Atlante sulla flora di Bergamo
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Atlante sulla flora di Bergamo
10 Sabato 6 Febbraio 2016 Corriere della Sera BG Cultura Tempo libero Centro Congressi Il Medio Oriente visto dalla Bonino Conversazione con Emma Bonino (foto) su Medio Oriente e Mediterraneo, martedì I° marzo, alle 18, al Centro Congressi di viale Papa Giovanni XXIII a Bergamo. L’incontro sarà presieduto da Pia Locatelli, a capo della Fondazione Zaninoni, che promuove il dibattito. La Bonino risponderà alle domande di Alberto Negri, giornalista del Sole 24 Ore. La leader dei Radicali vanta un lungo curriculum: è stata parlamentare in Italia e in Europa, commissario europeo per la Politica dei consumatori, della Pesca e responsabile dell’Ufficio europeo per l’aiuto umanitario d’emergenza. È stata ministro nei governi Prodi e Letta, oltre ad aver sempre operato come attivista dei diritti civili. (r.s.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Non calpestare i fiori Un atlante raccoglie numerose specie della flora cittadina, tra dati e curiosità Copertina Lo studio raccolto nel volume Flora spontanea della città di Bergamo è stato fatto dagli specialisti Germano Federici, Enzo Bona, Luca Mangili, Fabrizio Martini e Giovanni Perico L’atlante della flora urbica bergamasca guida il lettore in un viaggio capace di sfidare le sue personali concezioni del territorio Lo spazio cittadino e la flora urbica sono i testimoni precisi di un oggi che deve progettare un domani sostenibile L a flora urbica è la più normale forma di vita botanica quotidiana della nostra città. Ma ce ne accorgiamo davvero, oppure l’occhio viene attratto solo da alberi ad alto fusto e spazi verdi? Un fenomeno difficilmente percepibile e forse in questa difficoltà si nasconde un messaggio profondo del nostro rapporto con la natura, quando viviamo negli spazi urbani. A spiegarci questo mistero, oltre a tante altre cose importanti, è lo studio durato dal 2006 al 2014, curato dagli specialisti del Gruppo Flora Alpina Bergamasca: 648 escursioni cittadine con la raccolta di quasi 50 mila dati georeferenziati su 987 specie nel territorio di 47 chilometri quadrati della città di Bergamo. Cosa dicono questi dati scientifici? Che la flora spontanea ci parla. E dunque, per darle voce, nasce un volume significativamente intitolato Flora spontanea della città di Bergamo, (403 pagine, edito dal FAB, w w w. f l o r a l p i n a b e r g a m a sca.net): un atlante ad uso di cittadini, tecnici e amministratori. Un gigantesco studio da parte di specialisti (Germano Federici, Enzo Bona, Luca Mangili, Fabrizio Martini, Giovanni Perico), annunciato lo scorso autunno sul notiziario FAB e già oggetto di richieste da tutto il continente: «Perché raccogliere 49.135 dati georeferenziati girovagando per la città e i suoi dintorni, a rimirare specie anche minuscole, strette negli angusti spazi lasciati da autobloccanti, crepe di muri e marciapiedi, acciottolati e delle scalette storiche, ovvero il peso “lordo” dell’esperienza che, al netto, invece regala molte emozioni, non sempre belle, come quando si vede sparire da un giorno all’altro una superficie prativa di 10 mila metri quadri mina con senso naturalistico, sono tra gli indicatori più importanti dello stato del territorio e per questo creano forti movimenti d’opinione per la loro protezione. È la conversazione continua, mai perduta, tra uomo e territorio, da riportare al centro dei valori di cittadinanza, perché i cambiamenti reciproci possono anche portare frutti buoni: «I notevoli cambiamenti nelle tecniche agricole, con la conseguente scomparsa del reticolo irriguo minore, dell’antica viabilità campestre e di gran parte delle siepi agrarie, causano significative variazioni nella flora dei coltivi, mentre la globalizzazione di uomini e merci, pur I numeri Il volume raccoglie quasi 50 mila dati georeferenziati su 987 specie di flora Forme di vita botanica In alto, il campo di colza alla piana di Fontana. Sopra, da sinistra, la saxifraga tridactylites, pianta da ambiente arido; il sentiero che porta alle Case Moroni; la cardamine matthioli, pianta rara in zona umida al Villaggio degli Sposi Fu in epoca romana che il paesaggio vegetale di Bergamo mutò per sempre per far posto all’ennesimo parcheggio di servizio dell’aeroporto? Si sarebbe potuto risparmiare superficie progettando un parcheggio a più piani interrati, a fronte del sacrificio di duecento specie di piante gravitanti nell’area. Che volete che siano?». Già, è solo consumo di suolo, consumo di vita. In questo altrove, l’atlante della flora urbica bergamasca ci guida in un viaggio capace di sfidare le nostre personali concezioni del territorio. Capiremo di dover cercare risposte nell’interazione tra le aree forte- mente urbanizzate e quelle ancora a vocazione agricola, per osservare con gli occhi delle piante e provare a fermare lo sconsiderato macello del suolo (come il progetto di interporto tra Treviglio e Caravaggio in un territorio agricolo sventrato dalla BreBeMi). Indagando negli anfratti, leggiamo che lo spazio cittadino e la flora urbica sono i testimoni precisi di un oggi che deve progettare un domani sostenibile. I «fiorellini calpestati», quel vocabolo brandito con spregio da chi raramente apre un libro o cam- alterando il territorio per quanto concerne la composizione floristica degli ambienti, comporta anche un aumento di specie, destinate a diventare una presenza costante per un lungo futuro». Particolarmente affascinante il capitolo dedicato alla preistoria: Bergamo era una foresta dove prosperava il faggio (ora presente a quote più elevate) e fu in epoca romana che il paesaggio vegetale conobbe una drammatica ristrutturazione, mutando per sempre. E proviamo a pensare che alla ricerca delle piante troviamo noi stessi: «In realtà assieme ad esse si trovano le radici storiche del paesaggio e quelle personali radicate in esso». Davide Sapienza © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 5082295