo alcuni citano il Papa,
non sanno però spiegare che cosa è la fede per loro se non un generico qualcosa che
attiene a dopo la morte. Sicuramente c’è da parte dei ragazzi una laicizzazione della
morale dovuta anche ai modelli di vita proposti loro dai media (televisione in testa), non
si riscontra invece una soggettivizzazione della fede forse anche perché la conoscono
troppo poco. Riguardo al ruolo della Chiesa non c’è sicuramente emarginazione da parte
dei giovani, anzi mostrano sovente una apertura di idee superiori agli adulti. Da molti di
loro provengono richieste di un maggiore impegno anche in campo sociale. I ragazzi
inoltre vorrebbero che i preti passassero più tempo insieme a loro.
C. I ragazzi pregano raramente, praticamente solo quando partecipano alla S. Messa
o ad altre funzioni religiose. Per molti di loro pregare significa andare in Chiesa; in casa,
in famiglia non si prega ed in questo si sente la mancanza dell’esempio dei genitori.Dalle
loro risposte non è chiaro il significato che danno alla preghiera e se la vedono come un
rapporto personale con Dio, e neppure se si sono fatti una idea personale di Dio, certo è
che nelle cose importanti dicono di essere sempre soli a scegliere.
D. Chiare sono invece le idee dei ragazzi riguardo a questo tema, la maggior parte di
loro pensa che al giorno d’oggi non sia più possibile applicare gli insegnamenti di Cristo
alla vita quotidiana; si avverte in loro disillusione, rassegnazione e impotenza riguardo
ai fatti che avvengono ogni giorno. V’è quindi in loro una netta separazione tra la
religione, e il modo di comportarsi nella vita quotidiana.
La Chiesa celebra
I giudizi espressi dai ragazzi sulle funzioni religiose sono pochi, e ciò forse è legato
anche alla loro scarsa conoscenza della dottrina cristiana. Per molti di loro “va bene
così” ma si capisce che è una risposta di comodo più che un giudizio critico. Per la
maggior parte dei ragazzi partecipare alla Messa è un obbligo imposto dai genitori oppure
una consuetudine, questo fa sì che la loro presenza sia scarsa, ma quei pochi che la
seguono, la seguono per davvero.
72
Pochi dicono di seguire la Messa insieme ai genitori e questo spiega forse molte cose
riguardo alla loro religiosità. Sul significato della Messa e dei sacramenti i ragazzi non
esprimono pareri, a conferma del fatto che li conoscono poco, invece sulla loro importanza
hanno una ben precisa idea mettendo primo tra tutti il Battesimo. Dalle risposte si capisce
che li considerano spesso delle feste popolari.
La Chiesa testimonia
I ragazzi dimostrano di non conoscere i fatti e gli avvenimenti della comunità cristiana
alessandrina, la comunità che loro vedono e sentono è solo quella parrocchiale oppure
più genericamente “tutti i cristiani”. Sui valori più importanti per loro, quasi tutti mettono
al primo posto l’amicizia confermando il bisogno di sentirsi parte del gruppo, di una
comunità, e questo valore è sicuramente molto sentito, dimostrando in ciò meno ipocrisie
degli adulti.
Conclusioni
Questo questionario è stato molto importante per i ragazzi che forse per la prima
volta hanno avuto la possibilità di esprimere liberamente le proprie idee e le loro
istanze, dimostrando una schiettezza superiore agli adulti, le loro risposte non sono
mai state dettate da convenienza.
La principale richiesta fatta dai ragazzi è quella di un maggior impegno della
Chiesa nel sociale e di una maggiore attenzione nei loro riguardi. La Chiesa secondo
loro deve scendere di più in campo a difesa dei poveri e dei deboli.
PARROCCHIA SANTI MICHELE e PIETRO
Felizzano
La lettura dei questionari compilati ha evidenziato che le persone sono molto attente
alla Chiesa, che da essa si aspettano risposte adeguate agli interrogativi più importanti
della vita, che sono eccessivamente intransigenti sulla loro coerenza ai valori evangelici
predicati. Il clero alessandrino può, quindi, essere ottimista, perché se si impegna a
fondo in rapporto alle proprie capacità, troverà un’ottima risposta da parte dei fedeli.
Sì, Alessandria è una terra da evangelizzare, ma con molte risorse da esplicitare.
La Chiesa annuncia
A. 1) Alcuni esprimono dubbi per quanto riguarda la propria fede.
2) Molti si riferiscono genericamente all’educazione ricevuta in famiglia credendo
per tradizione.
3) Prevale l’indifferenza, ma non mancano persone che esprimono adesione convinta.
4) Credono per convinzione.
5) La formazione catechistica è tradizionale limitatamente a quella del passato.
6) La predicazione domenicale non pare incisiva o interessante, anche se la maggior
parte ritiene la Messa un momento importante, oltre che obbligo, festa tra gli amici, a cui
è bello partecipare. Per qualcuno essa è importante, anche se rivendica la libertà di
andarvi quando ne avverte il bisogno. Non manca l’atteggiamento ironico di chi definisce
73
la Messa “un raduno dove uno parla e nessuno ascolta”. C’è poi chi ammette di faticare
ad assistervi.
B. 1) Emerge una fede più sicura per quanto riguarda Dio e Cristo, le critiche si
fanno più dure allorché si esamina la posizione istituzionale della Chiesa, del Papa, dei
Vescovi, dei sacerdoti e dei religiosi in genere. Da loro ci si aspetta guida spirituale,
vicinanza agli emarginati, ai deboli materialmente e moralmente, attenzione indistinta a
tutti, senza riserve, presenza fisica nei momenti importanti, pazienza, bontà, umiltà e
sincerità; meno atteggiamento burocratico, più coerenza nella loro vita al Vangelo
predicato, spirito di sacrificio e di preghiera. Riguardo all’opinione sulla vita dei religiosi,
molti richiedono la presenza attiva degli stessi nella parrocchia, pur non dimenticando
che il loro compito primario rimane quello di operare nella comunità secondo i principi
evangelici, trasmettendo i valori di solidarietà, amore, carità del Vangelo. Non mancano
suggerimenti e posizioni critiche sulla vita consacrata, che alcuni avvertono inadeguata
e obsoleta. Quasi nessuno ha dubbi sulla vita eterna; qualcuno però si esprime in modo
assai pessimistico sull’utilità degli sforzi umani, vanificati dal niente che segue la morte.
2) Non si è intravisto un alto grado di conoscenza delle Sacre Scritture: la maggioranza
ammette di conoscerle in maniera imperfetta e superficiale, addirittura, per qualcuno è
limitato al solo ascolto domenicale. Non manca, tuttavia, il desiderio di molti di
approfondirne la conoscenza sotto una buona guida per superare le difficoltà e trovare
così la forza di viverla.
3) Si è riscontrata soggettivizzazione della fede e della coscienza, laicizzazione della
morale. Per quanto riguarda il ruolo della Chiesa nel campo della Fede e della morale, a
volte, si è posto l’accento sulla sua emarginazione dovuta all’infiltrazione della politica
e della corruzione di alcuni suoi esponenti. Alcuni lamentano che pur essendo la Chiesa
la Madre (immagine positiva), non sia priva di conflittualità e, in certe situazioni, non al
passo con i tempi: quando non si apre ai più deboli, e si chiude, invece a piccoli gruppi,
favorendo all’esterno l’impressione di selettività.
C. 1) Tutti pregano, la maggior parte alla sera, nei momenti di difficoltà, di debolezza,
di bisogno, di solitudine, di tristezza. Pochi pregano per ringraziare, per lodare, per
gioia. Non manca chi identifica la vita con la preghiera e qualcuno (forse troppo severo
con se stesso) dice di non pregare per bisogno. La preghiera non si identifica con le
formule convenzionali, a volte si predilige il dialogo e la meditazione. Non manca chi la
identifica con un semplice grazie, con la partecipazione alla Messa e con opere buone.
2) E’ molto forte l’idea di un Dio personale, con cui si può colloquiare e di cui ci si
può fidare e affidarsi, certi di essere esauditi.
La Chiesa celebra
D. 1) La maggior parte è d’accordo sull’importanza dei sacramenti ritenendoli punti
essenziali, patto di alleanza, messaggio di Dio, maggior grazia per chi li riceve e atti che
si compiono per essere cristiani. Solo alcuni li ritengono imposizione dell’ambiente, dei
genitori e privi di significato per come vengono celebrati.
Per il 50% la celebrazione dei sacramenti è approvata nella solennità, ma non nello
sfarzo. Molti condannano il consumismo da cui le famiglie si lasciano coinvolgere.
Le richieste sono di posticipare: Battesimo, Comunione, Cresima e di festeggiarli in
parrocchia, per restituire agli stessi il significato proprio. Si richiede per riceverli, una
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maggiore preparazione e si auspica una maggiore coerenza nella pratica.
2) Vedi 6-1-A
3) Vedi 1-2-D
4) Si può tranquillamente affermare che sia diffusa l’idea di una sostanziale
sacramentalizzazione senza evangelizzazione.
La Chiesa testimonia
E’ difficile rispondere in quanto dai quesiti delle domande non emerge nulla, a meno
di interpretare in maniera negativa il limitatissimo numero di risposte ai questionari. La
Chiesa è impegnata su vari fronti, anche se per molti non fa notizia perché ancorata a
posizioni “medioevali” ed è troppo spesso “autoritaria”. Alcuni arrivano a rifiutarla. I
valori dominanti per tutti, credenti e non, sono: amicizia, onestà, trasparenza, solidarietà.
L’adesione all’insegnamento morale cristiano appare piuttosto positivo.
E’ molto diffuso il desiderio di aiuto reciproco tra fratelli, ma emergono difficoltà e
talora atteggiamenti aspri, legati alla natura umana, risultanti perciò lontani dall’amore
evangelico. “Fatti più in là con i tuoi scarponi” è il motto corrente secondo un
parrocchiano. I valori apparentemente sembrano più parlati, ma il diffuso desiderio di
impegnarsi a viverli, a conoscere meglio la Parola di Dio, a donarsi all’altro, fa pensare
che siano “vissuti”, per lo meno potenzialmente.
PARROCCHIA CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Alessandria
La Chiesa annuncia
Innanzitutto è necessaria una precisazione: in tutte le risposte emerge
un’interpretazione di “Chiesa” come gerarchia, non sempre come “popolo di Dio” inserito
in Cristo e quindi corresponsabile di un cammino di fede. Per ciò che concerne i quesiti
relativi al primo punto non è possibile offrire risposte precise in quanto il questionario
su cui abbiamo lavorato non prevede in modo specifico il tema proposto. Tuttavia si può
leggere tra le righe una esigenza di fede vissuta soprattutto nella difesa dei valori umani
e una religiosità fondata sui principi tramandati dai padri. Si può osservare in un
questionario una indicazione sulla predicazione domenicale: vi si afferma che l’omelia
non basta per una evangelizzazione autentica. Si auspica da più parti una formazione
catechistica per i giovani, come per gli adulti e per gli anziani. E’ evidente che la Scrittura
non è da tutti sufficientemente conosciuta.
Per ciò che riguarda la lettera B, n. 3, si legge in alcuni questionari il rifiuto
dell’intervento della Chiesa nei confronti di decisioni personali, in nome della propria
libertà. Si invita addirittura qualche “prelato” a rileggere più attentamente il Vangelo
che all’interessato sembra essere stato stravolto!
Per ciò che riguarda la lettera C, si auspica più preghiera e meno chiacchiere e si
chiede più partecipazione nella recita dei Salmi.
La Chiesa celebra
Da una parte non si approva una certa indulgenza verso la novità (concerti -
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rappresentazioni) che ci vengono dalla società secolarizzata e dall’altra si disapprova la
scarsa elasticità del clero verso l’evoluzione dei tempi, sia negli atteggiamenti che nella
celebrazione dei riti. Tuttavia, secondo le nostre esperienze, riteniamo che il Popolo di
Dio, nelle celebrazioni sacramentali (Comunioni-Cresime-Matrimoni) dia troppa
importanza alle apparenze a scapito del valore del sacramento. E tutto questo nonostante
l’invito dei parroci alla moderazione. Nella nostra parrocchia rileviamo una buona
partecipazione alla Messa, ma dobbiamo constatare che una certa percentuale di fedeli
arriva a letture ultimate. Si lamenta scarsa frequenza ai sacramenti e si chiede una maggiore
possibilità di confessarsi.
La Chiesa testimonia
Alcune comunità hanno una incidenza nella realtà di oggi perché presenti nel
quotidiano, ma in altri casi l’incidenza è scarsa perché le comunità stesse sono latitanti;
i cattolici sono una minoranza, a volte divisi e mancanti di preparazione; perché i sacerdoti
sono pochi e rari sono i momenti d’incontro. Valori dominanti sono l’impegno sociale,
l’accettazione dell’alto, la solidarietà, la difesa dei valori cristiani, la difesa della vita,
l’amore e il rispetto del prossimo, l’umiltà, la sincerità, la mitezza, la pazienza, la
tolleranza. Parlati? Vissuti? Sappiamo per esperienza personale che c’è chi vive questi
valori; forse però si limitano ad auspicarli e vorrebbero vederli realizzati negli altri ...
PARROCCHIA S. MARIA del CARMINE
Alessandria
1) La Chiesa viene conosciuta attraverso un’immagine positiva, però le persone non
sono sempre in grado di trasmettere i valori che la ispirano; pertanto anche un’immagine
negativa può prevalere, nel mondo, quando chi non frequenta riceve informazioni negative,
lontane dalla realtà positiva. Non utilizziamo bene le esperienze positive; soprattutto i
documenti del capo della Chiesa spirituale, il rappresentante di Cristo in terra, cioè il
Papa. Anche le altre componenti, cioè i Vescovi, i preti, i frati, i laici devono essere più
uniti.
2) I valori più importanti per la vita: la fede, l’amore per la famiglia, la pace nel
mondo, la collaborazione nel lavoro, la solidarietà, il rigore e la coerenza di vita, l’onestà.
3) Il messaggio di amore e di perdono è il contenuto dell’insegnamento di Gesù più
difficile da praticare, ma ancora valido.
4) Il Vangelo e il fondamento della vita e bisogna pertanto conoscerlo.
5) L’amicizia può migliorare le persone ma non deve rimanere un rapporto superficiale.
Il rapporto tra le persone deve essere costruttivo, gratuito e comprensivo del dono di se.
Per essere tale deve esprimere il senso dell’amicizia evangelica. Il cristiano può costruire
un rapporto umano sincero anche con persone di fede diversa, purché sia fedele al suo
modello di vita. La persona che si fa stimare può far cambiare vita ai familiari e amici
che non frequentano la Chiesa, col suo esempio.
6) La partecipazione sincera alla vita religiosa è la prima esperienza che consente
l’ottimismo. La guerra, la lite, la violenza, l’ingratitudine, l’immoralità negli spettacoli,
la miseria, l’ingiustizia, sono alcune delle esperienze che amareggiano la vita.
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7) La Chiesa dovrebbe avere il compito fondamentale di indicare la via della salvezza
delle anime e impartire i sacramenti. Le persone che curano i corpi o compiono opere di
carità speciali sono da aiutare. Avere una fede più profonda, non essere ipocriti, valutare
anche i semplici e non solo le persone autorevoli (le autorità non devono essere
privilegiate, anche se devono essere trattate con riguardo e deferenza).
8) L’impegno più importante consiste nel collaborare alla realizzazione di un mondo
più giusto. Impegnare le famiglie per chi ne ha bisogno.
9) In genere ci sentiamo parte viva di una comunità per superare i momenti di crisi e
di solitudine. Nella preghiera non si è soli. Nei momenti più difficili non si è sempre
aiutati dalla comunità.
10) Prima di agire si richiede un raccoglimento personale. Sarebbe auspicabile il
confronto con persone di grande esperienza. Non sempre è possibile fidarsi degli altri,
cioè di coloro che agiscono per interesse o per vanagloria. Tutti vorrebbero contare di
più sul rapporto con gli altri.
11) Il compito dei preti riguarda il ministero e il magistero. Dai preti si attende che
l’esercizio delle funzioni ecclesiastiche sia svolto bene ma anche con abiti dignitosi e
con segni distintivi. Penso bene della vita consacrata dei religiosi e delle suore, soprattutto
per la necessità della preghiera e della vita assistenziale.
12) Non penso bene della vita delle discoteche e della birreria per i rischi di una
rovina morale e spirituale ma anche per il tempo perso. Occorre controllare meglio i
programmi televisivi. Anche i giovani devono imparare a trascorrere il tempo libero con
la preghiera, la meditazione, il riposo onesto e con divertimento equilibrato. I valori
cristiani sono importanti ed è necessario viverli con coerenza in ogni luogo. Ad esempio
anche nel giorno della domenica è necessario vivere con coerenza di fede i valori eterni
e veri di Gesù.
13) La preghiera del Padre nostro è la più importante perché insegnataci da Gesù, ma
sono importanti tutte le preghiere.
14) La religione cristiana è più vera, la cattolica la più praticata nell’occidente europeo
e deve tornare ad essere la più importante.
15) C’è difficoltà a trasmettere i veri valori dei sacramenti come momento speciale
della presenza di Dio.
16) La Messa è essenziale.
17) I santi sono modelli, ma sono esempi anche coloro che sono fedeli e coerenti con
i valori cristiani.
18) Quando partecipo ad un funerale penso che l’anima viva ancora e che bisogna
rendere conto della breve vita vissuta.
19) Gesù è il Figlio di Dio, è Dio ma è anche amico.
20) Il Vangelo deve ispirare la vita dell’uomo perché possa esprimere i valori della
pace data da Dio.
21) I drammi di oggi sono alcuni dei drammi della storia terribile del male che ogni
periodo storico ha vissuto e che in qualche modo dobbiamo vincere.
22) La vita del cristiano professa valori decisivi per la salvezza ma anche per la vita
terrena.
23) Il peccato è un’azione contro la legge eterna di Dio, volontaria e consapevole
perché sceglie il male. Va contro i comandamenti ma anche contro il Vangelo. I peccati
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più gravi sono quelli contro la dignità e contro l’uomo.
24) Le comunità parrocchiali sono chiamate a vivere intensamente i valori evangelici,
ma anche a guidare i giovani.
25) Il Sinodo deve migliorare la vita e realizzare la salvezza.
26) Nella vita, bisogna sentire il proprio impegno a realizzare il progetto di Dio,
nella realtà di tutti i giorni, perché il regno è presente in mezzo a noi.
PARROCCHIA MADONNA DEL SUFFRAGIO
Alessandria
La Chiesa annuncia
A. 1) Il tema non risulta approfondito in nessuna relazione. Forse anche perché tutti
i gruppi hanno dato per scontato che solo l’approccio al questionario sia un fatto di
fede.
2) Si direbbe che nelle scelte di fede sia “determinante la famiglia”. Da molte risposte
dei vari gruppi emerge che i problemi di fede sono “fatti acquisiti”.
3) Non è emerso nulla.
4) Si riconferma quanto detto al punto 2, essendo un fatto di tradizione non sempre
vi è approfondimento sull’effettiva convinzione delle scelte.
5) Da parte di alcuni gruppi si evidenzia come la formazione catechistica sia scarsa,
anche perché in genere si continua a considerare la catechesi come la somministrazione
di verità calate dall’alto e non come momento di crescita delle persone nella fede. Si
sono rilevate istanze per corsi di catechesi ed esegesi della Parola.
6) Per un gruppo la predicazione domenicale ha la sua incidenza in relazione alle
capacità comunicative del predicatore. Sempre lo stesso gruppo consiglia: pochi concetti,
verità di fede calate nel vissuto quotidiano, durata limitata.
B. 1) Alcuni esprimono convinzioni sulla “vita eterna” e sulla “presenza” di Gesù
nella nostra vita. Altri affermano che “è difficile legare la teoria della fede con l’esperienza
di dolore legata alla morte”.
2) Emerge generalmente scarsa e superficiale conoscenza delle Sacre Scritture, una
causa è la pigrizia. A maggior ragione emerge scarsa conoscenza delle altre religioni.
3) Il tema non è affrontato direttamente. Sono però state individuate alcune accuse
alla società di oggi:
- giudizi dati con estrema leggerezza;
- lassismo, permissivismo, indifferenza, egoismo;
- abuso di potere, spreco, mancanza di sobrietà, mancanza del senso del peccato.
Per un gruppo il messaggio di Cristo è ritenuto valido e attuale anche se spesso c’è
differenza tra principi cristiani e il modo di vivere.
C. 1) Per alcuni la preghiera diventa un colloquio personale ed è considerata “formula
di un rito o di una tradizione”.
2) La preghiera corale o personale è strumento con cui colloquiare con Dio.
D. Per alcuni nella nostra vita dovremmo “testimoniare Cristo”.
La Chiesa celebra
78
1-3) C’è confusione e sbalordimento sulla modalità di celebrazione dei sacramenti
senza averne una spiegazione; si denuncia un mancato coordinamento tra diocesi e
parrocchia che crea un “vergognoso mercato dei sacramenti”, sminuendone il valore; si
suggerisce che i sacramenti siano celebrati con semplicità, con la partecipazione della
comunità e con una adeguata preparazione coinvolgendo le famiglie; le funzioni religiose
non sono accattivanti soprattutto per i giovani.
2) La Messa è importante, è una necessità dell’anima. La partecipazione alla Messa
non deve essere un obbligo ma momento comunitario. La Messa è solo una tradizione.
La Messa è un momento importante di incontro con Cristo e i fratelli. Le persone più
vicine alla Chiesa hanno affermato. E’ il dono più grande di Dio agli uomini. La
convocazione dei credenti in Cristo. Il momento privilegiato della presa di coscienza
della vocazione cristiana. Secondo alcuni, molti frequentatori della Messa ne hanno
un’idea alquanto confusa, si auspica per cui all’interno della stessa Messa di una forma
di catechesi della liturgia.
4) C’è l’opinione che soprattutto certi sacramenti siano un atto dovuto da parte della
Chiesa e non si debba invece tener conto della “maturazione alla fede” del soggetto e del
contesto in cui vive.
5) Non emerge nulla anche se dalle risposte precedenti si evince l’esistenza di una
“religiosità popolare” intesa però come adesione alla tradizione.
La Chiesa testimonia
1) L’immagine della Chiesa non è né positiva né negativa, ma dipende dalle persone
che la compongono. Si ritiene che alcuni vedano nella Chiesa solo gli interessi il lucro
e non la missione. La Chiesa per alcuni è considerata “organismo gerarchico e non come
intermediaria tra il popolo e Dio”. La Chiesa come insieme del clero, è considerata come
la principale causa del loro allontanamento. L’immagine della Chiesa è positiva perché
in essa si trova aiuto e conforto. Si approvano le iniziative di alcuni sacerdoti fondatori
di comunità. L’immagine della Chiesa è positiva anche se emergono aspetti negativi
(sacerdoti non all’altezza del loro compito, frattura fra dottrina insegnata e vissuta). Si
sottolinea la necessità che i sacerdoti siano presenti come guide e sostegno. Si devono
sensibilizzare maggiormente i fedeli sulla vocazione battesimale. Prestare più attenzione
ai giovani e agli adulti giovani. Ricercare tempi e modi di una nuova evangelizzazione.
2) Solidarietà, amore per gli altri, amicizia, famiglia, coerenza, disponibilità,
comprensione.
3) Il Vangelo viene considerato come libertà. Secondo un gruppo il Papa dà messaggi
molto significativi, però spesso non giungono ai fedeli perché o sono trasmessi male o
non lo sono proprio. Sacerdoti, religiosi e laici non sanno rendere la Chiesa Madre di
tutti specialmente dei deboli. Su alcune situazioni (aids della coppia) le indicazioni
della Chiesa possono creare angosce e perplessità, per cui sono necessari ulteriori
approfondimenti.
4) In alcuni gruppi emerge forte il senso del “comandamento dell’amore” da molte
parti però si sottolinea la difficoltà di metterlo in pratica.
5) Si sente l’esigenza di vivere i valori della vita cristiana ma si sottolinea anche
l’amarezza per l’indifferenza dei cristiani di fronte alla perdita dei valori evangelici,
l’incoerenza e l’ingiustizia.
79
SAN GIUSEPPE ARTIGIANO
Alessandria
Rapporto con la Chiesa
Quelli che hanno una immagine positiva della Chiesa, ritengono che sia la
manifestazione di Gesù in terra. La Chiesa sarebbe una valida alternativa per l’educazione
e la crescita dei giovani, un luogo privilegiato di incontro, favorisce il raccoglimento
personale ed è portatrice di un messaggio di solidarietà, di amore e di amicizia. Molti
sono grati alla Chiesa per la preparazione al Matrimonio, l’esperienza dell’oratorio,
degli animatori e catechisti. Per coloro che hanno una visione negativa della Chiesa,
essa non accoglie, i gruppi sono chiusi, si manifesta una incongruenza fra vita vissuta e
fede. Si fa notare l’ipocrisia di alcuni sacerdoti e laici impegnati: preti poco sensibili,
che vogliono essere pagati, falsi latori di messaggi poco chiari, dimentichi
dell’insegnamento di Dio per perseguire interessi terreni.
Diverse sono le cose che non sono approvate: una mentalità ristretta (si potrebbe
lasciar sposare suore e preti), la rassegnazione, l’amore per il quieto vivere che porta a
connivenze a tutti i livelli, l’insegnamento formale che porta al bigottismo, la paura a
confrontarsi, i preti-managers, lo sfarzo dei cerimoniali, il poco spazio riservato ai laici,
la sua intrusione nella politica. Nella Chiesa si dovrebbe esercitare la tolleranza, curare
la formazione senza imporre obblighi che spaventano, conoscere altri punti di vista,
essere vicina: piccola con i piccoli grande con i potenti. E ancora: seminare pace, gioia
e accoglienza, vivere le caratteristiche delle prime comunità attualizzando il Vangelo,
portare conforto con il Vangelo affinché ogni uomo capisca la sua dignità e possa liberarsi
dal male che c’è in lui e nella società, combattere battaglie sociali più che politiche
lavorando più fuori che dentro le parrocchie.
I preti dovrebbero essere coerenti, guidare la Chiesa, trasmettere valori morali, essere
uomini di preghiera, saper ascoltare, confortare, riconoscere i carismi, insegnare a capire
la Chiesa. Dovrebbe accogliere tutti indipendentemente dalla fede e dall’estrazione
sociale, dovrebbe promuovere l’impegno dei laici lavorando solo in ambito religioso.
Viene ribadito il concetto del prete che può farsi una propria famiglia. Sui consacrati
alcuni sostengono che sono il polmone della Chiesa, se la loro scelta è libera la si vive
con i doni spirituali, ma se si sbaglia si dovrebbe poter rivedere le proprie scelte. Non si
crede molto alla clausura come bene per l’umanità, altri invece affermano che sono
testimoni del messaggio di Cristo ma non gli eletti o i migliori. Il celibato è un tabù da
superare perché Dio non lo ha mai detto. Nessuna indicazione particolare sul come
vengono celebrati i sacramenti: vanno bene così. Sono un segno di appartenenza alla
comunità ecclesiale, sono spesso celebrati superficialmente e dovrebbero celebrarli solo
quelli realmente convinti. Sono tappe obbligatorie della nostra vita e lo sfarzo a volte
nasconde il loro vero significato. Molti dichiarano di non sapere, di non credere al
significato dei sacramenti, credono che non dovrebbero essere obbligatori.
A proposito della Messa, si afferma che non c’è un momento preciso per andare in
Chiesa, è un momento di egoismo dove ci si rinchiude per vedere tutto bello, un rituale
monotono dove si sfoggiano i vestiti alla moda, una manifestazione perché Dio è ovunque
80
e non solo in Chiesa. Per molti la Messa è una festa, un momento di ricarica, una chiamata
del Signore, non è un obbligo se i fedeli sono coinvolti..
(D.17) Per i credenti la Chiesa è un percorso di crescita spirituale che porta a Dio, è
un modello di vita dove si può sperimentare l’amore. Si acquisisce la fede ad opera di
compagni o validi testimoni, gruppi ecclesiali, genitori. Viceversa per i non credenti
nella Chiesa non ci sono modelli a cui ispirarsi perché chi ha bisogno è emarginato: in
fondo si può credere solo a Dio anche senza la Chiesa.
(D.21) Un gran numero di persone risponde che non si possono dare giudizi: è
importante un aiuto perché questi problemi sono enormi se vissuti singolarmente. L’aborto
è una scelta individuale e non si accetta o capisce la posizione della Chiesa che alle tante
parole non fa seguire i fatti. Sono in pochi a sostenere che la Chiesa è una madre che
indica norme per vivere il Vangelo; per questo occorre mettersi al servizio.
(D.24) La parrocchia avrebbe per i più, poca incidenza nella società e comunque si
chiede alle persone, e ai gruppi, più accoglienza, più impegno nel sociale, più
testimonianza senza invadenza. Si auspicano incontri esperienziali con altre parrocchie
per aprirsi più agli altri. Secondo alcuni le parrocchie sarebbero isole chiuse dove si
traviano le menti dei giovani.
(D.25) Molti non hanno saputo rispondere a questa domanda, altri hanno dichiarato
di non sapere. Si suggerisce maggiore fusione tra le parrocchie, un più saldo collegamento
con la diocesi e il Vescovo, più momenti comunitari, una seria catechesi per gli adulti,
una più razionale distribuzione delle forze fra laici e religiosi per aiutare i gruppi e le
parrocchie nella crescita spirituale. La Chiesa dovrebbe impegnare i giovani nel
volontariato, le prediche dovrebbero essere più concise e dirette. Alessandria è considerata
fredda e perbenistica e quindi la Chiesa dovrebbe erogare più servizi per i non credenti,
dovrebbe assumere una posizione più provocatoria nei confronti del Comune, dei sindacati
e dei movimenti di opinione.
Rapporto con il Vangelo
(D.3) Non sempre si può accettare il messaggio di Gesù per tutti. Per alcuni si dovrebbe
prestare una maggiore attenzione per chi non merita ma il messaggio di Gesù oggi è poco
accettato e non si trova il coraggio di andare fino in fondo. L’adesione a Cristo non può
essere totale perché è difficile accettare gli altri e ci riesce solo chi è avanti con la fede.
(D.4) Le risposte sono contrastanti: mentre alcuni vorrebbero conoscere il messaggio
di Cristo perché è importante nella vita e sono convinti che il messaggio non sia
attualizzato e non ci si possa piegare a questo modello, altri affermano che non è necessario
per la vita e non sentono il bisogno di approfondire la conoscenza del Vangelo.
Significativo è il fatto che nonostante se ne riconosca l’importanza, non si avverte il
bisogno di conoscere meglio l’annuncio. Il Vangelo è un testo sacro, importante quanto
i testi delle altre religioni.
(D.13) Si avverte una generale fatica a pregare con formule prestabilite. Si prega per
avere più forza, per avvicinarsi a Lui, per temprare lo spirito, per lo stato di salute e per
i familiari quando è necessario. Più persone ammettono di pregare la sera con il Padre
nostro.
(D.14) In generale si sostiene che non vi sono differenzi tra le religioni: è importante
credere il proprio Dio. Il cristianesimo non è dunque la religione guida.
81
(D.18) La partecipazione ad un funerale comporta un profondo dolore soprattutto fra
quelli che ritengono che la vita finisca con l’ultimo respiro. Si prova dolore dinanzi alla
morte anche perché si sperimenta la fragilità della vita. Per alcuni la fede nella vita
eterna è fonte di speranza.
(D.19) Gesù lo si incontra nelle persone, ma con le persone antipatiche dov’è? Per
chi crede è in noi, nelle nostre mani, in ciò che doniamo. Per gli altri non è tra noi, non
si riescono a cogliere i segni della sua presenza.
(D.20) La libertà consiste nell’essere se stessi. C’è spazio per la ricerca anche se si è
considerati degli illusi, il Vangelo sul piano umano può aiutare a crescere. La libertà di
un uomo finisce dove comincia quella di un altro senza il bisogno del Vangelo.
(D.22) La differenza sta nell’alzarsi presto alla domenica per andare a Messa: tutto
il resto è identico. Le risposte sono comunque molte: si è cristiani quando si comprendono
i non cristiani, quando si è espressione vivente di Gesù, quando si rispettano i sacramenti,
quando si è coerenti alla fede, quando si è umili e gioiosi. In qualche caso non si capisce
quale sia la differenza dal momento che ci sono cristiani che non seguono gli insegnamenti
della Chiesa, e i non cristiani che fanno i loro messaggi d’amore e fratellanza.
(D.23) Il peccato è prodotto dall’ignoranza, può essere riscattato, è ciò che è definito
immorale e quindi ciascuno attribuisce significati diversi. Tra i peccati più gravi sono
elencati tutti i vizi e le crudeltà. Non si ritiene che Gesù abbia fallito il suo progetto ma,
che dovrebbe fare un’altra visita. Il suo messaggio è ancora valido perché è fonte di
speranza anche se sembra impossibile poter cambiare la realtà senza alcun compromesso.
Rapporto con se stessi e con gli altri
(D.2) I valori ritenuti fondamentali sono: famiglia, amicizia, amore e sincerità. Sono
anche citati il lavoro, la parola di Dio, il successo in ciò che si fa, il rispetto di sé e degli
altri, la solidarietà, il servizio, la disponibilità di denaro per vivere meglio, l’umiltà,
l’abbandonarsi all’altro essere umano. Per i disillusi, l’amicizia non può cambiare le
persone: non si fidano, vorrebbero crederci ma potrebbero anche cambiare in peggio
perché subentra l’invidia. Molti credono viceversa che sia fondamentale se l’amicizia ha
radici nell’amore del Signore, l’amicizia non delude. Oggi si avverte una superficialità
ma si spera in un cambiamento se sempre più persone crederanno nell’amicizia.
(D.6) Gli avvenimenti e le esperienze che inducono all’ottimismo sono: il volontariato
dei giovani, la donazione di sé, la ricerca di Dio, l’amore verso la famiglia. Ciò che porta
amarezza: è la guerra, le promesse non mantenute, l’ipocrisia, il perbenismo dei cattolici
praticanti, la mafia, l’intolleranza. La quasi totalità delle persone quando si parla di
impegno, pensano a collaborare per la realizzazione di un mondo più giusto aiutando
chi ha bisogno. Pochi sono coloro che pensano che ci si deve impegnare per il successo,
per il proprio interesse e quello della propria famiglia.
(D.9) Un terzo delle persone si sentono parte viva di una famiglia, un altro terzo si
sente parte viva della comunità, l’ultimo terzo avverte la solitudine. Una notevole
percentuale di persone agiscono solo dopo essersi consultate, una percentuale inferiore
agisce da sola.
(D.12) In discoteca di solito si cerca l’amicizia, il diversivo, il canto e la danza,
oppure nessun valore dal momento che questi fanno parte di ogni persona. C’è chi trascorre
il suo tempo libero facendo volontariato, cercando gli amici, viaggiando, coltivando gli
82
affetti.
PARROCCHIA SANTA MARIA di CASTELLO
Alessandria
La Chiesa annuncia
Le informazioni che emergono riguardanti questi temi non sono confortanti, soprattutto
per quel che riguarda le verità di fede. Indubbiamente è rimasto negli interpellati, qualche
ricordo di quanto imparato in gioventù nella catechesi, anche se ciò sembra faccia più
parte del mito che di una possibile vita spirituale. Alcuni rifiutano apertamente, invece,
quanto la Chiesa propone. Il credente per tradizione è presente, quando non sfocia
nell’aperta indifferenza nei confronti di qualcosa che non si conosce e che, per quel
poco che si conosce, non piace. La quasi totalità degli interpellati afferma di conoscere
la figura di Gesù e lo ritiene presente nella propria vita (anche se sotto forma di idea,
Entità superiore); non altrettanto conosce il Vangelo. E questa poca conoscenza porta
con sé una sorta di scetticismo verso l’importanza della stessa nella vita degli uomini.
Per quel che riguarda Papa, Vescovi, vita eterna, non si fa menzione di tutto ciò.
Ogni tanto però emerge, come nota di disappunto, una esagerata ostentazione di ricchezza
da parte delle gerarchie ecclesiastiche che viene vista in maniera molto negativa e
pericolosa in quanto capace di allontanare da ciò che è stato proposto da Gesù. Alcune
persone lamentano l’ingerenza della Chiesa in campi non specificatamente suoi. Per ciò
che riguarda la laicizzazione della morale, basta enumerare i valori che le persone hanno
ritenuto più importanti: lealtà, rispetto, onestà, sincerità, coerenza, amore, amicizia,
solidarietà, famiglia, segno di un indubbio desiderio di trasparenza in tutti i campi della
vita. Una trasparenza comunque molto terrena, che riguarda i rapporti che ogni giorno
l’uomo si trova a vivere.
Per ciò che riguarda la preghiera, traspare dalle risposte degli interessati un
avvicinamento alla preghiera nei momenti di difficoltà, di prova, di lutto. L’idea di un
Dio personale a cui confidare i propri problemi, senza bisogno di intermediazioni umane,
è presente e risponde ad un’idea di fede vissuta “a due” (l’affermazione si è riscontrata
soprattutto nel momento in cui si è affrontato il tema della Confessione). Della
predicazione domenicale non si parla, segno da una parte che le persone non frequentano
e che, anche se frequentano saltuariamente, la predicazione non fa grande presa.
La Chiesa celebra
Molto scetticismo è presente fra i non praticanti per quel che riguarda la partecipazione
all’idea dei sacramenti. Per molti i sacramenti rappresentano realtà sconosciute, che
magari in passato non sono state ben spiegate e che ora non vengono capite. Restano
comunque importanti, e vengono interpretati come doni, aiuti che Gesù ha voluto lasciare
agli uomini. Importanza e valore vengono attribuiti al Matrimonio, riconosciuto
fondamentale anche da chi non crede.
Una esigua minoranza non attribuisce loro nessun significato, magari perché predilige
un rapporto non mediato con Dio. Non vengono espresse opinioni sulle celebrazioni
sacramentali, ne sulle “funzioni religiose” (ricordiamo che il campione è composto
83
potenzialmente da persone non praticanti, e che quindi non hanno un rapporto diretto
con la vita della Chiesa). La richiesta latente, ma costante, che emerge dai questionari è,
anche per la celebrazione dei sacramenti, quella di una alta serietà e coerenza da parte di
chi li impartisce e da parte di chi li riceve.
La Chiesa testimonia
Per quel che riguarda la questione “valori” rimandiamo alla prima parte, nella quale
sono stati elencati i valori considerati più importanti da parte delle persone interrogate.
Non si fa cenno al “comandamento dell’amore”, forse genericamente nascosto dietro
il semplice amore, e alla “solidarietà”, valori da più persone richiamati. Che amore e
solidarietà, unitamente alla coerenza e all’onestà, siano valori potenziali, cioè non ancora
posti in essere, è possibile ma non empiricamente rilevabile. Il fatto però che la
maggioranza degli intervistati sottolinei gli stessi valori è indice del fatto che, bene o
male, nella realtà o solo per un futuro utopico, c’è una speranza che i valori menzionati
possano trovare attuazione. Che poi l’attuazione debba partire dal singolo, è questione
non toccata e non presa in considerazione dagli intervistati. Si può quindi azzardare che
i valori sono più “parlati” che “vissuti”: questo non esclude però che un forte desiderio
di attuazione sia realmente presente.
Sferzate e richiami all’ordine sono con molta frequenza riferiti ai sacerdoti e ai religiosi
in genere. Stare in mezzo alla gente, soprattutto a coloro che sono in difficoltà e ai
giovani, essere punti di riferimento insieme all’annuncio del Vangelo, questi i compiti
che gli intervistati attribuiscono ai sacerdoti, pur non negando che lo stesso compito
potrebbe benissimo essere svolto dai laici. C’è, da parte degli intervistati, un grande
desiderio di essere ascoltati e capiti, proprio dai preti, evidentemente considerati punti
di riferimento autorevoli. Per ciò che riguarda l’immagine che gli intervistati hanno della
Chiesa, meno della metà sostiene di avere una immagine positiva. Molti sono titubanti,
altri sono scettici per le posizioni che la Chiesa ha assunto in campi non considerati di
sua competenza (vedi politica, affari, contraccezione).
Spesso l’immagine negativa viene attribuita ai laici praticanti, rei di essere “sepolcri
imbiancati”, troppo affaccendati a risolvere problemi inutili, dimentichi della
testimonianza che devono portare. Alla domanda “Ci sono modelli cui ti ispiri?” molti
intervistati hanno risposto di non averne. Altri hanno citato il Papa, Madre Teresa di
Calcutta, Gandhi, San Giovanni Bosco. Molti hanno citato i propri genitori, modelli
avuti accanto nel corso della vita.
Per quanto riguarda i fatti riferiti alla Chiesa che hanno fatto scegliere di essere
credenti o meno, molti non hanno citato nulla, altri citano l’educazione (per chi è credente),
altri le esperienze negative avute (per chi non credente). Una precisazione per ricordare
le posizioni assunte dagli intervistati sulla magia, propendono quasi tutti per una
sostanziale indifferenza. Forse solo la curiosità fa correre a leggere l’oroscopo, mentre
un po’ di paura è presente nel sesso femminile. Per il resto il campione intervistato
mostra di non essere interessato.
Conclusione
E’ evidente che, in base all’esiguo campione intervistato, non è possibile formulare
considerazioni che possano avere portata universale. Si può però con agilità affermare
84
che anche i non credenti sono immersi, magari a loro insaputa, in un mondo le cui basi
restano ancora fortemente ancorate alla Chiesa e al cattolicesimo. Questo traspare
dai richiami alla figura di Gesù, dai ricordi della catechesi, dall’esigenza di valori
non prettamente consumistici e da un fortissimo desiderio di coerenza. Coerenza
richiesta ai credenti, perché testimonino con la fede il Cristo risorto. Coerenza richiesta
ai non credenti, perché comunque abbiano una vita animata da retti principi.
PARROCCHIA S. ANTONIO da PADOVA
Isola S. Antonio
A risposta dello schema per una relazione sintetica, da voi richiesta, il Comitato
promotore del Sinodo di Isola S. Antonio, ha organizzato nella serata del 23-6-95, una
riunione, alla quale hanno presenziato sette donne, su più di venti inviti fatti recapitare
per età e categoria, al fine di ottenere un risultato campione, a merito dei quesiti del
questionario da noi ricevuto.
A riguardo del punto 1 dello schema, le persone interpellate hanno espresso che fede
significa a loro giudizio “fiducia in Dio”, credere in Lui, accettare la sua volontà. Alla
domanda “esprimo dubbi?” è emersa una netta presenza di dubbi insidiosi e frequenti,
capaci di mettere a repentaglio la fede dell’uomo. Tutti concordi per quanto riguarda il
grande mistero della fede, e il desiderio di affidarsi con fiducia alla parola del Signore.
Praticare, manifestare questa “credenza” è stato per lo più acquisito per tradizione ed
educazione. Riveste sostanziale importanza l’acquisizione di un buon catechismo.
La fede espressa, sempre dalle persone interpellate si estende oltre a Dio, a Gesù, e
massima fiducia ai sacerdoti, ai Vescovi, al Papa, quali rappresentanti della religione
cattolica. Concordi all’affermare che è beato chi crede, perché è difficile credere in quanto
non si vede e non si tocca, mettendo da parte ogni tipo di razionalità. La preghiera viene
considerata da alcuni “un’arma segreta”, da usare nel momento opportuno, da altri,
un’esigenza quotidiana, da altri un dialogo continuo e interiore.
In riferimento al punto 2 dello schema, le persone presenti hanno definito il sacramento
un insieme di regole consacrate della Chiesa, regole di vita per vivere una “buona
religiosità”. A proposito del tema della religiosità, è emerso che nella parrocchia di Isola
S. Antonio è assai profondo il culto dei morti, la devozione alla Madonna, e la
partecipazione alle processioni, in primo luogo in occasione della festa di S. Antonio,
patrono del paese.
In risposta al punto 3, si è manifestata una certa esclusione nei confronti della diocesi,
a causa di una certa distanza geografica, e per l’orientamento più in massa verso altre
città (motivi di studio e lavoro).
I valori, oggi molto discussi, sono comunque più “parlati” che “vissuti”, soprattutto
a causa di un noto, ma ingiustificato senso di egoismo. Quindi niente senso civico, poco
rispetto, scarso amore per il prossimo, mancanza di umiltà.
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PARROCCHIA NS. SIGNORA DI FATIMA
Litta Parodi
Questionario proposto a persone con età compresa fra i 30 e i 60 anni prevalenza di
sesso femminile. Contattate circa 250 persone.
La Chiesa annuncia
A. 1) Non emergono dubbi in merito alla loro religione, che ritengono sia quella
giusta, gli intervistati ammettono però di non conoscere a fondo il Vangelo (quello che
conoscono tuttavia, a molti basta).
2) Generalmente credono per tradizione e trasmettono la loro fede ai figli incitandoli
(almeno fino a quando li ascoltano) a partecipare alla Messa.
3) Riguardo a la loro fede si dimostrano, non indifferenti ma superficiali.
4) Gli interpellati ritengono di essere coerenti con gli insegnamenti di Gesù, tuttavia
la loro coerenza è limitata alla superficiale conoscenza del Vangelo e degli altri testi,
delle encicliche e delle lettere pastorali.
5) La formazione catechistica è scarsa. I catechisti non sono sufficientemente preparati
e seguiti. Inesistente la catechesi per gli adulti, che comunque sentono la necessità di
incontri di formazione, in particolare nei momenti forti dell’anno liturgico.
6) Non è sufficiente per molti la “lettura” domenicale del Vangelo, si rileva una richiesta
di funzioni religiose meno prolisse, ma più ricche di contenuti. La Messa molto spesso
non viene seguita perché manca una preparazione all’ascolto.
B. 1) Gli interpellati manifestano una fede indiscussa in Dio e Gesù. La Chiesa viene
indicata da molti come comunità di fedeli, da alcuni come luogo di preghiera. La maggior
parte delle persone condivide le posizioni ferme assunte dal Papa sui temi importanti,
altri soprattutto i giovani, non condividono la “politica” del Santo Padre, principalmente
perché conoscono “i fatti solo attraverso i mass-media”. I Vescovi sono visti come persone
lontane dalle realtà quotidiane. Molto importante rimane la figura del sacerdote, ritenuto
un punto di riferimento.
2) La conoscenza delle Sacre Scritture è superficiale.
3) C’è la tendenza a confondere la religione con il falso misticismo, ed a laicizzare la
morale (divorzio, aborto ...).
C. 1) La preghiera è vista come dialogo con Dio, più o meno presente a seconda delle
persone.
2) Dio è uno, uguale per tutti, ma ogni persona tende ad adattarlo alle proprie esigenze.
D. 1) Emerge dalle varie risposte che è difficile vivere quello che si crede.
La Chiesa celebra
1) C’è la tendenza a confondere i sacramenti con le celebrazioni sacramentali, viene
valorizzato molto di più l’aspetto celebrativo rispetto all’essenza del sacramento.
2) La partecipazione alla Messa diventa sempre più abitudinaria e poco partecipata
(continui mormorii durante le funzioni ecc...)
3) Molti ritengono che sarebbe opportuno spostare la Cresima verso i 18 anni per
dare la possibilità ai cresimandi di rendersi conto dell’importanza del sacramento che
stanno per ricevere.
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4) Si è palese
5) La condizione economica nella religiosità è sostanzialmente irrilevante.
La Chiesa testimonia
1) Ha fatto notizia per gli aiuti portati durante l’alluvione
2) Tutti gli interpellati si sono dichiarati “credenti”, i valori fondamentali in cui credono
sono: la famiglia, l’amicizia, la solidarietà.
3) Tutti sono concordi sull’insegnamento morale cristiano, ma quando si tratta di
mettere in pratica questo insegnamento molto spesso si dimentica la “morale cristiana”
e si sceglie la strada più facile della “morale laica”.
4) Gli interpellati sono più vicini al generico “volersi bene”.
Sono molto più attenti alle realtà vicine a loro che ai grossi problemi dell’umanità
dei quali non si sentono responsabili e ritengono di non poter far nulla per cambiare le
cose.
5) I valori sono più parlati che vissuti.
COMUNITÀ SAN PAOLO
Alessandria
La Chiesa annuncia
A. 1) In genere le persone che si definiscono credenti non hanno dubbi sul loro
credere in Cristo e ritengono il Vangelo importante per la loro vita. Nessuno pone problemi
teologici sull’esistenza di Dio, sulla figura di Cristo come Dio-uomo o altri dubbi riguardo
la fede.
2) Salvo rare eccezioni di conversione o di allontanamenti e poi ritorni, quasi tutti si
riferiscono all’educazione religiosa ricevuta nell’ambiente familiare. Educazione religiosa
che hanno accettato e confermato sui “valori tradizionali” (non in senso negativo), a
volte anche accettata e vissuta con vivacità, intensità e partecipazione, calata nella realtà
di oggi. Non si fa quasi mai accenno ad una crescita della propria formazione religiosa
personale veicolata dalle omelie della Messa o da altre funzioni religiose. Incontri con
sacerdoti “eccezionali” hanno introdotto elementi nuovi per vivere il proprio credo, anche
alcuni luoghi sacri particolari hanno dato una “spinta” per momenti di “riconversione”,
di crescita o di partecipazione.
3) Non ci pare di cogliere agnosticismo o indifferenza: la loro fede dichiarata è sentita
come disponibilità al Vangelo e come testimonianza attiva; non indifferenti ma critici ed
incapaci di sentirsi in sintonia con la Chiesa gerarchica ed i suoi uomini perché “non
sanno mettersi al servizio dell’uomo”. “Il Vangelo mi ha sempre guidato a scegliere la
non-violenza nelle ideologie, il rispetto di me e degli altri mi fa sentire che non sono
solo. Non mi sento di accettare una Chiesa che, troppo potente economicamente, si
arrocca su idee superate e sembra non tenere conto dei progressi che le lotte degli uomini
hanno conseguito. Le donne sono diverse dagli uomini, ma hanno gli stessi diritti: c’è
sempre un antifemminismo latente ma tenace nella Chiesa”.
5) Rimane la formazione catechistica ricevuta in preparazione dei sacramenti o quella
ricevuta dalla presenza in gruppi giovanili significanti per i giovani, mentre per gli anziani
87
si sommano alcune conoscenze apprese al catechismo, all’oratorio alle esperienze vissute
in famiglia o con partecipazione a gruppi parrocchiali.
B. 1) Dio è accettato come valore assoluto.
Cristo è accettato con profonda convinzione, come Dio-uomo, venuto per salvarci o
comunque venuto, in qualche modo per noi. Cristo è attuale e il messaggio di Cristo è
presente oggi, come in altri periodi storici. Il suo progetto non è fallito e non fallirà mai.
Cristo non è fallito e il suo progetto non fallirà finché qualcuno lavorerà per realizzarlo.
Cristo è presente e vivo, fino a che ci saranno persone che porteranno la gioia, l’amore,
la generosità e si fanno mediatori di pace. Cristo non ha fallito, è l’uomo (qualche volta
gli uomini della Chiesa) che ha ceduto alle tentazioni. Cristo è l’amore presente fra gli
uomini.
Chiesa. I credenti si dichiarano profondamente disponibili alla verità di Cristo e al
suo Vangelo e ai suoi principi, ma poco disponibili allo strapotere della Chiesa intesa
come gerarchia. La Chiesa intesa come comunità è “famiglia”, incontro, gruppo in cui ci
si ritrova e ci si riconosce e dal quale si trae la forza e la volontà di vivere la fede e di
andare avanti insieme. La Chiesa come istituzione è criticata e poco accettata perché “è
lontana dalla gente dal suo vivere dal suo soffrire”. Si alla Chiesa locale, no a quella
istituzionale e gerarchizzata. In tante situazioni di dittatura, la Chiesa ufficiale ha preferito
stare con chi comandava; la Chiesa di Roma ha richiamato all’ordine esponenti delle
Chiese locali, perché non più in linea. La Chiesa in ogni realtà deve scegliere la pagina
delle Beatitudini.
Papa: inteso come colui che esercita il magistero della Chiesa, è a volte ritenuto non
sempre attento e comprensivo dei problemi dell’uomo, specialmente quando vuole
disciplinare con “le istruzioni per l’uso”, i principi enunciati nei minimi dettagli.
Vescovo: in linea di massima viene assimilato alle gerarchie; del Vescovo della nostra
città si apprezza soprattutto l’impegno nel sociale.
Vita eterna: è quasi sempre accettata e attesa.
Sacerdoti: giudizio positivo anche se a volte sono angosciati, inquieti, sofferenti,
mistici e distratti. Si vorrebbe (ma capiamo che è molto difficile) una presenza sacerdotale
più briosa, più carica di ottimismo e di speranza; legata la vivere quotidiano e al suo
dolente dipanarsi, ma animata e immersa in una dimensione trascendentale, spirituale,
in modo che ciascuno si senta spronato a migliorarsi. “Ho conosciuto un sacerdote, che
è stato per me, un esempio di cristiano aperto, disponibile, gioioso che cercava di tirar
fuori la parte migliore da ciascuno di noi”. Li si vorrebbe più umili e disponibili, manca
a volte, l’aspetto della gioia e della serenità del quotidiano convissuto e condiviso. Mi fa
piacere, quando in un sacerdote incontro la serenità del messaggio evangelico, dell’amore
e del sorriso; a volte c’è poca attenzione all’uomo e c’è più attenzione ai principi
dell’istituzione. E’ sempre più rara la gioia del messaggio cristiano.
2) Dichiaratamente molto modesta e si richiede più catechesi, più cultura religiosa, e
si rimpiange di non aver approfondito tali conoscenze.
3) Si enfatizza da più punti un presunto “ritorno alla fede”: c’è qualche verità (vedere
domanda integra). Solo raramente la religione viene vissuta come “rifugio” personale: si
tendono però ad esaltare la propria coscienza e le proprie scelte morali perché la Chiesa
è più attenta al suo Dio che agli uomini. “C’è troppo divario fra ciò che la Chiesa dice e
quello che i cristiani praticano”. Che senso ha il comportamento di un insegnante che
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continua a spiegare le stesse cose, se nessuno le ascolta: occorre non cambiare i contenuti,
ma i metodi e la didattica. Altrimenti non c’è dialogo e non c’è comunicazione. Oppure
usare parole e attivare più esempi: ognuno di noi insegna, non per quello che sa, ma per
ciò che è. Il valore che più intensamente si vorrebbe vivere è quello dell’amore verso il
prossimo (solidarietà), che è pure un valore laico, ma che nel caso dei cattolici viene
vissuto anche come valore religioso. L’emarginazione del ruolo della Chiesa non è nel
campo della fede (intesa come verità rivelata) ma nel campo della morale per quel grande
(a volte assurdo e prevaricante) rigore e irrealizzabile coerenza che viene sempre chiesta
all’uomo, ma che la Chiesa stessa sovente non sa mettere in pratica.
C. 1) Pregano con preghiere imparate da bambino, molti parlano di colloquio e di
dialogo. Pregano spesso nei momenti della giornata anche quando sono in coda in posta
o in banca. C’è l’idea di un Dio personale, anche se questo aspetto personale non è
sempre riduttivo, perché Dio è Padre e per parlare, per ascoltare deve instaurarsi un
rapporto vissuto anche sul piano personale.
D. 1) Da quello che si rileva sembra che nella loro vita cerchino coerenza fra i valori,
in cui si crede e la vita vissuta. Quanto sia vero è impossibile verificarlo nella vita di tutti
i giorni, nelle scelte e nel loro impegno ... E’ vivo anche il senso del peccato che è inteso
come mancanza di coerenza o il peccato è un atto grave contro se stessi. Il peccato è tutto
ciò che è contro la tua morale e la tua coscienza.
La Chiesa celebra
1) Un giudizio abbastanza positivo per i valori sacramentali che il rito vuole esprimere
e che si celebrano, ma delle funzioni religiosi si critica lo sfarzo, il rito pomposo e
l’eccesso di esteriorità. Troppa forma che copre e annulla i contenuti.
2) La partecipazione alla Messa è inteso come obbligo gioioso, è un momento di
riflessione un incontrarsi con gli altri, un momento importante perché si partecipa alla
comunione e perché si ripassano le letture della Bibbia e del Vangelo. Fastoso obbligo,
si pensa sia meglio parteciparvi attivamente, contribuendo ad organizzarla. La Messa
deve diventare il momento in cui si parla di pace, bontà, rispetto reciproco, collaborazione,
amore: una temporanea sospensione delle frenesie quotidiane. Un momento importante
che ti dà la forza di continuare il cammino; a volte è anche un momento importante, ma
nella maggior parte dei casi è solo una cerimonia triste e poco compartecipata.
4) E’ confermata la mancanza di evangelizzazione, specialmente per quanto riguarda
la Prima comunione, la Cresima ... ma un po’ per tutti i sacramenti.
5) Se la religiosità popolare, che a volte sembra essere pagana, è quella di accendere
la candela ai santi, si reca a Lourdes o a incontri significativi in qualche pellegrinaggio
o davanti alla statua della Madonna o quella che vuole mantenere i riti, le usanze e le
abitudini della religiosità del passato, si può tentare di dire che vive una fede tra
l’irrazionale e il fideistico, più visiva che passiva e questa religiosità è vissuta come
abbandono allo spirituale e alla tradizione del passato, ma, a volte, rivela anche coerenza
per capacità critica ed è in grado di fare analisi razionali sulla situazione religiosa e
personale.
La Chiesa testimonia
1) La comunità cristiana alessandrina quando vive, opera e serve, così come succede
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in tutte le cose quotidiane, non fa particolare notizia. E poi perché dovrebbe? La Chiesa
fa notizia quando: vive intensamente la propria dimensione di servizio (l’utilizzo per gli
alluvionati della Chiesa degli Orti); prevarica vistosamente le regole che si è data (le
scelte di padre Mosè). La Chiesa in genere fa notizia quando entra nei dettagli dell’uso
della morale o quando si dilata in modo arbitrario sull’interpretazione di alcuni principi
espressi.
2) I valori che emergono sono: coerenza, solidarietà, rispetto per gli altri, amicizia e
famiglia. Non c’è differenza fra credenti e non credenti, perché entrambi tendono alla
piena realizzazione dell’uomo.
3) Distacco razionale dalla Chiesa e dalle sue indicazioni sul piano morale, quando
questi non sono accettati dalla coscienza. Il giudizio è critico, perché è raro vedere casi
in cui si fornisce apertura mentale ai giovani, per aiutarli a cercare da soli, perché fornire
soluzioni preconfezionate crea fenomeni successivi di rigetto.
4) C’è sicuramente seria e ripetuta comprensione e approvazione del comandamento
dell’amore inteso come servizio, non ci è permesso di conoscere o di giudicare se è
altrettanto seria e attiva l’applicazione.
5) A parte qualche categoria (genitori delle scuole cattoliche), ci sembra, che i valori
proclamati siano, da molti, anche partecipati; sebbene questa partecipazione sia
decisamente inferiore a quanto si dovrebbe o vorrebbe fare.
PARROCCHIA B.V. ASSUNTA
S. Giuliano Vecchio
Fascia di età fino a 30 anni
1) Il tipo di fede che emerge a proposito di Dio, Cristo, Chiesa, Papa, Vescovi e vita
eterna in questa fascia di età è molto confusa non si riesce in molte risposte a capire bene
il tipo di fede. Per molti la Chiesa può essere un luogo di incontro, un luogo in cui si
può dialogare con Dio e a volte trovare anche delle risposte alle proprie domande, hai
propri dubbi.
Potremmo dire riferendoci alla maggior parte delle persone e in questo caso ai giovani
che: i preti in alcuni casi, non sono degni di rappresentare Dio e la Chiesa. Ma la maggior
parte delle volte si limitano alle solite prediche a volte lunghe e senza fine.
2) Per quanto riguarda le idee che si possono rilevare a proposito della partecipazione
alla Messa. Molti pensano che il ruolo dei preti, dei religiosi e delle suore sia quello di
essere messaggeri della parola di Dio e trasmettere alle persone una fede che sia rivolta
verso il bene, il rispetto e l’onestà. Quindi la Messa domenicale dovrebbe essere anche
un momento per poter parlare con Dio e attraverso questa occasione dovrebbe essere
anche un momento per stare con amici e per poter pregare tutti insieme scambiando le
proprie idee e risolvendo i propri dubbi sempre con l’aiuto della Chiesa e di Dio.
3) La Chiesa alessandrina fa notizia da sempre ma in particolare adesso che è in stato
di Sinodo. Parlando di bene potremmo riferirci al generico (vogliamoci bene) che si dice
quando non si può fare a meno di altro. Ma bisognerebbe cercare di cambiare quel
sentimento che viene chiamato egoismo e quindi cercare di far diventare quel vogliamoci
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bene un vero comandamento all’amore senza farlo pesare alle persone. Potremmo quindi
dedurre che i valori della Chiesa, dell’amicizia della fede verso Dio e verso il prossimo
sono vissuti da molti giovani, ma per la maggior parte di loro sono solo parlati senza
avere le idee chiare.
Fascia di età 40 - 60 anni
1) Dalle risposte emerge che nella maggior parte delle persone il concetto di fede è
profondo e ben radicato; questo si nota dal fatto che molte vogliono una Chiesa umile,
semplice, chiara, vicina alle reali necessità materiali e spirituali dei bisognosi propri
come profetizzava Cristo e come hanno sempre predicato i suoi “messaggeri”.
2) Dalle risposte traspare che la maggior parte delle persone partecipa alle celebrazioni
eucaristiche” con sentimento e profondità; questo si nota dal fatto che i credenti
presenziano alla Messa perché vedono un rinnovarsi del sacrificio di Cristo una conferma
della loro religiosità. Questa partecipazione secondo molti è un modo per affrontare più
affrancati e con più gioia le difficoltà e i problemi che la vita “offre” loro quotidianamente.
3) La comunità alessandrina e la Chiesa in linea di massima fanno notizia in maniera
positiva anche se alcuni di coloro che sono stati interpellati manifestano alcuni dubbi in
quanto riscontrano che non sempre sia stato fatto quanto richiesto da Cristo.
La maggioranza crede che:
• la Chiesa si debba adeguare ai tempi che cambiano, che i sacerdoti e i Vescovi
siano umili e dedichino più tempo all’ascolto dei credenti e dei non credenti;
• la Chiesa sia più individuale perché ogni singolo essere è diverso dall’altro.
Dalle risposte date emerge inoltre che l’amore è inteso anche come amicizia ed è un
sentimento importante e decisivo nella vita di ogni singolo essere. La comunità ritiene
che i valori debbano essere più vissuti, cioè si richiedono più fatti che parole, più aiuti
concreti per alleviare le pene di coloro che soffrono moralmente e materialmente.
Fascia di età oltre i 60 anni
1) Emerge moltissimo la realtà che Vescovi, preti, suore, ci sono e sono usati per
“servirsene” per tante cose materiali; assistenza, cura dei giovani, per dare tranquillità
alle famiglie ... Rimane nascosta o nulla la realtà del prete che è sacerdote e cioè amministra
le cose sacre.
2) La Messa è da tutte le risposte ritenuta un momento importantissimo nella vita
della comunità: come preghiera intensa e profonda, come riflessione, incontro gioioso
con gli altri: amici, parenti, col proprio prete. Specialmente se si riceve l’Eucarestia.
Momento unico e irripetibile da un punto di vista religioso, ma anche umano.
3) Si rimarca il bisogno di maggiore disponibilità dalla base ad essere formata e poi
attivata riguardo ai problemi religiosi e sociali. Un valore ricorrente è l’unità della famiglia,
l’unione dei battezzati nell’operare, il coinvolgimento di tutta la base nel lavoro ecclesiale.
Dominante il riferimento ad attirare i giovani, ma non si dice come. Diverse risposte
fanno notare l’intransigenza della Chiesa su certi temi che vanno trattati “con dialogo
più sereno e costruttivo” e molte persone che la rappresentano e che fanno parte delle
gerarchie, dovrebbero agire “con meno alterigia e distacco”. Quasi tutte le risposte
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concordano sul fatto che il tempo libero è usato oltre che per il relax personale, per
aiutare in qualche modo gli altri e per i rapporti interpersonali. Da tutte le risposte è
evidenziato il valore della vera amicizia: vitale nel rapporto comunitario.
PARROCCHIA SS. APOSTOLI
Alessandria
Alla prima domanda “Che cosa approvi nella azione della Chiesa o delle persone che
la rappresentano?” una notevole maggioranza è stata concorde nel riconoscere alla
“istituzione Chiesa” il merito di promuovere azioni benefiche verso la gioventù, i deboli
e i bisognosi. Alcuni (10%) le riconoscono anche il ruolo di depositaria e maestra
nell’insegnamento di quei valori necessari per una vita più umana e più vivibile. Tranne
qualche integralista (1%) che ritiene addirittura peccaminoso esprimere giudizi e critiche
all’operato della Chiesa, direi che l’insieme delle risposte e nettamente schierato a favore
dell’operato della Chiesa, esprimendo giudizi di approvazione.
La domanda poneva però un duplice quesito: l’operato della Chiesa e quello delle
persone che la rappresentano. Ebbene, la totalità dei referendari, volutamente o
inconsciamente, ha ignorato il secondo quesito. A parer mio, si è posta, forse
inconsapevolmente ed istintivamente, una distinzione tra la Chiesa ed i suoi
rappresentanti, che con il loro comportamento non possono intaccare in alcun modo
l’essenza di ciò che la Chiesa rappresenta e che, per mandato apostolico, svolge. O
forse, più semplicemente, non vi è stata risposta poiché la totalità ha ritenuto che nessun
rappresentante meritasse approvazione, infatti tuta la disapprovazione si è scaricata sulla
seconda domanda del questionario.
“Cosa invece non approvi in particolare e in che modo vorresti che cambiasse”. Tutti
disapprovano un po’ tutto. Riporto alcune risposte più significative e che sintetizzano
l’insieme dei giudizi: “i Preti in carriera, le sfilate rosse, le tavole rotonde, i dibattiti, le
Settimane sociali, i Cardinali in visita, il Sinodo e le chilometriche chiacchiere annesse”;
“l’ingerenza politica”; “ troppa gerarchia, meno Cardinali e più sacerdoti nelle
parrocchie”; “non abbellire le Chiese ... (omissis) si deve tornare alle origini”.
E’ possibile commentare che emerge in modo dominante (80%) il disgusto di tutto
ciò che è politico o assomiglia al politico (tavole rotonde, dibattiti, chiacchiere, ecc.)
poiché si è radicata la convinzione (non del tutto infondata a parer mio) della equivalenza
tra politica e disonestà. Quanti auspicano un ritorno alle origini (20%) confermano il
desiderio diffuso di poter osservare nei rappresentanti della Chiesa un comportamento
ispirato alla semplicità e alla povertà; un comportamento che sia testimonianza di fede e
altruismo.
Alla terza domanda “Pensi che la comunità parrocchiale abbia una incidenza nella
realtà di oggi? Cosa pensi di suggerire al riguardo per una presenza più viva e una
testimonianza più evangelica?”, le risposte sono suddivise al 50% in chi pensa che non
vi sia una incidenza concreta e determinante e chi invece pensa che questa incidenza vi
sia, ma più rivolta verso i giovani piuttosto che a tutta la comunità. Questa è naturalmente
composta anche dai genitori e dai nonni, che, a quanto pare, si sentono trascurati.
Alla seconda parte della domanda, riguardante i suggerimenti, raccogliendo anche i
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pareri di chi ritiene che attualmente non vi sia una incidenza concreta delle comunità
nella realtà odierna, a maggioranza, 80% circa, è stata data questa risposta: bisogna
rivolgere una maggiore attenzione ai giovani. Sembra in contraddizione con la prima
parte, ma non lo è se si stabilisce un limite all’età dei giovani. Io ritengo che nell’insieme
si sia voluto esprimere il desiderio di una maggiore partecipazione alla vita della comunità
parrocchiale per trasformare in qualche modo la routine quotidiana: questo desiderio è
esteso a tutte le età. Chi dovrebbe essere il promotore delle attività? La maggioranza
indica il parroco, alcuni però indicano l’iniziativa privata o quella di un gruppo. Cito
una frase significativa “i cristiani dovrebbero riunirsi non solo per andare a Messa”.
Alla quarta domanda: “Che cosa dovrebbe caratterizzare la vita di chi si professa
cristiano rispetto a chi non lo è?” la risposta più frequente è stata “l’amore per il prossimo”.
Solo alcuni individuano la caratteristica nella “illimitata fiducia nella Provvidenza,
partecipazione ai Sacramenti e preghiere”.
Commento
Il sondaggio ha messo in evidenza che coloro che hanno risposto costituiscono un
gruppo omogeneo come identità di vedute e di aspirazioni. In particolar modo è emerso
il concetto che il cristianesimo si esprime, si realizza e si identifica con la testimonianza
delle azioni quotidiane che facciamo nel tenere i più elementari rapporti sociali con la
famiglia, i compagni di lavoro, il vicino di casa.
E’ anche apparsa evidente l’aspirazione a partecipare a una collettività cristiana
più attiva e coordinata nelle attività. Questo per soddisfare il desiderio, conscio o
inconscio, di sentirsi partecipi ed esecutori di un progetto. Io credo che proprio su
questo desiderio facciano presa le sette, proponendo obiettivi discutibili ma certamente
richiedenti un impegno collettivo straordinario: un fatale ingranaggio nel quale ognuno
trova realizzata la convinzione appagante di essere una indispensabile rotellina.
Il giudizio sul sondaggio sarebbe certamente positivo se il numero di coloro che
hanno risposto ai quesiti fosse nell’ordine del 60-70%. Invece, credo, sia intorno al
15-20%. Questo 20% è poco, ma dalle risposte ottenute penso che sia un buon seme.
PARROCCHIA S. PERPETUO
Solero
La Chiesa annuncia
1.A) Che cosa dicono le persone interpellate della propria fede?
1.A.1) Relativamente convinti.
1.A.2) Credono per tradizione.
1.A.3) Né agnosticismo né indifferenza.
1.A.4) Adesione convinta.
1.A.5) Formazione catechistica abbastanza nozionistica e tradizionale.
1.A.6) Influsso della predicazione domenicale poco o nullo.
1.B) Emerge qualche cosa a proposito delle verità di Fede?
1.B.1) Il tipo di fede che emerge è sostanzialmente generica (classica l’alternativa:
“Dio e Cristo si - Chiesa e preti no”).
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1.B.2) Il grado di conoscenza delle Sacre Scritture è minimo e superficiale, ma con
un sincero desiderio di approfondimento, frustrato dalla classica “mancanza di tempo”.
1.B.3) Si riscontra una generalizzata quanto inconsapevole soggettivizzazione della
fede e della morale, con conseguente emarginazione di fatto del ruolo della Chiesa in
materia e ovviamente una riduzione laica delle medesime.
1.C) Che cosa si può comprendere del rapporto con Dio degli interpellati?
1.C.1) Tutti avvertono il bisogno di pregare, ma quasi esclusivamente come richiesta
di aiuto, e a seconda degli stati d’animo.
1.C.2) Si conferma un rapporto personale con Dio ed un dialogo “a cuore aperto”
inteso come sfogo ...
1.D.) Quale rapporto tra quanto si crede e la vita? Se ne riconosce teoricamente il
nesso, ma si ammette pure la fatica di una coerenza nei fatti.
La Chiesa celebra
2.1) Le celebrazioni sacramentali sono sentite come momenti importanti, ma al tempo
stesso poco incisive sulla vita ed ancora eccessivamente “sfarzose”.
2.2) Idem dicasi per la partecipazione alla Messa.
2.3) No, vedasi punti precedenti.
2.4) Sostanzialmente si, per questo parecchi propendono per una amministrazione
dei Sacramenti dell’iniziazione cristiana in età adulta.
2.5) La religiosità popolare è ancora fortemente sentita negli anziani.
La Chiesa testimonia
3.1) In genere non fanno notizia, in particolare il clero farebbe notizia negativa ...
3.2) Credenti e non, hanno manifestato una sostanziale identità di valori di riferimento:
onestà, famiglia, aiuto al prossimo, sincerità ecc.
3.3) Adesione molto “parziale e addomesticata”.
3.4) Il “comandamento dell’amore” viene inteso per lo più come aiuto al prossimo
nel bisogno in maniera occasionale.
3.5) I “valori” sono decisamente più parlati che vissuti, anche se emerge il desiderio
sincero di “accorciare le distanze”.
PARROCCHIA S. CARLO BORROMEO
Alluvioni Cambiò
Rapporto con la Chiesa
(Rif. a domande: 1-7-11-15-16-17-21-24-25)
1-7-11) Le risposte esaminate in generale danno una immagine positiva di Chiesa.
Emergono appunti sull’atteggiamento a volte troppo chiuso, poco coerente con i propri
principi evangelici, alle persone che la rappresentano (sacerdoti, religiosi) si richiedono
maggior umiltà e partecipazione ai problemi della vita quotidiana. Affermazioni
significative: Chiesa come madre comprensiva e generosa; Chiesa come popolo di Dio
in cammino verso la salvezza. Massima comprensione e molto rispetto per la scelta della
vita consacrata che si deve esternare con un impegno attivo nel sociale.
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15) In generale i Sacramenti vengono riconosciuti nella loro essenza come tappe
fondamentali nella vita di un cristiano. Tutti i Sacramenti vanno preceduti da una cosciente
e valida preparazione. In generale si richiede minor esteriorità e una partecipazione più
sentita. Una risposta propone il Battesimo in età adulta; un’altra attribuisce nessun
significato ai sacramenti.
16) La maggior parte di coloro che hanno risposto considerano la Messa un momento
importante in quanto preghiera comunitaria, pochi la sentono come un obbligo; una sola
persona la considera una celebrazione formale.
17) La maggior parte risponde di essere credente per tradizione ed educazione familiare
e successivamente conferma la propria fede per convinzione. Pochi si ispirano a modelli
particolari. Qualcuno indica come modello primo Gesù, due i santi, uno si definisce
credente e non praticante, una persona si definisce credente orientato a modelli di vita
orientale.
21) Vengono attribuiti giudizi negativi sulla società in modo generico; alcuni si sentono
in parte responsabilizzati dal male presente nel mondo; molti esprimono la volontà di
impegnarsi ma senza esemplificare. Pochi danno un giudizio positivo sulla posizione
della Chiesa riguardo questi problemi, molti non si esprimono. Risposta significativa:
"Il Papa trascina la Chiesa sulle posizioni più avanzate come in altri campi di primaria
importanza".
24) La maggior parte è d’accordo che la comunità parrocchiale può incidere sulla
realtà quotidiana. Solo due non condividono. Per una presenza più viva si suggerisce:
maggior attenzione ai problemi giovanili, ai vari problemi sociali e collegamento con le
comunità zonali.
25) La maggioranza non ha saputo rispondere o ha dato risposte evasive; due affermano
che la Chiesa alessandrina ha bisogno di linfa nuova, giovani e non, per trasmettere
entusiasmo e voglia di fare.
Rapporto con il Vangelo
(Rif. a domande 3-4-13-14-15-16-18-19-20-22-23-26)
3) Giudizio favorevole verso il messaggio di solidarietà, di servizio, di amore e perdono
secondo l’insegnamento di Gesù. Vengono riconosciute difficoltà nella realizzazione
pratica.
4) Tutti conoscono abbastanza il Vangelo, lo ritengono importante per la loro vita e
sentono la necessità di approfondirne la conoscenza.
13) Tutte le persone che hanno risposto al questionario conoscono il Padre nostro.
Solitamente pregano al mattino, alla sera e in qualsiasi momento della giornata quando
sentono la necessità di un dialogo con Dio. Molti pregano con espressioni spontanee e
personali.
14) Vengono riconosciute differenze tra il messaggio di Cristo e le varie religioni
però non sono motivate, certamente perché mancano gli elementi per un confronto. Uno
sottolinea differenze storiche, filosofiche, etiche e rituali; due riconoscono nella religione
cristiana il messaggio d’amore di Cristo “Ama il Signore Dio tuo il prossimo come te
stesso”.
15-16) Si fa riferimento alle risposte del primo gruppo
.18) Alcuni esprimono la loro partecipazione al lutto dei fratelli, altri riflettono sulla
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fragilità della vita umana, altri sulla necessità di essere sempre pronti, due confidano
nella certezza della resurrezione.
19) Tutti affermano di conoscere Gesù. Buona parte sente nella sua vita la presenza
viva di Gesù e la sua amicizia. Risposte significative: Gesù presente nel colloquio della
preghiera, nell’Eucarestia, “Quando due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in
mezzo a loro”.
20) Tutti, ad eccezione di uno, condividono l’affermazione e sono disponibili ad
approfondire la conoscenza del Vangelo (incontri di catechesi).
22) In generale affermano che chi si professa cristiano deve vivere il comandamento
dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
23) Tutti considerano il peccato come una offesa a Dio e al prossimo. Tra i peccati
più gravi sono emersi: soppressione della vita e della dignità dell’uomo e della sua libertà,
disonestà, violenza fisica e morale, sfruttamento.
26) La maggioranza sostiene che il progetto di Gesù non è fallito ma valido ed attuale
nella vita di ogni giorno. Due persone sostengono di non aver colto il messaggio di
gioia. Una sola denuncia di fallimento di tale progetto.
Valori
(Rif. a domande 2-5-6-8-9-10-12-20-21)
2) In ordine di frequenza sono emersi questi valori : onestà, solidarietà, rispetto per
le persone e per le cose, amicizia, coerenza, giustizia, armonia familiare, carità, amore
della verità, fede in Dio, lavoro.
5) Tutti affermano di credere nell’amicizia come arricchimento reciproco.
6) I fatti che creano l’ottimismo sono: l’impegno dei giovani nel volontariato, la
volontà di ricominciare, l’attività nel campo delle ricerche scientifiche che rispettano la
dignità dell’uomo, le opere missionarie ... I fatti che amareggiano sono: delinquenza,
ignoranza, falsità, guerra, egoismo, disonestà, razzismo, disordine ideologico, ingiustizia,
malattie inguaribili, droga. Si segnala una risposta particolarmente critica sull’attuale
situazione politica chiamando in causa l’arrendevolezza di cattolici, suore, sacerdoti,
Vescovi e la posizione di “Famiglia cristiana” che hanno invitato a votare per i progressisti;
inoltre viene espresso come motivo di amarezza l’atteggiamento delle femministe con le
loro proposte relative all’aborto, all’eutanasia ...
8) Per quanto riguarda l’impegno, le risposte si sono così orientate:
fare tanti soldi (una); aumentare il numero di amici (nessuna); aiutare chi ha bisogno
(undici); fare i propri interessi e quelli della famiglia (nove); collaborare alla realizzazione
di un mondo più giusto (quattordici); altro: essere disponibili.
9) Quando pensi a te stesso ti senti più solo (cinque); parte di un gruppo (quattro); di
una famiglia (nove); di una comunità (sette)
10) Di fronte alle scelte importanti sei portato ad agire, da solo (undici); cerchi il
confronto (sei); preferisci fidarti degli altri (quattro)
12) Tra i giovani che vanno in discoteca alcuni cercano l’amicizia, uno non cerca
valori ma solo distrazione per scaricare la tensione quotidiana. La maggior parte ritiene
importante avere dei valori in cui credere. Tra gli impegni del tempo libero prevalgono:
lettura, ascolto della musica, attività di volontariato, vengono anche indicati: fotografia,
sport, piccoli lavori manuali.
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20) Si fa riferimento alle risposte del secondo gruppo.
21) Si fa riferimento alle risposte del primo gruppo.
PARROCCHIA S. STEFANO
Alessandria
Rapporto con la Chiesa
Partendo dal presupposto che per molti dire Chiesa significa dire “prete”, risulta un
atteggiamento piuttosto critico nei confronti di questa. La sensazione è che la gente
aspetti sempre qualcosa dalla Chiesa, che sia in una posizione di attesa passiva, pronta
però a giudicare. Spesso si attende un invito, che può essere l’accostarsi dei figli ai
Sacramenti, la partecipazione a qualche attività, ad una festa: ma l’esigenza è quella di
non fare mai il primo passo e aspettare sempre l’iniziativa del prete o dei suoi più stretti
collaboratori. In un contesto molto più ampio e quindi in rapporto a problematiche generali
le posizioni delle Conferenze sono più o meno condivise (in particolar modo per ciò che
riguarda la morale: divorzio, rapporti prematrimoniali, contraccezione).
Per ciò che riguarda la figura del sacerdote, che è sempre più a portata di tutti, egli
continua a godere di stima, ma si vorrebbe fosse veramente “pastore tra le pecore”, non
su un gradino più alto, ma pronto a scendere insieme alla sua gente.
L’alluvione, soprattutto nella nostra comunità, ha portato, oltre a gravissimi problemi,
anche un clima di unione tra noi molto intenso proprio perché il sacerdote è stato visto
come punto di riferimento, guida cui rivolgersi, aiuto concreto in quelle terribili situazioni.
L’atteggiamento nei confronti della Chiesa intesa come realtà ecclesiale è spesso
critico. Si vorrebbero direttive più semplici, tali da tenere ben conto dei reali problemi
quotidiani della vita, soprattutto si vorrebbe che scomparisse quel clima da imposizione
che spesso caratterizza la Chiesa e che assumesse invece più un ruolo propositivo.
Rapporto con il Vangelo
Punto nodale è l’evangelizzazione. La missione fondamentale della Chiesa risulta
essere quella di annunciare il Vangelo a tutti gli uomini. In ciò deve consistere la vita del
cristiano, perché l’evangelizzazione si realizza non solo attraverso la parola dei ministri
che annunciano e insegnano, ma attraverso la testimonianza concreta nella vita di tutti i
giorni. L’annuncio della buona novella infatti non deve essere rivolto esclusivamente a
chi si ritiene ateo o non battezzato, ma anche a tutti quei cristiani che si sono “adagiati”
dopo aver ricevuto i Sacramenti e che vivono in un contesto socio-culturale molto distante
dai principi evangelici (riferimento ai mass-media). Per questo è quanto mai necessaria
una nuova evangelizzazione. L’annuncio che ha varie forme, si esplica nella sua forma
più semplice ed immediata nella proclamazione della parola durante la Messa. In quei
momenti è lo stesso Signore Gesù che parla rivolgendosi a noi attraverso i lettori che dal
canto loro, devono “valorizzare” la parola e l’omelia cercando di far comprendere il
significato e soprattutto la parola di Dio. Questo aiuta i fedeli ad entrare nella celebrazione
del mistero e nelle tematiche esistenziali che toccano la vita dell’uomo e della società.
Seconda modalità è la catechesi, non solo rivolta ai fanciulli (di vitale importanza)
ma anche quella che si attua nei saloni parrocchiali con l’ascolto e il commento alla
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parola; quella degli incontri interdiocesani proposti dal Vescovo; quella dei centri di
ascolto nelle famiglie e il catechismo per gli adulti. In questi casi il fedele può chiedere
spiegazioni, approfondire le sue conoscenze e soprattutto confrontarsi con gli altri che
vivono la sua stessa esperienza, i quali a volte sono titubanti nell’annuncio, perché si
sentono soli o per paura di sbagliare, altre volte sono pieni di gioia nella testimonianza
e allora contagiano con il loro entusiasmo chi si sente isolato.
Ultima modalità, ma fondamentale è quella che unisce l’ascolto della parola alla
partecipazione attiva e che si esplica così nell’evangelizzazione spontanea; quella che si
attua nei posti di lavoro; nelle scuole; che non impone ma propone, che fa mettere in
discussione tutti i modelli che la società attuale dispensa. Perché tutto ciò sia possibile
è necessaria una forte collaborazione tra i sacerdoti e i laici, una unità di intenti che si
possa poi manifestare nelle più diverse soluzioni.
Valori
Oggi non si può non sottolineare lo sforzo della Chiesa nel cercare il dialogo con
tutti (altre religioni) e nel formulare proposte risolutive per i molteplici problemi della
vita quotidiana. Si ha così una nuova coscienza del peccato, il quale mentre per le vecchie
generazioni è semplicemente un’offesa nei confronti di Dio, oggi sempre più si delinea
nelle sue più diverse sfaccettature. Valori fondamentali nella vita di tutti, rimangono la
famiglia, l’amicizia, il lavoro, sentito oggi più che mai “bene primario”, fonte non solo
di guadagno ma anche di scambio e di confronto.
Anche se il concetto di famiglia, quella nucleare è soggetto a veri e propri
bombardamenti di tipo economico (tasse per il lavoro, la scuola, bollette, affitto, canoni
e spese in generale) e di tipo culturale (crescente il numero di divorzi, convivenze e delle
cosiddette unioni libere) nonostante ciò, rimane uno dei valori cardine. E’ per questo
che la Chiesa dovrebbe sempre più rivalutare la funzione della famiglia-Chiesa domestica
e agevolare tutte le iniziative che partono da essa o agiscono per il bene di questa.
L’altro valore fondamentale per una realizzazione della società e di una pace universale
fra gli uomini è la solidarietà, quella che si realizza non solo nei casi estremi (alluvione)
ma quella intesa come scelta di vita, quella che si manifesta nel volontariato, nell’apertura
a tutti indistintamente, e che è in definitiva l’ideale della carità praticata e annunciata da
Cristo.
PARROCCHIA di S. BARTOLOMEO
Valle S. Bartolomeo
Il questionario ci è risultato in parte incomprensibile, prolisso e poso mirato. Avrebbe
dovuto essere maggiormente calato nella essenzialità dei problemi della vita.
1) Generalmente, per quanto riguarda la Chiesa, emergono risposte positive.
2) Tra i valori più importanti della vita emergono: onestà, famiglia, amore verso tutti.
3) Quanto al messaggio di “solidarietà, servizio, uguaglianza ecc., la risposta quasi
generale è per la loro validità, anche se è difficile attuarlo.
4) Il Vangelo di Cristo non è conosciuto tanto bene, anche se c’è chi desidera
conoscerlo meglio. Poche persone lo ritengono necessario per la vita.
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5) Si crede ancora nell’amicizia, anche se questa è ritenuta “merce rara”.
6) Quanto a fatti, avvenimenti, esperienze in riferimento ai problemi della vita, c’è
preoccupazione per l’indifferenza, per la mancanza di responsabilità e per la superficialità,
il non rispetto dell’uomo ecc.
7) Per quanto riguarda la Chiesa, si vorrebbe che fosse più disponibile, più umile,
meno confusa anche agli alti livelli, meno propensa a giudicare e condannare (es.
contraccettivi, aborto, divorzio ecc.). Comportamenti più uniformi tra le varie comunità
della stessa diocesi per quanto riguarda l’ammissione ai sacramenti.
8) Normalmente si ritiene che debbano essere al primo posto gli interessi personali
e della propria famiglia, fare soldi, secondariamente aiutare chi ha bisogno.
9) C’è purtroppo chi avverte solitudine in qualsiasi fascia di età.
10) Di fronte alle scelte importanti della vita ci si sente prevalentemente soli.
11) Il compito prevalente del sacerdote si ritiene sia l’evangelizzazione e la
testimonianza.
12) Sembra che si creda ancora ai valori e si pensa che se un individuo li possiede, li
porta ovunque vada.
13) Gli interpellati rispondono di conoscere la preghiera del Padre nostro e qualche
altra preghiera. Tuttavia dicono di pregare solo in Chiesa.
14) Si ritiene comunemente che vi sia una sostanziale differenza tra la religione
cattolica e le altre religioni.
15) Varie e contrastanti le risposte a riguardo dei sacramenti. Pochi ritengono siano
tappe importanti nel cammino di fede. La maggior parte ritiene che il Battesimo sia solo
una questione di tradizione. Comunque sono ritenute feste consumistiche, idem per la
Prima comunione, Cresima e Matrimonio ... C’è poca o nessuna serietà, in genere, per la
preparazione, intesa come crescita di fede.
16) La santificazione del giorno del Signore non è comunemente sentito come legge
da osservare.
17) Mancano risposte appropriate.
18) Di fronte alla morte, svariati sono gli atteggiamenti delle persone. C’è chi pensa
al morto che non c’è più; pochi pregano; la maggior parte è presente passivamente; per
tanti è occasione per rivangare il passato.
19) Tutti sanno che è esistito Gesù Cristo. Pochi ne conoscono il messaggio. Meno
ancora sono le persone che lo vivono.
20) Si pensa che non vi sia spazio nella mentalità di oggi per il Vangelo di Gesù
Cristo.
21) Di fronte ai mali di oggi ci si sente impotenti. Non si vede come la Chiesa possa
risolverli.
22) La vita di chi si professa cristiano dovrebbe essere caratterizzata dalla coerenza
alla legge di Dio, dalla testimonianza, dall’onestà e dall’amore.
23) Per peccato si intende la non osservanza della legge morale. I peccati più gravi
sono: arrivismo, arroganza, prevaricazione, omicidio ecc.
24) Le comunità parrocchiali e i cristiani praticanti che viaggiano per conto proprio,
non hanno proprio nessuna incidenza nella realtà di oggi.
25) Si ritiene che la cosa migliore per la Chiesa alessandrina sia quella di “conoscersi,
mettersi umilmente in sincero dialogo, ripartire se necessario da zero". L’atmosfera
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culturale-religiosa della Diocesi è pesante e perdura da troppo tempo. La Chiesa
alessandrina dovrebbe uscire dal Sinodo con proposte chiare, con tappe di un cammino
di fede che trovino coinvolte tutte le comunità.
26) La religione del Crocifisso non può che essere un apparente fallimento su questa
terra. Gesù Cristo non ha fallito il suo progetto d’amore, anche se è stato ascoltato da
pochi e soffocato da molti.
PARROCCHIA SAN GIORGIO
Castelceriolo
I questionari sono stati distribuiti in tutte le famiglie assieme al notiziario
parrocchiale ai primi mesi di maggio. Ne sono stati riconsegnati circa 50 su 500 uno è
stato compilato dalle Consorelle della Compagnia della Consolata, un altro nel circolo
ricreativo ACLI intervistando alcuni avventori presenti.
Mi sembra giusto riferire che molte persone hanno avuto un blocco iniziale a causa
del numero considerevole delle domande a cui rispondere, che subito venivano giudicate
difficili; comunque dopo le opportune spiegazioni precisando che non era obbligatorio
rispondere a tutte, il questionario veniva compilato.
La Chiesa annuncia
La Fede: è confortante rilevante che tutti coloro che hanno risposto dicono di credere.
Riguardo l’adesione alla fede cattolica non emergono grandi dubbi o atteggiamenti
agnostici, indubbiamente la maggior parte crede per tradizione più che per scelta meditata
e sofferta. Riguardo la catechesi tutti sono convinti che andrebbe approfondita la
conoscenza del Vangelo, in realtà, però, gli incontri di catechesi hanno scarsissimo seguito;
per altro la maggioranza dichiara di conoscere il Vangelo, ma di avere difficoltà nel
metterlo in pratica.
Sulla Chiesa, intesa come istituzione, la valutazione è generalmente positiva, i dubbi
riguardano piuttosto le persone che la guidano; altre perplessità emergono per la scarsa
capacità della Chiesa di tenersi al passo con i tempi e a progredire; un altro difetto
rilevato consiste nel dare importanza solo a chi “elargisce e non contesta mai”, in tal
modo la Chiesa dimenticherebbe la carità non aiutando chi ha davvero bisogno. Per
molti la Chiesa non deve interessarsi o intromettersi nella politica.
Alla domanda specifica: cosa non approvi della Chiesa? Ci sono alcune risposte
interessanti: per alcuni la Chiesa è fonte di divisione, dovrebbe avere più onestà nel
riconoscere i propri errori, viene criticato il modo di pregare, troppo ripetitivo e
mnemonico. Noi abbiamo dato più rilevanza alle risposte critiche, in realtà le valutazioni
positive per una Chiesa che evangelizza, che è comunità orante con la presenza e l’esempio
dei sacerdoti nei sacramenti prevalgono sulle negative. Anche riguardo ai sacerdoti e
alla vita consacrata le risposte sono polemiche o negative, sono poche e si soffermano su
una presunta “falsità e ipocrisia” dei preti. Qualcuno rimpiange il “curato di campagna”
semplice e più vicino ai suoi parrocchiani. C’è chi inevitabilmente, vorrebbe che i sacerdoti
si sposassero, perché, in tal modo, potrebbero capire meglio i problemi della famiglia e
della società vivendoli in prima persona.
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Viene comunque esaltata la missione del sacerdote, che si mette al servizio del
prossimo. Ci ha colpito particolarmente una risposta che così descrive la vita consacrata:
“Portare, trasportare, spingere, tirare, strappare, ardere della parola del Signore. La vita
consacrata! Un gran bell’esempio di fede e di donazione, il coraggio di credere
dimostrandolo”.
Le Preghiere. Naturalmente tutti dicono di conoscere il Padre nostro e di pregare con
le preghiere che gli sono state insegnate, solo alcuni si rivolgono al Signore con la
preghiera personale; non emerge in modo particolare l’idea di un Dio persona; Cristo è
però sentito come vivo e presente, pronto ad aiutarci manifestandosi in modi diversi.
In linea di massima i valori in cui credono sono cristiani, la “fede” è uno dei più citati
assieme all’amore ed emerge nuovamente la difficoltà di tradurre nel quotidiano il Vangelo.
La Chiesa celebra
La Messa: è per tutti un momento importante di dialogo con Dio, di raccoglimento,
per qualcuno la Messa e le celebrazioni in genere dovrebbero essere meno “inflazionate”;
nessuno indica la Messa con una delle alternative proposte alla domanda n.16.
I Sacramenti: sono considerati tappe fondamentali della vita di ognuno; sul modo di
celebrarli tutti lo considerano buono, ma viene chiesto “meno sfarzo e più partecipazione”.
Una risposta considera troppo giovani coloro che ricevono Battesimo, Comunione e
Cresima per poterli capire e suggerisce di amministrarli in età più matura. Traspare una
generale impreparazione sul significato dei sacramenti, da ciò emerge l’idea di una
sostanziale “sacramentalizzazione senza evangelizzazione”.
La Chiesa testimonia
Ci sembra che la Chiesa faccia notizia nel momento in cui propone delle soluzioni e
dà delle risposte ai problemi e ai drammi che affliggono gli uomini e la società. La
Chiesa alessandrina in particolare sta facendo notizia con il suo mettersi alla prova
attraverso il Sinodo e ha fatto sicuramente notizia per quanto si è prodigata in aiuto
degli alluvionati, a cui tanto sono stati vicini i sacerdoti delle parrocchie colpite, ci
sembra che le domande del questionario non chiedano nulla sull’argomento, quelle che
vi trasmettiamo sono considerazioni che abbiamo tratto dal dialogo con la gente.
Valori: già abbiamo citato “fede e amore” altri valori menzionati sono l’onestà, la
correttezza, la famiglia, la carità, il perdono, l’altruismo, la sincerità e l’amicizia.
Purtroppo le risposte che abbiamo non ci permettono di capire se per il non credente i
valori di riferimento siano diversi, perché tutti coloro che hanno risposto credono, solo
uno pone tra i propri valori “fare i propri interessi”. L’adesione teorica all’insegnamento
morale della Chiesa è abbastanza unanime, solo qualcuno propone ad esempio, il
matrimonio per il sacerdote, altri lamentano l’eccessiva durezza della Chiesa e l’incapacità
di adeguarsi ai tempi; emerge, come già detto, un senso di impossibilità a mettere in
pratica il Vangelo. Non ci pare che venga fuori completamente la comprensione del
“comandamento dell’amore” inteso come impegno personale, non traspare una volontà
di impegnarsi per gli altri in prima persona, piuttosto si critica la Chiesa o i sacerdoti di
non fare abbastanza; in sostanza sono più pronti a criticare che ad impegnarsi. Forse la
gente andrebbe sollecitata di più con l’esempio. Da tutto quello che abbiamo detto sembra
evidente che i valori sono senz’altro “più parlati che vissuti”.
101
A conclusione della nostra relazione riteniamo giusto riferire che, forse, per la
complessità del questionario, molte risposte denotano superficialità essendo formali e
povere di contenuto; probabilmente con più tempo si sarebbe potuto far meglio
proponendo i questionari in modo più sistematico; auspicando che il nostro lavoro serva
al cammino del Sinodo e che con l’aiuto di Dio la Chiesa alessandrina possa rinnovarsi
e progredire sul cammino della fede.
DUOMO - S. MARIA MAGGIORE
Valenza
La Chiesa annuncia
A) Che cosa dicono le persone interpellate, della propria fede?
1) I credenti non esprimono dubbi; alcuni non credenti esprimono questa loro
situazione.
2) Uno si riferisce alla educazione ricevuta dichiarando di averla poi maturata e scelta
liberamente. La fede per tradizione, nessuno l’ha ricordata.
3) Alcuni dichiarano di essere agnostici (non atei).
4) I credenti esprimono adesione convinta.
5) Esplicitamente non viene ricordata; implicitamente si rintraccia una conoscenza
insufficiente, anche in chi si dichiara agnostico.
6) Non c’è un riferimento diretto, ma i credenti esprimono la loro grande stima della
Messa.
B) Emerge qualche cosa a proposito della verità di fede ?
1) Dio non è ricordato; Gesù molto stimato dai credenti (ovvio) e anche da chi si
dichiara non credente; Chiesa, Papa ... per i credenti non ci sono difficoltà ... alcuni non
credenti rimproverano di avere abbandonato certe tradizioni, di avere abbandonato la
spiritualità ..., di fare politica, di non interessarsi alla cultura: sono le obiezioni ricorrenti.
Vita eterna: non credenti, no!
2) Conoscenza delle Sacre Scritture; credenti e non, quanto mai scarsa, in genere.
3) Ritorno alla religione, assolutamente no. La morale: i credenti accettano la Chiesa
e naturalmente Gesù Cristo; i non credenti, molta soggettivizzazione e i temi della morale
sono, l’altruismo e l’egoismo; l’aiutare o non aiutare gli altri e niente più.
C) Che cosa si può comprendere dal rapporto con Dio degli interpellati ?
1) I credenti dichiarano che la preghiera è una gran cosa e la praticano; i non credenti
no.
2) L’idea del Dio personale, esplicitamente non è mai espressa; fidarsi di Dio e affidarsi
a lui è qualcosa di implicito, mai espresso esplicitamente.
D) Quale rapporto tra quanto si crede e la vita ?
1) I credenti si pongono il problema; rimproverano, però, a se stessi agli altri e anche
alla Chiesa in generale, di non essere sempre all’altezza della situazione e di non fare
ben di più in tanti campi.
La Chiesa celebra
1) La celebrazione dei sacramenti va bene così come è; qualcuno vorrebbe che il
102
Battesimo fosse celebrato con maggior presenza della comunità.
2) La Messa è considerata dai credenti una grandissima cosa. Dalle risposte non è
possibile rilevare cose particolari a riguardo della partecipazione, ma se è considerata
una grande cosa ... vorrà dire che parteciperanno bene e volentieri. Si può fare un rilievo
da come si vede che la gente partecipa: troppa passività e troppo individualismo. “Ognuno”
va a Messa e la segue non tenendo conto affatto della presenza degli altri.
3) Solo l’auspicio che il Battesimo sia celebrato con più “comunità”.
4) Il problema sacramentalizzazione-evangelizzazione non è neppure sfiorato.
5) Religiosità popolare: dalle risposte non è possibile nessuna valutazione. Ancora
una volta si può fare una valutazione da quel che si vede. Dunque, devozione espressa
soprattutto nei confronti della Madonna e i santi; fatta di piccoli gesti devozionali:
candele, preghiere verso l’immagine, pare più importante il santo o anche la Vergine
Maria di Gesù Cristo e della sua Eucarestia e della sua parola. Devozione fatta di richieste
e non di imitazione.
La Chiesa testimonia
1) Fare notizia: argomento ignorato.
2) Valori: rispetto, tolleranza, amicizia, famiglia, fede. Un non credente mette in
risalto il dovere.
3) All’insegnamento morale della Chiesa aderiscono i fedeli più ...”ortodossi”; altri,
credenti e non riconoscono il bene e il male, riconoscono anche l’esistenza del peccato,
ma di queste cose hanno dei convincimenti loro personali; in definitiva sono anche
cristiani ma non esprimono la preoccupazione di vivere la morale cristiana.
4) Il comandamento dell’amore è il più condiviso, è quasi l’unico riconosciuto; chi
ne parla pare molto sincero nel riconoscere le esigenze di donazione e di servizio verso
gli altri.
5) Pare di poter dire che chi ha parlato di valori ... abbia una preoccupazione vera di
viverli, anche; con spirito cristiano o no, le persone che ne hanno parlato qualche cosa
realizzano anche, (es. volontariato di vario genere e altro).
Osservazioni: mi pare che lo schema preparato per una relazione sintetica sia
riduttivo (forse per necessità di cose) e non aiuti a cogliere la genuinità, la varietà e in
definitiva l’interesse che sprizza dalle risposte.
PARROCCHIA S. FELICE
Oviglio
Rapporto con la Chiesa
Dalle varie risposte inerenti al suddetto argomento, è emerso che l’immagine che si
ha di Chiesa è globalmente positiva, in quanto la comunità è considerata un elemento
indispensabile per la realizzazione di ogni cristiano. Nonostante ciò, è stato riscontrata
un unanime atteggiamento critico: in primo luogo si imputa alla comunità di non saper e
al tempo stesso non voler accogliere, rendendoli così parte integrante della Chiesa, coloro
che, pur essendo stati battezzati, non frequentano e non partecipano alla vita comunitaria,
103
oppure coloro che hanno fatto scelte di vita diverse e non conformi all’insegnamento di
Cristo. Al difetto di considerare “buoni cristiani” solamente un ristretto numero di
persone, si aggiunge il fatto che spesso codesto gruppo di persone suole avere la
presunzione di vivere in modo ineccepibile tanto da ritenere di avere il diritto di giudicare
gli altri. In secondo luogo viene criticata “l’esteriorità”, la ricerca dello sfarzo nelle
celebrazioni, per le quali invece si richiede una maggiore semplicità e la possibilità di
avere a disposizione più momenti in cui sia possibile meditare. Infine, si è parlato del
troppo grande potere politico ricercato all’interno della Chiesa stessa o per mezzo di
essa.
Per quanto riguarda coloro che rappresentano la Chiesa, non sono stati fatti accenni
alla vita contemplativa e agli ordini che si dedicano alla preghiera. Si è parlato invece
molto dell’impegno a livello sociale dei preti e dei religiosi: l’attenzione ai giovani, agli
anziani, agli emarginati, ecc.; in particolar modo si chiederebbe una più numerosa presenza
di oratori e di luoghi di ricreazione per i giovani, unita ad un maggior impegno nella
catechesi.
Rapporto con il Vangelo
Ferma fiducia nella parola di Dio, come parola di vita e come messaggio di solidarietà
fra gli uomini. Dalle risposte è emersa una discreta conoscenza del Vangelo e un forte
desiderio di approfondimento, preferibilmente a livello comunitario.
Rapporto con Cristo
E’ stata evidenziata la dimensione intima e personale del rapporto di ogni credente
con Cristo, una forte vicinanza spirituale, una simpatia per la figura di Cristo. Il messaggio
cristiano e unanimemente accettato in tutte le sue componenti, anche se viene sottolineata
la difficoltà a realizzare in concreto le parole del maestro. In nessun caso si parla comunque
di un fallimento concreto: la presenza del male, il fatto che spesso il comportamento
umano sia antitetico a ciò che Cristo predicò, non sono da addebitarsi ad un fallimento
della nostra religione bensì all’uomo. Il male, il peccato sono colpe dell’uomo che non
sa fare buon uso della libertà che gli è stata affidata.
Legame tra vita quotidiana e fede cristiana
I maggiori difetti del cristiano di oggi sono stati identificati in una mancanza di
impegno o, per lo meno, in una riserva nel dedicarsi agli altri. Per quanto riguarda
l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dei problemi dei giorni nostri, si pensa
generalmente, che le risposte a livello normative siano adeguate, anche se in alcuni casi
anacronistiche; è stato invece considerato deludente il comportamento della Chiesa in
concreto. Parlando poi dell’atteggiamento che ogni cristiano deve avere nella vita di
tutti i giorni, è sicuramente indicativo il fatto che sia stato utilizzato il modo condizionale,
quindi gli elementi che dovrebbero identificare il cristiano sono: disponibilità, perdono,
amore, gioia di vivere, rispetto.
Preghiera
Il Padre nostro: dalle risposte è emerso che questa preghiera è conosciuta, spesso è
recitata in particolar modo all’inizio o alla fine della giornata, anche se non si disdegnano
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forme di preghiera spontanea.
Messa: un momento fondamentale per la vita di ogni cristiano, momento gioioso,
festoso, punto di partenza, di carica per affrontare la nuova settimana.
Sacramenti: atteggiamento positivo e fiducia nei sacramenti, in cui un ruolo
fondamentale è giocato dalla fede, l’esteriorità è nuovamente condannata.
Valori
Il discorso dei valori è riconducibile soprattutto al rapporto con gli altri, l’ottimismo
e il pessimismo sono condizioni che dipendono in massima parte dal rapporto con gli
altri: l’amicizia è forse il valore su cui ci si sofferma di più, molto presente è la famiglia.
Per quanto riguarda la comunità parrocchiale è palese che i rapporti sono affievoliti:
i riferimenti sono pressoché inesistenti.
PARROCCHIA di S. VARENA
Villa del Foro
Da parte del parroco è stata interpellata la comunità con la consegna dei questionari
e con la preghiera di restituirli con le relative risposte o parte di esse.
La sintetica relazione che segue esprime perciò il pensiero di persone che frequentano
la Chiesa o che almeno accettano il discorso religioso.
1) Rapporto con la Chiesa (1-3)
L’immagine della Chiesa è sostanzialmente positiva, anche se a volte certe esperienze
sono negative. E’ la Chiesa che oggi presenta valori importanti per la vita: fede-speranzacarità-rispetto delle persone-sincerità.
E’ possibile accettare messaggi anche verso chi “non merita”, ma è molto difficile
una completa realizzazione a causa della nostra “debolezza” umana che ci porta a non
superare sempre l’egoismo. Non sempre poi dall’altra parte ci sono persone disposte al
dialogo e al confronto; si incontra indifferenza o la non volontà di mettersi in discussione.
2) Rapporto con il Vangelo (4)
Il Vangelo è la guida per la nostra vita di cristiani: il difficile è metterlo in pratica
sempre. E’ importante conoscerlo, anzi non si finisce mai di scoprire cose nuove che ci
possono aiutare nella realtà in cui viviamo.
3) Valori che fondano il rapporto con se stessi e gli altri (5-26)
Crediamo nell’amicizia e siamo convinti che possa aiutare a cambiare le persone:
certo, deve essere una vera amicizia. Conducono all’ottimismo l’amore, l’amicizia, la
bellezza della natura, la lealtà, la disponibilità di tante persone. Amareggiano invece le
violenze di ogni tipo, l’arroganza, l’ipocrisia, la falsità, la meschinità e l’indifferenza.
Impegno è dare il meglio di sé, soprattutto se è di vantaggio per gli altri, e quindi
collaborare per una società più giusta. Ci si sente sempre parte di un gruppo, di una
comunità, dell’umanità; per questo è giusto cercare sempre il dialogo e il confronto, mai
la contrapposizione.
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I preti devono annunciare la parola, essere vicini ai comuni mortali, portarli a Cristo.
Le persone consacrate offrono al mondo una grande testimonianza di fede e solidarietà.
Crediamo nei valori della vita in ogni circostanza, nell’incontro con gli altri. Sono
importanti i momenti di preghiera sia personali sia comunitari; non sono degli obblighi.
I sacramenti dovrebbero essere tappe della crescita di un cristiano; andrebbero forse
preparati meglio, coinvolgendo le persone e le famiglie; in ogni caso non devono essere
semplici manifestazioni esteriori.
Ogni religione ha la sua base e i suoi insegnamenti; molti di questi sono comuni e si
richiamano alla concordia e alla fratellanza. L’unica differenza è la resurrezione: solo
Cristo è risorto. Il messaggio di Cristo è più chiaro e completo. Sono stati di aiuto i
nostri parroci e le famiglie. Un modello sarebbe S. Paolo nella lettera ai Corinzi; un
altro S. Francesco d’Assisi. Grazie alla famiglia e alla parrocchia sin dalla tenera età
abbiamo conosciuto Gesù e ancora oggi lo sentiamo amico e vicino a noi.
D’innanzi alla morte inizialmente si pensa a una persona che non si vedrà più; c’è il
dolore del distacco, ma anche la fiducia di un nuovo incontro. Ad un funerale si pensa
che la persona defunta non soffre più i dolori di questo mondo, che in fondo è più
“avanti” di noi perché può già vedere Dio e vivere in Lui; inoltre che quella persona si è
finalmente realizzata per quello che veramente è. Infine si riflette sul senso della vita,
sulla precarietà della nostra esistenza terrena, su quanto sia vano l’affanno per il potere
e per le ricchezze.
I drammi di oggi devono diventare stimolo al rinnovamento e all’impegno; siamo un
po’ tutti responsabili. Mancano punti fermi di riferimento e la Chiesa dovrebbe essere
uno di questi. La vita del cristiano si caratterizza da una testimonianza di fede e da una
vita di carità come dice Gesù; inoltre dalla disponibilità, dall’altruismo, dall’apertura al
dialogo e all’accoglienza, dal rispetto per tutte le forme di vita.
Il peccato è soprattutto voler fare il male. I peccati più gravi come azioni sono
l’omicidio, la violenza sugli altri, la corruzione, la droga, tutto ciò che è contro la vita.
Tra i peccati come atteggiamento possiamo ricordare: vivere senza Dio e quindi credersi
“dei”, l’egoismo più profondo, il non pensare ad altri se non a sé.
Le comunità parrocchiali possono avere notevole incidenza purché non si chiudano
alla realtà e non si considerino gruppi di persone “elette”, ma “spazi” aperti rassicuranti
e disponibili. Un altro ostacolo è la troppa teoria a scapito di interventi pratici; inoltre è
necessario testimoniare con l’esempio della vita il Vangelo; un mezzo è costituito da
incontri per approfondire la “parola” e come metterla in pratica. Per il Sinodo meno
scena e più sostanza; maggior attenzione a tutto il mondo giovanile, cattolico e non.
Sicuramente Cristo non ha fallito il suo progetto; l’impegno deve provenire da parte
delle persone superando nella vita di tutti i giorni la pigrizia e la rassegnazione; se non
si credesse nell’attualità della sua presenza, potremmo dirci ancora cristiani?
L’insegnamento di Gesù è ancora molto attuale, anzi potrebbe essere la risposta a tanti
gravi problemi del mondo di oggi; purtroppo è l’uomo che preferisce la strada comoda
dell’egoismo, del perbenismo per non doversi confrontare con il male, con il dolore e la
sofferenza.
Conclusione di un questionario: “Grazie per avermi fatto riflettere, buon lavoro a
tutti, sono vicina con la preghiera!”.
106
PARROCCHIA NATIVITÀ di MARIA
Cantalupo
La Chiesa annuncia
Le persone interpellate sulla propria fede in genere non esprimono molti dubbi ma
dichiarano di avere difficoltà a conciliare la propria fede con la vita quotidiana . Tutti
dichiarano di credere in primo luogo per l’educazione ricevuta (tutte le persone dicono
di aver avuto in modo e tempi diversi una educazione cristiana) e poi per convinzione
personale ed esigenze spirituali maturate con il tempo. Poi in questo cammino quando si
passa dalla fede imposta per tradizione a quella liberamente scelta il grande problema
rimane quello del “male” e per questo motivo nascono dubbi e conflitti di fronte ai quali
è necessaria una riflessione profonda. Però non sempre si riescono ad accettare i molti
progetti di Dio che la nostra ragione non comprende come la morte, il dolore e il male
nel mondo.
I ragazzi dichiarano, riguardo alla fede, di avvicinarsi ad essa per educazione e volontà
dei familiari e poi di ripercorrere la strada indicata come scelta libera e personale grazie
alla preghiera e all’opera del gruppo di cui fanno parte. Per loro chi non crede non è una
persona indifferente, cattiva o da condannare, ma non potrà avere la gioia del perdono
dei peccati. La conoscenza delle Scritture è giudicata da tutti insufficiente anche se tutti
ritengono attuali le Scritture per il loro significato morale e l’attualità delle risposte; i
ragazzi non sentono il desiderio di approfondire questa conoscenza, mentre gli adulti
vorrebbero una serie di incontri sulla comprensione delle Scritture svolti dal parroco in
modo semplice e chiaro perché siano seguiti anche dalle persone di buona volontà che si
sentono poco istruite. Per quanto riguarda il catechismo è sentita l’esigenza di una
maggiore preparazione dei catechisti che si occupano dei ragazzi più grandi e una
programmazione comune degli argomenti da trattare durante i vari anni del catechismo.
Per quanto riguarda la preghiera sia personale, sia comunitaria tutti sostengono che
dà pace e conforto allo spirito in ogni momento e in ogni luogo (Chiesa, santuario,
casa), nei momenti di necessità o di crisi, però non tutti e non sempre riescono ad accettare
con serenità il “sia fatta la Tua volontà”. I ragazzi dichiarano di vivere la preghiera come
un momento privato e di non amare la ripetizione meccanica delle preghiere; la preghiera
aiuta ed è vera preghiera quando si chiede a Dio la forza e la capacità di aiutarsi e non un
bene materiale (perché Dio non è un grande magazzino). Anche il colloquio personale è
importante in particolar modo quando si impara a ringraziare Dio. Il rapporto tra la
nostra fede e la vita quotidiana è spesso ricco di difficoltà: a volte chi frequenta la
parrocchia si sente emarginato da chi gli sta attorno in famiglia e sul lavoro (e che ha
passatempi più redditizi della parrocchia) oppure i troppi impegni rendono difficoltoso
trovare momenti disponibili per frequentare la Chiesa o dedicarsi agli altri. In ogni caso
tutti dichiarano che vivere quotidianamente la fede oggi è diventato più complicato a
causa dei ritmi imposti dalla vita.
I ragazzi senza il sostegno di un gruppo o di un oratorio al quale riferirsi si sentono
distratti dai troppi impegni, anche se pronti a discutere e difendere con fermezza le
proprie idee in campo di fede.
La Chiesa celebra
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Quando si parla di Chiesa si pensa ad una assemblea di fedeli anche se molte persone,
(amici, familiari delle persone interpellate e soprattutto molti giovani) pensano alla Chiesa
come luogo, come edificio in cui si va a pregare e a “sentire la Messa”. Sulle celebrazioni
religiose in generale non ci sono grosse critiche; in particolare per le persone più anziane
sentire l’esigenza di grandi cambiamenti, sarebbe come rinnegare l’educazione ricevuta.
Le critiche alle celebrazioni non le riguardano direttamente; riguardano principalmente
l’educazione dei fedeli e il loro comportamento (in generale e non in una particolare
parrocchia). In tutte le cerimonie per l’amministrazione dei sacramenti si sente l’esigenza
di una maggiore intimità senza togliere alla funzione importanza o solennità. Si dovrebbe
poter vivere questi momenti con maggiore raccoglimento, niente chiacchiere, commenti,
movimenti di amici e parenti per guardare o riprendere, applausi a metà cerimonia e un
numero esagerato di fotografi e operatori che non sempre lo permettono.
Inoltre si esprimono pareri contrastanti sul Battesimo durante una funzione festiva:
per alcuni è il modo migliore di presentare il bambino alla comunità, per altri è solo un
motivo di esibirsi e fare confusione. In ogni caso tutte le persone hanno suggerito di
spiegare meglio agli addetti, in modo particolare ai genitori il significato del Battesimo,
in modo che siano poi in grado di dare una spiegazione al figlio.
Per quanto riguarda la partecipazione alla Messa molti la ritengono come un
sacramento, altri una consuetudine, un modo per rendere onori a Dio, altri un momento
di preghiera o di incontro in cui si prende coscienza della propria fede e si scopre di far
parte di una comunità. Gli adulti in particolare si sentono in dovere di andare a Messa
per l’educazione ricevuta; molti dichiarano però di avere scoperto la gioia di partecipare
sinceramente alla Messa e di non recarsi più in Chiesa solo per “sentirla” come succedeva
una volta.
Per i giovani partecipare alla Messa è bello quando non la sentono come un obbligo,
ma come una scelta da vivere possibilmente all’interno di un gruppo. Tutti riconoscono
che se i bambini o i ragazzi non vanno a Messa la colpa è in primo luogo della famiglia
che li invoglia ad andare solo “quando c’è qualcosa da vedere”, mentre li esonera
facilmente quando la Messa ostacola i progetti del fine-settimana. Per questo motivo si
pensa che le famiglie dovrebbero essere più coinvolte nella formazione religiosa dei
ragazzi.
La Chiesa testimonia
La Chiesa in generale fa notizia perchè, a parte gli errori storici, viene vista in ogni
caso come qualcosa di positivo (con diverse motivazioni) anche da parte di quelle persone
che la frequentano saltuariamente o solo in particolari occasioni (Natale, funerali,ecc.).
Per tutti, praticanti e non è vista come un punto di riferimento insieme al parroco, in
modo particolare in un centro così piccolo e vicino alla città. Il parroco guida la comunità,
sta vicino alle persone nei loro momenti di necesstità (malattie, solitudine, problemi) ed
è il punto saldo della comunità. Per questo motivo, quando non è possibile avere un
sacerdote per ogni parrocchia, è meglio avere un parroco “a mezzo servizio” piuttosto
che uno a rotazione.
I valori dominanti delle persone che frequentano sono la famiglia, la fratellanza e
l’onestà, resi saldi dalla fede e dalla preghiera, perchè la scelta di essere cristiani significa
lasciare sempre un posto a Gesù nella propria vita. Per queste persone la parola “impegno”
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significa aiutare chi ha bisogno; materialmente o economicamente, inoltre impegnarsi in
parrocchia per aiutare chi ha bisogno è un modo per aiutare le persone sole o in difficoltà
a sentirsi utili e importanti dando sollievo a chi ha più bisogno.
Per quanto riguarda i mali del mondo (a parte il peccato originale) non ci si sente
responsabili (perchè si cerca sempre di comportarsi con rettitudine) ma solo un po’
egoisti. La colpa dei mali del mondo di oggi e delle persone con il cuore cattivo e (per i
ragazzi) delle persone che hanno tutto senza essersi sacrificati mai per niente.
L’insegnamento morale cristiano è molto sentito (almeno come desiderio) in questi ultimi
tempi per l’attualità del messaaggio delle Scritture e per il suo rigore ed onestà. Le
persone interpellate sul Sinodo hanno detto di accettare le sue motivazioni e di
condividere i suoi buoni propositi, pregando per la sua piena realizzazione.
Pensano però che in primo luogo il Sinodo riguarda la gente di Chiesa e che le varie
verifiche e iniziative proposte dal Sinodo hanno significato solo se in primo luogo c’è
una risposta leale alle esigenze dei fedeli.
PARROCCHIA di S. STEFANO
Bassignana
La Chiesa annuncia
A) Che cosa dicono le persone interpellate della propria fede?
Il problema e le tensioni relative alla fede emergono chiaramente dai questionari e
dalle discussioni avute con le persone. In alcuni casi credere è speranza in un mondo
migliore e più giusto; per alcuni è frutto di una crescita interiore dove il Vangelo colma
un vuoto che rendeva più difficile l’esistenza. La tradizione e l’educazione ricevute in
famiglia hanno un ruolo fondamentale, in alcuni casi però la ricerca, la voglia di conoscere
ha permesso di non subire passivamente la “religione dei propri genitori”, come qualcosa
ricevuto dall’alto, che è quella cattolica ma poteva benissimo essere altro, ma di trovare
la consapevolezza dell’effettiva grandezza della parola di Dio. Emerge chiaramente che
la maggior parte crede, anche se questo suo credere ha bisogno di essere stimolato, ci si
aspetta sempre che gli altri, i preti, i praticanti diano l’esempio. Adesione convinta viene
espressa solo da coloro che hanno abbracciato o riscoperto la parola del Signore in età
adulta, o comunque proseguito su un cammino di ricerca.
Certamente il catechismo ha una grande importanza e, a seconda dell’età, una
conoscenza diversa. Molte volte si ha la sensazione di una mancanza, come se il cammino
della conoscenza della parola di Dio si fosse interrotto e che quindi gli insegnamenti
ricevuti siano ormai lontani persi nella memoria che bisogna setacciare per rintracciare
ciò che serve alla bisogna.
B) Emerge qualche cosa a proposito delle verità di fede?
Gesù su tutto, così si potrebbe sintetizzare la nostra fede. L’amore per Cristo, per la
sua parola è più che evidente. I religiosi sono visti con simpatia anche se non sempre si
capisce la scelta di vita che hanno fatto, inoltre è riconosciuta a loro una grande importanza
nel campo dell’educazione e nella formazione degli individui. Qualche volta si rimprovera
di non essere troppo convinti delle scelte di vita fatte.
La Chiesa è vista come custode dei grandi valori morali e come l’insieme delle persone
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che vogliono cambiare il mondo. I più credono la Chiesa come una comunità di persone
con l’obiettivo di trasmettere alla società il messaggio cristiano dell’amore, anche se
ritengono l’impegno attuale non sufficiente visti i drammi sociali oggi esistenti. Pochi
sono soddisfatti delle risposte che la Chiesa dà ai grandi problemi di oggi nella nostra
società, non confinando, quindi, la Chiesa nel campo della fede e della morale.
Decisamente sufficiente la conoscenza della Sacra Scrittura, soprattutto per quanto
riguarda il Nuovo Testamento, che a volte caratterizza completamente la formazione
della nostra fede. In ogni caso c’è una grande voglia di conoscere meglio la parola di
Dio, anche se il tempo il più delle volte costituisce un ostacolo apparentemente
insuperabile.
C) Cosa si può comprendere del rapporto con Dio degli interpellati?
La preghiera ha un posto di rilievo nella vita di fede. Non esiste un momento preferito
per pregare ma ogni momento è quello buono, “sorge spontaneo in me il desiderio di
pregare” qualcuno ha scritto nel questionario, quando se ne sente il bisogno per andare
avanti, per farsi forza, ma anche per ringraziare di ciò che si ha avuto. Non esiste neanche
un luogo deputato, anche se la Chiesa rimane il posto ideale per farlo. Interessante è
notare che alcuni vorrebbero pregare di più e lo fanno ogni qualvolta è possibile. Dio è
spesso la speranza a cui aggrapparsi quando le cose vanno male, a cui affidarsi per i
nostri bisogni. In alcuni casi ci si rivolge a Dio semplicemente per sfogarsi per parlare
con qualcuno che sa ascoltare.
D) Quale rapporto tra quanto si crede e la vita?
In alcuni casi, per la verità pochi, si tenta di vivere tenendo presente il Vangelo.
Come già detto la parola di Cristo è l’elemento fondamentale su cui si fonda la nostra
fede e il “comandamento dell’amore” il succo, il centro su cui ruota la parola di Gesù.
Forse a volte non se ne comprende il valore, la portata dirompente che ha. Risulta difficile
soffocare le nostre passioni umane e dimenticare per un attimo i nostri problemi che ci
distaccano dai nostri proponimenti, che non ci fanno avere la forza di credere fino in
fondo.
La Chiesa celebra
I sacramenti sono momenti importanti, tappe fondamentali nel cammino di crescita
verso la salvezza. Questo è quanto pensano i fedeli. La sensazione, però, è che sono una
“conquista” che ognuno di noi fa quotidianamente nel cammino della fede. Cioè la totale
comprensione e adesione ad essi si ha soltanto in chi non li sente come un obbligo,
quindi culturalmente lontani, ma una esigenza personale, un bisogno interiore che deve
essere soddisfatto. Generalmente vanno bene così come vengono celebrati, piuttosto
viene posto l’accento sulla esteriorità e mondanità che le cerimonie hanno.
Il dubbio, che spesso viene esternato, è che chi si avvicina ad essi senza ben
comprendere il reale significato di ciò che si stà per compiere. In alcuni casi, addirittura
si ricevono per “non sentirsi diversi dagli altri”. La Messa è il momento centrale della
nostra esistenza come cristiani, in quanto momento d’incontro con Gesù.
Come nel caso della preghiera, la mancanza di tempo è il principale ostacolo alla
partecipazione alla messa. Per le persone più anziane la Messa quotidiana è irrinunciabile;
per i più giovani basta quella domenicale.
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La Chiesa testimonia
Amore, amicizia, onestà e giustizia, questi i valori che più guidano le scelte di vita
dei nostri parrocchiani. Viene giustamente osservato che una vita senza valori non è
concepibile per un essere umano e che lo porterebbe a fare scelte sbagliate per dare un
significato alla propria esistenza.
La Chiesa, vista come custode dei “grandi valori morali”, ha una grande importanza
nell’educazione e nella formazione degli individui. In alcuni casi vi è un’adesione totale
ai suoi insegnamenti, a ciò che afferma, alle risposte che dà ai problemi che affliggono la
nostra società. Però vi è anche la tentazione di delegare agli altri la risoluzione di essi,
allo Stato, come legislatore o alla scienza. Il “comandamento dell’amore” è il cardine
della predicazione di Gesù, perciò senza di esso “viene a mancare la base per una vita
cristiana”. L’adesione è convinta da parte di tutti, ma forse non sono ben chiari i sacrifici
che essa comporta, diventando, in alcuni casi un ”amare chi ci ama” e non tutti i fratelli,
al massimo per essi c’è un generico senso di rispetto.
Anche se viviamo nella società dell’informazione e della comunicazione, i rapporti
sociali stanno sempre più limitandosi a quelli famigliari o ad un ristretto numero di
amici. In apparenza c’è sempre meno bisogno degli altri per la nostra vita, e questo fa si
che anche i rapporti di relazione si siano ristretti. I “valori” sono sinceramente sentiti,
quello che veramente manca è la voglia di staccarsi dagli altri, dal branco per fare il
primo passo verso un comportamento veramente cristiano, accontentandosi , spesso, del
poco che si riesce a fare, nascondendosi dietro al classico dito della grandezza dei problemi
di fronte alle nostre piccole forze. Manca in sostanza la gioia di sentirsi credente, la
fiducia nella nostra fede che “potrebbe spostare le montagne”, se solo fosse più convinta.
Per concludere un accenno ai metodi utilizzati per giungere a stendere questa
relazione.
Le persone raggiunte, in vari modi, dal questionario hanno una età molto varia:
dai 16 anni a oltre 60. Altrettanto vario è il grado di scolarizzazione con una netta
prevalenza dei diplomati o frequentanti la scuola superiore per i più giovani. Si è
privilegiato il dialogo personale, lasciando i questionari solo quando ciò non era
possibile o quando si capiva che la nostra presenza poteva dare adito a risposte non
sincere o incomplete.
PARROCCHIA B.V. ASSUNTA
Valmadonna
La Chiesa annuncia
Riguardo all’annuncio di fede pochissime risposte esprimono una adesione di rapporto
personale, praticano per tradizione, con un po’ di indifferenza. E’ evidente una scarsa
formazione catechistica confinata all’età infantile; non si riscontra chiarezza
nell’accogliere le verità di fede, confusione tra Dio-Cristo; Spirito Santo sconosciuto.
Vaga è la conoscenza del Vangelo, la vita di fede è ritenuta antiquata, per la vita alla
moda e comoda si sacrificano valori e principi cristiani; emerge una religiosità soggettiva
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e intimistica; La preghiera è di formule o dire al Signore le proprie preoccupazioni, poco
l’ascolto e la riflessione. Il confronto tra la parola rivelata e la vita non è ritenuta preghiera,
la fede non è vita! Non si riscontra una valutazione molto differenziata tra chi crede e chi
non crede.
La Chiesa celebra
Non si riscontra una differente valutazione tra le celebrazioni sacramentali e le
devozioni. Le celebrazioni sono ascoltate o subite ma senza una attiva partecipazione.
Eucarestia a parte, i sacramenti dell’iniziazione cristiana sono valutati festa e registrazione
nell’archivio non un dono “mistero da vivere”. L’Eucarestia domenicale frequentata
intorno al 15% della popolazione non è vissuta come un incontro con i fratelli e il Padre
comune, ma un obbligo dovuto: sono rari i casi di religiosità popolare autentica; troppi
sacramenti, pochi evangelizzati, cioè coscienti di essere amati da Dio. La coscienza
comunitaria non è molto sviluppata, di conseguenza, salvo preghiere, solo in casi gravi
(alluvione). E’ dominante la preoccupazione per la salute, la sicurezza economica, invece
dell’impegno verso i valori e l’attenzione al regno. Vi è una discreta richiesta di essere
informati cin chiarezza delle verità della fede.
La Chiesa testimonia
Il servizio gratuito, il bene comune non sono tra gli impegni elencati, manca la
coscienza missionaria cioè che chi ha avuto in dono il Battesimo non è tanto per la
salvezza personale, ma per diffondere tra i fratelli la buona novella. Raramente fanno
oggetto dei loro discorsi l’insegnamento morale. Il comandamento dell’amore è ritenuto
non facilmente praticabile anche a causa di una errata valutazione della giustizia. Alcuni
richiedono ai praticanti maggior coerenza alla Chiesa, chiarezza e serietà.
Sottolineano la scarsa collaborazione tra le varie parrocchie, lo scarso spirito di
amicizia tra i vari preti. Vi sono alcune richieste di istituire l’oratorio per i giovani.
PARROCCHIA DI S. ALESSANDRO
Alessandria
Rapporto con il Vangelo
Anziani, adulti, giovanissimi quasi all’unanimità dichiarano di aver sentito parlare di
Gesù Cristo, ma aggiungono di averne una conoscenza superficiale e confusa, che soltanto
le persone mature vorrebbero approfondire, mentre i più giovani provano scarso interesse
al riguardo. Il cristiano, che vuole distinguersi da chi non lo è, è impegnato a vivere il
Vangelo nella quotidianità, sia in famiglia, che nella scuola, che nel posto di lavoro o in
ogni rapporto con gli altri. Vivere il Vangelo significa per tutti “amare” e far sentire la
forza di questo amore donandosi ai fratelli. Modello è Cristo. La preghiera è un’esperienza
forte degli adulti e degli anziani, meno dei giovani e giovanissimi. In generale si preferisce
la preghiera dettata dal cuore a quella tradizionale. Essa è intesa come espressione d’amore,
di lode di riconoscenza verso Dio, è richiesta di aiuto e di conforto. Può essere individuale
o comunitaria. Qualcuno prega leggendo e meditando un brano evangelico.
I giovani sentono poco l’esigenza di assistere alla Messa domenicale, al contrario
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degli adulti, che la considerano momento fondamentale di incontro con il Signore e con
i fratelli. Molti anziani, più liberi da impegni di lavoro, assistono quotidianamente alla
celebrazione eucaristica. Qualcuno sottolinea la importanza dell’omelia, in quanto
chiarisce e approfondisce la parola di Dio. Si suggerisce, inoltre, che l’incontro
domenicale della comunità diventi occasione abituale per far conoscere i problemi dei
fratelli e stimoli chi ne ha l’eventuale possibilità ad intervenire per la loro soluzione.
I peccati più gravi sono ritenuti da tutte le fasce d’età ogni attentato alla vita, l’egoismo,
che rende l’uomo incapace di amare Dio e il prossimo, il cattivo esercizio del potere,
tutte le forme di violenza, soprattutto quella alla libertà e alla dignità dell’uomo.
Valori
Tutte le risposte sono concordi sul valore positivo del perdono e della “solidarietà”,
anche verso “chi non merita”; l’uno e l’altra gratificano chi li attua, ma anche chi li
riceve, in quanto è stimolato a convertirsi e a migliorare. Si osserva, tuttavia, che, a
volte, non è facile perdonare; i giovani aggiungono che di fronte a certi orrori che
succedono al mondo il perdono è inaccettabile. Il giudizio sull’amicizia è positivo
all’umanità, come pure il riconoscimento della crescita interiore che essa può determinare,
ma nessuno si nasconde che la vera amicizia, sincera, disinteressata, vissuta in spirito di
fraternità e di donazione morale e spirituale reciproca, è molto rara e difficilissima e
realizzarsi. I giovani incontrano molte difficoltà ad instaurare un vero rapporto. Essere
impegnati significa per tutti aiutare chi ha bisogno e collaborare alla realizzazione di un
mondo migliore. C’è chi sostiene (ma sono pochi), che è cristianamente valido anche il
fare soldi, purché questi siano divisi con i meno fortunati, oppure che per chi agisce con
rettitudine di intenti ognuno dei modi di impegnarsi è accettabile.
La responsabilità dei drammi che oggi affliggono la società è attribuita dalla
maggioranza sia ai singoli che alla società, ma quasi tutti evidenziano l’impotenza ad
agire del singolo di fronte ad ostacoli insormontabili. Maggiori responsabilità hanno
coloro che manovrano le leve del potere. I giovani si dissociano in buona parte dal sentirsi
responsabili di fronte ai mali del mondo.
La Chiesa dà risposte positive ai problemi, ma generalmente sono giudicate
insufficienti. Quali le cause? Pochi sono disposti a collaborare, a volte i sacerdoti, che
sono la parte trainante, si lasciano distrarre da preoccupazioni di ordine materiale; spesso
la Chiesa è poco concreta.
Rapporto con la Chiesa
Il rapporto con la Chiesa è visto in un contrasto di ombre e di luci, che evidenzia una
netta superiorità degli aspetti positivi su quelli negativi. I giovani sottolineano
l’importanza della “accoglienza”, che la Chiesa svolge con impegno, apprezzano quei
valori che la società di oggi vorrebbe offuscare o addirittura cancellare e che la Chiesa
invece difende a spada tratta, senza ambiguità e lassismi. Mettono tuttavia in evidenza
anche gli errori compiuti in passato, le presenze di sacerdoti scostanti e troppo ancorati
al “vecchio”, la continua richiesta di denaro.
Le persone dai 20 ai 50 anni esprimono anch’esse, sia uomini che donne, la esigenza
di un cambiamento nell’azione pastorale, considerata non più al passo coi tempi. Troppi
sacerdoti sono restii ai mutamenti, gettano la spugna dinanzi ad una società che è
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indifferente, se non ostile, all’insegnamento della Chiesa.
Le donne di questa fascia di età evidenziano pure la corruzione, la falsità e l’ipocrisia,
che sovente dilagano nella comunità cristiana, ma esprimono fiducia e ottimismo,
ricordando che la Chiesa è un’istituzione divina, luogo di riconciliazione con se stessi e
con gli altri. La stessa fiducia esprimono gli anziani, pur riconoscendo gli aspetti negativi.
Così si delinea la figura del sacerdote ideale nella mente dei più giovani: colui che li
educa, li aiuta ad aprirsi, è disponibile a tutti, soprattutto agli ultimi. La fascia di mezzo
è categorica: il sacerdote ha il compito di testimoniare il Vangelo non solo con le parole,
ma con i fatti; è tenuto ad essere presente nel sociale, come guida spirituale e morale. Le
stesse cose sostengono gli anziani, che aggiungono un accento sul valore della preghiera,
come strumento di difesa dalle tante tentazioni di una società del benessere, sempre più
disinibita.
I sacramenti sono considerati dalla maggioranza di chi li conosce (e non sono molti),
come canali di Grazia per la crescita del cristiano, tappe fondamentali nella sua vita,
sostengono ideale nei momenti spirituali difficili. Ci sono, tuttavia, anche aspetti negativi
da correggere o eliminare, come l’eccessiva importanza data all’esteriorità, la superficialità
della preparazione, la scarsa comprensione da parte dei cristiani del significato profondo
di ogni sacramento.
Riguardo all’incidenza che le comunità parrocchiali hanno nella realtà odierna, se ne
riconosce l’importanza, ma si prende atto che essa è piuttosto scarsa, in quanto si scontra
con la diffidenza o l’indifferenza dei più. Si propone di cambiare il modo di avvicinare
le persone, condividendone anzitutto i problemi quotidiani, di coinvolgere i giovani,
curando di più gli oratori, di promuovere maggiore unità fra i gruppi ecclesiali, di
accogliere tutti con molta carità.
Quali cambiamenti si ritengono opportuni?
- Maggiore coerenza di vita da parte di sacerdoti e laici.
- Ridurre all’essenziale la liturgia e modificare il modo di pregare.
- Creare maggiore comunione fra le parrocchie.
- Rendere consapevoli tutti i credenti dell’importanza di camminare insieme.
- Attuare meno verticismo, formalismo e ipocrisia nel clero.
PARROCCHIA DI S. ROCCO
Cascinagrossa
Metodo di lavoro
Alla comunità di Cascinagrossa sono stati presentati i due diversi tipi di questionario
qui allegati uno per gli adulti e uno per i giovani; essi hanno risposto o per iscritto o
mediante il sistema dell’intervista.
Rapporto con la Chiesa
Gli adulti interpellati in genere hanno un’immagine positiva della Chiesa, o per
l’educazione ricevuta, o per un’adesione convinta, o per l’impegno personale o per l’aiuto
che in essa hanno trovato per i loro problemi e per la loro crescita personale. C’è chi
esprime un giudizio “neutro” riferendosi ad esperienze personali e alle persone che
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maggiormente la rappresentano. Alla Chiesa e alle persone “più rappresentative” vengono
criticate talvolta “la mancanza di coerenza fra ciò che è detto e ciò che nella vita viene
fatto”. Per alcuni essa “non riesce ad aprirsi a tutta la comunità, trascurando, ad esempio,
la fascia giovanile” ed è “poco democratica” nel senso che “i suoi organi di vertice sono
poca espressione della comunità dei fedeli”. La Chiesa e le persone che la rappresentano
dovrebbero avere il compito di diffondere e “di concretizzare il Vangelo, aprirsi di più
ed essere più vicini alle persone ed in particolare ai giovani, fornendo loro un supporto
morale, psicologico e spirituale, per una maggiore partecipazione alla vita credente”.
Gli interpellati si dichiarano credenti “per l’educazione familiare, per la formazione
ricevuta e per la testimonianza positiva avuta da persone che oltre a professarsi, vivevano
da credenti”. Per alcuni, la loro fede è diventata più consapevole nell’età adulta, per
esempi e per i vari impegni nella vita comunitaria, per fatti personali o per una particolare
venerazione a Maria Madre della Chiesa. Per essi, le comunità parrocchiali hanno ancora
un’importante incidenza nella realtà di oggi “nonostante il cambiamento della società,
la perdita di principi e di valori. E’ per questo che essa deve avere un’azione più incisiva
e più coinvolgente delle persone lontane”.
La Chiesa Alessandrina, in stato di Sinodo, dovrebbe tener presente tali opinioni:
“occorrerà che essa esprimi più coerenza fra i propositi e l’azione, intensifichi le opere
di evangelizzazione nel sociale, sia più aperta e coinvolgente della fasce giovanili”; viene
anche sottolineato un bisogno di “maggiore armonia fra le comunità”.
Rapporto con il Vangelo
La maggior parte degli intervistati ritiene di conoscere il Vangelo non in modo
approfondito, per mancanza di tempo, ma “quello sentito e spiegato durante la Messa”;
esprimono comunque il proposito e talvolta la necessità di conoscerlo meglio, in quanto
lo ritengono importante “nella vita quotidiana come guida e fonte di insegnamenti,
un’ancora di salvezza in una società che sta andando alla deriva".
I sacramenti e le relative funzioni ricoprono un notevole significato come “momento
di crescita interiore nel cammino della vita”; la partecipazione alla Messa non è sentito
come un obbligo, ma come un momento “di riflessione, di riunione, di preghiera in
comune: per chi si professa credente, nella sua vita essa deve avere sicuramente spazio”.
Nel momento di addio al defunto, è in genere accettato l’insegnamento cristiano.
La preghiera è sentita come un rapporto personale con Dio, a cui rivolgersi in ogni
momento per avere conforto o per ringraziarlo: accanto alle classiche preghiere, sono
privilegiate quelle spontanee.
Valori
Per gli interpellati i valori più importanti sono la famiglia, l’amore, l’amicizia, il
rispetto, l’onestà e la solidarietà. L’amicizia “è fondamentale per la stessa vita umana:
quella vera può cambiare in meglio la persona”; di fronte alle scelte importanti l’amico
è un ottimo parametro di confronto. Infatti, la maggior parte degli interessati, quando
pensa a se stesso, si sente parte di un gruppo o di una famiglia.
Di fronte ai mali del mondo, ciascuno si sente un po’ responsabile e chiamato ad
impegnarsi in prima persona nei confronti di chi ha bisogno: alcuni operano in attività di
volontariato. In linea di massima sono condivise le risposte che la Chiesa dà ai diversi
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problemi drammi del mondo, anche se vengono criticate come troppo “dure” le posizioni
di essa circa l’aborto, la contraccezione, il divorzio.
I giovani e la fede
L’intervista è stata estesa ai ragazzi in età scolare, dai 12 ai 18 anni. La maggior parte
dei giovani si dichiara cattolica-praticante; alcuni ragazzi dai 13 ai 15 anni hanno un
atteggiamento indifferente nei confronti della religione. Per questi ultimi, le ragioni di
tale indifferenza vanno cercate nel fatto che nella società di oggi vi sono concezioni di
vita diverse da quelle proposte dalla Chiesa; di non aver avuto un’adeguata educazione
religiosa o di non aver incontrato persone che testimoniassero nella vita la loro fede.
Per tutti i compiti della Chiesa sono l’annuncio della Parola di Dio e preparare i
giovani per un futuro migliore; infatti la maggior critica che rivolgono ad essa è di essere
poco disponibile nei loro confronti. La maggior parte degli interpellati partecipa quasi
ogni domenica alla Messa e alla Comunione; ritiene di confessarsi quando avverte un
particolare bisogno di riconciliarsi con Dio; quasi la metà, solo a Natale e a Pasqua. Per
quanto riguarda il rapporto con la preghiera, essa viene particolarmente praticata nei
momenti difficili della vita.
Infine, in un’ipotetica scala di valori, occupano il primo posto famiglia, amore e
amicizia; poi rispetto, solidarietà, giustizia, divertimento e valori spirituali. Nei confronti
dei mali del mondo, essi si sentono di fare qualche cosa per l’assistenza delle persone
malate e nei riguardi di tutto ciò che calpesta di dignità umana; denotano una particolare
sensibilità per i problemi della violenza e della droga.
PARROCCHIA SS. NOME DI MARIA
Mandrogne
Metodo di lavoro
Gli interpellati sono stati invitati a rispondere singolarmente, per iscritto, o a gruppi
a sette quesiti.
1) Quando si parla di Chiesa, ti rifai ad una immagine positiva o negativa, perché?
2) Credi nell’amicizia e che essa possa cambiare in meglio la persona?
3) Che cosa non approvi nella Chiesa o delle persone che la rappresentano? Come
vorresti che cambiasse?
4) Quali valori cerchi quando vai in discoteca o in birreria? E’ importante avere
dei valori nella vita?
5) Hai sentito parlare di Gesù Cristo, pensi che possa avere un legame di amicizia
con te oggi?
6) La Chiesa alessandrina è in stato di Sinodo, ossia sta compiendo una verifica:
secondo te, quali potrebbero essere le cose da cambiare?
7) Cosa la tua persona è disposta a fare per la Chiesa di Alessandria?
Sintesi
La maggior parte delle persone ha un’immagine positiva della Chiesa, intesa come
“espressione di comunione di fedeli in Cristo, animata dalla speranza del regno di Dio
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punto di riferimento nella propria vita e risposta ai problemi quotidiani". Di essa
privilegiamo “la sua missione al servizio dell’uomo” e “la sua capacità di far sentire ogni
persona parte viva in essa”.
Chi esprime giudizi negativi ritiene che sia “troppo materialista” a causa delle persone
che la rappresentano. Le risposte sono dettate da esperienze personali, per la formazione
ricevuta e maturata nel tempo; alcuni dicono di credere in Cristo, ma di non approvare la
vita della Chiesa in riferimento agli “ecclesiastici”. Infatti, è espressa qualche critica nei
riguardi delle persone che maggiormente la rappresentano per la mancanza di
collaborazione fra essi e la presenza di “rivalità”, altri sottolineano che spesso i problemi
“religiosi” vengono trattati con meno attenzione e cura di quelli “politici ed economici”.
Inoltre, la “gerarchia troppo severa” e la “burocrazia vanno a scapito della spiritualità”.
Anche le “decisioni radicali ed eccessivamente severe prese dalla Chiesa nel tempo,
rischiano di allontanarla da quella che è la realtà odierna”: è necessario un “processo di
svecchiamento e di riconoscimento dei contesti attuali”. Per altri ancora, la Chiesa
dovrebbe “essere meno esteriore e badare più alla sostanza: oggi servono certezze, non
simboli”; il giudizio critico comprende anche l’aspetto “esteriore di alcune funzioni”.
Per tutti gli interpellati, è importante avere dei valori. L’amicizia è “fondamentale per
la stessa vita umana. Essa “permette di superare egoismo, individualismo, competizioni:
in questo senso non può che migliorare l’uomo e il mondo”. Sono sentiti in modo forte
i valori della famiglia, della solidarietà e della giustizia. Per i giovani, in discoteca o in
birreria “non ci sono e non si cercano valori diversi che possono esserci a scuola o in
oratorio; essi non sono nient’altro che luoghi, dove ognuno porta ciò che di buono o
cattivo ha dentro”.
La maggior parte degli interpellati dice di credere in Gesù Cristo, per la formazione e
l’educazione cattolica ricevuta dalla famiglia; alcuni sottolineano con enfasi l’avvenuta
presa di coscienza dell’importanza della “componente religiosa” con la maturità, nelle
scelte della propria vita. Cristo è sentito come “una vicinanza amica che non chiede
nulla d’impossibile, che offre consolazione: è un rasserenatore che consente di affrontare
le diverse prove con animo sereno, è un sostegno costruttivo”. Tale rapporto di amicizia
viene instaurato nella preghiera personale; molti sottolineano come “una loro conoscenza
più approfondita della Sacra Scrittura, abbia motivato la loro fede”.
Per gli interpellati, la Chiesa “dovrebbe prendere atto dei cambiamenti avvenuti nella
realtà, evitando di ribadire rigidi divieti ormai superati: è il caso dei divorziati, che si
sentono condannati, dei giovani, che sentono l’imposizione di reprimere la spontaneità
sessuale”. La Chiesa deve “essere più presente sul piano spirituale e parlare lo stesso
linguaggio di oggi”. Tutti avvertono un “bisogno di guida, di suggerimenti attuabili, non
anacronistici né utopistici, per poterli inserire, nella quotidianità”. E’ avvertita, inoltre,
l’importanza dell’impegno della Chiesa in campo sociale.
Anche la Chiesa Alessandrina deve “farsi carico delle nuove esigenze della realtà
attuale: deve maggiormente coinvolgere le persone, stimolare gli incontri e le discussioni
con i cattolici ma anche con organizzazioni fuori dell’orbita religiosa: sindacati,
associazioni ...”. Molti avvertono l’esigenza di “estendere il dialogo fra le varie comunità”.
Le risposte alla 7° domanda sono quasi tutte univoche: gli interpellati, nonostante gli
impegni di lavoro e di famiglia assorbenti, manifestano il proposito di aumentare il loro
impegno prima di tutto all’interno della loro comunità, dimostrano comunque disponibilità
117
ad “aprirsi alle istanze della Chiesa Alessandrina”. Alcuni ammettono di non aver mai
dato una reale collaborazione alla Chiesa “riducendo la loro presenza al piano delle
relazioni interpersonali, dando appoggio morale, psicologico e capacità di ascolto”. C’è
chi è scettico, nel momento attuale, di “creare una comunità diocesana: ciò rischierebbe
di essere dispersivo e impersonale, in quanto coinvolgerebbe solo quelle persone che
per tradizione o per effettiva convinzione frequenta la Chiesa; occorre partire a costruire
un piccolo nucleo, importante punto di riferimento e mezzo di aggregazione”.
PARROCCHIA DI S. PIETRO IN CATTEDRALE
Alessandria
Per quanto riguarda il rapporto con la Chiesa, una cosa è certa che su quaranta risposte,
34 risultano positive e solo 6 negative. La Chiesa in positivo è: casa di Dio, popolo di
Dio con i suoi limiti e le sue debolezze, brave persone, insegna il bene, arricchisce
l’umanità, dà aiuto e sicurezza interiore a chi crede, nonostante i suoi limiti cerca il
bene, dà appoggio morale in situazioni difficili, segno di presenza di Dio, unità e amicizia
con il prossimo, momento di comunione, incontro e preghiera dei vivi e dei defunti, è al
servizio di tanta gente, dà sollievo, incontro con Dio e i fratelli, luogo per pregare, dà
aiuto ai giovani, incontro con sacerdoti che hanno trasmesso Cristo con la loro carità nel
sacramento della Confessione, educazione religiosa, completa l’esperienza di vita di un
cristiano, favorisce l’unione universale, sollecita l’amore di Dio e del prossimo, popolo
di Dio in cammino di ricerca e salvezza, comunità di Cristo che vive in Cristo.
La Chiesa in negativo è: giudicante, ghetto associativo, poco amore fra il popolo di
Dio, gerarchia, ricerca del potere, carenza di ascolto del credente da parte di sacerdoti
troppo frettolosi, difficoltà di realizzazione della Parola, esperienze varie e negative,
però con incontri personali con religiosi e laici retti molto positivi.
La comunità parrocchiale: dovrebbe riflettere sui seguenti punti: scarsa incidenza
per i troppi impegni dei sacerdoti che sono lontani dai propri parrocchiani, scarso
coinvolgimento dei giovani e della famiglia, perché oggi si vive una libera fede, perché
poco ascoltata, più condivisione, vera comunione al di là delle simpatie e antipatie umane,
più umiltà, povertà e amore, concretezza, intesa fraterna, spazio a tutti, più testimonianza
attiva, maturità umana e cristiana, aiuta i bisognosi ma alza un muro a chi vuole aggregarsi,
necessita scambi con altre comunità, più attenta e gratuita, comunità discriminante dove
non entra chi non è intruppato, andare incontro ai giovani per educarli, più servizio,
umiltà, ormai superata nel modo di essere, evitare protagonismi e più collaborazione,
impegnarsi socialmente, più conoscenza dei problemi e iniziare a risolverne almeno uno,
meglio anni fa, la comunità è molto osservata e per i suoi tanti difetti molti la scartano.
La nostra città necessita una rievangelizzazione. Vivacizzare la liturgia con jazz e blues.
Conoscenza del Vangelo: si, importante approfondirlo, non nella totalità, ho
conosciuto il Vangelo attraverso “Famiglia Cristiana”, molto, va però attualizzato, è
indispensabile e non si conoscerà mai bene, ci vuole impegno, difficile però da attuare,
si è essenziale, bisogno di approfondire, no, ma è importante conoscerlo, è un punto di
riferimento, ha risposta per ogni necessità, difficile da applicare al giorno d’oggi, lo
ascolto attraverso la Messa, creare gruppi di studio sulla Bibbia, lo conosco poco, è
stimolo continuo, guida e stimolo, la spiegazione deve essere chiara, breve e non
118
dispersiva, base della storia dell’umanità, nostalgia di non aver avuto il tempo di
conoscerlo prima;
Preghiera: si, è bello il Padre nostro, preghiere tradizionali, per i defunti, sento il
bisogno, partecipo a incontri di gruppo, è la forza, preghiera di aiuto, ringraziamento,
lode, prego poco, spesso, per essere perdonato, dialogo e colloquio personale, comunitaria,
ecumenica, ascolto della Parola, quando ne sento la necessità, quando ho dei problemi,
per la famiglia, prego come so, di devozione anche per i santi, Rosario quotidiano, penso
che dovrei pregare di più.
Altre forme di preghiera: sofferenza della malattia, aiuto al prossimo, senza parole,
dialogo con Dio, parlo, esprimo ciò che sento, dialogo fiducioso, modalità personale,
preghiera solitaria. Desidero più spazio nella Messa per pregare, pregare bene, cerco in
me lo Spirito Santo e la comunione del santi.
Il comportamento: l’amore, la comunione, la carità, avere personalità ed essere
d’esempio, rispetto per le idee degli altri, parlare di Dio con discrezione, testimonianza
e coerenza nella ferialità, saper donare sempre un sorriso, sincerità, perdono per le offese
ricevute, osservanza dei comandamenti, partecipazione alle funzioni religiose, ascolto
della Parola, la fiducia nonostante tutto, rispettare tutto e tutti nel creato, serenità interiore,
credere nella Trinità, che noi veniamo da Dio, viviamo in Dio andremo a Dio, timore di
Dio, osservanza della sua legge. Riscontro un comportamento egoistico nei praticanti.
Valori: ascolto Messa, rispetto ammalati, amore disinteressato, rispetto uomo e natura,
libertà nostra e degli altri, accoglienza, allegria, onestà, sincerità, ascolto, condivisione,
fede, amore del prossimo, preghiera, moralità, responsabilità, essere rispettato perciò
che si è, persona uguale immagine di Dio, essere come ci vuole Dio, discrezione nella
carità, vedere Cristo nei deboli e nei sofferenti, umiltà, famiglia, giustizia, mitezza,
misericordia, spirito di povertà, insegnamenti cristiani come freno sapiente alla volontà
terrena di ricercare i beni terreni, fare il proprio dovere secondo coscienza, amicizia.
Amarezza: ladri, furbi, volgarità, guerra, tutto, perdere amicizia, poca coerenza dei
cristiani, superficialità, egoismo, indifferenza soprattutto dei giovani verso la religione,
violenza verso i minori, invidia, incomprensioni, le calamità naturali, individualismo,
non essere rispettato per ciò che di è, spettacoli e violenza contro l’umanità, disonestà,
ignoranza e abuso dell’ignoranza altrui, il dolore della vita, superficialità, materialismo,
discriminazione razziale, le persone senza speranza, falsità, incomunicabilità tra i membri
della Chiesa, la droga, la critica spicciola, opportunismo, crudeltà.
Ottimismo: pellegrinaggio, un barlume di speranza, credere nel S. Padre, Dio è, la
vita in genere, ci sono ancora persone oneste e responsabili, atti d’amore, interesse per la
figlia, Cristo risorto, la Madonna, i giovani, insegnamenti del Papa, opera dei sacerdoti
verso tossici e carcerati, ecumenismo, la famiglia, onestà e lealtà, eroismo e dedizione
missionarie, volontari, il successo dei figli, i giovani che seguono le leggi del Signore,
bontà nascosta, bella famiglia, sforzi per raggiungere la pace.
Di fronte ai drammi di oggi: l’età mi impedisce l’intervento, non ci sono possibilità
per interventi positivi, c’è possibilità e non, non c’è nessuna speranza, cercare il regno
dei cieli e il regno seguirà, anche intervenire non sempre serve, responsabile il silenzio,
l’indifferenza e l’individualismo mentre ha valore il servizio, la solidarietà, la
partecipazione e la condivisione, solo sentimenti di misericordia e bisogno di pregare,
difficoltà a parlare, a realizzare qualcosa di positivo anche per i muri sorti all’interno
119
della Chiesa, impotenza, sofferenza, importante l’azione del volontariato, prevenire dando
lavoro e occupazione, non giudizio, il problema non lo tocca.
Suggerimento: impegni per prevenire il disagio giovanile, più impegno da parte dei
sacerdoti.
PARROCCHIA DELLA NATIVITA' DI MARIA
Spinetta Marengo
Sono stati distribuiti, come richiesto, i questionari. Alcuni sono stati consegnati
direttamente presso la Segreteria Diocesana di Alessandria, gli altri sono stati
consegnati compilati (tutti o in parte) in parrocchia. Per esaminarli sono stati formati
tre gruppi di lavoro di quattro unità ciascuno. Ogni gruppo ne ha esaminato una parte,
lavoro che ha richiesto diversi incontri in quanto coinvolgente, appassionante a tal
punto che è stato faticoso essere obiettivi. Speriamo comunque di esserci riusciti.
I tre gruppi si sono ritrovati a lavoro ultimato per confrontare i risultati e farne una
relazione finale che esponiamo qui di seguito.
La Chiesa annuncia
Abbiamo evidenziato che esistono diverse categorie di persone: c’è chi crede per
propria scelta (e sono pochi), chi crede per tradizione e per l’educazione ricevuta; c’è
chi “vorrebbe” credere ma non ha il tempo e forse poca volontà, per approfondire le
verità di fede; c’è chi ha dubbi per la cattiva educazione ricevuta nel collegio; altri che
dichiarano sconcerto per l’ipocrisia di alcuni cristiani nei quali vorrebbero trovare più
coerenza nel modo di vivere. Globalmente sono più numerosi gli indifferenti che gli
agnostici e anche quelli che aderiscono si sentono più obbligati che convinti.
Ben pochi hanno una vera formazione catechistica: i più sono rimasti al catechismo
dei primi sacramenti ricevuti, ben pochi ascoltano o comunque traggono insegnamenti
dalla predicazione. Emerge che ben pochi hanno capito il vero significato di “Chiesa” e
della sua missione per cui non accettano certe posizioni. Alcuni vorrebbero un
aggiornamento della Chiesa che dovrebbe vivere secondo i canoni del Vangelo, scendere
dal pulpito, per cercare di vivere i problemi quotidiani dei poveri. Qualcuno afferma
anche che i sacerdoti dovrebbero potersi sposare e ipotizza un tipo di Chiesa all’americana,
altri una Chiesa più aperta alle esigenze dei tempi senza sconfinamenti nella “politica”
ed esente da arrivismi ed interessi terreni.
A proposito della preghiera abbiamo varie risposte: quasi tutti conoscono le principali
preghiere e quasi sempre recitano il Padre nostro; c’è invece chi prega soltanto durante
i funerali. C’è chi afferma di non pregare perché il Signore non ha bisogno di troppe
parole. Alcuni hanno un’assoluta fiducia in Dio e si rivolgono a Lui in qualunque momento
del giorno usando parole proprie, altri non credono in un Cristo vivo col quale avere un
rapporto di amicizia. Alcuni riconoscono che c’è differenza tra il messaggio di Cristo e
le varie religioni, lo ritengono fondamentale come modello di vita cristiana perché predica
l’amore per il prossimo ed il perdono. Altri che non ci siano differenze per il semplice
motivo che non conoscono a fondo altre religioni (ma neppure la propria!! -Ndr-),alcune
delle quali predicano anche la vendetta e la violenza.
120
La Chiesa celebra
Qualcuno si sente costretto a frequentare alcune funzioni, rimprovera gli sprechi
della Chiesa nello sfarzo, esige meno esibizionismo, più partecipazione viva tra quelli
che frequentano, più legame e cordialità, accoglienza verso gli altri. La Messa è vissuta
come momento importante da alcuni che trovano sempre il tempo per darle spazio. C’è
chi crede ma rifiuta si sentirsi obbligato, per altri è un incontro tra amici che dà forza, è
una festa, non è da vivere come obbligo ma come necessità spirituale.
I 2/3 dei questionari danno un significato altamente positivo ai sacramenti (anche se
la preparazione dovrebbe essere più approfondita), e riconoscono che segnano tappe
importanti per la crescita e la vita cristiana, indipendentemente dal tipo di cerimonia. Gli
altri rilevano che i sacramenti sono quasi ignorati, manca la volontà di una preparazione
più approfondita. Emerge l’importanza che viene data ai primi sacramenti, visti quasi
come un obbligo e non come una scelta.
Nella nostra parrocchia convivono persone di diversa provenienza per cui è difficile
tentare una valutazione dell’incidenza della religiosità. Nella maggior parte dei casi i
fatti decisivi per essere credenti derivano dalla famiglia, dall’esempio dei genitori; in
alcuni casi dall’esempio di Cristo e dalla lettura del Vangelo. Alcuni non lo accettano
perché lo ritengono un’imposizione, una perdita di tempo. Per parecchi comunque Cristo
è vivo in mezzo a noi presente in ogni luogo e non solo in chiesa, è un amico e un
confidente, in diverse circostanze dà un aiuto ed un conforto in modo tangibile. Altri
non credono nel Cristo vivente, altri aspirano dubbi sul perché di tanta sofferenza nel
mondo.
La Chiesa testimonia
In genere c’è spazio per il Vangelo nella propria vita anche se qualcuno dice di agire
qualche volta di testa propria. Tutti avvertono il dovere di impegnarsi e di sentirsi in
parte responsabili pur incontrando non poche difficoltà. Sull’operato della Chiesa c’è
chi sospende il giudizio, c’è chi lo considera fronte di riflessione e discussione, c’è chi
lo giudica negativamente poiché si parla tanto senza risolvere i problemi più scottanti.
C’è chi ritiene che la Chiesa dovrebbe svolgere un’azione più capillare sensibilizzando
maggiormente i singoli. Quasi tutti sono concordi nel dire che ciò che dovrebbe
caratterizzare la vita di chi si professa cristiano è anzitutto l’amore verso il prossimo.
Seguono poi il rispetto per le idee degli altri, la gioia, la fiducia, la speranza e la coerenza
del proprio comportamento con quanto dice il Vangelo. Suggeriscono che si potrebbe
cambiare l’atteggiamento scostante verso i non praticanti, rispettandoli ed avvicinandoli
poiché tutti possono essere credenti e “convertibili”. (E’ stato scritto da una persone
non praticante). Si auspica inoltre che la Chiesa non sia distributrice di sacramenti ma
seria preparatrice di uomini e che tenda sempre più all’ecumenismo.
La maggioranza pensa che il progetto di Cristo non sia fallito. Dato i moderni mezzi
di comunicazione, potrebbe essere meglio recepito se l’uomo non fosse distratto da
mille rumori. Ciascuno ha una propria opinione sul peccato in generale, anche se tutti
identificano nella mancanza d’amore quello più grave. L’odierna società ha finito di non
considerare peccato anche azioni riprovevoli condannate dal Vangelo. In questo modo si
ingenera confusione e rilassatezza di costumi e comportamenti, verso se stessi ed il
121
prossimo allontanandosi dalla corretta interpretazione del peccato.
Alessandria si è rivelata, durante il triste periodo dell’alluvione, migliore di quanto
gli abitanti stessi si aspettassero. La calamità ha fatto emergere nelle persone sentimenti
di solidarietà, altruismo, accoglienza. Riguardo ai valori della vita domina un certo
pessimismo tra la gente: l’amicizia vera non esiste se c’è un tornaconto, ma se è sincera
è un grande valore. Non tutti sono disposti ad aiutare chi ha bisogno (escludono l’aiuto
ai drogati). C’è ancora ottimismo nei riguardi della famiglia, c’è la fiducia nei giovani,
nella vita che nasce, nell’amore che sboccia e c’è chi dice che anche nelle piccole cose di
tutti i giorni si possono trovare motivi di gioia.
La nostra piccola indagine è terminata, ci auguriamo che possa servire a capire sempre
meglio questa gente così ricca di potenzialità positive.
122
SINTESI RELAZIONI QUESTIONARIO PARROCCHIE
La Chiesa annuncia
L’annuncio della Chiesa non è capito perché viene esposto con un linguaggio difficile
e non di uso comune. C’è una sorta di prevenzione, che parte anche da una visione della
Chiesa gerarchica, con cui non ci si sente in sintonia, che dà norme, concetti, definizioni
e non indica invece un cammino da compiere insieme. L’annuncio non è ne vicino alle
persone, ne tocca i problemi quotidiani, non è un annuncio che parla al cuore dell’uomo
per dirgli che è salvo, che è libero. L’influsso della predicazione domenicale è scarso o
nullo, nella maggioranza, che pur ammette di desiderare un approfondimento, la
conoscenza della Sacra Scrittura si limita al catechismo dell’infanzia.
Si nota una fede “bambina”, basata su segni esteriori, individualista; non c’è
coinvolgimento nella vita e nei problemi del prossimo perché manca l’esperienza di una
vera comunità parrocchiale; è presente l’idea di un Dio personale, di una fede
individualistica. L’adesione è più convinta nei pochi che si sono riavvicinati o hanno
scoperto in età adulta la parola del Signore. La vita di chi si professa cristiano, rispetto
a chi non lo è, non è caratterizzata, secondo il pensiero dei più, da particolari segni e
testimonianze.
Esigenze su cui riflettere
- E’ vivo il desiderio che colui che annuncia la parola di Dio (in particolare il
sacerdote) sia umile, disponibile, viva tra le persone, accanto agli “ultimi”, si vorrebbe
anche una presenza sacerdotale più gioiosa, serena, carica di ottimismo, ma animata
ed immersa in una dimensione spirituale in modo che ciascuno si senta spronato a
migliorarsi, a “tirar fuori” la parte migliore di sé.
- Si deve affrontare il problema della Parola di Dio offerta e spiegata; della
preparazione alla partecipazione alla Messa; dell’educazione alla preghiera
comunitaria (risulta che i giovani pregano molto meno degli adulti).
- Bisogna trovare un modo perché il sacerdote sia più presente nelle famiglie; perché
la Chiesa (sacerdote e fedeli) sia più impegnata nel sociale, lavori più “fuori che
dentro”, sia aperta alla collaborazione anche con i non credenti; perché le varie
parrocchie abbiano contatti tra di loro (questa esigenza è sentita maggiormente dalle
parrocchie periferiche). Da molte parti si richiede di curare, rinnovare o riportare in
vita gli oratori. In conclusione occorre “non cambiare i contenuti, ma i metodi e la
didattica”.
La Chiesa celebra
I sacramenti vengono sentiti in generale come tradizioni, come tappe obbligatorie
della vita; non coglie il legame tra la celebrazione e la parola di Dio. Si criticano lo
sforzo, il rito pomposo, l’eccesso di esteriorità, una eccessiva burocratizzazione (vedi
specialmente i documenti per il Matrimonio). Si ritiene importante una adeguata
preparazione personale ed un coinvolgimento dei genitori nella preparazione dei figli in
occasione della Prima comunione (ora spesso solo spettacolo, festa, foto ricordo, regali,
pranzo).La Messa, da quelli che vi partecipano, è considerata talora un obbligo, la si
ascolta passivamente in modo troppo individualistico e con scarsa partecipazione.
123
Manca una adeguata preparazione a riconoscere i segni della celebrazione stessa.
Considerazioni
- La liturgia dovrebbe essere l’espressione del ringraziamento, della lode di Dio. Se
non coinvolge diventa un rito vuoto di valore, non motivo spirituale, diventa spettacolo,
sia pure bello e curato.
- Emerge una lettura frammentaria dei sacramenti, spiegati e proposti singolarmente,
mentre sono aspetti di un unico mistero di salvezza, momenti diversi di risposte alla
parola di Dio.
- Riguardo la Messa è evidente la mancanza di preparazione a partecipare in modo
più vivo e più profondo, in modo che non sia solo il sacerdote a compiere la celebrazione,
ma la comunità. Se emerge in alcuni l’esigenza di vivacizzare la liturgia (suoni, chitarre,
ecc.) forse ciò è una spia della mancanza di partecipazione intensa.
La Chiesa testimonia
Vengono sottolineati come valori condivisi da tutti, ed in parte riconosciuti presenti
nella Chiesa, l’amicizia, la solidarietà, e l’attenzione agli ultimi, per questo si chiede
una Chiesa sempre coerente con il Vangelo realizzato nelle opere, una Chiesa che si
rivolge agli uomini con un atteggiamento di maggiore amicizia affinché siamo aiutati a
superare il senso di solitudine che invade alcuni. Anche il cristiano che vive coerentemente
il Vangelo, agisce in modo troppo solo e personale. Spesso la testimonianza non tocca,
non incide, non è punto di riferimento, o manca del tutto nei cosiddetti “credenti”.
Le comunità parrocchiali, ove esistono e funzionano, sembrano formare un mondo a
sé, ambienti chiusi, isole protette. A volte danno l’impressione di essere “gruppi elitari”
che si pongono in una posizione di giudizio e di critica agli altri, non mostrano aperture
“missionarie”. E’ sottolineata la mancanza di carità abbastanza diffusa all’interno di
associazioni cattoliche istituzionalizzate.
Considerazioni
- Si chiede di abituare i fedeli ad essere gruppo: la comunione è dono di Dio vissuto
attraverso il confronto, lo stare in comunità.
- Si chiede un atteggiamento di maggiore comprensione riguardo i divorziati; da
alcuni è stato sollevato il problema del celibato dei preti.
- Si vorrebbe un maggior contatto tra centro diocesano, uffici pastorali e singole
parrocchie: i rapporti attuali sono troppo formalizzati.
124
QUESTIONARIO PER RELIGIOSI/E
“...E’ significativo che, nello svolgersi dei Sinodi attinenti i vari aspetti
dell’insegnamento conciliare sulla Chiesa, quello dedicato agli Istituti religiosi giunta
solo ora, dopo cioè i Sinodi sulla Famiglia cristiana (1980 - Familiaris Consortio),
sulla vita dei Laici (1987 - Cristi fideles laici), sul Ministero dei Presbiteri (1990 Pastores dabo vobis)”.
(Giovanni Paolo II, Apertura Sinodo dei Vescovi, 2 Ottobre 1994)
1. Ti pare che la vita consacrata sia tenuta in giusta considerazione nella nostra opinione
ed in quella della Chiesa alessandrina?
2. Come accogli l’avvenimento del Sinodo Diocesano?
3. Ne parlate in comunità?
Il Vangelo annunciato
“... La loro scelta di vita mediante la pratica dei Consigli evangelici di povertà,
castità ed obbedienza non è che una grande scelta d'amore, si direbbe una
“sovrabbondanza d'amore”. L’adesione a tale invito colloca i consacrati nel cuore
della Chiesa.”
(Dalla meditazione di Giovanni Paolo II del 02.10.1994 )
4. Siamo consapevoli di essere “nel cuore” della Chiesa locale?
Le sfide della Vita Consacrata
La Vita Consacrata
1) Indica a tutti i fratelli il primato di Dio
2) La centralità di Cristo - lo stile di vita da Lui scelto - la radicalità della sequela
- la veridicità del Vangelo - la donazione totale alla Chiesa - la vita futura
(Sinodo dei Vescovi ,1 Cong. Gen., Relazione del Card. Basil Hume - parte III).
5. Quali sono le risposte che diamo alla Chiesa locale per fare capire il senso e la
missione della vita consacrata nella varietà dei suoi carismi?
Il Vangelo celebrato
“... Non si può concepire adeguatamente il mistero, la comunione e la missione
della Chiesa, senza la comprensione della vita consacrata; come questa, del resto, non
si può capire e vivere se non è radicata nel mistero, nella comunione e nella missione
ecclesiale
(Sinodo dei Vescovi, 1 Cong. Gen. , Relazione del Card. Basil Hume - parte II ).
6. Come ci inseriamo nel Piano Pastorale della Diocesi, con il nostro carisma
particolare, nel servizio della Chiesa evitando di essere pedine per una semplice
manovalanza, supplenza, ecc.?
7. Quali rapporti sussistono tra il Vescovo ed i religiosi, con il clero diocesano ed i
125
laici? Tra Istituto ed Istituto?
8. Apprezzi il lavoro dell’USMI e della CISM?
9. I nostri rapporti con i laici, sono di comunione, di collaborazione, ferma restando
la nostra appartenenza specifica a la disciplina propria di ciascun Istituto?
10. Le nostre sorelle claustrali, in quale modo si inseriscono nel tessuto quotidiano
della Chiesa locale?
11. Siamo convinte e convinciamo anche gli altri che le religiose non sono donne
particolari, ma sono chiamate ad essere particolarmente donne, a sviluppare cioè in
pienezza il dono della femminilità quale talento a noi affidato e di cui la Chiesa ed il
mondo hanno bisogno?
Il Vangelo vissuto nella testimonianza della carità
“... Né pensi alcuno che i religiosi con la loro consacrazione diventino estranei agli
uomini ed inutili nella città terrena...Perciò il Sacro Concilio conferma e loda gli uomini
e le donne, fratelli e sorelle, i quali, nei monasteri e nelle scuole, negli ospedali o nelle
missioni, con perseverante ed umile fedeltà al proprio carisma onorano la sposa di
Cristo e prestano generosi e diversissimi servizi
(Lumen Gentium 46/C).
12. Quale verifica facciamo per scoprire ed essere fedeli “oggi” al carisma dei fondatori
nell’esercizio della carità?
13. Quale attenzione prestiamo alla voce dello Spirito per essere aperti alle nuove
povertà della Chiesa alessandrina? (Assenza di Dio nella società - mancanza di valori
cristiani - crisi della famiglia - presenza del materialismo - droga - alcool - prostituzione
ecc.)
14. Siamo disponibili ad un impegno pastorale più diretto nella Chiesa locale?
126
A) La Chiesa annuncia
L’annuncio della Chiesa non è capito perché viene esposto con un linguaggio difficile
e non di uso comune. C’è una sorta di prevenzione, che parte anche da una visione della
Chiesa gerarchica, con cui non ci si sente in sintonia, che dà norme, concetti, definizioni
e non indica invece un cammino da compiere insieme.
L’annuncio non è ne vicino alle persone, ne tocca i problemi quotidiani, non è un
annuncio che parla al cuore dell’uomo per dirgli che è salvo, che è libero.
L’influsso della predicazione domenicale è scarso o nullo, nella maggioranza, che
pur ammette di desiderare un approfondimento, la conoscenza della Sacra Scrittura si
limita al catechismo dell’infanzia.
Si nota una fede “bambina”, basata su segni esteriori, individualista; non c’è
coinvolgimento nella vita e nei problemi del prossimo perché manca l’esperienza di una
vera comunità parrocchiale; è presente l’idea di un Dio personale, di una fede
individualistica.
L’adesione è più convinta nei pochi che si sono riavvicinati o hanno scoperto in età
adulta la parola del Signore.
La vita di chi si professa cristiano, rispetto a chi non lo è, non è caratterizzata, secondo
il pensiero dei più, da particolari segni e testimonianze.
Esigenze su cui riflettere
- E’ vivo il desiderio che colui che annuncia la parola di Dio (in particolare il
sacerdote) sia umile, disponibile, viva tra le persone, accanto agli “ultimi”, si vorrebbe
anche una presenza sacerdotale più gioiosa, serena, carica di ottimismo, ma animata
ed immersa in una dimensione spirituale in modo che ciascuno si senta spronato a
migliorarsi, a “tirar fuori” la parte migliore di se.
- Si deve affrontare il problema della Parola di Dio offerta e spiegata; della
preparazione alla partecipazione alla santa messa; dell’educazione alla preghiera
comunitaria (risulta che i giovani pregano molto meno degli adulti).
- Bisogna trovare un modo perché il sacerdote sia più presente nelle famiglie; perché
la chiesa (sacerdote e fedeli) sia più impegnata nel sociale, lavori più “fuori che dentro”,
sia aperta alla collaborazione anche con i non credenti; perché le varie parrocchie
abbiano contatti tra di loro (questa esigenza è sentita maggiormente dalle parrocchie
periferiche).
Da molte parti si richiede di curare, rinnovare o riportare in vita gli oratori.
In conclusione occorre “non cambiare i contenuti, ma i metodi e la didattica!”
2.
Esperienza religiosa personale - esperienze influenti sull’evoluzione religiosa - che
cosa significa essere credenti o non credenti - la Chiesa e i suoi uomini - ruolo della
Chiesa nel campo sociale e morale - l’Annuncio del Vangelo - le difficoltà ad accogliere
il Vangelo - le richieste in riferimento all’Annuncio del Vangelo.
L’esperienza religiosa è per molti legata all’educazione familiare ricevuta “prima
ancora di imparare a parlare e a comunicare e poi, al tempo dell’infanzia, all’esperienza
del catechismo. Sovente questo momento religioso è legato alle formulette: cerca di
127
essere bravo, recita le preghiere, vai a Messa. Rifiutato poi perché incapace di crescere
con l’evoluzione dell’individuo. Per altri il tempo del catechismo è solo un “caro” ricordo,
un po’ sbiadito, ma riscoperto nel momento di una malattia, di un dolore, di un sacramento
(matrimonio). Sovente è il bel ricordo di un fanciullo che si apre alla vita; per altri un
ricordo tedioso per la serie di domande e risposte memorizzate con timore, e tensione
per quanto veniva imposto. In genere però quell’esperienza religiosa non è stata
completamente cancellata, forse superata, ma ancora presente.
Quasi tutti gli intervistati affermano che il credente e il non credente debbono entrambi
vivere a fondo la loro dimensione umana, non solo ma messo chi si definisce “laico” vive
i valori di cui è ricco il messaggio evangelico, con pienezza maggiore di chi si professa
credente. Qualcuno ancora aggiunge: “ritengo che un cristiano dovrebbero essere più
motivato nel rispettare e seguire i valori umani che troviamo nel Vangelo. E soprattutto
sul piano sociale non c’è differenza fra credente e non credente: il cristiano dovrebbe
conseguentemente al suo credo noto e codificato da regole e da testi sacri e meno sacri,
dare testimonianza di questo credo. Il comportamento sociale di un cristiano coincide
con quello di tutte le persone che vivono concretamente i propri principi etici e morali.
Ma se la vita del cristiano deve essere basata sull’amore per Cristo, deve essere per forza
più rivoluzionaria. E il cristiano deve conformarsi alle regole sociali, senza violare e
trasgredire i propri principi morali.
L’idea del peccato non è più riferita ad un elenco di cose da evitarsi. Il peccato (in
senso moderno) è inteso come una sorta di distorsione della personalità e/o un
atteggiamento esageratamente narcisistico. E’ vivo anche il senso del peccato inteso
come “mancanza di coerenza” o il peccato come altro atto grave contro la propria morale,
la propria coscienza - come atto di ingiustizia verso gli altri (alcune volte definiti
prossimo).
I peccati più gravi:
- egoismo che assume anche la Chiesa quando inculca il senso del peccato per legare
a se gli uomini;
- disperare del perdono di Dio;
- la mancanza di amore;
- la mancanza di coerenza ai propri conclamati principi.
Il peccato è quindi avvertito come rottura del rapporto con Dio ma come disagio che
deriva dall’aver nociuto agli altri. Peccare è fare in modo che non si realizzi mai una
giustizia sociale.
La Chiesa e i suoi uomini
La Chiesa è sovente vista, nell’accezione negativa come un’istituzione strutturata
gerarchicamente, la quale, pur operando in certi ambiti in nome della carità e del servizio,
si rivela, per lo più, come strumento di esercizio di potere. E alla Chiesa, considerata
come organizzazione che opera nel sociale, vengono attribuiti gli stessi limiti delle altre
organizzazioni sociali perché la Chiesa in fondo non è altro che un’organizzazione sociale
per bisognosi di spiritualità o ancora: la Chiesa è un’istituzione incapace di confrontarsi
e chi non è “schierato” con essa è in errore.
Il suo operato privilegia gli aspetti più visibili ed esteriori. Dagli uomini di Chiesa, ai
quali, peraltro, si riconoscono a volte grandi meriti e serio impegno, si vorrebbe maggior
128
apertura al dialogo, alla gente e ai loro problemi e un po meno gente e ai loro problemi
e un po meno di mediazione con il divino.
Nella dilagante apatia ed indifferenza, gli uomini di Chiesa dovrebbero essere gli
animatori spirituali, il seme della ricerca del valori dell’esistenza e non nel senso
ricreativo (giocare a bocce, organizzazione gite, fare feste o gestire bar ...) ma nel senso
di essere un aiuto all’uomo, ai suoi bisogni, alle sue angosce, al suo vivere quotidiano
irto di difficoltà e di disagi interiori.
Inquietanti alcune affermazioni: spesso il Papa e i Vescovi sembrano fantasmi di un
passato lontano (simulacri super-ormati) ossia “persone che tramite paramenti e cerimonie
tengono a dimostrare le loro superiori diversità; è sovente l’atteggiamento della Chiesa
e di alcuni suoi uomini che mi fa allontanare sempre più dal Cattolicesimo e che
indebolisce sempre più la mia fede.
I sacerdoti sono giudicati in vario modo: bravi, intelligenti, fastidiosi, petulanti,
ottocenteschi, a seconda dei casi. Mediamente sono petulanti e moralistici.
L’impegno sociale della Chiesa non è sempre ritenuto coerente, a volte contrastante
perché non sempre protegge la vita (aids e preservativo) e nega la contraccezione omettendo
di affrontare i problemi che ne derivano. O ancora il ruolo della Chiesa di fronte ai
problemi è di sole parole che non risolvono i problemi, ma si limitano ad affermare
principi lontani dalla possibilità di viverli nel quotidiano ed è per questo che la Chiesa
sembra essere fuori dal suo tempo.
Apprezzato e considerato positivamente l’operato dei religiosi nell’ambito sociale
per l’impegno diretto, faticoso e poco gratificante e questo apprezzamento è la prova
che, quando la Chiesa si sposta dai luoghi sacri e “scende” a fianco di chi necessita di
aiuto, raggiunge due scopi: essere di esempio ed esserci anche se purtroppo questo
impegno si concretizza solo con iniziative basate sul volontariato personale.
Si sottolinea l’eccessiva chiusura verso problematiche pressanti quali aborto, droga,
prostituzione e si invitano gli uomini della Chiesa a tentare un rinnovamento e a
raggiungere maggiore autonomia di azione e di parole. Si afferma che la Chiesa dovrebbe
coinvolgere le coscienze senza troppo intromettersi nelle decisioni degli Stati (proclamare
la negatività dell’aborto non combattere la legge dello Stato). Quindi convincere prima
le coscienze poi la legge dello Stato sarà cambiata conseguentemente.
Occorrerebbe distinguere il messaggio: (ciò che è fede, ciò che è male), dagli strumenti
e dai metodi che sono frutto del momento. Un unico frutto su cui si pensa che la Chiesa
dovrebbe comunque intervenire nell’ambito statale è quello della libertà religiosa: la
Chiesa deve sempre avere la possibilità di farsi ascoltare.
Una delle tante conclusioni: la Chiesa è un’organizzazione che si dibatte in un
dilemma: cambiare seguendo un poco il mondo per non “perdere” il consenso della
gente o mantenersi ferma, con il rischio opposto.
Si avverte inoltre, una certa insistente critica ed incapacità a sentirsi in sintonia con
la Chiesa gerarchica e i suoi uomini perché non sono capaci di mettersi al servizio
dell’uomo. C’è poca attenzione all’uomo ed è sempre meno visibile la gioia del messaggio
cristiano. La Chiesa sembra non tener conto dei progressi che le lotte degli uomini e
delle donne hanno attivato. Le donne sono diverse dagli uomini ma hanno gli stessi
diritti: c’è sempre un maschilismo latante ma tenace nella Chiesa nonostante le lettere
del Papa (tra l’altro ignorate o molto poco apprezzate dalla gerarchia “tutta maschile”
129
della Chiesa) ed evidenziata, ad esempio, dalla maniera con la quale è affrontato il
problema della prostituzione dove tutta la colpa è al femminile. La Chiesa è altresì poco
accettata quando vuole disciplinare con “istruzioni per l’uso” i principi enunciati.
Problemi emersi
1. Bisogna rifondare la catechesi per le prime Comunioni e per le Cresime (o
annullarla per affidarla alla famiglia)? Perché così non va bene e questa ipotesi è
convalidata dai bambini che l’hanno subita, dalle catechiste e dai genitori, sia da
quelli che si dicono credenti e frequentanti che da quelli che si rivolgono alla Chiesa
solo “per fare la prima Comunione”.
2. Il peccato. Smettiamo di esaltare il peccato per intimorire e ricominciamo ad
esaltare davvero la vita, la gioia di vivere, gli uomini e i loro valori positivi per tentare
di fare così scomparire il peccato.
3. Ci si riconosce in Dio ma si fa fatica a ritrovarlo nella Chiesa. Perché? Forse
perché “la Chiesa dovrebbe riscrivere continuamente le sue formule dogmatiche, per
essere fedele al loro senso originario, e anche perché ne coglie sempre aspetti nuovi e
nuovi approfondimenti”... o ancora perché il Cristianesimo non deve essere un insieme
di concetti monolitici stabiliti una volta per sempre e spiegati nei minimi dettagli della
scelta e quindi della colpa, ma essere “una serie di principi che si adeguano
continuamente ad contesto in cui vengono enunciati: perché la coscienza è la fonte del
sentimento e della rilevazione, la regola universale a cui tutti hanno l’obbligo di
sottostare”.
4. Le funzioni religiose: il rito deve essere rivisto in dimensione più funzionale per
poter trasmettere dei valori, altrimenti resta solo fatto formale estetico, talvolta
suggestivo e nulla più.
5. Catechesi per adulti: dalla lettura dei questionari si deduce che gli adulti non
hanno, in genere, il problema religioso perché o l’hanno rifiutato o lo stanno vivendo
come ne sono capaci; occorrerebbe forse proporre una catechesi parrocchiale per adulti,
non certo attraverso conferenze, ma in forme diverse (quali?) per rendere il problema
religioso più vitale e approfondito.
- Più cultura religiosa: perché la maggior parte dei credenti è impreparata ad
accogliere gli insegnamenti della Chiesa e a metterli in pratica, e alle stesse funzioni
manca la partecipazione consapevole della gente.
- Più impegno: perché come cristiani bisogna essere presenti in tutte quelle attività,
anche gestite dai laici perché ciò che conta è vivere nel servizio per gli altri.
Sembrano sempre più brucianti perché attuali e vive le parole di Bonhoeffer: “La
nostra Chiesa, che in questi anni ha lottato solo per la propria sopravvivenza, quasi
essa fosse il suo fine; è incapace di farsi portatrice della parola riconciliatrice e
redentrice per gli uomini e per il mondo”.
“Ed è per questo che le parole antiche devono svigorirsi e ammutolire” e il nostro
essere cristiani ridursi a: pregare, operare per la giustizia, aprirsi alla solidarietà, le
celebrazioni liturgiche come espressione della Comunità.
Ogni pensiero, parola e organizzazione nel Cristianesimo dovrà rinascere da questa
preghiera, da questa azione e da questi atteggiamenti.
“Dio vuole essere riconosciuto presente al centro dell’esistenza; Gesù rivendica
130
per sè e per il Regno di Dio l’intera vita umana in tutte le sue dimensioni: ma le
rivendica facendo leva non sulla assoluta onnipotenza di Dio (essere per sè), ma sulla
capacità di dono di colui che ama (essere per l’altro)”.
La Chiesa celebra
I sacramenti vengono sentiti in generale come tradizioni, come tappe obbligatorie
della vita; non coglie il legame tra la celebrazione e la Parola di Dio. Si criticano lo
sforzo, il rito pomposo, l’eccesso di esteriorità, una eccessiva burocratizzazione (vedi
specialmente i documenti per il matrimonio).
Si ritiene importante una adeguata preparazione personale ed un coinvolgimento dei
genitori nella preparazione dei figli in occasione della 1° comunione (ora spesso solo
spettacolo, festa, foto ricordo, regali, pranzo).
La Messa, da quelli che vi partecipano, è considerata talora un obbligo, la si ascolta
passivamente in modo troppo individualistico e con scarsa partecipazione.
Manca una adeguata preparazione a riconoscere i segni della celebrazione stessa.
Considerazioni
La liturgia dovrebbe essere l’espressione del ringraziamento, della lode di Dio. Se
non coinvolge diventa un rito vuoto di valore, non motivo spirituale, diventa spettacolo,
sia pure bello e curato.
Emerge una lettura frammentaria dei Sacramenti, spiegati e proposti singolarmente,
mentre sono aspetti di un unico mistero di salvezza, momenti diversi di risposte alla
parola di Dio.
Riguardo la S. Messa è evidente la mancanza di preparazione a partecipare in
modo più vivo e più profondo, in modo che non sia solo il sacerdote a compiere la
celebrazione, ma la comunità. Se emerge in alcuni l’esigenza di vivacizzare la liturgia
(suoni, chitarre, ecc.) forse ciò è una spia della mancanza di partecipazione intensa.
2.
Le funzioni religiose - valutazioni e considerazioni sulle celebrazioni della Chiesa,
la possibilità che le celebrazioni diventino Fede, possibilità di comprenderle nel loro
significato, giudizio su come vengono effettuate.
Giudizi piuttosto negativi o critici “sembrano riti superati ed insignificanti, sovente
troppo formali intesi come esteriorità o come obbligo di gruppo.
Solo raramente le funzioni religiose sono intese come momento di spiritualità e di
vita, sovente vissute con noia o “rabbia” per certa gestualità intesa come inutile segno di
potere. Molte persone non vivono la funzione religiosa perché non la conoscono, perché
nessuno ha mai ben spiegato qual è il significato di ciò che stanno facendo o a cui
stanno partecipando (occorre forse una corretta catechesi sulla Messa ad esempio).
Per quanto riguarda le processioni o altre forme pubbliche qualcuno afferma che
“quando” c’è bisogno di manifestare pubblicamente vuol dire che manca qualcosa dal
di dentro. Pochi hanno il concetto di Chiesa in cammino, altri sostengono di lasciare ai
piccoli centri dove sono ancora radicati alle tradizioni (quindi sempre cose del passato).
Se le celebrazioni liturgiche hanno significati ben precisi con valenza storica e
culturale, perchè non risalire ad essi per riscoprire il vero significato, per poter essere e
131
stare di più nella funzione? Per alcuni questo malessere, questo fastidio o insofferenza,
è superato in altro modo: “Il rito deve essere cambiato totalmente, deve diventare
coinvolgente e stimolante per offrire alle istanze spirituali - profonde in ognuno di noi non una sterile ripetizione di gesti e parole e le ormai suonano come vuote o inutili.
Le funzioni religiose attualmente sembrano riti di cui l’utente ha perso il significato
e servono solo per riconoscersi come gruppo.
Molti comunque li accettano così.
La Chiesa testimonia
1.
Vengono sottolineati come valori condivisi da tutti, ed in parte riconosciuti presenti
nella Chiesa, l’amicizia, la solidarietà, e l’attenzione agli ultimi, per questo si chiede
una Chiesa sempre coerente con il vangelo realizzato nelle opere, una chiesa che si
rivolge agli uomini con un atteggiamento di maggiore amicizia affinché siamo aiutati a
superare il senso di solitudine che invade alcuni.
Anche il cristiano che vive coerentemente il Vangelo, agisce in modo troppo solo e
personale. Spesso la testimonianza non tocca, non incide, non è punto di riferimento, o
manca del tutto nei cosiddetti “credenti”. Le comunità parrocchiali, ove esistono e
funzionano, sembrano formare un mondo a se, ambienti chiusi, isole protette.
A volte danno l’impressione di essere “gruppi elitari” che si pongono in una posizione
di giudizio e di critica agli altri, non mostrano aperture “missionarie”.
E’ sottolineata la mancanza di carità abbastanza diffusa all’interno di associazioni
cattoliche istituzionalizzate.
Considerazioni
Si chiede di abituare i fedeli ad essere gruppo: la comunione è dono di Dio vissuto
attraverso il confronto, lo stare in comunità.
Si chiede un atteggiamento di maggiore comprensione riguardo i divorziati; da
alcuni è stato sollevato il problema del celibato dei preti.
Si vorrebbe un maggior contatto tra centro diocesano, uffici pastorali e singole
parrocchie: i rapporti attuali sono troppo formalizzati.
2.
Quali sono i valori dominanti tra la gente.
Credenti o non credenti differenza nei valori di riferimento per la loro vita.
Quale adesione emerge all’insegnamento morale cristiano.
C’è comprensione per il comandamento dell’ “amore” inteso come giustizia. Bene
comune e servizio agli altri...
Anche chi dice di non credere afferma che bisogna essere disperati per conoscere la
speranza e senza Dio per trovare Dio, anche perché Dio esiste dentro di noi, accettarlo o
non accettarlo è un fattore personale.
Valori dominanti
C’è una certa coralità nelle risposte, nei valori intesi come virtù civile, e si afferma
132
decisamente: la solidarietà nel sociale e l’onestà nel privato e come valori religiosi
ricorrenti: l’amore verso il prossimo e il perdono.
Per chi di dichiara credente, lo spirito religioso è ciò che dà senso e valore ad ogni
cosa. Per i laici il problema religioso esiste perché è stato rifiutato ed è quindi totalmente
assente.
Come sono per tradizione religiosa o familiare, altri invece come momento di vita
sociale (funerale) o familiare (battesimo, comunione - cresima) e quindi diventano
occasioni mancate o incontri non realizzati perché sovente c’è confusione e gli aspetti
materiali esteriori consumistici, decorativi, suggestivi prendono il sopravvento su quello
spirituale.
Un’affermazione: “Sovente sono le prediche che allontanano dalla Chiesa”.
Per contro: “L’omelia del funerale è l’unico momento che mi porta a riflettere nel
valore della vita oltre la morte”.
Per tutto questo si sente, come esigenza, che la Chiesa nello svolgimento delle
celebrazioni liturgiche, si concentri sui contenuti e sul messaggio, non sugli aspetti
“ritualistici” ossia, la troppa forma copre e annulla sovente il contenuto.
Altri obiettivi sono più specifici e caratterizzati:
- senso della storia dell’uomo nel suo divenire;
- coerenza fra gli ideali e i propositi personali;
- capacità di mettersi in discussione;
- lavorare per il bene comune.
I luoghi privilegiati dove questi valori sono vissuti e verificati sono la famiglia, il
lavoro, gli amici e le aggregazioni laiche o religiose.
Non c’è differenza fra credenti e non credenti perché entrambi devono vivere
pienamente la loro dimensione umana e tendono ambedue alla completa realizzazione
dell’uomo.
In alcuni casi la religione è intesa come etica di comportamento e capacità di operare
per gli altri: accettare tutto ciò che la vita concede come se fosse dono prezioso di Dio e
riconoscere la presenza di qualcuno che provvede o progetta sull’uomo e per l’uomo.
Specialmente nei giovani è assente o quasi la problematica religiosa intesa come
“sentirsi cattolici” presente invece la certezza che Dio esiste.
Il valore che più intensamente si vorrebbe vivere è quello dell’amore verso il prossimo
(solidarietà) che è pure un valore laico ma che, nel caso dei cattolici, viene vissuto anche
come valore religioso.
La Chiesa, come testimonianza, è più attenta al suo Dio che agli uomini: c’è una
forbice troppo aperta tra ciò che la Chiesa dice e ciò che i cristiani testimoniano, un
divario troppo grande agli occhi di chi guarda e “giudica” dal di fuori.
“Ognuno di noi è testimone non per quello che dice o che afferma ma per quello che
è e che fa”.
133
RELAZIONE DEI RELIGIOSI/E
SOMMARIO
Introduzione :
“Importanza del Sinodo nella vita Consacrata”
Sinodo e vita consacrata
1. Vangelo proclamato
2. Vangelo celebrato
3. Vangelo vissuto
Messaggio delle contemplative
... per una corretta lettura della relazione
Si sente la necessità di premettere alcune righe di presentazione per una corretta
lettura della relazione: il Sinodo nel suo primo anno di cammino, si è proposto di
fotografare la Diocesi di Alessandria nella nostra società attraverso interviste, indagini,
dibattiti. Le relazioni devono riportare la situazione con chiarezza ed oggettività. La
commissione sulla Vita consacrata presenta l’indagine con ampiezza di risposte:
arricchisce la relazione con la lettera aperta delle religiose al Sinodo e il messaggio delle
claustrali di Betania.
In particolare , per ragioni di obbiettività, si riportano integrali le risposte su argomenti
divergenti, mentre è stata fatta una scelta su argomenti di una certa ripetitività. Si richiama
l’attenzione del lettore sulla doppia forma di grafia, scelta appositamente per questo
scopo: il corsivo serve ad illustrare ed unire le diverse parti della relazione, mentre i
caratteri in grassetto, riportano le risposte pervenute dalla comunità.
L’inserimento di brevissime citazioni, prese dal Sinodo dei Vescovi sulla Vita
consacrata, illumina maggiormente il significato delle domande rivolte alle comunità.
Un’ultima osservazione: hanno risposto dei religiosi 5 Comunità su 6; delle religiose
28 Comunità su 29. Tutto il materiale sarà allegato e conservato nell’archivio sinodale.
Il Sinodo nella Diocesi di Alessandria
Le parole del Papa Giovanni Paolo II nel discorso di apertura del Sinodo dei
Vescovi sulla Vita consacrata:“... si potrebbe dire che è stato più lungo il cammino
necessario per arrivare dal Vaticano II al Sinodo sulla vita consacrata: ma è giunto il
momento opportuno ... è giunto il Kairos, il tempo provvidenziale”, aprono pure la
relazione della Vita consacrata nel Sinodo Diocesano alessandrino.
Sinodo: Kairos, tempo provvidenziale, tempo dello Spirito. Quasi la totalità delle
risposte pervenute dalle comunità religiose maschili e femminili, riflettono l’importanza
del Sinodo: “Ci ha trovati inizialmente perplessi, afferma una relazione, sugli obbiettivi
e sulla conduzione del Sinodo: ma man mano viene considerato come una occasione da
valorizzare. “L’argomento del Sinodo è molto presente in comunità, anche con riferimenti
ad altri Sinodi, già effettuati in diverse Diocesi".
Sinodo: tempo dello Spirito deve essere colto nella luce della preghiera.
Molte risposte riflettono la linea tracciata dal Vescovo sulla necessità della preghiera.
“Il Sinodo momento forte di Chiesa ... passaggio del Signore, al quale dobbiamo
134
rispondere con tutte le nostre capacità. Il nostro tempo secolarizzato coglie con difficoltà
un certo tipo di linguaggio: Sinodo, e corre il pericolo di non scendere in profondità".
Molte relazioni sottolineano il poco dialogo sull’argomento nell’ambito della comunità
o per mancanza di tempo, ma soprattutto per mancanza d’informazione e di catechesi.
Il Vangelo proclamato
Sul tema Vita consacrata nella Diocesi di Alessandria sono pervenute relazioni con
giudizi apparentemente contrastanti.
Prima indicazione : il giudizio positivo. Il relatore afferma che l’attuale presenza dei
religiosi e religiose in Diocesi, nonché la fioritura della Vita consacrata negli Istituti
Secolari e negli stessi movimenti , non è pensabile senza un vitale collegamento con un
passato fortemente incisivo. “S. Maria di Castello rimane una testimonianza della presenza
e della irradiazione dei monasteri e case religiose nella Diocesi. Come non ricordare i
Canonici regolari (1.100), i monaci Mortariensi (1.240), celebri per ministeri , opere di
carità e studio?". “E la presenza di religiosi, illustri per santità, scienza e apostolato
provenienti dall’ordine dei Domenicani, Cappuccini e Servi di Maria?". “E in tempi più
recenti le figure di S. Paolo della Croce, di Don Orione, S. Giovanni Bosco, la Madre
Teresa Michel, Madre Carolina Beltrami e Madre Clelia Merloni?".
A questa visione di respiro positivo, fanno contrasto relazioni, velate di pessimismo
e di contestazione. “Si ha una forte impressione che il mondo dei religiosi sia visto e
ritenuto come qualche cosa di marginale e non necessario alla Chiesa Diocesana,
soprattutto se una comunità religiosa non è impegnata nel fare". “Per essere nel cuore
della Chiesa locale è necessario che la Chiesa locale accolga, apprezzi e magari incoraggi".
“Ci pare di essere convinti di stare nel cuore della Chiesa però questo non si traduce
abbastanza in inserimento esplicito. Forse da parte nostra c’è ancora un certo concetto
di esenzione e da parte della Chiesa locale poca conoscenza e poco coinvolgimento".
“La vita religiosa trovi nella Chiesa alessandrina, specialmente nei sacerdoti, più stima,
maggior considerazione e sia presentata ai fedeli e ai giovani con più calore".
Al di là di ogni interpretazione personale o storica, tutte le relazioni hanno messo in
risalto la forza e l’importanza del carisma che ha portato e porta alla Chiesa locale
ricchezza nella sua varietà di forme.
Diventa doverosa una precisazione: S. Paolo (1Cor 12-13-14) afferma: “Poiché
desiderate i doni dello Spirito, cercate d’averne in abbondanza”, ma precisa: ”per
l’edificazione della comunità”. I carismi sono elargiti dallo Spirito per la crescita della
comunità, mai per chiusure o esaltazione di gruppi. “Le famiglie religiose sono nella
Chiesa e per la Chiesa con una fisionomia ben precisa, che si riassume nel carisma . E
poiché il carisma non è tutto e il contrario di tutto, la prima maniera di essere Chiesa
(quella che spiega il senso e la missione) è di essere se stessi.
Il Vangelo celebrato
“Non si può concepire adeguatamente il mistero, la comunione e la missione della
Chiesa, senza la comprensione della vita consacrata: come questa del resto non si può
capire e vivere se non è radicata nel mistero e nella comunione e nella missione ecclesiale
(I Congresso Generale dei Vescovi, relazione del Card. Basil Hume, parte II, punto 1).
135
Il Vescovo e la Vita consacrata
Il codice di Diritto Canonico dedica al Sinodo Diocesano nove canoni , mettendo in
primo piano la persona del Vescovo. Riportiamo un intervento di Mons. Javier Lozano
Barragàn al Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata:
“Secondo la Christus Dominus II, possiamo intendere gli Istituti di Vita consacrata
in una Diocesi, come una correlazione carismatica, che converge ontologicamente nella
comunione con il Vescovo Diocesano. Questa convergenza si realizza nell’Eucarestia.
Il Vescovo convoca la Chiesa tramite l’Eucarestia e convocandola diventa il centro
dell’unità della sua Chiesa particolare, nella quale quindi sono presenti in modo analogo
la distinzione delle persone in Dio e la loro unità. All’infuori di questa convocazione
non c’è Chiesa. Da essa derivano i carismi”.
Dalle relazioni pervenute.
Rapporti con il Vescovo: li vorremmo più frequenti e più personali. Vorremmo che
venisse a trovarci sul posto di lavoro, a vedere di persona ... Ma capiamo che il suo
tempo è prezioso. I rapporti con il Vescovo, ci sembrano improntati a disponibilità,
collaborazione e apprezzamento. Ci spiace di non poter dire che i rapporti con il Vescovo
siano improntati a comunione e collaborazione: questo forse a causa dei suoi impegni
che gli impediscono di creare occasioni di dialogo utili per una conoscenza reciproca.
Il Clero Diocesano e la Vita consacrata
Su questo punto dobbiamo dividere le relazioni dei religiosi dalle religiose. Le risposte
dei religiosi sono piuttosto brevi, scarne. Improntate a rispetto e collaborazione, dove la
comunità riveste l’incarico di cura d’anime; meno entusiaste sono le altre.
Esempi:
I rapporti tra il clero diocesano e i religiosi sono buoni: ma c’è poco inserimento
nella pastorale. I rapporti sono molto vaghi. I rapporti sono discreti. I rapporti tra il clero
e i religiosi sono formali e interessati.
Le religiose hanno voluto inserire a questo punto una lettera aperta a tutti i Sacerdoti
della Diocesi: appello che trascriviamo e inseriamo letteralmente.
“Qui la voce delle Suore si compatta e diventa preghiera rivolta soprattutto al
Vescovo e ai suoi sacerdoti. E’ forte l’esigenza che la vita consacrata oggi sia meglio
conosciuta per poter essere stimata e anche amata. Come detto sopra, questo carisma
non mancherà mai nella Chiesa universale, ma potrebbe mancare nella nostra Chiesa
locale. E’ forte il desiderio che in seminario e negli incontri di formazione permanente
si parli della vita religiosa, delle sfide che essa porta avanti nel contesto socio-culturale
della terra alessandrina. Se riuscissimo a conoscerci meglio, sarebbe certo più facile
inserirci in questa realtà.
Perciò, mentre facciamo autocritica per le nostre lentezze, per la nostra poca
preparazione culturale, chiediamo aiuto alla Diocesi per una più attenta pastorale
vocazionale.
Dai questionari emerge infatti la testimonianza che nei nostri Istituti si stanno
compiendo grandi sforzi per rispondere adeguatamente alle nuove sfide sociali; ma
qui, in loco la realtà’ è quella che è! Non si sfugge alla morsa delle cifre. Su 160 Suore
della Diocesi, poco più della metà è in piena attività e l’età media delle medesime si
aggira sui cinquanta anni.
136
La mancanza di vocazioni fa seriamente temere per il futuro. Il Sinodo è un evento
di speranza soprattutto per questo".
“I sacerdoti dovrebbero mettere maggior sforzo nell’animare la pastorale vocazionale
a livello di parrocchia, parlando con maggior impegno della Vita consacrata, esaltando
la sua bellezza integrale e la sua importanza, anche nel suo aspetto teologico ed ecclesiale.
“Ci sentiremmo più animate se la pastorale vocazionale diocesana coinvolgesse anche le
suore per dare più impulso alla vita religiosa". “Bisognerebbe che i sacerdoti
frequentassero di più i confessionali; che riprendessero ad offrire la direzione spirituale,
poichè noi tutte siamo convinte che dove c’è la chiamata, là si fa più urgente l’esercizio
del loro ministero". “Tutte dunque, sentiamo che è giunto il momento di pensare insieme
questo futuro, perchè non siamo nè fuori, nè in parallelo, nè sopra a questa Chiesa
alessandrina. La nostra vocazione affonda infatti le sue radici nella consacrazione
battesimale che porta a pienezza".
“Siamo convinte che le religiose sono le donne che manifestano nella loro vita la
pienezza del già e del non ancora perchè vivono nella realtà del quotidiano la
manifestazione delle realtà escatologiche, per cui ogni uomo e soprattutto ogni cristiano
è chiamato a vivere nel futuro. Tutto questo però, non ci fa sentire donne particolari o
meglio non vorremmo che così ci percepissero. Tuttavia dobbiamo sforzarci di realizzare
in pienezza la chiamata alla vita religiosa sviluppando la nostra femminilità nella maturità
umana, affettiva e psicologica per esprimere la chiamata alla maternità spirituale con
dolcezza e serenità, prima per noi stesse e poi per gli altri".
Il “vieni e seguimi” è ancora oggi la più grande fortuna che possa capitare ad una
giovane; vorremmo che questo fosse compreso anche dalle famiglie, luoghi e giardini
privilegiati nei quali risuona più frequentemente la chiamata. Anche oggi, il vendere
tutto con gioia per comperare “la pietra preziosa” è l’affare più redditizio che si possa
intraprendere. Questo noi sentiamo e questa è la fotografia di noi stesse che consegnamo
al Sinodo.
Se sapremo davvero “camminare insieme” la chiesa alessandrina e la vita consacrata
potranno continuare; questa a confrontarsi con “gioia” e quella a generare figure
carismatiche simili a Madre Teresa Michel, a Madre Carolina Beltrami, a Madre Clelia
Merloni, a Don Orione e Don Bosco, a tutti gli altri santi che l’hanno resa bella e
feconda per il Regno.
Il Vangelo testimoniato
“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a
Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”
Le relazioni sulla testimonianza vanno presentate distinte:
1. Rimandiamo la testimonianza dei religiosi in cura d’anime alla relazione della
commissione sulle parrocchie .
2. I religiosi non in cura d’anime presenti in Alessandria nei tre Santuari:
• S. Cuore di Gesù
• B.V. dell’Addolorata: S.Giacomo della Vittoria
• B.V. Maria di Loreto
presentano queste comunità come:
Centri di spiritualità (cura degli appartenenti al Terz’Ordine - accoglienza di gruppi
137
- circoli giovanili, ecc ...).
Soprattutto Santuari dove la misericordia di Dio dispensa il perdono nella confessione
e direzione spirituale.
3. Religiose: è significativo il posto della donna nella vita religiosa.
“Le donne costituiscono i tre quarti delle persone consacrate. Il loro contributo alla
Chiesa e alla società è tra i fenomeni più rilevanti della vita della Chiesa e della sua
missione (Relazione Card. Hume n. 21)".
Le religiose in Diocesi, coprono quasi tutta la gamma delle necessità della persona
umana nella vita sociale: dall’asilo nido alle scuole superiori; dai periodi della malattia
in ospedale a quelli della senescenza in case di riposo, alle case di cura per handicappati,
alla pronta accoglienza, come nell’apostolato pastorale e nella catechesi in parrocchia e
negli oratori.
Alcune testimonianze:
“Miriamo con maggiore preferenza verso le persone anziane e non autosufficienti e
con gravi problemi di assistenza, nonchè le handicappate". “Ci stanno soprattutto a cuore
le giovani coppie, la nuova evangelizzazione, la pronta accoglienza".
“L’essere presenti in un quartiere popolare ci rende particolarmente aperte all’
accoglienza dei giovani, privi di punto di riferimento". “La nostra preoccupazione è
soprattutto che il povero sia sempre al primo posto, qualunque esso sia".
“Veniamo incontro alle nuove povertà della Chiesa con pubblicazioni adatte convinte
che solo formando idee sane e nuove mentalità si può dare spazio al nuovo modo di
pensare e di vivere".
MESSAGGIO DELLE CLAUSTRALI
La relazione sulla vita consacrata e il Sinodo si chiude con la testimonianza delle
consorelle Claustrali del Monastero di Betania.
“Nella nostra comunità Monastica abbiamo avuto qualche incontro con il nostro
Vescovo. Ascoltare e parlare con lui del Sinodo, ha significato per tutte noi una maggiore
consapevolezza del massiccio lavoro organizzativo e quindi dell’impegno forte dei
singoli organismi per il complesso funzionamento sinodale: quindi ci sentiamo chiamate
ad un supplemento di umile, generoso apporto di preghiera oblativa in comunione col
Mistero di Cristo.
Ci sentiamo chiamate a vivere, con sovrabbondanza d’amore, ciò che S. Teresa di
Gesù Bambino, Carmelitana, esprimeva come suo ideale: “Nella Chiesa voglio essere
il Cuore!”. E’ ciò che Giovanni Paolo II rivolgendosi alle contemplative dell’America
Latina traduceva con espressione più moderna: “Nel cuore della Chiesa, dovete essere
il motore!”.
A questo invito noi non possiamo nè vogliamo sfuggire .
Riassumendo, invochiamo lo Spirito Santo perchè dia ai nostri fratelli ed alle nostre
sorelle di Vita consacrata, nonchè ai fedeli laici, un nuovo volto e una nuova forza
perchè il Sinodo sia una profonda esperienza vissuta in comunione di fede, di preghiera
e di speranza nel Dio dell’Amore, sotto la protezione della Madonna delle Salve, la
138
quale ci aiuterà a metterci tutti al suo servizio, con slancio apostolico rinnovato, e con
una passione che porti molto frutto per l’oggi e per il domani”.
dato dal Monastero delle Grazie in Valmadonna
Festa delle Pentecoste 1995.
139
QUESTIONARIO PER I SACERDOTI
A)
1. E’ visibile esternamente la tua gioia di essere sacerdote?
2. La tua presenza, le tue parole, la tua vita, sono una evangelizzazione permanente?
3. Sei ricercato dai credenti per il tuo servizio sacerdotale?
B)
1. Nella tua “avventura” di sacerdote, come hai vissuto e vivi il rapporto con il tuo
Vescovo?
2. Come ti trovi in rapporto non solo con i singoli tuoi confratelli, ma con il presbiterio
nel suo insieme?
3. Come senti il tuo inserimento nella Chiesa diocesana?
4. I cristiani della tua parrocchia o del tuo ambiente, come considerano la tua presenza
sacerdotale? Ti sono più di stimolo o di ostacolo per la realizzazione della tua vocazione
e della tua attività sacerdotale?
C)
1. Come accogli, oggi, l’avvenimento “Sinodo diocesano”?
2. Come cerchi di “farlo entrare” nella tua comunità parrocchiale o nel tuo ambiente?
3. Riscontri disponibilità, ascolto, accoglienza da parte dei “tuoi” cristiani, o piuttosto
indifferenza, disattenzione, fastidio ...?
4. Ritieni che il Sinodo possa risultare utile per la vita di fede della nostra Chiesa
diocesana? (parliamo ovviamente di ... “manutenzione straordinaria” e non semplicemente di ordinarietà); perché sì o perché no?
5. Su quali aspetti della vita di fede della Chiesa diocesana, il Sinodo dovrebbe
cercare di incidere (es. catechesi, liturgia, attività caritativa, attività sociale, altro ...) per
pensare che servirà a qualcosa?
6. Sapresti e vorresti stendere una presentazione della situazione religiosa della tua
parrocchia o del tuo ambiente (persone, famiglie, aspetti di vita pubblica ...) scavando
un poco in cerca delle cause (del male come del bene):
a) cause interne alla comunità o all’ambiente;
b) cause esterne alla comunità o all’ambiente;
c) cause più ampie;
d) altro.
140
RISPOSTE AL QUESTIONARIO PER I SACERDOTI
(individuali e comunitarie)
ZONA MARENGO
Risposte raccolte da P. Ezio Mosca durante l'incontro di Zona del 15.05.1995
Punto A
1. Imbarazzante. Se non manifestiamo molta gioia la colpa è anche dei cristiani, che
ci lasciano soli.
2. Sì, ma abbiamo qualche piccolo idolo e molto “vivere in difesa”. Soprattutto per i
servizi tradizionali: iniziazione, matrimoni, funerali, benedizione delle case. Pochissimo
per assistere i moribondi o per direzione spirituale e confessione.
Punto B
1. Ne prendiamo in considerazione i pronunciamenti e le disposizioni con gli
indispensabili (?) adattamenti alla realtà parrocchiale. Il contatto diretto è dettato più
dalla necessità che dall’affetto. Un fatto che ci rattrista e rattrista.
2. Siamo eroi solitari. Chiediamo aiuto quando da soli non ce la facciamo. Però il
parroco di Bosco, vecchio e saggio, ci ha confortati, ricordando che nei tempi passati le
reciproche censure erano più frequenti e tenaci.
3. La ricerca di una accettazione in parrocchia accantona questa verifica. Inserimento:
evoca attesa, più che possesso. Osserviamo che alcuni “religiosissimi” hanno considerato
e considerano il parroco come il capo dei custodi dello statu-quo. Sono un ostacolo.
Vediamo più realizzata la nostra vocazione quando accompagnano che è in ricerca o
sosteniamo chi vive in atteggiamento di servizio alla Chiesa e al mondo.
Punto C
1.
2. E’ una buona risposta alle attese dell’oggi. Quello del 50 ha modificato i confini
delle parrocchie, questo vuole modificarci la mentalità.
3. Con la preghiera, le inchieste, l’analisi dei disagi a cui rimediare.
4. Il lavoro di inchiesta è faticoso per gli operatori e mette sulla difesa gli inchiestanti.
Non conosciamo il tono delle risposte all’inchiesta, ma ci sembra di rivivere i tempi in
cui si sosteneva la combattività del nostro esercito con la promessa di un’arma segreta
che avrebbe capovolto le sorti della guerra. La guerra fu persa, ma l’Italia non morì.
5. Allo stesso modo il Sinodo capovolgerà il corso della storia, ma disegnerà il volto
conoscibile di un cristiano che vive e opera all’interno di una società multiculturale,
senza appiattirsi sui valori medi. Il sale scipito non serve a nulla, dice il Signore.
6. Male non ne farà. Aiuterà i cristiani facendo circolare aria nuova. Accettando la
sfida dell’oggi, vestito di indifferenza, nichilismo, cinismo e pensiero debole, il Sinodo
lo affronterà “nel nome del Signore”, con la fionda della “Nuova evangelizzazione”.
Qui occorrono risposte individuali o quasi. Non rispondiamo. E’ ora di pranzo.
Allegato: A proposito dei Questionari per i Sacerdoti
141
Benché la mia situazione non corrisponda esattamente ai requisiti del questionario,
non essendo parroco ne riscoprendo compiti pastorali specifici, vorrei ugualmente
presentare le riflessioni che le domande mi hanno suscitato, caso mai tornassero di qualche
utilità. Se le domande, come penso, non mirano semplicemente a raccogliere un certo
numero di testimonianze, ma vogliono contribuire alla riflessione e alla presa di coscienza
di una determinata realtà, allora vale la pena di domandarsi più in generale sulle condizioni
che rendono viva e stimolante la presenza del sacerdote tra la gente.
Punto A del questionario mi sembra centrato sulla questione dell’identità del sacerdote;
il punto B mette in luce il buon fondamento dell’esercizio del ministero sacerdotale nel
senso ecclesiale che lo caratterizza, mentre il punto C, dato l’avvenimento del Sinodo,
vuol favorire il coraggio di trovare i punti di convergenza prioritari su cui impostare
l’agire di testimonianza come la Chiesa.
Oggi che l’identità del sacerdote non è più sorretta né dalla società né da un certo
immaginario interiore, che fino a qualche decennio fa offriva ancora certezze ben definite,
mi sembra importante prendere coscienza, anche a livello ecclesiale, che tale identità
non è data dalle cose da fare né può essere concepita in funzione delle prestazioni che si
richiedono al sacerdote. Se così fosse, dipenderebbe troppo dall’esterno e resterebbe
troppo in balia dei mutamenti di sensibilità nella società e delle debolezze personali del
sacerdote stesso. Prima che guida o ministro di una comunità, il sacerdote credo debba
sentirsi e cogliersi come discepolo del Signore. Ed è in funzione del suo discepolo, della
sua relazione specifica con il Signore che il sacerdote è attento ai bisogni di tutti e trova
il coraggio di scoprire nuove vie di comunicazione come nuovi tipi di impegno per
incontrare tutti i suoi fratelli, nel nome del Signore, per portare loro il Signore, per
ridare ai cuori la gioia della vita nel Signore. Se il suo agire non porta questo timbro
particolare, la sua azione si esaurirà in attivismi o prestigi personali, sarà di corto respiro
e non potrà avere né la forza né la tonalità giusta per toccare i cuori del maggior numero
possibile di persone in maniera significativa. Di qui la necessità di “alimentare” questa
forte identità interiore, anche con uno stile di vita che ne sia insieme espressione e
custodia e questo fin dagli anni del seminario. L’ascolto e la meditazione della Parola di
Dio, la preghiera personale, momenti di riposo e di silenzio, di approfondimento e di
controllo, da solo o con altri, non possono mancare nella vita quotidiana di un sacerdote.
Una certa solidarietà tra sacerdoti, un certo modo di impostare la vita pastorale, un certo
modo di vivere la propria vita domestica, devono poter assicurare con una relativa
tranquillità questi momenti, nonostante gli impegni. Occorre però renderci conto che
senza questi momenti la nostra vita ministeriale e, alla fine, la nostra stessa vita personale
ne scapiteranno, a detrimento della credibilità dell’annuncio evangelico, primo tra i
compiti sacerdotali nell’intenzione della Chiesa.
Vorrei portare degli esempi concreti per mostrare le conseguenze di certi atteggiamenti.
Anzitutto, riguardo ai vari impegni. Mi pare che oggi prevale ancora lo sforzo di mantenere
gli impegni che erano stati programmati quando il numero dei sacerdoti era molto più
elevato e le forze più fresche. Ad esempio, il numero delle Messe, l’organizzazione di
incontri spirituali o ritiri per i vari gruppi od associazioni. Non andrebbe forse ripensato
e ridistribuito, specie in città, senza particolarismi parrocchiali o abitudinari, il calendario
delle Messe, con celebrazioni più curate? Non si può coniugare numero e qualità; la
psicologia non regge, oltre che facilitare un’identificazione troppo angusta tra prestazioni
142
sacre e compito sacerdotale. Mi sembra che ci siano false accondiscendenze ai bisogni
dei fedeli. E poi non va dimenticato che, in una situazione di disagio, personale e
comunitario, quale quella del nostro tempo, occorre ritornare all’essenziale. A questo
essenziale occorre dare il meglio delle energie disponibili, prima di disperderle in mille
rivoli. Una Chiesa in sinodo dovrebbe ridisegnare le sue priorità perché l’annuncio
evangelico non risulti stantio o amorfo. Non con programmi generici, ma individuando
per ogni priorità anche le condizioni e le risorse da impiegare.
Riguardo al modo di ricevere e vivere un incarico. Spesso noi sacerdoti non diamo
l’impressione di vivere bene nella Chiesa, piuttosto sembra che ne temiamo le istituzioni,
i meccanismi, l’autorità. Viviamo troppo all’ombra di un campanile e non facciamo sentire
che siamo in una Chiesa grande, universale. Raramente si sente il respiro della Chiesa
“cattolica”, universale, nell’esercizio di un qualunque incarico che riceviamo. Soffriamo
di provincialismo spirituale e molta inerzia deriva dall’angusto spazio ecclesiale in cui
viviamo i vari compiti affidatici. Qui si innesta anche il problema della mobilità e della
disponibilità. Abbiamo solo un mandato per esercitare un certo compito, non ce ne
possiamo sentire padroni. Un certo immobilismo, una certa mancanza di vitalità nella
Chiesa deriva dal fatto che non ci si avvicenda a sufficienza, che si temono gli
avvicendamenti. Tutto questo porta lontano da un vero spirito di obbedienza, essenziale
al ministro di Dio perché curi l’opera di Dio e non la sua. Il legame, forte, cordiale, col
proprio Vescovo, prende qui tutto il suo significato ecclesiale.
Mi sembra di notare che tra i sacerdoti manchi una certa solidarietà, non si sta bene
insieme, non si sa cosa dirsi, ci si teme, c'è un po' di rivalità. Non sono tutti segni del
disagio di una Chiesa? E’ essenziale alla testimonianza di un sacerdote la comunione di
cuore con gli altri sacerdoti, per quel senso forte del proprio ministero che è un dono
dato da Dio alla sua Chiesa. Non c’è senso di Chiesa se non passa per questa solidarietà
di cuore, sulla base della fede, non certo di particolarismi di categoria. E questo comporta
anche assunzioni di responsabilità concrete. Non è possibile ovviare alla preoccupazione
che un sacerdote anziano, malato, debba temere di essere lasciato solo?
Perché ci si dovrebbe preoccupare tanto di mettere da parte soldi per la propria
vecchiaia? Non è necessario pensare che ci sia cattiva volontà, c’è piuttosto mancanza di
solidarietà concreta. Occorre trovare le forme adatte ad esprimere tale solidarietà, perché
l’invito alla carità tra i fedeli risulti credibile proprio a partire dal vissuto come Chiesa
concreta. Richiamarsi ad una maggiore carità lascia il tempo che trova. Credo si tratti
piuttosto di rettitudine d’animo, di fedeltà alla propria vocazione intesa nella sua globalità,
legata alla dimensione ecclesiale visibile, pur nei limiti di tutte le debolezze e fragilità
umane, contro le quali nessuno oggi più si accanisce. Se i fedeli notano che i rapporti tra
i sacerdoti e il loro Vescovo, non sono schietti, aperti, cordiali, anche nel caso di contrasti
o diversità di vedute, come presumere di annunciare che la Chiesa è luogo di comunione,
di libertà?
C’è poi un problema di stile di vita. Oggettivamente, le condizioni di vita domestica
di molti sacerdoti non sono facili. Come potersi fare carico di queste condizioni? Il
sacerdote si troverà sempre più solo e spesso sarà costretto a scelte di circostanza, sebbene
non intimamente condivise. Occorre avere cura che tali condizioni siano dignitose e che
ognuno si senta sostenuto nel suoi bisogni o nelle sue fragilità. So che il problema
suscita varie iniziative in Italia. Nella nostra diocesi è possibile affrontarlo in qualche
143
modo?
C’è un problema di cultura, di aggiornamento. Siamo rimproverati di troppo
immobilismo mentale e giustamente. Anche l’intelligenza deve essere nutrita. Una Chiesa
non deve forse farsi carico dell’aggiornamento dei suoi sacerdoti? Ma, d’altra parte, se
manca la domanda, se non ci si è abituati a leggere, a riflettere e a farsi carico dei problemi,
come non cadere nella tentazione di accogliere le eventuali proposte come un fastidio,
come un impegno in più? Abbiamo perso il gusto di farci carico insieme dei problemi
per amore di Cristo e dell’uomo, e ci limitiamo a fare i “professionisti” del sacro, ma
sempre più impoveriti, senza la passione dell’anima. Colpevole di questa “mentalità” è
anche un certo tipo di formazione e la mancanza di coraggio di saper “perdere tempo”,
con la saggezza di chi sa che una sosta aiuta a cogliere meglio il problema, affina in
modo di affrontarlo e con l’umiltà e la pazienza di chi sa che insieme agli altri cresce il
senso della Chiesa e ci si dispone meglio ad ascoltare lo Spirito che anima la sua Chiesa.
ZONA DI VALENZA
In data 17 maggio 1995 i sacerdoti della zona pastorale di Valenza si sono riuniti
presso la casa di spiritualità “Betania” per esaminare e rispondere al questionario
sinodale per i sacerdoti. Dopo una prima lettura si è convenuti che probabilmente il
questionario poteva essere rivolto ad ogni singolo sacerdote per darne una risposta
personale. Tuttavia, attenendoci alle istruzioni della segreteria generale del Sinodo,
collegialmente abbiamo risposto alle domande proposte.
Punto A
Alle tre domande proposte le risposte sono state affermative al punto 1 e al punto 2.
Il terzo quesito ha suscitato un po’ di perplessità, in quanto, oggi, in confronto con il
passato, il sacerdote raramente è “ricercato” per motivi estranei al servizio ministeriale
che esprime.
Punto B
Alla prima domanda del punto B si è convenuti che è difficile dare una risposta
chiara e precisa. Se il rapporto con il Vescovo è motivato dagli incontri programmati si
può dire che esiste un ... rapporto. Se il rapporto viene inteso a livello personale, ognuno
ha la sua storia da raccontare.
Alla seconda domanda la risposta ha avuto tre linee precise:
a) con i confratelli singoli il rapporto è di reciproca stima, rispetto, e attenzione;
b) con la zona pastorale gli incontri si svolgono cercando di creare assieme una
pastorale unica nei temi di fondo;
c) con il presbiterio diocesano il rapporto lo si vive come si può, cioè quando vengono
offerte le occasioni di incontri generali.
Alla terza domanda la risposta è stata univoca: ci sentiamo ministri al servizio del
popolo di Dio.
Alla quarta domanda la risposta è stata positiva in quanto i praticanti ci considerano
bene e i non praticanti non si sentono coinvolti nel dover giudicare l’operato dei sacerdoti.
I praticanti sono di stimolo per realizzare meglio la vocazione sacerdotale.
144
Punto C
1. I sacerdoti della zona l’hanno accolto molto bene purché non disattenda le
aspettative. Cioè: che il Sinodo non sia solo un parlare e alla conclusione un bel volume;
ma sia veramente una sferzata che ci aiuti a realizzare una seria e forte evangelizzazione.
2. Con informazione, incontri, preghiera.
3. Da parte dei praticanti riscontra un certo interesse. Da parte dei non praticanti:
poco interesse, disattenzione.
4. Se per rivitalizzare l’interesse al messaggio di salvezza e riscoprire la gioia di
essere salvati.
5. Su tutte le attività enunciate servendosi coscientemente dei mass-media. In modo
prioritario è bene trovare nuove forme di catechesi per il mondo adulto.
6. Da una situazione di anticlericalismo esasperato si è passati ad un rapporto più
cordiale e ad un impegno più concreto a livello caritativo.
Se il buon vivere vale qualche cosa ...
ZONA PASTORALE BORMIDA
Punto A
1. Sì.
2. Riteniamo di sì (per alcuni c’è la difficoltà a prendere posizione mentre per gli altri
c’è il problema di un vero e proprio scontro culturale).
3. Sì, in generale per i servizi liturgici (ma poco per la vita spirituale).
Punto B
1. In genere buono e corretto con differenze dovute all’età (i sacerdoti più anziani
hanno maggiori difficoltà anche per il tipo di formazione ricevuta: considerando il rapporto
gerarchico e privo di confidenzialità). Inoltre sembra manchi organicità (i parroci
attendono ancora la relazione finale e l’incontro conclusivo con il Vescovo sulla visita
pastorale).
2. Buono il rapporto interpersonale (nella zona) con aiuto vicendevole. Con il
presbiterio c’è difficoltà a vivere fraternamente (dipende dalle fasce di età). Oltre agli
incontri culturali si potrebbe organizzare momenti (anche prolungati) di condivisione
fraterna.
3. Nessun problema per gli incardinati in diocesi: in genere buono per i religiosi. In
particolare la diocesi dovrebbe esprimere meglio ai religiosi le proprie necessità e aiutare
i sacerdoti a capire come le differenze siano ricchezze.
4. In genere non esprimono giudizi. Vedono il prete più come uomo che come ministro
di Dio.
Punto C
1. Inizialmente con perplessità. Successivamente con impegno convinti della
straordinaria occasione dataci per rinnovare il nostro essere Chiesa.
2. Si cerca di sensibilizzare in vario modo e in varie occasioni le diverse realtà che
vivono nella parrocchia con incontri per aree di età e di impegno pastorale.
145
3. Molta indifferenza.
4. Molto utile se si avrà il coraggio di affrontare seriamente la situazione in tutti i
suoi aspetti (vorremmo che il Sinodo richiamasse il clero ad una maggiore santità di vita
e a una maggiore “prudenza” nel comportamento).
5. Su tutti gli aspetti della vita ecclesiale con particolare attenzione alla vita morale
della comunità in tutti i suoi componenti.
6. Risposta personale: ogni sacerdote, se lo vorrà farà pervenire alla Segreteria generale
le proprie considerazioni.
QUESTIONARIO PER I SACERDOTI
Penso di offrire ai miei parrocchiani o almeno cerco di farlo, l’immagine di un prete
felice e lo dico anche. Ovviamente ci può essere il momento triste, nervoso, pensieroso;
ma in genere mi sono preposto - fin dal principio della mia vita di prete - di apparire
(oltre che ad essere) gioioso di essere sacerdote. Almeno, cerco di essere sempre,
dappertutto e per tutti, evangelizzazione. Non so se raggiungo il mio obiettivo, ma mi
sento in coscienza tranquillo. E lo faccio anche nelle manifestazioni più comuni della
vita di ogni giorno per dare un’immagine viva del Vangelo e del sacerdote che con la sua
vita vive il Vangelo.
Di fatto, come conseguenza delle prime risposte, i miei parrocchiani spesso e volentieri
mi cercano (almeno molti) non solo per Battesimi, Matrimoni, funerali o altre cose
prettamente esterne, ma anche coinvolgendomi nella loro vita privata, nei loro problemi
di famiglia, di individui, di lavoro, di coscienza, di realtà personali.
Quattro Vescovi: quattro tipi diversi e con ognuno un rapporto diverso come forma,
ma nella sostanza con tutti: ottimo. Lo vivo oggi in una serena e cordiale amicizia. Non
mi sento isolato, staccato, dimenticato, abbandonato dal mio Vescovo di oggi. D’altra
parte ha i suoi impegni nella vita della Chiesa universale che deve onorare: e il suo
tempo è anche il nostro tempo. Poi, anche il parroco, nel suo piccolo, pur amando e
seguendo i suoi parrocchiani, non è sempre lì con tutti, tutti i momenti. Così il Vescovo,
con il suo presbiterio: lo conosce, lo ama, gli è solidale ugualmente; lo segue anche se
molte volte un dovere più alto lo chiama in altre strade del mondo. Ma io sento che il
Vescovo mi pensa e ci pensa sempre.
Con i singoli del presbiterio il rapporto è buono. La conoscenza con molti - da una
certa età in giù - è approssimativa, con quelli che hanno vissuto con me il seminario e i
sacerdoti precedenti il rapporto è davvero ottimo. Quando si è insieme come presbiterio,
si sta bene: ma io personalmente non riesco a “masticare” bene il concetto “presbiterio”.
Tuttavia l’essere tutti uniti dà un senso di famiglia.
I cristiani della mia parrocchia hanno mille difetti come tutti quanti noi, ma hanno un
cuore grosso così. In passato qualche famiglia mi rifiutava, oggi quelle stesse famiglie
mi accolgono come tutte le altre e cioè “sacerdote amico”. Tante volte da molti, la presenza
del sacerdote è vista come una presenza burocratica, amministrativa, formale. E molti si
servono del sacerdote per problemi materiali contingenti. C’è poi la porzione - giovani e
adulti - che considera il mio essere sacerdote un validissimo aiuto per la loro vita interiore.
Quindi per ragioni diverse e a volte opposte, sono stimolato ad essere più prete, ad
146
essere migliore ad essere più santo, sì, più santo.
Io personalmente vedo il Sinodo come un’avventura lunga, faticosa, impegnativa, ma
che aprirà (almeno spero) gli orizzonti a vivere tutti più inseriti nel mondo come realtà
nuove. Ma è difficilissimo, molto difficile.
Con la mia comunità ne parlo, preghiamo insieme, ci pensiamo: ho la vaga impressione
che sono pochissimi quelli che ne sono convinti. Solo una piccolissima davvero piccola
parte è impegnata, trova interesse, è disponibile, ha voglia di fare (ma non è ancora
autonoma dalla gonna del parroco). Gli altri mostrano tanta indifferenza.
Forse per le parti più impegnate e più partecipi alla vita della Chiesa, sarà utile e
importante, ma per la grossa parte della massa penso che passi senza nemmeno sfiorandola
nella coscienza. Saprà della cosa e basta. Dovrebbe fare risaltare la fondamentale
importanza della catechesi della liturgia - principalmente - per sfociare poi nella vita.
Nella vita caritativa, sociale, individuale, politica.
Con i mille difetti che tutti abbiamo, c’è un profondo senso religioso. Ma è un senso
che - escluda una grande minoranza che sente e vive la vita della Chiesa nelle varie
attività - è il semplice senso naturale di Dio ... Si rifà al senso religioso dei primitivi. Poi
c’è una minima parte che è avversa a tutto quello che sa di Dio.
Si chiama ed è comunità certamente in alcune occasioni. Solitamente vive frammentata
nei singoli che vivono, lavorano, vanno: ma sempre da soli. Il lavoro, lo studio, il
supermercato, la pettinatrice, il divertimento, anche il più piccolo, è fuori, in città, per
cui la vita - quasi per necessità - è tutta fuori con i suoi centri di interesse e allontana i
singoli da una vera vita comunitaria. Che non c’è nessun livello: civile, sociale, culturale,
ludico ... La Chiesa è seguita in alcune sue iniziative soprattutto quelle saltuarie perché
le continuative o frequenti - essendo impegnative - sono appunto impegnative quindi
stufano.
ZONA (?)
Nella riunione dei sacerdoti della Zona per l’esame della scheda, già
precedentemente trasmessa per una singola riflessione, riferenti al Sinodo diocesano,
si è addivenuti nella decisione di dare una risposta globale, lasciando ai singoli la
eventuale risposta personale.
Punto A
1. C’è la gioia di essere sacerdote e la speranza di essere in grado di comunicarla.
2. Si cerca, con tutti i limiti umani, di vivere in coerenza.
3. Solo una parte, la Messa no.
Punto B
1. Il Vescovo è visto quale pastore; i rapporti come padre spirituale hanno bisogno di
un reciproco miglioramento.
2. Ognuno percorre la sua strada, senza conflittualità con i confratelli, ma anche
senza comunione.
3. Nessuno si sente emarginato.
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4. La disponibilità dei sacerdoti non sempre viene capita dai fedeli.
Punto C
1. Con disponibilità.
2. Innanzitutto con la preghiera.
3. C’è innanzitutto molta distrazione e anche una certa sfiducia nelle istituzioni.
4. Necessario per la vita della Chiesa.
5. Prima di tutto la catechesi.
6. La situazione religiosa, in genere, risente di un antico anticlericalismo, alimentato
dal secolarismo e che, oggi, si traduce in pesante indifferenza.
(?)
Punto A
1. In parte sì.
2. Tradizione.
3. Indifferenza.
4. Non sempre.
5. Primi elementi del catechismo.
6. Accettata, ma anche subita.
Punto B
2. Poca.
3. Laicizzazione della morale.
Punto C
1. Utile, specie nel bisogno.
Punto D
Poca coerenza.
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Un gruppo di sacerdoti della zona Città, convocato a Betania (31.05.1995), per
discutere sul questionario inviato loro dalla Commissione Sinodale così si è espresso.
Sintesi A
1. La gioia è indubbiamente un tratto caratteristico del proprio carattere personale,
ma vi è una gioia sacerdotale che evidenzia la maturità della propria scelta vocazionale e
l’equilibrio interiore.
2. Fondamentalmente ogni presbitero tenta di essere evangelizzatore permanente.
Sarebbe presuntuoso dire di sì e pazzesco dire di no.
3. Riguardo poi al “servizio sacerdotale” si ha talora l’impressione di essere ricercati
più per questioni legate al lavoro, alle condizioni economiche che non per il servizio di
sacerdoti. Certo non mancano chiari esempi di interesse prettamente religioso ed
esistenziale.
Sintesi B
1. Il rapporto personale col proprio Vescovo nella ”avventura sacerdotale” presenta
molte sfaccettature: talora risulta positivo, talora non privo di conflittualità, talora
inespressivo a motivo della non-conoscenza reciproca. Appare nella discussione una
accentuata distinzione tra clero e clero extra-proveniente. Si evidenziano e nell’uno e
nell’altro tratti divergenti nella formazione, nella cultura, nella sensibilità. Occorre
inventare nuove opportunità di incontri, di collaborazione. Occorre valorizzare il clero.
E’ mortificante constatare parzialità nel rapporto col clero, quasi si fosse un clero di
serie A e di serie B. E’ stato molto apprezzato l’invito a questa giornata rivolto anche
agli altri sacerdoti non parroci, tuttavia in servizio pastorale.
2. Rapporti tra i presbiteri: il nostro presbiterio:
- manca di omogeneità;
- manca di entusiasmo nelle iniziative;
- è più razionale talora indifferente;
- non brilla per collaborazione;
- manca di fiducia e di stima reciproca;
- non è dotato di molta pastorale, sociale e culturale;
- non eccelle nel dialogo.
Tuttavia vi sono anche parecchie positività (rilievo da parte di alcuni sacerdoti
provenienti da altre diocesi): feste e celebrazioni ormai collaudate hanno un notevole
grado di aggregazione: es: la festa della Chiesa locale, la Maria della Pace, la festa del
Sacro Crisma (vedi Mercoledì santo), l’ottavario della festa della Salve, ecc...
3. Sull’ “inserimento” ci sarebbe molto da dire, anche se è un termine molto vago.
Tuttavia essendo un rapporto molto soggettivo e personale occorrerebbe registrare le
singole esperienze dei sacerdoti.
4. La “presenza” talora è stimolo, talora è ostacolo. Es: il coraggio di dire le cose e la
coerenza!
- La necessità di qualificare le riunioni dei parroci.
- La consultazione della presenza di confratelli ... rampanti, talora delatori, dediti al
pettegolezzo, non sempre disponibili all’aiuto pastorale.
149
Sintesi schematica delle risposte fornite dai sacerdoti della Diocesi relative al primo
questionario sul Sinodo modello D
Come sembri
1. E’ visibile esternamente la tua gioia di essere sacerdote?
In generale i sacerdoti ritengono di riuscire a far trapelare la propria gioia di essere
sacerdote, seppure talvolta venga sminuita dalla sensazione di solitudine, conseguente
alle “barriere” alzate dai parrocchiani che inibiscono in parte la stessa missione
sacerdotale. Riporto due tipi di risposta molto esemplificativi: c’è chi sostiene di dare
all’esterno un’immagine “imbarazzante”; chi invece dice “di offrire ai miei parrocchiani
o almeno cerco di farlo, l’immagine di un prete felice e lo dico anche. Ovviamente ci può
essere il momento triste, nervoso, pensieroso; ma in genere mi sono preposto - fin dal
principio della mia vita di prete - di apparire (oltre che ad essere) gioioso di essere
sacerdote”.
2) La tua presenza, le tue parole, la tua vita, sono una evangelizzazione permanente?
Tutti gli interpellati sottolineano il loro proposito e il loro sforzo di testimoniare con
presenza, parole e vita un’evangelizzazione permanente. “Almeno, cerco di essere sempre,
dappertutto e per tutti, evangelizzazione. Non so se raggiungo il mio obiettivo, ma mi
sento in coscienza tranquillo. E lo faccio anche nelle manifestazioni più comuni della
vita di ogni giorno per dare un’immagine viva del Vangelo e del sacerdote che con la sua
vita vive il Vangelo”.
Alcuni sottolineano che la causa di “scontri culturali”, talvolta alcuni sono costretti
a “vivere in difesa”, incontrando così difficoltà a “prendere posizioni”.
3) Sei ricercato dai credenti per il tuo servizio sacerdotale?
Il ministero sacerdotale è ridotto, per i più, ai “sevizi liturgici tradizionali”: iniziazione,
Matrimoni, funerali, benedizioni delle case; pochi infatti sono coloro che si rivolgono al
sacerdote come guida spirituale nei problemi della vita personale e nella confessione.
Il tuo rapporto con gli altri
1 Nella tua “avventura” di sacerdote, come hai vissuto e vivi il rapporto con il tuo
Vescovo?
Nel rispondere a questa domanda, è indicato come criterio di valutazione l’esperienza
personale di ognuno, in generale positiva. I sacerdoti più anziani trovano, nel rapporto
con il Vescovo alcune difficoltà dovute al tipo di formazione ricevuta; per essi non si
può essere nient’altro che un rapporto di tipo gerarchico. Il Vescovo è considerato da
alcuni solo nella sua formazione di pastore, al quale le realtà parrocchiali si devono
adeguare. Riporto: “Se il rapporto con il Vescovo è motivato dagli incontri programmati,
si può dire che esiste un rapporto”. Ne deriva allora un dialogo dettato “più dalla necessità”
che dall’ “affetto”: aspetto che rattrista gli stessi, i quali auspicano un miglioramento
della rapportualità.
2. Come ti trovi in rapporto non solo con i singoli tuoi confratelli, ma con il presbitero
nel suo insieme?
Per quanto riguarda il rapporto con i confratelli, la risposta varia a seconda della
zona pastorale di appartenenza dei singoli sacerdoti. C’è infatti chi si considera “un
150
eroe” solitario, che percorre la propria strada senza conflittualità con i propri confratelli,
ma anche senza comunione: gli unici momenti di “contatto” sono ridotti alle reciproche
prestazioni di aiuto richiesto all’occorrenza e al bisogno. Per altri, i rapporti con i
confratelli sono buoni, di stima, di attenzione, di collaborazione e di aiuto; sottolineano
inoltre la loro sollecitudine alla promozione di incontri periodici a livello zonale per la
creazione di una pastorale comune.
Con il presbiterio nel suo insieme, il rapporto si riduce per i più, agli incontri generali
offerti dalle diverse occasioni. L’intensità o meno dei rapporti varia a seconda delle
diverse fasce d’età in cui si collocano i sacerdoti: vengono così mantenuti i contatti con
gli ex compagni di seminario; si hanno più difficoltà, invece, con i sacerdoti di altre
generazioni.
3. Come senti il tuo inserimento nella Chiesa diocesana?
L’inserimento di ciascuno nella Chiesa diocesana è in genere considerato buono, in
relazione alla propria “missione a servizio del popolo di Dio”; ciò vale anche per gli
incardinati e per i religiosi. Viene sottolineato che la diocesi dovrebbe esprimere meglio
“le proprie necessità ai religiosi ed aiutare i sacerdoti a capire come le differenze siano
ricchezze”.
4. I cristiani della tua parrocchia o del tuo ambiente, come considerano la tua
presenza sacerdotale? Ti sono più di stimolo o di ostacolo per la realizzazione della
tua vocazione e della tua attività sacerdotale?
I sacerdoti ritengono che la loro presenza in parrocchia o comunque nel loro ambiente
sia apprezzata. Alcuni convengono di essere visti più come uomini che come ministri di
Dio. Altri sostengono che la loro presenza è considerata burocratica. Formale, per la
risoluzione dei problemi laterali contingenti; c’è chi avverte che la sua presenza è sentita
come amica; chi invece si rammarica della mancata o sbagliata considerazione che molti
hanno nei confronti della disponibilità dei sacerdoti.
Tutti si sentono realizzati quando sono chiamati da giovani e adulti come aiuto e
guida nella loro vita interiore, quando accompagnano chi è “alla ricerca” o sostengono
chi vive un atteggiamento di servizio alla Chiesa e al mondo.
Il tuo impegno per il Sinodo
1. Come accogli, oggi l’avvenimento “Sinodo diocesano”?
L’avvenimento “Sinodo diocesano” ha suscitato all’inizio qualche perplessità, più
che altro in relazione alle difficoltà e alla complessità della “mole di lavoro”. C’è
comunque molta attesa e disponibilità, purché, viene sottolineato, il Sinodo non si riduca
solo a un bel parlare che venga poi racchiuso in un bel volume, ma una “sferzata” che
porti un effettivo rinnovamento dell’essere Chiesa.
2. Come cerchi di “farlo entrare” nella tua comunità parrocchiale o nel tuo ambiente?
Ogni sacerdote si è attivato per la “promozione” del Sinodo mediante informazione,
organizzando incontri, dialoghi, momenti di preghiera.
3. Riscontri disponibilità, ascolto, accoglienza da parte dei “tuoi” cristiani, o
piuttosto indifferenza, disattenzione, fastidio?
L’interesse per tale avvenimento da parte dei praticanti è “tiepido”, sono in pochi che
lo hanno accolto con disponibilità, evidenziando una voglia di impegnarsi allo scopo.
Alcuni sacerdoti hanno constatato disattenzione ed indifferenza non solo fra i non
151
praticanti, ma anche fra la maggior parte dei praticanti; notano inoltre che chi viene
interpellato, in genere sta “sulla difensiva”.
E’ da sottolineare però che le risposte sono state date, dai sacerdoti, cronologicamente,
prima della piena attuazione e diffusione dei lavori di indagine e di dialogo che hanno
coinvolto i laici.
4) Ritieni che il Sinodo possa risultare utile per la vita di fede della nostra Chiesa
diocesana? (Parliamo ovviamente di ...“manutenzione straordinaria” e non
semplicemente di ordinariati); perché sì o perché no?
Il Sinodo, per i sacerdoti, sarà molto utile per la vita di fede della Chiesa diocesana
solo se affronterà seriamente la situazione in tutti i suoi aspetti; richiedono, prima di
tutto, una maggiore “santità di vita” e una maggiore prudenza nel comportamento da
parte del clero. C’è chi è fiducioso nel vedere, dopo questo evento, ridisegnato il volto
del cristiano che “vive ed opera all’interno di una società multiculturale, che non si
appiattisce sui valori medi”. C’è chi invece avverte con rammarico, che ne saranno toccate
solo le persone più impegnate: la maggior parte della massa non si sentirà nemmeno
sfiorata.
5. Su quali aspetti della vita di fede della Chiesa diocesana, il Sinodo dovrebbe
cercare di incidere (es. catechesi, liturgia, attività caritativa, attività sociale, altro ...)
per pensare che servirà a qualcosa?
Per tutti il Sinodo dovrebbe cercare di avere maggiore incidenza sulla catechesi per
sfociare poi nella vita morale della comunità in tutti i suoi componenti, nella vita caritativa,
sociale, individuale, politica.
6. Sapresti e vorresti stendere una presentazione della situazione religiosa della
tua parrocchia o del tuo ambiente (persone, famiglie, aspetti della vita pubblica ...)
scavando un poco in cerca delle cause (del male come del bene):
a )cause interne alla comunità o all’ambiente?
b )cause esterne alla comunità o all’ambiente?
c) cause più ampie?
d)altro?
I sacerdoti avendo risposto in modo collegiale al Questionario, non hanno fornito
una presentazione dettagliata della situazione religiosa della loro parrocchia o del loro
ambiente, evidenziando però la facoltà di ciascun di far pervenire eventualmente la propria
risposta personale. Comunque hanno evidenziato come dato di fatto, comune a ciascuna
esperienza, l’anticlericalismo esasperato frutto delle vicende storiche della provincia di
Alessandria, che in alcune realtà odierne si è tradotto in indifferenza; in altre, dapprima
da atteggiamenti di reticenza, si è arrivati ad un rapporto “più cordiale” ed ad un impegno
più concreto a livello caritativo.
Viene ancora sottolineato come i diversi poli di interessi che oggi fanno ruotare attorno
a sè gli individui fanno sì che il “senso di essere comunità” sia avvertito sempre meno e
la Chiesa venga così “seguita” solo in quelle iniziative che non richiedono impegno e
partecipazione costanti.
152
STRUMENTO
DI LAVORO
FERNANDO CHARRIER
per grazia di Dio e della S. Sede Apostolica
VESCOVO DI ALESSANDRIA
PUBBLICAZIONE DEL
DOCUMENTO PREPARATORIO
DEL XVI SINODO
Premesso che con Decreto in data 15 gennaio 1995 ho convocato il Sinodo
Diocesano alessandrino, in data 5 marzo 1995 ho pubblicato lo Statuto del Sinodo
e in data 1 novembre 1995 ho insediato l’Assemblea sinodale;
considerato il lavoro della Commissione preparatoria di analisi della situazione
socio-religiosa
con il presente Decreto dispongo
che venga pubblicato lo “strumento di lavoro” sul quale rifletteranno
l’Assemblea e le Commissioni sinodali.
Nei tempi stabiliti le risultanze dei lavori sinodali verranno sottoposti alla
verifica e alle osservazioni di tutta la Comunità cristiana alessandrina.
Alessandria, 12 novembre 1995
Festa della Chiesa locale
Mons. Luigi Riccardi
Cancelliere
+Fernando Charrier
Vescovo
153
INTRODUZIONE GENERALE
"I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse
un segno dal cielo. Ma egli rispose: Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perchè il
cielo rosseggia; e al mattino: Oggi burrasca, perchè il cielo è rosso cupo. Sapete dunque
interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?" (Mt 16,1-3).
Per accogliere il significato del Sinodo è essenziale saper leggere quanto sta avvenendo
e le logiche che governano i fatti e le culture con "sapienza", cioè alla luce del "progetto
di Dio" e dei segni che Lui stesso ci offre o permette per meglio comprendere il cammino
da percorrere.
"Per svolgere il suo compito, è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei
tempi e di interpretarli alla luce del vangelo, così che, in un modo adatto a ciascuna
generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita
presente e futura e sul loro reciproco rapporto". E prosegue la Costituzione del Concilio
Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: "Bisogna infatti conoscere e
comprendere il mondo in cui viviamo nonchè le sue attese, le sue aspirazioni e la sua
indole spesso drammatiche" 1.
Risulta quindi necessario far precedere alla descrizione e all'analisi, oltrechè alla
verifica del cammino della nostra Chiesa locale, lo scenario, cioè la cultura, la mentalità,
la condizione e la storia degli alessandrini in cui essa si "incarna".
La prima parte di questo "strumento di lavoro" non è un di più, una parte di contorno
e un lusso che ci si è concesso; è, invece, un capitolo complementare e precipuo di tutto
il documento. Senza questa prima parte non si può cogliere il senso e il valore della
seconda sezione.
Per non incorrere in ripetizioni e non appesantire tutto lo "strunento" non si è ripetuto
nei singoli capitoli della seconda parte quanto era utile ritenere dello "scenario"; né si è
ritenuto necessario richiamare in nota questa descrizione. Il tutto è lasciato alla capacità
di interpretazione e di applicazione delle Commissioni e dell' Assemblea Sinodali. Una
tale metodologia dei lavori sinodali favorirà l'esame di coscienza e la revisione di vita
ecclesiale propri del secondo anno della Assise ecclesiale e preparerà con la dovuta
concretezza il terzo anno, quello che dovrà tracciare l'itinerario della Chiesa alessandrina
per i prossimi anni.
Una lettura attenta della propria sezione del presente "strumento" aiuterà a selezionare
le domande e i fatti su cui porre l'attenzione e "l'esame di coscienza". Per uscire dalla
difficoltà di dover analizzare tutte le domande che inevitabilmente sorgono quando si
pongono i problemi conseguenti al proposito di verificare "come la nostra Chiesa e noi
stessi evangelizziamo con la parola e l'annuncio, con la celebrazione e la testimonianza",
è opportuno trarre dallo "scenario" quei problemi e quelle idee "fondativi" su cui è bene
porre un'attenzione prioritaria. Su questi si costruirà il cammino futuro della nostra
Comunità cristiana.
I temi scelti devono rispondere a due intenti: essere inerenti alla situazione culturale
e, allo stesso tempo, alla condizione della Chiesa alessandrina. Del resto, le pagine
introduttive alla seconda parte di questo instrumentum laboris aiutano e stimolano a
collocare in questo contesto e in questa prospettiva anche le riflessioni più specificamente
"ecclesiali" delle Commissioni: dunque ogni parte di questo strumento merita attenta
154
lettura e considerazione. E la profonda opera di revisione del testo operata dai Sinodali
stessi, nel produrre una gran massa di interrogativi aveva certamente come nota di avvio
una forte attenzione all'oggi dell'uomo e della società e, insieme, al comando di Gesù:
"Andate e ammaestrate tutte le nazioni ..." (Mt 28,19).
"Il Sinodo richiede a ciascuno la capacità di vedere e sperimentare la presenza del
Signore Gesù che invita ad essere attenti a quello che sta avvenendo nel mondo
alessandrino, nella Chiesa e nella società". Attenti non per mestiere e per tradizione o,
peggio, per convenienza, ma per convinzione poichè "nulla vi è di genuinamente umano
che non trovi eco nel nostro cuore" 2.
Il presente sussidio è da ritenere un semplice strumento per l'ulteriore camnmino del
Sinodo; non è, quindi, un documento finale e può presentare alcune imprecisioni e lacune.
Se ne tenga conto negli ulteriori lavori delle Commissioni; anzi queste stesse carenze
possono offrire l'occasione per una analisi più puntuale del tema.
+Fernando Charrier
Vescovo
Alessandria, 31 marzo 1996
Domenica delle Palme
PRIMA
PARTE
LO “SCENARIO”
PREMESSA
La "Prima Commissione preparatoria" del Sinodo ha operato con lo strumento
dell'interpellanza per lettera al maggior numero di persone che potessero offrire un
contributo per una lettura della storia, della cultura e della vita della terra alessandrina.
Ne è risultato uno "spaccato" interessante e valido che ora viene offerto all'attenzione
non solo dei membri del Sinodo ma anche a tutti coloro che vogliono situarsi con adeguata
verità nella attuale realtà e nella concreta situazione alessandrina.
I singoli riscontri ottenuti al questionario proposto sono di tale qualità da consigliarne
la pubblicazione in un fascicolo a parte da diffondere come apporto alla conoscenza
della condizione, delle tendenze culturali e delle aspirazioni degli alessandrini.
La sintesi qui pubblicata deve essere "mentalizzata" dai membri delle Commissioni
sinodali in modo da "aver presente il mondo degli uomini, ossia la famiglia umana nel
contesto di tutte le realtà entro le quali vive; il mondo è teatro della storia del genere
155
umano e reca il segno dei sui sforzi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie, il mondo che
i cristiani credono creato e conservato nell'esistenza dall'amore del Creatore, mondo
certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma dal Cristo crocifisso e risorto, con la
sconfitta del maligno, liberato e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e
a giungere al suo compimento" 3
1. LA SITUAZIONE CULTURALE
A. Gruppi, istituzioni, esperienze, influenze
sulla cultura alessandrina
Nel considerare l’influenza dei gruppi culturali gli autori dei questionari distinguono
frequentemente due o più fasi, in particolare dal dopoguerra ad oggi, e due aree, almeno
fino agli anni ottanta: quella di indirizzo laico e marxista-gramsciano di più ampia
influenza e quella di indirizzo cattolico più circoscritta.
Non si fa una ulteriore differenziazione fra la cultura laica e quella marxista e questo
sta ad indicare la convinzione che vi sia una forte interpenetrazione.
Nell’area laico-marxista sono indicati in particolare il Circolo del Cinema, il Circolo
De Sanctis, i Pochi e per questi ultimi non si segnala il passaggio da gruppo privato a
istituzione comunale.
Nell’area cattolica sono ricordati il Cineforum, il gruppo dei giovani formatosi intorno
a Don Plinio Massolongo e alla rivista Tempi Facili, il gruppo intorno a Giovanni Sisto
e alla rivista La Provincia di Alessandria.
Dall'autunno 1958 ha operato il Centro Studi di via 1821 divenuto, in seguito, Centro
Studi Francesco Faà di Bruno che, nel tempo ha fatto principalmente quattro cose:
"ricerca" sia sulla persona umana sia sul binomio persona umana e convivenza civile,
sia sul binomio persona umana e convivenza ecclesiale; pubblicazione di due riviste:
Edizioni Centro Studi e poi Convivenza; ha assistito il sorgere e il collocarsi dei Consigli
di Quartiere di Alessandria nello spirito della democrazia della partecipazione; ha offerto
contributi significativi, in tal senso, anche a livello nazionale, soprattutto in occasione
dell'Assemblea di Ravenna e della Legge 142/90.
Pochi hanno ricordato le associazioni laiche dei Lyons e del Rotary.
Dagli anni ottanta si è osservato che i gruppi e i circoli svolgono un’attività più
articolata e problematica, cioè non sono più rigidamente ideologizzati o sono
culturalmente disinteressati: dal CRDS, al Centro Studi di Psicanalisi, all’UNITRE,
all’Istituto Gramsci, ai recenti Amici del Liceo Scientifico, Amici del Plana, Amici
della Facoltà’ di Scienze Politiche.
Vi è poi chi ha considerato più vitale per la cultura circoli e gruppi soprattutto rivolti
ad una attività sociale e popolare: i Tre Martelli, Città Nuova, il Teatro del Rimbalzo, i
vari gruppi ecologisti, di nuovo i Pochi, il Circolo del Cinema, l’UNITRE.
Passando dai circoli e gruppi alle istituzioni culturali, quelle citate sono l’ATA,
l’Istituto Storico della Resistenza, il Circolo di Cultura dell’Università Cattolica e,
pur non entrando nei particolari, il giudizio è positivo. Come da più parti si è sottolineato
156
l'importante rilievo, sia sociale che culturale, che hanno avuto e che talora continua
tuttora, soprattutto nei paesi e nei piccoli centri, delle SOMS (Società Operaie di Mutuo
Soccorso).
Chi poi esamina il rapporto fra gli enti locali, e soprattutto il Comune di Alessandria,
e la vita culturale ne sottolinea l’aspetto positivo dall’inizio del dopoguerra agli anni 70
e cita in modo particolare la decisione e l’iniziativa di ricostruire il Teatro Comunale e
la scelta della municipalizzata.
Criticata invece è la politica culturale del Comune dagli anni 80, soprattutto per
l’abbandono di ogni serio impegno sui servizi culturali fondamentali, quali Biblioteca,
Pinacoteca, Museo, Archivi, ecc., senza i quali vengono a mancare basi importanti per
svolgere ogni altra continuata attività.
B. Soggetti culturali: aperti, dialoganti o settari?
Omogeneità culturale o differenziazioni?
Chi ha voluto dare solo un giudizio d’insieme ha denunciato la separatezza, lo spirito
settario, il provincialismo, l’indifferenza dei soggetti culturali nei loro rapporti e della
città in relazione a loro.
Separatezza e spirito settario, perché non solo è mancato o è stato povero il dialogo
fra l’area laico-marxista e quella cattolica, ma fra questi gruppi culturali e la loro stessa
area di riferimento: la Chiesa o i partiti, che vengono indicati come diffidenti, preoccupati
se non ostili.
E provincialismo: nel doppio senso di un riflettersi meccanico, non collegato ai veri
interessi locali, dei grandi temi nazionali e contemporaneamente, proprio per questo
motivo, di una sorta di ottusità agli stessi non compresi veramente, ma introdotti in
modo esteriore.
Chi invece ha voluto dare a questo problema una connotazione più storica ha indicato
uno sviluppo predominante della cultura laico-marxista, mentre quella cattolica rimaneva
rinchiusa nelle proprie associazioni e nei propri limiti.
Tuttavia con l’avvento del centrosinistra, negli anni 60, la cultura laico-marxista entra
in crisi perché non sa uscire dalla dimensione “umanistica” tradizionale e affrontare le
nuove tematiche economico-sociali-scientifiche provocate dalla svolta neo capitalistica
della nostra società, in cui l’economia conquistava il settimo posto nel mondo industriale
e la nuova condizione di benessere sconvolgeva il precedente ordine economico e la
mentalità e i costumi ad esso connessi.
Vive le critiche alla politica degli enti culturali, già in parte citate, accusati di dirigismo
generico man mano che ci avviciniamo agli anni 80 e di mancanza di impegno sia verso
i servizi culturali tradizionali sia verso ipotesi e scelte innovative.
Questo tipo di cultura si rivela inoltre elitario e chiuso entro i confini di una
specializzazione intellettuale senza legami e stimoli verso la comunità e i ceti più umili.
A sua volta la città, intesa come una comunità articolata di strati sociali consapevole
dei suoi interessi e dei suoi fini, è nell’insieme distaccata da questa cultura e dalle sue
istituzioni.
157
C. Cause che hanno frenato
lo sviluppo culturale della città
Nei questionari viene messo in primo piano il “carattere” degli alessandrini,
considerato sotto l’aspetto comunitario e sotto quello individuale, fissato nei suoi tratti
positivi, ma l’indicazione è di pochi, e in quelli negativi o limitativi.
Fra gli aspetti positivi vi sono la modestia, la concretezza, la “furbizia”, l’intelligenza,
ma anche il senso del dovere, lo spirito critico, il “calvinismo intellettuale temperato da
senso dell’equilibrio”.
C’è chi ha colto nel carattere degli alessandrini un cambiamento tra l’immediato
dopoguerra caratterizzato da spirito pratico, concreto, ma solidale, e l’oggi, ove dominano
competizione, arrivismo, ipocrisia, individualismo esasperato e meschino, tendenza a
considerare la comunità come un “agglomerato freddo”, estraneo.
Quindi emergono fra gli aspetti negativi il non vedersi come collettività, la diffidenza,
l’ipercriticismo, la compiacenza della propria mediocrità, il difendersi dallo spirito del
nuovo fino a privilegiare l’acquisito e a pensare al futuro come difesa del presente,
l’eccesso di provincialismo e quella supponenza che pretende di fare dei propri limiti
una virtù.
Questo “carattere” è poi considerato conseguenza di diverse cause, in genere nei vari
questionari prese isolatamente:
1. Cause storiche di lungo periodo
Il progressivo ritardo della nostra città rispetto al contesto soprattutto piemontese e
novecentesco sarebbe da attribuire alla sua tradizione militare, e ad un ceto prima nobiliare
poi borghese interessato alle rendite personali agrarie più che ai valori della collettività.
Agricoltura e commercio sono stati così congeniali da condizionare la stessa attività
industriale formata da piccole e medie aziende a misura di singolo imprenditore, limitate
nel rischio, con forte e chiusa coscienza individualistica.
L’unica eccezione è stata quella di Borsalino, ma proprio per questo orientata verso
la monocoltura del cappello.
L’individualismo stretto del ceto imprenditoriale, la mancanza di forme di solidarietà
sia economiche che sociali spiegano anche come il potere politico e amministrativo sia
divenuto monopolio delle sinistre, mentre il blocco conservatore si è attenuto all’economia
e alle professioni disinteressandosi delle forme di mediazione e di connessione politicosociali.
Vi è poi chi scopre nel “carattere” alessandrino come una “tara genetica": la nostra
origine contadina, da cui derivano il timore del rischio del nuovo e la ricerca della stabilità
nel pubblico impiego.
2. Cause storiche riferite al secondo dopoguerra
Vengono soprattutto individuate da un lato nella “politica” della Chiesa, che si è a
lungo schierata con la Democrazia Cristiana provocando un troppo timido e poco
qualificato impegno della cultura cattolica nel dibattito sociale, e dall’altro nell’azione
158
della sinistra che, soprattutto negli ultimi decenni, si è impegnata a consolidare un blocco
di potere piuttosto che attuare idee e programmi progressisti.
3. Cause economiche attuali
Molti indicano come causa del degrado attuale la persistente stagnazione economica
della città senza per altro analizzarne le caratteristiche. Con l’eccezione di chi vede nella
nostra struttura agricolo-commerciale-piccolo industriale lo scontro tra un “non fare”
all’interno della città e un collocare le iniziative industriali importanti fuori, che ha di
fatto immobilizzato la città.
4. Cause politico-amministrative
Vengono individuate nel già citato dirigismo generico dell’Ente culturale e nella
corrispondente mancanza di cura, riorganizzazione, aggiornamento dei servizi culturali
fondamentali.
5. Cause sociali
Viene da taluni invocata come causa di disomogeneità e quindi di scarsa cultura
comunitaria la concentrazione dei ceti più poveri in talune aree cittadine, con il risultato
di una cattiva distribuzione dei movimenti migratori verificatisi nella città.
D. Sottoculture di ceti
e categorie professionali
Non sono soggette ad una indagine approfondita e analitica e vengono considerate
povere di rilievo.
Gli ordini professionali sono definiti poco attivi e culturalmente poco sensibili.
Nel ceto commerciale l’atteggiamento è genericamente scontento e protestatario, ma
sostanzialmente subordinato al potere politico dominante e poco incline all’innovazione.
Come giudizio complessivo si afferma che le categorie pensano soprattutto al proprio
profitto chiudendosi nell’individualismo gretto già citato.
E. Luoghi e modi della formazione
e partecipazione politica
I luoghi tradizionali fino agli anni 80 sono stati i partiti di massa, soprattutto la DC
e il PCI, le parrocchie e i sindacati, poi sarebbe incominciato il loro declino caratterizzato
da scarsa capacità di presa sulla comunità e poca chiarezza di obiettivi.
C’è anche chi indica i metodi “confessionali”, cioè dogmatici e conformistici, di
questa formazione, che ha educato persone fedeli e diligenti più che ricche di iniziativa
e di spirito critico e innovativo.
159
F. Influenza della scuola
Le posizione sono molto diversificate tra valutazioni positive e negative.
Valutazioni positive: molti apprezzano genericamente la scuola come luogo di
formazione culturale e civile, ma senza specificarne i caratteri, le direzioni, i momenti.
Spesso si mette in risalto il suo ruolo positivo di “protagonista silenzioso” anche se
povero di risorse, intendendo una continuità di azione poco evidente ma tenace ed efficace
nei risultati. Altri considerano la scuola poco innovativa o valida solo per il prestigio di
alcuni insegnanti.
Valutazioni negative: si va dalla negazione completa, per altro poco argomentata, alla
negazione della sua capacità di formazione civile. Interessante è una denuncia
“dell’opportunismo” delle famiglie quale causa principale della mancanza di tensione
formativa della scuola, cioè dell’interesse esclusivo alle promozioni, ai diplomi, ai
riconoscimenti burocratici. Molti infine piuttosto che valutare ciò che la scuola è o è
stata indicano ciò che dovrebbe essere.
G. Influenza dell’Università sulla città
La valutazione è ampiamente positiva come riferimento culturale permanente e come
possibilità di vivificazione della città.
Sono anche apprezzati l’impegno e il valore degli insegnanti e dei corsi. Poco invece
si dice sui bisogni, sui problemi e sulle scelte dell’Università alessandrina. Molti
denunciano la poca attenzione e informazione dei cittadini su questa istituzione o
addirittura l’ostilità nascosta di molti gruppi culturali.
Nulla si dice sull’intervento e la collaborazione fra le istituzioni comunali e provinciali
oltre che dei privati, e quelle universitarie.
2. LA SITUAZIONE ECONOMICA
Valutazione sintetica condivisa
Il giudizio complessivo che emerge dall’analisi dei questionari è di un’economia in
stagnazione e recessione, con scarse potenzialità di ripresa. Sono solo quattro o cinque
le risposte che hanno affrontato l’analisi economica in modo approfondito, andando alla
ricerca di cause e prospettando vie d’uscita. Negli altri casi sono stati espressi giudizi
piuttosto generici e superficiali. Manca un apparato documentario a supporto delle tesi
espresse. Esistono tuttavia alcune interessanti tabelle statistiche prodotte dall’Ancitel
(Servizio informatico dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia), in cui la
situazione di Alessandria è comparata a quella delle altre città italiane di pari dimensione
dal punto di vista di diversi indicatori economici e demografici.
Descrizione strutturale
160
Procediamo nell’analisi secondo la tripartizione per settori più tradizionale.
1. Il comparto agricolo è ancora quantitativamente consistente, ma complessivamente
poco innovativo e a scarsa vocazione industriale. Non appare, all’oggi, culturalmente
attrezzato per svolgere una funzione trainante.
2. Il settore industriale è poco significativo sia sotto il profilo quantitativo che sotto
quello qualitativo. Non si ha alcuna presenza di imprese di medio-grande dimensione,
eccezion fatta per gli insediamenti locali di gruppi multinazionali, per altro culturalmente
molto chiusi in se stessi. Non vi è neppure una connotazione di “distretto industriale”
(tipo Veneto o Marche) e neanche una caratterizzazione di comparto - con l’eccezione di
Valenza - dopo il declino di cappelli e argenti.
Basso è il tasso di crescita della produzione manifatturiera e quindi dell’occupazione,
non solo del comparto secondario. Bassa la capacità di attrazione esercitata dai prodotti
locali.
Infine, una peculiarità di segno negativo per Alessandria, è la debolezza industriale
del capoluogo in rapporto agli altri centri-zona della Provincia, in particolare Casale.
3. Il terziario, qualitativamente poco evoluto, non rappresenta un fattore propulsivo
ma un’area-rifugio. La sua caratterizzazione spiccatamente commerciale esprime l’indole
individualistica e la scarsa propensione all’investimento e al rischio imprenditoriale. Ne
è espressione emblematica la Fiera di S. Giorgio.
Cause principali del declino
Nelle analisi più approfondite è espressa la convinzione che la situazione attuale sia
effetto di un processo di declino che si sarebbe sviluppato ad iniziare nella prima metà
del nostro secolo e si sarebbe accentuato nella seconda metà dello stesso. Alessandria si afferma - non era così nei due secoli precedenti. Che cosa è dunque successo? O
meglio, che cosa non è successo? Quali treni si sono persi? Classifichiamo in quattro
tipi le cause individuate nei diversi contributi.
Cause storiche
• Da più di un intervento viene proposta tra le cause del mancato decollo industriale
la tradizione contadina con la sua cultura caratterizzata da aspetti positivi (buon senso,
pazienza), ma anche da aspetti negativi, quali la paura del rischio e del futuro. Ma viene
da chiedersi: questa cultura non era comune a tutta la Padania alla fine del secolo scorso?
• La tradizione militare, anch’essa caratterizzata da luci e ombre: disciplina, senso
dell’ordine, ma anche abitudine alla dipendenza, negazione dell’iniziativa, oltre che
precarietà residenziale: è problematico intraprendere qualcosa quando è elevata la
probabilità di essere trasferiti nel breve-medio periodo. Ed è indubbio che la
caratterizzazione militare abbia costituito una peculiarità della nostra storia.
• Importante sembra essere stato lo scorporo della provincia di Asti (1935) che avrebbe
determinato un conseguente e non superato “senso di perdita”.
Cause psicologico-culturali
161
Benchè già enunciate nel precedente capitolo sulla situazione culturale, debbono
essere qui almeno richiamate in rapporto alla prospettiva economica dell’analisi:
• l’indole individualistica e non cooperativa, incline piuttosto alla critica non
costruttiva;
• la scarsa apertura al nuovo e al futuro: il declino demografico ne sarebbe
un’espressione;
• la tendenza alla privatizzazione dell’esperienza e alla rassegnazione;
• la diffidenza e l’invidia, cause non ultime del mancato dialogo tra ceto produttivo e
ceto amministrativo.
É evidente che anche le citate cause psicologico-culturali sarebbero suscettibili di
un’analisi causale; in altri termini, ma perchè l’alessandrino è così?
Cause politico-culturali
Due sono le cause di carattere socio-politico che vengono maggiormente sottolineate:
• l’esistenza di una classe media chiusa e rinunciataria, e viceversa l’inesistenza di
una borghesia illuminata e intraprendente;
• la contrapposizione tra un blocco “liberale” (affondante le sue radici nel ceto militare
e nella nobiltà agraria) e una sinistra “rossa” di ascendenza sindacale.
Se questa seconda causa individua sicuramente una caratterizzazione socio-culturale
alessandrina, per la prima vale il solito interrogativo di rinvio: perchè qui e non altrove?
Cause economico-strutturali
Più numerose sono le cause di natura economica e strutturale, intendendo con questa
aggettivazione l’insediamento dei cittadini e le loro relazioni con il territorio:
Ci si è cullati nell’illusione che bastasse essere al centro del triangolo industriale,
collocati a ridosso del porto di Genova ed essere un nodo ferroviario di importanza
rilevante, per poter fruire di opportunità economicamente vantaggiose senza doversi
particolarmente attivare per promuoverle e realizzarle. Si sono patite le conseguenze
dell’inesistenza cronica di uno strumento di pianificazione urbanistico-territoriale (PRG).
La già richiamata autonomia dei poli infra-provinciali ha reso più difficili interventi a
livello di sistema.
L’inesistenza, sino a poco tempo fa, di un polo universitario, ha determinato
l’inesistenza in città di una cultura scientifica, la diaspora delle migliori risorse intellettuali
verso le sedi universitarie viciniori (e - conseguenza importante - la “selezione a rovescio”
della classe dirigente), e il declino culturale, in rapporto di reciproca casualità con quello
economico: se fosse una città qualitativa, Alessandria potrebbe attrarre operatori
economici metropolitani, quanto meno a titolo residenziale.
Ultimamente, l’accentuazione del calo demografico e l’invecchiamento - preoccupante
in prospettiva - del corpo sociale.
Valutazione
162
La valutazione che consegue alla precedente analisi non può che essere di segno
negativo, con una prevalente inclinazione al pessimismo. Viene infatti da diversi
sottolineato che le cause della situazione lamentata affondano in dimensioni profonde
della psicologia individuale e della cultura sociale; e la mentalità e la cultura della gente
non si cambiano in tempi brevi.
Non mancano tuttavia anche spunti di ottimismo che conviene registrare: Alessandria
ha vissuto anche momenti di sviluppo ed esperienze economicamente e culturalmente
significative: vengono citati in particolare il periodo tra fine Ottocento e inizio Novecento
e l’esperienza industriale e sociale della Borsalino. E questi sono segni della possibilità
di fare qualcosa anche nella “palude” di Alessandria.
Anche oggi alcune (poche) aziende medie e medio-piccole vivono una fase di sviluppo
e di apertura all’innovazione tecnica e ai processi di internazionalizzazione.
Finalmente si è realizzato l’insediamento dell’Università. Se riuscirà a consolidarsi,
potrà costituire il punto di innesco di una spirale virtuosa tra valorizzazione delle risorse
umane e sviluppo economico-sociale.
Possibili linee di intervento
Vengono infine proposte, senza un particolare ordine sistematico, alcune linee di
intervento raccolte nei diversi contributi:
• creare una autority sui servizi comunali e privatizzare gli investimenti per opere
pubbliche;
• fare delle società di servizi, per aggregare i neo-laureati in strutture cooperativistiche,
e sostenerle con risorse pubbliche;
• sostenere la formazione istituzionale a tutti i livelli, favorendone l’incontro con il
mondo economico e produttivo;
• creare una classe dirigente nelle strutture promozionali ( Amministrazione, istituzioni
economiche, associazioni di categoria, ...) rivedendo i meccanismi di selezione;
• attirare il terziario metropolitano, offrendo aree attrezzate, immobili da ristrutturare,
ma soprattutto una città appetibile urbanisticamente e culturalmente
• fare attenzione a non perdere il treno in partenza della rivoluzione tele-informaticocomunicativa.
3. LA SITUAZIONE RELIGIOSA
Il giudizio complessivo che emerge dall’analisi delle risposte date ai questionari sulla
situazione religiosa è di un mondo cattolico alessandrino piuttosto ripiegato su se stesso,
che non ha inciso con particolare efficacia sulla mentalità e sul comportamento della
gente e sulla società.
Questo giudizio pressoché unanime è stato espresso da persone di formazione culturale
abbastanza alta, ma non va generalizzato ad altri strati sociali di cultura medio bassa.
Inoltre il giudizio sul valore della cattolicità alessandrina si è manifestato con sfumature
163
critiche differenti:
• alcuni ritengono che la Chiesa alessandrina si sia come autoemarginata a causa
dell’eccessiva preoccupazione rivolta ad una religiosità devozionistica e rituale;
• altri considerano la Chiesa alessandrina ricca di un patrimonio culturale che non ha
inciso nel contesto sociale per una sorta di difficoltà a livello di comunicazione e di
dialogo;
• non mancano coloro che individuano l’isolamento della comunità religiosa a causa
del costante collateralismo con l’ex-partito politico della Democrazia Cristiana;
• altri ancora individuano la causa della sua “assenza” nella scarsa omogeneità tra
popolo di Dio e gerarchia e in una sorta di senso di inferiorità patito nei confronti della
cultura laica;
• e c’è anche chi considera la poca incidenza della Chiesa alessandrina nel tessuto
sociale, come uno dei motivi che hanno prodotto il degrado socio-politico ed economico
nell’ambiente di Alessandria.
Ma ci sono anche voci - in verità poche - che hanno riconosciuto nel mondo cattolico
alessandrino una forza presente ed operante, soprattutto a livello di solidarietà e di
volontariato, una comunità quindi capace di accogliere e di condividere, anche se non
sempre si è dimostrata incline al dialogo.
Dall’analisi dei dati emersi, si possono evidenziare alcune linee o esperienze del
cattolicesimo alessandrino che sono state positive ed incidenti:
• le esperienze di volontariato e delle organizzazioni di solidarietà;
• l’attività e il modo di essere di alcune parrocchie ed associazioni che hanno portato
una considerevole ventata innovativa nel modo di considerare il cristianesimo e
nell’impegno di fede, con particolare giovamento per la formazione giovanile;
• la presenza, seppur limitata, ma non priva di intraprendenza in campo sociale e
culturale di alcuni gruppi spontanei o di AC o dell’AGESCI o delle ACLI.
Ma c’è anche chi, di fronte al senso di maggiore apertura verso la cultura laica e verso
la realtà sociale, dimostrato da alcuni ambienti del mondo cattolico, ha rilevato il loro
soffocamento perché detti ambienti non hanno potuto godere pieno diritto di esistenza e
di operatività nel contesto della Chiesa alessandrina.
Di fronte alla precisa richiesta di esprimersi sul significato della presenza religiosa
in ambito scolastico, è emerso un giudizio negativo costante anche se non sempre ben
motivato.
Gli aspetti che concorrono a giudicare negativamente l’esperienza dell’insegnamento
religioso nella scuola possono essere così sintetizzati:
• è prevalsa l’esigenza del dogmatismo sull’esigenza del dialogo e della proposta;
• inammissibilità dell’ora di religione se giustifica unicamente lo stipendio
dell’insegnante; si constata una debole convinzione degli insegnati per il loro ruolo;
• poca preparazione negli insegnati, anche se con l’inserimento dei laici c’è stato un
miglioramento nell’accostare la religione alle problematiche socio-culturali;
• nell’ora di religione può succedere di tutto, fuorché l’insegnamento della materia, e
ciò mortifica quanto di interessante ci può essere della proposta cristiana che dovrebbe
avvenire in altri ambiti.
Non manca anche il riconoscimento positivo nell’esperienza dell’ora di religione,
soprattutto se la figura del sacerdote-insegnante è stata rilevante per l’apporto educativo
164
e culturale, o se è stato stimolante per un primo approccio di conoscenza e di confronto
con tematiche filosofiche e sociali. Alcune risposte hanno rimarcato l’opportunità che
l’insegnamento della religione si spogli dell’ambiguità in cui si trova coinvolto: insegnare
religione può essere una esperienza formativa utile nel sistema scolastico, ma fare dell’ora
di religione una esperienza catechetica o formativa alla fede è dannoso e improprio nel
sistema scolastico. L’analisi delle risposte del questionario permette anche di soffermarsi
sulle caratteristiche della religiosità che si è espressa e si esprime nel contesto
alessandrino: se ne deduce che si tratta di una religiosità devozionale, esteriorizzata
dalle manifestazioni e dalla sensazionalità, spesso individualistica e intimistica, molto
condizionata dalla ritualità. E proprio in forza di queste caratteristiche, non certo intese
positivamente, si deduce che è molto poco presente in essa l’aspetto comunitario.
I dati raccolti consentono anche di prestare attenzione alle attese della gente che si
possono così sintetizzare:
• una Chiesa meno apologetica e meno preoccupata di difendersi, più disposta ad
annunciare il Vangelo nel mondo di oggi;
• una Chiesa disposta ad aiutare le persone ad uscire dalla confusione attuale mediante
la proposta di valori e di responsabilità comunitarie;
• una Chiesa che sia portatrice di una cultura della solidarietà e della convivenza;
• una Chiesa che esprima chiarezza di intenti nell’annuncio e nell’azione;
• una Chiesa che sia più presente e più propositiva di fronte ai gravi problemi attuali;
• una Chiesa più fedele al nucleo del messaggio evangelico;
• una Chiesa più disposta ad ascoltare e più disposta a responsabilizzare i laici;
• una Chiesa più comprensiva verso gli erranti e più propositiva per i giovani;
• una Chiesa che non diventi più sostenitrice o fiancheggiatrice di alcuna forza politica;
• una Chiesa che abbia il coraggio di contestare più seriamente il consumo, la ricchezza,
il potere che hanno così condizionato la vita di molti cristiani.
Non sono di minor interesse alcuni rilievi riguardanti il clero alessandrino che viene
ancora considerato depositario di privilegi dipendenti da situazioni anacronistiche, non
molto colto, che non sempre dà esempi di comunione, che ha vissuto anche momenti di
emarginazione in alcuni suoi componenti se questi hanno tentato di dare una testimonianza
più vera della fede, un clero che talvolta non è in consonanza con il vescovo.
Non ben precisati, ma di particolare interesse, sono alcuni rilievi che si sono potuti
cogliere nel contesto delle risposte e che riguardano diversi aspetti della vita ecclesiale,
quali:
• sacramenti: si sono manifestate delle perplessità sull’ammissione ai sacramenti
(prima comunione, cresima, matrimonio) poiché talvolta nelle parrocchie si evidenziano
superficialità e leggerezza, sembra quasi prevalere l’esigenza di concedere a qualsiasi
costo il sacramento a scapito di una conoscenza responsabile e di una fondata
preparazione;
• testimonianza: qualche risposta indicava che, se la Chiesa alessandrina vivesse il
Vangelo nella sua radicale proposta, sarebbe una “Chiesa di opposizione” alla Chiesa;
inoltre qualche osservazione metteva in evidenza che è tendenziale nella Chiesa
alessandrina che i vari gruppi o associazioni si servano della Chiesa per la loro
sopravvivenza e per la loro azione, ma non servano la Chiesa o perché non comprendono
di farne parte o perché si ritengono la Chiesa.
165
SECONDA
PARTE
PREMESSA
Come è noto, tutto il primo periodo del Sinodo (gennaio-settembre 1995) ha visto
impegnata la Prima Commissione Sinodale, suddivisa in tre gruppi di lavoro o
“sottocommissioni” in una vasta ricerca che ha coinvolto il popolo di Dio nelle sue
varie articolazioni (parrocchie, aggregazioni laicali, religiosi e religiose, sacerdoti,
singoli cristiani ...) e tanti “uomini di buona volontà” che non hanno voluto perdere
l’occasione di far sentire la loro voce alla Chiesa alessandrina, esprimendole nel
contempo attenzione, stima, desiderio di dialogo, e talvolta anche affetto.
I tre capitoli che seguono: L’annuncio, La celebrazione, La testimonianza del
Vangelo, come del resto la preziosa e ricca parte introduttiva a questo instrumentum
laboris, sono il frutto “ragionato” di quella notevole mole di questionari, interviste,
colloqui guidati che sono stati gli strumenti di sondaggio utilizzati dalla Prima
Commissione.
Frutto “ragionato” perché i redattori delle parti che compongono questo
“strumento” non hanno compiuto solo un lavoro notarile, ma hanno letto la
documentazione raccolta quasi in filigrana, per coglierne le affermazioni sottese, i
“nodi problematici” spesso non esplicitati ma chiaramente leggibili, con la “lente”
della lettera e dello spirito del Concilio Vaticano II; tutto questo con l’attenzione ad
astenersi da ogni giudizio o valutazione di quanto espresso dalla “gente” e ad
organizzare una compilazione che possa quanto più possibile favorire il primo tratto
di cammino delle Commissioni Sinodali: il discernimento a cui, con l’aiuto dello
Spirito, siamo chiamati in questo primo anno di Assemblea 4.
1. L’ANNUNCIO DEL VANGELO
Icona
Mc 8, 27
Poi Gesù partì con i suoi discepoli
verso i villaggi intorno a Cesarea di Filippo;
e per via interrogavai suoi discepoli dicendo:
"Chi dice la gente che io sia?"
166
“Le rilevazioni sociologiche indicano la presenza di una grande esigenza di religiosità
anche nel mondo d’oggi. Ma si tratta di una esigenza che trova, per lo più, il suo
soddisfacimento nelle forme della “religiosità popolare” o nelle forme “ereticali” del
magismo, della superstizione, o nella pratica occasionale di fede o in ibridi secolarismi.
Ma queste forme “imbastardite” di religiosità dovrebbero far sorgere in noi una domanda:
in realtà, come la gente oggi percepisce il rapporto religioso, il riferimento a Dio o al
divino? Appunto: “Chi dice la gente che io sia?”. Gesù stesso percepiva la distanza tra
la comprensione che lui aveva di sé e la comprensione che la gente (ed i discepoli stessi)
aveva di lui. E quando scopre difetti macroscopici nella comprensione della gente,
quando attraverso la missione dei discepoli che hanno udito il vocio della folla conosce
le “molteplici fedi” degli uomini, non si affretta a smentire, a correggere o a contestare;
piuttosto si dedica a educare la fede dei discepoli ad una corretta e piena comprensione
di lui.
Ciò significa allora, innanzi tutto, che dobbiamo rileggere il nostro modo di intendere
il lavoro pastorale non tanto con i “lontani” quanto con i “fedeli”. Rendere “missionaria”
ed “evangelizzatrice” la nostra Chiesa, significherà cioè porci la domanda sul tipo di
formazione che vogliamo offrire ai “fedeli”: dobbiamo creare in loro l’animus degli
Apostoli, far entrare i “lontani” nel loro orizzonte, nella loro preoccupazione, nelle loro
ansie, prima e più e piuttosto che nelle loro polemiche. Non possiamo cioè accontentarci
di una formazione che ritenga sufficiente per la maturità cristiana la partecipazione ad
alcune iniziative, ad alcuni servizi religiosi, senza coltivare un animo apostolico.
Si prospetta per la Chiesa di oggi, per una Chiesa che voglia davvero essere “universale
sacramento di salvezza” che “svela e realizza il mistero dell’amore di Dio verso l’uomo”
(cfr. Gaudium et spes, nn. 41 e 45), che voglia condividere la passione di Gesù per la
liberazione dell’uomo, il compito di superare la diffusa e stucchevole irrilevanza
dell’annuncio cristiano nell’odierno contesto socioculturale.
Dobbiamo conoscere e comprendere le “molteplici fedi” della nostra gente, il confuso
“sentire” dei nostri concittadini, la loro libertà che deve essere resa vera dall’incontro
con la verità del Vangelo, la loro dimensione religiosa solcata da concezioni, intuizioni,
tradizioni religiose e pseudo-religiose che, per essere purificate, vanno prima di tutto
ascoltate e comprese. Rispondere alla domanda: “Chi dice la gente che io sia” è
fondamentale per poter pensare itinerari che favoriscano l’avvicinamento della Parola
di Dio alla vita di ciascuno, per accompagnare questi uomini e queste donne fin sulla
“soglia di Dio”, perché su quella soglia si realizzi un incontro che non è più nelle nostre
possibilità, ma è tutto giocato sul rapporto “grazia - libertà”. Ci vuole una comprensione
intelligente di quelle “fedi”, una comprensione che ne metta in luce le dinamiche positive
e le radici profonde, ma anche le chiusure, le inconsistenze, i pretesti e i pregiudizi”5.
A. I “nodi” pastorali
“L’esperienza pastorale attesta che non si può sempre supporre la fede in chi ascolta"6
dice un magistrale documento dei Vescovi italiani, e la ricerca effettuata, il dialogo,
l’ascolto degli uomini e delle donne, dei giovani e degli anziani della nostra Diocesi lo
conferma: anche una superficiale analisi rivela che in molti la fede è spenta, in altri ha
lasciato il posto ad una sostanziale indifferenza pur accompagnata da gesti “religiosi”,
167
in altri ancora non ha saputo informare di sé un materialismo pratico.
Sono ormai maggioranza le persone battezzate che non hanno mai fatto l’esperienza
di un “incontro” o di una “conversione” a Dio, persone per le quali la catechesi non è
stata vissuta come ascolto della predicazione del messaggio cristiano, come sequela di
Cristo, come vita ecclesiale, persone che non hanno mai preso la decisione personale di
essere cristiani.
Riteniamo utile richiamare alcune riflessioni fatte nella Due Giorni di Betania
preparatoria del Sinodo (30 settembre -1 ottobre 1994): “La Chiesa, nel dare aiuto al
mondo come nel ricevere molto da esso, a questo soltanto mira: che venga il Regno di
Dio e si realizzi la salvezza dell’intera umanità. Tutto ciò che di bene il popolo di Dio
può offrire all’umana famiglia, nel tempo del suo pellegrinaggio terreno, scaturisce dal
fatto che la Chiesa è l’universale sacramento della salvezza che svela e insieme realizza
il mistero dell’amore di Dio verso l’uomo” 7. Una prospettiva che cambia la visione
“tradizionale” della Chiesa: questa non mira alla propria edificazione, ma alla
trasformazione evangelica del mondo; “la Chiesa, serva di Dio, compagna degli uomini”,
potrebbe essere una sintesi della proposta, se non del cammino compiuto; oppure,
raccogliendo una intuizione di Dianich 8, si potrebbe dire che i Piani Pastorali hanno
cercato di farci comprendere che non è la Chiesa ad avere una missione ma è la missione
ad indicare alla Chiesa la strada che questa deve compiere. Dobbiamo ripensare la
Chiesa attorno alla missione, per essere davvero fedeli al comando del Signore: “Andate
e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono
con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 18-20)9.
Se, come dice il S. Padre è necessaria una “nuova evangelizzazione”, una nuova
seminagione del Vangelo nel nostro Continente e nel nostro Paese, è evidentemente
necessaria prima di tutto una preparazione del terreno, quella che il Vescovo in uno dei
Piani Pastorali ha chiamato la pre-evangelizzazione, che possa favorire l’accoglienza
del primo annuncio della parola evangelica di salvezza; così la catechesi susseguente
potrà essere comprensione “vitale” del mistero di Cristo, progressivo inserimento nella
comunità dei credenti in Lui, “scuola” di vita e non solo di concetti, scuola dove il
discepolo impara a vivere modellando se stesso sul Maestro.
Ma primo annuncio e catechesi, per non essere esercizi accademici o astrazioni,
non possono non tener conto della realtà in cui avvengono, realtà fatta di storia, di
cultura, di circolazione di idee, ma anche di soggettivismo, di pluralismo ormai non
solo culturale, ma anche etnico e religioso, di un inarrestabile, e non condannabile
aprioristicamente, processo di secolarizzazione e, talvolta, di secolarismo: ciò dice la
necessità del metterci in ascolto degli uomini, delle culture, dei segni dei tempi e,
soprattutto, della Parola che è sempre Parola per l’oggi dei popoli e di ciascun uomo e
donna, “qui e ora”.
Noi, credenti nel Dio a cui “piacque ..., nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso
e far conoscere il mistero della sua volontà mediante il quale gli uomini per mezzo di
Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi
della natura divina”10, siamo chiamati a trasmettere questa “buona notizia “ di un “Dio
invisibile” che “per il suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene
con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé”11: l’evangelizzazione è la
168
comunicazione “del messaggio evangelico” che “dovrebbe giungere alle folle degli
uomini con la capacità di penetrare nella coscienza di ciascuno, come se questi fosse
l’unico, con tutto ciò che ha di più singolare e personale, e ottenere a proprio favore
un’adesione, un impegno del tutto personale”12.
Riteniamo perciò questi i “nodi” della pastorale o le grandi sfide alla nostra capacità
e alla nostra “passione” per l’annuncio del Vangelo: il primo annuncio, la catechesi,
l’ascolto e la comunicazione. E alla luce di queste sfide dobbiamo saper rileggere ed
esaminare i problemi classici del nostro servizio pastorale o gli ambiti nei quali questo
servizio deve svolgersi, e dobbiamo ripensare ai soggetti evangelizzanti perché tali siano
davvero. Così certamente non inutile, ma anzi ricco di stimoli di riflessione è stato
l’ascolto del popolo di Dio, che ci suggerisce e che ci spinge a molti seri ripensamenti.
B. Il primo annuncio
L’evento da annunciare è la persona Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, la Parola del
Padre, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini. Col primo annuncio si intende
allora favorire l’incontro personale di ogni uomo con Gesù Cristo affinché per mezzo di
Lui ognuno trovi il senso della propria vita.
Questo annuncio di salvezza è destinato non ad un popolo ma a tutti gli uomini della
terra. Compito di portare l’annuncio è di tutti i discepoli del Cristo, cioè di coloro che,
accogliendo la vocazione missionaria ricevuta nel Battesimo, scelgono di seguire gli
insegnamenti del Maestro, pur nella consapevolezza dei nostri limiti e delle proprie
povertà spirituali.
Nell’attuale contesto socio-culturale è forse il caso di chiederci se si tratta solo di
annunziare l’avvenimento Gesù o piuttosto se non sia prima necessario parlare di preevangelizzazione, domandandoci che segni dare oggi al mondo, alla gente, per renderci
credibili. In questa ottica non possiamo ignorare che, spesso, sono gli evangelizzatori
che necessitano di evangelizzazione o, quanto meno, che è doveroso coinvolgerli in
cammini di fede ad ampio respiro per formare coscienze rette, per indirizzare ai valori
autentici e per aprire ad una spiritualità non timorosa del nuovo, del diverso, del rischio.
Questo lavoro di pre-evangelizzazione deve coinvolgere la comunità cristiana in ogni
suo membro: sacerdoti, religiosi/e e laici e, tra questi ultimi, soprattutto le famiglie.
È quasi un luogo comune l’affermare che non viviamo più in una situazione di
“cristianità”, concetto del resto non così chiaro e ben delineato. Per intenderci possiamo
dire che situazione di “cristianità” è quella caratterizzata da un contesto socio-culturale
in cui si dà per “normale” che la gente sia cristiana, dove una prima evangelizzazione
avviene anzitutto nell’ambito famigliare, essendo sostenuta dall’esterno da una cultura
segnata dai valori cristiani e da comunità vive e organizzate.
Il nostro ambiente è oggi fortemente segnato dal razionalismo, dalla tecnologia, dalla
secolarizzazione, dal pluralismo ideologico e religioso. Esso non predetermina più quasi
automaticamente nell’individuo la scelta di essere cristiano, anzi talvolta mostra ostilità
per tale scelta o, più spesso, indifferenza.
Anche le Comunità cristiane, più che ambienti in cui si può fare esperienza di
cristianesimo vissuto, in cui esprimere e celebrare la propria fede nella gioia e nell’amore,
appaiono spesso come “stazioni di servizio” contattate normalmente alla domenica per
169
obbligo, e in altre occasioni lungo la vita per tradizione. Così, per la maggioranza il
legame di fede con la comunità è andato perduto.
Così le “agenzie formative” o i luoghi ove avveniva tradizionalmente la prima
evangelizzazione (famiglia, scuola...) non pongono più le basi su cui la fede possa
svilupparsi.
La maggioranza dei genitori non cura più l’introduzione dei propri figli alla fede
cristiana o anche solo alle pratiche cristiane tradizionali (preghiere, Messa, ecc.). In
molti vige ormai la mentalità della “delega”: l’educazione religiosa viene delegata agli
“esperti” senza nessun apporto familiare; i bambini perciò non hanno spesso ancora
acquisito nessuna familiarità con i punti centrali della fede né con i simboli religiosi, né
hanno vissuto l’esemplarità della pratica religiosa dei loro genitori.
Anche la scuola, sia per il fenomeno della secolarizzazione sia per le modifiche
apportate ai programmi di insegnamento della religione, ha perso l’incidenza che aveva
nel passato (specie nelle “elementari”) per una corretta trasmissione della fede e dei
valori che da essa scaturiscono.
Ad aggravare una situazione già negativa concorrono almeno altri due fattori: la
conoscenza superficiale ed a volte inesatta del ruolo che l’insegnamento della religione
cattolica oggi ancora deve avere nella scuola pubblica e la non sempre puntuale
preparazione dottrinale e metodologica degli insegnanti di religione e, a volte, una certa
dissonanza sui valori da proporre.
Nel passato anche la parrocchia era inclusa tra le agenzie formative. Oggi
indubbiamente ha perso molto dell’incidenza che aveva nella formazione dei ragazzi e
degli adolescenti, ma questo compito le deve ancora essere riconosciuto, almeno
potenzialmente, e non solo nell’aspetto religioso, ma anche in quello umano e sociale.
La parrocchia deve riappropriarsi delle capacità di coagulazione che le sono sempre
state riconosciute ed aggiornare il metodo educativo.
A questo punto è necessario chiedersi se esiste dialogo, collaborazione tra le diverse
agenzie formative (famiglia, scuola, parrocchia). La risposta non può essere rassicurante
perché, in genere, ciascuna va per la sua strada e ben rari sono gli incontri costruttivi fra
le stesse.
Forse bisognerà incominciare a pensare ad obiettivi comuni, scelti insieme, a linee
di convergenza in cui tutte le agenzie formative possano ritrovarsi, perché la posta in
palio - formare persone adulte e responsabili - è veramente grossa e non ammette
disimpegni o pseudo-rivendicazioni di competenze.
Anche i tradizionali luoghi di catechesi (di cui si parlerà più oltre), non escluse le
associazioni o le varie aggregazioni laicali, danno a volte ancora per scontato il primo
annuncio e la sua accoglienza, che invece o è carente o è stato scalzato dalla cultura
moderna che ha dato una intelaiatura mentale spesso antitetica alle verità della fede.
Tutto questo è rilevabile anche nella predicazione domenicale che spesso dà per
scontata l’adesione e la consapevolezza di fede di chi ascolta. L’omelia più che rendere
attuale la Parola e stabilire un legame tra l’attualità della celebrazione e l’attualità
dell’esistenza umana, diviene in molti casi occasione per moralismi sterili, per
recriminazioni sui “tempi e sui costumi” o anche per una catechesi che non si radica su
un primo annuncio che abbia provocato adesione di vita e conversione.
L’esemplarità (nel senso di una presenza visibile negli ambiti di vita dell’uomo e di
170
una presenza “coerente” con la professione della fede) dei singoli membri della Chiesa
(sacerdoti, religiosi/e, laici) e delle comunità cristiane, non sempre appare, per cui anche
il primo annuncio dei gesti e del modo di vivere viene a mancare. Si riprenderà la
riflessione più oltre.
Vale qui la pena di citare una stupenda pagina della Evangelii Nuntiandi del Papa
Paolo VI: “Ed essa (la Buona Novella) deve essere proclamata anzitutto mediante la
testimonianza. Ecco: un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunità degli
uomini nella quale vivono, manifestano capacità di comprensione e di accoglimento,
comunione di vita e di destino con gli altri, solidarietà negli sforzi di tutti per tutto ciò
che è nobile e buono. Ecco, essi irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e spontanea,
la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa
che non si vede, e che non si oserebbe immaginare. Allora, con tale testimonianza senza
parole, questi cristiani fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere domande
irresistibili: perché sono così? Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira?
Perché sono in mezzo a noi? Ebbene, una tale testimonianza è già una proclamazione
silenziosa, ma molto forte ed efficace della Buona Novella. Vi è un gesto iniziale di
evangelizzazione. Forse tali domande saranno le prime che si porranno molti non cristiani,
siano essi persone a cui il Cristo non era mai stato annunciato, battezzati non praticanti,
individui che vivono nella cristianità, ma secondo principi per nulla cristiani, oppure
persone che cercano, non senza sofferenza, qualche cosa o Qualcuno che essi
presagiscono senza poterlo nominare. Altre domande sorgeranno, più profonde e più
impegnative, provocate da questa testimonianza che comporta presenza, partecipazione,
solidarietà, e che è un elemento essenziale, generalmente il primo, nella evangelizzazione.
A questa testimonianza tutti i cristiani sono chiamati e possono essere, sotto questo
aspetto, dei veri evangelizzatori”13.
La responsabilità delle comunità cristiane in tema di testimonianza nell’annuncio, e
quindi nella pre-evangelizzazione, trova conferma nel seguente passo della lettera di S.
Paolo ai Romani14: “Ora come potranno invocare il Signore se non avranno prima creduto
in lui? E come potranno credere se non ne hanno sentito parlare? E come ne sentiranno
parlare se nessuno lo annuncia? E chi lo annunzierà se nessuno è inviato a tale scopo?”
L’annunzio non può che partire dalla comunità: è la comunità che “invia” alla missione,
per cui la testimonianza coerente con la professione della fede è anzitutto prerogativa
della comunità cristiana in quanto responsabile del mandato affidato ad ogni suo membro.
Gesù ci è maestro anche nello stile, nel metodo dell’annuncio. Considerando infatti
l’episodio evangelico dell’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus15, troviamo
indicati, esplicitamente o implicitamente, cinque verbi che rivelano altrettanti
atteggiamenti di Gesù evangelizzatore, di Gesù catechista. Dal racconto lucano si
evidenziano queste situazioni:
• Gesù “si accostò” ai due discepoli (si fa prossimo);
• Gesù “si mise a camminare con loro” (condivide la loro situazione);
• Gesù “domandò loro” (domanda per conoscere);
• Gesù “ascoltò” ciò che i discepoli avevano da dire (l’ascolto è alla base della
conoscenza);
• Gesù “li ammaestrò” spiegando loro il senso delle Scritture.
L’annuncio vero e proprio costituisce dunque l’ultimo momento nel metodo di
171
evangelizzazione che Gesù ci ha insegnato: prima vengono l’accoglienza, la condivisione,
l’ascolto.
Forse oggi evangelizzare è così difficile proprio perché, sia come singoli credenti sia
come comunità cristiane, siamo frettolosi di passare all’annuncio dimenticando
l’accoglienza, la condivisione e l’ascolto.
Questo ci spinge a porci non pochi interrogativi:
• In quale modo le comunità cristiane che formano la Chiesa alessandrina danno
testimonianza della Parola annunciata?
Come vivono la comunione al loro interno?
Si pongono in atteggiamento di accoglienza, di condivisione e di ascolto delle
persone che vivono nel territorio?
Come sensibilizzano i credenti alla comune vocazione battesimale? Come
provvedono alla formazione degli annunciatori del Vangelo?
• I membri delle comunità cristiane (sacerdoti, religiosi/e, laici) sono consapevoli
che annunciare Cristo morto e risorto è compito di tutti i battezzati oppure
ritengono che sia riservato solo ad alcuni?
Come sanno annunciare la Parola e come danno testimonianza della Parola
annunciata?
Come utilizzano i momenti di crescita umana e cristiana che le comunità offrono?
E le comunità offrono questi momenti?
• La rievangelizzazione dei nuclei familiari è ormai fondamentale. Ma come
colmare la distanza tra la Comunità cristiana e le famiglie?
• Secondo quali modalità i contatti che si stabiliscono in occasione della richiesta
di sacramenti per i figli possono diventare un momento prezioso per riallacciare
un rapporto con i genitori?
• Come educare e promuovere coppie cristiane di esempio e stimolo e come
coinvolgere entrambi i membri della coppia all’educazione religiosa del figlio?
• Le comunità cristiane sentono la responsabilità di preparare i fidanzati che
richiedono il Matrimonio-sacramento?
Come avviano queste giovani coppie ai corsi prematrimoniali: rispettandone la
sensibilità oppure facendo pesare la partecipazione come obbligo, come
imposizione?
I corsi prematrimoniali sono visti più come momenti di comunicazione di alcuni
principi teologici e morali o come momenti di ascolto, di dialogo, di
partecipazione di un’esperienza, quella matrimoniale, vissuta nella fede in Cristo
e nei valori che ne scaturiscono?
Che cosa possono fare le comunità cristiane perchè non siano dispersi nel silenzio
postmatrimoniale i semi di evangelizzazione gettati durante i corsi
prematrimoniali?
Quali sono le difficoltà da superare? Come superarle?
• Qual è l’attenzione che le comunità cristiane dedicano oggi agli adolescenti
ed ai giovani?
Che cosa possono fare, e come farlo, per proseguire con adolescenti e giovani il
cammino di crescita concluso con l’amministrazione del sacramento della
Cresima?
172
• Gli anziani rappresentano ormai, ed ancor più lo rappresenteranno in futuro,
la fascia d’età più numerosa nei Paesi occidentali, soprattutto in Italia ed in
particolare nella nostra zona.
Si pongono due attenzioni prioritarie: la coesistenza tra le generazioni ed una
diversa considerazione della persona anziana, non più vista soltanto come
oggetto del servizio altrui e di assistenza, ma anche come soggetto sapienziale,
capace di progettualità e di servizio pastorale, punto di riferimento e di raccordo
nei rapporti intergenerazionali.
Le comunità cristiane come possono utilizzare la ricchezza rappresentata dagli
anziani per la missione della Chiesa?
Che cosa fare per favorire il dialogo e la collaborazione tra le generazioni?
• La scuola, oltre al compito di trasmettere contenuti culturali rispetto alle diverse
discipline, è chiamata ad offrire un contributo significativo sul piano della
formazione umana ed etica della persona.
Quale coscienza la comunità ecclesiale ha avuto in questi anni rispetto ad
un’urgenza di questo genere? Quali difficoltà hanno ostacolato un’adeguata
sensibilità a riguardo dell’educazione in generale e di quella scolastica in
particolare?
• Attraverso la scuola passano spesso messaggi e contenuti non pienamente
rispettosi dei valori cristiani.
Un esempio è dato dalla introduzione in molte scuole, spesso in maniera
disorganica e incompleta, di quella che impropriamente viene definita
“educazione sessuale”. Anche se questo aspetto dell’educazione va
doverosamente riconosciuto alle famiglie perchè solo esse sono in grado di
inserirlo in un contesto educativo globale, una “corretta” informazione
scientifica sulla sessualità da parte della scuola potrebbe avere aspetti positivi.
La Chiesa ha però il dovere di vigilare perchè la sessualità sia sempre considerata
per ciò che veramente è: un valore da rispettare. Come comunità cristiana ci
interessiamo dei problemi formativi e delle proposte comportamentali che
coinvolgono la scuola pubblica? In quale modo ce ne interessiamo?
Sappiamo che, ad esempio, sull’argomento sessualità possiamo contare sulla
collaborazione di un Consultorio di ispirazione cristiana? Si è già usufruito
dell’aiuto e dell’intervento di questo Consultorio?
• E ancora: la scuola cattolica ha, nei fatti, rappresentato e rappresenta tuttora
un luogo di educazione e di formazione integrali ad una visione cristiana della
vita, dell’uomo e della società tali da costruire personalità mature, anche sul
piano della fede, evangelicamente attive nella comunità?
• Il mondo del lavoro è spesso escluso dalle attenzioni di evangelizzazione delle
comunità cristiane, anche se talora emergono atteggiamenti evangelici di
accoglienza e di ascolto.
La parte indubbiamente più difficile e “rischiosa” è quella dei credenti laici
inseriti nel mondo del lavoro perchè ad essi si richiede coerenza di vita con
“tutti” gli insegnamenti del Vangelo a fronte della presenza di culture
anticristiane e di pseudo-valori oggi assai diffusi, quali ad esempio la carriera,
il benessere economico, l’individualismo di gruppo (corporativismo), il
173
soggettivismo dei valori, ecc.
• Che cosa fanno e che cosa potrebbero fare le comunità cristiane per supportare
e fortificare queste presenze preziose di missionari del Vangelo in un ambiente
così complesso e, spesso, ostile?
• Da tempo si lamenta uno scarso interesse dei credenti per la politica e per una
loro presenza significativa nelle istituzioni.
Perchè i credenti laici sono poco interessati o non “osano” porsi a servizio
della comunità civile?
Che cosa fanno o potrebbero fare le comunità cristiane per sensibilizzare i membri
laici a questo tipo di servizio?
Nel passato le comunità cristiane come hanno saputo essere vicine ai loro membri
impegnati nella politica e nelle istituzioni?
Come dovrebbero comportarsi nei loro confronti per fortificarli nella fede e
prepararli ad una maggiore coerenza ai principi evangelici?
C. La catechesi
È ancora prevalente nella generalità delle situazioni, al di là anche dei singoli tentativi
di talune Comunità, l’orientamento della catechesi alla recezione dei sacramenti.
Le verità della fede cattolica tendono ad essere ridotte a concetti generali attinenti
alla sfera della religiosità; la catechesi appare cioè poco legata alla vita concreta delle
persone e ai loro tempi di maturazione; spesso è ancora solo insegnamento di verità
astratte e non anche “sequela” di Cristo; appare anche avulsa dalla vita della Chiesa e
non vissuta nelle celebrazioni sacramentali. Così, esemplificando, per molti:
• Dio c’è, ma non si sa come è; infatti tutta la speculazione teologica sembra ignorata,
anche per quelle fasce che hanno fatto studi filosofici (segno che la filosofia cristiana
viene continuamente sorvolata dai relativi insegnanti...): l’esperienza di Dio è legata al
momento intimo e personale e, perciò, altamente soggettivo.
• La figura di Gesù Cristo si stempera tra il Dio-uomo e il super saggio, tra il
confidente intimo ed il leader sociale.
• La Chiesa è vista non come popolo di Dio, ma come struttura altamente gerarchizzata
che fa fatica a conoscere la realtà di oggi.
• Il concetto di peccato viene ricollegato ad una stretta antropologia naturale: è male
la violenza, è male il furto, ma non ciò che viene fatto con il reciproco consenso (sesso,
esperienze trasgressive, ecc.). L’intervento del magistero viene spesso visto come
paternalistico e moralistico, si accusa la gerarchia di parlare di ciò che non conosce. Il
peccato è, fondamentalmente, la mancanza di coerenza ed è di ipocrisia che spesso si
accusa il clero.
Pur sapendo tutti che la maggioranza dei ragazzi che seguono il catechismo
parrocchiale disertano la partecipazione alla vita parrocchiale dopo la cresima (o vi
ritornano solo sporadicamente), non sempre le soluzioni che si prospettano sono
adeguate: così, talvolta, si va alla ricerca di un linguaggio più adeguato al mondo d’oggi,
come se la trasmissione della fede fosse primariamente un problema di linguaggio; taluni
si pongono in un atteggiamento di aspra critica nei confronti di un mondo cattivo e di
una cultura degenerata: la cultura sarebbe responsabile della fine del cristianesimo di
174
massa, dando così per scontato che la cultura debba essere cristiana.
Altri invece cominciano a comprendere che bisogna ricuperare le caratteristiche degli
evangelizzatori che hanno offerto al mondo il primo annuncio della fede cristiana: studiare
e conoscere il mondo da evangelizzare; cercare metodi adeguati alle nuove situazioni;
credere che la trasmissione del Vangelo e la sua proposta non dipendono dal contesto
culturale, ma piuttosto sono i credenti che devono “portare la Buona Novella in tutti gli
strati dell’umanità e, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità
stessa”16.
Continua ad essere tuttavia diffuso un catechismo precettistico e tutore della moralità;
le prime comunioni e la cresima vengono ricordate solo come grandi feste gratificanti e
non come l’ingresso sempre più consapevole all’interno della comunità cristiana.
Catechismo, partecipazione alla Messa e dinamiche educative non sembrano più
interessare ai giovani in quanto non affrontano i loro diretti problemi.
• Molti bambini, battezzati nella prima infanzia, vengono alla catechesi
parrocchiale senza aver ricevuto nessun’altra iniziazione alla fede, e senza aver
ancora nessuna adesione esplicita e personale a Gesù Cristo. Quale può essere
allora la relazione tra primo annuncio e catechesi? Quest’ultima deve limitarsi
a “insegnare“ la fede o è chiamata anche a suscitarla - con l’aiuto della grazia
- ad aprire i cuori, a preparare un’adesione “globale” a Gesù Cristo?
• È giusto continuare a pensare prevalentemente ad una catechesi orientata alla
recezione dei sacramenti?
• È necessario proporre un cammino di catechesi agli adulti che richiedono i
sacramenti per i propri figli? Esistono già esperienze in Diocesi?
• L’intenso lavoro di rielaborazione dei contenuti catechistici è stato sufficiente
a rinnovare la nostra catechesi?
• Gli strumenti ed i metodi si sono adeguati allo spirito del rinnovamento anche
per favorire un pieno inserimento nella vita della comunità parrocchiale? E
quali spazi di inserimento offrono realmente le nostre comunità?
• La preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana condotta al di fuori
della vita della parrocchia o di una precisa comunità di riferimento, può essere
adeguata a far sperimentare realmente e concretamente l’esperienza cristiana?
• Esiste nella catechesi l’attenzione al significato dei segni liturgici?
• Molte persone, che pure si dicono credenti, non sanno trarre dalla fede motivi
per il comportamento morale o la “lettura” culturale dei tempi. Attraverso una
catechesi sistematica e integrale la comunità ecclesiale è chiamata a ripresentare
la verità di Cristo per rendere la fede più “significativa” per l’uomo. La catechesi
è dunque sollecitata a portare la forza del vangelo nel cuore della cultura.
Possiamo affermare che la nostra comunità sia davvero cosciente di tutto questo?
• Se la catechesi è finalizzata alla crescita della fede, come creare la mentalità
che essa deve essere proposta a tutti e non solo ai bambini?
• Per quanto riguarda la catechesi degli adulti, appare sufficiente un
approfondimento dei contenuti o, al contrario, è necessaria una
rievangelizzazione? Se gli adulti non partecipano o sono assenti non è perché
manca una pastorale di ambiente? Esiste qualche esperienza?
• C’è nella nostra Chiesa locale l’impegno a promuovere una sistematica e
175
organica formazione dei catechisti? Le esperienze già esistenti sono qualificanti?
La formazione si rivolge solo a preparare catechisti per i fanciulli?
• I laici si sentono responsabili della missione catechizzante della Chiesa? Oltre
a quella dei catechisti, ci sono altre esperienze di corresponsabilità da parte
dei laici?
• Per la pastorale giovanile ci si limita ad una riproposizione di schemi e modelli
ampiamente collaudati nel passato o si ricercano nuove vie per incontrare i
giovani “nella” loro vita (linguaggi, aggregazioni, valori, persone significative,
difficoltà, domande) al fine di proporre loro l’esperienza cristiana?
• La catechesi ai giovani tiene conto della dimensione vocazionale della vita
cristiana?
• Esistono cammini specifici per chi si sente chiamato ad una vocazione speciale?
• Gli incontri prematrimoniali sono impostati come una sorta di “bignami”
della teologia o della catechesi, oppure costituiscono anche un momento di
ascolto, di dialogo, in una parola, di pre-evangelizzazione? Perché siano
qualificati c’è un prima e un dopo? Tutto ciò ha incidenza nella vita di coppia?
• Si sono individuati altri momenti nella vita dell’uomo in cui si possa pensare
di proporre una catechesi più approfondita?
D. L’ascolto
Vi è talvolta negli “operatori pastorali” o, meglio, negli evangelizzatori una certa
fretta (ansia?) di giungere all’annuncio senza prestare sufficiente attenzione al momento
dell’ascolto dell’altro, per comprendere la sua situazione, i suoi problemi, le sue
resistenze, le sue critiche: la critica esprime talvolta desiderio di colloquio e interesse
per ciò che è sottoposto a critica.
Così la catechesi, la predicazione, le celebrazioni, non sgorgano dall’ascolto vitale
delle persone, ma solo dall’ascolto della preparazione culturale o teologica
dell’annunciatore o da suggestioni legate all’attualità.
Manca spesso la capacità di mettersi in ascolto dei “momenti vitali” degli uomini e
delle donne che si accostano alla Chiesa solo saltuariamente, portandosi addosso un
bagaglio di esperienze di vita che fatichiamo a decifrare, spesso perché non corrispondono
ai nostri schemi culturali o mentali. Così si corre il rischio, molto reale e molto concreto,
che proprio “la vita” (e quindi la cultura, gli orientamenti ideali, i problemi, le gioie e le
tristezze ...) sia assente dalla nostra preoccupazione evangelizzatrice, che si riduce così
ad annuncio di parole, di concetti; l’assenza di ascolto della vita ci fa concretamente
correre il rischio di far dell’annuncio cristiano l’annuncio di una “ideologia”.
Ma ancor prima è necessario mettersi in ascolto della Parola. Secondo la fede
cristiana, la salvezza non avviene per “volere dell’uomo”17 ma è offerta per grazia da
Dio. Cristo è la Parola che ci comunica questa salvezza, lui che è la via, la verità incarnata,
la vita in pienezza.
Va cioè riaffermato il “primato della Parola” nel senso “cattolico” di questa
affermazione: primato della Parola biblica letta nel passato e nel presente della vita
della Chiesa (Tradizione e Magistero). È, del resto, dall’ascolto della Parola che nasce
la nostra capacità di “discernere”, di leggere i “segni dei tempi”, di decifrare anche i
176
messaggi non sempre esplicitamente leggibili degli uomini e delle donne del nostro
tempo che si rivolgono alla Chiesa con le loro richieste.
Come già rilevato vi sono due tipi di "ascolto": l'ascolto della Parola di Dio e l'ascolto
degli altri, e vi è un "primato" nell'ascolto che è quello della Parola. Riteniamo che
questi tipi di ascolto debbano considerarsi complementari tra loro: il mettersi in ascolto
degli altri deve avvenire per comunicarsi a vicenda il dono della Parola. E la modalità
con cui si deve attuare ciò non deve essere l'imposizione, ma il rispetto dell'altro. Entrambi
questi tipi di ascolto racchiudono in sé delle difficoltà: l'ascolto dell'altro può risultare
difficoltoso in quanto per far ciò si deve comprendere e conoscere profondamente
l'interlocutore, l'ascolto della Parola può essere difficoltoso a causa dell'esilio della
Parola di Dio dal popolo cristiano. E' solo da qualche decennio infatti che la Chiesa ha
rivalutato l'importanza della Parola di Dio.
Inoltre una grande preoccupazione riguarda la modalità con cui la gente ascota
l'annuncio: il nodo problematico quindi non sono gli strumenti ma la modalità di verifica
di quanto è stato accolto dell'Annuncio. Perchè ciò avvenga è necessario che ci sia una
struttura di ritorno che è propria della comunicazione, ma che dovrebbe valere anche
per il momento dell'ascolto.
A questo punto ci sembra necessario evidenziare alcune difficoltà riguardanti l'ascolto.
• Spesso c'è da parte del fedele rispetto verso chi annuncia, ma una certa difficoltà di
comprensione della terminologia usata.
• Questa risulta spesso oggetto di dubbia interpretazione e comporta una forte
incomprensione in chi ascolta.
• Direttamente collegata alla precedente c'è il desiderio di una catechesi più chiara e
più semplice.
• Si è evidenziato come difficoltà di primaria importanza per l'ascolto, il secolarismo;
cioè l'abitudine a considerare fondamentali solo le realtà terrene.
• Per questo motivo Dio e la sua Chiesa vengono seguiti nella misura in cui operano
per eliminare le sacche di povertà e le emarginazioni del mondo. Di conseguenza accade
che il momento dell'annuncio vero e proprio, quello che proclama Cristo morto, risorto
e vivo alla destra del Padre rimane per lo più inascoltato.
• Dato che l'ascolto prevede l'annuncio, è necessario che l'evangelizzazione non abbia
paura di esprimersi e nelle strutture ecclesiali mancano proprio quegli spazi dovesi
impari a parlare, ad essere sicuri dei propri mezzi.
• Il missionario non diffonde solo il Vangelo, ma forma anche delle persone: ciò
produce una crescita nel popolo cristiano.
Si vogliono delineare, quale sintesi, delle proposte concrete:
• Il desiderio di ascolto della Parola può essere esplicato con incontri parrocchiali,
con Centri di ascolto nelle famiglie, con la Scuola della Parola del Vescovo.
• La necessità di potenziare quegli strumenti con i quali la Parrocchia sviluppa persone
mature e infonde un senso di partecipazione e comunione, per conoscersi e conoscere i
ruoli all'interno della Parrocchia, in particolar modo il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
• La necessità di fare un salto di qualità: a volte si sprona sì alla missionarietà ma
poniamo ancora una forte attenzione al numero, alla quantità. L'importante però non
deve essere il contarsi, ma impegnarsi in primis, senza seguire sempre la corrente, senza
la paura del futuro.
177
Il metodo che si è evidenziato perchè l'ascolto sia davvero scambio reciproco e
donazione di sé attraverso la Parola è quello della condivisione e del rispetto dell'altro.
In conclusione: ascoltare la Parola significa amare l'uomo per farlo libero e fedele,
fedele alla Parola e alla Tradizione da cui attinge, ma desideroso anche di una Chiesa
che lo affianchi e lo difenda in quanto inserita nella sua contemporaneità. Perchè non si
adatti e non si adagi deve tenere in mente il modello di Cristo fedele al Padre, ma
staccato dalla Legge di Mosè e proiettato in avanti.
Ascolto significa aiutare a percepire e chiarire la propria umanità e lo Spirito di Dio
che opera anche negli altri, i quali sono di aiuto per il cammino cristiano.
• È condivisibile il giudizio secondo il quale, nella nostra comunità ecclesiale,
gli evangelizzatori non pongono adeguata attenzione al momento dell’ascolto
dell’altro, così da generare l’idea che tutto, alla fine, si riduca ad un annuncio
di parole e concetti? Quali sono le difficoltà - di tempo, di capacità, di
preparazione, di sensibilità - che impediscono e ostacolano il “mettersi in
ascolto” dei momenti vitali degli uomini e delle donne che si accostano alla
Chiesa solo saltuariamente?
• La dottrina cristiana non è un corpo di verità astratte: essa è comunicazione
del mistero vivente di Dio. La catechesi attinge il suo contenuto alla fonte viva
della Parola di Dio, trasmessa nella Scrittura e nella Tradizione. Come Chiesa
locale possiamo affermare di essere pienamente consapevoli che solo dall’ascolto
della Parola deriva la capacità di discernimento e di lettura dei segni dei tempi?
E. La comunicazione
Il linguaggio ecclesiale degli anni del Concilio e del post-Concilio è un linguaggio
che ha fatto sempre più suo il vocabolario della comunicazione, dove usuali parole
come “dottrina” o “istruzione” hanno lasciato il posto a termini quali Buona Novella,
messaggio, testimonianza, annuncio, chiamata, risposta... Il messaggio cristiano è un
messaggio che entra nel campo della comunicazione umana, che richiede una libera
risposta di fede; come ogni autentica comunicazione deve mostrare attenzione alla
persona, alle sue domande, ai suoi interessi, alle sue attitudini, ai suoi progressi e presenta
la fede non come adesione ad una dottrina, né come comunicazione di verità imposte,
ma come attaccamento alla persona di Cristo e come comunione di persone. Il messaggio
cristiano è annuncio della buona notizia del Cristo Risorto. È Cristo che permette di
accedere al Padre comunicando il suo Spirito; questa buona notizia della salvezza ci
tocca nella nostra storia e la Chiesa, comunità dei credenti, è il Corpo di Cristo che
attesta oggi, per la gioia di tutti gli uomini, la salvezza che, “già e non ancora”, opera
nel mondo. Nella liturgia e nella testimonianza in atti e parole dei credenti è comunicata,
manifestata e realizzata l’azione salvifica di Dio fino al compimento definitivo nel suo
Regno.
Parlando di comunicazione è indispensabile tener conto dei tre elementi che entrano
in gioco in ogni comunicazione: l’emittente (colui che parla), il ricevente (colui che
ascolta) e il messaggio (le parole pronunciate).
In questo contesto è chiaro che comunicare non vuol dire soltanto rendere pubbliche
una serie di notizie, ma fare in modo che qualcosa possa essere messo a disposizione di
178
altri, ossia fare in modo che qualcosa (pensieri, parole, gesti o immagine) venga dagli
altri condiviso perché solo così la comunicazione diventa un’esperienza molto ampia e
diversificata.
Il comunicare della Chiesa e dei cattolici deve essere sempre rispettoso del metodo
democratico e dovrebbe sempre meglio servire al bene complessivo dell’uomo (che
comunque sia è sempre “gloria del Dio vivente”) ed il suo messaggio deve formarsi
dall’ascolto, dal confronto e dalla conoscenza dei bisogni dell’uomo, per diventare
messaggio universale, valido ed accettato in ogni parte del mondo.
È quindi indispensabile analizzare insieme ed in parallelo i tre fattori della
comunicazione (emittente, ricevente, messaggio) per quella profonda connessione
semantica degli elementi del concetto di comunicazione, intesa come relazione che
tende a generare comunione, attraverso l’oggetto, tra emittente e destinatario; cosa
tanto più vera nel caso della comunicazione cristiana.
È inoltre nostra convinzione che, senza la mediazione della testimonianza (e tornano
in campo i temi della pre-evangelizzazione e della presenza culturale) qualsiasi forma
di comunicazione dell’annuncio cristiano (catechistico, liturgico, culturale) rimanga
inefficace, se non addirittura controproducente.
Privilegiamo, intorno ai tre fattori della comunicazione, un’impostazione più
interrogativa che indicativa, più orientativa che assertiva, più problematica che risolutiva,
proponendo anche l’utilizzo di un metodo di lavoro che, partendo dagli interrogativi,
indirizzi verso l’analisi dei problemi e delle tematiche, la scelta delle priorità,
l’elaborazione dei criteri orientativi, in un confronto libero ed aperto che dovrebbe
essere poi il metodo naturale e permanente di dialogo nella Chiesa e della Chiesa con la
società circostante.
E c’è dialogo, c’è comunicazione se c’è anche ascolto e la Chiesa non dovrà ritenersi
solo elemento principale della comunicazione, essere emittente ma essere disposta a
diventare anche ricevente con quello scambio circolare (dalla gerarchia alla base e
viceversa) affinché il messaggio non resti unilaterale e unidirezionale.
Per questo il lavoro, impostato sui fattori della comunicazione, è corredato
esclusivamente di interrogativi ed è suddiviso in due capitoli: “la comunicazione nella
Chiesa” e “la comunicazione della Chiesa” con la società, anche se spesso i due
aspetti si intersecano e, a volte, sembrano confondersi.
1. Comunicazione NELLAChiesa
Emittente:
• Ai laici sono riconosciute, all’interno della Chiesa, maturità e responsabilità
tali da fare loro ricoprire la funzione di emittente? La Chiesa fino a che punto è
disposta a fare crescere il laicato e fino a che punto è capace di ascoltarlo?
• La Vita consacrata, che costituisce già di per sé un forte annuncio profetico
nell’impegno di costruire il Regno di Dio tra gli uomini, spesso è a contatto con
ambiti particolari: scuole, ospedali, case di riposo. Quali cambiamenti deve
realizzare perché diventi ancor più “carica evangelica maggiormente propositiva
sul piano vocazionale”?
179
Messaggio:
• Esiste nella nostra realtà la coscienza ed il desiderio che all’interno della
Chiesa si formi una “opinione pubblica” derivante dallo scambio delle idee,
dalla ricerca del confronto franco ed aperto e la convinzione che questo dibattito
rafforza il messaggio verso l’esterno? Potrebbero di conseguenza crearsi delle
opportunità perché questo dialogo possa prendere vigore?
• Scopo della comunicazione è che il contenuto del messaggio sia compreso.
Questo obiettivo, all’interno della Chiesa, si deve e può raggiungere
semplificando tale contenuto oppure modificando ed adeguando strumenti e
linguaggio? La liturgia domenicale assolve esaurientemente questo compito?
• Le religiose alessandrine lamentano la insufficiente conoscenza e la scarsa
considerazione, nei confronti loro e della loro vocazione, da parte dei laici e
dei sacerdoti; quale linguaggio comune può essere individuato per facilitare il
rispetto e, soprattutto, la comunicazione?
• La “Voce Alessandrina” è uno strumento di comunicazione consolidato nella
realtà locale: è opportuno che essa assolva principalmente alla funzione di mezzo
comunicativo interno alla Chiesa locale?
Ricevente:
• I cristiani ascoltano l’annuncio o si sentono solo annunciatori? E come rendere
chiara e coerente l’azione della Chiesa locale affinché ci sia complementarità
tra i diversi ambiti?
• La gerarchia, oltre a ritenersi elemento principale della comunicazione, come
emittente, è disposta ed è in grado di assicurare l’ascolto reciproco con i laici
ed a diventare, quindi, anche ricevente di messaggi?
• È opportuno prevedere come ricevente “il mondo cattolico” o troppo spesso
tale mondo si confonde, nelle scelte di vita e nelle convinzioni, con gli atei e gli
indifferenti?
2. Comunicazione DELLA Chiesa
Emittente:
• Chi è la Chiesa per i sedicenti cristiani? Per gli intellettuali agnostici o laicisti,
per i giovani indifferenti, per le persone incerte e dubbiose o per quelle
“tranquille” e culturalmente omologate? Cosa rappresenta per i cosiddetti
credenti e non praticanti?
• La Chiesa che comunica è, per i più, la Chiesa dei mass-media, identificata
nella gerarchia le cui parole sembrano sempre meno interessare credenti e non.
Questa Chiesa gerarchica, che dagli stessi fedeli viene definita centro di potere,
di imposizione apologetica, preoccupata più a difendersi che ad annunciare il
Vangelo, è l’unico possibile e credibile emittente?
• È una consapevolezza l’insufficienza dei mezzi umani per manifestare il mistero?
• Sarebbe opportuno che i principi di fede fossero tradotti dalla Chiesa in valori
180
per l’uomo, accettabili e vivibili per tutti (anche per gli altri) nel maggiore
consenso e concordia possibile?
• Perché la Chiesa non ha sempre il coraggio di denunciare più seriamente il
consumo, la ricchezza, le scelte politiche, il potere che hanno condizionato la
credibilità del suo annuncio?
• La Chiesa locale pare essere vissuta con maggiore attenzione e rispetto dalla
comunità dei credenti; non è comunque riduttivo individuare nella figura del
prete e nella vita consacrata l’emittente?
• Il prete è annunciatore, comunicatore eppure gran parte del suo impegno sembra
si concentri nei servizi religiosi e nel lavoro sociale e ricreativo. Può in questa
condizione sostenere un confronto con la cultura e non è opportuno prevedere
una formazione (iniziale e permanente) in questo senso o tutto viene lasciato
alla sensibilità e possibilità dei singoli?
• I laici hanno nella Chiesa un ruolo di comunicatori, vengono coinvolti nella
elaborazione del messaggio, oppure restano a margine vivendo sempre più la
fede come un fatto privato? Non è ogni cristiano, non solo testimone, ma anche
annunciatore, chiamato a “rendere ragione della speranza che è in lui”, a “dire”
la sua fede?
• Gli insegnanti di religione rappresentano un emittente credibile rispetto alle
esigenze? Il loro operare può ingenerare l’equivoco che la loro opera esaurisca
l’annuncio evangelico?
Messaggio:
• Qual è il contenuto che si vuole annunciare? È il Cristo risorto? Il Vangelo, il
Magistero della Chiesa, il Catechismo della Chiesa Cattolica, il pensiero del
clero da mass media? E’ lecito ed opportuno sistematicamente chiarire e dare
delle priorità a seconda dei riceventi con cui ci si confronta?
• Non potrebbe essere opportuno un “digiuno della Parola” da parte della Chiesa
offrendo, per un certo tempo, solamente strutture di ascolto e di accoglienza?
• I mass-media “laici” usano spesso la Chiesa come notizia da enfatizzare: si
tratti di un viaggio del Papa, di scandali veri o presunti o di pronunciamenti
magisteriali (di cui regolarmente si evidenziano le caratteristiche che confliggono
con la cultura moderna), spesso il contenuto viene manipolato e stravolto. È
necessario e possibile uscire da questo situazione?
• Il problema del linguaggio si può limitare ad una revisione dei modelli verbali
(peraltro indispensabile: è eccessivo chiedere che si espunga l’aggettivo
“benigno” dai testi liturgici? Non sentiamo qualcosa di inautentico nell’uso di
appellativi quali “reverendo”, “monsignore”, “eccellenza”? Non è fuori del
tempo un testo che dice “se peccammo deh perdona, deh c’infiamma ...”, ecc.?)
e degli strumenti di comunicazione, oppure deve porsi su un altro piano, in
termini di modelli culturali ed esperienziali alternativi a quelli dominanti? O
dobbiamo inseguire ed adeguarci?
• Con i sedicenti lontani quale è lo stile comunicativo più adeguato (assertivo,
confutativo, propositivo, magisteriale, carismatico, profetico, problematico,
dialogico)? Uno stile o stili diversi? E quali strumenti sono i più adeguati?
181
Incontri (conferenze e dibattiti), strutture didattiche permanenti, messaggi
verbali, messaggi per immagini, indagini, offerta di occasioni di confronto e di
dialogo?
• Tra gli strumenti di comunicazione e di informazione quale ruolo ha e potrà
avere il settimanale diocesano? Vi sono aspettative al riguardo? E la radio
locale può avere un ruolo analogo?
Ricevente:
• Chi sono gli altri? Gli atei, gli agnostici, gli indifferenti, i “saltuari” oppure
tra gli “altri” vi è anche la gran parte dei credenti? Come consideriamo il loro
retroterra culturale, siamo disposti al dialogo o prevalgono in noi atteggiamenti
di chiusura?
• La gerarchia, oltre a ritenersi elemento principale della comunicazione come
emittente, è disposta all’ascolto delle istanze che provengono dalla società?
• Le modalità dell’annuncio oggi tengono veramente presente la persona umana
nella sua totalità?
182
2. LA CELEBRAZIONE DEL VANGELO
PREMESSA
L’annuncio come la testimonianza passano inevitabilmente attraverso la celebrazione.
Infatti, sia coloro che hanno analizzato il modo di annunciare come coloro che hanno
analizzato il modo di testimoniare nella nostra chiesa alessandrina, presentano sempre i
momenti celebrativi sia come strumenti di annuncio che come strumenti di testimonianza.
Pertanto non si può non riconoscere all’evento liturgico un particolare, anzi,
fondamentale ruolo nella missione della chiesa. La chiesa con le modalità proprie del
rito annuncia anche quando celebra: “Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la
tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta”. La celebrazione si pone infatti come cerniera
fra l’annuncio verbale e l’annuncio - testimonianza.
Entrambe trovano nella celebrazione il loro culmine e la loro fonte18. Sia ben chiaro:
la liturgia non sostituisce né l’evangelizzazione né tanto meno la testimonianza della
carità, ma ne è l’anima e la manifestazione simbolica, come nel rapporto coniugale i
gesti dell’amore sono punto d’arrivo e contemporaneamente punti di partenza per una
vita che si fa dono nella quotidianità. La celebrazione non è semplicemente un mezzo,
ma il luogo privilegiato dell’incontro con Dio, dove l’uomo diventa corpo di Cristo per
annunciare al mondo la sua salvezza.
A. La Celebrazione Liturgica
è manifestazione della Chiesa
Sia dalle osservazioni provenienti dalle parrocchie come da quelle provenienti da
settori più lontani dalle strutture ecclesiali ufficiali si constata che tutti si fanno un’idea
della Chiesa, della sua dottrina e della sua missione principalmente attraverso le
celebrazioni liturgiche.
C’è chi vede in esse soprattutto la preoccupazione dell’esteriorità; c’è chi vi vede
addirittura uno strumento di potere; altri considerano le celebrazioni liturgiche come
delle “cerimonie” suggestive, ma incapaci di trasmettere dei valori. Una tradizione
liturgica, legata ad un contesto di “cristianità”, sembra averci abituati più alla “cerimonia”
gratificante e consolatoria che non alla celebrazione che annuncia la presenza e l’azione
di quello Spirito che “Rinnova la faccia della terra”.
Ora, fra le fondamentali riscoperte del Vaticano II, c’è senza dubbio anche quella che
presenta la liturgia, il culto della Chiesa, come manifestazione della vera natura e missione
della comunità cristiana nel mondo19. Pertanto non è assolutamente possibile rendere
efficace un sinodo se questo non coinvolge una profonda revisione delle modalità
celebrative considerate e valutate in funzione della manifestazione della Chiesa.
In breve, se le celebrazioni consolano, gratificano semplicemente e rispondono
vagamente ad una semplice domanda religiosa, determinata sovente più dalla tradizione
che dalle convinzioni profonde, allora la liturgia viene a mancare di una delle sue
dimensioni fondamentali. Pertanto è doveroso chiederci più dettagliatamente e anche
con più coraggio quale immagine di Chiesa emerge dalle nostre celebrazioni. Ma
183
soprattutto, nella fase positiva, è ancor più doveroso chiederci quali sono le caratteristiche
che devono emergere dalle nostre celebrazioni perché esse non diventino un tradimento
del Vangelo. La liturgia infatti non ha soltanto lo scopo di rendere culto a Dio, ma ha
anche lo scopo di istruire i fedeli, di comunicare loro i “pensieri” di Dio, il suo progetto
sull’uomo; e questo il più chiaramente possibile 20. Anzi, il vero culto a Dio si concretizza
nella misura in cui la Chiesa radunata nel nome di Cristo, come comunità e in ciascuno
dei suoi membri, rivela e comunica il volto e il disegno di Dio. O se preferiamo, le sue
tradizionali note caratteristiche alla luce del Vaticano II.
1. La chiesa è una
Non si tratta affatto di interpretare questa caratteristica come elemento di
contrapposizione nei confronti degli “altri”. La Chiesa è soprattutto una nel senso che è
un mistero di comunione.
Una comunione con Dio che si riflette nella capacità di comunione con gli uomini.
• Come le nostre celebrazioni esprimono questa comunione con il mondo
(pensiamo alle omelie asettiche e atemporali; alle celebrazioni che privilegiano
gli aspetti intimistici...)?
• Quali aspetti privatistici oscurano l’unità della Chiesa nella celebrazione dei
sacramenti? Pensiamo alla moltiplicazione delle messe per motivi devozionali
o comunque per accondiscendere semplicemente ad esigenze private. Pensiamo
alla celebrazione della prima comunione e dei matrimoni in particolare deve gli
aspetti formali annullano quasi del tutto la dimensione ecclesiale.
• Quali altri momenti liturgici oscurano la solidarietà della Chiesa con il mondo
e la sua comunione interna?
2. La Chiesa è santa
Santa perché corpo di Cristo, ma nei suoi membri è sempre in stato di conversione 21.
La celebrazione liturgica è chiamata ad esprimere e a rendere effettiva la conversione di
tutto un popolo. Sono le nostre celebrazioni umile e sincera espressione di una Chiesa
consapevole della propria infedeltà e capace di autocritica, oppure presentano una Chiesa
che fa della verità un’arma di potere? Pensiamo ancora una volta allo stile di una certa
predicazione più propensa ad indottrinare che a stimolare la ricerca della verità. Pensiamo
anche allo stile di certe celebrazioni dove l’esteriorità sembra prevalere sull’interiorità.
• In quali altri momenti cultuali la Chiesa potrebbe manifestare meglio la sua
solidarietà nel cammino della conversione?
3. La Chiesa è cattolica
Cattolico non è un termine che esclude e divide, ma piuttosto un termine che apre sul
mondo. Le celebrazioni liturgiche non sono azioni private 22, ma momenti cultuali che
esprimono e chiamano a raccolta la Chiesa di Dio nella sua multiforme varietà.
• Come e a quali condizioni le nostre celebrazioni esprimono questa apertura
alla diversità senza venir meno alla verità?
• Come si conciliano con la dimensione “cattolica” del culto cristiano le messe
di gruppo nel giorno del Signore?
• Fino a che punto e come è possibile accordare la pietà popolare con la liturgia?
184
Quali sono i momenti liturgici che hanno maggiormente bisogno di aprirsi ad
una corretta dimensione “cattolica”? Quale accoglienza per i “lontani” e per i
cosiddetti “irregolari”?
4. La chiesa è apostolica
Apostolica perché fondata sulla testimonianza autorevole dei Dodici certo; ma
apostolica anche perché missionaria. L’inchiesta preparatoria al nostro Sinodo ha
evidenziato una Chiesa piuttosto propensa a “vivere di rendita”, con pochi slanci
missionari, cioè più preoccupata di conservare l’esistente che non di costituire il futuro.
Ora la liturgia ha anche su questa dimensione ecclesiale pesanti responsabilità. Si
tende a celebrare più per soddisfare a delle richieste o per liberare da obblighi che per far
prendere coscienza degli impegni cristiani.
• Cosa si fa in concreto per evidenziare lo stretto legame fra celebrazione e
missione, celebrazione e testimonianza della carità?
• Non è forse vero che le più “solenni” celebrazioni rischiano sovente di essere
all’insegna dello spreco e del disprezzo per i poveri. Quanto si è preso sul serio
l’invito dei vescovi a fare delle più importanti celebrazioni sacramentali
un’occasione per lasciare una testimonianza di cristiana solidarietà?
B. Come manifestare la vera natura della Chiesa
nelle diverse celebrazioni sacramentali?
1. I sacramenti dell’iniziazione cristiana
“Per mezzo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, gli uomini uniti con Cristo nella
sua morte, nella sua sepoltura e risurrezione, vengono liberati dal potere delle tenebre,
ricevono lo Spirito di adozione a figli e celebrano, con tutto il popolo di Dio, il memoriale
della morte e risurrezione del Signore”23.
I sacramenti dell’iniziazione cristiana, Battesimo, Confermazione (o Cresima) e prima
Eucaristia costituiscono nel loro insieme la nascita del cristiano. Attraverso il Battesimo
Dio, per mezzo di Cristo, offre all’uomo la possibilità di entrare in dialogo con lui in
vista di un’alleanza che lo fa partecipe della vita divina per l’eternità. Un’alleanza che,
proprio perché tale, richiede anche una risposta da parte dell’uomo. Una risposta che
all’uomo, condizionato dal peccato d’origine, non è possibile se non per quella forza
che viene dall’alto, cioè per mezzo dello Spirito Santo. Una risposta che si attualizza e si
manifesta con una vita conforme a quella di Cristo, con la testimonianza della sua stessa
carità. Questo aspetto dell’iniziazione e dell’identità cristiana viene celebrato in
particolare modo nel sacramento della Confermazione. Si chiama appunto Confermazione
perché lo Spirito conferma con il suo sigillo e rende quindi possibile il dialogo d’amore
fra Dio e l’uomo. Dialogo che da parte di Dio non viene mai meno e per questo si dice
che la Cresima, come il Battesimo che è ad essa strettamente unito, conferisce un
“carattere” indelebile.
Proprio perché la Confermazione esprime e realizza la piena conformazione a Cristo,
testimone del Padre, questo sacramento abilita il battezzato a celebrare con verità e
185
pienezza di senso l’Eucaristia.
La Messa pertanto è il vertice dell’iniziazione cristiana, esprime il pieno inserimento
nel mistero di Cristo, esprime in pienezza l’identità del cristiano attraverso il segno
della comunità ecclesiale e attraverso la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo. Non
senza ragione l’iniziazione cristiana degli adulti prevede il conferimento dei tre sacramenti
in un’unica celebrazione che di norma si identifica con la Veglia pasquale 24.
La prassi che è invalsa per l’iniziazione cristiana dei bambini e che vede i tre sacramenti
distribuiti attualmente sull’arco dei primi 12/13 anni di vita, non cambia affatto il
significato dei sacramenti e la loro intima connessione. Neppure l’inversione della
sequenza tradizionale che vede oggi la prima partecipazione alla mensa eucaristica
anticipare la Cresima non può e non deve mutare il significato di questi sacramenti.
Pertanto il Sinodo dovrebbe chiedersi se l’attuale modo di gestire e di celebrare i
sacramenti dell’iniziazione cristiana esprima correttamente la finalità per la quale sono
stati istituiti. Non si dimentichi che anche per la vita cristiana, come per ogni altra realtà
vivente, il momento della nascita è fondamentale e determinante per lo sviluppo del
futuro.
Il Battesimo degli adulti
• Quali itinerari e indicazioni concrete la nostra Chiesa è in grado di proporre
per gli adulti che chiedono il Battesimo e per i ragazzi, sempre più numerosi,
che chiedono il Battesimo in età scolare 25?
• In questi casi si tiene conto della veglia pasquale come data battesimale
privilegiata?
• Quali itinerari per gli adulti che chiedono la Cresima in vista del matrimonio?
Il Battesimo dei bambini
• E' possibile proporre ai genitori itinerari di preparazione al Battesimo dei loro
figli?
• Come trasformare i battesimi dei bambini in autentiche celebrazioni comunitarie,
tenendo conto delle esigenze locali?
• Quali proposte per accompagnare i genitori nell’itinerario di fede tra il
Battesimo dei loro figli e la catechesi parrocchiale in età scolare?
La Confermazione
• Nel rispetto della normativa pastorale attualmente in vigore che prevede la
celebrazione della Confermazione fra i 10/12 anni, come è possibile far emergere
lo stretto legame con l’Eucaristia in quanto la Confermazione ne rende possibile
la piena partecipazione?
• Come approfittare dell’attuale strutturazione dei riti dell’Iniziazione Cristiana
per recuperare l’unità dei tre sacramenti all’interno di un autentico itinerario di
tipo catecumenale? Oltre agli incontri di catechesi non potrebbe essere opportuno
prevedere più incontri di preghiera, celebrazioni con i genitori, con la comunità,
celebrazioni comunitarie della penitenza, esperienze di testimonianza cristiana?
• Come dare verità e significato ai padrini? Se il padrino del Battesimo non è
significativo potrebbe essere opportuno proporre il catechista?
186
• Per esprimere la pienezza dell’iniziazione cristiana si potrebbe riservare e
proporre in linea generale, la comunione sotto le due specie durante la messa
della Confermazione?
L’Eucaristia
La celebrazione dell’Eucaristia non solo è vertice dell’iniziazione cristiana, ma
anche vertice di tutta quanta l’azione pastorale. Non potrebbe essere diversamente
in quanto l’Eucaristia è la celebrazione globale del mistero pasquale cioè di tutta
l’opera della salvezza. L’Eucaristia è quindi la sorgente e il culmine di tutti i
sacramenti. Per questo merita un’attenzione del tutto particolare nella pastorale
della Chiesa perché l’Eucaristia più di tutti gli altri sacramenti, è chiamata a
manifestare al mondo l’identità e la missione della Chiesa.
• Come qualificare l’assemblea domenicale? Basta una riduzione della quantità
delle messe per migliorarne la qualità?
• Soprattutto nella messa domenicale e festiva l’omelia si rivolge a migliaia di
persone. Come è possibile qualificare meglio questo strumento di annuncio e di
approfondimento della fede.
• La ministerialità (lettori, accoliti, ministranti...) sembra ancora ridursi sovente
a spettacolarità e soprattutto non sembra essere qualificata. É opportuno
ripensare anche a questo settore e come?
• In particolare la messa di prima comunione continua ad essere una prima
esperienza di Eucaristia che sovente contraddice la catechesi e non si pone come
modello evangelizzante. Quali giudizi e quali suggerimenti per fare di questa
messa un segno più vero della Chiesa e del Vangelo che essa vuole annunciare?
2. I Sacramenti della guarigione
La Penitenza
“Attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana, l’uomo riceve la vita nuova di
Cristo. Ora questa vita, noi la portiamo in vasi di creta” 26. Adesso è ancora nascosta con
Cristo in Dio 27. Noi siamo ancora nella nostra abitazione sulla terra 28, sottomessa alla
sofferenza, alla malattia e alla morte. Questa vita nuova di figli di Dio può essere indebolita
e persino perduta a causa del peccato.
Il Signore Gesù Cristo, medico delle nostre anime e dei nostri corpi, colui che ha
rimesso i peccati al paralitico e gli ha reso la salute del corpo ha voluto che la sua Chiesa
continui, nella forza dello Spirito Santo, la sua opera di guarigione e di salvezza, anche
presso le proprie membra. E’ lo scopo dei due sacramenti di guarigione: del sacramento
della penitenza e dell’unzione degli infermi”29. Fra il peccato e la malattia del corpo non
c’è alcun legame di causa e d’effetto, ma soltanto di immagine. Infatti come la malattia
indebolisce e talvolta distrugge il corpo, così il peccato indebolisce e talvolta distrugge
la vita divina che è in noi. Per questo legame di similitudine il sacramento della penitenza
e l’unzione degli infermi sono considerati sotto la stessa categoria di guarigione, alla
luce di quella salvezza che coinvolge tutto quanto l’uomo, nella globalità di corpo e di
spirito.
E’ proprio in riferimento all’iniziazione cristiana che il sacramento della penitenza
187
deve essere interpretato e compreso. Se i sacramenti dell’iniziazione cristiana esprimono
e realizzano il dialogo di alleanza fra l’uomo e Dio, il peccato grave è l’interruzione di
questo dialogo da parte dell’uomo. Un’interruzione che, sempre alla luce di quella
iniziazione che è costituzione di un popolo nella carità di Cristo, non è mai riconducibile
ad un semplice rapporto privato con Dio. Ogni vero peccato si consuma sempre in qualche
modo nel rapporto con gli altri. Per questo il perdono, nella dinamica dell’incarnazione,
ripercorre la stessa strada e passa attraverso il ministero della Chiesa. Quella Chiesa che
simbolicamente esprime l’immagine della nuova umanità, non più schiava del peccato.
Il sacramento della penitenza recupera la grazia battesimale e ogni peccatore è chiamato
a ripercorrere in qualche modo l’itinerario battesimale della conversione. Sacramento
della penitenza significa infatti letteralmente “Sacramento della conversione”. Non ci
può essere quindi vero sacramento senza autentica conversione. La conversione è più
importante della confessione, la quale è soltanto uno degli elementi del rito sacramentale.
Il sacramento della penitenza è anche chiamato sacramento della riconciliazione in
quanto dona al peccatore l’amore di Dio che riconcilia con se stessi, con il mondo e con
la comunità ecclesiale, che è espressione sacramentale di questa fraterna comunione in
Cristo.
Ora il Sinodo dovrebbe verificare se la penitenza è correttamente intesa nella nostra
Chiesa e soprattutto dovrebbe verificare se la celebrazione della penitenza, anche per
coloro che si preparano alla messa di prima comunione, è oggi in grado di dare una
corretta immagine del peccato, della conversione e della riconciliazione con Dio attraverso
il corpo di Cristo che è la Chiesa.
Il sacramento della penitenza non si riduce alla semplice confessione individuale, ma
è l’esperienza liturgica, cioè ecclesiale di un concreto itinerario di conversione.
Ci chiediamo anche:
• É possibile educare alla penitenza con itinerari collegati ai vari tempi liturgici?
Come?
• Come iniziare i più giovani alla penitenza evitando di ridurre il sacramento a
semplice atto previo alla Prima comunione?
L’unzione degli infermi
Neppure l’unzione degli infermi può essere correttamente compresa se non alla luce
dell’iniziazione cristiana. Soprattutto attraverso l’unzione della Cresima viene manifestata
l’azione dello Spirito Santo che conforma a Cristo morto e risorto. Questa identificazione
o “immersione” nella morte di Cristo per risorgere con lui a vita nuova, comporta anche
la partecipazione alle sue sofferenze.
Attraverso il rito dell’unzione, con l’olio degli infermi appositamente benedetto,
l’uomo sofferente unisce la sua croce a quella di Cristo dando così un valore infinito alle
proprie pene al punto da poter dire con l’apostolo Paolo: “Io completo nella mia carne
ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”30. Così il
Catechismo della Chiesa Cattolica riassume il significato di questo sacramento: “La
grazia fondamentale di questo sacramento è una grazia di conforto, di pace e di coraggio
per superare le difficoltà proprie dello stato di malattia grave o della fragilità della
vecchiaia. Questa grazia è un dono dello Spirito Santo che rinnova la fiducia e la fede in
Dio e fortifica contro le tentazioni del maligno, cioè contro le tentazioni di scoraggiamento
188
e di angoscia di fronte alla morte. Questa assistenza del Signore attraverso la forza del
suo Spirito vuole portare il malato alla guarigione dell’anima, ma anche a quella del
corpo, se tale è la volontà di Dio. Inoltre se ha commesso peccati, gli saranno perdonati”31.
• E' veramente questa la dimensione che viene percepitadai fedeli attraverso
l'attuale prassi pastorale che circonda questo sacramento?
• Oppure il peso di una lunga tradizione diversa continua a condizionare
fortemente l'annuncio che la Chiesa intende dare attraverso questo sacramento?
3. I Sacramenti del servizio della comunione
Ordine e Matrimonio
“Il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia sono i sacramenti dell’iniziazione
cristiana. Essi fondano la vocazione comune di tutti i discepoli di Cristo, vocazione alla
santità e alla missione di evangelizzare il mondo. Conferiscono le grazie necessarie per
vivere secondo lo Spirito in questa vita di pellegrini in cammino verso la patria.
Due altri sacramenti, l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. Se
contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli
altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione
del popolo di Dio. In questi sacramenti coloro che sono già stati consacrati mediante il
Battesimo e la Confermazione per il sacerdozio comune di tutti i fedeli, possono ricevere
consacrazioni particolari.
Coloro che ricevono il sacramento dell’Ordine sono consacrati per essere posti in
nome di Cristo a pascere la Chiesa con la parola e la grazia di Dio. Da parte loro i
coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale sacramento per i
doveri e la dignità del loro stato” 32.
Ordine e Matrimonio pertanto non sono affatto due sacramenti in contrasto fra di
loro, a nessun livello. Entrambi manifestano e realizzano un servizio per l’edificazione
della Chiesa. Giustamente il CCC li accomuna sotto un unico titolo.
Per quanto riguarda le ordinazioni, nei loro diversi gradi, in questi ultimi anni esse
hanno dato vita a celebrazioni sempre più inserite nella comunità diocesana e locale,
avvicinando così la figura del ministro al popolo di Dio. A fatica il diaconato permanente
riesce ad emergere nel tessuto della nostra Chiesa particolare.
Per quanto riguarda invece il Matrimonio, la celebrazione nuziale resta purtroppo
quasi ovunque un evento più profano che cristiano; un evento considerato privato e
comunque circondato da elementi fortemente individualistici che finiscono di avere il
sopravvento e di condizionare l’immagine di famiglia cristiana che ne dovrebbe emergere.
Entrambi i sacramenti esprimono perciò un rapporto di servizio nella comunità.
Rapporto che appare più chiaramente nella celebrazione dei ministeri ordinati, e molto
meno, se non addirittura per niente, nella celebrazione del Matrimonio.
• Ci sono suggerimenti per dare alla celebrazione delle diverse ordinazioni un
maggior impatto evangelizzante su tutta quanta la comunità?
• Il direttorio diocesano per la celebrazione del matrimonio non sembra aver
influito molto nella concreta celebrazione nuziale. Quali aspetti liturgico-pastorali
dovrebbero essere affrontati per far emergere dalla celebrazione nuziale
l’immagine della Chiesa domestica?
189
• Vale la pena (ma senza ridursi a questo!) fare concrete e motivate proposte per
una prassi più rispettosa del rito e generalizzata per quanto riguarda addobbi,
fiori, fotografi ...?
4 . Le esequie cristiane
La Chiesa annuncia la sua fede nel Risorto e nella vita oltre la morte anche nel rendere
l’estremo omaggio al corpo di quanti per mezzo del Battesimo sono stati incorporati a
Cristo e sono diventati abitazione dello Spirito.
• Questa dimensione di fede appare sufficientemente nel nostro modo di celebrare
le esequie cristiane? Quali eventuali ostacoli rischiano di oscurare questo
annuncio?
• L’abbinamento funerale-messa crea qualche difficoltà o resta sempre e comunque
la soluzione più opportuna?
• Esiste qualche problema liturgico-pastorale connesso alla celebrazione delle
messe di suffragio? Quale?
• La veglia funebre si identifica nella nostra tradizione quasi esclusivamente
con la recita del rosario. E' una formula adeguata la preghiera nel contesto
dell’annuncio o è opportuno pensare anche ad altre possibilità come previsto
dal rito?
5) La pietà popolare
La pietà popolare costituisce un ampio spazio dove le tradizioni e la creatività possono
esprimersi per rispondere a particolari esigenze religiose, di cultura e di spiritualità.
Questo spazio di libera espressione costituisce però sovente anche un rischio per un
corretto annuncio del vangelo: “... è frequentemente aperta alla penetrazione di molte
deformazioni della religione, anzi di superstizioni” 33. É necessario che essa sia ben
orientata per veicolare la sana dottrina, e gli autentici valori evangelici.
Per questo deve ispirarsi alla liturgia, da esse deve trarre sempre ispirazione e ad essa
deve sempre condurre 34.
• Quali sono le espressioni della pietà popolare che hanno maggiore incidenza
nel nostro popolo?
• Sono queste manifestazioni di pietà popolare autentici strumenti da
evangelizzazione o ne costituiscono un ostacolo?
• Quali pii esercizi hanno bisogno di essere presi in considerazione perché possono
diventare momenti di forte e corretto annuncio evangelico?
Conclusione
Il voler considerare la celebrazione liturgica in modo precipuo come strumento di
annuncio è una metodologia funzionale alla particolare finalità del nostro Sinodo. Pertanto
questo modo di procedere è inevitabilmente limitato ma non per questo ignora tutti gli
altri aspetti e le relative problematiche di pastorale liturgica. Nell’attuale circostanza
storica della Chiesa, e in particolare della Chiesa alessandrina, sembra che la dimensione
190
dell’annuncio sia da privilegiarsi, tenendo particolarmente presente che “la sacra liturgia
benché sia principalmente culto della maestà divina contiene tuttavia anche una ricca
istruzione per il popolo fedele. Nella liturgia infatti Dio parla al suo popolo; Cristo
annuncia ancora al suo vangelo” 35. Un dialogo fra Dio e l’uomo che si attua soprattutto
per mezzo dei segni: attraverso le persone, gli atteggiamenti, i gesti, le cose, gli spazi, i
tempi ...
Non dimentichiamo infatti che la sacramentalità della Chiesa “opera ciò che significa”.
La grazia propria legata ai sacramenti per i meriti di Cristo (ex opere operato) non esclude,
in via ordinaria, la dinamica propria di ogni rapporto veramente umano dove la
comunicazione è tanto più efficace quanto più i segni sono chiari ed hanno il fascino
della verità. Così devono essere anche le celebrazioni liturgiche per esprimere fedelmente
colui che in esse agisce per rivelare e comunicare la salvezza di Dio.
191
3. LA TESTIMONIANZA DEL VANGELO
Icona
1Cor 13
Se anche parlassi
le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede
così da trasportare le montagne,
ma non avessi la carità, non sono nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per essere bruciato,
ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente,
è benigna la carità;
non è invidiosa la carità,
non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine.
Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra
conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto,
quello che è imperfetto scomparirà.
Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in
uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in
modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono:
la fede, la speranza e la carità;
ma di tutte più grande
è la carità!
192
“Richiamiamo il primato della “carità” o del servizio, vertice e ragione della vita
cristiana, impegno e dono di ognuno che accolga l’annuncio del Vangelo.
Contemplando il mistero di Cristo, rivelazione dell’amore del Padre, il cristiano
scopre che la “carità” è possibile. Nell’ascolto della Parola e nella celebrazione
dell’Eucaristia, da un amore assolutamente gratuito che “si consegna”, il cristiano
impara che la carità è, soprattutto, dono di sé, è il modo di essere di uno che è fatto
come Cristo e perciò sa amare di un amore totalmente gratuito, aperto a tutti, fedele.
Prima di essere un insieme di gesti, perciò, la carità è un modo di essere, un modo
di sentire e di vivere i rapporti col prossimo secondo il modo di Gesù Cristo. L’annuncio
evangelico indica poi anche il modo e i gesti concreti secondo cui si vive la carità: essa
indica il servizio autentico all’uomo; il servizio che traduce l’amore che Dio ha per
l’uomo; un servizio che scopre il bisogno dell’altro, che si china a soccorrerlo, che si
lascia guidare dal bisogno oggettivo dell’altro visto come fratello. Tutto quello che è
servizio autentico all’uomo rientra nella donazione della carità” 36.
PREMESSA
Il compito della Chiesa non si esaurisce nell’annuncio della salvezza e nella
celebrazione del Vangelo. Società visibile e comunità spirituale, essa cammina insieme
con tutta l’umanità offrendole il suo servizio, animando il sociale e diventandone fermento
di vita 37.
La Chiesa è sacramento di salvezza 38: deve annunciarla ma è anche chiamata ad
“attuarla”, a testimoniarla, a renderla significativa per l’uomo e per la comunità.
Proprio perché il proposito della Chiesa alessandrina è quello di essere, al tempo
stesso, vangelo di salvezza e testimonianza, di comunione per tutti gli uomini, essa accetta
e fa proprie le sollecitazioni, e suggerimenti, le richieste che provengono dalla comunità
nella quale è inserita per verificare, attraverso un profondo esame di coscienza, limiti e
difficoltà della sua azione pastorale e per preparare, in modo adeguato, ma più forte ed
effettiva testimonianza del Vangelo.
A. Con gli uomini
“Pietro prese la parola e disse: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa
preferenze di persone, ma chi Lo teme e pratica la giustizia è a Lui gradito...” 39. “Il
Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi... A quanti lo hanno accolto ha dato
il potere di diventare figli di Dio a quelli che credono nel Suo Nome i quali non da
sangue, né da volontà della carne, né dal volere di un uomo, ma da Dio furono generati...”
40
. Giustamente Giovanni Paolo II, da subito, dalle prime parole del suo pontificato, ha
invitato tutti gli uomini a non avere paura di aprire le porte al cuore di Gesù. Infatti
Gesù si è fatto fratello di ciascuno di noi, si è incarnato per aiutare ciascuno di noi a
superare le proprie debolezze personali, a dialogare ogni giorno con il Padre. Anzi, nella
sua prima Enciclica Giovanni Paolo II afferma: “... con l’incarnazione il Figlio di Dio si
è unito, in un certo modo, ad ogni uomo. La Chiesa ravvisa, perciò, il proprio compito
fondamentale nel far sì che una tale unione possa continuamente attuarsi e rinnovarsi ...
193
Si tratta dell’uomo in tutta la sua verità, nella sua dimensione piena. Non si tratta
dell’uomo “astratto”, ma reale, dell’uomo “concreto”, “storico”. Si tratta di “ciascun”
uomo, perché ogni uomo è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ogni
uomo Cristo si è unito per sempre, attraverso questo mistero... L’oggetto di questa premura
[della chiesa] è l’uomo nella sua unica ed irripetibile realtà umana, in cui permane intatta
l’immagine e la somiglianza con Dio stesso... L’uomo così come è “voluto” da Dio,
come è stato da Lui eternamente “scelto”, “chiamato”, destinato alla grazia e alla gloria:
questo è proprio ogni uomo, l’uomo il più concreto, il più reale: questo è l’uomo in
tutta la pienezza del mistero del quale è divenuto partecipe ciascuno dei quattro miliardi
[1979] di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il
cuore della madre ...” 41.
Il Sinodo, perciò, alla luce di queste citazioni, si rivolge a tutte le persone residenti
sul territorio della Diocesi di Alessandria - con particolare riguardo ai battezzati - per
dichiarare che ciascuno è chiamato a divenire non solo attivo operatore del Sinodo, ma
attivo operatore della comunione ecclesiale. Poiché, come si è visto, il Salvatore ama e
chiama ciascuno, anche il Sinodo ama e chiama ciascuno ad una attiva partecipazione.
Non abbiamo paura perché il Signore ha dichiarato: “Non sono venuto per giudicare il
mondo, ma per salvare il mondo”42.
Dunque ciascuno di noi è “preso per mano” da Gesù e con Lui ciascuno può parlare
ogni giorno come al migliore amico, dialogare per crescere in umanità, per cercar di
superare ogni giorno le proprie miserie. Conseguentemente Gesù ha anche detto: “Vi do
un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi" 43. E per essere
più preciso ha anche spiegato, nella celebre parabola, che il re “dirà... Venite, benedetti
del Padre mio a prendere possesso del regno che vi è stato preparato... perché ebbi fame
e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, fui senza tetto e mi accoglieste,
senza vesti mi rivestiste, malato mi visitaste, carcerato veniste da me. Allora i giusti gli
risponderanno: Signore, quando mai Ti vedemmo aver fame e Ti demmo da mangiare,
aver sete e Ti demmo da bere...? Ed il re risponderà loro: In verità vi dico, ogni volta che
avrete fatto questo ad uno dei miei fratelli, sia pure il più piccolo, lo avrete fatto a me" 44.
Dunque il Sinodo, seguendo l’insegnamento di Gesù dice a se stesso e dice ad ogni
persona di questa terra alessandrina: ciascuno è povero perché ha bisogno dell’altro,
anzi di tutti gli altri, ma ciascuno di noi ha qualcosa da dare agli altri, ha delle doti, dei
talenti, delle capacità, delle esperienze (spesso drammatiche) che può mettere a
disposizione degli altri.
Possiamo e dobbiamo andare avanti tutti insieme, superando le ragioni di divisione
e di contrasto perché dobbiamo costruire una vita migliore per noi stessi, per i nostri
figli, per i nostri nipoti. Dobbiamo lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo
trovato. La recente alluvione ha dato la prova che questo è possibile, se è vero come è
vero, che in Alessandria - ma non solo qui - sono venuti, a migliaia, da varie parti d’Italia,
tanti volontari a testimoniare la solidarietà, a testimoniare la capacità d’amore nascosta
nel cuore dell’uomo.
Tutti noi battezzati, insieme, siamo Popolo di Dio, siamo Chiesa, siamo “vocati”,
cioè chiamati, a partecipare della vita di Dio affinché portiamo molto frutto. La comunione
ecclesiale è, in un certo senso, la comunione di verità e d’amore grazie al Padre, a Gesù,
allo Spirito Santo, che parlano dentro ciascuno di noi, dentro la nostra coscienza
194
personale.
Perciò il Sinodo si rivolge prima di tutto ai giovani, facendo proprie le parole di
Giovanni Paolo II45: “Il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell’esistente,
ma della missione. È il tempo di proporre nuovamente Gesù Cristo”. Questo significa
riproporre la Parola di Dio nella sua globalità che spiega l’uomo nella sua globalità:
nella dignità di ogni persona, nell’unità familiare, nella convivenza civile, nell’ambiente
naturale, nella comunione ecclesiale, ossia nell’accettare l’invito del Padre a partecipare
alla Vita di Verità e d’Amore della Trinità. Abbiamo sempre presente che quello di Gesù
è il “volto” dell’Umile che accetta di morire per averci amato per vivere dentro ciascuno
di noi: “Non sono più io che vivo...”46.
A tutti ricordiamo ancora le parole di Giovanni Paolo II: “... Serpeggia un profondo
disagio tra i cittadini, moralmente sconcertati di fronte a gravi e diffusi fenomeni di
malcostume... della drammatica realtà della disoccupazione... La chiesa è dentro a questo
popolo, è stata e vuole continuare ad essere solidale nel suo cammino... Mio unico scopo
è di aiutare ciascuno a vincere le paure, così da togliere l’ipoteca paralizzante del cinismo
dal futuro della politica e dalla vita degli uomini”47.
Ci domandiamo:
• In che modo dobbiamo pensare-dire-fare per venire incontro a chi subisce
situazioni di ingiustizia, e per dare dignità a coloro che ne sono privati (devianza,
tossicodipendenza, disoccupazione, carcerati e così via)?
• In che modo ricercare il Vangelo, renderlo visibile, renderlo punto di riferimento
comune. In che modo colmare progressivamente la distanza tra Parola di Dio e
vita quotidiana?
• In che modo riscoprire, insieme, pazientemente i grandi valori della vita, senza
i quali essa decade ad esistenza subumana, quasi animale?
• Come “sintonizzare” gradualmente le diverse “velocità” ed “intensità” di
agire ed operare da battezzati e cresimati nell’unità familiare, nella convivenza
civile, nell’ambiente naturale, nella comunione ecclesiale affinché, come auspicato
da Gesù siamo tutti una cosa sola?
• Come far sorgere eventuali nuove iniziative, complementari a quelle finora
svolte, allo scopo di promuovere lo sviluppo umano, civile, religioso delle nostre
popolazioni?
B. La famiglia
• “La famiglia, fondata e vivificata dall’amore, è una comunità di persone: dell’uomo
e della donna sposi, dei genitori e dei figli, dei parenti. Suo primo compito è di vivere
fedelmente la realtà della comunione nell’impegno costante di sviluppare una autentica
comunità di persone” 48. Culla della vita, la famiglia è la cellula fondamentale della
società, nucleo originario che, nell’amore, vive, cresce, si perfeziona.
• “I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, col quale essi sono il
segno del mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la chiesa, e vi
partecipano (cfr. Ef 5, 32), si aiutano a vicenda per raggiungere la santità della vita
coniugale nell’accettazione ed educazione della prole, e hanno così, nel loro stato di vita
e nel loro ordine, il proprio dono nel popolo di Dio. Da questo matrimonio, infatti,
195
procede la famiglia nella quale nascono nuovi cittadini della società umana, i quali per
la grazia dello Spirito Santo sono elevati col Battesimo allo stato di figli di Dio, per
perpetuare attraverso i secoli il suo popolo. In questa che si potrebbe chiamare chiesa
domestica, i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l’esempio, i primi
annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in
modo speciale” 49. La famiglia, Chiesa domestica, ha il compito di essere testimone, al
suo interno ed al suo esterno, di fede, speranza, carità.
• “Contro il pessimismo e l’egoismo che oscurano il mondo, la Chiesa sta dalla parte
della vita: e in ciascuna vita umana sa scoprire lo splendore di quel Sì, di quell’Amen
che è Cristo stesso. Al “no” che invade ed affligge il mondo, contrappone questo vivente
“Sì”, difendendo in tal modo l’uomo e il mondo da quanti insidiano e mortificano la
vita” 50.La difesa e la promozione, a tutti i livelli, della vita umana costituiscono un
dovere per tutta la Chiesa alessandrina.
• “Un grande aiuto per la formazione della coscienza i cristiani l’hanno nella Chiesa
e nel suo Magistero ... La Chiesa si pone solo e sempre al servizio della coscienza,
aiutandola a non essere portata qua e là da qualsiasi vento di dottrina secondo l’inganno
degli uomini (cfr. Ef 4, 14), e a non sviarsi dalla verità circa il bene dell’uomo, ma,
specialmente nelle questioni più difficili, a raggiungere con sicurezza la verità e a rimanere
in essa” 51.
I cristiani sono chiamati a formare rettamente, anche nella concezione della famiglia,
la loro coscienza per poter giudicare sulla conformità o meno dei propri atti alla volontà
di Dio.
Ci domandiamo:
• Qual è la situazione della nostra Diocesi circa i matrimoni concordatari e
civili, le altre forme di unioni, i divorzi, la natalità? Quali considerazioni ne
nascono dal confronto con situazioni degli anni precedenti?
• Come la famiglia cristiana può scoprire sempre più la sua vocazione di essere
chiesa domestica? Le famiglie cristiane della nostra Diocesi sentono e attuano
l'esigenza del confronto dinamico col Vangelo per vivere in una crescente fedeltà
all'alleanza nuziale e diventare luoghi di fede, speranza e carità?
• Come sono recepiti nella vita di coppia e nella vita di famiglia di coloro che si
professano cattolici gli insegnamenti del Magistero? Come la comunità cristiana
può aiutare la formazione della coscienza dei genitori e dei coniugi per giungere
ad un retto discernimento?
• Le famiglie cristiane sono aperte al dono della vita vivendo con fede e
responsabilità la nascita dei figli, accettando, quando è possibile, nuove creature
con l'adozione e l'affidamento? Come la difesa e la promozione della vita, senza
complessi di inferiorità culturale, è non solo una questione di morale privata,
ma anche una questione eminentemente "politica" in quanto attiene alla ragione
di essere della società?
• Come la famiglia e la comunità cristiana si prendono cura dell'educazione,
alla fede, all'amore e alla vocazione dei giovani? Come è sentita ed attuata la
preparazione remota e prossima al fidanzamento, al matrimonio e alla vocazione
a speciale consacrazione?
• La comunità cristiana quale atteggiamento deve avere davanti l'esperienza
196
drammatica dell'aborto, dell'infedeltà, del divorzio,dello stato di vedovanza,
della devianza dei figli, della sofferenza, dell'handicap, etc....?
• Come la famiglia può diventare oggetto privilegiato di evangelizzazione? La
pastorale diocesana è sufficientemente attenta alla famiglia? Se e come è stato
recepito il Direttorio di Pastorale Familiare emanato dalla CEI? Quali scelte
incoraggiare?
• Come le famiglie cristiane possono divenire sempre più soggetto di annunzio
di fede e di servizio davanti ad altre famiglie che non credono? Come inserire i
coniugi negli ambiti consultivi e decisionali della pastorale diocesana?
• Qual è il ruolo dell'anziano in famiglia nell'educazione dei figli? Come l'anziano
può essere soggetto ed oggetto della vita pastorale della comunità cristiana?
• Come accogliere, inserire e farci carico delle nuove situazioni che nasceranno
dalla formazione di matrimoni o unioni tra cristiani e non cristiani?
C. La professione
“Nella parola della Divina rivelazione è iscritta molto profondamente questa verità
fondamentale, che l’uomo, creato a immagine di Dio, mediante il suo lavoro partecipa
all’opera del Creatore, e a misura delle proprie possibilità, in un certo senso, continua a
svilupparla e la completa, avanzando sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori
racchiusi in tutto quanto il creato” 52.
In un contesto sociale ed economico particolarmente difficile, drammaticamente
aggravatosi con l’alluvione del novembre 94, la Chiesa alessandrina ha ripetutamente
richiamato i valori sui quali si deve reggere una convivenza civile tracciano la strada da
percorrere perché si possa avverare una situazione più umana e contribuendo a costruire
uno sviluppo degno dell’uomo, specialmente in un periodo nel quale i valori sociali
paiono eclissati.
A questa puntuale sollecitazione della Chiesa alessandrina non sempre però, hanno
corrisposto impegni e riflessioni adeguate da parte dei gruppi ecclesiali e delle comunità
parrocchiali. Iniziative come il Consiglio Pastorale aperto sui temi del lavoro e
dell’economia del marzo 93 o come il documento sul lavoro del giugno successivo sono
apparse riuscite se si pensa alla partecipazione, talvolta entusiastica, del momento, ma
hanno fallito nel loro obiettivo primario: quello di sollecitare, di stimolare la comunità
diocesana alessandrina ad una profonda riflessione sui temi del lavoro e dell’economia.
Ci domandiamo:
• Abbiamo, come comunità ecclesiale, una sufficiente coscienza che il lavoro è la
chiave di tutta la questione sociale e segna in qualche modo la vita dell’uomo
(personale, familiare, sociale)?
• Abbiamo, gruppi ecclesiali, aggregazioni laicali, associazioni e movimenti,
operato in questi anni perché si instaurasse una corretta e adeguata cultura del
lavoro? Abbiamo sollecitato associazioni sindacali, sistema scolastico, massmedia a privilegiare non il culto del “posto” di lavoro, ma una retta concezione
del lavoro e del valore che esso rappresenta?
• Perché, troppo spesso, le nostre comunità non sono attente al mondo del lavoro
come ambito che può essere evangelizzato a partire dai valori e dai principi
197
cristiani?
• Perché, nella maggioranza dei lavoratori la fede non sembra radicarsi in modo
pieno e costituire un orizzonte a cui riferirsi per dare un senso profondo
all’esistenza, al lavoro, alla quotidianità?
• Perché, nelle nostre associazioni, si stenta a comprendere che anche nel vivere
cristianamente il lavoro e il rapporto con gli altri uomini nell’ambiente lavorativo
si può costruire la Chiesa?
D. La società
“La Chiesa, in quanto tale, nell’unità e nella varietà delle sue membra e delle sue
strutture, ha un contributo specifico da dare alla costruzione della comunità degli uomini,
attraverso la sua missione di promotrice di unità e ministra di riconciliazione...” 53.
1. Il Vangelo e la cultura moderna
“Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente
pensata, non fedelmente vissuta” 54.
Se la cultura è il modo specifico dell’esistere e dell’essere dell’uomo, e se la fede
cattolica ha vocazione a dare all’uomo la sua pienezza di umanità in Cristo, è evidente
che la fede è chiamata a diventare cultura, per essere pienamente fede.
Eppure, proprio sul rapporto fede-cultura, le difficoltà della comunità ecclesiale
alessandrina sono state chiare ed evidenti in questi anni: la frattura tra Vangelo e cultura,
anche sul piano dei valori morali; l’incapacità di un reale discernimento e di una efficace
“lettura” dei segni dei tempi; il fallimento di pur lodevoli iniziative culturali, il più delle
volte non confortate da autentica partecipazione; la perdita, da parte del credente cattolico,
della sua identità; il conseguente abbraccio a “padri culturali” non autentici.
Ci domandiamo:
• Siamo coscienti del fatto che, qualora si perseguisse una concezione sentimentale
ed affettiva della fede incapace di “leggere” e di interpretare i fatti della cultura,
dell’economia e della politica alla luce del Vangelo, si abdicherebbe ad un compito
preciso e specifico dell’essere cattolici, e cioè quello di testimoniare una proposta
di vita che desse senso e significato all’esistenza umana?
• Tenuto conto che luogo privilegiato per la trasmissione della cultura sono i
mezzi di comunicazione sociale, cosa riteniamo di dover fare - come comunità
locale - per sostenere e promuovere il settimanale e la radio diocesani? E come
pensiamo di innovare questi strumenti affinchè essi siano sempre portatori fedeli
della verità, educatori al rispetto della medesima, “segno di contraddizione”
nei confronti della cultura dominante, valido orientamento formativo per la
Chiesa locale?
• Convinti che sul piano dell’educazione e della scuola si gioca una larga fetta
del nostro futuro e del futuro dei nostri figli, come pensiamo di sostenere
l’esperienza della scuola cattolica come occasione ed opportunità, offerte a
genitori e figli, di una formazione pienamente umana?
• Perchè, in questi anni, è prevalsa l’interpretazione secondo la quale vi sarebbe
198
antitesi tra fede e cultura, o meglio, l’insistenza sulla seconda sarebbe in contrasto
con la semplicità dei poveri e degli “ultimi”?
• Di fronte allo sviluppo di una cultura che talvolta sembra dissociata non solo
dalla fede cristiana ma anche dagli stessi valori umani, come la Chiesa locale,
consapevole dell’attenzione pastorale che a questo ambito deve essere dedicata,
intende promuovere un’opera di “inculturazione della fede” che raggiunga e
trasformi, attraverso la forza del Vangelo, i modelli di pensiero e gli stili di vita
del mondo contemporaneo?
• È condivisibile il giudizio secondo il quale anche realtà vive della Chiesa locale
abbiano talvolta operato con difficoltà o poca efficacia nel promuovere un
confronto ed un dialogo con le altre culture?
2. L’impegno nel sociale.
“I cristiani che hanno parte attiva nello sviluppo economico-sociale contemporaneo
e propugnano la giustizia e la carità, siano convinti di poter contribuire molto alla
prosperità del genere umano e alla pace del mondo. In tali attività, sia che agiscano come
singoli, sia come associati, siano esemplari” 55.
Ci domandiamo:
• Come la comunità locale può operare affinchè le parrocchie vengano sempre
più percepite come strumenti importanti di educazione alla socialità, attraverso
la proposta di una mentalità di reciproca accettazione ed accoglienza tra persone
di diversa età ed estrazione sociale?
• Il volontariato cattolico, nell’attenzione ai problemi dei giovani e delle
emarginazioni sociali (anziani, ammalati, immigrati, nuove povertà..), si dimostra
capace di superare la tentazione di ridursi a mera filantropia per testimoniare,
nelle carenze di umanità ovunque presenti, lo stile di umiltà del Cristo nostro
Signore, riconoscendo negli emarginati e nei poveri la sua immagine?
• Quanti, tra sacerdoti e laici, avvertono la necessità di una conoscenza più
approfondita della dottrina sociale della Chiesa, come strumento di
evangelizzazione e di testimonianza per lo sviluppo di un’adeguata cultura della
solidarietà? E quanti laici ritengono il messaggio sociale del Vangelo una pura
teoria e non un fondamento ed una motivazione per l’azione?
• Come operare, a livello di comunità locale, affinchè gruppi parrocchiali e
movimenti ecclesiali riconoscano nella pastorale sociale della Chiesa locale
l’espressione viva di una comunità coinvolta nelle situazioni, i problemi e le
povertà del proprio mondo? E come operare, affinchè la riflessione sociale ed
economica della Chiesa venga accolta come un segno fondamentale nel progetto
di salvezza dell’uomo?
3. Il rapporto con la politica
" Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella
comunità politica: essi devono essere d'esempio, sviluppando in se stessi il senso della
responsabilità e la dedizione al bene comune" 56.
199
Il processo storico di profondi cambiamenti che stiamo vivendo richiede da parte di
tutti, e quindi anche dei cattolici alessandrini, un rinnovato impegno di presenza e di
responsabilità, proprio per fare del cambiamento uno sviluppo e non un'ulteriore occasione
di frammentazione. A fronte, però, dell'esigenza di una precisa responsabilità di tutti per
una ricostruzione del tessuto sociale e civile, si ha l'impressione che, all'interno della
coscienza laicale, non sia sufficientemente chiaro il posto che la politica ha e che deve
avere per l'uomo che abbia coscienza di cosa significa per lui essere cittadino.
Ci domandiamo:
• Al di là dello sforzo compiuto dalla Chiesa alessandrina con l’attivazione
della Scuola di Formazione all’impegno sociale e politico, i gruppi parrocchiali
ed i movimenti ecclesiali hanno saputo creare le giuste premesse per il
rinnovamento della politica contribuendo ad una coscienza civica matura dei
laici credenti?
• È condivisibile il giudizio secondo il quale i cattolici alessandrini si sono
dimostrati incapaci di ragionare di politica se non nella misura di una adesione
partitica, dimenticando che la politica è ambito primario per la testimonianza
di valori umani ed evagelici come la libertà e la giustizia, la solidarietà, la
dedizione disinteressata al bene di tutti, lo stile semplice di vita, l’amore
preferenziale per i poveri e gli ultimi?
• La difficoltà a contribuire ad una concezione alta e nobile della politica ha
forse spinto molti laici a passare dal piano dell’impegno politico ad un impegno
più diretto nel “sociale”, considerato come luogo nel quale la genuina attenzione
per i poveri e gli indifesi può trovare soddisfazioni e gratificazioni più immediate?
• L’immagine di una politica ridotta a pura gestione del potere è forse diventata
un alibi, nei gruppi e movimenti di ispirazione cattolica, per un totale disimpegno
ed un conseguente ripiegamento in una religione più privatistica?
• L’attuale frammentazione partitica, causata dal venir meno del punto di
riferimento politico sul quale per decenni molti cattolici si erano adagiati, può
essere d’ostacolo al ritrovare unità sui valori e sul patrimonio della dottrina
sociale cristiana?
200
Conclusione
Quando si pensò alla "celebrazione" del Sinodo diocesano ci si pose la seguente
domanda: "Nonostante la convinzione di vivere in un mondo che in larga parte tenta di
cancellare Dio dalla propria esistenza, e la persuasione che anche la terra alessandrina è
"terra di missione"; nonostante la consapevolezza che lo stesso mondo dei cosiddetti
"praticanti" ha bisogno di una continua evangelizzazione per non vivere una fede di
tradizione o, peggio, di rifugio, si può dire che il mandato di Cristo Signore: "Andate in
tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15) coinvolga la comunità
cristiana alessandrina nel suo complesso e ogni credente?" 57.
La complessità dell'attuale società e le priorità da effettuare dipendono quindi dal
tema dell'evangelizzazione nelle sue articolazioni di annuncio, celebrazione e testimonianza, come è stato l'indirizzo scelto per il Sinodo della nostra Chiesa fin dai suoi primi
passi; il lungo cammino che ha portato alla stesura di questo strumento di lavoro ha
confermato nella scelta suggerita dallo Spirito che, non dimentichiamolo, guida ogni
esperienza veramente ecclesiale.
L'instrumentum laboris ci indica ormai una direzione di marcia per mettere a fuoco il
cammino della Chiesa alessandrina nel passato, nel presente, nel futuro, per vedere, per
giudicare, per agire in questi tempi difficili eppure stupendi e ancor più bisognosi della
parola evangelica quanto più cresce la complessità del vivere individuale e sociale.
Questo "documento" è perciò affidato a tutti, perchè a tutti il Sinodo chiede di pronunciarsi, di prendere coscienza, di riaffermare amore a Dio, alla Chiesa, all'uomo. La
lettura di esso, la riflessione personale e comunitaria, l'appporto dell'esperienza di ciascuno, il parlare con franchezza, lasciandoci guidare dallo Spirito e non da visioni personali, l'ascolto attento anche di chi, pur senza una esplicita "appartenenza" ha a cuore,
cogliendone l'importanza per il nostro tempo, il ruolo della Chiesa e la rilevanza per la
vita dell'uomo del Vangelo, potranno aprire una "nuova stagione" della Chiesa alessandrina
e della Città in cui essa vive.
201
NOTE
GS, 4
Cfr. GS, n 1
3
Cfr. GS, n. 2
4
Il testo può apparire complesso; gli estensori si sono, infatti, preoccupati di essere
quanto più completi possibile, tanto da suscitare dubbi sulla possibilità di poter esaminare
tutti i temi proposti. Per facilitare i lavori del Sinodo si propone di avere presenti tutte le
domande contenute nel testo, ma di esaminare in modo più analitico i "temi fondativi"
contenuti nel foglio di lavoro proposto alle Commissioni. Ciascuna Commissione
esaminerà questi "temi" a partire dalla prospettiva suggerita dall'argomento affidato alla
Commissione stessa. Negli "ambiti" si coordineranno i lavori per evitare sovrapposizioni
e lacune.
5
Cfr. Rivista Diocesana Alessandrina, gennaio 1995, n. 1, pag. 12
6
Rinnovamento della Catechesi, n. 25
7
GS, n. 45
8
S. Dianich, Chiesa in missione. Per una ecclesiologia dinamica, Ed. Paoline, 1985;
ib., Chiesa estroversa. Una ricerca sulla svolta dell’ecclesiologia contemporanea,
Ed. Paoline, 1987
9
Cfr. Rivista Diocesana Alessandrina, gennaio 1995, n. 1, pag. 10
10
Cfr. DV, n. 2
11
ib.
12
EN, n. 45
13
EN, n. 21
14
Rm 10, 14-15
15
Lc 24, 13-35
16
EN, 18
17
Cfr. Gv 1, 13
18
Cfr. SC, n.10
19
Cfr. SC, n. 2
20
Cfr. SC 2; 21; 31
21
Cfr. LG, n. 8
22
Cfr. SC, n. 26
23
IC, Untr. Gen. n. 1
24
Cfr. RICA, n. 34-36
25
Cfr. RICA, cap. V
26
2Cor 4, 7
27
Col 3, 3
28
2Cor 5, 1
29
CCC, 1420-1421
30
Col 1, 24
36
Cfr. Rivista Diocesana Alessandrina, n. 1, Gennaio 1995, pag. 20
37
Cfr. GS, n. 40
38
Cfr. LG, n. 48
39
At 10, 34-35
1
2
202
Gv 1, 12-14
RH, 13
42
Gv 12, 47
43
Gv 13, 34
44
Mt 25, 31-46
45
Discorso al III Convegno Ecclesiale di Palermo, 23.11.1995
46
Gal 2, 20
47
III Convegno Ecclesiale, cit.
48
FC, n. 18
49
LG, n. 11
50
FC, n. 30
51
VS, n. 64
52
LE, n. 25
53
Cfr. Evangelizzare il sociale, n. 22
54
Giovanni Paolo II, Lettera autografa con la quale istituisce il Pont. Consiglio per la
Cultura, “L’Osservatore Romano”, 21-22 maggio 1982
55
GS, n. 72
56
GS, n. 75
57
Cfr. F. Charrier, Verso il Sinodo, anno pastorale 1994-95
40
41
203
INDICE
Presentazione
Verbale della Prima Commissione Sinodale (18.05.95)
Prima Sottocommissione:
Lettera di Mons. Vescovo
Questionario
Seconda Sottocommissione:
Verbale (14.03.95)
Verbale (21.04.95)
Questionario
Relazioni
Sintesi
Terza Sottocommissione:
Verbale
Gruppi Ecclesiali
Questionario
Sintesi
Parrocchie
Questionario
Indicazioni per la Sintesi
Relazioni
Sintesi
Religiosi
Questionario
Relazione
Sacerdoti
Questionario
Relazioni
Sintesi
Strumento di Lavoro