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25 DL NEWS 2016 VOL IX DL NEWS economia, storia, attualità commentata Foglio telematico a cura di Decio Lucano 8 settembre 2016 A pagina 10 ritorna la grande storia della marineria italiana dell'ing. Francesco Pittaluga. DL NEWS é ospitato nel profilo Facebook del dottor Stefano Briata, storico dell'arte ed esperto antiquario, al www.facebook.com/briata stefano e facebook.com/dlnews2008/ Sono graditi i commenti agli articoli nella pagina DL NEWS, scriveteci se siete già in Fb. “ La navigazione è l'opposto della guerra, rende civile lo stato selvaggio, mentre la guerra rende selvaggio lo stato civile – scrive Victor Hugo ne I lavoratori del mare – Il giorno in cui l'entusiasmo per i marinai prenderà il posto di quello per i soldati, quel giorno la pace sarà cosa fatta “. °*°*°*°*°*°*°*° The Last Voyage of Costa Concordia Un aspetto poco conosciuto della navigazione del relitto dall'Isola del Giglio a Genova e poi la difficile manovra per l'ultimo viaggio nel bacino di demolizione definitiva. Ve la proponiamo in lingua inglese come inviataci da Navimeteo di Gianfranco Meggiorin, che abbiamo conosciuto ai tempi delle sfide di Andrea Mura nell'oceano Atlantico seguito dall'etere e dal digitale a migliaia di miglia di distanza dalle previsioni meteomarine del centro di Chiavari con i consigli sulle rotte migliori per superare il tempo cattivo e avvantaggiarsi dei buoni venti. On the 1st September 2016 Costa Concordia made her last sea voyage. Her wreck has just arrived at the Drydock where the final hull disposal is going to be completed. Navimeteo, the weather provider of Carnival Maritime (Costa Cruises), has closely followed Costa Concordia Wreck Towing operation in its three stages. First during its transfer from Giglio Island to Genoa Port Prà-Voltri, where the demolition initiated, then during its towing from Genoa Voltri Port to Molo Ex-Superbacino where Costa Concordia's 13 decks were dismanteled and finally from Genoa Molo Ex-Superbacino to Drydock n° 4 Port of Genoa where in 6 month time Costa Concordia will cease to exist. Navimeteo has communicated to San Giorgio del Porto Shipyard, Porto Bacini and Maritime Authorities the correct weather windows for the operations 10 days in 1 advance. Alessandro Casarino, the Senior Forecaster Manager of Navimeteo, has explained that his team of “highly-experienced maritime weather forecasters has been constantly checking and updating all the detailed forecast day by day, hour by hour” to define the specific thresholds and to establish the best moment for the operations”. He added that molti model high resolution comparison has been applied together with tide study and concluded that conditions for the maneuver were perfect. Costa Concordia travelled for 1,8 miles in port of Genoa and the operations have been completed as planned. Concordia come il vaso di Pandora La Concordia era arrivata a Genova dall’isola del Giglio il 27 luglio 2014 quando fu ormeggiata alla Diga Foranea del porto di Pra'per la prima fase della demolizione. Poi a maggio dello scorso anno arrivò il trasferimento al molo Ex Superbacino. Ora l’ultimo capitolo di una storia che va a intrecciarsi con la questione delle emissioni generate da attività come quelle delle riparazioni navali. Un questione portata avanti dal Comitato Porto Aperto, e seguita passo passo da Primocanale.it, che ha reso noti i dati emersi da un'indagine effettuata dallo stesso Comitato. Secondo il report, le riparazioni navali starebbero inquinando Genova e sarebbero una fonte di pericolo per la salute dei genovesi, data l'alta presenza di sostanze tossiche riscontrate nell'aria del capoluogo ligure. Ma c'è di più. Come ha sottolineato a Primocanale l'avvocato Roberto Righi, legale dello studio Morbidelli di Firenze: "la demolizione della Concordia è avvenuta in anticipo rispetto all’entrata in vigore del regolamento comunitario sul ricilaggio di navi, e probabilmente non sarebbe potuta avvenire come è avvenuta perché non è stata fatta una valutazione ambientale strategica". Il comitato ha scoperto la presenza 12 volte superiore nella zona antistante le riparazioni navali in Carignano di alluminio nella terra, aria ecc. che ha provocato danni biologici . Eppure la soluzione Blueprint allargando l'area a levante aumenterà le emissioni delle riparazioni navali. Sul tema sollevato dal Comitato Porto Aperto si è espresso di recente anche il Tar, che pur respingendo il ricorso - ha riconosciuto la legittimità dei dati presentati e ha tirato un po' le orecchie alla politica per non aver ascoltato i cittadini. Una sentenza che potrebbe avere risvolti importanti nel prossimo futuro e che in ogni caso impegna il sindaco Doria per la tutela della salute pubblica. ( DL ) I giornalisti genovesi venerano il BluePrint e il senatore Piano Spim/ BluePrint sull'ingresso della ex Fiera di Genova, un enorme insegna sovrasta l'ingresso ai padiglioni dell'area una volta orgoglio di Genova. Ora diventa – pur con uno spazio per il Salone Nautico - un'area dedicata a progetti immobiliari e commerciali ( la Lega Coop promuove l'iniziativa). Il Blueprint è un progetto, discutibile come lo stesso Piano ammette, e si incentra su un concetto che a noi non va giù: rubare spazio alla terra per dare spazio al mare, esattamente il contrario di quanto si è fatto in tutto il mondo. Ma nessuno ha colto il concetto, come nessuno ha 2 mai scritto che almeno un “ molo “ storico il senatore lo poteva lasciare nel cosi detto Porto Antico, che sta avviandosi verso una decadenza irreversibile valorizzata solo dall'Acquario. E già che siamo in tema di “mugugni “ , il dramma dei pescatori che hanno la loro base in Darsena , costretti a vigilare notte e giorno sulla loro banchina a causa di reati compiuti sui loro ormeggi essendo la Darsena aperta sul lato città. Una volta la zona era recintata: pensavo anch'io “ah le rive di Trieste “ aperte al pubblico. Oggi penso che la zona Porto Antico e Darsena ( dove c'è il Museo del Mare, il sommergibile Sauro, il Nautico, un complesso residenziale ( una volta sede della piccola Accademia del Nautico San Giorgio ) dovrebbero essere recintate per tutelare lavoratori e turisti con i varchi per lo meno ( vedi Stazioni Marittime ) vigilati dalla Guardia di Finanza, come è sempre stato. A proposito, se volete sapere come il senatore Piano ha progettato il porto di Genova visitate il Museo del Mare, vedrete il Waterfront dei sogni. Leggete qui sotto, cari giornalisti. ( DL ) PORT CRASH E PORT CENTER Bruno Dardani è un giornalista che , figlio di suo padre, ha nel sangue la scrittura, nel senso della competenza e della creatività. Ora ha ideato e realizzato un sito Port crash .net dove i lettori interessati possono vedere e commentare i sinistri che negli utimi cinque anni sono avvenuti nei porti italiani ( 470) provocati dalle navi. Ma lo scopo è anche quello di far conoscere la realtà portuale al grande pubblico del web che generalmente non sa e non gli interessa nulla di quello che avviene oltre le banchine considerate un “ parcheggio “ . Ottima idea, Bruno! Quando ho scoperto trenta e più anni fa che i ragazzi che si iscrivevano al Nautico , cioè a una scuola media superiore, non avevano, tranne i figli d'arte, cognizione di cosa fosse una nave, un porto , a che cosa servisse questo emporio dall'altra parte della città, ho lavorato parecchio per diffondere la cultura del mare e dei trasporti anche con quello splendido quotidiano di allora che era L'Avvisatore Marittimo. Poi qualche anno fa nacque il Genoa Port Center, con sede nei Magazzini del Cotone nel Porto Antico, una bella i niziativa che promossa dalle istituzioni pubbliche aveva lo scopo di radunare bambini e ragazzi e far loro onoscere attraverso moduli interattivi e multimediali e viaggi brevi sui rimorchiatori la realtà portuale e dei trasporti. Oggi questa iniziativa è “ in ristrutturazione “ , la ignoranza di quello che avviene oltre le cinte e le banchine ritorna a germogliare nella città. . Ci ha pensato con il Port crash Bruno Dardani . Le società di assicurazione invero sono preoccupatissime: troppi incidenti , anche sulle navi , navi da crociera comprese, specialmente nella macchine. Attenzione , sono i sinistri parziali che fanno la differenza nello shipping. ( DL ) COMMENTI E LETTERE LE RIFLESSIONI DELL'ING. GIORGIO MAREGA (da Trieste) in risposta ad alcuni articoli del DL NEWS n. 23 Caro Decio, credo che i lettori del nostro gruppo dovrebbero sapere che ho due anime, quella del capitano di coperta di 50 anni fa e quella dell'ingegnere fortemente legato ai Fondamenti delle Leggi della Natura. 3 Riflessione molto difficile di questi tempi, difficile capire due vite da professionisti straordinariamente compenetrate quando si tende allo zero rigorosamante aprofessionale. Un carissimo saluto. G.M. Talk show e la via della seta Basta aver fatto qualche manovra di arrivo a prua di inverno nella canaletta di New York, all'ancora con i lastroni di ghiaccio che scendevano dall'Hudson. E parliamo di un lussuosissimo allievo della ammiraglia "Raffaello". O scaricare con un bigo di forza da 16 tonnellate 4 semianelli di alternatore da 35 tonnellate "giocando" sullo sfruttare gli angoli più favorevoli del bigo stesso. E parliamo di un grintoso 2° uff.le al carico e di un errore di organizzazione del consorzio internazionale della diga di Inga in Congo, che aveva fiducia di come avevano fatto a Marghera il vecchio cargo "Isonzo" del Lloyd Triestino. Ma forse sbagliamo, adesso è di moda pettinare le bambole. I talk show sono come a Costantinopoli a dissertare del sesso degli angeli con i Turchi in città. Molto importanti le osservazioni sul porto off shore di Venezia. Vista la mania umana di megaopere, si farà. La Cina è già a Venezia, a Trieste solo con qualche negozio che vende camiciette, treppiedi fotografici, lampadine Led. Massimo un calibro digitale da 12 Euro che dura 4 mesi. I Triestini vorrebbero qualcosa anche per loro, non farsi conquistare.Vogliono una diaspora di idee, pensano che si realizzino da sole e pensando c he altri li pagheranno per passeggiare in zona pedonale. Per Genova: il porto c'è, forse si sono dimenticati di collegarlo con la rete ferroviaria svizzera. Ne parlavo con un giovane ingegnere che ha lavorato al traforo del Gottardo, concludendo che è diventata non una galleria internazionale ma semplicemente un collegamento fra Canton Ticino e la Germania. Viviamo una strana Italia, dove le potenzialità vanno nell'oblio e dove non possiamo trarre beneficio da noi stessi, dal nostro lavoro, dalla posizione di porta sud dell'EUropa. Un caro saluto, Giorgio Marega I COMMENTI DELL'ING. GIULIO GENNARO (da Singapore) in risposta ad alcuni articoli del DL NEWS n. 23 La via della seta Caro Decio, in relazione alla "via della seta" non vedo di che stupirsi non entro nel merito del progetto, osservo solo che noi italiani, in patria o all'estero, siamo specializzati nel farci la Guerra gli uni contro gli altri armati invece che fare sistema e lobby, qui a Singapore la regola è pienamente confermata. Si dovrebbero prendere per una volta a esempio i cugini francesi, o i norvegesi, 4 tutti abilissimi nel fare rete, squadra, lobby, darsi supporto reciproco e chiudere contratti a vantaggio di tutti i soggetti coinvolti. Global warming Mi pare che la bufala si stia finalmente sciogliendo come neve al sole quello che non si sciolgono sono i ghiacci polari ( vedi Polar Ocean Challenge ), nè i conti i banca di chi su questa bufala ha fatto affari. Ah, per inciso la "verde" Germania riducendo il nucleare ha aumentato l'uso del carbone (a me va bene, per carità, visto che lavoro nella logistica del carbone), se a questo aggiungiamo l'incremento dell'uso delle biomasse , beh forse ci potremmo accorgere di quanto sia fuligginoso tutto questo verde... fortunatamente il mondo, sparsi luddismi a parte, sta riprendendo a costruire centrali nucleari a ritmo sostenuto. Rischio Zero Non esiste qualità della vita a rischio e costo zero. Il rischio va gestito, ma pretendere di annullarlo, o anche solo di ridurlo al minimo, qualora possibile, avrebbe un costo talmente elevato da paralizzare ogni attività umana. L'iper procedurizzazione e burocratizzazione non serve a ridurre il rischio, ma a scaricare le responsabilità, concetto assai diverso. un abbraccio Giulio Gennaro Terremoto e lezioni che non si imparano mai (da Piano di Sorrento) di Anna Bartirono Avrei voluto tacere...Tacere nella speranza di tacitare la mia rabbia, il mio disappunto, tutta la collera che mi ribolliva dentro di fronte ad uno scenario semplicemente apocalittico, ad una tanto immane tragedia. Ma non ce l'ho fatta. Vorrei gridare come donna, come madre e cittadina di una Terra benedetta ma,ahimè, terribilmente trascurata dall'incuria, l'indifferenza, il lassismo, la lentezza decisionale e perchè no dall'ignoranza ( se fosse davvero tale) di quanti giocano con la pelle, col futuro, con le vite degli altri e , quel che è peggio, con la loro storia, versando lacrime vecchie di antichi lacrimatoi, ben custoditi nei musei dell'indifferenza e della superficialità, quasi che esse bastassero a riempire l'enorme vuoto di affetti, di lavoro, di ricordi e di ''economia'' di intere popolazioni tanto ferite e colpite profondamente e irrimediabilmente nel cuore della loro realtà quotidiana da un terremoto di proporzioni paurose. Mi direte che, in genere, simili movimenti tellurici non si possono prevedere, il che è vero, ma noi abbiamo geologi, geofisici, scienziati che di continuo ammoniscono e ragguagliano sulla pericolosità del suolo e del sottosuolo italiano predicando ( al vento, purtroppo), di monitorare, controllare e prevenire catastrofi di questo genere intervenendo con supervisioni anticipate nel tempo sulle zone a maggior rischio come se non si sapesse che quello appenninico è uno slittamento 'tettonico' in grado di trascinarsi dietro, all'occorrenza, di tutto di più. Piuttosto che RICOSTRUIRE e 5 RICOSTRUIRE (il che comporta,tra l'altro, maggiori spese) non sarebbe meglio una opportuna prevenzione sia di rinforzo o di diverse e più moderne tecniche di costruzione all'uopo? Oggi la tecnologia ci offre un ampio e mirato ventaglio di edilizia all'avanguardia che andrebbe applicata bene e subito senza aspettare nuovi terremoti. Basti pensare che se il GIAPPONE, l'AMERICA in alcune zone si fossero comportate come noi qui non esisterebbero più. Ovvio che non si può prevenire opportunamente proprio tutto; infatti sono convinta che, forse uno tzunami dovuto ad esito vulcanico del 'MARSILI' o del 'PALINURO' non si potrebbe nè prevedere nè fermare ma chissà, forse, in quel caso, si piangerebbero lacrime oneste se ce ne lasciasse il tempo. E' chiaro che io mi renda conto che poeti e scrittori spesso parlano a vuoto, perciò, perdonate i miei brontolii che, in fondo, vogliono essere solo una forma scritta di solidarietà verso chi non ha più nulla, in alcuni casi , nemmeno la speranza! Anna Bartiromo. Stella Maris Trieste: In viaggio verso il mondo della Gente di Mare (lettera di Lucilla Cechet) Carissimi, forse vi interessa partecipare alle giornate del mare promosse dalla Stella Maris dal 20 al 24 settembre ospitate dalla Lega Navale Trieste dal titolo “ in viaggio Stella Maris a Trieste verso il mondo della Gente di Mare. Finalmente sta prendendo vita quanto da tempo era nelle intenzioni dell’Associazione: promuovere il volontariato per l’assistenza dei marittimi in continuo movimento e, nello stesso tempo, collaborare alla formazione accurata degli stessi marittimi che saranno chiamati sempre di più ad operare sul mare con tutti i rischi e le fatiche connesse a questa attività. Attività pur sempre interessante dal punto di vista lavorativo ed importante ai fini dell’esodo di massa dei rifugiati in continuo arrivo. Da considerare il lavoro del marittimo anche come fonte di guadagno per gli italiani, ed i triestini in particolare, in cerca di lavoro sempre meno reperibile a terra... Sarebbe opportuna la vostra presenza almeno per conoscere quanto hanno da dirci i relatori sulle funzioni pratiche e didattiche dell’Associazione Stella maris operante da decenni nel settore marittimo e ben conosciuta in tutto il mondo. Non è mia facoltà estendere l’invito ma vi suggerisco di chiamare i numeri di telefono del volantino per chiedere informazioni dettagliate riguardo la diffusione di questo evento. E’ mia intenzione informarmi anche sulla possibilità di viaggiare come passeggera pagante una retta prefissata su navi da carico e/o petroliere al posto delle crociere. Questa possibilità era in auge moltissimi anni fa perché permetteva di viaggiare e visitare i porti di attracco a prezzi molto convenienti contribuendo anche fisicamente e psicologicamente al morale degli equipaggi. Si intende che ciò dovrebbe essere approvato dai comandanti, dagli armatori, e dalle autorità portuali dei porti visitati approfittando della tessera associativa Stella Maris. E’ sottinteso che chiunque metta piede su una nave commerciale o militare deve avere come minimo un profondo amore e rispetto per il mare. 6 cordiali saluti Lucilla Cechet NAVIGAZIONE INTERNA ITALIANA RISORSA TURISTICA E COMMERCIALE SNOBBATA DALLA POLITICA DELLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI/L'intervento di due esperti Interventi dell'ing Dino Telesca e del capitano Rudy Toninato Caro Decio, sono molto soddisfatto dei contatti ripresi con l’Ing. Dino Telesca dell’Atena Nazionale e con il Cap. Rudy Toninato del Delta Tour Navigazione Turistica, due figure molto significative della navigazione interna sia fluviale che lacustre che in acque promiscue. Ritengo a mio giudizio che i problemi della navigazione interna, così esaurientemente chiariti nelle due e-mail di risposta, dovrebbero essere ben recepiti e risolti dalle competenti autorità sia regionali che nazionali che però non sono di pertinenza di un Ministero della Marina Mercantile ( come dovrebbe essere) ma di un generico Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, ed in effetti è lo stesso che avviene alla navigazione “ off coasts”. Come tutti sanno in passato esisteva un Ministero della Marina Mercantile la cui competenza era ben nota a tutti coloro che si occupavano, e tutt’ora si occupano, di “shipping”. Faccio notare comunque due fatti che maggiormente mi hanno negativamente impressionato nelle due note degli amici Ing. Telesca e Cap. Toninato : il disinteresse del governo ad occuparsi dei problemi della navigazione interna nei convegni europei e il caso del canale navigabile Padova-Venezia, la cui costruzione è ferma dal lontano 1975!! Ogni ulteriore commento è superfluo. Ugo Dodero Stallo colpevole del Canale Padova Mare Caro Dino e Caro Ugo, vi ringrazio per la considerazione che date alle mie parole e ritengo fondamentale lo scambio di opinioni che da anni ci mantiene uniti e coesi nel gruppo ATENA, dove Dino è il nostro più bravo presidente e rappresentante. Non vi nascondo che le controversie Italiane, lo scarso interesse politico, l’ignoranza di tanti, troppi, amministratori della navigazione ha portato in questi ultimi 30 anni la navigazione fluviale interna ad uno stato pietoso. Il canale Padova Mare, o Padova Venezia come meglio volete chiamarlo è FERMO! Lo è dal 1975 o giù di li… e per quanto ci sia il buon Dr. Crotti, Presidente della Associazione “SALVAGUARDIA IDRAULICA DEL TERRITORIO PADOVANO E VENEZIANO” IV° Strada n°3 Zona Ind. 35129 Padova tel 347 8665730 http://www.idroviapadovamare.org/, , che si sbatte in tutti i modi per fare continuare l’opera…da tanti (io compreso) ritenuta FONDAMENTALE, ci si troviamo oggi in una situazione di totale stallo, dove chi deve decidere non decide e chi deve tacere 7 parla anche troppo. Demoralizzati, questa è la parola che più ci si addice. Rudy Toninato Delta Tour Navigazione Turistica & Crociere Fluviali Via Toscana, 2 35127 - Padova Tel. +39.049.8700232 Cell.+39.335.8167123 Fax +39.049.760833 [email protected] www.DeltaTour.it Strasburgo , meeting Reno-UE sulla navigazione interna Buonasera carissimi amici, per quanto riguarda il canale Padova - Venezia, chiedo lumi al cap. Rudy Toninato che ci legge in copia. Per il resto devo registrare un buon incremento del turismo nazionale ed anche nella navigazione interna, come era prevedibile vista la situazione internazionale. A livello di organizzazione tecnico- politica del settore, la situazione invece langue e sto attendendo di affrontare la questione direttamente con il Ministro dei Trasporti. A livello di normative Europee, che poi son quelle ormai vigenti anche in Italia, son reduce dal recente meeting (Reno - UE) del 30- 31 agosto a Strasburgo, sulla navigazione interna. In questo Gruppo di lavoro, denominato CESNI/PT, l'Atena rappresenta il CEMT (Confederation of European Maritime Technology Societies), tramite la mia persona. A questo Consesso partecipano ufficialmente le delegazioni governative dei Paesi membri della Commissione del Reno e dell'Unione Europea, nonchè alcune (poche) associazioni riconosciute di rilevanza europea, fra cui appunto il CEMT. La delegazione italiana, pur avendone pieno diritto, non partecipa ormai da anni!! Dopo un lungo iter formale (circa un anno), son finalmente riuscito a far metter in discussione l'intero Art. 15 della Direttiva 2006/87/CE, proponendo una serie di emendamenti tecnici che la rendessero adattabile anche alle imbarcazioni da trasporto passeggeri minori di 24 m. e con portata inferiore a 150 passeggeri. Ovviamente gli Stati più influenti (Germania, Olanda, Svizzera, Austria) si sono opposti, avendo già provveduto, da tempo, ad adattare alle loro esigenze la Direttiva stessa, tramite corpose deroghe ratificate dai loro Governi. Le uniche delegazioni che hanno appoggiato gli emendamenti del CEMT sono state quella francese (molto potente) e quella rumena. Per il resto ho registrato un silenzio dettato da valutazioni più politiche che tecniche. Apprezzabile la posizione del Segretariato della Commissione del Reno, che ha sostenuto l'ineludibilità del confronto su questo tema. La discussione è aperta e sarà continuata sia a Strasburgo, sia a Ginevra, dove, in sede UNECE, l'Atena rappresenta ancora una volta il CEMT, nella Commissione di lavoro sulla navigazione interna a livello pan-europeo (son rappresentati pressochè tutti i Paesi, dagli Urali all'Atlantico). Dino Telesca <eellmjdjlemedofk.png> 8 Atena- Associazione Italiana di Tecnica Navale Gruppo acque interne e promiscue Via Adamello, 6 - 28100 Novara - Italy phone&fax +39 0321520241 - mobile +39 3475403574 http://www.atenanazionale.it/ [email protected] °*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*° RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO ( IN SINTESI) da Venezia Le grandi navi in Laguna:Il progetto San Leonardo Non si sa ancora se questo progetto, l’ultimo arrivato tra le tante ipotesi progettuali e le polemiche che in questi ultimi anni brulicano in laguna, sarà finalmente quello vincente. Certo è che appare come l’unica, intelligente, fattibile ed economica soluzione a qualsiasi intervento devastante dell’habitat lagunare veneziano: nessun escavo di canali, nessun transito di grandi navi per il bacino di San Marco ma una nuova modernissima concezione progettuale che potrebbe fare di Venezia il più importante hub crocieristico del Mediterraneo con la piena utilizzazione della Marittima e delle nuove progettate strutture ubicate nella gronda lagunare: il suo nome? “San Leonardo”. In un contesto così incerto, non può non essere considerata anche l’ipotesi della riconversione del porto di San Leonardo, così come proposta da uno specifico Comitato promotore in un progetto preliminare, direttamente presentato all’Autorità Portuale. Il progetto prevede la riconversione e riqualificazione del terminal petrolifero di San Leonardo quale hub passeggeri per l’ormeggio delle navi da crociera (anche per quelle oltre 100.000 tonnellate di nuova generazione), destinando la Stazione Marittima alla gestione del flusso delle navi di ridotte dimensione e alle navi da crociera di lusso (tipicamente di stazza ridotta), il cui trend evidenzia un aumento costante negli ultimi anni: l’estromissione del traffico petrolifero dalla laguna è espressamente previsto dalla normativa vigente fin dal 1984, ma ancora nulla è stato fatto (a parte studiare il problema!). Il porto San Leonardo, che si trova sul lato sinistro del Canale dei Petroli a circa 4 chilometri dalla bocca di porto di Malamocco, è un’infrastruttura esistente, come tale classificata fra le Zone Produttive del Comune di Mira ed è gestito dall’Autorità Portuale di Venezia che ne ha la piena competenza. iconversione di un porto già esistente, facilmente accessibile e non invasivo, può portare a una diversa valorizzazione del patrimonio lagunare, a una migliore gestione e a una diversificazione del turismo, nonché a una sua maggiore sostenibilità; inoltre, i trend di crescita del trasporto crocieristico portano alla costruzione di navi 9 aventi dimensioni sempre maggiori: è ragionevole pensare che nel futuro prossimo saranno superati i 366 mt di lunghezza e i 40 mt di larghezza delle attuali navi di ultima generazione, dato quest’ultimo di estrema sensibilità per le manovre. La navigabilità del Canale dei Petroli per questa tipologia di navi è garantita anche in presenza di alte maree eccezionali - ovvero con il Mose sollevato - in quanto la conca di navigazione larga 50 metri, garantisce il passaggio di navi fino a 48 metri di larghezza (come viene realizzato per il Canale di Panama), con alcuni accorgimenti tecnici. Il progetto ha studiato dettagliatamente come collegare il nuovo hub a Venezia, Chioggia, Lido, aeroporto e stazione ferroviaria: la posizione centrale di San Leonardo consentirà infatti di dirigere parte dei turisti anche su zone oggi meno frequentate rispetto al centro storico (Lido, Pellestrina, Chioggia,..), potendo attivare anche una nuova economia di recupero delle isole oggi abbandonate. Questa nuova soluzione è l’unica, tra le tante proposte, che: • garantisce il pieno rispetto della normativa esistente: la stessa legge speciale per Venezia (L.798/84 e successive) prevede infatti di operare per “l’arresto e l’inversione del processo di degrado del bacino lagunare e all’eliminazione delle cause che lo hanno provocato..” nonché di provvedere alle nella laguna di petroli e derivati”. La parola ai progettisti di “San Leonardo”: l’innovativo progetto riscuote consensi da ambientalisti e tecnici dello shipping luglio 2016 • non ha alcun impatto sull’ambiente lagunare, • il nuovo hub consente non solo l’accesso di tutte le navi che oggi arrivano alla Stazione Marittima ma anche La conca di navigazione consente il traffico delle grandi navi in piena compatibilità col funzionamento del Mose. Massimo Bernardo °*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*° NUOVO CAPITOLO DELLA BREVE STORIA DELLA MARINERIA ITALIANA di Francesco Pittaluga " GEMELLE TRIESTINE NATURALIZZATE GENOVESI " Nell'ambito della grande e importante produzione cantieristica che ha visto impegnati per tutto il Novecento i Cantieri presenti nell'area triestina ed in quella ligure-genovese e che fortunatamente continua tuttora, tanti sono gli esempi di unità, a volte anche molto prestigiose quali "Conte Grande", "Conte di Savoia" ed "Eugenio Costa", che, nate sulle sponde dell'Alto Adriatico hanno poi operato dai porti del Mar LigureTirreno per quasi tutto l'arco della loro carriera. Un po' pò meno viceversa, e ciò deve farci riflettere sull'importanza e la grande 10 produzione dei cantieri presenti in area giuliana senza nulla togliere agli omologhi del lato occidentale della nostra Penisola. Fra le produzioni più notevoli di quelle appena ricordate, annoveriamo nel secondo dopoguerra le coppie di gemelle "Giulio Cesare""Augustus" e "Galileo Galilei-Guglielmo Marconi" che, sebbene già citate in questa "Breve Storia della Marineria Italiana", meritano un discorso a parte per la loro importanza, sia dal punto di vista tecnico-ricettivo che per il ruolo avuto nel panorama della nostra flotta passeggeri del secondo Novecento. Le prime due faranno parte del primo gruppo di prestigiose nuove unità approntate nel corso degli Anni Cinquanta per la "Società Italia", mentre le altre costituiranno la punta di diamante del rinnovamento della flotta passeggeri del "Lloyd Triestino" nel decennio successivo."Giulio Cesare" e "Augustus" vennero commissionate ai "C.R.D.A.-Cantieri Riuniti dell'Adriatico" per la linea del Sud America Atlantico: la prima a Monfalcone e la seconda presso gli scali del Cantiere San Marco di Trieste. I nomi delle due unità vennero scelti per ricordare due prestigiosi transatlantici degli Anni Venti che facevano parte di altre due coppie di gemelli e in questa nuova evocazione si voleva affermare da parte della società armatrice una volontà di continuità seppur nel lasciarsi ovviamente alle spalle il periodo delle distruzioni e delle perdite portato dal recente conflitto. Giulio Cesare e Augustus Impostate e varate fra 1949 e 1950, vennero immesse in servizio fra 1951 e 1952 permettendo la ricomposizione dei traffici sulla linea per la quale erano state concepite, con la conseguente alienazione del naviglio vetusto che era stato utilizzato nell'emergenza del dopoguerra e affiancandosi a "Conte Grande" e "Conte Biancamano", da poco ristrutturati e già ampiamente ricordati in un capitolo precedente di questa rassegna. Di tonnellaggio pressoché identico attestato sulle 27.000 tonnellate, le due navi erano uguali sia nell'aspetto esterno che negli spazi interni anche se naturalmente differivano nelle soluzioni concepite dai vari architetti e artisti chiamati a realizzarle fra cui ricordiamo Giò Ponti, Nino Zoncada, Gustavo Pulitzer Finali, Umberto Nordio, Salvatore Fiume, Massimo Campigli oltre agli Studi Cervi e Frandoli solo per citarne alcuni. Lunghe più di 207 metri e larghe quasi 27, potevano trasportare 118 passeggeri di prima classe; 196 di seconda e 788 di terza: queste due ultime verranno presto ribattezzate cabina e turistica e saranno successivamente unificate fra 1964 e 1965. Le sistemazioni per i passeggeri erano molto confortevoli sia nella classe superiore che nelle altre: ognuna disponeva di ampie sale di soggiorno, di un grande ristorante e di un lido con piscina, riaffermando così la vocazione turistica delle unità della compagnia armatrice, non per nulla ribattezzata in America "The Lido Fleet". L'equipaggio ammontava a più di 500 persone fra ufficiali, sottufficiali e comuni e per l'apparato motore vennero utilizzati i potenti motori diesel approntati nel 1939 dalla "FIAT-Grandi Motori" di Torino e destinati in un primo tempo al transatlantico "Augustus" del 1926 che avrebbe dovuto essere trasformato nella portaerei "Sparviero" ma che si perse nel turbine della guerra. Della potenza di 37.000 cavalli, questi propulsori assicuravano alle due unità una velocità di crociera di 21 nodi, più che sufficiente per coprire in una quindicina di giorni l'intero lungo tragitto della linea che, con capolinea Genova poi trasferito a Napoli, prevedeva scali a Cannes, Barcellona, Lisbona, Rio de Janeiro, Santos, Montevideo e Buenos Aires. La linea 11 esterna dei due transatlantici rappresentava un'evoluzione dei pre-bellici "Neptunia" e "Oceania" e avrebbe dato il "trend" alle successive realizzazioni cantieristiche della Flotta di Stato italiana, segnando anche il punto di partenza di quel particolare stile razionalista che avrebbe influenzato la progettazione di tutti i transatlantici italiani degli anni successivi. Disegnate dal grande Nicolò Costanzi, presentavano un rigonfiamento nel corpo centrale della carena per ridurre la resistenza al moto, prua con bulbo, poppa rotondeggiante e filante e sovrastrutture armonicamente inserite sullo scafo e degradanti verso poppa. Unico albero maestro sopra il ponte di comando e, sola nota discutibile il fumaiolo, dalla linea aerodinamica ma forse troppo grande e che fece ribattezzare affettuosamente dalle maestranze di Monfalcone "Giulio Camìn" la prima delle due unità realizzate.. Massima attenzione ovviamente alla compartimentazione stagna ed a tutte le apparecchiature di sicurezza, perfettamente allineate se non superiori alle norme internazionali vigenti al momento della costruzione delle due unità, che saranno fra le più tecnicamente sicure e riuscite oltreché confortevoli per tutta la durata della loro carriera. Galileo Galilei e Guglilmo Marconi Sempre opera del genio ingegneristico di Nicolò Costanzi lo scafo delle altre due gemelle "Galileo Galilei" (che in un primo tempo avrebbe dovuto chiamarsi "Enrico Fermi") e "Guglielmo Marconi", impostate entrambe sempre presso i "C.R.D.A." di Monfalcone nel 1960, varate l'anno successivo e immesse in linea australiana nel 1963 in sostituzione di "Australia", "Neptunia" e "Oceania" cedute alla "Società Italia" ed in risposta, in un settore di traffico dove ancora buone erano le possibilità di profitto, alla concorrenza estera "in primis" britannica che, con l'immissione in linea di nuove navi grandi e lussuose quali "Oriana" e "Canberra" della "Peninsular & OrientalOrient Line" o "Southern Cross" e "Northern Star" della "Shaw Savill", rendeva ormai obsoleto su tale linea il nostro naviglio precedente, di dimensioni e soprattutto velocità ridotte. Le nuove unità, infatti, dotate di due turbine che sviluppavano una potenza di 44.000 cavalli, potevano assicurare una velocità di esercizio di 24 nodi rispetto ai 17 del trio che andavano a sostituire e permettevano così di effettuare il lungo collegamento dal Mediterraneo all'Australia via Suez in sole tre settimane rispetto alle quattro necessarie prima. Anche qui presenti i più importanti architetti e artisti del tempo, da Pulitzer Finali a Boico a Predonzani e tanti altri. Stazzanti quasi 28.000 tonnellate, le due gemelle erano lunghe più di 213 metri, larghe quasi 29 e potevano trasportare ben 1677 passeggeri: 103 in una relativamente piccola ma confortevolissima prima classe e 1574 in una turistica ugualmente confortevole anche se tante erano le cabine senza servizi privati rivolte soprattutto ad un traffico migratorio ormai esaurito su altre rotte ma qui ancora molto rilevante. Ogni classe disponeva di ampie sale di soggiorno, sale da pranzo e cinema-teatro su due livelli comune alle due classi: ampio sviluppo era dato agli spazi esterni, con vasti ponti lido e relative piscine sia per adulti che per bambini e numerose passeggiate e verande sia coperte che scoperte, importanti per il soggiorno dei passeggeri che per l'ottanta per cento del viaggio avrebbero navigato in acque tropicali. Dalla linea slanciata ed elegante, con l'unico fumaiolo posizionato da centro nave verso poppavia in una soluzione estetica poi accentuata nelle coeve o quasi "Oceanic" ed "Eugenio C. uscite dai medesimi scali, costituivano esteticamente l'evoluzione della formula che, da 12 "Giulio Cesare" e "Augustus", porterà ad "Andrea Doria" e "Cristoforo Colombo" per approdare infine a "Leonardo Da Vinci". Riguardo all'impiego delle due coppie di gemelle, come si è detto "Giulio Cesare" e "Augustus" verranno adibite alla Linea del Brasile-Plata con diversioni in Linea Nord-Americana a seguito della tragica perdita del' "Andrea Doria": anche in questo settore operativo daranno ottimi risultati e vi resteranno impiegate periodicamente nei periodi di alta stagione fino all'immissione in linea della "Leonardo Da Vinci" nel 1960. Dopodichè ritorneranno stabilmente in linea sudamericana anche a seguito del ritiro di "Conte Grande" e "Conte Biancamano" avviati alla demolizione dopo più di trent'anni di onorata carriera. "Marconi" e "Galileo" percorreranno invece per quasi quindici anni i Mari del Sud in rotta australiana con ripetuti cambi di itinerario a seguito della chiusura del Canale di Suez dal 1967 al 1974 per i noti fatti politici e bellici che nel corso dei decenni ne hanno impedito a più riprese la fruizione. I due transatlantici diventeranno quindi popolarissimi anche presso la clientela sudafricana quando la linea si sposterà su Capetown-Durban lungo la rotta del Capo di Buona Speranza e poi si faranno un nome su tutti i mari e gli oceani quando, dalla fine degli anni Sessanta, verranno adibite al servizio "Round-the-World" dal Mediterraneo al Sud Africa, l'Australia, la Nuova Zelanda, gli scali del Pacifico e rientro in Atlantico-Mediterraneo attraverso il Canale di Panama. L'intero giro del mondo durava circa tre mesi e le due unità garantivano quattro viaggi annuali ciascuna: oltre al traffico di linea verso i porti sudafricani e australiani, tutto il viaggio o parti di esso veniva venduto come crociera. Nel marzo del 1970, durante uno di questi viaggi, nel Lago di Gatùn all'interno del Canale di Panama ci fu l'incontro festoso fra la "Guglielmo Marconi" in rientro dal Pacifico e la "Leonardo Da Vinci" che attraversava il canale in senso inverso nel corso di una prestigiosa crociera che l'avrebbe portata fino ad Honolulu. Sia in linea sudamericana che in quella australiana le due coppie di gemelle, costruite a Trieste, portanti sulla poppa il nome di Genova e, sulla bandiera delle rispettive società armatrici, sia il vessillo di San Giorgio che l'alabarda triestina, diverranno popolarissime e ancora oggi non sono state dimenticate. Il servizio di linea inizierà però a declinare fin dalla fine degli anni Sessanta: anche se verso gli oceani meridionali la concorrenza dell'aereo si farà sentire in ritardo rispetto al settore nordatlantico, quello che non era riuscito all'aereo a elica ed ai primi jet riuscirà ai grandi "Jumbos" in servizio dai primi Anni Settanta. Nel caso della "Giulio Cesare" ci si mise di mezzo anche la malasorte: rientrata nel gennaio del 1973 da una delle sue periodiche traversate, a seguito di una grave avaria al timone riportata mentre era in manovra a Buenos Aires, ne veniva deciso il prematuro disarmo ritenendone troppo oneroso il ripristino. Ciò anche in relazione al sopraccennato calo di traffico ed al già progettato graduale disimpegno della Flotta di Stato dal traffico regolare passeggeri di linea. La nave venne pertanto ritirata dal servizio, sostituita da "Cristoforo Colombo" e venduta per demolizione a La Spezia. La gemella "Augustus" navigò ancora per qualche anno finchè venne anch'essa disarmata nel 1976 e venduta in Estremo Oriente."Galileo" e "Marconi" navigheranno invece sempre appaiate fino al 1975, quando le loro rotte sui mari si divisero: la prima restò in linea australiana con un nuovo itinerario che, a seguito della riapertura del Canale di Suez, prevedeva scali a Gibuti nel Mar Rosso, a Durban sull'Oceano Indiano e poi la traversata verso Australia, Pacifico e rientro via Acapulco, Canale di Panama e Curaçao. "Guglielmo 13 Marconi" passerà invece per un breve periodo alla "Società Italia" in linea BrasilePlata proprio in sostituzione di "Augustus" appena andata in disarmo e per tutto il 1976 espleterà la linea appaiata alla "Cristoforo Colombo" che verrà alienata nel corso di quell' anno. Alla fine, nel giugno del 1977, spetterà proprio alla "Marconi", ultima arrivata nella flotta del' "Italia di Navigazione", chiudere definitivamente il servizio di linea ultracentenario della prestigiosa società genovese, erede delle marinerie liguri e tirreniche dei Rubattino e dei Florio e adriatiche dei Cosulich, riunite fra1932 e '36 nel grande complesso che porterà il nome dell'Italia in tutti i porti del Nuovo Continente. Stessa sorte per i collegamenti del "Lloyd Triestino": la "Galileo Galilei" sarà fermata a Genova nel maggio del 1977 ed i servizi passeggeri di questa prestigiosa compagnia verranno soppressi per sempre. Le due gemelle condivideranno poi con "Ausonia" di "Adriatica" e "Leonardo Da Vinci" l'infelice esperimento del' "I.C.I.-Italia Crociere Internazionali", società mista a capitale Finmare, Costa Armatori, il gruppo armatoriale Magliveras e i fornitori navali Erice e Ligabue. Riadattate per il servizio crocieristico presso la Fincantieri di Palermo, avranno tutte le cabine dotate di servizi privati con conseguente capacità ridotta a circa 900 crocieristi e verranno impiegate nei Caraibi e nel Mediterraneo per due stagioni. La nuova compagnia avrà però vita breve non solo per gli insuccessi commerciali riscontrati in un settore dove la concorrenza era fortissima e agguerrita ma anche e forse soprattutto a causa di una mancata intesa e coesione delle parti contraenti la società stessa. Il disarmo Disarmate a fine stagione estiva 1981, nel 1983 verranno vendute e le loro strade si divideranno definitivamente: "Galileo Galilei" andrà all'armatore greco Chandris, che l'aveva già presa a noleggio per un breve periodo e la ribattezzerà prima "Galileo" e poi "Meridian", sottoponendola negli anni a due trasformazioni che ne manterranno nel tempo l'elevato standard di sempre pur alterandone la "silhouette", molto più armonica prima delle ristrutturazioni. "Guglielmo Marconi" subirà le stesse operazioni di chirurgia navale e diventerà "Costa Riviera", inaugurando il nuovo corso della compagnia genovese per passare poi come tutta la nuova "Costa Crociere" sotto il controllo del gruppo "Carnival" americano. Impiegata con successo prima nei Caraibi e poi nel Mediterraneo, avrà nel 1993 una piccola parentesi come "American Adventure" per la "American Family Cruises" che però non porterà i risultati sperati. Continuerà quindi a navigare in servizio crocieristico fra i porti italiani, quelli del Mediterraneo e le Isole Atlantiche fino al 2001, quando verrà venduta ai demolitori indiani di Alang. "Meridian" ex "Galileo" già "Galileo Galilei" verrà invece ceduta da "Chandris-Celebrity Cruises" nel 1997 all'orientale "Sun Cruises" che come "Sun Vista" la impiegherà in crociere fra Singapore e i Mari della Sonda fino al suo affondamento per incendio nel maggio del 1999 fortunatamente senza perdita di vite umane. Con questo naufragio, la demolizione prematura di "Giulio Cesare" e lo smantellamento di "Costa Riviera" dopo quasi quarant'anni di carriera sui mari si chiude la storia delle nostre gemelle: unica rimasta miracolosamente a galla "Augustus" che, in disarmo a Manila dopo alcuni infelici passaggi di proprietà e conseguenti infruttuosi tentativi di rimetterla in servizio, viene presa in considerazione da alcune ipotesi fra cui quello di riportarla in Italia e adibirla a nave museo, albergo 14 galleggiante e centro congressi a Genova o in qualche altro porto nazionale. L'iniziativa, che avrebbe fatto seguito al recupero di altre unità più fortunate quale "Queen Mary", "Rotterdam" o altre, si è però arenata -è il caso di dirlonell'indifferenza generale e soprattutto di chi dovrebbe gestire a livello politico e gestionale simili iniziative, a dispetto dei tanti "ship's lover" e degli esperti del settore che si sono adoperati per fare andare in porto questo progetto. Nel 2009 il transatlantico è stato quindi posto in vendita un'ultima volta e aggiudicato ai soliti voraci demolitori di Alang nel 2010. Oggi queste due coppie di gemelle solcano il mare dei ricordi: per fortuna esiste tanto materiale fotografico, abbiamo ancora pubblicazioni, opuscoli illustrativi e modelli più o meno riusciti. E il ricordo dei tanti marittimi e passeggeri che vi hanno navigato sopra, quando queste navi collegavano il nostro Paese con nazioni a noi lontane geograficamente ma vicine per la presenza massiccia di tanti nostri connazionali che in quei transatlantici trovavano un pezzetto d'Italia ogni qualvolta le vedevano entrare nei porti di Buenos Aires o di Sydney o ne sentivano il suono della sirena che per tanti era anche un pò il saluto della Patria lontana. E con questa, forse, che è stata la missione più importante che hanno assolto nei decenni i nostri transatlantici, vogliamo ricordare queste due coppie di navi gemelle che, al pari delle tante altre già ricordate, fanno parte a buon diritto della Storia della Marineria Passeggeri del nostro Paese. Francesco Pittaluga ingegnere aeronautico /console de "A Compagna" storico aero-navale Genova, 29 agosto 2016 °*°*°*°*°*°*°*°*° I GRANDI NAVIGATORI a cura di Ugo Dodero Alvar Nunez Cabeza de Vaca ( segue dal precedente D.L. 22 Nutrendosi della carne di cavallo dei quadrupedi sopravissuti, essi con mantici improvvisati e con sufficiente fuoco, crearono utensili e chiodi e, con il legname dei boschi, riuscirono a costruire delle rudimentali imbarcazioni per raggiungere il Messico. Cabeza de Vaca comandò una di queste imbarcazioni ciascuna delle quali poteva ospitare sino a 50 persone. Esauriti i pochi viveri e l’acqua, le imbarcazioni si diressero costeggiando verso occidente, ma, raggiunta la foce del Missisipi River, la forte corrente li spinse nel golfo ove le cinque imbarcazioni vennero investite da un uragano. Alcune si persero definitivamente inclusa quella di Narvaez. Due imbarcazioni con circa 40 sopravissuti cadauna incluso Cabeza de Vaca, naufragarono vicino all’isola di Galveston (attuale Texas). Degli 80 uomini sopravissuti solo 15 rimasero in vita dopo aver trascorso l’inverno e chiamarono l’isola “ Maldonado “, ovvero l’isola dal cattivo destino. Tentarono di riparare le imbarcazioni, ma invano. Vennero fatti schiavi, per alcuni anni, da diverse tribù indiane delle coste 15 del golfo. Cabeza de Vaca sopravvisse, e, secondo alcuni storici, essendo stato ritenuto un essere quasi superiore dai nativi, lui con altri nobili della spedizione ebbero un trattamento migliore. Le tribù presso le quali Cabeza de Vaca fu fatto prigioniero furono gli Hans e i Capoques e più tardi gli Karawanka e i Coahuiltecan. Dopo la fuga solo quattro uomini: Cabeza de Vaca, Andres Dorantes de Carranza, Alonso del Castillo Maldonado e un Berbero chiamato Esteban , sopravvissero e raggiunsero Città del Messico. Viaggiando soprattutto con questo piccolo gruppo, Cabeza de Vaca esplorò l’attuale Stato del Texas, come pure gli stati nordorientali di Tamaulipas, Nuevo Leon e Coahuila, e forse pure piccole parti del Nuovo Messico e Arizona. Quindi si diresse, in otto anni di viaggi, a sud verso il golfo della California ove si trova l’attuale Sinaloa ( Messico ) e durante questo periodo, Cabeza de Vaca e i suoi compagni si adattarono al tipo di vita degli indigeni con i quali convivevano, chiamando le tribù Roots People ( Popolo delle Radici ) Fish and Blackerry People ( Popolo dei Pesci e delle More ) o Fig People (Popolo dei Fichi) in funzione delle loro forme di cibo. Durante le sue esplorazioni da una tribù all’altra, Cabeza de Vaca, secondo gli storici, conquistò simpatie da e per gli indigeni e divenne per loro un commerciante ed un guaritore; ciò gli consentì una certa libertà di movimento tra le tribù. Come guaritore Cabeza de Vaca utilizzò il “soffio” per guarire ma invocava l’aiuto di Dio e della Croce di Cristo quale aiuto per la guarigione stessa. I suoi interventi, quasi miracolosi, gli conferirono una certa reputazione come guaritore di fede. Il suo gruppo attrasse numerosi seguaci considerati “ figli del Sole” e dotati di poteri sovrannaturali. Come Cabeza de Vaca crebbe come “guaritore”, decise di ritornare a Panuco, aiutandosi con piccoli commerci, ma alla fine, tentò di raggiungere la colonia spagnola in Messico. Si dice che molti nativi lo accompagnarono lungo il viaggio attraverso il sudest americano ed il Messico settentrionale. Raggiunse infine il territorio colonizzato della Nuova Spagna ove incontrò dei compatrioti nei pressi dell’attuale moderna città di Culiacan, e di lì Cabeza de Vaca con tre compagni raggiunse Città del Messico, da dove, nel 1537, ritornò in Europa. Numerosi storici hanno tentato di tracciare il suo percorso attaverso il SudOvest, ma siccome egli iniziò a scrivere dei suoi viaggi solo quando tornato in patria, fu costretto ad affidarsi solo alla memoria, ma con incertezze sui suoi spostamenti. Comunque a prescindere da numerosi suoi errori nella cronologia dei fatti e geograficamente, gli storici hanno lavorato molto per mettere in ordine i suoi ricordi ed individuare le esplorazioni compiute. ( Ricerche e traduzione dall’inglese di Ugo Dodero ) LE NOTE DI CARLA MANGINI LUCIO MACCIO PLAUTO Sarsina 255 a.C.-Roma 185a.C. dal PROLOGO della sua commedia "ANFITRIONE" ( 64- 85) La commedia inzia, com'è d'uso, con il prologo.Viene 16 recitato da un attore che porta due ali sul cappello da viaggio per rappresentare Mercurio, figlio di Giove. Narra agli spettatori la trama* dell'opera e desidera compiacere gli edili** dicendo quanto essi siano attenti a che non si facciano nè favoritismi, nè malversazioni.... "...Ora questa è la preghiera che Giove mi ha ordinato di rivolgervi: lasciate che gli ispettori si aggirino, sedia per sedia, in tutto il teatro, per controllare gli spettatori. Se troveranno delle persone reclutate per applaudire a comando, verrà loro sequestrata la toga come pegno, qui in teatro. E se poi ci fosse qualcuno che briga per far vincere certi attori o qualche artista, sia con lettere, sia di persona o tramite intermediari...Giove ha ordinato che si applichi la medesima legge che si applica verso coloro che tentano con inganni di ottenere una carica per sè o per altri. Il valore disse- vi ha assicurato la vittoria e la vita, non l'intrigo o la slealtà: perchè non dovrebbe per gli attori valere la stessa legge...? Bisogna aspirare alle cariche col valore non con le amicizie...Fra gli incarichi che Giove mi ha affidato c'è anche quest'altro: che si facciano delle indagini sugli attori. Chi avrà ordinato ad una claque di applaudirlo o chi abbia escogitato un modo perchè un altro avesse meno successo, che gli si stracci il costume e la pelle..." **Gli edili avevano molte cariche nell'ambito dell' Urbe, fra le quali quella di supervisori degli spettacoli teatrali. *Durante il prologo si svelava la trama perchè tutte le trame di quelle commedie erano simili.. Quello che attraeva e divertiva il pubblico erano i momenti di comicità nel corso della rappresentazione. FINE 17