AldoRock - Radio Deejay

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AldoRock - Radio Deejay
NUOTO, BICI E CORSA: ALLA RICERCA DELLA FORMA MIGLIORE
N.156
LUGLIO
AGOSTO
2007
EURO 5,00
A TUTTO FITNESS
PER IL VOSTRO BENESSERE
Aldo Rock
Trifitness, la mia vita…
E mi ha fatto
girare il mondo
Training:
attenzione al sovrallenamento
Voglia di gare
• Il 21° Triathlon di Milano
• Tricolori a Candia e Orosei
• Coppa Europa a Sanremo
9 771127 466000
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Anno XXI - Bimestrale - Editoriale Sport Italia S.r.l Via Masaccio 12 - 20149 Milano - Tariffa R.O.C.: Poste Italiane Spa - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Nuota e pedala, tecnica per iniziare
Allena la tua mente
diventa “multisportivo”
s
TriFitnes
IL PERSONAGGIO
di Dario Nardone
Foto: M. Tusino
Hokusai in punto di
morte, a 98 anni, disse:
«Peccato che debba
morire, stavo diventando
un bravo pittore».
Dopo 22 anni sono
sulla copertina di
Triathlete: forse
diventerò un bravo
triatleta!
S
iamo a inizio anni ’80 e il direttore del
prestigioso Sport Illustrated dedice di
mandare un fotoreporter alle Hawaii per
uno speciale su un evento “da pazzi”,
l’Ironman, evento semi sconosciuto anche
in America...
«Vidi questo servizio e capii. Avevo scoperto il mio sport!» “Aldo Rock”, detto
Calandro dalla Polizia Stradale.
Cinquantuno anni compiuti a metà aprile, di
cui gli ultimi 22 dedicati anima e corpo alla
pratica della triplice. Ogni venerdì alle
11,30, gran parte della sua mezz’ora all’interno di “Deejay chiama Italia”, la trasmissione di Radio DJ condotta dai suo amici
Linus e Nicola Savino (che lui stesso ha trasformato in runner di lunga lena), è dedicato proprio al triathlon, il suo grande amore.
Che ha scoperto di praticare già prima che
nascesse… «Nel 1976 ho cominciato in
palestra, al Conti, a correre, pedalare e nuotare. Lo chiamavo “allenamento a secco” (la
mia prima bici l’ho comprata usata nell’83
per 100.000 lire). Diventai un “fondamentalista” quando scoprii che quello che facevo
era diventato uno sport. Sono nato con il trifitness, per sentirmi in forma, poi la sua
“estensione” è diventato il mio triathlon, la
mia religione.»
E fondasti il “partito degli ironman”.
Ma il mio esordio fu più… “corto”.
Nell’’85 l’amico Scagliarini mi invitò al
triathlon olimpico di Cervia, non potevo
dire di no! E da lì non mi sono più fermato,
a partire dall’’86 con… Nizza!
Come andò in terra francese?
Primo triathlon lungo e prima crisi. Nuotai
per 3 km, pedalai per 120, ma al 16° km a
piedi non ce la facevo più: crisi glicemica e
freddo improvviso. Mi misero un maglione,
mangiai frutta secca e zuccheri e arrivai al
traguardo.
E dopo la finish line?
“Ho assaporato il mio sangue e mi è piaciuto”, il segreto delle distanze lunghe, prima ti
spezzano e poi ti illuminano. Mi sono detto:
«Due anni e voglio l’Ironman». Nell’’88
andai a Roth.
Passando per il deserto...
Volevo prepararmi al peggio e nel marzo
’88 corsi la Marathon des Sables. Avevo
bisogno di 15 giorni per farla, l’unico modo
era… sposarsi! (ride, ndr).
Il primo IM non si scorda mai...
Ironman di Roth (ora diventato “Challenge”,
ndr), ero l’unico italiano. Terminai quella
gara mitica e mi dettero anche la qualifica
per le Hawaii. Mi iscrissi a fine agosto, ma
la mia lettera arrivò dopo più di un mese.
Doccia gelata dagli organizzatori: troppo
tardi, tutto già chiuso. La delusione fu enorme, un’ingiustizia targata poste italiane…
Ma scattò una molla: l’89 doveva essere
l’anno degli Ironman. E fu così. In Nuova
Zelanda non centrai la slot; ci riuscì in luglio
in Giappone, il sogno di ogni triatleta era
realtà, Kona!
Che atmosfera trovasti?
Era incredibile, paragonabile ai nostri anni
’60. C’era effervescenza creativa, psichedelia, improvvisazione, un’invenzione
dopo l’altra. Lì si brevettò il primo manubrio da triathlon. C’erano triatleti che cercavano di mettere insieme quella che ancora non era una disciplina. C’era un bellissimo spirito.
E c’erano Mark e Dave…
Allen, una persona semplice e allo stesso
tempo il prototipo dell’atleta robot. Scott, il
mio preferito, una via di mezzo tra Kevin
Costner e Mike Spitz: “the man” era carne,
spirito e umanità. Battagliavano senza mai
risparmiarsi, animati da un profondo rispetto. La cosa incredibile è che in questo
mondo di omaccioni tutti facevano a capo a
una mylady americana gentile, dolce e con
una voce suadente, l’ex fotomodella Valerie
Silk, come la seta. Era lei la proprietaria
della “M col pallino”.
In Italia com’era la situazione?
Problematica… Lo sport era ed è il calcio,
non c’è disponibilità alle scoperte.
All’estero ci si evolveva al quadrato, soprattutto il mondo anglosassone era pronto a
recepire messaggi di educazione e senso
civico. Da noi si facevano passettini, a volte
anche da gambero. La situazione non è
cambiata molto: l’italiano è attento alla bici
ricercata, all’eleganza, ma è un po’ carente
nello spirito.
ALDO ROCK
Nato a Milano il 10 aprile 1956
Residenza: Camelot
Stato civile: padre di Ortensia e compagno di
Maddalena
Società: Peperoncino Team
Sito internet: www.aldorock.it
Allenatori: l’alchimista (Dott. Prof Francesco
Saverio Dioguardi), Marco Rosa e il sarto di fiducia, Giuseppe Fante, telaista
Esordio: Cervia, triathlon olimpico, 1985
Hobby: la musica
Cibo preferito: la pizza (quella delle Ninja Turtle)
Atleta preferito: Dave “the man” Scott
Film preferito: Mucchio Selvaggio e i film di
Sam Peckinpah
Musica preferita: da Joe Strummer a Johnny
Cash
Citazione preferita: quella di un samurai, “Hi
ri ho ken ten”. Ovvero: “il male non può prevalere sulla verità, la verità non può vincere la legge,
la legge non può prevalere sulla forza, ma la
forza non potrà mai vincere il cielo”
Libro preferito: Il libro dei cinque anelli di
Miyamoto Musashi
Palmares: Ironman Hawaii, Ironman Roth (tre
volte), Nuova Zelanda, Giappone, Canada,
Lanzarote; Raam nel ’96, ’97 e ’98;
Doubleironman e Decaironman; Ironman 70.3
Florida Eagleman; Marathon des Sables e…
tante maratone!
Uomo, il triathlon è la mia vita