Untitled - Rizzoli Libri
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ANAÏS GINORI L’EDICOLANTE DI CHARLIE BOMPIANI Ginori, AnAïs, Le kiosquier de Charlie Copyright © Équateurs, Paris, 2016 All rights reserved © 2016 Bompiani / Rizzoli Libri S.p.A., Milano In accordo con Book@ Literary Agency ISBN 978-88-452-8274-4 Prima edizione Bompiani ottobre 2016 1. Bisogna avere il fisico per vendere i giornali. Mercoledì è il giorno più duro. Patrick riceve i nuovi settimanali, “Le Canard enchaîné”, “L’Express”, “Télérama”. Intanto è già il momento di preparare le rese, correggere l’inventario, impacchettare le giacenze, incollare le etichette sui plichi di giornali invenduti e spediti al macero. Battesimi e funerali. In edicola si mescolano diversi cicli di vita: da qualche ora per i quotidiani a diversi mesi per alcune riviste specializzate e per i numeri speciali. L’unico che non passa mai è lui, Patrick Deschamps, da più di trent’anni. Con la sua faccia da attore americano, la stazza da giocatore di rugby, lo sguardo vivo e penetrante sotto l’elegante cappello di feltro, il giornalaio di Saint-Germain-des-Prés resta sempre al suo posto, affacciato sulla pic5 cola commedia mondana del quartiere. Nulla sfugge al suo sguardo. Al mattino presto il camioncino bianco del distributore sale sul marciapiede e parcheggia tra il café Les Deux Magots e la boutique Louis Vuitton. Chili di carta da sollevare e portare fin dentro l’edicola, rispettando un ordine preciso, esercitandosi in una ginnastica indispensabile per ritrovare in qualche secondo i titoli richiesti, stipati in pochi metri quadrati, mantenendo una presentazione varia e seducente. Quando è chiusa, l’edicola sembra minuscola. All’alba si spalanca come una scatola magica, dispiegando sull’asfalto i battenti laterali simili ad ali. Alle 4.30 Patrick è già arrivato. Con meticolosità comincia a comporre il mosaico di riviste sugli espositori, i quotidiani internazionali nelle tasche laterali, quelli nazionali nelle rastrelliere. Patrick ama la carta stampata. Ha vecchie conoscenze, e nuove frequentazioni. Capita che i giornali muoiano, da un giorno o da un mese all’altro. Un buco si forma sugli scaffali, presto occupato da un’altra novità. L’edicola è sempre piena. Patrick ha orrore del vuoto. I tavoli all’esterno sono riservati a moda, ar6 chitettura, design e numeri speciali. Sotto al banco, riviste di attualità, rotocalchi scandalistici, femminili. Dentro, a sinistra dall’alto, è il regno dei passatempo: la caccia, i tatuaggi, l’equitazione, il giardinaggio, i giochi elettronici, i telefoni. In basso, invece, famiglia, gravidanza, nuovi genitori. Al centro, musica, foto, sport, teatro, cinema, letteratura, geopolitica, moto e automobile, parole crociate e sudoku, programmi TV. A destra uno scaffale è dedicato alla cucina e al turismo. Un altro metro quadrato è occupato dalle riviste per bambini e adolescenti. In un angolo a sinistra, ben nascoste, si trovavano una volta le riviste porno, le cosiddette revues de charme: le prime vittime di carta nell’era di Internet. Ne esistono ancora alcune ma Patrick non le vende, non è la sua clientela. Quando tutti i giornali sono ormai consegnati, verso le 6 del mattino, Patrick ha già disposto la presentazione di quasi tutta la carta stampata francese. Con duemilacinquecento testate, l’edicola di Saint-Germain-des-Prés è la meglio rifornita di Parigi, insieme a quella degli Champs-Elysées, davanti all’hotel Fouquet’s. Il distributore scarica i colli, porge il foglio giallo 7 su cui è dettagliato il numero di copie, e la data: oggi è mercoledì 7 gennaio 2015. La prima pagina del “Figaro” parla della Nuova strategia di Sarkozy di fronte a Hollande, nel taglio centrale c’è una foto di Michel Houellebecq e il suo “libro che disturba”. “Libération” racconta la mobilitazione dei medici contro la riforma del ministero della salute: Uno sciopero non curato. “Le Parisien” propone una classica inchiesta sul mercato immobiliare, La verità sul calo dei prezzi. I giornalisti li chiamano marronniers, sono i luoghi comuni dell’informazione che tornano al ritmo delle stagioni. “L’Express” punta sull’ottimismo: Come trovare la felicità. È anche il giorno del “Canard enchaîné”. La nuova edizione è dedicata alla crisi dei negoziati tra la Commissione europea e il governo di Atene: L’Europa dovrà mettere le mani sulla Grecia. I due paperi sghignazzano: “Si accelera la diminuzione del prezzo del petrolio... Finalmente un po’ di dolcezza in questo mondo brutale.” Il posto d’onore in mezzo alla rastrelliera dei quotidiani è suo. È una delle testate che si vendono meglio, centrotrentasei copie consegnate stamattina, grazie a quel misto di satira mordente e inchieste capaci di ridicolizzare ministri e 8 presidenti. Il giornale vecchio di un secolo non ha mai voluto lanciare una versione digitale. Ogni mercoledì una clientela affezionata arriva in edicola apposta per comprare il “Canard”. Il distributore ha lasciato anche qualche numero di “Charlie Hebdo”. Sulla copertina, un disegno di Luz a proposito della Profezia del mago Houellebecq: “Nel 2015 perderò i miei denti... nel 2022 farò il ramadan.” Il giornale pubblica anche un nuovo appello per la raccolta di fondi: “Ne abbiamo ancora bisogno.” Un titolo ricorda l’uscita di un numero speciale dedicato alla Vera storia del piccolo Gesù, il nuovo Vangelo secondo il disegnatore Riss. Patrick posa il “Charlie” sugli scaffali dietro al bancone. Non si fa molte illusioni. Ha ricevuto sei copie per tutta la settimana. Se riuscirà a venderne quattro sarà già un bel risultato. Il garzone del Flore si avvicina con un caffè, porge il vassoio oltre la colonna di riviste davanti al banco e riparte con una mazzetta di giornali riservata ai clienti del café e al suo padrone, che abita al piano superiore. Ogni mattina, lo stesso rito. Il primo ad arrivare in questo triangolo dove da oltre un secolo si confondono letteratura e 9 realtà, è sempre Patrick. Solo intorno alle 7 s’intravedono i primi bagliori all’interno del Flore. Qualche minuto dopo, anche il Deux Magots comincia ad animarsi. I camerieri tirano fuori sedie e tavolini, disponendoli nello spazio esterno, davanti alla chiesa – ribalta ben più spettacolare di quella in allestimento tra il Boulevard Saint-Germain e la Rue Saint-Benoît. I clienti del Flore recitano in un’altra commedia. A ognuno spetta un ruolo in questa pièce teatrale che non s’interrompe mai. Dopo aver aperto la cancellata di ferro e salutato i due saggi orientali protettori del locale, il gestore del Deux Magots offre anche lui un caffè a Patrick e torna indietro con una mazzetta di giornali sotto al braccio. Tra i due mitici bistrot esisteva una volta una libreria, la Hune, davanti all’edicola. Un piccolo ecosistema nel quale pensare e ripensare il mondo. Intellettuali, politici, giornalisti, editori venivano per comprare libri e giornali di cui discutere, seduti a qualche metro, in uno dei due café o nella brasserie Lipp, di fronte, alimentando polemiche e discussioni che sarebbero presto diventate nuovi articoli o saggi da pubblicare. Era quella specie di pentola in continua ebollizione che chiamiamo dibattito delle idee. 10 La chiusura della Hune ha spezzato un cerchio quasi magico. È stata forse la fine di un’epoca, di un’idea raffinata della cultura. Per fortuna, si trova ancora rifugio a L’Écume des pages, al 174 del Boulevard, la libreria vicina al Flore. Ma il piccolo villaggio intellettuale è stato costretto a battersi per conservare il suo giornalaio. Louis Vuitton, nuovo proprietario dei muri dove si trovava la Hune, aveva chiesto al comune di spostare l’edicola perché oscurava le sue vetrine. La richiesta ha scatenato indignazione, mobilitazione, petizioni, fino alla vittoria dei Galli di Saint-Germain. Le barricate del Sessantotto erano un’altra cosa, eppure un lieve vento di rivolta aveva ripreso a soffiare contro il demone della società di consumo. Patrick è rimasto al 170 del Boulevard. Se esiste un posto al mondo dove i giornali di carta hanno ancora un senso, è qui che bisogna venire. Tra un uovo à la coque e i toast con burro d’Échiré, i clienti del Flore o del Deux Magots cominciano la loro giornata con un gesto antico e in via di estinzione, con la “preghiera laica” di cui parlava Hegel: sfogliare un giornale. Al mattino l’edicola è frequentata da lettori 11