Op. “Montagna” - Associazione Antiracket

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Op. “Montagna” - Associazione Antiracket
Domenica 1 Luglio 2012
Op. “Montagna”: La sentenza di primo grado con 22
condanne e 16 assoluzioni. Tutto il quadro, l’inchiesta, i fatti
Come già riportato è stata emessa sabato 30 giugno al tribunale di Patti la sentenza del processo
di primo grado relativa all’operazione “MONTAGNA”, scattata il 22 marzo 2007 con 39 arresti. In
quella occasione, coordinato dalla Dda, il blitz, eseguito dai carabinieri del Ros, smantellò le
cosche mafiose di Capizzi, Mistretta e dei Batanesi di Tortorici che avevano allungato le mani
sugli appalti pubblici e quelli del metano sui Nebrodi. Furono arrestati anche diversi imprenditori. Il
tribunale di Patti ha deciso 22 condanne e 16 assoluzioni. Tra gli imputati condannati anche
CARMELO BARBAGIOVANNI (foto in alto a sx), di Tortorici e VINCENZO ARMELI (foto in alto a
dx), di San Salvatore di Fitalia, ritenuti elementi di spicco del clan dei Batanesi. Tra gli assolti
MARIA RAMPULLA, l’imprenditore MICHELE BERNANASCA e MARIO GAETANO SCINARDO al
quale, insieme con la moglie, fu sequestrato un ingente patrimonio di beni. Ecco il quadro della
sentenza, i fatti, l’inchiesta…
22 condanne e 16 assoluzioni, diverse assoluzioni parziali, ridotto il carico di pene richiesto
dall’accusa, risarcimento danni per le parti civili costituite, la Fai (Federazione antiracket italiana),
Acis di S.Agata Militello e Acio di Capo d’Orlando. Ecco, in pillole, la conclusione del processo di
primo grado inerente l’operazione “Montagna”, scattata il 22 marzo 2007, che azzerò le cosche di
Capizzi, Mistretta e dei Batanesi di Tortorici, le collaborazioni malavitose tra l’area tirrenica e i
Nebrodi, incidendo sulla gestione degli appalti. Il pm Fabio D’Anna, sostituto procuratore della Dda
di Messina, aveva richiesto 32 condanne per 287 anni di carcere e solo 6 assoluzioni. I giudici del
tribunale di Patti (presidente Maria Pina Scolaro, a latere Laudadio e Miraglia), invece, hanno
disposto 22 condanne per 114 anni e 3 mesi di carcere e 2.600 euro di multa. Il pm aveva
richiesto le condanne più pesanti, 16 anni, per Carmelo Barbagiovanni e Vincenzo Galati
Giordano, entrambi di Tortorici e 14 anni per Giuseppe Calandra e Bartolomeo Testa Camillo,
ambedue di Capizzi ma il tribunale ha condannato Barbagiovanni a 12 anni e 6 mesi, Galati
Giordano a 9 anni e 6 mesi, Calandra a 7 anni e Testa Camillo a 12 anni. Gli imputati condannati
dovranno risarcire il danno alle parti civili costituite, le associazioni antiracket Fai, Acis e Acio. Le
assoluzioni, come detto, sono state maggiori rispetto a quelle indicate dal pm. Tra le più
clamorose, vista l’entità della richiesta del pubblico ministero, quella dell’imprenditore, Michele
Bernanasca, di Capizzi per il quale l’accusa aveva chiesto 9 anni di reclusione. L’imprenditore, per
questa operazione, fu arrestato restando in carcere un anno. Nel corso del processo l’accusa
presentò le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia ma è prevalsa la tesi del suo difensore,
l’avvocato Pinuccio Calabrò e così Bernanasca è stato assolto con formula piena, per non aver
commesso il fatto. Ha incassato diverse assoluzioni, nel nutrito collegio difensivo, l’avvocato
Alessandro Pruiti Ciarello, tra le quali quella di Maria Rampulla, sorella di Pietro (condannato
all’ergastolo per avere preparato l’esplosivo utilizzato nella strage di Capaci) e Sebastiano,
scomparso qualche anno fa, fino ad allora considerato il capo-mafia di Mistretta e “ponte di
collegamento” con Cosa nostra palermitana. Maria Rampulla, infatti, era considerata, dopo la
restrizione del fratello Pietro e la malattia che colpì l’altro fratello Sebastiano, il nuovo capo
dell’organizzazione. Altra assoluzione da citare quella di Mario Giuseppe Scinardo, definito un
esponente di spicco del clan di Capizzi e collegato a Cosa nostra catanese. Qualche anno fa allo
Scinardo e alla moglie, Nella Letizia, la Dia sequestrò un ingente patrimonio di beni. Infine,
sempre difeso dall’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello, è stata ridimensionata l’accusa per
l’imprenditore edile santagatese Carmelo Enrico Di Pietro, condannato a 2 anni ma per
danneggiamento che verrà prescritto in appello.
LA SENTENZA
38 gli imputati coinvolti, con le accuse a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata alle
estorsioni, danneggiamenti, porto e detenzione illegale di armi ed esplosivo. Ecco tutto il quadro
della sentenza (tra parentesi le richieste formulate dal pm D’Anna):
Carmelo Arangio di Lentini 1 ANNO E 8 MESI pena sospesa (3 anni);
Francesco Arcovita di Acquedolci ASSOLTO (9 anni);
Giovanni Arcovita di Acquedolci 1 ANNO E 6 MESI pena sospesa (9 anni e 6 mesi);
Vincenzo Armeli di San Salvatore di Fitalia 8 ANNI in continuazione con un’altra sentenza (12
anni);
Carmelo Barbagiovanni di Tortorici 12 ANNI E 6 MESI (16 anni);
Michele Bernanasca di Capizzi ASSOLTO (9 anni);
Antonino Blancuzzi di Capizzi 2 ANNI E 500 EURO DI MULTA (1 anno);
Armando Bonanno Conti di Tortorici 7 ANNI (10 anni);
Gino Bontempo di Tortorici ASSOLTO (9 anni);
Salvatore Bontempo di Tortorici ASSOLTO (2 anni);
Carmelo Calà Campana di Tortorici ASSOLTO (9 anni e 6 mesi);
Antonino Calabrese di San Fratello 5 ANNI (10 anni);
Antonino Giuseppe Calandra di Capizzi 7 ANNI (14 anni);
Roberto Castrovinci di Militello Rosmarino ASSOLTO (10 anni);
Giacomo Catania Cerro di Capizzi ASSOLTO (assoluzione);
Antonino Costanzo Zammataro di Tortorici ASSOLTO (assoluzione);
Salvatore Costanzo Zammataro di Tortorici 14 ANNI E 9 MESI (12 anni);
Sebastiano Costanzo Zammataro di Tortorici 9 ANNI E 10 MESI (11 anni e 4 mesi);
Vincenzo Currò di Messina ASSOLTO (assoluzione);
Enrico Carmelo Di Pietro di S.Agata Militello 2 ANNI (7 anni);
Vincenzo Farinella di San Mauro Castelverde 4 ANNI E 9 MESI (9 anni);
Francesco Antonino Fazio di Messina 3 ANNI (9 anni);
Vincenzo Galati Giordano di Tortorici 9 ANNI E 6 MESI (16 anni);
Vincenzo Gullo di Barcellona Pozzo di Gotto ASSOLTO (assoluzione);
Pietro Iudicello di Castel di Iudica 4 ANNI (9 anni);
Paolo Logorio di Enna ASSOLTO (assoluzione);
Giacomo Mancuso Caterinella di Capizzi 3 ANNI (9 anni);
Calogero Marino Granfazza di Tortorici ASSOLTO (6 anni);
Luca Miracolo di Tortorici 3 ANNI E 6 MESI (10 anni);
Benedetto Musarra Amato di Acquedolci 1 ANNO E 8 MESI (9 anni e 6 mesi);
Maria Rampulla di Mistretta ASSOLTA (6 anni);
Giuseppe Mario Scinardo di Capizzi ASSOLTO (9 anni);
Santo Sciortino di Tusa ASSOLTO (9 anni e 4 mesi);
Alessandra Strano di Capo d’Orlando 1 ANNO E 8 MESI pena sospesa (1 anno);
Mirko Talamo di Tortorici 2 ANNI pena sospesa (1 anno e 2 mesi);
Bartolomeo Testa Camillo di Capizzi 12 ANNI (14 anni);
Mario Testa Camillo di Capizzi ASSOLTO (assoluzione).
L’INCHIESTA
Al centro di questo maxi-procedimento, uno dei più importanti degli ultimi anni, ci sono gli interessi
delle famiglie mafiose di Capizzi e Mistretta, del clan dei Batanesi di Tortorici e di esponenti
criminali dell’area catanese, nonché i collegamenti tenuti con Cosa Nostra per la gestione degli
appalti pubblici nella fascia tirrenica e nell’area nebroidea. Ed ancora l’ascesa dei nuovi “boss” ai
vertici delle associazioni criminali dopo che, il 29 novembre 2003, l’operazione “Icaro” aveva
provocato un azzeramento dei clan nebroidei (44 arresti in quella occasione), dando così inizio a
nuovi assetti mafiosi. Ci sono poi agli atti i collegamenti tra le organizzazioni criminali a cavallo tra
le province di Messina, Catania ed Enna. Le indagini hanno consentito di accertare che alcuni
degli imprenditori si aggiudicavano l’esecuzione dei lavori grazie alla presentazione di una serie di
offerte concordate e necessarie per predeterminare la media del ribasso di gara. Oltre a ciò
venivano messi in atto una serie di atti intimidatori alle aziende concorrenti per costringerle ad
adoperare, negli appalti non aggiudicati al “cartello”, mezzi e materiali delle società ritenute
“amiche”. Il procedimento “Montagna”, che ha accertato la forte presenza delle nuove leve della
criminalità organizzata di Capizzi e Mistretta, a dominare l’area mistrettese, d’intesa con il clan dei
Batanesi di Tortorici, ha già presentato diverse condanne con il rito abbreviato, patteggiamenti e
proscioglimenti.