Il Resto del Carlino Due anni e mezzo per una visita

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Il Resto del Carlino Due anni e mezzo per una visita
17 marzo
Il Resto del Carlino
Due anni e mezzo per una visita»
«DUE ANNI e mezzo per una visita di controllo endocrinologica. Ma è possibile?». È una
signora di 66 anni, Diana, pensionata e residente a Ferrara, a raccontare l'ennesimo caso
di sanità lumaca. Un caso iniziato nel 2013. «Era il 9 luglio ricorda quando, tramite il
servizio di prenotazione fornito dalla farmacia, ho chiesto un appuntamento per una visita
endocrinologica a Cona. La prima disponibilità, mi dissero, era per il 9 dicembre 2015».
Due anni e mezzo dopo. «Mi consigliarono, intanto, di fissare la visita a Cona e poi di
provare a richiamare, perché magari poteva liberarsi qualche posto...», spiega Diana. Ogni
tentativo fu inutile. La prima data buona restava sempre quella prenotata. Ma i tempi della
salute non coincidono quasi mai con quelli della sanità pubblica. «SONO STATA operata
dieci anni fa alla tiroide e successivamente anche al seno racconta la signora : devo fare
quel controllo ogni anno. Non potevo certo aspettare due e anni e mezzo...». Così Diana si
trova costretta a fissare una prima visita a a pagamento: 162 euro. È il maggio del 2014.
La signora, comunque, non disdice l'appuntamento fissato a Cona. «So di dover fare
quella visita ogni anno. Ma dicembre è comunque troppo lontano. In questi giorni non mi
sento bene. Ho provato a chiamare più e più volte, ore passate al centralino, anche oggi
(ieri per chi legge, ndr) ma niente da fare: non c'è una data disponibile prima di quella di
dicembre». Così, anche quest'anno, la signora dovrà rivolgersi alla sanità privata: «E
saranno altri 170 euro. Per un pensionato non sono pochi. I nostri diritti non esistono: io
per quella visita, vista la mia condizione di salute, avrei diritto all'esenzione, non pagherei
nulla. Invece mi toccherà, ancora una volta, rivolgermi alla sanità privata. Tutto questo è
avvilente».
SOLO qualche settimana fa un altro pensionato, Alberto Neri, 75 anni, ha raccontato al
Carlino la sua disavventura con la sanità pubblica. Aveva infatti preso appuntamento per
un Holter cardiologico il 17 dicembre 2014: la prima data utile, ha riferito Neri, era il 15
marzo 2016. Anche in questo caso il pensionato ha dovuto optare per la sanità privata.
Lions e Sant'AnnaUn dono gentile'
Nel 2014 il reparto di Clinica chirurgica del Sant'Anna ha ricevuto una donazione da parte
della sezione Lions club di Ferrara. Il presidente Mario Bastia era stato sottoposto ad un
intervento chirurgico dall'équipe del direttore Alberto Liboni. In questa occasione Bastia
era venuto a conoscenza del fatto che il Sant'Anna non disponeva di un fistuloscopio.
Questo strumento consente di trattare le fistole perianali in modo gentile' e poco invasivo,
evitando interventi altamente demolitivi quando condotti con la tecnica tradizionale. Le
fistole perianali sono patologie tanto imbarazzanti quanto diffuse e spesso gli interventi
consistono in rimozioni molto ampie di tessuto con difficoltà alla guarigione e rischio di
incontinenza fecale. Il reparto di Clinica chirurgica dell'Arcispedale Sant'Anna è ora l'unico
in Emilia-Romagna a disporre di questo strumento e quindi in grado di svolgere il
trattamento delle fistole perianali in modo gentile'. Grazie alla dotazione di questo
strumento innovativo e mini-invasivo, attualmente presente in soli altri due centri in Italia, i
pazienti potranno essere operati con successo senza grandi ferite, senza dolore e
potranno tornare subito alle proprie attività. Oggi, nell'ambito di un corso di formazione,
sarà presentato un caso di fistola perianale trattato con questa tecnica attraverso una
diretta streaming' dalla sala operatoria. Sarà presentato lo strumento, il suo funzionamento
e le indicazioni alla tecnica cosiddetta VAAFT: video-assisted anal fistola treatment. Il
corso è organizzato dall'equipe.
Così mio padre è stato salvato dal 118»
CARO CARLINO, ho chiamato l'ambulanza perchè il mio adorato e anziano papà non
stava molto bene. Tranquillamente ho descritto la situazione all'operatore telefonico, e
dopo meno di una decina di minuti son arrivati due colleghi di Ferrara Soccorso.
L'infermiere fa una valutazione e subito decide per il trasporto in ospedale. Vengono
valutati i parametri, anamnesi patologica remota e tutto è nella norma, a parte questa
agitazione. Ancor prima di salire a bordo dell'ambulanza accade ciò che nessuno di noi si
sarebbe aspettato: arresto cardiaco. In un paziente di 83 anni, che già da anni soffre di
cuore, con un ritmo non defibrillabile le possibilità di salvezza son poche. Io per primo non
pensavo fosse possibile. Invece Mirko e Paolo ci hanno creduto, per primi. E' un'emozione
fortissima salire su un'ambulanza che non è quella di tutti i giorni e aiutare in una RCP un
equipaggio che sta facendo di tutto per salvare la persona che ti ha cresciuto, che ti ha
visto diventare uomo. Negli stessi istanti, dopo avere fatto salire a bordo dell'ambulanza
l'equipaggio dell'automedica giunto sul posto, la mente corre pochi metri più in la, dove lo
sguardo di mia mamma attende notizie. Scendo , la abbraccio, so che devo stare vicino a
lei, perché a mio papà c'è già chi ci pensa. I colleghi mi chiamano: il cuore del mio adorato
papà è ripartito. Si parte, l'ospedale dista pochi chilometri. E si giunge a destinazione nel
tempo dovuto. In quel momento penso a cosa sia giusto fare, in un misto di emozioni che
non sono descrivibili nemmeno adesso, mentre scrivo questa lettera a distanza di qualche
ora. Collaboro, fornendo alla meravigliosa equipe del pronto soccorso di Cona maggiori
informazioni possibili sullo stato di salute di mio padre. Il cuore continua a battere, se lo
chiamo mi risponde ancora, apre gli occhi, il respiro è spontaneo. E son sincero: ancora
non ci credo. E voglio dire grazie a tutti, partendo dall'operatore radio della centrale 118 di
Bologna, al quale son legato da una amicizia ormai trentennale, perchè non solo si è
limitato a coordinare l'invio dei mezzi sul posto, ma appena ha avuto un momento mi ha
contattato per sapere le condizioni di mio padre: un valore aggiunto che è naturale a chi
ama a distanza di anni il proprio lavoro, ma crede anche nel valore della vera amicizia
Stefano Balboni.
Sanità ferita', Mezzogori attacca il potere locale:«Un sistema malato»
LA CONFESSIONE, sfuggita a Gaetano Sateriale, ex sindaco di Ferrara, nella recensione
del libro Mente locale' e che gli sarebbe stata rilasciata nel 1997 da un dirigente
Legacoop, secondo cui «la Coopcostruttori era già fallita tecnicamente da alcuni anni...»,
ha scatenato la reazione di Manrico Mezzogori del gruppo politico di Comacchio
Alternativa Democratica, il quale, mente storica delle vicende del basso ferrarese, collega
le parole del dirigente alle vicende ospedaliere del Delta di Lagosanto e, di conseguenza,
del San Camillo di Comacchio, che proprio a seguito di quelle vicende subì un forte
ridimensionamento. «Come si evince da quelle parole sostiene Mezzogori già agli inizi
degli anni Novanta la cooperativa navigava in cattive acque». Secondo Mezzogori, infatti
«fu l'appalto ospedaliero di Valle Oppio, inventato nel 1991-1992 dal sistema di potere
dominante, l'estremo tentativo organizzato per il salvataggio della Coopcostruttori grazie a
liquidità avuta in anticipo». Si domanda quindi perché Valle Oppio, ma non gli manca la
risposta: «Perché è stato l'unico appalto in questa Regione dove, pur presentandosi dodici
imprese tra le maggiori (italiane ed estere) all'acquisto del progetto guida, fu la
Coopcostruttori a presentare l'unica offerta con un ridicolo ribasso d'asta di soli 52 milioni
di lire e a vincere l'appalto miliardario». Mezzogori accusa, dunque, l'intero sistema di
potere politico-amministrativo di aver determinato il crac della Costruttori. Quella stessa
che era nata, secondo lui «dalle ceneri della Cooperativa di Sant'Alberto, che ha
spadroneggiato sul litorale comacchiese nell'edilizia residenziale per oltre 15 anni».
La Nuova Ferrara
Al primo posto l’ospedale Borselli
Oggi sarà lei, Cristina Coletti: sindaco facente funzioni del Comune di Bondeno, a fare gli
onori di casa all’incontro mensile del comitato istituzionale tra i tecnici e gli amministratori
dei Comuni terremotati e il commissario per la ricostruzione e governatore della regione,
Stefano Bonaccini. «Sono contenta - dichiara Coletti - che il governatore abbia scelto
l’invito di venire a Bondeno per il secondo incontro del comitato istituzionale dopo che c’è
stato a San Felice sul Panaro. Un’occasione importante per fare il punto della situazione
tra i comuni del cratere». Le priorità dell’amministrazione comunale di Bondeno per
l’emergenza post sisma rimangano comunque legate alle strutture sanitarie. «Il problema
più grosso - conferma Coletti - riguarda la ricostruzione dell’ospedale Borselli e la
costruzione della nuova casa della salute. Proprio su questo fronte abbiamo avuto un
incontro proficuo con l’assessore regionale alla sanità Venturi il quale ha assicurato il
sostegno della regione per realizzare gli interventi. Per il 2018 i due progetti dovrebbero
essere già operativi, con l’ultimazione dei cantieri. Contiamo poi di inaugurare la nuova
scuola elementare per l’inizio del nuovo anno scolastico o in caso di tempi più lunghi per
Natale. In questo modo dopo il trasloco delle aule, la vecchia scuola elementare servirà da
appoggio logistico per ospitare in via provvisoria gli uffici comunale nell’ambito della
ristrutturazione del palazzo municipale. È anche in programma la costruzione di un centro
culturale finanziato da Confindustria e sindacati». Importanti progetti anche per le frazioni.
«A Pilastri - prosegue il primo cittadino facenti funzioni di Bondeno - siamo impegnati nel
completo recupero di Palazzo Mosti. A Scortichino, dopo l’inaugurazione del nuovo plesso
elementari e materne, si è liberato l’edificio della vecchia scuola che verrà destinate ad
attività di aggregazione sociale. Non dimentichiamoci poi del recupero completo della
Rocca di Stellata».
«Dignità e salute per ogni donna»
«La nostra battaglia continua per affermare la dignità e la salute della donna» spiega ai
presenti Luana Vecchi aprendo il convegno ieri pomeriggio sulla ricerca su «Applicazione
e verifica della legge 194» che ha visto la partecipazione di Alessanda Kustermann,
primaria della clinica Mangiagalli di Milano, Giuditta Brunelli, docente di diritto a Unife, e
Carlo Flamigni, ginecologo e membro del comitato nazionale di bioetica. L'indagine è stata
svolta dal Gruppo Salute Donna, con il contributo di Anna Siniscalchi, moderatrice
dell'incontro, Loredana Bondi e molte altre, che hanno realizzato una ricerca per
fotografare l'applicazione della legge. Punti chiave del convegno sono stati l'elevata
incidenza dei medici obiettori di coscienza e il corretto funzionamento dei consultori
giovanili e familiari nella nostra provincia e l'educazione sessuale tra i più giovani, punto di
partenza per una corretta conoscenza e prevenzione dell'aborto. «Non voglio vivere in un
mondo dove i diritti vadano urlati - ha affermato la Kustermann - il primo obiettivo della
legge è la tutela alla maternità, e l'aborto ne è una faccia. Non si può dividere il mondo in
buoni e cattivi: obiettare è un diritto, ma si devono salvaguardare anche i diritti delle
pazienti». Dal punto di vista giuridico, poco è cambiato, come ha sottolineato Giuditta
Brunelli, dal momento dell’emanazione di un alegge, la 194, soggetta a continua
delegittimazione e depotenziamento. L'associazione Udi, con questo convegno, ricorda
l'importanza di essere sempre in prima linea nella diffusione di una cultura di controllo
consapevole della maternità.