Change Makers. Le basi materiali della moda sostenibile

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Change Makers. Le basi materiali della moda sostenibile
19 giugno 2015
Università Cattolica del Sacro Cuore
Milano
Change-Makers.
Le basi materiali
della moda sostenibile
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Una iniziativa di sustainability-lab in collaborazione con il Centro ModaCult
dell’Università Cattolica del sacro Cuore.
www.sustainability-lab.net
[email protected]
Il team di ricerca
Marco Ricchetti, sustainability-lab
Aurora Magni, sustainability-lab e Università Cattaneo-LIUC
Emanuela Mora, Centro ModaCult, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Fabio Guenza, sustainability-lab
Alberto Saccavini, sustainability-lab
Karan Khurana, sustainability-lab
Draft
Milano, 18.06.2015
This work is licensed under a Creative Commons Attribution NoDerivatives 4.0 International
License.
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Le imprese partecipanti al progetto
Besani. Tessitura a maglia ........................................................................................ 5
Canepa. Tessitura delle fibre nobili ......................................................................... 8
Dienpi. Etichette e cartellini .................................................................................... 11
Giovanni Lanfranchi. Chiusure lampo .................................................................. 14
Itaclab. Sviluppo collezioni e finissaggi ................................................................. 17
Italdenim. Filatura e tessitura ................................................................................ 20
ITV Denim. Filatura e tessitura ............................................................................... 23
Mantero Seta. Tessitura e stampa della seta ...................................................... 26
Radici Group. Fibre Chimiche ................................................................................. 29
Tessitura Attilio Imperiali. Tessitura della seta .................................................... 32
Wash Italia. Sviluppo prodotto e finissaggi .......................................................... 35
Nota: Ha partecipato al progetto anche Miroglio Group.
Il testo relativo all’intervista a Miroglio Group sarà inserito nella versione
definitiva della pubblicazione.
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Besani. Tessitura a maglia
www.besani.eu
L'area tra il basso Varesotto e l'Alto Milanese segnata da cittadine come
Gallarate, Busto Arsizio e Legnano, è stata fino agli anni 90 uno dei più
importanti centri europei per la lavorazione del cotone. A ricordarlo sono
rimaste le grandi fabbriche ottocentesche molte delle quali, ora ristrutturate,
ospitano enti, centri commerciali, università. Ma il cotone in Lombardia non è
solo ricordo nostalgico. E' ancora selezionato e lavorato con cura in aziende
che lo sanno valorizzare in tessuti e capi destinati alle boutique del mondo.
Besani srl ben rappresenta questa realtà animata da piccole ma innovative
imprese tessili che hanno affrontato la crisi spingendo l'acceleratore della
qualità e dell'internazionalizzazione.
Con 30 addetti e un giro d'affari realizzato per il 40% in Cina e negli Stati
Uniti, Besani Srl progetta e produce tessuti a maglia in cotoni pregiati
destinati ai principali brand dello sportswear di fascia alta. Una produzione di
141.000 kg/anno di tessuti da cui nascono polo e t-shirt per il tennis, la vela, il
golf o semplicemente per l'abbigliamento casual da indossare ogni giorno
con eleganza informale. Al cotone infatti si è aggiunta la seta che
impreziosisce ulteriormente i tessuti.
Besani Srl nasce alla fine degli anni sessanta per iniziativa di tre imprenditori
di cui due oggi ancora presenti in azienda anche se al timone è subentrato il
figlio di uno dei fondatori, Mario Riva, oggi quarantenne.
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Intervista a Mario Riva, procuratore
Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda?
Nascere in un ambiente tessile, giocare fin da piccolo tra le rocche di filato e
gli scampoli un po' ti segna, è una sorta di imprinting che ti fa sentire parte
di una cultura industriale a cui è difficile non appassionarsi. La mia
generazione è rappresentata da imprenditori di seconda e anche terza
generazione che non hanno vissuto gli anni di crescita dell'Italian Fashion e
hanno dovuto misurarsi con la concorrenza dei prodotti importati dal Far
East, con le crisi, l'ultima delle quali ha avuto effetti fortemente negativi
sulla filiera del Made in Italy. Ma forse per questo abbiamo imparato a
tener duro e soprattutto a guardare oltre. In altre parole la crisi ci ha
costretto a crescere e nel nostro caso, ci ha avvicinato al tema della
sostenibilità con risultati davvero interessanti
La cultura della sostenibilità però non si improvvisa ma un'azienda con
una solida storia di qualità di prodotto e servizio, abituata a monitorare
processi e confrontare dati oggettivi può farne un argomento di
competitività.
Abbiamo deciso di dare una connotazione ecologica alle nostre produzioni
grazie allo stimolo di due fattori. Innanzi tutto la sostenibilità in Besani è
l'evoluzione dell'approccio alla qualità che caratterizza le nostre produzioni.
Qualità significa assenza di difetti e pilling, perfetta tenuta del tessuto
durante l'utilizzo ed i lavaggi, riduzione di scarti e rilavorazione, piena
soddisfazione del cliente, obiettivi raggiunti grazie alla scelta dei filati
migliori di seta e cotone (garantiti anche dal marchio Filo di Scozia), alla
costante messa a punto delle macchine di produzione, ai controlli step by
step su materia prima, semilavorati e prodotto finito, alle pratiche di
certificazione. Ma è stato il confronto con i nuovi mercati -e in particolare
con la Cina- a farci cogliere il tema della sostenibilità come strategico, in
grado cioè di renderci più competitivi rispetto ai nostri concorrenti
L'azienda ha negli anni adottato strategie di certificazioni che hanno
migliorato il prodotto relativamente alla sicurezza chimica e all'impatto
ambientale delle lavorazioni: dalla scelta di filati Filo di Scozia alla
certificazione Oekotex, dal sistema di tracciabilità TF di Unionfiliere alla
recente certificazione STeP. Fino alla sottoscrizione dell'impegno Detox
di Greenpeace del settembre 2014.
Si è trattato di un processo graduale. Da tempo riflettiamo su come si possa
fare impresa senza gravare in modo irrimediabile sull'ambiente, su come si
possano ridurre i consumi di risorse, gli scarti, le emissioni senza rinunciare
a fornire al mondo della moda tessuti belli ed innovativi. Per ottenere questi
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risultati operiamo su più fronti e la certificazione ha la funzione di rendere
visibile questo sforzo ai nostri clienti. Ad esempio scegliamo tecnologie
meno energivore e utilizziamo insieme a macchine di nuova generazione
impianti “datati” ma in grado di garantire il miglior risultato prestazionale.
Nella scelta dei nostri fornitori non adottiamo la logica del vantaggio di
costo ma privilegiamo la condivisione di obiettivi comuni, la fiducia e dove
possibile, la vicinanza geografica. Non è retorica dire che anche nei
momenti più difficili abbiamo scelto di rimanere a produrre in Italia.
Crediamo che la sostenibilità sia anche il risultato di piccoli gesti quotidiani
come la scelta di materiali d'ufficio da riciclo o da fonte rinnovabile e la
costante attenzione ai risparmi energetici. E Detox rappresenta il tassello
forse più visibile di questa strategia.
Secondo l'impegno Detox l'azienda elimina dalla sua produzione le
sostanze chimiche tossiche raggruppate in 11 classi. Uno sforzo non
facile specie se l'azienda utilizza terzisti esterni.
Il rapporto con i nostri fornitori è improntato alla collaborazione e
alla fiducia. Detox ci permette di rafforzare questa sinergia e
crescere insieme ai nostri fornitori, d'altra parte cos'è la
sostenibilità se non un continuo sforzo a migliorare?
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Canepa. Tessitura delle fibre nobili
www.canepa.it
Canepa è una delle maggiori tessiture italiane, combina organizzazione
industriale con cura artigianale nella progettazione dei prodotti e nei rapporti
con i clienti. Fondata nel 1966 dalla famiglia Canepa, ancora oggi alla guida
dell'azienda, è oggi parte di un gruppo che ha il suo centro e gran parte della
supply chain all'interno del distretto della seta di Como.
Un quarto degli oltre 700 addetti è costituito da tecnici creativi che
progettano ogni anno oltre 25.000 disegni originali. L'attività copre l'intero
ciclo di creazione, produzione e distribuzione di tessuti e accessori tessili,
maschili e femminili per le grandi firme della moda internazionale. Il gruppo
sviluppa e produce collezioni di accessori e abbigliamento che distribuisce
con marchi propri.
Intervista a Alfonso Saibene Canepa, Supply Chain & Sustainability Director
Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda?
Nella visione di Canepa la sostenibilità è innovazione tecnologica. Ci sono
due modi per fare sostenibilità: il primo si realizza ottimizzando i processi
di produzione e applicando le migliori pratiche disponibili, il secondo è
cambiando le regole del gioco attraverso l'innovazione. Negli ultimi anni la
sostenibilità dei materiali, dei processi e della chimica è migliorata e per le
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aziende tessili le opportunità di ottimizzazione e di “cambiare il modo di
lavorare”, evolvendo dal “come si è sempre fatto” sono aumentate. Tuttavia
i miglioramenti che si possono ottenere con l'ottimizzazione hanno un
limite. Senza innovazione nei processi tessili non si può ottenere un
miglioramento radicale. Questa visione della sostenibilità come pratica
innovativa porta Canepa a enfatizzare la misurazione dei risultati.
Impegnarsi, riconoscere e affermare principi è importante, ma in ultima
analisi fare sostenibilità significa migliorare - ad esempio in termini di
impatto sull'ambiente - rispetto alle tecnologie preesistenti: quanto si
migliora, rispetto a quali parametri, quanto stabile, duraturo e
industrializzabile è il miglioramento? E solo quando siamo in grado di
misurare un effettivo miglioramento che in Canepa diciamo di avere fatto
un passo in avanti nella sostenibilità.
Nella definizione di sostenibilità rientrano campi di azione molto
diversi, in quali siete oggi maggiormente impegnati?
L'aspetto per noi critico è oggi quello ambientale, la componente sociale è,
per un'azienda come la nostra che lavora in Italia, un dato di fatto e
sarebbe grave se non fosse così.
Quali sono stati i riflessi sull'organizzazione aziendale e sui processi
produttivi?
Negli ultimi anni abbiamo introdotto un'innovazione radicale nel processo
di preparazione dei filati alla tessitura sostituendo molti ausiliari chimici
con una sostanza, il chitosano, che consente una significativa riduzione
dell'impatto ambientale, in particolare ci permette un'enorme riduzione
dell'uso di energia e di acqua. Abbiamo quindi sperimentato prima e
applicato industrialmente poi, l'uso di sostanze chimiche a minore impatto
nel processo di purga e carica della seta, anche in questo caso ottenendo
risultati significativi e misurabili. Stiamo ora lavorando ad applicare le
nostre innovazioni a problemi specifici, ad esempio nel campo dei
trattamenti antifiamma - spesso richiesti per legge, ad esempio negli USA oggi normalmente realizzati con sostanze nocive. Avere investito così tanto
nello sviluppo di processi innovativi sostenibili ci ha portato in modo
naturale alla diffusione nella cultura aziendale di una maggiore attenzione
alla sostenibilità - un compito in realtà ancora in corso e che necessita di
continui aggiornamenti. Nel 2013 abbiamo sottoscritto, prima azienda
tessile al mondo, l'impegno DETOX promosso da Greenpeace.
La sostenibilità conviene? Quali sono stati i risultati in termini di
sviluppo del business?
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L'evoluzione della sensibilità del mercato in materia di sostenibilità
assomiglia più a un'esplosione che a uno sviluppo regolare, nel giro di
qualche anno lo scenario è cambiato: produrre e vendere tessuti sostenibili
non è più un modo per differenziarsi o fornire valore aggiunto, è una
condizione indispensabile, una soglia di ammissione al mercato, se non sei
impegnato sulla sostenibilità sei fuori dal mercato. Le soglie oggi si stanno
progressivamente, ma continuamente, alzando: un'azienda che si prepara
al futuro deve essere più avanti delle norme e soglie stabilite per legge, in
anticipo rispetto alla loro futura evoluzione. Le nostre innovazioni
sostenibili sono state in anticipo sull'evoluzione delle richieste del mercato,
abbiamo scommesso che il mercato sarebbe andato in quella direzione:
quella scelta ha pagato, se non l'avessimo fatta oggi faticheremmo a
mantenere la nostra posizione di leadership. Non si può tuttavia non
osservare che siamo ancora in una fase caotica del processo di liberazione
della moda dalle sostanze pericolose: non è facile oggi garantire la
conformità alle richieste dei nostri clienti, spesso le richieste sono
inizialmente definite su base teorica. E' nel rapporto con i clienti che poi,
insieme, traduciamo le richieste in obiettivi raggiungibili nella pratica,
allineando alle richieste la filiera nel suo complesso.
Si dice che la sostenibilità è un viaggio e non un punto d'arrivo, quali
sono le prossime tappe del vostro viaggio?
La sostenibilità nella filiera della moda è ancora in una fase nascente:
abbiamo percorso solo i primi metri di un lungo percorso. Stiamo solo ora
affrontando il vero nodo: l'innovazione della “chimica verde” in particolare
nei coloranti e ausiliari tessili. Fino ad oggi le più attente e avanzate imprese
tessili sono riuscite a ottimizzare, selezionando nei processi i prodotti
chimici migliori, più sostenibili esistenti sul mercato, ma il percorso che ci
può portare a disporre sul mercato di coloranti e ausiliari al passo con le
richieste di sostenibilità è ancora lungo. Il primo problema che dobbiamo
risolvere è l'informazione: dobbiamo sapere cosa effettivamente c'è dentro i
coloranti e gli ausiliari che acquistiamo. Siamo ancora in una fase in cui dai
produttori della chimica ci viene soprattutto la richiesta di “fidarci” della
dichiarazione che un determinato prodotto sia conforme a un protocollo di
sostenibilità, in assenza di test chimici che ne provino l'effettiva conformità.
Ci viene richiesta trasparenza ma dobbiamo acquistare a scatola chiusa.
Maggiore trasparenza da parte dei produttori di coloranti e ausiliari
chimici: questo è oggi un nodo cruciale! Per sciogliere questo nodo è
necessario che tutti gli attori coinvolti intervengano, evidenziando e
premendo sui colossi della chimica per un cambiamento.
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Dienpi. Etichette e cartellini
www.dienpi.com
Dienpi è un'impresa nata dall'iniziativa di tre giovani imprenditori che si
dedica alla ricerca, progettazione grafica e realizzazione di etichette e
cartellini moda per l'abbigliamento realizzati con tecniche di lavorazione e
materie prime sempre nuove: carta, stoffa, pelle, eco-pelle, jacron. I prodotti
in pelle sono realizzati esclusivamente in Italia e tutte le etichette hanno un
lotto di identificazione, per permettere ai clienti di tracciare la partita di pelle
da cui provengono.
Intervista con Doriana Marini, amministratore
Il grado di sostenibilità di un capo d'abbigliamento non è dato solo dal
tessuto utilizzato ma anche dagli accessori che lo compongono. Anche le
etichette inserite per evidenziare il brand che ha prodotto l'articolo e
dare informazioni al consumatore sulle caratteristiche di ciò che sta
acquistando devono essere prodotte con criteri di rispetto ambientale e
sociale.
Per quanto piccola un'etichetta è un prodotto complesso. E' composta da
materie prime di diversa origine, tessuti ma anche pelle, cuoio, carta,
polimeri. E' realizzata con ricami, inchiostri, strass, pietre e altre
applicazioni estetiche e ognuno di questi materiali propone problematiche
ambientali specifiche che devono essere conosciute e gestite in sede di
progettazione.
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E' proprio la fase di progettazione il cuore di questa piccola e dinamica
azienda di Ascoli Piceno che sta facendo parlare di sé (anche) per il suo
impegno ambientalista. Come nasce un'etichetta sostenibile?
In primo luogo ascoltando le esigenze dei nostri clienti, tra i quali
compaiono nomi importanti del fashion system internazionale e che in
molti casi hanno una propria politica di produzione sostenibile, spesso
conseguente all'adesione a campagne ambientaliste, per cui garantire
l'assenza di sostanze chimiche pericolose sulle etichette è una priorità. Ma
la nostra politica ambientale non è solo una risposta alle richieste del
mercato della moda diventato più green in questi ultimi anni, è una
questione di cultura d'impresa che perseguiamo con passione. Progettare
un'etichetta è entusiasmante, occorre fare proprio lo stile del cliente e della
collezione a cui è destinata, scegliere i materiali e i trattamenti di
lavorazione a minor impatto ambientale senza pregiudicare l'effetto
estetico che si vuole ottenere. E con sorpresa ci siamo accorti che questa
attenzione ecologista ci permette di ottenere effetti ancor più originali. In
altre parole l'ecodesign è un ampliamento della creatività non un vincolo, ti
spinge a considerare soluzioni e materiali ai quali non avresti pensato nel
progettare un prodotto standard, con risultati stilisticamente interessanti.
Acceleratore sulla creatività e sulla ricerca quindi, un ricchissimo
archivio di idee e suggestioni, ma anche un modello organizzativo
rigoroso.
I nostri prodotti rispecchiano tutti gli standard di qualità richiesti dalle
vigenti normative in materia di protezione e di etica del lavoro e questo si
ottiene dedicando molta attenzione ai materiali utilizzati e al rapporto con i
fornitori. Privilegiamo materie prime sostenibili come ad esempio carta
riciclata o da piantagioni rinnovabili, pelle priva di cromo, inchiostri ad
acqua, tessuti da riciclo o dotati di certificazioni ambientali. Considerando
che su un'etichetta possono essere presenti fino a 12 materiali diversi e che
ogni anno realizziamo mediamente oltre 900 tipologie di etichette diverse,
(in totale circa 5 milioni di etichette di vario genere l'anno) garantire la
sicurezza dei prodotti finiti richiede un costante monitoraggio dei materiali
e delle attività svolte internamente e di quelle affidate a nostri fornitori. E
poiché la sostenibilità non è solo rispetto dell'ambiente ma anche
valorizzazione delle persone che concorrono a creare un prodotto, Dienpi
ha attivato l'iter che prevede il rispetto di tutte le regole e comportamenti
etici e nel 2014 ha ottenuto la certificazione SA8000.
Qualche progetto specifico orientato alla sostenibilità?
Vorrei citare la nostra linea etiECO, etichette fatte con pelle proveniente da
allevamenti italiani e conciata senza cromo ma con tannini naturali. Il
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risultato è un'etichetta lavabile con un buon grado di stabilità
dimensionale. La collezione Living Matter invece privilegia materiali da fibre
biologiche o riciclate, tele, canvas, carte fatte a mano, legno, jacron ed ecopelli certificate. Anche i colori utilizzati per colorare e stampare le etichette
di questa linea sono naturali, con tonalità che vanno dagli écru ai beige, al
tortora ai marroni, fino alla gamma degli avion. Si gioca con le forme, le
sovrapposizioni, le pieghe e le traforature delle etichette e dei cartellini
pendenti. Gli scarti dovuti alla fustellatura diventano raffinate basi per
nuovi accessori. Abbiamo anche ricercato e recuperato alcune antiche
tecniche di tintura naturale, tra le quali il blu chiaro che si ricava della
pianta del GUADO, tipica dell'Italia centrale. Inoltre a Barcellona, nel
maggio 2015, alla fiera Denim by Premiere Vision è stato presentata la Rete
ITS composta da aziende che a diverso titolo partecipano alla filiera del
Jeans e di cui Dienpi è partner. Nel corso dell'evento è stato presentato il
decalogo della sostenibilità che la Rete ITS si è data per affrontare in modo
integrato il tema. Un'iniziativa importante e la prima nel mondo del jeans
che valorizza le filiere territoriali sostenibili e innovative.
Che cos'è la smart label ideata da Dienpi?
E' un'etichetta intelligente, che dialoga con tutti gli smartphone e tablet
dotati di tecnologia NFC (Near Field Communication). Basta avvicinare il
telefono NFC all'etichetta e leggere ciò che appare sul display, pertanto si
propone come un ottimo strumento di informazione per dare al
consumatore informazioni sulle caratteristiche e sulla storia produttiva del
prodotto, quindi anche il suo contenuto in termini di sostenibilità. E' un
ottimo strumento nella lotta contro la contraffazione dei capi fashion ed è
resistente al lavaggio e ai vari trattamenti a umido. Noi crediamo sia un
valido strumento nella diffusione del consumo responsabile specie in un
comparto come quello della moda in cui la tracciabilità delle molteplici fasi
produttive di un articolo è un valore molto importante.
Si dice che la sostenibilità sia un viaggio e non un punto d'arrivo, quali
sono le prossime tappe del vostro viaggio?
La nostra principale attività è la stampa, usiamo molti inchiostri e colle.
Vogliamo farlo secondo gli standard ambientai e di sicurezza chimica più
ambiziosi. Per questo stiamo lavorando sui prodotti che usiamo per riuscire
a breve ad allinearci alle richieste l'impegno DETOX proposto da
Greenpeace e assumerlo pubblicamente.
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Giovanni Lanfranchi. Chiusure lampo
www.lampo.eu
La Ditta Giovanni Lanfranchi ha una storia antica. E' nata nella seconda metà
dell'800 per iniziativa di un coraggioso tecnico di un bottonificio bresciano
che decise di aprire una propria attività produttiva e di cogliere le
opportunità offerte dalla crescente lavorazione del corozo, allora tanto di
moda. Ha vissuto i fasti della rivoluzione industriale ma anche due guerre
mondiali, le restrizioni autarchiche del periodo fascista, quindi il boom
economico, la crescita di prestigio dei prodotti made in Italy fino alle vicende
più recenti che hanno modificato il profilo dell'industria della moda e spinto
l'acceleratore della internazionalizzazione.
Intervista a Gaetano Lanfranchi, CEO
Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda?
In oltre un secolo di storia la nostra azienda ha saputo innovarsi, aprirsi ai
nuovi mercati, confrontarsi con sfide importanti. Nata come bottonificio ha
saputo cogliere l'opportunità di specializzarsi in un campo che negli anni 30
era fortemente innovativo, quello delle chiusure lampo il cui uso si stava
diffondendo cambiando le abitudini dei consumatori. E' una storia di cui
siamo molto orgogliosi e che si concretizza in esperienza, competenze
tecniche, cultura d'impresa, valori da trasmettere di generazione in
generazione. Ma un passato importante non deve impedire di guardare
avanti, al contrario. Il punto di forza di un'azienda è nel mantenere il
piacere della ricerca e della sperimentazione, nel saper interpretare le
esigenze dei consumatori e del mercato anticipandole, dove possibile.
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Una chiusura lampo è un prodotto complesso, che riassume
funzionalità ma anche caratteristiche fashion: colori, fogge, design,
decorazioni.
Sono state inizialmente studiate per mimetizzarsi in alcuni capi, in altri
sono invece le vere protagoniste come confermano le ultime tendenze
moda. Le prime chiusure lampo furono realizzate alla fine dell'800, poi i
nuovi materiali, l'ingegnerizzazione del funzionamento di scorrimento, lo
studio dei carichi e delle tensioni hanno fatto sì che diventassero
componenti insostituibili in molti capi d'abbigliamento, nelle calzature, nelle
borse. Lanfranchi collabora con i principali brand realizzando prodotti che
coprono la fascia alta del mercato e studiati per abbinare estetica,
originalità e massima funzionalità. Spesso realizziamo piccoli lotti con
caratteristiche in grado non solo di soddisfare richieste di stile ma anche di
assicurare la resistenza dei materiali in contesti prestazionali o climatici
particolari. Una chiusura lampo destinata ad una borsa per il mercato cinese,
ad esempio, deve sopportare aggressioni chimiche ambientali completamente
diverse da quelle europee (calore,umidità, inquinamento, stoccaggio durante il
trasporto...). Talvolta si usano materiali preziosi come l'oro per impedire
l'ossidazione, in altri casi le galvaniche sono studiate per resistere a trattamenti
sui capi finiti come lo stone washing del jeans. Abbiamo anche brevettato una
zipper anticontraffazione (Taggie) posizionando nel cursore un dispositivo
permanente in grado di dare informazioni sulla provenienza del prodotto e
sulle sue caratteristiche grazie a un micro sistema RFID (Radio Frequency
Identification).
Come riuscite a garantire massima qualità e una così vasta varietà di
prodotti?
La nostra è un'azienda verticalizzata che svolge al proprio interno tutte le
fasi produttive, dalla tessitura del nastro alla lavorazione della parte
metallica, dentini, aletta e cursore. I nostri impianti tecnologici sono pensati
per garantire la massima versatilità rendendo possibili personalizzazioni
anche su piccoli lotti in modo da soddisfare le richieste del mercato. Questa
condizione ci consente non solo di realizzare un prodotto interamente
italiano ma anche di rispondere con efficienza garantendo la qualità e
contenendo nel contempo i costi ambientali, gli sprechi e le emissioni. Avere
il controllo degli step produttivi è la condizione per sperimentare nuove
soluzioni, operare in una logica di problem solving e realizzare programmi
di sostenibilità.
Lanfranchi ha scelto un approccio alla sostenibilità a 360 gradi. Le
iniziative assunte negli anni si concretizzano nell'installazione di
impianti fotovoltaici che consentono di risparmiare energia, in un
potente impianto di depurazione dei reflui, in una costante operazione
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di riciclo di tutti gli scarti della produzione e del packaging, in tecnologie
in grado di ridurre gli inquinanti e quindi le emissioni.
Da alcuni anni dedichiamo attenzione all'impatto ambientale delle nostre
produzioni con l'obiettivo di realizzare chiusure lampo non solo belle e
performanti ma anche a basso contenuto di CO2. Recente è l'inaugurazione
di un nuovo impianto di galvanica che, pur raddoppiando la capacità
produttiva, permette di ridurre del 30% il consumo di acqua e del 35% i
reflui. I fumi sono trattati secondo le BAT (Best Available Techniques) per
ottenere emissioni conformi ai più alti standard ecologici. Dopo aver
intrapreso queste iniziative verificandone l'efficacia abbiamo deciso di
accettare la sfida forse più impegnativa degli ultimi tempi sottoscrivendo
l'impegno Detox di Greenpeace che prevede l'eliminazione di 11 classi di
sostanze chimiche tossiche dalle lavorazioni. Una scommessa non facile per
un'azienda che oltre a produrre la componente tessile del prodotto deve
misurarsi con i trattamenti dei metalli notoriamente effettuati con l'ausilio
di sostanze chimiche aggressive. Ma crediamo che la capacità competitiva si
giochi oggi anche su questo terreno: mettere a disposizione del mondo della
moda accessori con una storia di autenticità e di rispetto ambientale e
sociale.
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Itaclab. Sviluppo collezioni e finissaggi
www.itaclab.com
Itaclab è un perfetto esempio della natura ibrida dell'industria della moda in
cui si fondono capacità creative e competenze sui materiali e i processi
manifatturieri. L'azienda si occupa dell'ideazione e dello sviluppo delle
collezioni per tutto ciò che riguarda il jeanswear e della realizzazione dei
prototipi e dei campionari sperimentando trattamenti e finissaggi sui capi. Fa
parte del gruppo Itac della famiglia Cossiri, guidato oggi dalla terza
generazione di imprenditori della famiglia.
Intervista ad Alfredo Cossiri, presidente
Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda?
Dal 2009 quando Itaclab ha iniziato la sua attività, ma anche prima, nelle
altre attività delle aziende del gruppo della nostra famiglia, abbiamo
sempre cercato si essere un passo avanti ai requisiti imposti dalle leggi in
materia di salvaguardia dell'ambiente, senza aspettare che la legge ci
obbligasse a prendere un'iniziativa nel caso la ritenevamo giusta. Così il
gruppo si è dotato di depuratori delle acque quando ancora le leggi italiane
non lo richiedevano e fin dall'inizio di questa azienda abbiamo istituito uno
stretto monitoraggio mensile sui consumi e sulla qualità delle nostre acque
industriali. Il nostro depuratore ad esempio è oggi particolarmente
avanzato e prevede un post trattamento biologico e con ozono.
Nella definizione di sostenibilità rientrano diversi campi di azione
(sociale, ambientale...), su quali oggi siete maggiormente impegnati?
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Per qualunque azienda che come la nostra opera esclusivamente Made in
Italy e nel pieno rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro, l'attenzione alla
sostenibilità sociale è – da sempre – un punto fermo, operando anche in un
sistema normativo in materia di lavoro e sicurezza molto avanzato e
stringente. Consideriamo quindi la sostenibilità sociale della nostra attività
un elemento forte e imprescindibile. La nostra principale attenzione – dopo
la sicurezza degli ambienti di lavoro – è sugli impatti ambientali delle nostre
lavorazioni, in particolare riguardo alla quantità e qualità dell'acqua che
utilizziamo e che re-immettiamo nell'ambiente e ai consumi energetici. La
ragione è che questi due elementi, acqua ed energia (l'acqua in particolare),
sono elementi critici nei nostri processi.
Quali sono stati i riflessi sui i processi produttivi?
Per quanto riguarda i processi, abbiamo sistematicamente e
progressivamente ottimizzato gli impianti e le tecnologie per ridurre l'uso di
acqua e di energia. Alla fondazione dell'azienda nel 2009 impiegavamo
circa 300 litri di acqua per ciascun capo trattato, oggi siamo arrivati a circa
100 litri per capo trattato, cioè con una riduzione di circa il 66% del
consumo di acqua. Nel 2009 la gran parte dei nostri trattamenti avveniva
con acqua a 60°, con grande impiego di energia per riscaldare l'acqua
stessa, mentre oggi siamo su una media di 30°, quasi a temperatura
ambiente, con un risparmio energetico del 50%. Abbiamo anche introdotto
nuovi processi e materiali: un successo di quest'anno è la completa
eliminazione della formaldeide. Anche in questo caso siamo andati oltre le
norme di legge che ne consentono l'uso al di sotto di determinate soglie.
Abbiamo preferito essere più radicali e diventare formaldeide-free.
E sull'organizzazione aziendale?
Il primo pilastro su cui basiamo il nostro impegno alla sostenibilità e il
ruolo della nostra R&S e del laboratorio interno di analisi chimiche e fisiche.
I nostri tecnici ricercano sistematicamente i prodotti e i trattamenti chimici
a più basso impatto per sostituire quelli a maggiore impatto e
tecnologicamente inferiori. Il laboratorio analizza sistematicamente i
prodotti chimici che usiamo per verificarne la conformità alle schede
tecniche ed ai nostri parametri di sicurezza e performance. L'uso di
qualunque prodotto chimico in produzione è condizionato al via libera del
laboratorio. Se un cliente ci chiede un trattamento particolare per il quale
sono necessari ausiliari chimici che non rientrano nei nostri standard, il
laboratorio non dà il via libera e di conseguenza rinunciamo ad applicare
quel trattamento. Il secondo pilastro è il rapporto stabile con i nostri
fornitori di prodotti chimici. E' una chiara politica, anzi direi una cultura
dell'azienda: manteniamo rapporti duraturi con i fornitori, anche al di la
delle convenienze di prezzo. Pensiamo infatti che la prima vittima della
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ricerca esasperata del prezzo e delle “guerre sui prezzi” tra i fornitori sia la
possibilità di collaborazione. C'è bisogno di partnership. Pensiamo che la
collaborazione, in ultima analisi, sia vantaggiosa. In questo modo riusciamo
a stabilire un rapporto trasparente con i fornitori in particolare riguardo
alle informazioni sulle formulazioni chimiche. Sappiamo ciò che
effettivamente c'è nei prodotti chimici che usiamo. Possiamo inoltre
lavorare con i nostri fornitori per minimizzare o eliminare le sostanze
chimiche che riteniamo potenzialmente pericolose.
La sostenibilità conviene? Quali sono stati i risultati in termini di
sviluppo del business?
La sostenibilità è un fattore chiave della nostra posizione sul mercato. Si è
generato una sorta di circolo virtuoso. La nostra visione ci ha portato ad
essere apprezzati da clienti, soprattutto nord europei e americani,
particolarmente sensibili alla sostenibilità. Lavorare con loro, inclusi gli
audit ( spesso molto ambiziosi e restrittivi ) che abbiamo sostenuto, ci
hanno fatto crescere, acquisire know-how specifico, incentivato a migliorare
i processi. Anche grazie a questo la qualità ambientale dei nostri processi
oggi ci distingue sul mercato. Se guardiamo oggi al nostro portafoglio
clienti, vediamo che si è realizzata una selezione naturale per cui la nostra
clientela oggi è composta prevalentemente da aziende e marchi sensibili
alla sostenibilità. Dedicarsi a questi clienti può anche essere considerato un
limite in termini di potenzialità di crescita, ma anche in questo caso la
fiducia e la collaborazione con questo segmento di clienti ci rende più forti.
Si dice: la sostenibilità è un viaggio e non un punto d'arrivo. Quali sono
le prossime tappe del vostro viaggio?
In effetti il viaggio nella continua ricerca di ottimizzazione dei consumi idrici
ed energetici prosegue con grande impegno. Altrettanto importante nei
prossimi mesi sarà allinearci ai protocolli più ambiziosi in materia di
eliminazione delle sostanze chimiche pericolose. Abbiamo già cominciato a
lavorare per la prossima imminente tappa: allinearci al protocollo Detox,
sostenuto da Greenpeace, a cui pensiamo di aderire con impegno pubblico
formale nei prossimi mesi.
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Italdenim. Filatura e tessitura
www.italdenim.it
Italdenim è un'azienda lombarda che progetta e realizza il tessuto per i migliori
brand globali di jeanseria. Con una produzione annuale di 5 milioni di metri di
tessuto, è una delle aziende leader europee nel segmento di mercato del tessuto
per jeans. Ultimamente ha fatto parlare di sé per avere sottoscritto - prima al
mondo tra i produttori di denim - la campagna Detox di Greenpeace.
Intervista a Gigi Caccia, CEO
Ogni anno vengono prodotti al mondo oltre 2 miliardi di paia di jeans a
conferma di quanto questo capo d'abbigliamento sia irrinunciabile ed
insostituibile. Come si inserisce la cultura della sostenibilità nel
mercato del Denim?
In questo momento stiamo vivendo un fenomeno interessante e non mi
riferisco solo alla costante domanda di denim da parte del mercato della
moda. Mentre la cultura digitale sembra al centro di ogni relazione e alla
base della rappresentazione che ognuno dà di sé, si avverte una nuova
attenzione da parte dei consumatori alla qualità di ciò che si acquista.
L'effetto tattile di un tessuto, la sua storia produttiva tornano a essere
importanti. Produrre con criteri ecologici è un modo per rispondere anche a
questa domanda di autenticità fornendo ai consumatori tessuti belli e
performanti ma anche ecologici ed etici.
p. 20
Quale è stato il significato dell'impegno Detox per Italdenim?
La sottoscrizione di Detox è stato un atto importante della storia di
Italdenim e corona uno sforzo iniziato alcuni anni fa. Da tempo infatti
lavoriamo per ridurre l'impatto ambientale delle nostre lavorazioni, per
abbassare i consumi idrici ed energetici e le emissioni. La nostra è
un'azienda che svolge al proprio interno tutte le fasi di lavorazione del
cotone, dalla filatura all'orditura e alla tessitura fino a tutti i processi di
nobilitazione. Solo una parte marginale delle lavorazioni è affidata a terzi.
La presenza nella nostra sede di Inveruno di tutte le fasi produttive ci
permette di operare il pieno controllo sui processi e sulle modalità con cui
vengono svolti, condizione fondamentale per monitorarne gli effetti
ambientali e attivare azioni migliorative.
Ma come nasce un tessuto sostenibile?
Il grado di sostenibilità di un tessuto denim è dato da molti fattori che
vengono considerati in fase di progettazione del tessuto, a partire dalla
materia prima. Ci interessano i cotoni biologici certificati GOTS, quelli
provenienti da produzioni etiche Fair Trade e il cotone BCI, inoltre
recuperiamo tutti gli scarti di produzione e li ricicliamo. Anche il poliestere
utilizzato in alcune linee di prodotto proviene da PET second life. Ma la
caratteristica ecologica di un paio di jeans è data soprattutto dai processi
tintoriali, dai lavaggi, dai finissaggi. Nei trattamenti di nobilitazione, cioè di
bozzima, tintura, lavaggio e finissaggio, privilegiamo soluzioni a basso
impatto ambientale come le tintura con indaco e ausiliari tessili che sono il
frutto di nostre ricerche. Anche le tecnologie sono gestite per ottenere la
massima resa con i minori consumi di energia, acqua e composti chimici.
Naturalmente la ricerca delle soluzioni più ecologiche si abbina allo studio
delle migliori performance del tessuto che deve avere effetti estetici e tattili
coerenti con i trend della moda ma anche le giuste funzionalizzazioni in
termini di vestibilità.
Produrre del jeans a basso impatto ambientale non è semplice. Come ci
riuscite?
La lavorazione del denim comporta molti passaggi con alti consumi idrici ed
emissioni di reflui carichi di coloranti ed ausiliari tessili, la gestione delle
acque reflue riveste un ruolo importante. L' impianto di depurazione di
Italdenim copre un'area di 5000 m2, gli scarichi idrici vengono convogliati
per essere sottoposti a trattamenti enzimatici e biologici prima di procedere
alla separazione dei fanghi poi inviati al processo di disidratazione.
Depurare bene è fondamentale, abbiamo investito risorse importanti per
abbattere gli inquinanti potenzialmente presenti nei reflui ma siamo
convinti che per ridurre la presenza di sostanze chimiche pericolose per
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l'ambiente l'approccio migliore sia quello di non usarle, come chiede lo
stesso impegno Detox. Per questo abbiamo sposato con convinzione il
progetto SavetheWater che rappresenta un'innovazione nella fase di
preparazione dei filati d'ordito alla tessitura. Nei processi tradizionali, allo
scopo di rendere più resistente l'ordito alle sollecitazioni del telaio, viene
utilizzato un filo sintetico idrosolubile la cui eliminazione richiede circa 300
litri di acqua per ogni chilo di tessuto, energia e detergenti chimici. Noi
abbiamo scelto di utilizzare il chitosano, un polimero naturale
biodegradabile ottenuto dagli scarti dei crostacei usati nell'industria
alimentare, messo a punto e brevettato dal Centro Ricerche Canepa
Evolution in collaborazione con i laboratori CNR – Ismac di Biella. L'utilizzo
del Chitosano permette di ridurre drasticamente sia il consumo di acqua
che di energia e di abbattere l'uso di detergenti, sbiancanti e altri agenti
chimici. Il trattamento agisce inoltre da igienizzante, una caratteristica che
resterà sul tessuto e sul capo finito. E' l'esempio di come sia non solo
possibile ma anche necessario migliorare il prodotto e nel contempo fare in
modo che la produzione non penalizzi l'ambiente. E' questo il senso della
ricerca sui materiali tessili oggi e il terreno su cui intensificare la sinergia tra
imprese e centri di ricerca.
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ITV Denim. Filatura e tessitura
www.itvdenim.com
ITV nasce nel vicentino nel 1972 grazie all'intuizione e alla profonda
conoscenza del settore tessile di Romano Gnutti, tutt'ora Presidente di
questa azienda a conduzione familiare che è giunta oramai alla terza
generazione. Negli anni '90 buona parte della produzione viene trasferita in
Abruzzo, regione che ha trovato nella produzione del jeans una propria
peculiarità industriale.
In un'area di 24 mila metri quadrati ITV Denim effettua tutte le fasi del
processo produttivo del denim: dalla filatura del cotone alla tintura del filo,
dalla preparazione alla tessitura fino ai finissaggi e ai lavaggi.
Intervista a Paolo Gnutti, Vicepresidente
Come entra la sostenibilità nel vostro business?
La sostenibilità rappresenta un impegno che perseguiamo con passione da
anni. Siamo convinti che un'impresa debba fare business e porre come
priorità il proprio conto economico, ma il modello industriale che abbiamo
creato e che vogliamo rafforzare si basa su una costante ricerca di soluzioni
tecniche in grado di garantire al tessuto ottimi risultati estetici e
performanti con un basso costo ambientale, senza dimenticare l'etica che
da sempre è un valore fondamentale della nostra famiglia e della nostra
azienda. La crescente richiesta di standard ecologici da parte dei brand ci
conferma che abbiamo intrapreso la strada giusta.
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Quanto sono importanti le materie prime nel garantire un jeans
sostenibile?
La principale fibra utilizzata nel denim è naturalmente il cotone che, come
sappiamo, ha un impatto ambientale elevato richiedendo nella fase di
coltivazione molta acqua e molte sostanze chimiche come insetticidi,
fertilizzanti, diserbanti. Inoltre il cotone rappresenta spesso storie di
sfruttamento e di povertà. Per questo privilegiamo il cotone BCI (Better
Cotton Initiative) che consente di supportare le comunità di agricoltori dei
paesi in via di sviluppo e le loro comunità o cotoni prodotti in filiere
certificate ed etiche. Inoltre le nostre collezioni utilizzano fibre naturali
come il lino e la seta e naturalmente elastomeri che acquistiamo da
fornitori selezionati. Stiamo tra l'altro lavorando a progetti legati allo
sviluppo del territorio. Ci interessa sviluppare con fornitori e i clienti progetti
di collaborazione e ricerca. In particolare con i fornitori di coloranti ed
ausiliari chimici possiamo trovare il modo di ridurre le sostanze chimiche
pericolose nei processi di tintura, finissaggio e lavaggio dei tessuti.
Ci può fare un esempio concreto?
Da qualche tempo stiamo sperimentando e proponendo ai nostri clienti
denim tinto in filo con scarti provenienti da industrie vinicole. Un'iniziativa
dagli effetti estetici sorprendenti perché il tessuto, partendo dal colore blu
classico del denim, può cambiare nuance cromatica in funzione della
temperatura e dell'acidità del bagno mantenendo un buon grado di
solidità. Inoltre utilizzando vino, cioè sostanze biologiche e non coloranti
sintetici non si hanno emissioni inquinanti negli scarichi idrici. Un
esperimento interessante che consente anche di valorizzare scarti
dell'industria vinicola e di cui ITV Denim detiene il brevetto mondiale.
Le tecnologie possono avere un ruolo nella ricerca di un tessile più
sostenibile?
La filiera del denim utilizza molta energia, molte sostanze chimiche e grandi
quantitativi di acqua. Per fortuna negli ultimi anni i produttori meccano
tessili hanno messo a punto impianti in grado di contenere questi volumi.
Ma perché l'offerta di tecnologie sia ancora più efficace in termini di
sostenibilità è necessario sviluppare una collaborazione costante tra
industria tessile, chimica e meccanica. In collaborazione con un produttore
meccano-tessile abbiamo studiato e brevettato 'ONE DROP' un impianto di
lavanderia innovativo che consente di recuperare l'80% dell'acqua di
processo e di operare senza sostanze chimiche. Una vera rivoluzione nel
nostro comparto attorno alla quale abbiamo creato una particolare linea di
tessuti.
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L'attenzione alla sostenibilità si traduce in effetti anche nel modello
organizzativo?
La sostenibilità non può essere limitata al rispetto delle leggi vigenti, è uno
sforzo di miglioramento continuo. Un ruolo importante deve quindi essere
attribuito alla fase di progettazione del tessuto che nel nostro caso si ispira
a principi di eco-design, cioè alla ricerca di soluzioni che consentano di
soddisfare le aspettative cromatiche, tattili e funzionali del mercato ma con
le modalità più efficaci dal punto di vista ecologico. Il nostro ufficio stile è
un po' il cuore di questo modello operativo e ha in sé anche le attività di
Ricerca e Sviluppo. ITV Denim è inoltre un'impresa verticalizzata che opera
in due stabilimenti produttivi praticamente a chilometro 0. Questo ci
consente di monitorare ogni singola fase produttiva, di individuare le
criticità e di seguire gli effetti delle innovazioni introdotte. Inoltre abbiamo
ottenuto le certificazioni EMAS ed Oekotex, esperienze che contribuiscono a
rafforzare la prassi della raccolta e dell'analisi oggettiva dei dati, un
approccio fondamentale per affrontare il tema della sostenibilità.
Quanto è importante il territorio nella cultura industriale della
sostenibilità?
L'industria tessile ha un forte radicamento nella storia locale e questo è
certamente un punto di forza. La collaborazione tra imprese vicine consente
di essere più efficaci nel rispondere alle richieste del mercato, di crescere
insieme e di affrontare meglio i momenti di difficoltà. Per questo abbiamo
aderito a Rete ITS che raggruppa aziende marchigiane ed abruzzesi della
filiera del jeans e che ha posto al centro della propria riflessione proprio il
tema del jeans sostenibile.
Prossimi progetti?
Contiamo di consolidare il lavoro di eliminazione delle sostanze chimiche
pericolose allineandoci ai protocolli più avanzati, stiamo verificando la
concreta possibilità di aderire all'impegno DETOX entro il 2015
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Mantero Seta. Tessitura e stampa della seta
www.mantero.com
Mantero Seta ha le sue radici nel territorio del distretto di Como dove è stata
fondata nel 1902. In oltre 100 anni di storia, la famiglia del fondatore
Riccardo Mantero ha stabilmente mantenuto l'impegno nella proprietà e
nella gestione dell'azienda che oggi è guidata dalla quarta generazione di
imprenditori. L'attività copre l'intero ciclo di creazione, produzione e
distribuzione di tessuti e accessori tessili, maschili e femminili. La clientela è
internazionale e include gran parte dei marchi del lusso e della moda, ma
anche alcuni grandi marchi del fast fashion.
Intervista a Franco Mantero, CEO
Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda?
E' la nostra storia: il legame con il territorio ci ha insegnato che il successo
di un'azienda dipende dal valore dei suoi collaboratori e dalla qualità
dell'ambiente in cui si trova; il nostro lavoro, tra artigianato e industria, è
plasmare con grande cura prodotti difficili, questo ci ha insegnato a
valorizzare le competenze dei nostri collaboratori e dei nostri fornitori;
infine, il rispetto delle idee e dei bisogni di ciascun cliente è stata la stella
polare di Riccardo Mantero quando fondò l'azienda oltre 100 anni fa. E'
quello che oggi si chiama gestione per gli stakeholder, e sono i principi
fondamentali del mission statement di Mantero Seta.
In quali campi d3lla sostenibilità siete oggi maggiormente impegnati?
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Nell'ultimo anno i nostri clienti ci hanno chiesto un cambio di velocità per
eliminare dalle nostre lavorazioni le sostanze chimiche pericolose per
l'ambiente e la salute di consumatori e cittadini, anche se il loro uso è
consentito dalle leggi e norme sull'ambiente e la sicurezza. Prendiamo sul
serio questa esigenza dei nostri stakeholder e lavoriamo per rispettare gli
impegni che con loro abbiamo preso. Il rispetto degli impegni presi, sempre
e seriamente, è per la nostra azienda un valore fondamentale. E' una sfida
che ci ha portato ad innalzare la sensibilità a nuovi aspetti della gestione
dei prodotti chimici in tutta l'azienda superando la sola conformità alle
norme di sicurezza e considerando la sostenibilità delle sostanze chimiche
una componente a pieno titolo della qualità dei nostri prodotti.
Quali sono stati i riflessi sui processi produttivi?
I nostri processi produttivi sono allineati alle migliori tecnologie, sul piano
tecnico si è trattato di analizzare e valutare sulla base di nuovi parametri gli
ausiliari chimici e i coloranti che utilizziamo e di sostituire quelli che non
sono conformi ai nuovi standard che ci siamo imposti, non è un processo
facile, non sempre esistono soluzioni che garantiscono le performance di
prodotto che i clienti ci richiedono e non sempre le informazioni che
riceviamo dai fornitori di prodotti chimici sono trasparenti o sufficienti.
E quelli sull'organizzazione e i rapporti con i fornitori?
Forse ancora più importante è stato diffondere in modo pervasivo
all'interno dell'azienda tra tutti i nostri collaboratori la cultura della
sostenibilità come fattore fondamentale della qualità del prodotto, che ha
ha che fare con la visione dell'azienda e non solo con il burocratico rispetto
delle norme. Allineare tutta l'azienda a questo obiettivo è per noi l'unico
modo di raggiungerlo. E' in questa prospettiva che abbiamo creato una
nuova task force che ha il compito di monitorare e valutare tutti gli aspetti
della qualità sostenibile dei nostri processi e prodotti. C'è infine un riflesso
sui rapporti con la nostra supply chain. Abbiamo scoperto dei valori
nascosti, che non avevamo finora percepito, in alcuni nostri fornitori, che
già avevano investito in processi innovativi più puliti e in certificazioni
ambientali. Nella gran parte dei casi abbiamo ampliato il dialogo con i
fornitori e aumentato lo scambio di informazioni, rafforzando quindi la
partnership. E' stato un effetto, dobbiamo confessare, inatteso ma
particolarmente interessante: da problema si è trasformato in opportunità,
permettendoci di valorizzare meglio la nostra supply chain.
Quali sono stati i risultati in termini di sviluppo del business?
Noi crediamo che la richiesta di sostenibilità che viene dai nostri clienti non
sia un fattore occasionale, un ciclo come tanti della moda. Lo riteniamo una
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componente ineludibile del modello di business di ogni azienda nel tessile
moderna. Per chi basa la sua formula imprenditoriale sulla qualità è un
fattore di successo nella competizione internazionali. Chi non è in grado di
dimostrare un serio impegno sulla sostenibilità sarà progressivamente
espulso dal mercato. Dal punto di vista di un'impresa italiana o europea,
questa prospettiva offre da subito un vantaggio competitivo rispetto ad
imprese localizzate in Paesi il cui unico vantaggio è rappresentato dal costo
e in cui, proprio per sfruttare al massimo i bassi costi, il quadro normativo
in materia di sostenibilità è mantenuto debole. Già vediamo i primi risultati,
i nostri clienti hanno potuto misurare l'impegno che abbiamo profuso per
rispondere alla richiesta di sostenibilità, alcuni, tra i più sensibili a questi
temi, hanno cominciato a lavorare con noi proprio in corrispondenza di
questo impegno.
La sostenibilità è un viaggio e non un punto d'arrivo, quali sono le
prossime tappe?
Il primo obiettivo è consolidare i risultati ottenuti nella eliminazione delle
sostanze chimiche pericolose così da poter assumere pubblicamente un
impegno pubblico basato sugli standard più ambiziosii, l'impegno DETOX
proposto da Greenpeace è quello su cui stiamo lavorando. Per Mantero il
tema dei prodotti chimici ha un valore particolare, soprattutto per i
coloranti. Il core business dell'azienda è il colore che arricchisce i nostri
tessuti, per restare i migliori al mondo nella gestione dei colori investiamo
in innovazione e nella ricerca di materiali. L'innovazione nelle formulazioni
chimiche per eliminare tutte le sostanze pericolose è la direttrice principale
della ricerca e dell'innovazione, non può quindi che essere anche il nostro
principale ambito di innovazione. La nostra ambizione è di anticipare il
mercato, adottare per primi le formulazioni più sostenibili, esercitare una
pressione affinché le case produttrici di coloranti brucino le tappe
nell'introdurre nuovi e più sostenibili prodotti sul mercato. Abbiamo poi un
secondo obiettivo, quello di una maggiore trasparenza su tutti gli aspetti
della sostenibilità all'interno della filiera. Per i clienti significa dimostrare le
caratteristiche di sostenibilità dei nostri prodotti con maggior trasparenza
sui nostri processi produttivi. Per noi essere trasparenti con i clienti non
significa altro che essere un interlocutore professionale competente e serio.
Con i fornitori trasparenza significa definire obiettivi di lungo termine e
adottare relazioni collaborative che consentano la loro realizzazione. Ci è
chiaro tuttavia che trasparenza non significa trasformare l'azienda in una
'casa di vetro'. Spesso il nostro lavoro consiste nell'invenzione di processi e
combinazioni di materiali che soddisfano richieste personalizzate dei nostri
clienti, ingredienti e ricette “segreti” che rendono un prodotto unico. Questi
segreti sono il nostro know-how e la base del nostro vantaggio competitivo,
non possono che restare, appunto, segreti industriali.
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Radici Group. Fibre Chimiche
www.radicigroup.com
Radici Group è una multinazionale radicata in Italia, in particolare nelle valli
bergamasche dove è nata nella prima metà del 900. Oggi conta stabilimenti e
sedi commerciali in Europa, Stati Uniti, Sud America, Asia dove, con oltre
3000 addetti, svolge attività diversificate e focalizzate nei settori della
chimica, delle materie plastiche, delle fibre sintetiche e dei non tessuti. La
componente tessile della produzione trova applicazioni nell'abbigliamento,
nell'arredamento, nell'automotive, nelle pavimentazioni, nei tessili tecnici.
Radici Group è tra i leader mondiali per la produzione del poliammide, fibra
meglio conosciuta come nylon. Da sempre Radici Group è fortemente
orientata alla ricerca e all'innovazione tecnologica e dedica significative
risorse per migliorare le performance dei propri prodotti anche dal punto di
vista ambientale.
Intervista a Filippo Servalli, direttore marketing e responsabile dei programmi di
sostenibilità
Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda?
L'industria chimica, forse prima di altri comparti industriali, ha imparato a
misurarsi con gli effetti delle proprie lavorazioni sull'ambiente e sulla salute
delle persone, siano queste addetti ai processi di lavorazione o consumatori
finali che utilizzeranno i manufatti realizzati. Le preoccupazioni
dell'opinione pubblica rispetto alle emissioni dei processi, ancor prima degli
obblighi legislativi, hanno stimolato politiche di monitoraggio ed azioni
preventive e correttive. Trasformare gli approcci precauzionali nella
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gestione del rischio chimico in politiche per la sostenibilità dei processi e dei
prodotti è un'evoluzione naturale che conferma la maturità dell'industria
chimica
Come si trasforma questa sensibilità in una prassi industriale?
Essere consapevoli dei potenziali effetti ambientali delle proprie attività ma
anche del proprio ruolo sociale è il primo passo per un'impresa che voglia
misurarsi sul tema della sostenibilità. Ciò non può prescindere da una
misurazione sistemica e rigorosa di indicatori non solo ambientali ed
economici, ma anche relativi a diritti umani, pratiche e condizioni di lavoro,
responsabilità di prodotto. Un approccio che si sintetizza nel nostro motto:
“si può gestire ciò che si può misurare”. In concreto questa filosofia
aziendale si traduce nell'impegno a fornire ai nostri clienti informazioni
scientifiche sull'impatto ambientale dei prodotti con dati verificabili che
possano essere realmente confrontabili e nel trovare soluzioni che
permettano migliori performance ambientali senza ridurre qualità e
performance dei prodotti.
Il sistema industriale oggi ha a disposizione strumenti efficaci quali ad
esempio la metodologia LCA (Life Cycle Assessment) che consente di
pesare le performance ambientali dei processi, per poi elaborare ed
ottenere specifiche EPD (Environmental Product Declaration) che
qualificano il prodotto in base al suo specifico costo ambientale.
Radici Group ha sottoposto a LCA le principale categorie di prodotti e
questo ci ha consentito ad esempio di confrontare in termini ambientali
fibre vergini con fibre da PET riciclato valutando i diversi consumi energetici
ed idrici e l'impronta dei singoli filamenti in termini di CO2 equivalente. E'
un'attività di valore scientifico che spinge al miglioramento continuo non
solo nella singola azienda ma tutti i produttori che realizzano prodotti
simili. Radici Group è stata infatti la prima azienda in Europa a sviluppare
la PCR (Product Category Rules) nell'ambito delle fibre man made
stabilendo parametri e regole ambientali che rappresentano un modello di
riferimento per il sistema produttivo internazionale. La nostra azienda è
stata inoltre la prima realtà chimica in Europa ad aver ottenuto gli attestati
di conformità OEF (Organisation Environmental Footprint) e PEF (Product
Environmental Footprint)
Come si trasferisce questo impegno nei prodotti che Radici Group studia
e realizza?
Per quanto riguarda la produzione di fibre man made la strategia
sostenibile di RadiciGroup comprende più assi di sviluppo. Consapevoli
della necessità di ridurre la dipendenza dei nostri prodotti dalle fonti fossili
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abbiamo sviluppato una linea di biopolimeri, in particolare bio-poliammidi
ottenuti parzialmente o totalmente da fonti rinnovabili, nello specifico
integrando il polimero da sintesi con cellulosa da semi di ricino. La seconda
linea produttiva riguarda filamenti ottenuti dal riciclo post industriale (gli
scarti di produzione) e post consumo, cioè il PET derivato dal riciclo delle
bottiglie di plastica. I poliesteri ottenuti, sottoposti a LCA hanno dimostrato
di avere un costo ambientale decisamente inferiore rispetto a quelli vergini,
senza dimenticare la notevole riduzione di consumo di acqua, oltre il 95%,
per i filati tinti in massa.
E' possibile citare Radici Group come un esempio di eco design?
L'eco progettazione parte dalla materia prima ed include tutte le diverse
fasi di lavorazione sino al prodotto finito. Solo in questo modo si possono
progettare materiali non solo caratterizzati da un basso impatto
ambientale perché nati da processi industriali che implicano basso
dispendio energetico, ma che sono a loro volta riciclabili. Nel caso specifico
di RadiciGroup, il percorso virtuoso che sta attuando lungo tutta la sua
filiera, va proprio in questa direzione: eco design e ottimizzazione dei
processi produttivi per un riciclo sostenibile, dal polimero ai tecnopolimeri
sino ai filati. Se prendiamo il caso delle fibre sintetiche di nylon per
esempio, dalla loro rigenerazione meccanica si può ottenere materiale
plastico, cioè tecnopolimeri, senza la necessità di processi chimici, come la
depolimerizzazione, molto dispendiosi sia in termini di energia che di
emissioni.
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Tessitura Attilio Imperiali. Tessitura della seta
www.attilioimperiali.it
Como è il distretto della seta ma negli anni ha subito la stimolante
contaminazione delle fibre manmade riuscendo ad abbinare tradizione e
innovazione, stile e performance tecniche, estetica e ricerca. In questa storia
che sa insieme di passato e di futuro, si inserisce la Tessitura Attilio Imperiali
di Lurate Caccivio le cui origini si radicano nella seconda metà del XIX secolo
anche se la nascita dell' azienda nella sua attuale configurazione risale agli
anni sessanta. All'epoca la produzione era focalizzata sui tessuti da sposa e
da cerimonia. La crescita è stata rapida e negli anni successivi è stato creato il
reparto di tessuto per calzature rafforzando l'offerta di tessuti per il fashion a
360 gradi. Oggi Tessitura Attilio Imperiali produce tessuti ad alto contenuto
fashion per i principali brand internazionali, tessuti che spaziano
dall'abbigliamento agli accessori, calzature e borse.
Intervista Giovanni Di Gristina, Direttore Generale
Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda?
Il nostro lavoro è una continua ricerca di disegni, nuances, effetti tattili ma
anche funzionali. La sensibilità verso tematiche ecologiche è sempre stata
presente nella cultura della nostra azienda e negli ultimi anni ha avuto
modo di esprimersi a partire da un monitoraggio dell'impatto ambientale
delle lavorazioni. Un impegno che condividiamo con i nostri fornitori di
materie prime e con le imprese della nobilitazione che lavorano i nostri
tessuti. Un lavoro di squadra che è alla base del successo della nostra
azienda.
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Tessitura Attilio Imperiali è una media azienda che ha scelto di giocare
la sua partita anche all'estero consapevole del prestigio internazionale
acquisito dal distretto comasco e dalle sue produzioni. Una strategia
che ha dato buoni risultati: la produzione annuale è infatti di 400.000
metri di tessuti che contribuiscono a rendere uniche le collezioni di
importanti case di moda.
Il modello organizzativo di Tessitura Attilio Imperiali è improntato a
flessibilità e problem solving. Sulla base delle proposte elaborate dall'ufficio
stile e condivise con i clienti, si avviano i processi produttivi interni
(preparazione e tessitura) e quelli esternalizzati (tintura, stampa,
finissaggio, accoppiatura). Abbiamo una vastissima gamma di proposte ma
la star della nostra produzione rimane il “Raso Imperiali”, studiato
appositamente per calzature e borse. E' un tessuto pieno, corposo ma allo
stesso tempo dolce al tatto, fornito in centinaia di varianti colori, di
accoppiature (tela, maglina, microfibra, garza...) e sviluppato con vari effetti
estetici grazie a laminazioni, trattamenti al laser, ricami. Ogni campione ha
una storia di creatività e lavorazione che lo rende unico. Per le nostre
collezioni privilegiamo fibre naturali di pregio come seta e lino ma anche le
fibre artificiali, in particolare viscosa, in grado di dare resistenza e tenacità
a tessuti destinati a calzature e borse.
Una rapida visita all'ufficio stile dell'azienda e non si hanno più dubbi: il
management di Tessitura Attilio Imperiali non sembra dar credito a chi
sostiene che i tessuti green debbano essere inevitabilmente poveri e
privi di effetti moda mentre i tessuti fashion possano essere realizzati
solo al prezzo di un alto impatto ambientale.
E' proprio questa la nostra scommessa: realizzare tessuti fantastici ma nel
contempo ridurre il costo richiesto all'ambiente in termini di acqua di
processo ed emissioni. Il tema della sostenibilità è maturato negli ultimi
anni come esigenza personale ed aziendale prima ancora che come
risposta alle richieste dei nostri clienti. Certo la domanda di tessuti privi di
sostanze chimiche tossiche è cresciuta nell'ultimo triennio e ci ha spinto ad
approfondire un percorso che avevamo solo intravisto. Da anni infatti
operiamo con azioni di compensazione della CO2 prodotta dalle attività
produttive che ci impegnano nella piantumazione di alberi in aree
periferiche della nostra regione con il progetto ReteClima ma abbiamo
capito che questa attività a cui siamo comunque molto affezionati non era
sufficiente. Era necessario approfondire la conoscenza delle nostre attività
produttive, individuare le criticità, impostare con i nostri fornitori azioni
correttive. Un percorso iniziato da poco ma che ci ha spinto a sottoscrivere
nel settembre 2014 l'impegno Detox lanciato da Greenpeace che prevede
l'eliminazione dalla catena produttiva di 11 classi di sostanze pericolose.
p. 33
La sostenibilità per Tessitura Attilio Imperiali non si limita alla gestione
del rischio chimico e delle emissioni seppure questo rappresenti una
priorità coerentemente con i trend del mercato e con la propria vision
ambientalista, ma si esprime anche in una serie di iniziative sociali, in
particolare finalizzate ai giovani e a supporto di scuole e università.
Il progetto Fashion Academy è stato realizzato nel 2014 e ha coinvolto sul
tema del tessile sostenibile un gruppo di promettenti fashion design, mentre
è tuttora attiva la collaborazione con il laboratorio sartoriale Reedo di
Rimini. Scampoli e prove di tessuti sono inoltre a disposizione di studenti e
giovani stilisti perché li valorizzino in progetti di riuso creativo. Puntare sui
giovani, aprire la nostra azienda ai futuri stilisti è uno dei nostri modi di
intendere la missione di un'azienda sostenibile che non si limita a realizzare
business ma che si propone come soggetto culturale nei rapporti con le
comunità con cui si relaziona. E investire sui giovani significa assicurarsi un
futuro migliore.
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Wash Italia. Sviluppo prodotto e finissaggi
www.washitalia.it
Wash Italia è una lavanderia e tintoria industriale specializzata nella
lavorazione dei capi prodotti da importanti brand italiani ed internazionali.
L'azienda nasce nel 1986 per iniziativa di un gruppo di imprenditori locali con
il nome di Lavanderia Italia snc. La crescita è rapida e nel 2003 con l'ingresso
della compagine sociale di importanti imprenditori del settore diventa una
spa con il nome Wash Italia. Negli anni il complesso industriale e la dotazione
tecnologica sono stati ampliati e potenziati. E' cresciuto anche il numero degli
addetti, che oggi sono 60, e l'indotto, cioè la rete di fornitori che collaborano
con noi. La capacità produttiva supera i 20.000 pezzi al giorno.
Intervista a Alfredo D'Acchioli, Presidente e Amministratore Delegato
Perché avete deciso di impegnarvi sul fronte della sostenibilità?
In primo luogo per sensibilità e convincimenti fortemente radicati nel
management dell'azienda. Occorre tenere presente che in Italia e in Europa
le leggi e le normative ambientali sono particolarmente stringenti e
impongono alle imprese comportamenti corretti e preventivi. Ma questo
non è sufficiente perché essere sostenibili significa fare del proprio meglio
per ridurre gli effetti negativi della propria attività economica sull'ambiente.
A sollecitarci a impegnarci su questo fronte sono anche i nostri clienti,
alcuni dei quali importanti nomi del lusso internazionale che hanno
sposato l'impegno ecologista e che ci chiedono quindi di condividere un
approccio più responsabile.
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In che modo contate di ottenere risultati tangibili?
Per quanto la nostra azienda operi nel rispetto delle leggi e del regolamento
Reach ci rendiamo conto di aver molto lavoro da fare per arrivare
all'obiettivo impatto zero. Il punto di forza di Wash Italia è nella capacità di
sviluppare con i propri clienti e con i fornitori e i terzisti una relazione di
effettiva collaborazione. In termini di sostenibilità questo significa
privilegiare le sostanze chimiche sicure e le tecnologie a minor impatto
ambientale e aprirsi all'ascolto delle posizioni espresse dai movimenti
ambientalisti che hanno posto la moda di fronte alle proprie responsabilità.
Dal punto di vista organizzativo questa attenzione all'ambiente ha
indotto qualche cambiamento significativo?
Negli ultimi anni sono stati destinati più di 200.000 euro in nuovi
investimenti per la sicurezza e 1.000.000 di euro nell'ampliamento di
impianti per la depurazione delle acque in uscita. Progettazione, ricerca e
sviluppo prodotti, controllo qualità, monitoraggio costante delle lavorazioni
sono fasi che convergono nel delineare un approccio più rispettoso
dell'ambiente. Per rendere più organica questa strategia abbiamo inoltre in
programma di potenziare la struttura aziendale con figure professionali
specifiche che collaborino con i responsabili della sicurezza, il controllo
qualità, ma anche con l'area prodotto, con gli esperti della normazione. La
sostenibilità non è però solo ecologia, è rispetto e valorizzazione delle
persone, a partire dai nostri collaboratori. In un'azienda che relaziona
molto con clienti esteri e in cui il numero dei lavoratori stranieri cresce
costantemente, un rapporto di lavoro fondato sui principi etici è
fondamentale. Per questo Wash Italia dedica attenzione a progetti di
integrazione sociale e punta molto sulla crescita delle competenze
professionali e culturali.
In che modo ecologia e moda si possono incontrare?
L'impegno per una moda sostenibile si inserisce nell'attenzione che
l'azienda dedica da sempre alla fase di studio del prodotto e alla
valorizzazione del rapporto con la cultura tessile del territorio, con la sua
artigianalità. Ci piace definirci una sorta di laboratorio creativo. Un' intera
area dell'azienda è infatti totalmente dedicata a prototipazione, serigrafia e
campionario. L'attenzione maturata nei confronti delle sperimentazioni si è
costantemente misurata con le necessità del cliente di ottenere effetti
riproducibili. A questo scopo abbiamo realizzato un archivio che raccoglie e
rende consultabili campioni di tessuti denim raccolti in ogni parte del
mondo, frutto di una ricerca che si articola nei mercati vintage, fonte di
ispirazione per sperimentare trattamenti, tecniche e soluzioni innovative.
Questo patrimonio di materiali e di idee è reso ancor più interessante
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dall'impegno che Wash Italia sviluppa in termini di innovazione tecnologica,
mettendo a punto tecniche e strumentazioni che consentano il
raggiungimento di risultati replicabili in fase di produzione. Un altro
intervento riguarda la tracciabilità delle commesse in lavorazione allo
scopo di garantire la qualità dei prodotti e un'efficiente gestione dei reparti
produttivi. Un sistema informatico consente infatti di registrare su un server
centrale tutte le 'ricette' appropriate ad ogni singola fase macchina
mediante associazione numero lotto / fase macchina / macchina (dati
disponibili da lettore barcode wireless). Ciò consente di annullare le
possibilità di errore umano da errata programmazione delle macchine e di
monitorare, quindi controllare e ridurre i tempi di attraversamento delle
commesse. Infine Wash Italia è partner della Rete ITS che raccoglie imprese
marchigiane-abruzzesi della filiera del denim con l'obiettivo di rafforzare la
presenza sui mercati e sviluppare ricerca e sinergie. Il tema della
sostenibilità è stato subito inserito in agenda ed è anzi argomento
riconosciuto come prioritario nelle azioni della Rete. Questo conferma il
ruolo positivo che un territorio e la sua identità culturale possono e
debbono avere.
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