Change Makers. Le basi materiali della moda sostenibile
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Change Makers. Le basi materiali della moda sostenibile
19 giugno 2015 Università Cattolica del Sacro Cuore Milano Change-Makers. Le basi materiali della moda sostenibile p. 1 Una iniziativa di sustainability-lab in collaborazione con il Centro ModaCult dell’Università Cattolica del sacro Cuore. www.sustainability-lab.net [email protected] Il team di ricerca Marco Ricchetti, sustainability-lab Aurora Magni, sustainability-lab e Università Cattaneo-LIUC Emanuela Mora, Centro ModaCult, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano Fabio Guenza, sustainability-lab Alberto Saccavini, sustainability-lab Karan Khurana, sustainability-lab Draft Milano, 18.06.2015 This work is licensed under a Creative Commons Attribution NoDerivatives 4.0 International License. You can copy and redistribute the material in any medium or format under the following terms: You must give appropriate credit and provide a link to the original source, you may not change or modify text data or charts. p. 2 p. 3 Le imprese partecipanti al progetto Besani. Tessitura a maglia ........................................................................................ 5 Canepa. Tessitura delle fibre nobili ......................................................................... 8 Dienpi. Etichette e cartellini .................................................................................... 11 Giovanni Lanfranchi. Chiusure lampo .................................................................. 14 Itaclab. Sviluppo collezioni e finissaggi ................................................................. 17 Italdenim. Filatura e tessitura ................................................................................ 20 ITV Denim. Filatura e tessitura ............................................................................... 23 Mantero Seta. Tessitura e stampa della seta ...................................................... 26 Radici Group. Fibre Chimiche ................................................................................. 29 Tessitura Attilio Imperiali. Tessitura della seta .................................................... 32 Wash Italia. Sviluppo prodotto e finissaggi .......................................................... 35 Nota: Ha partecipato al progetto anche Miroglio Group. Il testo relativo all’intervista a Miroglio Group sarà inserito nella versione definitiva della pubblicazione. p. 4 Besani. Tessitura a maglia www.besani.eu L'area tra il basso Varesotto e l'Alto Milanese segnata da cittadine come Gallarate, Busto Arsizio e Legnano, è stata fino agli anni 90 uno dei più importanti centri europei per la lavorazione del cotone. A ricordarlo sono rimaste le grandi fabbriche ottocentesche molte delle quali, ora ristrutturate, ospitano enti, centri commerciali, università. Ma il cotone in Lombardia non è solo ricordo nostalgico. E' ancora selezionato e lavorato con cura in aziende che lo sanno valorizzare in tessuti e capi destinati alle boutique del mondo. Besani srl ben rappresenta questa realtà animata da piccole ma innovative imprese tessili che hanno affrontato la crisi spingendo l'acceleratore della qualità e dell'internazionalizzazione. Con 30 addetti e un giro d'affari realizzato per il 40% in Cina e negli Stati Uniti, Besani Srl progetta e produce tessuti a maglia in cotoni pregiati destinati ai principali brand dello sportswear di fascia alta. Una produzione di 141.000 kg/anno di tessuti da cui nascono polo e t-shirt per il tennis, la vela, il golf o semplicemente per l'abbigliamento casual da indossare ogni giorno con eleganza informale. Al cotone infatti si è aggiunta la seta che impreziosisce ulteriormente i tessuti. Besani Srl nasce alla fine degli anni sessanta per iniziativa di tre imprenditori di cui due oggi ancora presenti in azienda anche se al timone è subentrato il figlio di uno dei fondatori, Mario Riva, oggi quarantenne. p. 5 Intervista a Mario Riva, procuratore Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda? Nascere in un ambiente tessile, giocare fin da piccolo tra le rocche di filato e gli scampoli un po' ti segna, è una sorta di imprinting che ti fa sentire parte di una cultura industriale a cui è difficile non appassionarsi. La mia generazione è rappresentata da imprenditori di seconda e anche terza generazione che non hanno vissuto gli anni di crescita dell'Italian Fashion e hanno dovuto misurarsi con la concorrenza dei prodotti importati dal Far East, con le crisi, l'ultima delle quali ha avuto effetti fortemente negativi sulla filiera del Made in Italy. Ma forse per questo abbiamo imparato a tener duro e soprattutto a guardare oltre. In altre parole la crisi ci ha costretto a crescere e nel nostro caso, ci ha avvicinato al tema della sostenibilità con risultati davvero interessanti La cultura della sostenibilità però non si improvvisa ma un'azienda con una solida storia di qualità di prodotto e servizio, abituata a monitorare processi e confrontare dati oggettivi può farne un argomento di competitività. Abbiamo deciso di dare una connotazione ecologica alle nostre produzioni grazie allo stimolo di due fattori. Innanzi tutto la sostenibilità in Besani è l'evoluzione dell'approccio alla qualità che caratterizza le nostre produzioni. Qualità significa assenza di difetti e pilling, perfetta tenuta del tessuto durante l'utilizzo ed i lavaggi, riduzione di scarti e rilavorazione, piena soddisfazione del cliente, obiettivi raggiunti grazie alla scelta dei filati migliori di seta e cotone (garantiti anche dal marchio Filo di Scozia), alla costante messa a punto delle macchine di produzione, ai controlli step by step su materia prima, semilavorati e prodotto finito, alle pratiche di certificazione. Ma è stato il confronto con i nuovi mercati -e in particolare con la Cina- a farci cogliere il tema della sostenibilità come strategico, in grado cioè di renderci più competitivi rispetto ai nostri concorrenti L'azienda ha negli anni adottato strategie di certificazioni che hanno migliorato il prodotto relativamente alla sicurezza chimica e all'impatto ambientale delle lavorazioni: dalla scelta di filati Filo di Scozia alla certificazione Oekotex, dal sistema di tracciabilità TF di Unionfiliere alla recente certificazione STeP. Fino alla sottoscrizione dell'impegno Detox di Greenpeace del settembre 2014. Si è trattato di un processo graduale. Da tempo riflettiamo su come si possa fare impresa senza gravare in modo irrimediabile sull'ambiente, su come si possano ridurre i consumi di risorse, gli scarti, le emissioni senza rinunciare a fornire al mondo della moda tessuti belli ed innovativi. Per ottenere questi p. 6 risultati operiamo su più fronti e la certificazione ha la funzione di rendere visibile questo sforzo ai nostri clienti. Ad esempio scegliamo tecnologie meno energivore e utilizziamo insieme a macchine di nuova generazione impianti “datati” ma in grado di garantire il miglior risultato prestazionale. Nella scelta dei nostri fornitori non adottiamo la logica del vantaggio di costo ma privilegiamo la condivisione di obiettivi comuni, la fiducia e dove possibile, la vicinanza geografica. Non è retorica dire che anche nei momenti più difficili abbiamo scelto di rimanere a produrre in Italia. Crediamo che la sostenibilità sia anche il risultato di piccoli gesti quotidiani come la scelta di materiali d'ufficio da riciclo o da fonte rinnovabile e la costante attenzione ai risparmi energetici. E Detox rappresenta il tassello forse più visibile di questa strategia. Secondo l'impegno Detox l'azienda elimina dalla sua produzione le sostanze chimiche tossiche raggruppate in 11 classi. Uno sforzo non facile specie se l'azienda utilizza terzisti esterni. Il rapporto con i nostri fornitori è improntato alla collaborazione e alla fiducia. Detox ci permette di rafforzare questa sinergia e crescere insieme ai nostri fornitori, d'altra parte cos'è la sostenibilità se non un continuo sforzo a migliorare? p. 7 Canepa. Tessitura delle fibre nobili www.canepa.it Canepa è una delle maggiori tessiture italiane, combina organizzazione industriale con cura artigianale nella progettazione dei prodotti e nei rapporti con i clienti. Fondata nel 1966 dalla famiglia Canepa, ancora oggi alla guida dell'azienda, è oggi parte di un gruppo che ha il suo centro e gran parte della supply chain all'interno del distretto della seta di Como. Un quarto degli oltre 700 addetti è costituito da tecnici creativi che progettano ogni anno oltre 25.000 disegni originali. L'attività copre l'intero ciclo di creazione, produzione e distribuzione di tessuti e accessori tessili, maschili e femminili per le grandi firme della moda internazionale. Il gruppo sviluppa e produce collezioni di accessori e abbigliamento che distribuisce con marchi propri. Intervista a Alfonso Saibene Canepa, Supply Chain & Sustainability Director Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda? Nella visione di Canepa la sostenibilità è innovazione tecnologica. Ci sono due modi per fare sostenibilità: il primo si realizza ottimizzando i processi di produzione e applicando le migliori pratiche disponibili, il secondo è cambiando le regole del gioco attraverso l'innovazione. Negli ultimi anni la sostenibilità dei materiali, dei processi e della chimica è migliorata e per le p. 8 aziende tessili le opportunità di ottimizzazione e di “cambiare il modo di lavorare”, evolvendo dal “come si è sempre fatto” sono aumentate. Tuttavia i miglioramenti che si possono ottenere con l'ottimizzazione hanno un limite. Senza innovazione nei processi tessili non si può ottenere un miglioramento radicale. Questa visione della sostenibilità come pratica innovativa porta Canepa a enfatizzare la misurazione dei risultati. Impegnarsi, riconoscere e affermare principi è importante, ma in ultima analisi fare sostenibilità significa migliorare - ad esempio in termini di impatto sull'ambiente - rispetto alle tecnologie preesistenti: quanto si migliora, rispetto a quali parametri, quanto stabile, duraturo e industrializzabile è il miglioramento? E solo quando siamo in grado di misurare un effettivo miglioramento che in Canepa diciamo di avere fatto un passo in avanti nella sostenibilità. Nella definizione di sostenibilità rientrano campi di azione molto diversi, in quali siete oggi maggiormente impegnati? L'aspetto per noi critico è oggi quello ambientale, la componente sociale è, per un'azienda come la nostra che lavora in Italia, un dato di fatto e sarebbe grave se non fosse così. Quali sono stati i riflessi sull'organizzazione aziendale e sui processi produttivi? Negli ultimi anni abbiamo introdotto un'innovazione radicale nel processo di preparazione dei filati alla tessitura sostituendo molti ausiliari chimici con una sostanza, il chitosano, che consente una significativa riduzione dell'impatto ambientale, in particolare ci permette un'enorme riduzione dell'uso di energia e di acqua. Abbiamo quindi sperimentato prima e applicato industrialmente poi, l'uso di sostanze chimiche a minore impatto nel processo di purga e carica della seta, anche in questo caso ottenendo risultati significativi e misurabili. Stiamo ora lavorando ad applicare le nostre innovazioni a problemi specifici, ad esempio nel campo dei trattamenti antifiamma - spesso richiesti per legge, ad esempio negli USA oggi normalmente realizzati con sostanze nocive. Avere investito così tanto nello sviluppo di processi innovativi sostenibili ci ha portato in modo naturale alla diffusione nella cultura aziendale di una maggiore attenzione alla sostenibilità - un compito in realtà ancora in corso e che necessita di continui aggiornamenti. Nel 2013 abbiamo sottoscritto, prima azienda tessile al mondo, l'impegno DETOX promosso da Greenpeace. La sostenibilità conviene? Quali sono stati i risultati in termini di sviluppo del business? p. 9 L'evoluzione della sensibilità del mercato in materia di sostenibilità assomiglia più a un'esplosione che a uno sviluppo regolare, nel giro di qualche anno lo scenario è cambiato: produrre e vendere tessuti sostenibili non è più un modo per differenziarsi o fornire valore aggiunto, è una condizione indispensabile, una soglia di ammissione al mercato, se non sei impegnato sulla sostenibilità sei fuori dal mercato. Le soglie oggi si stanno progressivamente, ma continuamente, alzando: un'azienda che si prepara al futuro deve essere più avanti delle norme e soglie stabilite per legge, in anticipo rispetto alla loro futura evoluzione. Le nostre innovazioni sostenibili sono state in anticipo sull'evoluzione delle richieste del mercato, abbiamo scommesso che il mercato sarebbe andato in quella direzione: quella scelta ha pagato, se non l'avessimo fatta oggi faticheremmo a mantenere la nostra posizione di leadership. Non si può tuttavia non osservare che siamo ancora in una fase caotica del processo di liberazione della moda dalle sostanze pericolose: non è facile oggi garantire la conformità alle richieste dei nostri clienti, spesso le richieste sono inizialmente definite su base teorica. E' nel rapporto con i clienti che poi, insieme, traduciamo le richieste in obiettivi raggiungibili nella pratica, allineando alle richieste la filiera nel suo complesso. Si dice che la sostenibilità è un viaggio e non un punto d'arrivo, quali sono le prossime tappe del vostro viaggio? La sostenibilità nella filiera della moda è ancora in una fase nascente: abbiamo percorso solo i primi metri di un lungo percorso. Stiamo solo ora affrontando il vero nodo: l'innovazione della “chimica verde” in particolare nei coloranti e ausiliari tessili. Fino ad oggi le più attente e avanzate imprese tessili sono riuscite a ottimizzare, selezionando nei processi i prodotti chimici migliori, più sostenibili esistenti sul mercato, ma il percorso che ci può portare a disporre sul mercato di coloranti e ausiliari al passo con le richieste di sostenibilità è ancora lungo. Il primo problema che dobbiamo risolvere è l'informazione: dobbiamo sapere cosa effettivamente c'è dentro i coloranti e gli ausiliari che acquistiamo. Siamo ancora in una fase in cui dai produttori della chimica ci viene soprattutto la richiesta di “fidarci” della dichiarazione che un determinato prodotto sia conforme a un protocollo di sostenibilità, in assenza di test chimici che ne provino l'effettiva conformità. Ci viene richiesta trasparenza ma dobbiamo acquistare a scatola chiusa. Maggiore trasparenza da parte dei produttori di coloranti e ausiliari chimici: questo è oggi un nodo cruciale! Per sciogliere questo nodo è necessario che tutti gli attori coinvolti intervengano, evidenziando e premendo sui colossi della chimica per un cambiamento. p. 10 Dienpi. Etichette e cartellini www.dienpi.com Dienpi è un'impresa nata dall'iniziativa di tre giovani imprenditori che si dedica alla ricerca, progettazione grafica e realizzazione di etichette e cartellini moda per l'abbigliamento realizzati con tecniche di lavorazione e materie prime sempre nuove: carta, stoffa, pelle, eco-pelle, jacron. I prodotti in pelle sono realizzati esclusivamente in Italia e tutte le etichette hanno un lotto di identificazione, per permettere ai clienti di tracciare la partita di pelle da cui provengono. Intervista con Doriana Marini, amministratore Il grado di sostenibilità di un capo d'abbigliamento non è dato solo dal tessuto utilizzato ma anche dagli accessori che lo compongono. Anche le etichette inserite per evidenziare il brand che ha prodotto l'articolo e dare informazioni al consumatore sulle caratteristiche di ciò che sta acquistando devono essere prodotte con criteri di rispetto ambientale e sociale. Per quanto piccola un'etichetta è un prodotto complesso. E' composta da materie prime di diversa origine, tessuti ma anche pelle, cuoio, carta, polimeri. E' realizzata con ricami, inchiostri, strass, pietre e altre applicazioni estetiche e ognuno di questi materiali propone problematiche ambientali specifiche che devono essere conosciute e gestite in sede di progettazione. p. 11 E' proprio la fase di progettazione il cuore di questa piccola e dinamica azienda di Ascoli Piceno che sta facendo parlare di sé (anche) per il suo impegno ambientalista. Come nasce un'etichetta sostenibile? In primo luogo ascoltando le esigenze dei nostri clienti, tra i quali compaiono nomi importanti del fashion system internazionale e che in molti casi hanno una propria politica di produzione sostenibile, spesso conseguente all'adesione a campagne ambientaliste, per cui garantire l'assenza di sostanze chimiche pericolose sulle etichette è una priorità. Ma la nostra politica ambientale non è solo una risposta alle richieste del mercato della moda diventato più green in questi ultimi anni, è una questione di cultura d'impresa che perseguiamo con passione. Progettare un'etichetta è entusiasmante, occorre fare proprio lo stile del cliente e della collezione a cui è destinata, scegliere i materiali e i trattamenti di lavorazione a minor impatto ambientale senza pregiudicare l'effetto estetico che si vuole ottenere. E con sorpresa ci siamo accorti che questa attenzione ecologista ci permette di ottenere effetti ancor più originali. In altre parole l'ecodesign è un ampliamento della creatività non un vincolo, ti spinge a considerare soluzioni e materiali ai quali non avresti pensato nel progettare un prodotto standard, con risultati stilisticamente interessanti. Acceleratore sulla creatività e sulla ricerca quindi, un ricchissimo archivio di idee e suggestioni, ma anche un modello organizzativo rigoroso. I nostri prodotti rispecchiano tutti gli standard di qualità richiesti dalle vigenti normative in materia di protezione e di etica del lavoro e questo si ottiene dedicando molta attenzione ai materiali utilizzati e al rapporto con i fornitori. Privilegiamo materie prime sostenibili come ad esempio carta riciclata o da piantagioni rinnovabili, pelle priva di cromo, inchiostri ad acqua, tessuti da riciclo o dotati di certificazioni ambientali. Considerando che su un'etichetta possono essere presenti fino a 12 materiali diversi e che ogni anno realizziamo mediamente oltre 900 tipologie di etichette diverse, (in totale circa 5 milioni di etichette di vario genere l'anno) garantire la sicurezza dei prodotti finiti richiede un costante monitoraggio dei materiali e delle attività svolte internamente e di quelle affidate a nostri fornitori. E poiché la sostenibilità non è solo rispetto dell'ambiente ma anche valorizzazione delle persone che concorrono a creare un prodotto, Dienpi ha attivato l'iter che prevede il rispetto di tutte le regole e comportamenti etici e nel 2014 ha ottenuto la certificazione SA8000. Qualche progetto specifico orientato alla sostenibilità? Vorrei citare la nostra linea etiECO, etichette fatte con pelle proveniente da allevamenti italiani e conciata senza cromo ma con tannini naturali. Il p. 12 risultato è un'etichetta lavabile con un buon grado di stabilità dimensionale. La collezione Living Matter invece privilegia materiali da fibre biologiche o riciclate, tele, canvas, carte fatte a mano, legno, jacron ed ecopelli certificate. Anche i colori utilizzati per colorare e stampare le etichette di questa linea sono naturali, con tonalità che vanno dagli écru ai beige, al tortora ai marroni, fino alla gamma degli avion. Si gioca con le forme, le sovrapposizioni, le pieghe e le traforature delle etichette e dei cartellini pendenti. Gli scarti dovuti alla fustellatura diventano raffinate basi per nuovi accessori. Abbiamo anche ricercato e recuperato alcune antiche tecniche di tintura naturale, tra le quali il blu chiaro che si ricava della pianta del GUADO, tipica dell'Italia centrale. Inoltre a Barcellona, nel maggio 2015, alla fiera Denim by Premiere Vision è stato presentata la Rete ITS composta da aziende che a diverso titolo partecipano alla filiera del Jeans e di cui Dienpi è partner. Nel corso dell'evento è stato presentato il decalogo della sostenibilità che la Rete ITS si è data per affrontare in modo integrato il tema. Un'iniziativa importante e la prima nel mondo del jeans che valorizza le filiere territoriali sostenibili e innovative. Che cos'è la smart label ideata da Dienpi? E' un'etichetta intelligente, che dialoga con tutti gli smartphone e tablet dotati di tecnologia NFC (Near Field Communication). Basta avvicinare il telefono NFC all'etichetta e leggere ciò che appare sul display, pertanto si propone come un ottimo strumento di informazione per dare al consumatore informazioni sulle caratteristiche e sulla storia produttiva del prodotto, quindi anche il suo contenuto in termini di sostenibilità. E' un ottimo strumento nella lotta contro la contraffazione dei capi fashion ed è resistente al lavaggio e ai vari trattamenti a umido. Noi crediamo sia un valido strumento nella diffusione del consumo responsabile specie in un comparto come quello della moda in cui la tracciabilità delle molteplici fasi produttive di un articolo è un valore molto importante. Si dice che la sostenibilità sia un viaggio e non un punto d'arrivo, quali sono le prossime tappe del vostro viaggio? La nostra principale attività è la stampa, usiamo molti inchiostri e colle. Vogliamo farlo secondo gli standard ambientai e di sicurezza chimica più ambiziosi. Per questo stiamo lavorando sui prodotti che usiamo per riuscire a breve ad allinearci alle richieste l'impegno DETOX proposto da Greenpeace e assumerlo pubblicamente. p. 13 Giovanni Lanfranchi. Chiusure lampo www.lampo.eu La Ditta Giovanni Lanfranchi ha una storia antica. E' nata nella seconda metà dell'800 per iniziativa di un coraggioso tecnico di un bottonificio bresciano che decise di aprire una propria attività produttiva e di cogliere le opportunità offerte dalla crescente lavorazione del corozo, allora tanto di moda. Ha vissuto i fasti della rivoluzione industriale ma anche due guerre mondiali, le restrizioni autarchiche del periodo fascista, quindi il boom economico, la crescita di prestigio dei prodotti made in Italy fino alle vicende più recenti che hanno modificato il profilo dell'industria della moda e spinto l'acceleratore della internazionalizzazione. Intervista a Gaetano Lanfranchi, CEO Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda? In oltre un secolo di storia la nostra azienda ha saputo innovarsi, aprirsi ai nuovi mercati, confrontarsi con sfide importanti. Nata come bottonificio ha saputo cogliere l'opportunità di specializzarsi in un campo che negli anni 30 era fortemente innovativo, quello delle chiusure lampo il cui uso si stava diffondendo cambiando le abitudini dei consumatori. E' una storia di cui siamo molto orgogliosi e che si concretizza in esperienza, competenze tecniche, cultura d'impresa, valori da trasmettere di generazione in generazione. Ma un passato importante non deve impedire di guardare avanti, al contrario. Il punto di forza di un'azienda è nel mantenere il piacere della ricerca e della sperimentazione, nel saper interpretare le esigenze dei consumatori e del mercato anticipandole, dove possibile. p. 14 Una chiusura lampo è un prodotto complesso, che riassume funzionalità ma anche caratteristiche fashion: colori, fogge, design, decorazioni. Sono state inizialmente studiate per mimetizzarsi in alcuni capi, in altri sono invece le vere protagoniste come confermano le ultime tendenze moda. Le prime chiusure lampo furono realizzate alla fine dell'800, poi i nuovi materiali, l'ingegnerizzazione del funzionamento di scorrimento, lo studio dei carichi e delle tensioni hanno fatto sì che diventassero componenti insostituibili in molti capi d'abbigliamento, nelle calzature, nelle borse. Lanfranchi collabora con i principali brand realizzando prodotti che coprono la fascia alta del mercato e studiati per abbinare estetica, originalità e massima funzionalità. Spesso realizziamo piccoli lotti con caratteristiche in grado non solo di soddisfare richieste di stile ma anche di assicurare la resistenza dei materiali in contesti prestazionali o climatici particolari. Una chiusura lampo destinata ad una borsa per il mercato cinese, ad esempio, deve sopportare aggressioni chimiche ambientali completamente diverse da quelle europee (calore,umidità, inquinamento, stoccaggio durante il trasporto...). Talvolta si usano materiali preziosi come l'oro per impedire l'ossidazione, in altri casi le galvaniche sono studiate per resistere a trattamenti sui capi finiti come lo stone washing del jeans. Abbiamo anche brevettato una zipper anticontraffazione (Taggie) posizionando nel cursore un dispositivo permanente in grado di dare informazioni sulla provenienza del prodotto e sulle sue caratteristiche grazie a un micro sistema RFID (Radio Frequency Identification). Come riuscite a garantire massima qualità e una così vasta varietà di prodotti? La nostra è un'azienda verticalizzata che svolge al proprio interno tutte le fasi produttive, dalla tessitura del nastro alla lavorazione della parte metallica, dentini, aletta e cursore. I nostri impianti tecnologici sono pensati per garantire la massima versatilità rendendo possibili personalizzazioni anche su piccoli lotti in modo da soddisfare le richieste del mercato. Questa condizione ci consente non solo di realizzare un prodotto interamente italiano ma anche di rispondere con efficienza garantendo la qualità e contenendo nel contempo i costi ambientali, gli sprechi e le emissioni. Avere il controllo degli step produttivi è la condizione per sperimentare nuove soluzioni, operare in una logica di problem solving e realizzare programmi di sostenibilità. Lanfranchi ha scelto un approccio alla sostenibilità a 360 gradi. Le iniziative assunte negli anni si concretizzano nell'installazione di impianti fotovoltaici che consentono di risparmiare energia, in un potente impianto di depurazione dei reflui, in una costante operazione p. 15 di riciclo di tutti gli scarti della produzione e del packaging, in tecnologie in grado di ridurre gli inquinanti e quindi le emissioni. Da alcuni anni dedichiamo attenzione all'impatto ambientale delle nostre produzioni con l'obiettivo di realizzare chiusure lampo non solo belle e performanti ma anche a basso contenuto di CO2. Recente è l'inaugurazione di un nuovo impianto di galvanica che, pur raddoppiando la capacità produttiva, permette di ridurre del 30% il consumo di acqua e del 35% i reflui. I fumi sono trattati secondo le BAT (Best Available Techniques) per ottenere emissioni conformi ai più alti standard ecologici. Dopo aver intrapreso queste iniziative verificandone l'efficacia abbiamo deciso di accettare la sfida forse più impegnativa degli ultimi tempi sottoscrivendo l'impegno Detox di Greenpeace che prevede l'eliminazione di 11 classi di sostanze chimiche tossiche dalle lavorazioni. Una scommessa non facile per un'azienda che oltre a produrre la componente tessile del prodotto deve misurarsi con i trattamenti dei metalli notoriamente effettuati con l'ausilio di sostanze chimiche aggressive. Ma crediamo che la capacità competitiva si giochi oggi anche su questo terreno: mettere a disposizione del mondo della moda accessori con una storia di autenticità e di rispetto ambientale e sociale. p. 16 Itaclab. Sviluppo collezioni e finissaggi www.itaclab.com Itaclab è un perfetto esempio della natura ibrida dell'industria della moda in cui si fondono capacità creative e competenze sui materiali e i processi manifatturieri. L'azienda si occupa dell'ideazione e dello sviluppo delle collezioni per tutto ciò che riguarda il jeanswear e della realizzazione dei prototipi e dei campionari sperimentando trattamenti e finissaggi sui capi. Fa parte del gruppo Itac della famiglia Cossiri, guidato oggi dalla terza generazione di imprenditori della famiglia. Intervista ad Alfredo Cossiri, presidente Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda? Dal 2009 quando Itaclab ha iniziato la sua attività, ma anche prima, nelle altre attività delle aziende del gruppo della nostra famiglia, abbiamo sempre cercato si essere un passo avanti ai requisiti imposti dalle leggi in materia di salvaguardia dell'ambiente, senza aspettare che la legge ci obbligasse a prendere un'iniziativa nel caso la ritenevamo giusta. Così il gruppo si è dotato di depuratori delle acque quando ancora le leggi italiane non lo richiedevano e fin dall'inizio di questa azienda abbiamo istituito uno stretto monitoraggio mensile sui consumi e sulla qualità delle nostre acque industriali. Il nostro depuratore ad esempio è oggi particolarmente avanzato e prevede un post trattamento biologico e con ozono. Nella definizione di sostenibilità rientrano diversi campi di azione (sociale, ambientale...), su quali oggi siete maggiormente impegnati? p. 17 Per qualunque azienda che come la nostra opera esclusivamente Made in Italy e nel pieno rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro, l'attenzione alla sostenibilità sociale è – da sempre – un punto fermo, operando anche in un sistema normativo in materia di lavoro e sicurezza molto avanzato e stringente. Consideriamo quindi la sostenibilità sociale della nostra attività un elemento forte e imprescindibile. La nostra principale attenzione – dopo la sicurezza degli ambienti di lavoro – è sugli impatti ambientali delle nostre lavorazioni, in particolare riguardo alla quantità e qualità dell'acqua che utilizziamo e che re-immettiamo nell'ambiente e ai consumi energetici. La ragione è che questi due elementi, acqua ed energia (l'acqua in particolare), sono elementi critici nei nostri processi. Quali sono stati i riflessi sui i processi produttivi? Per quanto riguarda i processi, abbiamo sistematicamente e progressivamente ottimizzato gli impianti e le tecnologie per ridurre l'uso di acqua e di energia. Alla fondazione dell'azienda nel 2009 impiegavamo circa 300 litri di acqua per ciascun capo trattato, oggi siamo arrivati a circa 100 litri per capo trattato, cioè con una riduzione di circa il 66% del consumo di acqua. Nel 2009 la gran parte dei nostri trattamenti avveniva con acqua a 60°, con grande impiego di energia per riscaldare l'acqua stessa, mentre oggi siamo su una media di 30°, quasi a temperatura ambiente, con un risparmio energetico del 50%. Abbiamo anche introdotto nuovi processi e materiali: un successo di quest'anno è la completa eliminazione della formaldeide. Anche in questo caso siamo andati oltre le norme di legge che ne consentono l'uso al di sotto di determinate soglie. Abbiamo preferito essere più radicali e diventare formaldeide-free. E sull'organizzazione aziendale? Il primo pilastro su cui basiamo il nostro impegno alla sostenibilità e il ruolo della nostra R&S e del laboratorio interno di analisi chimiche e fisiche. I nostri tecnici ricercano sistematicamente i prodotti e i trattamenti chimici a più basso impatto per sostituire quelli a maggiore impatto e tecnologicamente inferiori. Il laboratorio analizza sistematicamente i prodotti chimici che usiamo per verificarne la conformità alle schede tecniche ed ai nostri parametri di sicurezza e performance. L'uso di qualunque prodotto chimico in produzione è condizionato al via libera del laboratorio. Se un cliente ci chiede un trattamento particolare per il quale sono necessari ausiliari chimici che non rientrano nei nostri standard, il laboratorio non dà il via libera e di conseguenza rinunciamo ad applicare quel trattamento. Il secondo pilastro è il rapporto stabile con i nostri fornitori di prodotti chimici. E' una chiara politica, anzi direi una cultura dell'azienda: manteniamo rapporti duraturi con i fornitori, anche al di la delle convenienze di prezzo. Pensiamo infatti che la prima vittima della p. 18 ricerca esasperata del prezzo e delle “guerre sui prezzi” tra i fornitori sia la possibilità di collaborazione. C'è bisogno di partnership. Pensiamo che la collaborazione, in ultima analisi, sia vantaggiosa. In questo modo riusciamo a stabilire un rapporto trasparente con i fornitori in particolare riguardo alle informazioni sulle formulazioni chimiche. Sappiamo ciò che effettivamente c'è nei prodotti chimici che usiamo. Possiamo inoltre lavorare con i nostri fornitori per minimizzare o eliminare le sostanze chimiche che riteniamo potenzialmente pericolose. La sostenibilità conviene? Quali sono stati i risultati in termini di sviluppo del business? La sostenibilità è un fattore chiave della nostra posizione sul mercato. Si è generato una sorta di circolo virtuoso. La nostra visione ci ha portato ad essere apprezzati da clienti, soprattutto nord europei e americani, particolarmente sensibili alla sostenibilità. Lavorare con loro, inclusi gli audit ( spesso molto ambiziosi e restrittivi ) che abbiamo sostenuto, ci hanno fatto crescere, acquisire know-how specifico, incentivato a migliorare i processi. Anche grazie a questo la qualità ambientale dei nostri processi oggi ci distingue sul mercato. Se guardiamo oggi al nostro portafoglio clienti, vediamo che si è realizzata una selezione naturale per cui la nostra clientela oggi è composta prevalentemente da aziende e marchi sensibili alla sostenibilità. Dedicarsi a questi clienti può anche essere considerato un limite in termini di potenzialità di crescita, ma anche in questo caso la fiducia e la collaborazione con questo segmento di clienti ci rende più forti. Si dice: la sostenibilità è un viaggio e non un punto d'arrivo. Quali sono le prossime tappe del vostro viaggio? In effetti il viaggio nella continua ricerca di ottimizzazione dei consumi idrici ed energetici prosegue con grande impegno. Altrettanto importante nei prossimi mesi sarà allinearci ai protocolli più ambiziosi in materia di eliminazione delle sostanze chimiche pericolose. Abbiamo già cominciato a lavorare per la prossima imminente tappa: allinearci al protocollo Detox, sostenuto da Greenpeace, a cui pensiamo di aderire con impegno pubblico formale nei prossimi mesi. p. 19 Italdenim. Filatura e tessitura www.italdenim.it Italdenim è un'azienda lombarda che progetta e realizza il tessuto per i migliori brand globali di jeanseria. Con una produzione annuale di 5 milioni di metri di tessuto, è una delle aziende leader europee nel segmento di mercato del tessuto per jeans. Ultimamente ha fatto parlare di sé per avere sottoscritto - prima al mondo tra i produttori di denim - la campagna Detox di Greenpeace. Intervista a Gigi Caccia, CEO Ogni anno vengono prodotti al mondo oltre 2 miliardi di paia di jeans a conferma di quanto questo capo d'abbigliamento sia irrinunciabile ed insostituibile. Come si inserisce la cultura della sostenibilità nel mercato del Denim? In questo momento stiamo vivendo un fenomeno interessante e non mi riferisco solo alla costante domanda di denim da parte del mercato della moda. Mentre la cultura digitale sembra al centro di ogni relazione e alla base della rappresentazione che ognuno dà di sé, si avverte una nuova attenzione da parte dei consumatori alla qualità di ciò che si acquista. L'effetto tattile di un tessuto, la sua storia produttiva tornano a essere importanti. Produrre con criteri ecologici è un modo per rispondere anche a questa domanda di autenticità fornendo ai consumatori tessuti belli e performanti ma anche ecologici ed etici. p. 20 Quale è stato il significato dell'impegno Detox per Italdenim? La sottoscrizione di Detox è stato un atto importante della storia di Italdenim e corona uno sforzo iniziato alcuni anni fa. Da tempo infatti lavoriamo per ridurre l'impatto ambientale delle nostre lavorazioni, per abbassare i consumi idrici ed energetici e le emissioni. La nostra è un'azienda che svolge al proprio interno tutte le fasi di lavorazione del cotone, dalla filatura all'orditura e alla tessitura fino a tutti i processi di nobilitazione. Solo una parte marginale delle lavorazioni è affidata a terzi. La presenza nella nostra sede di Inveruno di tutte le fasi produttive ci permette di operare il pieno controllo sui processi e sulle modalità con cui vengono svolti, condizione fondamentale per monitorarne gli effetti ambientali e attivare azioni migliorative. Ma come nasce un tessuto sostenibile? Il grado di sostenibilità di un tessuto denim è dato da molti fattori che vengono considerati in fase di progettazione del tessuto, a partire dalla materia prima. Ci interessano i cotoni biologici certificati GOTS, quelli provenienti da produzioni etiche Fair Trade e il cotone BCI, inoltre recuperiamo tutti gli scarti di produzione e li ricicliamo. Anche il poliestere utilizzato in alcune linee di prodotto proviene da PET second life. Ma la caratteristica ecologica di un paio di jeans è data soprattutto dai processi tintoriali, dai lavaggi, dai finissaggi. Nei trattamenti di nobilitazione, cioè di bozzima, tintura, lavaggio e finissaggio, privilegiamo soluzioni a basso impatto ambientale come le tintura con indaco e ausiliari tessili che sono il frutto di nostre ricerche. Anche le tecnologie sono gestite per ottenere la massima resa con i minori consumi di energia, acqua e composti chimici. Naturalmente la ricerca delle soluzioni più ecologiche si abbina allo studio delle migliori performance del tessuto che deve avere effetti estetici e tattili coerenti con i trend della moda ma anche le giuste funzionalizzazioni in termini di vestibilità. Produrre del jeans a basso impatto ambientale non è semplice. Come ci riuscite? La lavorazione del denim comporta molti passaggi con alti consumi idrici ed emissioni di reflui carichi di coloranti ed ausiliari tessili, la gestione delle acque reflue riveste un ruolo importante. L' impianto di depurazione di Italdenim copre un'area di 5000 m2, gli scarichi idrici vengono convogliati per essere sottoposti a trattamenti enzimatici e biologici prima di procedere alla separazione dei fanghi poi inviati al processo di disidratazione. Depurare bene è fondamentale, abbiamo investito risorse importanti per abbattere gli inquinanti potenzialmente presenti nei reflui ma siamo convinti che per ridurre la presenza di sostanze chimiche pericolose per p. 21 l'ambiente l'approccio migliore sia quello di non usarle, come chiede lo stesso impegno Detox. Per questo abbiamo sposato con convinzione il progetto SavetheWater che rappresenta un'innovazione nella fase di preparazione dei filati d'ordito alla tessitura. Nei processi tradizionali, allo scopo di rendere più resistente l'ordito alle sollecitazioni del telaio, viene utilizzato un filo sintetico idrosolubile la cui eliminazione richiede circa 300 litri di acqua per ogni chilo di tessuto, energia e detergenti chimici. Noi abbiamo scelto di utilizzare il chitosano, un polimero naturale biodegradabile ottenuto dagli scarti dei crostacei usati nell'industria alimentare, messo a punto e brevettato dal Centro Ricerche Canepa Evolution in collaborazione con i laboratori CNR – Ismac di Biella. L'utilizzo del Chitosano permette di ridurre drasticamente sia il consumo di acqua che di energia e di abbattere l'uso di detergenti, sbiancanti e altri agenti chimici. Il trattamento agisce inoltre da igienizzante, una caratteristica che resterà sul tessuto e sul capo finito. E' l'esempio di come sia non solo possibile ma anche necessario migliorare il prodotto e nel contempo fare in modo che la produzione non penalizzi l'ambiente. E' questo il senso della ricerca sui materiali tessili oggi e il terreno su cui intensificare la sinergia tra imprese e centri di ricerca. p. 22 ITV Denim. Filatura e tessitura www.itvdenim.com ITV nasce nel vicentino nel 1972 grazie all'intuizione e alla profonda conoscenza del settore tessile di Romano Gnutti, tutt'ora Presidente di questa azienda a conduzione familiare che è giunta oramai alla terza generazione. Negli anni '90 buona parte della produzione viene trasferita in Abruzzo, regione che ha trovato nella produzione del jeans una propria peculiarità industriale. In un'area di 24 mila metri quadrati ITV Denim effettua tutte le fasi del processo produttivo del denim: dalla filatura del cotone alla tintura del filo, dalla preparazione alla tessitura fino ai finissaggi e ai lavaggi. Intervista a Paolo Gnutti, Vicepresidente Come entra la sostenibilità nel vostro business? La sostenibilità rappresenta un impegno che perseguiamo con passione da anni. Siamo convinti che un'impresa debba fare business e porre come priorità il proprio conto economico, ma il modello industriale che abbiamo creato e che vogliamo rafforzare si basa su una costante ricerca di soluzioni tecniche in grado di garantire al tessuto ottimi risultati estetici e performanti con un basso costo ambientale, senza dimenticare l'etica che da sempre è un valore fondamentale della nostra famiglia e della nostra azienda. La crescente richiesta di standard ecologici da parte dei brand ci conferma che abbiamo intrapreso la strada giusta. p. 23 Quanto sono importanti le materie prime nel garantire un jeans sostenibile? La principale fibra utilizzata nel denim è naturalmente il cotone che, come sappiamo, ha un impatto ambientale elevato richiedendo nella fase di coltivazione molta acqua e molte sostanze chimiche come insetticidi, fertilizzanti, diserbanti. Inoltre il cotone rappresenta spesso storie di sfruttamento e di povertà. Per questo privilegiamo il cotone BCI (Better Cotton Initiative) che consente di supportare le comunità di agricoltori dei paesi in via di sviluppo e le loro comunità o cotoni prodotti in filiere certificate ed etiche. Inoltre le nostre collezioni utilizzano fibre naturali come il lino e la seta e naturalmente elastomeri che acquistiamo da fornitori selezionati. Stiamo tra l'altro lavorando a progetti legati allo sviluppo del territorio. Ci interessa sviluppare con fornitori e i clienti progetti di collaborazione e ricerca. In particolare con i fornitori di coloranti ed ausiliari chimici possiamo trovare il modo di ridurre le sostanze chimiche pericolose nei processi di tintura, finissaggio e lavaggio dei tessuti. Ci può fare un esempio concreto? Da qualche tempo stiamo sperimentando e proponendo ai nostri clienti denim tinto in filo con scarti provenienti da industrie vinicole. Un'iniziativa dagli effetti estetici sorprendenti perché il tessuto, partendo dal colore blu classico del denim, può cambiare nuance cromatica in funzione della temperatura e dell'acidità del bagno mantenendo un buon grado di solidità. Inoltre utilizzando vino, cioè sostanze biologiche e non coloranti sintetici non si hanno emissioni inquinanti negli scarichi idrici. Un esperimento interessante che consente anche di valorizzare scarti dell'industria vinicola e di cui ITV Denim detiene il brevetto mondiale. Le tecnologie possono avere un ruolo nella ricerca di un tessile più sostenibile? La filiera del denim utilizza molta energia, molte sostanze chimiche e grandi quantitativi di acqua. Per fortuna negli ultimi anni i produttori meccano tessili hanno messo a punto impianti in grado di contenere questi volumi. Ma perché l'offerta di tecnologie sia ancora più efficace in termini di sostenibilità è necessario sviluppare una collaborazione costante tra industria tessile, chimica e meccanica. In collaborazione con un produttore meccano-tessile abbiamo studiato e brevettato 'ONE DROP' un impianto di lavanderia innovativo che consente di recuperare l'80% dell'acqua di processo e di operare senza sostanze chimiche. Una vera rivoluzione nel nostro comparto attorno alla quale abbiamo creato una particolare linea di tessuti. p. 24 L'attenzione alla sostenibilità si traduce in effetti anche nel modello organizzativo? La sostenibilità non può essere limitata al rispetto delle leggi vigenti, è uno sforzo di miglioramento continuo. Un ruolo importante deve quindi essere attribuito alla fase di progettazione del tessuto che nel nostro caso si ispira a principi di eco-design, cioè alla ricerca di soluzioni che consentano di soddisfare le aspettative cromatiche, tattili e funzionali del mercato ma con le modalità più efficaci dal punto di vista ecologico. Il nostro ufficio stile è un po' il cuore di questo modello operativo e ha in sé anche le attività di Ricerca e Sviluppo. ITV Denim è inoltre un'impresa verticalizzata che opera in due stabilimenti produttivi praticamente a chilometro 0. Questo ci consente di monitorare ogni singola fase produttiva, di individuare le criticità e di seguire gli effetti delle innovazioni introdotte. Inoltre abbiamo ottenuto le certificazioni EMAS ed Oekotex, esperienze che contribuiscono a rafforzare la prassi della raccolta e dell'analisi oggettiva dei dati, un approccio fondamentale per affrontare il tema della sostenibilità. Quanto è importante il territorio nella cultura industriale della sostenibilità? L'industria tessile ha un forte radicamento nella storia locale e questo è certamente un punto di forza. La collaborazione tra imprese vicine consente di essere più efficaci nel rispondere alle richieste del mercato, di crescere insieme e di affrontare meglio i momenti di difficoltà. Per questo abbiamo aderito a Rete ITS che raggruppa aziende marchigiane ed abruzzesi della filiera del jeans e che ha posto al centro della propria riflessione proprio il tema del jeans sostenibile. Prossimi progetti? Contiamo di consolidare il lavoro di eliminazione delle sostanze chimiche pericolose allineandoci ai protocolli più avanzati, stiamo verificando la concreta possibilità di aderire all'impegno DETOX entro il 2015 p. 25 Mantero Seta. Tessitura e stampa della seta www.mantero.com Mantero Seta ha le sue radici nel territorio del distretto di Como dove è stata fondata nel 1902. In oltre 100 anni di storia, la famiglia del fondatore Riccardo Mantero ha stabilmente mantenuto l'impegno nella proprietà e nella gestione dell'azienda che oggi è guidata dalla quarta generazione di imprenditori. L'attività copre l'intero ciclo di creazione, produzione e distribuzione di tessuti e accessori tessili, maschili e femminili. La clientela è internazionale e include gran parte dei marchi del lusso e della moda, ma anche alcuni grandi marchi del fast fashion. Intervista a Franco Mantero, CEO Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda? E' la nostra storia: il legame con il territorio ci ha insegnato che il successo di un'azienda dipende dal valore dei suoi collaboratori e dalla qualità dell'ambiente in cui si trova; il nostro lavoro, tra artigianato e industria, è plasmare con grande cura prodotti difficili, questo ci ha insegnato a valorizzare le competenze dei nostri collaboratori e dei nostri fornitori; infine, il rispetto delle idee e dei bisogni di ciascun cliente è stata la stella polare di Riccardo Mantero quando fondò l'azienda oltre 100 anni fa. E' quello che oggi si chiama gestione per gli stakeholder, e sono i principi fondamentali del mission statement di Mantero Seta. In quali campi d3lla sostenibilità siete oggi maggiormente impegnati? p. 26 Nell'ultimo anno i nostri clienti ci hanno chiesto un cambio di velocità per eliminare dalle nostre lavorazioni le sostanze chimiche pericolose per l'ambiente e la salute di consumatori e cittadini, anche se il loro uso è consentito dalle leggi e norme sull'ambiente e la sicurezza. Prendiamo sul serio questa esigenza dei nostri stakeholder e lavoriamo per rispettare gli impegni che con loro abbiamo preso. Il rispetto degli impegni presi, sempre e seriamente, è per la nostra azienda un valore fondamentale. E' una sfida che ci ha portato ad innalzare la sensibilità a nuovi aspetti della gestione dei prodotti chimici in tutta l'azienda superando la sola conformità alle norme di sicurezza e considerando la sostenibilità delle sostanze chimiche una componente a pieno titolo della qualità dei nostri prodotti. Quali sono stati i riflessi sui processi produttivi? I nostri processi produttivi sono allineati alle migliori tecnologie, sul piano tecnico si è trattato di analizzare e valutare sulla base di nuovi parametri gli ausiliari chimici e i coloranti che utilizziamo e di sostituire quelli che non sono conformi ai nuovi standard che ci siamo imposti, non è un processo facile, non sempre esistono soluzioni che garantiscono le performance di prodotto che i clienti ci richiedono e non sempre le informazioni che riceviamo dai fornitori di prodotti chimici sono trasparenti o sufficienti. E quelli sull'organizzazione e i rapporti con i fornitori? Forse ancora più importante è stato diffondere in modo pervasivo all'interno dell'azienda tra tutti i nostri collaboratori la cultura della sostenibilità come fattore fondamentale della qualità del prodotto, che ha ha che fare con la visione dell'azienda e non solo con il burocratico rispetto delle norme. Allineare tutta l'azienda a questo obiettivo è per noi l'unico modo di raggiungerlo. E' in questa prospettiva che abbiamo creato una nuova task force che ha il compito di monitorare e valutare tutti gli aspetti della qualità sostenibile dei nostri processi e prodotti. C'è infine un riflesso sui rapporti con la nostra supply chain. Abbiamo scoperto dei valori nascosti, che non avevamo finora percepito, in alcuni nostri fornitori, che già avevano investito in processi innovativi più puliti e in certificazioni ambientali. Nella gran parte dei casi abbiamo ampliato il dialogo con i fornitori e aumentato lo scambio di informazioni, rafforzando quindi la partnership. E' stato un effetto, dobbiamo confessare, inatteso ma particolarmente interessante: da problema si è trasformato in opportunità, permettendoci di valorizzare meglio la nostra supply chain. Quali sono stati i risultati in termini di sviluppo del business? Noi crediamo che la richiesta di sostenibilità che viene dai nostri clienti non sia un fattore occasionale, un ciclo come tanti della moda. Lo riteniamo una p. 27 componente ineludibile del modello di business di ogni azienda nel tessile moderna. Per chi basa la sua formula imprenditoriale sulla qualità è un fattore di successo nella competizione internazionali. Chi non è in grado di dimostrare un serio impegno sulla sostenibilità sarà progressivamente espulso dal mercato. Dal punto di vista di un'impresa italiana o europea, questa prospettiva offre da subito un vantaggio competitivo rispetto ad imprese localizzate in Paesi il cui unico vantaggio è rappresentato dal costo e in cui, proprio per sfruttare al massimo i bassi costi, il quadro normativo in materia di sostenibilità è mantenuto debole. Già vediamo i primi risultati, i nostri clienti hanno potuto misurare l'impegno che abbiamo profuso per rispondere alla richiesta di sostenibilità, alcuni, tra i più sensibili a questi temi, hanno cominciato a lavorare con noi proprio in corrispondenza di questo impegno. La sostenibilità è un viaggio e non un punto d'arrivo, quali sono le prossime tappe? Il primo obiettivo è consolidare i risultati ottenuti nella eliminazione delle sostanze chimiche pericolose così da poter assumere pubblicamente un impegno pubblico basato sugli standard più ambiziosii, l'impegno DETOX proposto da Greenpeace è quello su cui stiamo lavorando. Per Mantero il tema dei prodotti chimici ha un valore particolare, soprattutto per i coloranti. Il core business dell'azienda è il colore che arricchisce i nostri tessuti, per restare i migliori al mondo nella gestione dei colori investiamo in innovazione e nella ricerca di materiali. L'innovazione nelle formulazioni chimiche per eliminare tutte le sostanze pericolose è la direttrice principale della ricerca e dell'innovazione, non può quindi che essere anche il nostro principale ambito di innovazione. La nostra ambizione è di anticipare il mercato, adottare per primi le formulazioni più sostenibili, esercitare una pressione affinché le case produttrici di coloranti brucino le tappe nell'introdurre nuovi e più sostenibili prodotti sul mercato. Abbiamo poi un secondo obiettivo, quello di una maggiore trasparenza su tutti gli aspetti della sostenibilità all'interno della filiera. Per i clienti significa dimostrare le caratteristiche di sostenibilità dei nostri prodotti con maggior trasparenza sui nostri processi produttivi. Per noi essere trasparenti con i clienti non significa altro che essere un interlocutore professionale competente e serio. Con i fornitori trasparenza significa definire obiettivi di lungo termine e adottare relazioni collaborative che consentano la loro realizzazione. Ci è chiaro tuttavia che trasparenza non significa trasformare l'azienda in una 'casa di vetro'. Spesso il nostro lavoro consiste nell'invenzione di processi e combinazioni di materiali che soddisfano richieste personalizzate dei nostri clienti, ingredienti e ricette “segreti” che rendono un prodotto unico. Questi segreti sono il nostro know-how e la base del nostro vantaggio competitivo, non possono che restare, appunto, segreti industriali. p. 28 Radici Group. Fibre Chimiche www.radicigroup.com Radici Group è una multinazionale radicata in Italia, in particolare nelle valli bergamasche dove è nata nella prima metà del 900. Oggi conta stabilimenti e sedi commerciali in Europa, Stati Uniti, Sud America, Asia dove, con oltre 3000 addetti, svolge attività diversificate e focalizzate nei settori della chimica, delle materie plastiche, delle fibre sintetiche e dei non tessuti. La componente tessile della produzione trova applicazioni nell'abbigliamento, nell'arredamento, nell'automotive, nelle pavimentazioni, nei tessili tecnici. Radici Group è tra i leader mondiali per la produzione del poliammide, fibra meglio conosciuta come nylon. Da sempre Radici Group è fortemente orientata alla ricerca e all'innovazione tecnologica e dedica significative risorse per migliorare le performance dei propri prodotti anche dal punto di vista ambientale. Intervista a Filippo Servalli, direttore marketing e responsabile dei programmi di sostenibilità Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda? L'industria chimica, forse prima di altri comparti industriali, ha imparato a misurarsi con gli effetti delle proprie lavorazioni sull'ambiente e sulla salute delle persone, siano queste addetti ai processi di lavorazione o consumatori finali che utilizzeranno i manufatti realizzati. Le preoccupazioni dell'opinione pubblica rispetto alle emissioni dei processi, ancor prima degli obblighi legislativi, hanno stimolato politiche di monitoraggio ed azioni preventive e correttive. Trasformare gli approcci precauzionali nella p. 29 gestione del rischio chimico in politiche per la sostenibilità dei processi e dei prodotti è un'evoluzione naturale che conferma la maturità dell'industria chimica Come si trasforma questa sensibilità in una prassi industriale? Essere consapevoli dei potenziali effetti ambientali delle proprie attività ma anche del proprio ruolo sociale è il primo passo per un'impresa che voglia misurarsi sul tema della sostenibilità. Ciò non può prescindere da una misurazione sistemica e rigorosa di indicatori non solo ambientali ed economici, ma anche relativi a diritti umani, pratiche e condizioni di lavoro, responsabilità di prodotto. Un approccio che si sintetizza nel nostro motto: “si può gestire ciò che si può misurare”. In concreto questa filosofia aziendale si traduce nell'impegno a fornire ai nostri clienti informazioni scientifiche sull'impatto ambientale dei prodotti con dati verificabili che possano essere realmente confrontabili e nel trovare soluzioni che permettano migliori performance ambientali senza ridurre qualità e performance dei prodotti. Il sistema industriale oggi ha a disposizione strumenti efficaci quali ad esempio la metodologia LCA (Life Cycle Assessment) che consente di pesare le performance ambientali dei processi, per poi elaborare ed ottenere specifiche EPD (Environmental Product Declaration) che qualificano il prodotto in base al suo specifico costo ambientale. Radici Group ha sottoposto a LCA le principale categorie di prodotti e questo ci ha consentito ad esempio di confrontare in termini ambientali fibre vergini con fibre da PET riciclato valutando i diversi consumi energetici ed idrici e l'impronta dei singoli filamenti in termini di CO2 equivalente. E' un'attività di valore scientifico che spinge al miglioramento continuo non solo nella singola azienda ma tutti i produttori che realizzano prodotti simili. Radici Group è stata infatti la prima azienda in Europa a sviluppare la PCR (Product Category Rules) nell'ambito delle fibre man made stabilendo parametri e regole ambientali che rappresentano un modello di riferimento per il sistema produttivo internazionale. La nostra azienda è stata inoltre la prima realtà chimica in Europa ad aver ottenuto gli attestati di conformità OEF (Organisation Environmental Footprint) e PEF (Product Environmental Footprint) Come si trasferisce questo impegno nei prodotti che Radici Group studia e realizza? Per quanto riguarda la produzione di fibre man made la strategia sostenibile di RadiciGroup comprende più assi di sviluppo. Consapevoli della necessità di ridurre la dipendenza dei nostri prodotti dalle fonti fossili p. 30 abbiamo sviluppato una linea di biopolimeri, in particolare bio-poliammidi ottenuti parzialmente o totalmente da fonti rinnovabili, nello specifico integrando il polimero da sintesi con cellulosa da semi di ricino. La seconda linea produttiva riguarda filamenti ottenuti dal riciclo post industriale (gli scarti di produzione) e post consumo, cioè il PET derivato dal riciclo delle bottiglie di plastica. I poliesteri ottenuti, sottoposti a LCA hanno dimostrato di avere un costo ambientale decisamente inferiore rispetto a quelli vergini, senza dimenticare la notevole riduzione di consumo di acqua, oltre il 95%, per i filati tinti in massa. E' possibile citare Radici Group come un esempio di eco design? L'eco progettazione parte dalla materia prima ed include tutte le diverse fasi di lavorazione sino al prodotto finito. Solo in questo modo si possono progettare materiali non solo caratterizzati da un basso impatto ambientale perché nati da processi industriali che implicano basso dispendio energetico, ma che sono a loro volta riciclabili. Nel caso specifico di RadiciGroup, il percorso virtuoso che sta attuando lungo tutta la sua filiera, va proprio in questa direzione: eco design e ottimizzazione dei processi produttivi per un riciclo sostenibile, dal polimero ai tecnopolimeri sino ai filati. Se prendiamo il caso delle fibre sintetiche di nylon per esempio, dalla loro rigenerazione meccanica si può ottenere materiale plastico, cioè tecnopolimeri, senza la necessità di processi chimici, come la depolimerizzazione, molto dispendiosi sia in termini di energia che di emissioni. p. 31 Tessitura Attilio Imperiali. Tessitura della seta www.attilioimperiali.it Como è il distretto della seta ma negli anni ha subito la stimolante contaminazione delle fibre manmade riuscendo ad abbinare tradizione e innovazione, stile e performance tecniche, estetica e ricerca. In questa storia che sa insieme di passato e di futuro, si inserisce la Tessitura Attilio Imperiali di Lurate Caccivio le cui origini si radicano nella seconda metà del XIX secolo anche se la nascita dell' azienda nella sua attuale configurazione risale agli anni sessanta. All'epoca la produzione era focalizzata sui tessuti da sposa e da cerimonia. La crescita è stata rapida e negli anni successivi è stato creato il reparto di tessuto per calzature rafforzando l'offerta di tessuti per il fashion a 360 gradi. Oggi Tessitura Attilio Imperiali produce tessuti ad alto contenuto fashion per i principali brand internazionali, tessuti che spaziano dall'abbigliamento agli accessori, calzature e borse. Intervista Giovanni Di Gristina, Direttore Generale Come si inserisce la cultura della sostenibilità nella vostra azienda? Il nostro lavoro è una continua ricerca di disegni, nuances, effetti tattili ma anche funzionali. La sensibilità verso tematiche ecologiche è sempre stata presente nella cultura della nostra azienda e negli ultimi anni ha avuto modo di esprimersi a partire da un monitoraggio dell'impatto ambientale delle lavorazioni. Un impegno che condividiamo con i nostri fornitori di materie prime e con le imprese della nobilitazione che lavorano i nostri tessuti. Un lavoro di squadra che è alla base del successo della nostra azienda. p. 32 Tessitura Attilio Imperiali è una media azienda che ha scelto di giocare la sua partita anche all'estero consapevole del prestigio internazionale acquisito dal distretto comasco e dalle sue produzioni. Una strategia che ha dato buoni risultati: la produzione annuale è infatti di 400.000 metri di tessuti che contribuiscono a rendere uniche le collezioni di importanti case di moda. Il modello organizzativo di Tessitura Attilio Imperiali è improntato a flessibilità e problem solving. Sulla base delle proposte elaborate dall'ufficio stile e condivise con i clienti, si avviano i processi produttivi interni (preparazione e tessitura) e quelli esternalizzati (tintura, stampa, finissaggio, accoppiatura). Abbiamo una vastissima gamma di proposte ma la star della nostra produzione rimane il “Raso Imperiali”, studiato appositamente per calzature e borse. E' un tessuto pieno, corposo ma allo stesso tempo dolce al tatto, fornito in centinaia di varianti colori, di accoppiature (tela, maglina, microfibra, garza...) e sviluppato con vari effetti estetici grazie a laminazioni, trattamenti al laser, ricami. Ogni campione ha una storia di creatività e lavorazione che lo rende unico. Per le nostre collezioni privilegiamo fibre naturali di pregio come seta e lino ma anche le fibre artificiali, in particolare viscosa, in grado di dare resistenza e tenacità a tessuti destinati a calzature e borse. Una rapida visita all'ufficio stile dell'azienda e non si hanno più dubbi: il management di Tessitura Attilio Imperiali non sembra dar credito a chi sostiene che i tessuti green debbano essere inevitabilmente poveri e privi di effetti moda mentre i tessuti fashion possano essere realizzati solo al prezzo di un alto impatto ambientale. E' proprio questa la nostra scommessa: realizzare tessuti fantastici ma nel contempo ridurre il costo richiesto all'ambiente in termini di acqua di processo ed emissioni. Il tema della sostenibilità è maturato negli ultimi anni come esigenza personale ed aziendale prima ancora che come risposta alle richieste dei nostri clienti. Certo la domanda di tessuti privi di sostanze chimiche tossiche è cresciuta nell'ultimo triennio e ci ha spinto ad approfondire un percorso che avevamo solo intravisto. Da anni infatti operiamo con azioni di compensazione della CO2 prodotta dalle attività produttive che ci impegnano nella piantumazione di alberi in aree periferiche della nostra regione con il progetto ReteClima ma abbiamo capito che questa attività a cui siamo comunque molto affezionati non era sufficiente. Era necessario approfondire la conoscenza delle nostre attività produttive, individuare le criticità, impostare con i nostri fornitori azioni correttive. Un percorso iniziato da poco ma che ci ha spinto a sottoscrivere nel settembre 2014 l'impegno Detox lanciato da Greenpeace che prevede l'eliminazione dalla catena produttiva di 11 classi di sostanze pericolose. p. 33 La sostenibilità per Tessitura Attilio Imperiali non si limita alla gestione del rischio chimico e delle emissioni seppure questo rappresenti una priorità coerentemente con i trend del mercato e con la propria vision ambientalista, ma si esprime anche in una serie di iniziative sociali, in particolare finalizzate ai giovani e a supporto di scuole e università. Il progetto Fashion Academy è stato realizzato nel 2014 e ha coinvolto sul tema del tessile sostenibile un gruppo di promettenti fashion design, mentre è tuttora attiva la collaborazione con il laboratorio sartoriale Reedo di Rimini. Scampoli e prove di tessuti sono inoltre a disposizione di studenti e giovani stilisti perché li valorizzino in progetti di riuso creativo. Puntare sui giovani, aprire la nostra azienda ai futuri stilisti è uno dei nostri modi di intendere la missione di un'azienda sostenibile che non si limita a realizzare business ma che si propone come soggetto culturale nei rapporti con le comunità con cui si relaziona. E investire sui giovani significa assicurarsi un futuro migliore. p. 34 Wash Italia. Sviluppo prodotto e finissaggi www.washitalia.it Wash Italia è una lavanderia e tintoria industriale specializzata nella lavorazione dei capi prodotti da importanti brand italiani ed internazionali. L'azienda nasce nel 1986 per iniziativa di un gruppo di imprenditori locali con il nome di Lavanderia Italia snc. La crescita è rapida e nel 2003 con l'ingresso della compagine sociale di importanti imprenditori del settore diventa una spa con il nome Wash Italia. Negli anni il complesso industriale e la dotazione tecnologica sono stati ampliati e potenziati. E' cresciuto anche il numero degli addetti, che oggi sono 60, e l'indotto, cioè la rete di fornitori che collaborano con noi. La capacità produttiva supera i 20.000 pezzi al giorno. Intervista a Alfredo D'Acchioli, Presidente e Amministratore Delegato Perché avete deciso di impegnarvi sul fronte della sostenibilità? In primo luogo per sensibilità e convincimenti fortemente radicati nel management dell'azienda. Occorre tenere presente che in Italia e in Europa le leggi e le normative ambientali sono particolarmente stringenti e impongono alle imprese comportamenti corretti e preventivi. Ma questo non è sufficiente perché essere sostenibili significa fare del proprio meglio per ridurre gli effetti negativi della propria attività economica sull'ambiente. A sollecitarci a impegnarci su questo fronte sono anche i nostri clienti, alcuni dei quali importanti nomi del lusso internazionale che hanno sposato l'impegno ecologista e che ci chiedono quindi di condividere un approccio più responsabile. p. 35 In che modo contate di ottenere risultati tangibili? Per quanto la nostra azienda operi nel rispetto delle leggi e del regolamento Reach ci rendiamo conto di aver molto lavoro da fare per arrivare all'obiettivo impatto zero. Il punto di forza di Wash Italia è nella capacità di sviluppare con i propri clienti e con i fornitori e i terzisti una relazione di effettiva collaborazione. In termini di sostenibilità questo significa privilegiare le sostanze chimiche sicure e le tecnologie a minor impatto ambientale e aprirsi all'ascolto delle posizioni espresse dai movimenti ambientalisti che hanno posto la moda di fronte alle proprie responsabilità. Dal punto di vista organizzativo questa attenzione all'ambiente ha indotto qualche cambiamento significativo? Negli ultimi anni sono stati destinati più di 200.000 euro in nuovi investimenti per la sicurezza e 1.000.000 di euro nell'ampliamento di impianti per la depurazione delle acque in uscita. Progettazione, ricerca e sviluppo prodotti, controllo qualità, monitoraggio costante delle lavorazioni sono fasi che convergono nel delineare un approccio più rispettoso dell'ambiente. Per rendere più organica questa strategia abbiamo inoltre in programma di potenziare la struttura aziendale con figure professionali specifiche che collaborino con i responsabili della sicurezza, il controllo qualità, ma anche con l'area prodotto, con gli esperti della normazione. La sostenibilità non è però solo ecologia, è rispetto e valorizzazione delle persone, a partire dai nostri collaboratori. In un'azienda che relaziona molto con clienti esteri e in cui il numero dei lavoratori stranieri cresce costantemente, un rapporto di lavoro fondato sui principi etici è fondamentale. Per questo Wash Italia dedica attenzione a progetti di integrazione sociale e punta molto sulla crescita delle competenze professionali e culturali. In che modo ecologia e moda si possono incontrare? L'impegno per una moda sostenibile si inserisce nell'attenzione che l'azienda dedica da sempre alla fase di studio del prodotto e alla valorizzazione del rapporto con la cultura tessile del territorio, con la sua artigianalità. Ci piace definirci una sorta di laboratorio creativo. Un' intera area dell'azienda è infatti totalmente dedicata a prototipazione, serigrafia e campionario. L'attenzione maturata nei confronti delle sperimentazioni si è costantemente misurata con le necessità del cliente di ottenere effetti riproducibili. A questo scopo abbiamo realizzato un archivio che raccoglie e rende consultabili campioni di tessuti denim raccolti in ogni parte del mondo, frutto di una ricerca che si articola nei mercati vintage, fonte di ispirazione per sperimentare trattamenti, tecniche e soluzioni innovative. Questo patrimonio di materiali e di idee è reso ancor più interessante p. 36 dall'impegno che Wash Italia sviluppa in termini di innovazione tecnologica, mettendo a punto tecniche e strumentazioni che consentano il raggiungimento di risultati replicabili in fase di produzione. Un altro intervento riguarda la tracciabilità delle commesse in lavorazione allo scopo di garantire la qualità dei prodotti e un'efficiente gestione dei reparti produttivi. Un sistema informatico consente infatti di registrare su un server centrale tutte le 'ricette' appropriate ad ogni singola fase macchina mediante associazione numero lotto / fase macchina / macchina (dati disponibili da lettore barcode wireless). Ciò consente di annullare le possibilità di errore umano da errata programmazione delle macchine e di monitorare, quindi controllare e ridurre i tempi di attraversamento delle commesse. Infine Wash Italia è partner della Rete ITS che raccoglie imprese marchigiane-abruzzesi della filiera del denim con l'obiettivo di rafforzare la presenza sui mercati e sviluppare ricerca e sinergie. Il tema della sostenibilità è stato subito inserito in agenda ed è anzi argomento riconosciuto come prioritario nelle azioni della Rete. Questo conferma il ruolo positivo che un territorio e la sua identità culturale possono e debbono avere. p. 37