L`horror della solitudine con la «bambina-vampira

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L`horror della solitudine con la «bambina-vampira
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LUNEDÌ 1 NOVEMBRE 2010
Spettacoli
Carlo Verdone:
«La protagonista
del mio nuovo film
sarà Micaela
Ramazzotti»
Cinema: Massimo Lopez, voce di Colin Firth in «A single
Intervista al regista e attore romano
stasera alle 20,40 su Sky Cinema1
man», vince il Festival del doppiaggio «Anelli d'oro»
FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA IN CONCORSO ANCHE «POLL» E «LAS BUENAS HIERBAS»
I nostri voti
L'horror della solitudine
con la «bambina-vampira»
Let me in
Regia: Matt Reeves
GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱
Gangor
Regia: Italo Spinelli
GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱
Brividi d'autore con «Let me in», remake Usa di «Lasciami entrare»
«Gangor», il film di denuncia di Spinelli, in India è a rischio censura
ROMA
DAL NOSTRO INVIATO
Filiberto Molossi
II Dolcetto
o scherzetto? Nella
notte delle streghe è una bimba-vampiro a mordere al cuore
Roma. Finestre murate, ragazzine a piedi nudi nella neve, i
bulletti della scuola: e una città
dove non succede mai niente.
Ma in cui si può incontrare, per
caso, il male: che magari ha i
capelli biondi e l’espressione innocente ed è l’unica persona che
ti ascolta, che ti dà retta. L’unica
a cui importa davvero qualcosa
di te.
Brividi d’autore al Festival della capitale: nel segno della Hammer, la leggendaria casa di produzione britannica che torna sugli schermi dopo oltre 30 anni,
Matt Reeves lascia il segno (sul
collo...) con «Let me in», la versione americana di «Lasciami
entrare», prima best seller e poi
caso cinematografico svedese.
Un horror della solitudine e del
disagio che va molto oltre il genere (che peraltro interpreta con
non banali finezze) per riflettere
in maniera originale e profonda
sulla spesso crudele avventura
del crescere, del diventare adulti,
là dove la linea d’ombra taglia come un rasoio affilato il territorio
estremo della diversità e i rapporti di forza e di dipendenza sono la cartina di tornasole, l’impronta invisibile, di un Paese che
si nutre di paura e violenza. Buio
e avvincente, «politico» e romantico ma in un senso molto più
complesso e «al limite» rispetto
ai vampiri patinati di «Twilight»,
il film di Reeves («Cloverfield») si
insinua sotto pelle nell’inquietudine di Owen, dodicenne schivo e
senza amici attratto dalla nuova
vicina di casa, Abby, una ragaz-
Personaggio:
zina strana che ama i rompicapo
e non racconta mai nulla di sè. Ma
che poco a poco svelerà a Owen la
sua vera e terribile natura...
Subito dentro alla storia, grazie a un prologo efficacissimo e
concitato, tutto in primissimi
piani, «Let me in» (a Roma fuori
concorso) costruisce con sensibilità il bellissimo ed esclusivo
rapporto tra due bambini estranei al mondo (strepitosi entrambi i piccoli Chloe Moretz e Kodi
Smit-Mcphee) elevando la mostruosità a condizione, a malattia da cui non si guarisce, co-
gliendone il lato primitivo, la
«fame» dettata dalla lotta per
sopravvivere. Un bell'uso del sonoro in senso narrativo, Reeves
trova alcune interessanti prospettive (l'incidente in auto visto
dall’interno dall’abitacolo, quel
filo del telefono che divide in due
l’inquadratura...), rileggendo infine un’inedita e sanguinaria
storia d’amore e d’amicizia nel
controcampo dell’America di ieri (quella reaganiana) e di oggi.
Regala meno emozioni, invece, il concorso, dove è passato il
pure insolito «Gangor» dell’ita-
Presentato il film tratto dal romanzo
Camilleri: «Analogie tra il caso Ruby
e il mio libro “La scomparsa di Patò”»
«Cambiamo tutto per non
cambiare nulla»: Andrea Camilleri, al quale il Festival di Roma
dedica anche una masterclass,
cita Tomasi di Lampedusa, commentando il film fuori concorso,
tratto dal suo romanzo «La
scomparsa di Patò» e diretto da
Rocco Mortelliti, secondo molti
critici già uno stracult. «Vedo i
media che si interrogano sul
comportamento assunto dalla
Questura di Milano, sulle pressioni subite - dice lo scrittore
siciliano riferendosi al caso Ruby - Qui, i due funzionari del
romanzo e del film non hanno
bisogno di una telefonata, obbediscono agli ordini di superiori che a loro volta ne ricevono
da un sottosegretario».
ll film vanta un cast di riguardo, con un Nino Frassica in forma, affiancato, tra gli altri, da
Neri Marcorè e Maurizio Casagrande e la location agrigentina
sottolinea la sicilianità, presen-
te anche nella direzione del film,
essendo Mortelliti genero di Camilleri. Vigata, luogo di finzione
ormai entrato nell’immaginario
collettivo grazie alle riduzioni
televisive Rai della saga infinita
di Montalbano, è in verità Naro,
ma si va in trasferta anche a
Canicattì e Porto Empedocle.
Antonio Patò è un integerrimo
direttore di banca che scompare il venerdì santo del 1890 e i
due funzionari citati dallo scrittore, indagano fino a imbattersi
in una verità nascosta e difficile.
In quanto a Montalbano (le cui
inchieste torneranno comunque
su RaiUno), lo scrittore scherza:
«mi ha fottuto, io sono inchiodato a lui. Quando scrivo un romanzo in cui non c'è a cui do l’anima,
arriva magari al 4°-5° posto in
classifica, invece ogni romanzo
di Montalbano, come l’ultimo, 'Il
sorriso di Angelica', appena uscito, va subito primo, distanziando
di 60 punti Ken Follett».
liano Italo Spinelli, documentarista (uno lo ha anche dedicato al
nostro Bernardo Bertolucci) che
ha ambientato in India un film di
denuncia (a rischio censura in
quel Paese) dove affronta lo scandalo degli stupri (spesso impuniti) contro le donne tribali. Spinelli segue i passi di un fotoreporter che immortala una bellissima ragazza a seno nudo: esponendo però così la donna agli insulti e alle ritorsioni degli uomini. Macchina a mano e taglio doc,
il film, riflessione decisa ma spesso didascalica sulla condizione
femminile (violentata anche dai
media) parte meglio di come procede, rivelandosi nel complesso
un po' troppo schematico.
Fanno meglio gli altri due film
in concorso passati ieri: in particolare «Poll» del tedesco Chris
Kraus («Quattro minuti»), apprezzato regista anche di opere
liriche, che trasporta le memorie
adolescenziali della poetessa
Oda Schaefer nello spazio sospeso di un’epoca alla fine. Estonia,
'14: una ragazzina che ha appena
perso la madre nasconde un
anarchico in fuga dai russi. Rapporti familiari alla Haneke, riprese di ampio respiro, laboratori degli orrori che saranno: lungo ma curato, un film di confine
che racconta l’elegante ma inesorabile decadenza di un mondo
in cancrena.
Affronta invece, come e meglio
dell’ultimo Avati, il tema dell’Alzheimer, «Las buenas hierbas»,
della messicana Maria Novaro
che vive del rapporto tra una figlia, che colleziona le parole, e la
madre malata, che le perderà del
tutto. Il fascino dei riti antichi e
l’oltraggio del morbo, la seduzione di piante magiche e il declino
senza uscita della perdita di sè in
un film dove la natura evoca ancora gli spiriti della memoria.
Poll
Regia: Chris Kraus
GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱
Las buenas
herbas
Regia: Maria Novaro
GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱
Animal
kingdom
Regia: David Michôd
GIUDIZIO: ✱✱✱✱✱
Leggi gli altri servizi
dal Festival sul sito
«Twilight» non abita qui Chloe Moretz, protagonista di «Let me in».
www.gazzettadiparma.it
Dall'Australia il duro noir «Animal kingdom»
Una savana chiamata Sydney
Lara Ampollini
II Sydney come una savana, pie-
na di fiere pronte a colpire. Un
«Regno animale» dove ognuno
deve trovare in fretta il suo posto
o morire. I deboli protetti dai forti, i forti che soccombono ai più
forti. E un esordio freddo, quasi
attonito, ad occhi ben aperti sulla legge della natura che governa il branco degli umani, solo apparentemente evoluti, quello di
David Michôd, già premiato al
Sundance e ora applaudito fuori
concorso a Roma. Luce naturale,
nessuna forzatura sul ritmo degli eventi o sulla suspence. «Animal Kingdom» è un noir dei sentimenti ma non nella forma. La
famiglia dei Cody, tre ragazzoni,
chi dedito a rapine, chi a spaccio
di droga, tenuta insieme dalla
matriarca Smurf, affettuosa come una leonessa coi suoi cuccioli, ha una sua legge non scritta, con codici di ricatto emotivo
con i familiari e di ferocia verso
gli esterni. Tra loro arriva «J», nipote di Smurf che lo accoglie tra i
suoi. Presto, e man mano che la
trappola dei poliziotti si stringerà sulla famiglia, il ragazzo dovrà
capire come funziona la vita. Capire che non sempre i buoni (come lispettore Guy Pearce) la
spuntano e che bisogna decidere da soli la propria legge e il proprio destino.
Il racconto della vita del branco
dei Cody, se non fosse per quelle
musiche rese inquietanti da
oscuri crescendo elettronici, potrebbe essere un documentario
del National Geographic. Naturalmente è solo apparenza per-
ché lesordiente regista, pur non
puntando sugli effettacci, ha un
occhio finissimo che ci fa cogliere le minime vibrazioni del reale,
gli indizi di vita, paura, aggressività che si accendono (o si
spengono) negli occhi dei protagonisti (bravissimi, tutti). La
stupenda scena iniziale, dove
«J» entra in scena assistendo alla morte per overdose della madre, tenendo un occhio al quiz
televisivo, è lesempio di un cinema minimalista ma potente,
che rifiuta gli eccessi drammaturgici e sfoggia una padronanza invidiabile nelluso degli elementi filmici. Una storia così poteva benissimo essere ambientata in un contesto di camorra.
Ma ci vorrebbe un gusto che il
nostro cinema ancora non ha
maturato.
bagno di folla per l'attore, al The Space per promuovere «A Natale mi sposo» (che uscirà il 26 novembre)
Tifo da stadio per Massimo Boldi:
«Così si va incontro al pubblico»
Lisa Oppici
o aspettavano in tanti,
tutti già pronti per gli
autografi, «armati» di
penna e cartolina del film. E
quando è arrivato l’hanno letteralmente assalito, accogliendolo con un corale «Mas-si-mo,
Mas-si-mo, Mas-si-mo!» e un tifo quasi da stadio. E naturalmente alzando i telefonini per
riuscire a fotografarlo. Davvero
una gran folla, ieri, per Massimo Boldi, ospite del The Space
al Barilla Center per promuovere il suo ultimo film, «A Natale mi sposo», in uscita il 26
novembre. Boldi ha incontrato i
fan all’ingresso del cinema, dove ha firmato autografi e posato
per le foto, e poi si è spostato
nella sala principale del The
Space, la 7, dove poco prima
della proiezione delle 19,45 di
«Maschi contro femmine» ha
L
Foto e autografi
«In questa tournée
in giro per l'Italia
mi sento come ai
tempi del cabaret»
parlato al pubblico del proprio
film mostrandone il trailer agli
spettatori.
Arrivato con quattro Babbe Natale («Questa è la Nina, questa è
la Pinta e questa è la Santa Maria… e questa è la Francesca, visto che sono quattro…»), il comico di Luino si è concesso con
grande disponibilità ai suoi
fans di ogni età, dai giovanissimi agli anziani, cui ha raccomandato il suo ultimo lavoro:
«Il 26 novembre andate tutti al
cinema. E se “A Natale mi sposo” vi piace, passate parola…».
La serata di ieri fa parte di un
vero e proprio tour che Boldi sta
facendo in giro per l’Italia: un
modo nuovo di lanciare il suo
film («Com’è? Bello, spregiudicato e pieno di brio»). «La scelta
di questo tour per le sale? È nata
dalla volontà di incontrare il
pubblico, di trovare un contatto
diretto con gli spettatori: un film
si può promuovere anche così,
non solo con la tv e la stampa
ma anche appunto parlando con
la gente. L’idea è stata proprio
quella di andare a incontrarla,
non tanto quella delle grandi città ma soprattutto quella delle
città di provincia, nella convinzione che si debba tornare a cercare un rapporto con le persone,
umilmente. E i risultati si vedono: sono tanti gli amici che troviamo in ogni tappa», ha detto
Boldi, che ha aggiunto: «Tutto
questo mi riporta ai vecchi tempi, quando facevo il cabaret e
tante serate in giro per l’Italia».
«A Natale mi sposo» inaugura
la stagione dei cinepanettoni
2010, il genere che in Boldi (prima in coppia con Christian De
Sica, poi con altri coprotagonisti) ha avuto e ha uno dei suoi
uomini di punta. Accanto a lui,
nella pellicola diretta da Paolo
Costella (lo stesso di «Baciato
FOTO ROMANO
Contatto diretto Boldi saluta il pubblico del The Space, dove ha firmato autografi e presentato il trailer.
dalla fortuna», girato quest’estate qui a Parma), Vincenzo
Salemme e Nancy Brilli (le nozze cui allude il titolo sono le loro), Elisabetta Canalis, Enzo
Salvi, Massimo Ceccherini, Teresa Mannino. «Non parliamo
però di sfide con i film di Natale
- ha precisato Boldi - perché
non ha senso. Noi usciremo tre
settimane prima, non è una sfida. E come se il nostro fosse un
aperitivo al Natale... Sono stato
con Christian De Sica per 25 anni a fare il Natale, ora faccio il
prenatale e sono contento di
farlo. Elisabetta Canalis e Belen
Rodriguez? Sono come il Milan
e l’Inter…».
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