Lasciati soli nelle mani degli strozzini

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Lasciati soli nelle mani degli strozzini
GAZZETTA GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012
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Cronaca
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«Lasciati soli nelle mani degli strozzini»
LA STORIA IL RACCONTO DI DUE IMPRENDITORI
Prima il prestito, poi una finanziaria di San Marino e dopo minacce e attentati. «Alla fine costretti a chiudere l’azienda»
di Giovanni Tizian
Assegni in bianco compilati
dall’usuraio. Minacce, intimidazioni, danneggiamenti. Interessi del 10% al mese, poi gli interessi sugli interessi. In una
spirale senza fine, fatta non solo di paura, ma di rovina finanziaria, con la chiusura delle
aziende, le banche che procedono ai pignoramenti, le denunce che non fermano i
“strozzini”, ma anzi incattiviscono la loro pressione. E una
sensazione di abbandono da
parte delle istituzioni che rende il precipitare nel baratro ancora più amaro.
Accade a Modena, dove nel
buco nero dell’usura finiscono
numerosi imprenditori e commercianti. La Gazzetta è in grado di raccontare due storie.
Chiedono l’anonimato, ma la
voglia di denunciare e di far
sentire la propria voce è forte.
«Abbiamo denunciato tre
volte, abbiamo smesso di pagare nella primavera del 2008, dopo 4 anni». Inizia così il racconto di una coppia di imprenditori modenesi. Quando i debiti
con gli usurai aumentavano e i
soldi non erano sufficienti a
saldare, entrava in gioco una
delle tante finanziarie del vicino borgo finanziario di San Marino. «Il titolare della finanziaria ci è stato presentato
dall’usuraio». A fronte di un
prestito di 100mila euro, la coppia ha dovuto restituirne
400mila euro. «Firmavamo assegni a vuoto che l’usuraio
compilava successivamente».
Una situazione insostenibile,
per gli imprenditori che sono
stati costretti a chiudere l'attività. «Gli operai se ne sono andati e i cantieri hanno chiuso».
Ma dalla banda di usurai, ancora liberi, non si sfugge facilmente. «In estate subiamo il
primo incendio, tutto in cenere, anni di lavoro e davanti agli
occhi abbiamo trovato solo devastazione». Scatta la denuncia. «Non avevamo più un soldo e molti avvocati e commercialisti hanno rifiutato l’incari-
L’arresto di un usuraio ad opera degli agenti della Dia
co, poi finalmente abbiamo
trovato un’ottima squadra di
avvocati». Dopo la denuncia, il
nulla. Un silenzio inquietante,
«montava la paura, denunciando gli avevamo dichiarato guerra». E a settembre un secondo
incendio distrugge un altro
cantiere. «Facciamo un’altra
denuncia e aspettiamo». Secondo gli imprenditori sentiti
dalla Gazzetta l’usuraio era legato sia al committente che
aveva commissionato loro il lavoro, sia alla finanziaria. Un
gioco criminale a tre, mortale
per l’impresa modenese. «Abbiamo ricevuto anche minacce
del tipo: se non pagate vi tiriamo una bomba carta». Ma le
minacce proseguono: intrusioni nell’abitazione, gomme bucate, proiettili nelle buste.
«Continuiamo a denunciare
ogni cosa, ogni singolo avvertimento». Passano mesi e la coppia non sente più nulla. Torna
il silenzio agghiacciante di prima. «La solitudine uccide come la paura», ci raccontano.
A questo punto chiedono la
sospensiva dei pagamenti debitori per 300 giorni, come prevede la legge antiusura. «La
Prefettura la rilascia dopo 15
giorni su parere del Tribunale». Per accedere al Fondo vittime di usura sono però passati
molti mesi, la legge parla di 30
massimo 60 giorni, per gli imprenditori sono passati 9 mesi.
E sono soldi vincolati per la ripresa dell’attività, non per pagare i debiti. Il risarcimento
completo arriverà solo dopo la
I NUMERI
Usura e crisi, la “mattanza” delle aziende
Sono 190mila le imprese che in
tre anni, dal 2008 al 2011, hanno chiuso i battenti per debiti o
usura.
L'indebitamento delle imprese ha raggiunto i 180.000
euro, quasi raddoppiatosi nell'
ultimo decennio. Anche i fallimenti, negli ultimi due anni,
sono cresciuti vorticosamente:
più 16,6% nel 2008 e più 26,6%
nel 2009.
I dati del 2010 si riferiscono
al primo trimestre, ma segna-
no un incremento del 46%. Significa 3.226 aziende che hanno fatto ricorso alle procedure
fallimentari, con un trend che
farà superare abbondantemente le 12.000 chiusure. Il numero dei commercianti coinvolti
in rapporti usurai sono non
meno di 200 mila unità, ma le
posizioni debitorie vanno stimate in oltre 600mila unità.
Con la crisi è aumentato il numero degli usurai, oggi saliti da
circa 25mila ad oltre 40mila.
Sistemi antirapina, ecco gli aiuti
Comune e Camera di Commercio finanziano 32 attività commerciali a rischio
Saranno finanziati anche i nebbiogeni antifurto
Grazie al Fondo per la sicurezza per le
imprese maggiormente esposte a fatti
criminosi, sono 32 le attività commerciali modenesi che in questo mese di
gennaio hanno beneficiato di un contributo economico per l’installazione di sistemi antirapina, antintrusione o di videocamere a circuito chiuso. Il Fondo,
istituito dalla Camera di Commercio
con la compartecipazione al 20% del
Comune di Modena, ha erogato in questa tranche del bando circa 33 mila 200
euro.
«La sicurezza è un prerequisito indispensabile per lo svolgimento delle attività economiche. Perciò, come avevamo annunciato, abbiamo proseguito
nel sostegno ai commercianti che si do-
tano di sistemi di protezione, erogando
al Fondo anche per il 2012 altri 10 mila
euro di risorse per sostenere tutti i progetti ritenuti idonei», commenta Graziano Pini, assessore comunale alle Politiche economiche. Gli incentivi a dotarsi
di moderni sistemi di sicurezza assegnati a imprese di diverse tipologie (tabaccherie, gioiellerie, alimentari, bar, ristoranti, acconciatori, abbigliamento, autofficine e autolavaggio e distributori di
carburanti) vanno da un minimo di circa 500 a un massimo di 2 mila euro in relazione all’investimento e al sistema di
tecnologia scelto. La gamma, in questo
caso, va dai sistemi antintrusione e antirapina con allarmi di vario tipo ai nebbiogeni e ai circuiti chiusi televisivi.
condanna, se ci sarà, degli usurai, e passeranno molti anni.
«Anche perché il pm ha chiesto
l’archiviazione, non è chiaro,
dice il pm, quanto denaro abbiamo restituito». L’avvocato
ha fatto opposizione e attende
la decisione del giudice. «Da
vittime dell’usura a vittime della burocrazia», si sfogano amareggiati gli imprenditori. Nel
frattempo passano i mesi e
l’usuraio continua a lavorare,
gli imprenditori no.
Dietro quegli usurai si possono celare interessi mafiosi?
Questo gli imprenditori non lo
sanno, ma il dubbio c’è, in ogni
caso è gente organizzata, che si
mimetizza nel tessuto sociale
della città. Invisibili e affabili.
«Poi sono arrivate le banche,
che già ci avevano prestato denaro per comprare casa, nonostante sapessero della nostra
esposizione debitoria». E ora
quelle banche, raccontano i
due, hanno chiesto il conto: vogliono pignorare la casa.
La storia dei due imprenditori è simile a una seconda storia.
La vittima è un imprenditore
modenese. Da 11 anni prende
soldi a usura. Con tassi del 10
per cento mensili, del 120 per
cento annuo. «Tenere i conti è
difficile, si immagini 11 anni in
questo tunnel». È determinato
l’imprenditore edile che ha deciso di raccontare la sua storia
per la prima volta. Parla veloce,
ha un mare di rabbia da sfogare. «L’aspetto tremendo è che
non solo si pagano gli interessi
stabiliti, ma gli interessi degli
interessi, diventa un circolo
dal quale è complicato uscire».
Dietro la disperazione dell’anonimo imprenditore c’è un’organizzazione criminale vasta e
articolata. Che opera a Modena e provincia, ma non solo, e
miete vittime su vittime. «Sono
persone normalissime, discrete, utilizzano come punto di riferimento un luogo che è sempre lo stesso». Andava spesso a
casa del suo aguzzino. Una persona “normale”, lo definisce.
«Se lo incontri per strada non
diresti mai che è un boss
dell’usura». Non sfoggia bolidi,
o simboli di potere particolari.
È un invisibile, anche lui. «Il tono delle richieste si faceva più
aspro quando ritardavo con i
pagamenti, ma non esagerava
mai». Da quando ha denunciato,
l’imprenditore
attivo
nell’edilizia, non trova pace,
ha paura, ma resiste determinato. Ha fatto richiesta per usufruire della legge 44/1999 e della sospensione dei pagamenti
per 300 giorni. Intanto ha perso la casa, il negozio, la sua vita
lavorativa è stata stravolta
dall’usura. «La cosa assurda è
che quando ho denunciato dopo 5 giorni l’organizzazione
l’ha saputo, gli arriva la comunicazione. E allora ho provato
a giustificarmi, a negare, ma è
servito a poco».
La posizione debitoria
dell’imprenditore con gli usurai è ancora aperta per alcune
migliaia di euro. «Come me a
Modena ce ne sono altri di imprenditori vittime che continuano a farsi succhiare il sangue, ne conosco due o tre, c’è
un mondo dietro questa disperazione». L’imprenditore è stato adescato tramite una donna, poi quando i prestiti crescevano di entità è arrivato il pezzo grosso. «Il secondo “ufficio”
sono le sale bingo, lì si procacciavano altri clienti».
Gli chiediamo cosa pensa di
chi continua a credere che le
mafie siano un problema marginale nel Modenese, la risposta non si fa attendere: «Ci sono zone della provincia dove
lavorano solo loro». Alla politica e allo Stato l’imprenditore
chiede di dare una mano alle
imprese, «le banche non ci
danno i soldi, e ci troviamo in
mano alle organizzazioni». La
paura di fallire rende schiavi.
«E piuttosto che fallire ti rivolgi
a questa gente». Non si sente
protetto, ammette. Oltretutto
lo Stato gli sta pignorando una
casa. «Se non fosse stato per
una cara amica non avrei mai
denunciato, la burocrazia e
l’umiliazione sono mortali per
il coraggio».