sommario Mariassunta.p65
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INDICE CAPITOLO I Considerazioni introduttive 1. Eterogeneità della fenomenologia riconducibile al leasing. Insussistenza di uno schema negoziale generico: necessaria specificità del profilo funzionale. Leasing finanziario come leasing “in senso proprio”. 2. Complessità del quadro normativo e mancanza di una disciplina civilistica organica. Centralità delle fonti convenzionali: formulari, contratti-tipo, codici deontologici, raccolte di usi. Omogeneità redazionale delle stesse. 3. Rilevanza della prospettiva storico-evolutiva: apparente contraddizione fra definizione dei contorni fisionomici e regolamentari della figura ed emersione dei c.dd. nuovi tipi di leasing. Risultato tecnico-aziendale realizzato con il leasing (finanziario) e minima unità effettuale. Recepimento del modello di fatto del leasing sia attraverso l’impianto strutturale descritto all’art. 17, l. n. 183/1976 sia, successivamente, attraverso la qualificazione come operazione di finanziamento (d. lg. n. 385/ 1993). 4. Spunti di riflessione connessi alla struttura articolata del leasing e alla complessità degli interessi sottesi: collaborazione tra soggetti economici e superamento della tradizionale formula della bilateralità dello scambio. Leasing quale punto di emersione della tendenza alla globalizzazione degli schemi giuridici e ruolo della prassi: standardizzazione contenutistica e frantumazione interna del modello. Leasing come terreno di confronto e oggetto di una contaminazione osmotica fra civil law e common law: il progressivo affermarsi dei criteri “sostanzialistici” di qualificazione della operazione e l’espansione della statute law. 7 14 22 26 188 Indice CAPITOLO II Dimensione empirica e dimensione giuridica del leasing finanziario. Procedimento for-mativo e incidenza funzionale 5. Leasing finanziario come contratto di impresa. Essenzialità della partecipazione di un intermediario finanziario alla vicenda. Funzionalità dei vantaggi connessi al leasing rispetto al carattere “specializzato” della attività di impresa. Rilevanza, ai fini della qualificazione, del regime allocativo di rischi ed oneri, vantaggi e obbligazioni. 6. Leasing come tecnica di finanziamento diretta all’incremento e all’aggiornamento tecnologico delle attività produttive. Beni in leasing come «capitale d’uso». Capitale di impianto e capitale di gestione: differenze. Cenni sulla normativa fiscale e contabile. Le novità introdotte dalla riforma del diritto societario. Rilevanza dei meccanismi antielusione e riflessi della regolazione fiscale sulla fisionomia sostanziale della operazione. 7. Prime applicazioni del leasing finanziario nel sistema italiano e connessioni con la politica economica di sostegno agli investimenti. Leasing come strumento di sviluppo delle attività produttive e garanzia di realizzazione dell’investimento. I riferimenti normativi piú significativi. Leasing “agevolato”, “promozionale”, “pubblico”: tratti distintivi. 8. Leasing come «minimo mezzo legale» e unitarietà dell’assetto economico. Coinvolgimento di tre centri di interesse nella vicenda economica. Art. 17, comma 2, l. 183 del 1976 e sua analisi: designazione del leasing come «operazione» e centralità del rapporto concedente-utilizzatore; riferimento implicito al coinvolgimento del fornitore. Rilevanza parziale della disposizione ai fini della ricostruzione della figura. Necessaria integrazione con gli usi negoziali. Non esaustività delle prevalenti qualificazioni della “locazione finanziaria” rispetto alla complessità della vicenda. Locazione finanziaria come sintesi fra struttura contrattuale di base e piú ampio contesto funzionale. Alternative terminologiche tra locazione finanziaria e leasing e implicazioni di ordine concettuale. 9. Usuale separazione dei piani di rilevanza, economica e giuridica, della operazione: alla trilateralità economica non corrisponde l’unità giuridica. Alternative qualificatorie del leasing: i «poli» della locazione e della vendita rateale con riserva di proprietà. Tentativi di raccordare struttura di scambio e funzione di finanziamento. 10. Leasing finanziario e neutralità funzionale del finanziamento nelle tesi anteriori alla emanazione del t.u.l.b. Autonomia tipologica 35 41 48 50 57 Indice del finanziamento e riconoscimento positivo del leasing come contratto di finanziamento, per effetto del t.u.l.b. Inconfigurabilità del leasing come tecnica di finanziamento attuata mediante la locazione. Differenze fra leasing e locazione: potere del lessee di integrale sfruttamento della res; mancanza di rapporto diretto fra lessor e res. Relazione di complementarità fra la situazione di disponibilità immediata e temporanea della res e l’eventuale acquisto in proprietà. L’effetto traslativo connesso al patto di riacquisto. 11. Segue. Differenze fra leasing e vendita: non automaticità del trasferimento della proprietà e corresponsione dei canoni come restituzione del valore finanziato. Estraneità, alla dinamica del finanziamento, della funzione dello scambio. Inconfigurabilità sia dell’acquisto come effetto necessitato alla scadenza del contratto sia di una rateizzazione o dilazione di pagamento. Leasing come avvicendarsi di forme diverse di disponibilità e circolazione dei beni. Riferibilità del finanziamento alla acquisizione della disponibilità immediata del bene e solo eventualmente della proprietà. 12. Leasing come operazione a struttura binegoziale. Sussistenza di un legame tra locazione finanziaria e compravendita/appalto e natura controversa dello stesso: tesi a sostegno del collegamento negoziale e tesi del legame di fatto instaurato attraverso le clausole del regolamento negoziale. Rilievi critici: coinvolgimento necessario del fornitore nella attuazione funzionale della locazione finanziaria. La posizione della S.C. circa la valenza economica del collegamento. Unitarietà del regolamento di interessi e inconfigurabilità di una autonoma individualità dei singoli atti che compongono l’operazione. L’unità economico-funzionale della operazione comporta, nella prospettiva teleologicoassiologica, il superamento della autonomia strutturale delle sue componenti. Ricostruzioni binegoziali del leasing e ragioni di ordine pratico: esigenza dei lessors di separare gli aspetti finanziari da quelli inerenti alla res. Autonomia dei procedimenti formativi dei rapporti di vendita e locazione finanziaria: la conduzione «su due tavoli» delle trattative da parte del futuro utilizzatore. Rilievi critici: emersione, dalla disciplina pattizia dei rischi e delle responsabilità, di un assetto di interessi unitario, informato ad una funzione di finanziamento. Opportunità di considerare le clausole limitative di responsabilità del concedente alla stregua di forme di delimitazione della prestazione dovuta. 13. Necessario coinvolgimento dei tre soggetti ai fini del finanziamento, quale sequenza che inizia e termina con il denaro. Concedente-intermediario quale centro di imputazione di prestazioni in denaro che osservano la circolarità propria dei meccanismi di 189 61 66 68 190 finanziamento. Consegna quale snodo effettuale della intera operazione e punto di emersione della equipollenza funzionale tra archetipo proprietario e nuove forme di appartenenza complessa: i riscontri normativi in tal senso. Nesso di ideale continuità fra leasing e financial leasing di area angloamericana e i nuovi modelli della «appartenenza». 14. Superamento dello scambio diretto fra produttore e utilizzatore. Divergenza di interessi facenti capo a tali soggetti e loro composizione attraverso l’intervento del finanziatore. Connotazione ambivalente della provvista e funzione restitutoria dei canoni. Struttura complessa del finanziamento: acquisto e “messa a disposizione” del bene quali parti integranti dello stesso e non autonomi momenti di una complessa operazione economica. Esclusione di un nesso di strumentalità fra acquisto e finanziamento: acquisto in proprietà quale atto con causa di finanziamento inerente all’esercizio dell’impresa finanziaria. Proprietà del concedente quale situazione non “compressa” dalla messa a disposizione, bensì geneticamente limitata dall’interesse eminentemente speculativo del titolare. Proprietà del lessor e funzione di garanzia del bene: rilievi critici. Rilevanza del controllo condizionante e valutazione di affidabilità del potenziale utilizzatore; copertura assicurativa del rischio credito. Differenza fra il ruolo del concedente e quello del sovventore nel credito al consumo: assenza di specularità fra gli opposti interessi del fornitore e dell’utilizzatore. Immediata disponibilità del bene e “differimento” eventuale dell’acquisto. Titolarità della situazione proprietaria in capo al finanziatore istituzionale quale presupposto per l’esercizio della facoltà alternativa. 15. Indagine procedimentale della vicenda perfezionativa del leasing ed emersione di ulteriori elementi di unitarietà dello schema negoziale corrispondente. Rilevanza procedimentale e contenutistica delle intese fra fornitore e utilizzatore (nella conclusione ordinaria del leasing). Necessità di verificare caso per caso, secondo il tenore delle intese, il grado di vincolatività cui si sono impegnati i soggetti. Tesi della natura dell’accordo fornitore-utilizzatore come contratto sottoposto alla condizione sospensiva della adesione del finanziatore. Opportunità di superare la prospettiva meramente strutturale e di analizzare il leasing come regolamento di interessi: sul piano teleologico fornitore, concedente, utilizzatore sono soggetti-parte della operazione. Rispondenza dell’iter perfezionativo del leasing convenzionato ad un diverso assetto di interessi. Indice 78 85 94 Indice 191 CAPITOLO III Trilateralità giuridica del leasing finanziario ed equilibrio del regime allocativo 16. Analisi del regime allocativo predisposto dalla prassi: emersione di un legame unitario tra le posizioni soggettive coinvolte nella operazione. Rapporto diretto fra fornitore e utilizzatore. Imputazione all’utilizzatore delle conseguenze onerose come elemento naturale del leasing finanziario. 17. Proporzionalità quale limite interno all’intreccio di relazioni nel quale si sostanzia il leasing e opportunità di rapportare a quest’ultimo gli strumenti di tutela. Correttivi alla clausola di rischio della mancata e/o viziata consegna a carico dell’utilizzatore. Emersione di indici circa il coinvolgimento o la non estraneità del concedente rispetto alla consegna, quale momento realizzativo degli interessi delle tre parti. Clausole di esonero del concedente da responsabilità e natura finanziaria della operazione. Inconfigurabilità di una validità in re ipsa delle stesse. Rilevanza ermeneutica degli artt. 10 e 12, Conv. Ottawa. Opportunità di un loro controbilanciamento – nell’ottica dell’equilibrio complessivo – mediante il riconoscimento di azioni dirette in capo all’utilizzatore: interesse autonomo di quest’ultimo ad acquisire la disponibilità della res. Interdipendenza fra rischi e oneri di controllo facenti capo all’utilizzatore. 18. Squilibrio tecnologico fra fornitore e utilizzatore e riflessi sulla operazione nella sua interezza. Esperibilità dei rimedi previsti contro l’abuso di dipendenza economica. Gestione delle sopravvenienze e ricorso alle tecniche di rinegoziazione conservativa. Emersione del criterio assiologico di conservazione quale miglior effetto possibile in relazione al caso concreto. 19. Clausola risolutiva espressa e ratio giustificativa: contenimento del rischio del concedente al solo profilo finanziario. Obblighi di custodia dell’utilizzatore e perimento del bene. Subingresso nell’indennizzo assicurativo: presupposti. Clausola risolutiva espressa e mancato pagamento di un solo canone: applicabilità dell’art. 1525 cod. civ. Tesi contraria: a) libertà delle parti di determinare convenzionalmente l’importanza dell’inadempimento (art. 1456 cod. civ.); b) inconfigurabilità di una esigenza di tutela dell’utilizzatore-professionista nei termini previsti per il consumatore a basso reddito. Rilievi critici: necessità di superare gli schemi di qualificazione tipologica per individuare la soluzione sul piano della giustizia sostanziale del rapporto. Sussistenza di un limite interno all’esercizio del potere di risoluzione, fondato 102 104 113 192 sui princípi costituzionali di utilità e solidarietà sociale (artt. 41, comma 2, e 2 cost.): predeterminazione quantitativa nel caso di vendita di beni di consumo; rimessione al potere equitativo del giudice nella ipotesi del leasing. Inquadramento sistematico dell’art. 1525 cod. civ. nell’àmbito degli strumenti di autotutela in funzione conservativa del rapporto e riconoscimento di una valenza generale dello stesso. Conformità della soluzione proposta al favor contractus cui si ispirano le normative di soft law. 20. Effetti della risoluzione e alternativa qualificatoria: necessità di superare tale prospettiva formalistica. Analisi teleologica degli artt. 1384, 1526 e 1458 cod. civ., indirizzata all’equilibrio del rapporto. Penale eccessiva, ingiustificato arricchimento e strutturazione della operazione di leasing: quantificabilità matematico-finanziaria delle ragioni del concedente. Autonomia del risultato dal meccanismo giuridico. Interesse del concedente alla prosecuzione del rapporto: indagine caso per caso. Operatività del principio della mitigation e obbligo del concedente di ricollocare il bene sul mercato: la vendita convenzionale. Indice 119 125 CAPITOLO IV Struttura minima «locativa» e dinamiche funzionali del leasing 21. Origine storica del leasing e legami con il renting: emersione di una logica di tipo fruitivo. Ipotizzata connessione fra lease e leasing: esclusione. Relazione e punti di contatto fra struttura di finanziamento e struttura locativa. Connotazione triangolare della operazione e sua funzione di finanziamento. Finanziarietà quale sintesi dei profili funzionale e strutturale della operazione. 22. Leasing finanziario quale forma evolutiva del leasing operativo. Struttura bilaterale del leasing operativo: sovrapposizioni e differenze con il leasing del produttore. Modalità di computo del canone. Gestione del valore residuo del bene come aspetto qualificante della operazione. Service-leasing e assenza di finanziarietà. Esternalizzazione dei servizi accessori e clausole di esonero dai rischi per il “locatore”: struttura trilaterale e possibile esercizio da parte di soggetti finanziatori. Opportunità di una indagine caso per caso ai fini della giustificazione del peculiare assetto di rischi ed oneri. 23. L’accoglimento del c.d. risk-reward e il ruolo della clausola di riscatto nell’art. 2427, n. 22, cod. civ., e nel documento «OIC 1». Diversità di ordine quantitativo connesse alla durata del contratto nelle posizioni degli utilizzatori. I controlli del concedente e gli 136 140 Indice obblighi di destinazione funzionale della res da parte dell’utilizzatore. Rilevanza della diversa organizzazione commerciale sottostante. L’affermarsi di forme di leasing operativo come assetti di interesse full pay out per il locatore. Estensione del leasing operativo a beni a rapida obsolescenza. Circolarità dell’iter evolutivo “renting – leasing operativo – leasing finanziario”. 24. Rapporti fra leasing diretto e operativo alla luce dei pareri espressi dal Comitato legge n. 197/1991: natura finanziaria della operazione e conseguente traslazione dei rischi non prettamente finanziari. Riconoscimento di una funzione di finanziamento nel leasing operativo e necessaria articolazione triangolare della operazione. Tendenziale convergenza del leasing operativo verso lo schema del leasing di godimento. 25. Ampliamento dell’àmbito di operatività del leasing: la disciplina sulla vendita di beni di consumo (art. 1519 bis cod. civ.) e le sentenze del 1989. Il criterio di distinzione tra leasing “di godimento” e leasing “traslativo”. Interazione fra valore residuo del bene e durata fiscale minima del contratto: esclusione di una ratio sostanziale. Ulteriore distinzione incentrata sulla natura e destinazione dei beni: applicazione del leasing diretto ai beni standardizzati destinati ad uso personale. Marginalità del profilo del finanziamento e configurabilità di una operazione traslativa di natura diversa. Leasing quale schema atipico e meritevole di tutela ex art. 1322, comma 2, cod. civ., in quanto strumento negoziale preordinato al finanziamento dell’impresa. Possibili finalità elusive nella estensione dell’àmbito applicativo del leasing e loro superamento alla luce della rilevata valenza generale delle forme di tutela equitativa racchiuse agli artt. 1525 e 1526; 1456 e 1455 cod. civ. Apparente omogeneità dei testi contrattuali e diversità di funzioni economiche secondo la natura dei beni e le qualità soggettive dei contraenti: postulata funzione traslativa del leasing al consumo. Rilievi critici: genericità del concetto di credito al consumo come finanziamento stipulato da un consumatore; incremento delle forme di acquisizione temporanea di beni nella contrattazione di massa. Leasing quale strumento di finanziamento tout court, suscettibile di modellarsi in assetti negoziali diversi, secondo la natura dell’utilizzatore. Conclusioni 26. Evoluzione della giurisprudenza dai tentativi di tipizzazione al riconoscimento di “autonomia” della figura. Necessità di esercitare il controllo di meritevolezza non secondo criteri 193 145 150 152 194 macroeconomici o sociologici, bensì alla luce dei princípi e valori dell’ordinamento: la centralità dell’equilibrio negoziale. Rilevanza della dinamica procedimentale e controllo di meritevolezza. Unitarietà funzionale della figura alla luce del binomio fatto-norma. Leasing quale forma di appartenenza complessa preordinata al finanziamento. Duplice profilo dell’interesse del lessee alle utilitas prodotte dal bene ed al finanziamento. Connessione tra l’emergere di beni a rapida obsolescenza tecnologica da inserire nel processo produttivo e il “godimento” attuantesi mediante il leasing, pari alla vita tecnico-economica degli stessi. Correlazione della posizione di “utilizzazione” del lessee a quelle del fornitore e del lessor nella prospettiva relazionale del rapporto. Unità della operazione conseguente alla unità logica dell’interesse del lessee. Interdipendenza tra le modalità di perfezionamento della operazione e l’assetto di interessi sottostante. I limiti della frammentazione strutturale della operazione. Superamento della contrapposizione “parte-terzo”. Status dell’utilizzatore e qualificazione dei contenuti pattizi: trilateralità quale meccanismo di distribuzione equilibrata delle posizioni. Indice 167 Indice degli Autori 179 Indice delle decisioni 183