Pillole di innovazione sociale per provare a curare il welfare

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Pillole di innovazione sociale per provare a curare il welfare
Pillole di innovazione sociale per provare a
curare il welfare
Alcuni esempi concreti per immaginare strumenti e misure capaci di
cambiare il volto delle politiche sociali del nostro Paese
di Lorenzo Bandera - 15 maggio 2014
Nelle ultime settimane Fondazione Cariplo e
Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo hanno
presentato due bandi sociali con cui si sono
impegnate a sostenere, economicamente e
strategicamente, realtà che sui propri territori
vorranno dar vita a progetti caratterizzati da un
alto tasso di innovazione sociale. Di fronte a
queste scelte interessanti, che indubbiamente
rappresentano una strada privilegiata per dare
ulteriore sostanza al secondo welfare, abbiamo
scelto di ri-segnalare alcune esperienze che a
nostro avviso possono essere spunto di
riflessione e dialogo per lo sviluppo e l’implementazione di queste progettualità innovative.
Innovazione sociale: di cosa stiamo parlando?
L’Unione europea – a partire dal Consiglio di Lisbona, passando per il Rapporto Kok e l’agenda
sociale rinnovata, fino ad arrivare allo sviluppo di Europa 2020 – dal 2000 promuove una strategia
di modernizzazione dello stato sociale incentrata sull’idea innovazione sociale. E’ tuttavia dal
2008, anno di esplosione della crisi economica in Europa, che questo concetto si è imposto come
tema cardine all’interno dei sistemi comunitari e, più in generale, nel linguaggio europeo.
L’innovazione sociale, infatti, dal punto di vista degli organismi dell’Unione può rappresentare una
leva per immaginare e strutturare nuove misure e modelli capaci di combattere le povertà e
promuovere l’inclusione sociale dei cittadini europei.
Nel documento “Empowering People, Driving Change. Social Innovation in the European Union”,
redatto dal Bureau of European Policy Advisers (BEPA) della Commissione Europea, le
innovazioni sociali sono definite come “innovazioni che sono sociali sia nei fini sia nei mezzi”.
Queste consistono in nuove idee - prodotti, servizi e modelli - che rispondono ai bisogni sociali in
modo più efficace delle alternative esistenti e che, allo stesso tempo, creano nuove relazioni sociali
e collaborazioni. La dinamica che caratterizza l’innovazione sociale implica quindi trasformazioni
tanto di prodotto - i servizi offerti - quanto di processo - chi pensa, sviluppa, finanzia ed offre il
servizio - che si distinguono dal resto delle sperimentazioni nel sociale per il fatto di riuscire a
migliorare concretamente e in modo duraturo la qualità della vita dei cittadini.
L’innovazione, in particolare, è determinata dalla capacità degli individui e delle organizzazioni
di legarsi in reti per gestire problemi complessi attraverso l’individuazione di soluzioni condivise
considerate efficienti ed efficaci. L’innovazione sociale richiede infatti ai diversi stakeholder
potenzialmente coinvolti – siano essi pubblici o privati – la non semplice capacità di fare rete per
fronteggiare insieme problematiche sociali complesse, sia vecchie che nuove. Se l’innovazione
sociale non risulta supportata da azioni mirate ed efficaci capaci di coinvolgere i diversi attori
partecipanti, il rischio è che essa rimanga una parola d’ordine dietro la quale si nasconde
l’incapacità di costruire nuove forme di protezione sociale capaci di sostituire quelle “vecchie”
qualora queste si rivelino inefficaci.
I bandi sociali di Fondazione Cariplo e Fondazione CRC
E’ in quest’ottica che due delle più importanti fondazioni di origine bancaria, Cariplo e CRC, nelle
scorse settimane hanno scelto di varare bandi che possano favorire sinergie tra i vari attori che
vorrebbero cambiare il volto delle politiche sociali sui propri territori.
Il bando “Welfare di comunità e Innovazione sociale” di Cariplo, ad esempio, rappresenta un
vero e proprio punto di svolta sul fronte dei servizi alla persona. La fondazione milanese ha messo
sul piatto ben 10 milioni di euro di cofinanziamento, una cifra già di per sé imponente se si pensa
che è stanziata per un singolo bando, che prevede modalità inedite attraverso cui accedere ai
finanziamenti stanziati. In sostanza i soggetti che vorranno partecipare al bando (scadenza il 30
maggio, qui il testo completo) dovranno presentare un progetto innovativo che preveda percorsi di
programmazione aperti e partecipati a diverse realtà presenti sul territorio, con l’obiettivo di creare
nuove strade per sviluppare politiche sociali a livello locale. Cariplo, come dimostrano anche le
molte domande di chiarimento che nelle ultime settimane sono giunte alla fondazione, ha preferito
mantenere molto flessibili i criteri di accesso, in modo da non scoraggiare o limitare in alcun modo
le potenziali innovazioni provenienti dai diversi territori.
Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha scelto di seguire una strada simile
promuovendo“Cantiere Nuovo Welfare”, bando sociale che ha l’obiettivo di favorire in ambito
sociale l’avvio di servizi che presentino caratteri fortemente innovativi e che posseggano una
dimensione non meramente sperimentale, e che siano pertanto sostenibili nel medio periodo. Le
iniziative dovranno quindi potersi integrare con la programmazione pubblica dei servizi alla persona
già attivati sul territorio, non ponendosi quindi come strumenti alternativi ma complementari,
coerenti e compatibili con quanto già in essere sul territorio. Il budget complessivamente previsto
ammonta a 600.000 € per il triennio 2014-2016, mentre la scadenza per la presentazione delle
proposte è stata fissata il 6 giugno.
Esperienze a cui poter guardare
Alla luce di queste iniziative, e con l’intento di mostrare esperienze concrete di secondo welfare, di
seguito vi riproponiamo in "pillole" alcuni approfondimenti che abbiamo prodotto grazie alle
ricerche dell’ultimo anno, sperando possano rappresentare spunti di riflessione e discussione
interessanti sul tema dell'innovazione sociale. Ve le presentiamo divise in base a:
1. la capacità dei soggetti pubblico-privati di aggregare nuove risorse, non necessariamente
economiche, per rispondere a uno o più bisogni sociali presenti sul territorio;
2. la volontà delle imprese – sia profit che non profit - di sostenere, grazie allo sviluppo di misure
di welfare aziendale, non solo i propri dipendenti ma la comunità del territorio nel suo insieme;
3. la possibilità di creare fondi territoriali integrativi delle risorse garantite dal settore pubblico
per rispondere a situazioni di grave disagio sociale, legate specialmente alla disoccupazione e
problemi ad essa collegati;
4. lo sviluppo di strumenti di finanza sociale che hanno come finalità lo sviluppo dei territori
attraverso il coinvolgimento crescente delle comunità residenti.
1. La capacità di aggregare nuove risorse, economiche e non
Il Comune di Forlì sta provando a rinnovare il proprio sistema di welfare locale facendo
leva sulla partecipazione di diversi gli attori sociali e delle comunità locali, mettendo a frutto
l’esperienza dei piani di zona. L’idea che ne è scaturita per l’elaborazione del nuovo piano
di zona 2013-2014 è stata quella di riformare il processo di programmazione in modo appunto
partecipativo, passando dalla logica dei tavoli a quella dei processi di lavoro. L’obiettivo è di
arrivare ad una programmazione che permetta anche ai soggetti solitamente non previsti dai
Piani di partecipare alla programmazione e ripensare agli oggetti stessi della
programmazione, lavorando non più su uno specifico target, ma in modo trasversale.
Per saperne di più: Comuni, come sopravvivere in tempi di crisi? L’esperienza di Forlì
Il Comune di Sogliano al Rubicone, grazie ai proventi della discarica comunale, nel 2009
ha stipulato una polizza assicurativa contro il rischio di perdita di occupazione (33 mila
euro per un anno di copertura) con la compagnia Net Insurance. La polizza prevedeva per 463
lavoratori dipendenti a tempo indeterminato una somma pari a 400 euro al mese per ogni
mese di disoccupazione, per un periodo massimo di 12 mesi (4.800 anno). L’indennizzo
assicurativo non avrebbe sostituito le indennità di disoccupazione a carico dell’Inps, ma in
caso di perdita del lavoro avrebbe integrato il sostegno al reddito proveniente dallo Stato.
Per saperne di più: Sogliano al Rubicone: se il Comune pensa ai disoccupati
La Cooperativa sociale Come Noi di Mortara ha realizzato, sulla base della DGR 12620
del 2004 di Regione Lombardia, una Residenza Socio-Sanitaria per Disabili per accogliere
le persone con grave disabilità non più assistibili a domicilio. La nuova unità di offerta ha
dato vita alla costruzione di concrete opportunità abitative alternative alle famiglie con
formule innovative di “abitare insieme” progettate e costruite in collaborazione con i nuclei
familiari, le istituzioni regionali e locali, nell’ambito di filiere di servizi integrati.
Per saperne di più: A Mortara una RSD per la disabilità
Regione Lombardia e il Ministero dell’Interno hanno promosso il progetto NUE 112 per
l’attivazione del numero unico per tutte le tipologie di emergenze sul territorio lombardo.
L’intervento è sperimentale e, in accordo con le associazioni sindacali, prevede l’inserimento
di lavoratori in cassa integrazione o mobilità (ai sensi della legge 223/1991) in qualità di
operatori telefonici della centrale operativa, attraverso un processo di selezione svolto dai
centri per l’impiego e un successivo percorso formativo realizzato da AREU.
Per saperne di più: Progetto NUE 112: un'opportunità anche sotto il profilo occupazionale
2. Esperienze di welfare aziendale con effetti positivi sulle comunità
La Cooperativa sociale Gruppo di Betania ha ottenuto da Regione Lombardia un
contributo di 140.000 euro per l’erogazione di servizi di work-life balance ai propri
dipendenti, il 72% dei quali è costituito da donne. La proposta comprende servizi di baby-
sitting, convenzioni con asili nidi, operatori per il disbrigo di commissioni e pratiche
burocratiche, assistenza familiare per persone non autosufficienti o per agevolare il periodo di
rientro in casa dopo un ricovero ospedaliero, uno sportello aziendale per la raccolta delle
richieste e per l’orientamento alle forme di credito per le esigenze familiari del lavoratore,
convenzioni assicurative con tariffe agevolate per soci, dipendenti e loro familiari. La
sperimentazione interna si è protratta per tutto il 2012, mentre nel 2013 è iniziato il percorso
di “allargamento” alle altre aziende del territorio, utilizzando il personale della stessa
cooperativa per l’erogazione dei servizi di welfare.
Per saperne di più: A Vigevano, Famiglia è Lavoro
L’Associazione di promozione sociale Social Club, fondata a Torino nel 2009 e costituita da
numerose associazioni e cooperative sociali della città, con il supporto di Compagnia San
Paolo ha promosso una serie di iniziative finalizzate a migliorare la qualità di vita dei
lavoratori appartenenti alle realtà del terzo settore che hanno deciso di associarsi,
fornendo loro servizi di welfare aziendale di varia natura. Social Club si è avventurata anche
nel settore dell’housing sociale per garantire soluzioni abitative adeguate alle esigenze dei
propri associati.
Per saperne di più: A Torino il welfare aziendale per le imprese sociali
Alessi, azienda di design nata tra le Prealpi novaresi, nel 2013 ha avviato il progetto “Buon
Lavoro”: invece di mettere in cassa integrazione i dipendenti nel momento fisiologico di
minor produzione - da giugno a novembre - li ha coinvolti in lavori socialmente utili al
territorio in cui si trova il principale stabilimento del gruppo. Il reclutamento ha avuto
un’adesione di oltre l’85% dei 340 dipendenti dello stabilimento di Crusinallo, con Cda e
dirigenti al completo. Il risultato è che questa iniziativa fa risparmiare il settore pubblico due
volte, lo Stato non paga la cassa integrazione, il Comune risparmia sulla fornitura di servizi ai
cittadini.
Per saperne di più: Alessi pagherà i dipendenti per lavori socialmente utili
Unindustria Reggio Emilia nel 2013 ha attivato Welfa-RE, progetto che attraverso la rete
relazionale dell’associazione datoriale permette alle imprese aderenti di usufruire di servizi di
welfare (e non solo) cui avrebbero difficoltà ad accedere da autonomamente. Da un lato
prevede l’attivazione di convenzioni money saving per offrire ai lavoratori beni e servizi a
condizioni agevolate, dall’altro mira a sviluppare un’offerta di misure family friendly
diversificabili e personalizzabili in base alle necessità, dimensioni e possibilità di
investimento delle singole aziende.
Per saperne di più: La valorizzazione della rete per sostenere chi lavoro: ecco Welfa-RE
Attraverso il decreto n. 2058 Regione Lombardia ha reso note le modalità attraverso cui
realizzare la valorizzazione delle politiche territoriali di conciliazione e del welfare: il
documento definisce il modello di accordo per la realizzazione delle nuove “alleanze locali di
conciliazione” predisposte all’interno della delibera n.1081/2013. Regione Lombardia ha
strutturato un nuovo sistema di governance territoriale, articolato su tre livelli: quello
regionale rappresentato dalla Cabina di Regia regionale; quello intermedio costituito da
ciascuna rete territoriale con la propria ASL come capofila; quello più ancorato alla realtà
locale, costituito delle molteplici “alleanze locali” che possono emergere all’interno della
stessa rete. Le alleanze locali – spiega il DD 2058 – dovranno essere costituite attraverso
contratti di partnership tra soggetti pubblici e privati “che esplicitino i ruoli, le modalità di
partecipazione e gli apporti, sia in termini tecnici che di contenuto, che economici”, da
inviare alla Asl capofila della rete.
Per saperne di più: Reti di conciliazione lombarde: ecco il piano attuativo
3. Fondi Territoriali
La Fondazione Comunitaria della Comunità Novarese, in collaborazione con la
Fondazione Banca Popolare di Novara, Cgil, Cisl, Uil, la Prefettura, la Provincia, il Comune e
le Diocesi di Novara, nel 2009 ha lanciato “Fondo Emergenza Lavoro”. Il Fondo ha
consentito di emettere tre bandi in favore di famiglie che, a fronte della perdita del posto di
lavoro, si sono improvvisamente trovate in difficoltà economica. Nel novembre 2011 è stato
sottoscritto dai medesimi enti e da Fondazione Cariplo un accordo per la costituzione del
“Fondo Emergenza Abitativa”, destinato a sostegno di soggetti che si trovano in situazione di
emergenza abitativa per progetti di prima accoglienza e accompagnamento all’autonomia
gestiti dal Comune di Novara e realizzati dalla Caritas Diocesana, in collaborazione con il
privato sociale.
Per saperne di più: Novara e il Fondo emergenza lavoro: rispondere alla crisi partendo dal
bisogno
L’Arcidiocesi di Milano ha promosso il Fondo “Famiglia e Lavoro” a sostegno delle
famiglie in difficoltà per la perdita del lavoro di un suo membro. Il fondo, attivo da gennaio
2009, grazie a un budget di circa 14 milioni di euro, permette di intervenire a sostegno delle
famiglie attraverso erogazione a fondo perduto, formazione mirata, micro credito e start-up
rivolti a persone prive di occupazione e disoccupati di breve periodo che abbiano almeno un
figlio a carico e risiedano in diocesi. Le risorse sono gestite da parrocchie e decanati grazie al
sostegno delle ACLI e della Caritas Ambrosiana.
Per saperne di più: Il fondo Famiglia Lavoro
4. Strumenti di Finanza Sociale
Ubi Banca dal 2012 emette Social Bond finalizzati al sostegno di iniziative di valore
sociale. Questi titoli obbligazionari oltre a prevedere per il sottoscrittore un ritorno
sull’investimento (come ogni normale obbligazione) abilitano il Gruppo UBI Banca ad
utilizzare parte dell’importo raccolto per sostenere iniziative socialmente meritorie oppure
creare appositi plafond da utilizzare per l’erogazione di finanziamenti in favore di realtà
appartenenti al terzo settore. Da Aprile 2012 ad oggi sono state sottoscritte 50 obbligazioni
solidali per oltre 522 milioni di euro, cui corrisponde la devoluzioni di contributi a titolo di
liberalità per circa 2,6 milioni di euro
Per saperne di più: Risultati e prospettive dei Social Bond di UBI Banca
Banca Prossima del Gruppo Intesa San Paolo ad ottobre 2013 ha emesso il primo titolo
obbligazionario “serie speciale Banca Prossima” per un massimo di 50 milioni di euro il
cui ricavato sarà impiegato esclusivamente per finanziare soggetti operanti in Italia nel settore
non profit a tassi di interesse agevolati. Il tasso è del 2% lordo annuo, ma il minor rendimento
per il sottoscrittore sarà interamente trasferito a beneficio delle organizzazioni non profit
finanziate da Banca Prossima. Altro strumento innovativo di Banca Prossima è Terzo Valore,
piattaforma di Crowdlending che ha consentito a diverse Onp di attivare investimenti
attraverso prestiti a tasso concordato con prestatori garantiti dalla Banca.
Per saperne di più: Le banche e l'investimento sociale