Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart - Sala

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Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart - Sala
The Iron Lady
di Phyllida Lloyd
Gran Bretagna, 2011 -- biografico -- 1h e 45’
cast Meryl Streep, Jim Broadbent
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR (MIGLIOR ATTRICE E MIGLIOR TRUCCO)
Una grossa responsabilità quella di affidare a Phyllida Lloyd la regia di questo progetto. Lei che, oltre
a Mamma Mia!, aveva già diretto un film per la TV britannica di tenore simile. La sceneggiatura di The Iron
Lady ricalca una struttura già collaudata. E non è affatto casuale, anzi, la scelta di vivere i quarant’anni in
politica della Thatcher rivivendoli attraverso i ricordi della diretta interessata. E’ così che la struttura narrativa
viene impostata, seguendo un canovaccio abbastanza collaudato, che trova coinvolti noi e la protagonista
quasi sullo stesso piano.
Margaret è oramai in pensione, costretta al ritiro da alcuni acciacchi riconducibili non solo all’età avanzata.
Sarebbe troppo semplice parlare di mera demenza senile. Il suo è un male dell’anima, quello che pervade una
persona di cui, tra le tante cose che si possono dire, non si può certo parlare come di un profilo superficiale.
Tutta quella fermezza e quell’ostilità, se così possiamo definirla, che ne hanno letteralmente trainato la carriera
politica, la Thatcher del film le sta scontando con gli interessi in vecchiaia.
Sarebbe facile scorgere, nel personaggio interpretato da una favolosa Meryl Streep, l’icona di una non meglio
precisata istanza femminista. Ma come la stessa Thatcher usò dire, “essere potenti è come essere donna… se hai
bisogno di dimostrarlo vuol dire che non lo sei“. Parole nette, insomma, che accettano davvero poche repliche. Senza
contare che il suo riscatto, semmai dovessimo evidenziarne alcuno, passa attraverso il canale sociale. Tuttavia,
se vogliamo, la scalata al successo pubblico del leader del Partito Conservatore altro non è che funzionale ad
un altro livello di narrazione, che è poi per certi aspetti quello su cui ci si focalizza maggiormente. Alludiamo
alla sua storia d’amore con Denis Thatcher, altro personaggio piuttosto dibattuto a suo tempo. Il ruolo che
aveva lo ha sempre posto in una posizione scomoda: quello di first husband. Jim Broadbent si comporta
egregiamente in questo ruolo, assecondando una certa vulgata secondo cui il marito della Thatcher fosse
dotato di un serioso humour tipicamente britannico, che molti pare fraintesero per mancanza di polso. Solo
sul finire del film comprendiamo quanto il rapporto con quest’ultimo abbia inciso su di lei. Tuttavia, ben
prima, abbiamo comunque modo di intuirlo. E’ un amore profondo quello che lega i due - quantomeno, così
per come ce lo racconta il film. Un amore che va ben oltre le belle ma sterili dimostrazioni d’affetto. Non è
forse frutto di uno spropositato amore quello di farsi volontariamente travolgere dalla mastodontica figura
della moglie, con tutto ciò che ne consegue, quello di Denis?
Nel porci nuovamente la domanda iniziale, dunque, siamo noi che restiamo a corto di risposte. Quale che sia il
grado di fedeltà alla realtà dei fatti, non è certo da un film che dobbiamo aspettarci una certa aderenza in tal
senso. Nonostante la gran mole di materiale di cui possiamo disporre a riguardo, visto che si tratta di una
figura abbastanza recente, nemmeno interi volumi sono riusciti a sondare quel mistero che risponde al nome
di Margaret Thatcher. Il film, da par suo, non può che farsi forte della vocazione alla finzione su cui
comunque si basa. Quindi, meglio leggere questa pellicola sotto altri aspetti.
The Artist
di Michel Hazanavicius, con Jean Dujardin, John Goodman
Francia 2011; commedia - durata 1h e 45’
VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR TRA CUI MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA, MIGLIOR ATTORE. Hollywood 1927. George
Valentin è un notissimo attore del cinema muto. I suoi film avventurosi e romantici attraggono le platee. Un giorno, all'uscita da
una prima, una giovane aspirante attrice lo avvicina e si fa fotografare sulla prima pagina di Variety abbracciata a lui. Di lì a poco
se la troverà sul set di un film come ballerina. È l'inizio di una carriera tutta in ascesa con il nome di Peppy Miller. Carriera che
sarà oggetto di una ulteriore svolta quando il sonoro prenderà il sopravvento e George Valentin verrà rapidamente dimenticato.
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