L`edicola, libreria di quartiere affollata come un supermercato

Transcript

L`edicola, libreria di quartiere affollata come un supermercato
L'edicola, libreria di quartiere affollata come un
supermercato
PIERO LOTITO
Un noto settimanale va offrendo dal primo
autunno una intera collezione di presepi. E sui
banchi della nostra edicola troviamo orologi,
piatti e altre ceramiche, modelli di auto come di
navi o carri armati, coltelli a serramanico e affini, finti gioielli, macinini da caffè. Edicolabazar, moderna soffitta pubblica? Propriamente.
Ma questa profferta del ramo oggettistica, chiamamolo così, non è che l’aspetto più appariscente del fenomeno che in questi ultimi anni
ha trasformato la vecchia e in molti casi malandata edicola in un mercato delle meraviglie.
L’altro, che qui a noi più preme, riguarda i libri
e una più accessibile diffusione del sapere.
Le edicole sembrano oggi avere quella funzione
liberatoria così ben assolta dai supermercati: è,
appunto, la libertà di cercare, scegliere e acquistare, senza che un commesso si offra - o
minacci - di aiutarci. È, insomma, il piacere di
sentirsi anche liberi di rinunciare a ogni scelta.
Luogo fin qui tradizionalmente destinato all’acquisto frettoloso - in corsa -, l’edicola offre lo
stesso brivido del libero arbitrio del supermercato. Naturalmente, non sono stati gli edicolanti a reinventare la propria funzione, bensì gli
stessi editori (dei giornali, attenzione), i quali,
messi alle strette dalla cronica disaffezione
degli italiani alla lettura, timidamente cominciarono alcuni anni fa a proporre una sorta di
premio per i più fedeli, ma anche per i più
coraggiosi lettori. Si chiamavano “supplementi”, quei primi gadget. Ed erano farina dello
stesso sacco che si cercava di vendere, frutto
del lavoro degli stessi redattori che confezionavano il prodotto primario. Fu il segnale; si capì
che il lettore apprezzava il pensiero, che cercava una gratificazione, una specie di ricompensa
per il non trascurabile disturbo di acquistare un
giornale.
Questa è protostoria. In breve, le edicole si
sono trasformate in quelle librerie di quartiere
che mancano in tutte le nostre città. Milano, per
esempio: mentre a Roma il Comune finanzia
l’apertura di nuove librerie periferiche, nella
metropoli lombarda l’acquisto di un romanzo o
di un saggio in uno dei suoi quartieri più lontani è un piacere oggi sconosciuto. Perfino il centro, per la verità, se la passa male. La moda,
con i suoi show-room e le sue boutique, e con
la forza dei suoi euro, vi dilaga prepotente e le
librerie sloggiano insieme con la cartoleria, la
merceria, l’elettricista, il piccolo bar, la trattoria. Scompare, di fronte all’arroganza finanziaria del prêt-à-porter, l’anima storica della città.
Ci salverà l’edicola? Forse già lo fa. Chi non si
è mai sognato di ambire a una enciclopedia,
viene ineluttabilmente conquistato dalla disponibilità del campionario ormai proposto da più
quotidiani, comprendente la storia della letteratura, la storia della scienza, la storia dell’arte,
della filosofia, delle religioni… Chi non avrebbe mai pensato di documentarsi su una regione
lontana dalla propria, cede alla seduzione delle
copertine rosso-telate delle guide del Touring,
quelle ritenute dal Ministero dei Beni culturali
le più complete e affidabili del nostro patrimonio artistico-culturale.
La poesia, eterna Cenerentola nei nostri pensieri, conosce anch’essa una stagione di possibile
riscatto grazie all’edicola. Vittorio Sermonti
riempie la basilica di Santa Maria delle Grazie
leggendo la Commedia dantesca, ed ecco la
voce tonante e insieme affabulatoria di Vittorio
Gassman offerta in Cd nel medesimo esercizio.
21
L’edicola “... affollata come un supermercato”.
E i classici-classici: Orazio, Svetonio, Plutarco.
E i classici di oggi: Pontiggia (con Nati due
volte e La morte in banca), Calvino, Pasolini,
Hemingway, Moravia, Montale. Niente e nessuno sfugge all’accoglienza un po’ arruffona ma
certo generosissima dell’edicola.
Tra le pile dei suoi almanacchi di fotografia e le
sue teche di plastica contenenti piccole riproduzioni di vasi attici ed etruschi, cadono anche i
miti dell’editoria. Come i Meridiani Mondadori, in vendita combinata con un noto quotidiano
nazionale. E i librai - rieccoli, son vivi (o,
forse, sopravvivono) - si ribellano, contestando
che si possano vendere, le sublimi antologie, al
miserevole prezzo di 12 euro e 90 centesimi,
contro l’aurea cifra di 49 euro dei loro scaffali.
22
Una protesta giusta, è stato stabilito. E i librai
hanno ottenuto la possibilità di vendere i Meridiani - i soli titoli proposti dalle edicole - allo
stesso prezzo minimo. È l’armistizio del 12,90.
Forse, però, vi è nascosta la sconfitta della
regale libreria: questo è il tempo in cui il libro
si afferra all’aperto. Come tutti i gesti di possesso, non è detto comunque che questo venga
fatto per amore e finisca con la lettura. Il territorio, qui, è il più privato dei dominii. Nulla è
dato sapere su quanto vi accade: se vi è rumore
o silenzio.