La sentenza riconosce il voto di scambio politico mafioso. Fabrizio

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La sentenza riconosce il voto di scambio politico mafioso. Fabrizio
ATTUALITÀ
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GIUDIZIARIA L’ex vice coordinatore dell’Udc a Chivasso Bruno Trunfio condannato a 7 anni. Altri 8 anni aNevio Coral. A Battaglia 3 anni
Minotauro, sono 45 le condanne
La sentenza riconosce il voto di scambio politico mafioso. Fabrizio Bertot indagato
La 'ndrangheta silente
del Nord-Ovest subisce
un altro brutto colpo.
La Corte d'appello di
Torino, giovedì scorso,
ha pronunciato 45 condanne (e 25 assoluzioni) al termine del troncone principale del
processo "Minotauro",
relativo alla presenza
delle cosche nel capoluogo piemontese e nei
dintorni. Certificando i
legami tessuti dai boss
con i potentati locali:
non solo perché fra gli
imputati c'è un sindaco, Nevio Coral, ex primo cittadino a Leini, al
quale vengono inflitti
otto anni di reclusione
per concorso esterno;
ma anche perché, a differenza dei colleghi di
primo grado, i giudici
riconoscono la connotazione "politico-mafiosa" a un episodio di voto di scambio che coinvolse, nel 2009, un segretario comunale di
un altro paesino, Antonino Battaglia, condannato a tre anni, e
un futuro europarlamentare, Fabrizio
Bertot (su di lui è in
corso un procedimento
parallelo).
Tra le condanne spicca
poi anche quella di
Bruno Trunfio, ex vicecoordinatore dell’Udc a Chivasso, partito che, nel 2011, dopo
vivaci trattative con il
Partito Democratico,
appoggiò, al ballottagio, il centrosinistra e
la candidatura a sindaco di Gianni De Mori,
che vinse per una manciata di voti la competizione con il candidato
a sindaco uscente Bruno Matola (Pdl).
"La 'ndrangheta è una
sola tanto al Nord
quanto al Sud - aveva
detto il pg Roberto
Sparagna inauguran-
Tutte le condanne in appello
Bruno Trunfio, 7 anni
Antonino Battaglia, 3 anni
Nevio Coral, 8 anni
Giovanni Vadalà, 7 anni, 4 mesi
Dal 416 ter al nuovo 416 ter
Fabrizio
Bertot
Fabrizio Bertot
“La ‘ndrangheta
al nord agisce in
silenzio, si adatta, si mimetizza.
E questo, per certi aspetti, la rende ancora più insidiosa...”
Roberto Sparagna
Da giovedì scorso si sa che Fabrizio Bertot, ex europarlamentare del Pdl, è
indagato dalla Procura.
In verità Bertot, nell’ambito del processo Minotauro era stato sentito come
persona informata sui fatti ma estranea alle accuse che hanno portato alla
condanna dell’ex segretario comunale, Antonino Battaglia, per vicende legate alle elezioni europee del 2009.
In primo grado il 22 novembre del 2013 Battaglia era stato condannato a 2 anni per voto di scambio semplice perché il tribunale aveva ritenuto non ci fosse stato uno scambio di denaro o favori tra i due procacciatori di voti per conto di Bertot e i boss Giuseppe Catalano e Giovanni Iaria della locale di Cuorgné. In cambio dell’impegno i due ‘ndranghetisti avevano chiesto 20 mila euro, ma la Direzione distrettuale
antimafia non era riuscita a dimostrare che il pagamento fosse effettivamente avvenuto nonostante il ritrovamento di una fattura di quel
valore emessa dalla ditta di Giovanni Macrì per la società Stamet di
Fabrizio Bertot. Quindi per i giudici della quinta sezione penale c’era
stata solo una promessa e per questo non si poteva condannare Battaglia per l’articolo 416 ter del codice penale così come era formulato nel
2013, ma solo per la violazione della legge elettorale.
Con la nuova formuluazione del 2014 del 416 ter è possibile però oggi
sanzionare anche la promessa di denaro o “altre utilità”, come la concessione di appalti e per i giudici questo sarebbe avvenuto durante la
campagna elettorale del 2009, quando Battaglia e Macrì incontrarono
alcuni dei principali esponenti della ‘ndrangheta torinese nel Bar Italia
del boss Catalano.
La vicenda dunque, per Bertot, potrebbe non essere conclusa. Con la
sentenza di primo grado arrivata nell’ottobre 2013 il tribunale aveva
trasmesso gli atti alla procura per approfondire la sua posizione sostenendo che avesse “reso dichiarazioni non veritiere” durante le udienze
del processo Minotauro e, soprattutto, che fosse lui“l’immediato, diretto e consapevole beneficiario dell’accordo illecito”.
do gli interventi della
pubblica accusa - ma al
Nord opera in modo diverso: agisce in silenzio,
si adatta, si mimetizza.
E questo, per certi aspetti, la rende ancora più
insidiosa".
Lo aveva spiegato an-
che un pentito, uno dei
tre che hanno collaborato con gli inquirenti:
"Qui non c'è bisogno di
incendiare un cantiere
per avere un lavoro. Qui
si ragiona diversamente: meno rumore, più
concretezza. Apparire di
meno per ottenere di
più".
Soprattutto nel giro
delle commesse per l'edilizia.
La sentenza distribuisce centinaia di anni di
reclusione (la pena più
alta, con 17 anni e tre
La corte presieduta dal giudice Lo Surdo Maria, 1 anno e 8 mesi
Paola Perrone ha emesso le se- Macrì Giovanni, 3 anni
guenti sentenze:
Macrina Nicola, 9 anni
Mangone Domenico, assolto
Mangone Giuseppe, assolto
Agostino Nicodemo, 8 anni
Marando Antonio, assolto
Agresta Domenico, 5 anni
Marando Rosario, 4 anni
Arena Cosimo, 8 anni e 6 mesi
Mastromatteo Giuseppe, 2 anni
Argirò Vincenzo, 17 anni e 3 mesi
Modafferi Stefano, 7 anni
Barbera Roberto, 1 anno e 8 mesi
Napoli Francesco, 8 anni e 6 mesi
Bartesaghi Vittorio, 3 anni
Napoli Gaetano, assolto
Battaglia Antonino, 3 anni e 5 anni di Napoli Girolamo, 7 anni
interdizione dai pubblici uffici
Napoli Rocco Antonio, assolto
Berardi Achille, assolto
Napoli Rocco, 5 anni
Camarda Giuseppe, assolto
Napoli Saverio, 12 anni
Carpentieri Maurizio, assolto
Nigro Aldo, assolto
Carrozza Antonio, 6 anni
Nirta Giuseppe, 3 anni e 8 mesi
Catalano Cosimo (del 74), assolto
Occhiuto Antonino, 2 anni e 8 mesi
Cataldo Vincenzo, assolto
Pagliuso Antonio, 3 anni
Certomà Antonio Rocco, assolto
Papalia Antonio, 7 anni
Ciano Vincenzo, assolto
Pietra Fabio, assolto
Commisso Vincenzo, assolto
Pollifroni Vito, 5 anni e 6 mesi
Coral Nevio, 8 anni
Portolesi Domenico, 7 anni
Cortese Gaetano, 5 anni
Praticò Benvenuto, 13 anni
D’Agostino Rocco, assolto
Ragusa Mattia, 1 anno e 8 mesi
De Marte Saverio, assolto
Raschillà Bruno, 7 anni
Demasi Salvatore, 12 anni
Raso Stella, 2 anni e 9 mesi
Direda Francesco, 2 anni e 4 mesi
Romano Antonio, 7 anni
Fazari Vincenzo Antonio, assolto
Romeo Natale, 10 anni
Femia Vincenzo, 6 anni e 6 mesi
Troiano Massimo, 2 anni
Giglio Angelo, assolto
Trunfio Bruno, 7 anni
Gigliotti Luigina, assolta
Turrà Giovanni, assolto
Guarneri Domenico, 5 anni
Ursino Francesco, assolto
Idotta Giuseppe, 6 anni
Vadalà Giovanni, 7 anni e 4 mesi
Ientile Nicodemo, 5 anni e 6 mesi
Versaci Antonino, assolto
Ierardi Valerio, 1 anno e 10 mesi
Zingarelli Marco, 2 anni e 2 mesi
Iervasi Nicola, 5 anni
Liporace Cotroneo Giorgio, assolto
Lo Surdo Franco, 3 anni e 3 mesi
mesi, è per l'imputato
Vincenzo Argirò),
confisca soldi, case e
quote societarie, riconosce indennizzi ai Comuni che si sono costituiti parte civile.
I condannati sono 45 a
fronte dei 36 del primo
grado. "Siamo soddisfatti", commenta un
altro pg, Antonio Malagnino, mentre a pochi passi il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Arturo Guarino, fa i
complimenti ai militari
dell'Arma che presero
parte alle indagini.
"Minotauro" deflagrò
nel 2011 con una raffica di arresti. Ma non fu
semplice affinare il
meccanismo giuridico
per arrivare alle condanne: la indicazioni
della Cassazione erano
a dir poco contraddittorie. Poi la sentenza
(ormai definitiva) del
filone laterale dell'inchiesta, con la cinquantina di condanne
degli imputati che avevano scelto il rito ab-
breviato, ha spianato la
strada. Gli avvocati difensori hanno sempre
protestato con foga:
"Questo processo - dice
uno di loro - è costruito
sul nulla, su dichiarazioni di personaggi incredibili e su episodietti
marginali. Figuratevi
che oggi i pg hanno
bloccato la Corte, che
voleva entrare in camera di consiglio, solo per
chiederle di modificare i
termini del sequestro di
un orologio da duemila
euro. Tutto qui".