Quale origine della merce? Facciamo un po` di chiarezza - Cc-Ti
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Quale origine della merce? Facciamo un po` di chiarezza - Cc-Ti
Commercio estero Quale origine della merce? Facciamo un po’ di chiarezza di Monica Zurfluh, Responsabile S-GE per la Svizzera italiana e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti Di recente, in una delle regolari visite in azienda, ci è capitato di discutere con alcuni dirigenti sugli aspetti legati all’origine dei prodotti. Tenace la convinzione di questi manager secondo cui la propria merce - sviluppata e fabbricata in Ticino – sia facilmente associabile al concetto di “Swiss made”. Un termine chiaro a tutti in generale, ma molto confuso nella sua definizione. È infatti fondamentale procedere ad un’opportuna distinzione tra il concetto “Made in” e quello dell’origine doganale di un prodotto a dipendenza dell’accordo di libero scambio o della normativa nazionale in vigore. Perciò riteniamo importante fare un po’ d’ordine su una tematica tanto complessa quanto fondamentale per ogni azienda volta all’internalizzazione. Innanzitutto quando si parla di “Made in” si entra nella sfera della proprietà intellettuale. Poter apporre sul proprio prodotto il marchio “Swiss made” o la bandiera svizzera è sinonimo di esclusività, tradizione e qualità e un vantaggio in fatto di immagine, e non di dazi (!), nel mercato internazionale. Quali sono però i criteri che permettono di stabilire se una merce è “Made in Switzerland”? L’attuazione della legislazione “Swissness” prevede la revisione, rispettivamente l’elaborazione di quattro ordinanze. In generale, l’utilizzo del marchio “Made in Switzerland” sarà definito in questo modo per i prodotti industriali: almeno il 60% dei costi di produzione è sostenuto in Svizzera (con la normativa precedente la percentuale di riferimento era il 50%), il prodotto ha acquisito le sue caratteristiche essenziali in Svizzera e almeno la fase di produzione essenziale si è svolta sul nostro territorio. Vi sono naturalmente delle eccezioni ad esempio per quelle materie prime che non si possono trovare su suolo elvetico. L’origine doganale di un prodotto è invece regolata in modo diverso e, se vi sono accordi di libero scambio (ALS), acquisire tale origine può permettere l’esenzione o la riduzione di dazi doganali all’importazione nel Paese di destinazione delle proprie merci. In questo ambito è bene fare la prima distinzione tra origine preferenziale e non preferenziale. Per poter procedere occorre innanzitutto effettuare un ragionamento a ritroso, stabilendo verso quale Paese si desidera esportare. Attenzione: non sempre infatti si può dichiarare l’origine preferenziale con la medesima merce. A dipendenza dell’ALS, un prodotto acquista l’origine preferenziale se rispetta la regola fissata in quello specifico accordo. In questo caso, per poter beneficiare dell’esenzione o della riduzione dei dazi doganali, è necessario esportare la merce con la prova documentale corretta e prevista dall’ALS: normalmente si tratta di un certificato di circolazione delle merci EUR.1 o EUR.MED o una dichiarazione dell’origine su fattura (per invii fino a Fr. 10’300.-). Si entra nell’ambito dell’origine non preferenziale quando invece non vi sono ALS con il Paese di destinazione della merce. In questo caso, per determinare l’origine del prodotto, bisogna seguire le regole dell’origine basate sulle ordinanze nazionali. Stabilire quale criterio seguire è essenziale per poter disporre del corretto certificato d’origine (CO), rilasciato dall’ente preposto della Confederazione, ovvero le Camere di commercio. Ecco quindi una brevissima ma esaustiva panoramica per distinguere le tre differenti origini dei prodotti. Per poter approfondire al meglio questa tematica vi ricordiamo che la Cc-Ti, oltre ai corsi formativi standard, organizza anche su mandato dei seminari specifici in azienda rivolti sia ai manager sia a tutti i collaboratori attivi nella catena commerciale. Ticino Business | 37