L`horror della solitudine con la «bambina-vampira
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L`horror della solitudine con la «bambina-vampira
28 LUNEDÌ 1 NOVEMBRE 2010 Spettacoli Carlo Verdone: «La protagonista del mio nuovo film sarà Micaela Ramazzotti» Cinema: Massimo Lopez, voce di Colin Firth in «A single Intervista al regista e attore romano stasera alle 20,40 su Sky Cinema1 man», vince il Festival del doppiaggio «Anelli d'oro» FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA IN CONCORSO ANCHE «POLL» E «LAS BUENAS HIERBAS» I nostri voti L'horror della solitudine con la «bambina-vampira» Let me in Regia: Matt Reeves GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱ Gangor Regia: Italo Spinelli GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱ Brividi d'autore con «Let me in», remake Usa di «Lasciami entrare» «Gangor», il film di denuncia di Spinelli, in India è a rischio censura ROMA DAL NOSTRO INVIATO Filiberto Molossi II Dolcetto o scherzetto? Nella notte delle streghe è una bimba-vampiro a mordere al cuore Roma. Finestre murate, ragazzine a piedi nudi nella neve, i bulletti della scuola: e una città dove non succede mai niente. Ma in cui si può incontrare, per caso, il male: che magari ha i capelli biondi e l’espressione innocente ed è l’unica persona che ti ascolta, che ti dà retta. L’unica a cui importa davvero qualcosa di te. Brividi d’autore al Festival della capitale: nel segno della Hammer, la leggendaria casa di produzione britannica che torna sugli schermi dopo oltre 30 anni, Matt Reeves lascia il segno (sul collo...) con «Let me in», la versione americana di «Lasciami entrare», prima best seller e poi caso cinematografico svedese. Un horror della solitudine e del disagio che va molto oltre il genere (che peraltro interpreta con non banali finezze) per riflettere in maniera originale e profonda sulla spesso crudele avventura del crescere, del diventare adulti, là dove la linea d’ombra taglia come un rasoio affilato il territorio estremo della diversità e i rapporti di forza e di dipendenza sono la cartina di tornasole, l’impronta invisibile, di un Paese che si nutre di paura e violenza. Buio e avvincente, «politico» e romantico ma in un senso molto più complesso e «al limite» rispetto ai vampiri patinati di «Twilight», il film di Reeves («Cloverfield») si insinua sotto pelle nell’inquietudine di Owen, dodicenne schivo e senza amici attratto dalla nuova vicina di casa, Abby, una ragaz- Personaggio: zina strana che ama i rompicapo e non racconta mai nulla di sè. Ma che poco a poco svelerà a Owen la sua vera e terribile natura... Subito dentro alla storia, grazie a un prologo efficacissimo e concitato, tutto in primissimi piani, «Let me in» (a Roma fuori concorso) costruisce con sensibilità il bellissimo ed esclusivo rapporto tra due bambini estranei al mondo (strepitosi entrambi i piccoli Chloe Moretz e Kodi Smit-Mcphee) elevando la mostruosità a condizione, a malattia da cui non si guarisce, co- gliendone il lato primitivo, la «fame» dettata dalla lotta per sopravvivere. Un bell'uso del sonoro in senso narrativo, Reeves trova alcune interessanti prospettive (l'incidente in auto visto dall’interno dall’abitacolo, quel filo del telefono che divide in due l’inquadratura...), rileggendo infine un’inedita e sanguinaria storia d’amore e d’amicizia nel controcampo dell’America di ieri (quella reaganiana) e di oggi. Regala meno emozioni, invece, il concorso, dove è passato il pure insolito «Gangor» dell’ita- Presentato il film tratto dal romanzo Camilleri: «Analogie tra il caso Ruby e il mio libro “La scomparsa di Patò”» «Cambiamo tutto per non cambiare nulla»: Andrea Camilleri, al quale il Festival di Roma dedica anche una masterclass, cita Tomasi di Lampedusa, commentando il film fuori concorso, tratto dal suo romanzo «La scomparsa di Patò» e diretto da Rocco Mortelliti, secondo molti critici già uno stracult. «Vedo i media che si interrogano sul comportamento assunto dalla Questura di Milano, sulle pressioni subite - dice lo scrittore siciliano riferendosi al caso Ruby - Qui, i due funzionari del romanzo e del film non hanno bisogno di una telefonata, obbediscono agli ordini di superiori che a loro volta ne ricevono da un sottosegretario». ll film vanta un cast di riguardo, con un Nino Frassica in forma, affiancato, tra gli altri, da Neri Marcorè e Maurizio Casagrande e la location agrigentina sottolinea la sicilianità, presen- te anche nella direzione del film, essendo Mortelliti genero di Camilleri. Vigata, luogo di finzione ormai entrato nell’immaginario collettivo grazie alle riduzioni televisive Rai della saga infinita di Montalbano, è in verità Naro, ma si va in trasferta anche a Canicattì e Porto Empedocle. Antonio Patò è un integerrimo direttore di banca che scompare il venerdì santo del 1890 e i due funzionari citati dallo scrittore, indagano fino a imbattersi in una verità nascosta e difficile. In quanto a Montalbano (le cui inchieste torneranno comunque su RaiUno), lo scrittore scherza: «mi ha fottuto, io sono inchiodato a lui. Quando scrivo un romanzo in cui non c'è a cui do l’anima, arriva magari al 4°-5° posto in classifica, invece ogni romanzo di Montalbano, come l’ultimo, 'Il sorriso di Angelica', appena uscito, va subito primo, distanziando di 60 punti Ken Follett». liano Italo Spinelli, documentarista (uno lo ha anche dedicato al nostro Bernardo Bertolucci) che ha ambientato in India un film di denuncia (a rischio censura in quel Paese) dove affronta lo scandalo degli stupri (spesso impuniti) contro le donne tribali. Spinelli segue i passi di un fotoreporter che immortala una bellissima ragazza a seno nudo: esponendo però così la donna agli insulti e alle ritorsioni degli uomini. Macchina a mano e taglio doc, il film, riflessione decisa ma spesso didascalica sulla condizione femminile (violentata anche dai media) parte meglio di come procede, rivelandosi nel complesso un po' troppo schematico. Fanno meglio gli altri due film in concorso passati ieri: in particolare «Poll» del tedesco Chris Kraus («Quattro minuti»), apprezzato regista anche di opere liriche, che trasporta le memorie adolescenziali della poetessa Oda Schaefer nello spazio sospeso di un’epoca alla fine. Estonia, '14: una ragazzina che ha appena perso la madre nasconde un anarchico in fuga dai russi. Rapporti familiari alla Haneke, riprese di ampio respiro, laboratori degli orrori che saranno: lungo ma curato, un film di confine che racconta l’elegante ma inesorabile decadenza di un mondo in cancrena. Affronta invece, come e meglio dell’ultimo Avati, il tema dell’Alzheimer, «Las buenas hierbas», della messicana Maria Novaro che vive del rapporto tra una figlia, che colleziona le parole, e la madre malata, che le perderà del tutto. Il fascino dei riti antichi e l’oltraggio del morbo, la seduzione di piante magiche e il declino senza uscita della perdita di sè in un film dove la natura evoca ancora gli spiriti della memoria. Poll Regia: Chris Kraus GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱ Las buenas herbas Regia: Maria Novaro GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱ Animal kingdom Regia: David Michôd GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱ Leggi gli altri servizi dal Festival sul sito «Twilight» non abita qui Chloe Moretz, protagonista di «Let me in». www.gazzettadiparma.it Dall'Australia il duro noir «Animal kingdom» Una savana chiamata Sydney Lara Ampollini II Sydney come una savana, pie- na di fiere pronte a colpire. Un «Regno animale» dove ognuno deve trovare in fretta il suo posto o morire. I deboli protetti dai forti, i forti che soccombono ai più forti. E un esordio freddo, quasi attonito, ad occhi ben aperti sulla legge della natura che governa il branco degli umani, solo apparentemente evoluti, quello di David Michôd, già premiato al Sundance e ora applaudito fuori concorso a Roma. Luce naturale, nessuna forzatura sul ritmo degli eventi o sulla suspence. «Animal Kingdom» è un noir dei sentimenti ma non nella forma. La famiglia dei Cody, tre ragazzoni, chi dedito a rapine, chi a spaccio di droga, tenuta insieme dalla matriarca Smurf, affettuosa come una leonessa coi suoi cuccioli, ha una sua legge non scritta, con codici di ricatto emotivo con i familiari e di ferocia verso gli esterni. Tra loro arriva «J», nipote di Smurf che lo accoglie tra i suoi. Presto, e man mano che la trappola dei poliziotti si stringerà sulla famiglia, il ragazzo dovrà capire come funziona la vita. Capire che non sempre i buoni (come lispettore Guy Pearce) la spuntano e che bisogna decidere da soli la propria legge e il proprio destino. Il racconto della vita del branco dei Cody, se non fosse per quelle musiche rese inquietanti da oscuri crescendo elettronici, potrebbe essere un documentario del National Geographic. Naturalmente è solo apparenza per- ché lesordiente regista, pur non puntando sugli effettacci, ha un occhio finissimo che ci fa cogliere le minime vibrazioni del reale, gli indizi di vita, paura, aggressività che si accendono (o si spengono) negli occhi dei protagonisti (bravissimi, tutti). La stupenda scena iniziale, dove «J» entra in scena assistendo alla morte per overdose della madre, tenendo un occhio al quiz televisivo, è lesempio di un cinema minimalista ma potente, che rifiuta gli eccessi drammaturgici e sfoggia una padronanza invidiabile nelluso degli elementi filmici. Una storia così poteva benissimo essere ambientata in un contesto di camorra. Ma ci vorrebbe un gusto che il nostro cinema ancora non ha maturato. bagno di folla per l'attore, al The Space per promuovere «A Natale mi sposo» (che uscirà il 26 novembre) Tifo da stadio per Massimo Boldi: «Così si va incontro al pubblico» Lisa Oppici o aspettavano in tanti, tutti già pronti per gli autografi, «armati» di penna e cartolina del film. E quando è arrivato l’hanno letteralmente assalito, accogliendolo con un corale «Mas-si-mo, Mas-si-mo, Mas-si-mo!» e un tifo quasi da stadio. E naturalmente alzando i telefonini per riuscire a fotografarlo. Davvero una gran folla, ieri, per Massimo Boldi, ospite del The Space al Barilla Center per promuovere il suo ultimo film, «A Natale mi sposo», in uscita il 26 novembre. Boldi ha incontrato i fan all’ingresso del cinema, dove ha firmato autografi e posato per le foto, e poi si è spostato nella sala principale del The Space, la 7, dove poco prima della proiezione delle 19,45 di «Maschi contro femmine» ha L Foto e autografi «In questa tournée in giro per l'Italia mi sento come ai tempi del cabaret» parlato al pubblico del proprio film mostrandone il trailer agli spettatori. Arrivato con quattro Babbe Natale («Questa è la Nina, questa è la Pinta e questa è la Santa Maria… e questa è la Francesca, visto che sono quattro…»), il comico di Luino si è concesso con grande disponibilità ai suoi fans di ogni età, dai giovanissimi agli anziani, cui ha raccomandato il suo ultimo lavoro: «Il 26 novembre andate tutti al cinema. E se “A Natale mi sposo” vi piace, passate parola…». La serata di ieri fa parte di un vero e proprio tour che Boldi sta facendo in giro per l’Italia: un modo nuovo di lanciare il suo film («Com’è? Bello, spregiudicato e pieno di brio»). «La scelta di questo tour per le sale? È nata dalla volontà di incontrare il pubblico, di trovare un contatto diretto con gli spettatori: un film si può promuovere anche così, non solo con la tv e la stampa ma anche appunto parlando con la gente. L’idea è stata proprio quella di andare a incontrarla, non tanto quella delle grandi città ma soprattutto quella delle città di provincia, nella convinzione che si debba tornare a cercare un rapporto con le persone, umilmente. E i risultati si vedono: sono tanti gli amici che troviamo in ogni tappa», ha detto Boldi, che ha aggiunto: «Tutto questo mi riporta ai vecchi tempi, quando facevo il cabaret e tante serate in giro per l’Italia». «A Natale mi sposo» inaugura la stagione dei cinepanettoni 2010, il genere che in Boldi (prima in coppia con Christian De Sica, poi con altri coprotagonisti) ha avuto e ha uno dei suoi uomini di punta. Accanto a lui, nella pellicola diretta da Paolo Costella (lo stesso di «Baciato FOTO ROMANO Contatto diretto Boldi saluta il pubblico del The Space, dove ha firmato autografi e presentato il trailer. dalla fortuna», girato quest’estate qui a Parma), Vincenzo Salemme e Nancy Brilli (le nozze cui allude il titolo sono le loro), Elisabetta Canalis, Enzo Salvi, Massimo Ceccherini, Teresa Mannino. «Non parliamo però di sfide con i film di Natale - ha precisato Boldi - perché non ha senso. Noi usciremo tre settimane prima, non è una sfida. E come se il nostro fosse un aperitivo al Natale... Sono stato con Christian De Sica per 25 anni a fare il Natale, ora faccio il prenatale e sono contento di farlo. Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez? Sono come il Milan e l’Inter…». Guarda la fotogallery sul nostro sito www.gazzettadiparma.it