Convulsioni febbrili - Fondazione Internazionale Menarini
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Convulsioni febbrili - Fondazione Internazionale Menarini
Depositato presso AIFA in data 28/02/2006 MINUTI Giugno 2013 _Layout 1 29/05/13 09.39 Pagina 5 3 Convulsioni febbrili: fattori di rischio, valutazione e prognosi REESE C. GRAVES, KAREN OEHLER, LESLIE E. TINGLE Baylor Family Medicine Residency Program, Garland, Texas, USA. Le convulsioni febbrili sono frequenti nel corso dei primi 5 anni di vita, e diversi fattori aumentano il rischio di tali eventi. Nella valutazione iniziale del paziente il medico deve determinare se sono presenti o meno caratteristiche indicative di convulsioni complesse, e deve identificare la sede dell’infezione. Esami ematochimici, esami di neuroimaging e l’elettroencefalografia non sono indicati di routine; nei pazienti con convulsioni febbrili non complicate non viene più consigliata la puntura lombare. Nei rari casi di stato febbrile epilettico la terapia di prima scelta prevede la somministrazione di lorazepam per via endovenosa o di midazolam per via orale. Dopo un episodio iniziale di convulsioni febbrili il medico deve rassicurare i genitori del paziente sui bassi rischi di effetti a lungo termine, comprese le sequele neurologiche, l’epilessia e la morte. Nei primi 2 anni successivi ad un primo attacco di convulsioni febbrili esiste tuttavia un rischio del 15-70% di recidive. Il rischio è più elevato nei pazienti di età inferiore a 18 mesi e nei pazienti con febbre di bassa intensità, con breve durata della febbre prima dell’insorgenza delle convulsioni, o con una storia familiare positiva. Per la prevenzione delle convulsioni febbrili recidivanti la somministrazione continua o intermittente di farmaci antiepilettici o antipiretici non è indicata. (Am Fam Physician. 2012; 85 (2): 149-153. Copyright© 2012 American Academy of Family Physicians). L e convulsioni febbrili sono il tipo più frequente di convulsioni tra i pazienti di età pediatrica, ed interessano il 2-5% dei bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni.1 Secondo la definizione della American Academy of Pediatrics (AAP), le convulsioni febbrili (semplici o complesse) avvengono in assenza di infezioni intracraniche, alterazioni metaboliche, o di una storia di precedenti convulsioni afebbrili1,2 (Tabella 11,3). Le convulsioni febbrili vengono classificate come semplici nel 65-90% dei casi2; per porre la diagnosi di convulsioni febbrili semplici devono essere presenti tutte le seguenti caratteristiche: durata inferiore a 15 minuti, natura generalizzata, un solo episodio nell’arco di 24 ore, assenza di precedenti problemi di tipo neurologico.1 Fattori di rischio I fattori di rischio di convulsioni febbrili comprendono ritardi di sviluppo, dimissione da un’unità di cura neonatale dopo i 28 giorni di vita, frequenza di asili nido, presenza di infezioni virali, storia familiare di convulsioni febbrili, alcune vaccinazioni, deficit di zinco o di ferro.4-13 Le convulsioni febbrili possono manifestarsi prima o subito dopo la comparsa della febbre; il rischio di convulsioni risulta correlato all’entità del rialzo febbrile e non alla sua velocità di comparsa.4 Le vaccinazioni associate ad un aumento del rischio di convulsioni febbrili comprendono il vaccino inattivato trivalente contro l’influenza 2010 Southern Emisphere; la vaccinazione con tossoidi difterico e tetanico e della pertosse con cellule complete (DTP); la vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia (MPR).13-15 Secondo una review dell’organizzazione Cochrane ed uno studio riguardante 530.000 bambini sottoposti a vaccinazione MPR il rischio di convulsioni febbrili risulta più elevato solo durante le prime 2 settimane successive alla vaccinazione, è basso (1-2 casi addizionali di convulsioni febbrili ogni 1000 vaccinazioni), e risulta probabilmente correlato alla febbre che si manifesta in associazione alla vaccinazione.6,9 È stata postulata l’esistenza di una predisposizione genetica alle convulsioni febbrili, anche se non sono stati finora identificati geni specifici. Alterazioni genetiche sono state descritte in pazienti affetti da alcune sindromi da convulsioni febbrili, come la grave epilessia mioclonica dell’infanzia e l’epilessia generalizzata con convulsioni febbrili plus (GEFS+, Generalized Tabella 1. Classificazione delle convulsioni febbrili Semplici (presenti tutte le seguenti caratteristiche) Durata inferiore a 15 minuti Generalizzate Assenza di precedenti problemi neurologici Si manifestano una volta nell’arco di 24 ore Complesse (presenti una qualsiasi delle seguenti caratteristiche) Durata superiore a 15 minuti Focali Recidive entro 24 ore Modificata su autorizzazione da: Millar JS. Evaluation and treatment of child with febrile seizure. Am Fam Physician. 2006; 73 (10): 1761, con ulteriori informazioni tratte dalla referenza bibliografica 1 5 - giugno 2013 - Minuti MINUTI Giugno 2013 _Layout 1 29/05/13 09.39 Pagina 6 Sistema SORT (Strength of Recommendation Taxonomy, Tassonomia della forza delle evidenze): Indicazioni per la pratica clinica Indicazione clinica Livello di Referenze Commenti evidenza bibliografiche Nei pazienti con convulsioni febbrili semplici non sono C 17,19Linee-guida basate sul consenso consigliati di routine esami di laboratorio, elettroence21,24,25 di esperti e studi retrospettivi di falografia ed esami di neuroimaging coorte In seguito a convulsioni febbrili semplici i genitori del B 1,28,29 Linee-guida basate sul consenso di paziente andrebbero rassicurati del fatto che l’episodio esperti e studi prospettivi di coorte non esercita effetti negativi sull’intelletto e sul comportamento, e non determina un aumento del rischio di morte Dopo un episodio di convulsioni febbrili complesse la B 1,32,33 Linee-guida basate sul consenso di somministrazione nel lungo periodo, continua o interesperti e studi clinici randomizzati mittente, di farmaci antiepilettici non è consigliata a e controllati causa del rischio di effetti collaterali La somministrazione di antipiretici all’insorgenza della A 31 Linee-guida basate sul consenso di febbre non è efficace nel ridurre le recidive di convulesperti ed uno studio clinico randosioni febbrili semplici mizzato e controllato A = Evidenza coerente, di buona qualità ed orientata sul paziente; B = evidenza orientata sul paziente, scarsamente coerente o di qualità limitata; C = opinione generale, evidenza orientata sulla malattia, pratica clinica usuale, opinione di esperti, serie di casi clinici. Per informazioni sul sistema SORT di valutazione delle evidenze, si veda al sito http://www.aafp.org/afpsort.xml Epilepsy with Febrile Seizures plus).14 La maggior parte dei casi di convulsioni febbrili riconosce una causa multifattoriale, con il concorso di due o più fattori, genetici e ambientali. Secondo studi casi-controlli anche deficit di ferro e di zinco rappresentano fattori di rischio per la comparsa di convulsioni febbrili. Uno studio condotto su bambini indiani di età compresa tra 3 mesi e 5 anni ha evidenziato livelli più bassi di zinco tra i pazienti con convulsioni febbrili rispetto a soggetti di controllo, di pari età, con febbre ma indenni da convulsioni.7 In un altro studio, bambini con convulsioni febbrili hanno evidenziato un’incidenza quasi 2 volte più elevata di deficit di ferro rispetto a bambini con febbre ma indenni da convulsioni.8 Le infezioni virali sono una frequente causa di febbre con comparsa di convulsioni febbrili. Un rischio particolare è stato descritto in associazione all’infezione primaria con herpesvirus umano 6, infezione tipica dei primi 2 anni di vita. In uno studio caso-controllo, esami condotti mediante reazione a catena polimerasica e con la determinazione di titoli anticorpali hanno indicato che 10 bambini su 55 (18%) che avevano presentato un primo episodio di convulsioni febbrili erano affetti da un’infezione acuta con l’herpesvirus umano 6, mentre segni dell’infezione non sono stati descritti in nessuno degli 85 bambini con febbre ma indenni da convulsioni.12 Altre frequenti infezioni virali, come influenza, para-influenza e infezioni da adenovirus possono associarsi a convulsioni febbrili semplici o complesse.11 6 - giugno 2013 - Minuti Valutazione del paziente Dopo un primo episodio convulsivo i bambini devono essere sottoposti ad un’accurata valutazione. La maggior parte dei pazienti con convulsioni febbrili si rivolge al medico dopo la risoluzione dell’episodio, e la condizione di vigilanza viene completamente recuperata entro un’ora dall’episodio.16 La valutazione iniziale deve focalizzare la propria attenzione sull’individuazione della causa della febbre.3,17 Ai genitori devono essere poste domande su un’eventuale storia familiare di convulsioni febbrili o di epilessia, vaccinazioni, recenti trattamenti con antibiotici, durata delle convulsioni, presenza di una prolungata fase post-ictale, presenza di qualsiasi sintomo focale. L’esame obiettivo deve ricercare eventuali segni di interessamento meningeo, e va valutato lo stato di coscienza del bambino. In un’analisi retrospettiva, riguardante 20 anni, di 526 casi di meningite batterica, alterazioni della coscienza sono state descritte nel 93% dei casi.18 Pazienti con convulsioni febbrili semplici non vanno sottoposti di routine ad esami di laboratorio, in quanto in questi pazienti le alterazioni elettrolitiche e le gravi infezioni batteriche sono rare.16,19,20 In uno studio retrospettivo condotto su 379 pazienti pediatrici con convulsioni febbrili semplici, una batteriemia è stata individuata solo in 8 casi;21 in 7 casi su 8 è stato isolato lo Streptococcus pneumoniae (lo studio riguardava un periodo precedente l’adozione di routine della vaccinazione antipneumococcica). MINUTI Giugno 2013 _Layout 1 29/05/13 09.39 Pagina 7 Tabella 2. Rischio di recidive dopo un primo caso di convulsioni febbrili Fattori di rischio Età inferiore a 18 anni Durata della febbre inferiore a un’ora prima dello sviluppo delle convulsioni Parente di primo grado con una storia di convulsioni febbrili Temperatura <40 °C Numero di fattori di rischio presenti 0 1 2 3 4 Rischio di recidive entro 2 anni (%) 14 >20 >30 >60 >70 Informazioni tratte dalla referenza bibliografica 30 AAP ha recentemente aggiornato le proprie linee-guida sull’esecuzione della puntura lombare in bambini con convulsioni febbrili semplici.17 La puntura lombare viene oggi considerata tra i possibili interventi diagnostici nella valutazione di pazienti di età compresa tra 6 e 12 mesi, nei quali lo stato di immunizzazione nei confronti di Haemophilus influenzae di tipo 2 e S. pneumoniae risulta incompleto o ignoto, nonché nei pazienti pre-trattati con antibiotici.17 Tali indicazioni sono diverse rispetto a quelle precedenti, secondo le quali la puntura lombare era indicata in tutti i pazienti di età inferiore a 12 mesi, ed era da tenere in attenta considerazione nei pazienti di età compresa tra 12 e 18 mesi. Le attuali linee-guida confermano invece quelle precedenti nel consigliare la puntura lombare nei pazienti con segni meningei, nonché nei pazienti in cui dati anamnestici o dell’esame obiettivo suggeriscono un’infezione intracranica.17-19 Le nuove linee-guida di AAP sono supportate da evidenze raccolte da alcuni studi di tipo osservazionale e da 2 review.16 Nella review retrospettiva menzionata in precedenza, riguardante un periodo di 20 anni, nessun paziente con meningite batterica presentava solo convulsioni e febbre.18 Nessun caso di meningite è stato descritto anche in una review più recente, riguardante 704 pazienti con convulsioni febbrili semplici e nessun altro reperto di sospetto per una meningite batterica.23 Un altro studio ha analizzato 526 casi di convulsioni febbrili complesse, riscontrando solo 3 casi di meningite batterica.23 Di questi 3 pazienti, uno appariva incosciente, mentre in un altro paziente i reperti dell’esame obiettivo indicavano chiaramente la necessità di eseguire una puntura lombare. Il terzo paziente è stato trattato per una meningite batterica dopo il riscontro di una puntura lombare negativa in presenza di una batteriemia da S. pneumoniae. Nei pazienti con convulsioni febbrili semplici l’elettroencefalografia non è in grado di prevedere le recidive o una futura epilessia. Nei pazienti che hanno presentato convulsioni febbrili semplici non sono consigliati di routine esami di neuroimaging; questi esami non possiedono infatti un valore diagnostico o prognostico aggiuntivo, e la tomografia computerizzata si associa ad un piccolo aumento del rischio di carcinomi.16,19,24 In bambini che appaiono in buone condizioni generali, gli esami di neuroimaging non sono in genere utili neppure nei pazienti con un primo episodio di convulsioni febbrili complesse. In una review riguardante 71 pazienti con un primo episodio di convulsioni febbrili complesse, in nessun caso erano presenti alterazioni intracraniche tali da rendere necessari interventi medici o chirurgici.25 L’elettroencefalografia ed esami di neuroimaging possono essere invece indicati nei bambini con alterazioni neurologiche all’esame obiettivo, nonché nei pazienti con convulsioni febbrili recidivanti.26 Trattamento acuto Nella maggior parte dei casi il paziente si presenta al medico quando le convulsioni febbrili si sono risolte; il medico deve essere tuttavia pronto a trattare un paziente con uno stato febbrile epilettico. In condizioni acute il trattamento di scelta di convulsioni tonico-cloniche nei bambini è costituito dalla somministrazione di lorazepam per via endovenosa, ad un dosaggio di 0,1 mg per kg di peso. Secondo una review dell’organizzazione Cochrane il lorazepam sarebbe altrettanto efficace del diazepam, ma presenterebbe il vantaggio di minori effetti collaterali e di una minore necessità di somministrare ulteriori farmaci antiepilettici.27 Secondo lo stesso studio, nei casi in cui la somministrazione per via endovenosa non fosse possibile, il midazolam somministrato per via orale sarebbe altrettanto efficace del diazepam. Prognosi e trattamento a lungo termine Il medico può avere un ruolo di importanza vitale nel rassicurare i familiari del paziente sulla bontà della prognosi dopo un episodio di convulsioni febbrili. I prin7 - giugno 2013 - Minuti MINUTI Giugno 2013 _Layout 1 29/05/13 09.39 Pagina 9 cipali aspetti da valutare, nel lungo periodo, riguardano i rischi di morbilità neurologica (comprendendo anche l’epilessia), la mortalità e le recidive delle convulsioni. I genitori devono essere rassicurati sul fatto che i bambini indenni da problemi di sviluppo non sembrano avere conseguenze neurologiche perduranti in seguito a convulsioni febbrili. Secondo uno studio di popolazione condotto nel Regno Unito su 381 bambini con convulsioni febbrili, quando tali bambini hanno raggiunto l’età di 10 anni presentavano uno sviluppo scolastico, intellettuale e comportamentale non diverso rispetto a bambini di controllo.28 I genitori devono essere informati del fatto che i decessi da convulsioni febbrili sono molto rari, così rari da essere difficilmente quantificati. Un ampio studio di coorte condotto in Danimarca ha valutato i tassi di mortalità in 1,6 milioni di bambini.29 Lo studio ha descritto un lieve aumento della mortalità (tasso di mortalità adattato di 1,99) nei 2 anni successivi alla comparsa di convulsioni febbrili complesse, ma nessun incremento dopo convulsioni febbrili semplici. I genitori devono essere anche informati del fatto che le convulsioni febbrili presentano spesso delle recidive. Secondo uno studio di coorte il 32% dei pazienti con un primo episodio di convulsioni febbrili presenta un secondo episodio, che nel 75% dei casi si manifesta nel corso del primo anno.30 I fattori di rischio ed il rischio di recidive dopo un primo episodio di convulsioni febbrili vengono riportati in Tabella 2.30 Dopo convulsioni febbrili semplici o complesse il rischio di recidive è lo stesso. Per la prevenzione delle recidive di convulsioni febbrili semplici sono stati utilizzati diversi farmaci. La somministrazione continua di fenobarbital, primidone e di acido valproico si è dimostrata efficace.1 Questi farmaci non sono tuttavia consigliati, a causa degli effetti collaterali, di problemi relativi alla compliance del paziente al trattamento nel lungo periodo, della carenza di dati che evidenzino, in seguito al trattamento, una riduzione del rischio di sviluppo di epilessia.1 Anche la somministrazione intermittente di antipiretici e di anticonvulsivanti all’insorgenza della febbre non è consigliata. Nessuno studio ha dimostrato una diminuzione delle recidive di convulsioni febbrili semplici in seguito alla somministrazione di antipiretici condotta all’insorgenza della febbre. In uno studio randomizzato, controllato con placebo, a doppio cieco, la somministrazione di paracetamolo o ibuprofene a dosaggi massimali non ha ottenuto una diminuzione delle recidive.31 La somministrazione intermittente di diazepam per via orale all’insorgenza della febbre è invece efficace nel ridurre le recidive di convulsioni febbrili; il trattamento non è tuttavia consigliato da AAP, a causa dei poten- ziali effetti collaterali, ed in quanto in molti casi le recidive compaiono ancor prima del riconoscimento della febbre.1,32,33 In presenza di genitori particolarmente ansiosi, all’insorgenza della febbre può essere somministrato diazepam per via orale. Nei pazienti che hanno presentato un primo episodio di convulsioni febbrili prolungato e nei pazienti esposti al rischio più elevato di recidive è possibile procedere alla somministrazione domiciliare di diazepam per via rettale. Secondo alcuni studi di coorte i bambini con una storia di convulsioni febbrili presentano un aumento dell’incidenza di epilessia, anche se i tassi di incidenza rimangono comunque bassi.34 Secondo uno studio di coorte condotto in Danimarca su 1,54 milioni di soggetti, il rischio a lungo termine di sviluppare epilessia aumenta di 5,43 volte dopo un episodio di convulsioni febbrili; lo studio non ha tuttavia differenziato tra convulsioni febbrili semplici e complesse.34 I fattori di rischio comprendono una storia familiare di epilessia, paralisi cerebrale, punteggio di Apgar a 5 minuti inferiore a 7. I genitori vanno rassicurati del fatto che il rischio di epilessia, dopo convulsioni febbrili semplici, è circa pari al 2%.35,36 Il rischio è più elevato nei bambini con convulsioni febbrili complesse. In uno studio, bambini con una caratteristica indicante convulsioni febbrili complesse hanno presentato un rischio del 6-8%.36 Nei pazienti con 2 o 3 caratteristiche indicanti convulsioni febbrili complesse il rischio è risultato invece pari, rispettivamente, al 17-22% ed al 49%.37 Origine dei dati: È stata condotta una ricerca bibliografica su PubMed utilizzando il termine febrile seizures, alla ricerca degli articoli a partire dal 2004 e riguardanti pazienti di età inferiore a 18 anni. Un’altra ricerca è stata condotta, senza limiti di data, utilizzando il termine febrile convulsion. Gli stessi termini e le stesse limitazioni sono state utilizzate per una ricerca su PubMed Clinical Inquires nelle categorie diagnosi e terapia. Utilizzando il termine febrile seizures è stata condotta anche una ricerca su National Guideline Clearinghouse, Cochrane Database of Systematic Reviews, UpToDate, Dynamed, Agency for Healthcare Research and Quality, Institute for Clinical Symptoms Improvement, U.S. Preventive Services task Force, Ovid Evidence-Based Medicine Reviews (comprendendo review sistematiche da Cochrane, DARE, ACP Journal Club) e Bandolier. Data della ricerca: Ottobre 2010. Gli autori I Dr. Reese C. Graves, Karen Oehler e Leslie E. Tingle sono, rispettivamente, faculty member, second year resident e program director presso il Baylor Family Medicine Residency Program, di Garland, Texas (Stati Uniti). 9 - giugno 2013 - Minuti Depositato presso AIFA in data 20/02/2006 2 MINUTI Giugno 2013 _Layout 1 29/05/13 09.39 Pagina 11 Note bibliografiche 1. American Academy of Pediatrics Steering Committee on Quality Improvement and Management, Subcommittee on Febrile Seizures. 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