Il Resto del Carlino Carradori e Bardasi, il ticket` è ufficiale
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Il Resto del Carlino Carradori e Bardasi, il ticket` è ufficiale
22 febbraio Il Resto del Carlino Carradori e Bardasi, il ticket' è ufficiale Semaforo verde per Tiziano Carradori e Paola Bardasi, nuovi direttori generali dell'Azienda Sanitaria e dell'Azienda Usl; la nomina da parte del presidente della Regione Stefano Bonaccini è ormai un proforma. Specie per Carradori, dopo l'ok ricevuto anche dall'Università di Ferrara: «Abbiamo valutato il nominativo che ci è stato proposto spiega il rettore Pasquale Nappi e riconosciuto non solo la sua caratura professionale, ma anche il fatto che la sua nomina si lega a precise garanzie per la salvaguardia e lo sviluppo della sanità ferrarese e del ruolo dell'ateneo nel settore medico». Di fronte a queste «ampie rassicurazioni», come sottolinea Nappi, è arrivato il gradimento: «Non nascondo di aver chiesto, in prima battuta, la conferma di Gabriele Rinaldi, cui va la mia profonda stima prosegue il Rettore ; ma ho preso atto della volontà esplicita della Regione di attuare un ricambio sostanziale, e di fronte alla designazione di una persona competente e molto preparata, ogni riserva è caduta». Tra le garanzie, oltre alla salvaguardia della Scuola di Medicina, il fatto «che Ferrara resterà sede unica dello screening per la diagnosi precoce e prevenzione dei tumori del collo dell'utero», conclude Nappi ricordando come un anno fa questo servizio avrebbe dovuto essere trasferito a Bologna. DALL'IDEALE benvenuto di Nappi al saluto dell'uscente Gabriele Rinaldi. Che ancora non ha ricevuto la comunicazione formale di Bonaccini, ma che rivela di aver rotto gli indugi «e telefonato all'assessore alla Sanità Sergio Venturi, per chiedergli cosa dovevo fare in merito alla mia aspettativa. Mi ha risposto che potevo comunicare il rientro...». E così dal 2 marzo prossimo, Rinaldi tornerà nel ruolo di dirigente medico presso il Laboratorio dell'ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia (salvo ovviamente diverse disposizioni della Regione). Sul successore Carradori, il direttore uscente del Sant'Anna ha parole di apprezzamento: «Una persona che ha tanta capacità professionale e tecnica, la sua esperienza nelle guide delle aziende sanitarie è indiscutibile». GIUDIZIO più che positivo anche per Paola Bardasi, futura direttrice generale dell'Azienda Usl (e prima donna a rivestire questa carica in via Cassoli) dall'uscente Paolo Saltari: «Una professionista preparatissima ed una gran lavoratrice, che conosce in modo perfetto la sanità del nostro territorio ed anche la realtà dell'ospedale. E se il mio giudizio può apparire di parte, visto che l'ho avuta in questi anni come direttore amministrativo conclude Saltari, prossimo alla pensione , basti dire che aveva ricevuto offerte anche da altre Regioni per diventare direttore generale di aziende sanitarie». TIZIANO Carradori è nato a Fano nelle Marche nel 1957; laureato in Medicina, ha iniziato a lavorare come assistente medico di igiene all'Azienda Usl di Cesena. E' stato direttore generale delle Ausl di Rimini, Bologna e, dal 2004 al 2012, dell'Azienda Usl di Ravenna. Nel giugno 2012 è stato nominato da Vasco Errani direttore generale dell'assessorato regionale alla Sanità (ruolo che aveva già rivestito nel 1999 sia pure per pochi mesi). PAOLA Bardasi è nata a Cento il 5 marzo 1963. Laureata in Economia e Commercio all'Università di Bologna, ha iniziato a lavorare come ricercatrice presso il Ministero della Sanità; ha sempre operato in questo settore, con una brevissima parentesi all'Azienda Trasporti di Bologna. Poi una lunga carriera all'Agenzia Regionale di Sanità ed all'Ausl di Bologna, prima di essere nominata nel 2011 direttore amministrativo in via Cassoli. «Così si spalanca la strada all'Area Vasta» DOPO FORZA ITALIA e Movimento 5Stelle, anche un pezzo del centrosinistra contesta la nomina di Tiziano Carradori. «E' l'uomo dell'Area Vasta, quel disegno di razionalizzazione della sanità emiliano romagnola che, già partito in Romagna, vede cittadini e territori soffrire per la diminuzione dei servizi, i disagi quotidiani, l'involuzione dell'offerta sanitaria e la carente innovazione». A parlare è Rossella Zadro, ex assessore comunale all'Ambiente ed oggi coordinatrice del Centro Democratico (la lista di Bruno Tabacci che alle amministrative ha sostenuto il sindaco Tagliani). «Tiziano Carradori, a meno che non sia un'omonimia di cui mi scuso, è uno degli uomini del vertice del CdA di Lepida incalza la Zadro , azienda pubblica della Regione che ha in mano tutta l'informatizzazione della pubblica amministrazione e, immagino, anche della sanità. Sempre che non sia un caso di omonimia, c'è un conflitto di interessi con il suo attuale ruolo di direttore generale della sanità. E questo conflitto si trascinerebbe». La Zadro chiude con una frecciata: «Mi astengo poi sulla capacità di Ferrara di determinare le nomine...». Tutti pazzi per il ritocchino LA RUGA da eliminare, la pelle in eccesso da far sparire, il seno da rendere più prorompente' o la linea del naso da perfezionare. Il ritocchino' ormai non è più soltanto un vezzo da vip. Sono sempre di più le persone che ogni anno si affidano al chirurgo estetico per sistemare qualche dettaglio del proprio corpo con il quale non si sentono a proprio agio. Un trend che ovviamente riguarda anche la nostra città ampiamente confermato dalle statistiche. Secondo un recente studio dell'Isaps (la società internazionale di chirurgia plastica ed estetica) il nostro Paese è settimo al modo per il numero di interventi di chirurgia estetica. E udite udite l'attenzione (a volte maniacale) all'aspetto esteriore non è più una prerogativa femminile. Gli uomini che ricorrono al bisturi sono infatti il 12% del totale. Un dato che, zoomando sulla nostra realtà, arriva a toccare anche il 30%. Ne sa qualcosa il professor Carlo Riberti, docente di chirurgia plastica dell'Università di Ferrara e direttore del reparto di chirurgia plastica dell'ospedale di Cona. Professor Riberti, come è cambiato il suo lavoro negli ultimi anni? «Negli ultimi 10 anni è mutato il modo di affrontare determinate situazioni. Oggi la chirurgia estetica tende a servirsi di interventi che da un lato sortiscano un buon effetto e dall'altro lascino cicatrici quanto più piccole possibili». E' quindi un compromesso realizzabile? «Certo. Ci sono trattamenti, come ad esempio quello con la tossina botulinica per le rughe, che durano 8 o 9 mesi e non lasciano segni. Oppure si possono utilizzare dei fili' con dei gancetti in materiale riassorbibile che vengono infilati nei punti in cui la cute ha perso tensione per ripristinarne lo stato. Non sono paragonabili come durata ad un lifting o a un vero e proprio intervento chirurgico, ma funzionano bene per un paio d'anni». Quali sono gli interventi più richiesti? «La blefaroplastica, per le palpebre, un intervento molto comune e tranquillo'; l'aumento del seno, per il quale oggi abbiamo protesi sempre più conformanti; infine la liposuzione, che oggi consente di eliminare notevoli quantità di grasso con cicatrici di dimensioni molto ridotte». Come è cambiato negli anni l'identikit dei pazienti che si rivolgono al bisturi? «Vent'anni fa interventi di questo tipo li facevano solo persone molto benestanti e al di sopra dei 55 anni. Oggi sono alla portata di tutti. Abbiamo richieste da pazienti giovani, anche tra i 20 e i 30 anni. E, soprattutto, la chirurgia estetica non è più un lusso da vip». Cosa chiede un 20enne al chirurgo? «La correzione o il miglioramento di dettagli con i quali non si trova a suo agio quando si guarda allo specchio. Per le ragazze il ritocco al naso, oppure l'eliminazione del filo di grasso di troppo. Gli uomini in genere chiedono palpebre e naso». Sono in aumento i maschi che ricorrono alla vostra arte? «Sì. Basti pensare che fino a 20 anni i pazienti di sesso maschile erano il 5%: oggi arriviamo anche al 30%». Come vi approcciate ad un giovane che vi richiede un'operazione che, ricordiamolo, resta comunque un intervento chirurgico? «Innanzitutto cerchiamo di capire se il soggetto è cosciente di quello che sta per fare e se siamo di fronte ad un problema oggettivo. Capirlo dipende molto dal fiuto' del medico». Quali sono i rischi che si nascondono dietro ad un intervento di chirurgia estetica? «Oggi la maggior parte degli interventi può essere realizzata senza un'anestesia generale nel vero senso della parola. La farmacologia ha messo a punto sostanze che permettono di addormentare il paziente senza bloccare la respirazione e quindi senza rendere necessaria l'intubazione. Detto questo, l'interesse che uno ha nell'operarsi non deve mai scavalcare la sicurezza del paziente stesso». La Nuova Ferrara Sanità, via libera ai neodirettori Sembrano non esserci più ostacoli alla nomina di Tiziano Carradori e Paola Bardasi, rispettivamente, a direttore generale dell’Azienda S.Anna e dell’Asl, e probabilmente già domani ci sarà l’ufficializzazione da parte della Regione. L’unico che a questo punto potrebbe avanzare obiezioni politiche, cioè il sindaco di Ferrara e presidente della Provincia, Tiziano Tagliani, ieri non ha voluto commentare le indiscrezioni sempre più concrete sulle nomine, nè replicare agli attacchi delle opposizioni (Forza Italia e M5S in particolare), che hanno preso di mira soprattutto Carradori, imputato nell’inchiesta bolognese Hesperia e contrapposto al possibile candidato ferrarese, Edgardo Contato. «Aspetto il mandato dei direttori per fare commenti» è in sostanza la sua posizione, interpretabile come la volontà di non discutere la persona Carradori (e neppure Bardasi), ma analizzare la compatibilità tra il mandato affidato dalla Regione e i piani della Conferenza sanitaria provinciale. La battaglia contro lo spostamento a Bologna del centro screening tumori al collo dell’utero, poi vincente, aveva visto le istituzioni ferraresi contrapporsi proprio a Carradori, nelle vesti di direttore della sanità regionale; in generale, il tema dell’area vasta e della rischiosa fusione con la sanità bolognese sarà al centro dell’azione dei manager sanitari. Ci potrebbero essere però sorprese su questi punti. È bene ricordare che il parere della Conferenza non è vincolante, mentre lo è, per il S.Anna, quello del rettore. L’interpretazione più negativa viene dall’ex assessore Rossella Zadro (Cd), «l’area vasta vedrà impoverire ospedali, territori, formazione e università, a vantaggio di Bologna. C’è del lavoro da fare, tagli, soppressioni, scippi di eccellenze per portarle a Bologna. Carradori lo farebbe? Poveri noi e povera Ferrara». Zadro individua poi un conflitto d’interesse con la posizione di Carradori nel cda di Lepida, la società regionale che controlla l’informatizzazione. Critiche a Bonaccini, agli amministratori locali ma anche all’opposizione («chiediamo loro di non fare le belle statuine, pensando alle cose serie») arrivano da Michele de Palo, dell’associazione Liberadestra. Articolata la posizione di Giovanni Gelli, rappresentante del Comitato San Camillo: sulle nomine «si dovrebbe andare verso l’unificazione delle due aziende sanitarie», quindi sarebbe meglio nominare «un direttore “centrale” a Cona e un o “satellite” nel territorio». Ma il vero obiettivo strategico per la sostenibilità economica sarebbe «condividere l’idea del nuovo assessore regionale, dr. Venturi, per cui, fermo restando la centralità del servizio pubblico quale garanzia di qualità delle prestazioni erogate, occorre ragionare su come il servizio pubblico possa meglio interagire con il servizio privato». Gelli ha poi scovato il costo pro capite 2013 dell’Asl comprensivo dei costi per Cona: «Circa 1.985 euro a testa, cioè 2 euro in più rispetto al 2012, e al di sopra della media regionale di ben 174 euro. Nel 2012 il divario era alto ma si attestava sui 137 euro. I costi integrativi per il funzionamento di Cona, dunque, passano da 233 a 238 euro pro capite». Polemiche sull’ufficio legale unico Tutto è nato dalla segnalazione di un avvocato di Ferrara che ha scritto prima ai due direttori di Asl e Ospedale Sant’Anna, quindi al presidente Ordine avvocati, Piero Giubelli: l’avvocato ha lamentato la violazione della legge professionale da parte di Asl e Azienda ospedale per aver deliberato il 4 novembre scorso, su due distinte questioni, in merito al Servizio affari legali e servizio assicurativo provinciale, per cui di fatto si è proceduto all’unificazione dei rispettivi uffici legali aziendali. Nella nota il legale spiega «di non potere fare a meno di rilevare aspetti che potrebbero determinare l’illegittimità degli atti organizzativi», finalizzati all’accorpamento. Dubbi che anche la Uil Funzione pubblica aveva sollevato in passato e criticato pubblicamente. Il problema è dovuto al fatto che le due aziende saranno integrate in futuro e così anche alcuni servizi, ma al momento non lo sono, e pertanto tutti gli atti compiuti (in questo caso le delibere sui servizi legali e assicurativi che debbono sottostare a condizioni di legge) non sarebbero regolari. Un esempio? Nel ruolo di avvocato di entrambe le aziende, un legale violerebbe le norme dovendo garantire la esclusività per l’una o per l’altra. Questa la traduzione di una questione tecnico-giuridica che rischia comunque di creare un conflitto istituzionale tra Ordine avvocati e Asl vistro che la prossima settimana il consiglio dell’Ordine forense di Ferrara si riunirà e discuterà della questione, pronunciandosi e stabilendo se vi siano state o meno violazioni. La questione non si ferma certo a Ferrara, visto che alla nota del legale si aggiunge quella del sindacato Uil funzione pubblica che ha scritto a sua volta, al presidente della Regione, Stefano Bonacini e all’assessore alla sanità, Sergio Venturi, informandoli del pasticcio ferrarese sul Servizio interaziendale affari legali, accorpato. Facendo presente che la questione sollevata dal legale, i sindacati l’avevano già criticata da tempo con altre proposte (coordinamento interaziendale degli uffici legali, non accorpamento e dunque rispetto della legge professionale forense) e nonostante questo il direttore amministrativo Asl Paola Bardasi non aveva accolto la loro proposta. Della questione però la Uil (che ieri confermava tutto per voce di Enrico Franceschi), ha investito anche il ministro di giustizia, Andrea Orlando e il Consiglio nazionale «per un intervento urgente» per approfondire le questioni sollevate «che potrebbero coinvolgere, seppur indirettamente la Regione Emilia Romagna». Rotary Day nel segno dello screening Rotary Day ieri e oggi per i Club di Cento e Ferrara. Il primo a scendere in campo è stato il Rotary di Cento scegliendo come luogo di incontro con la cittadinanza il supermercato Bennet di Cento dove dalle 14.30 alle 19 la presidente Balboni e soci hanno illustrato i presupposti ed obiettivi del movimento incontrando la cittadinanza. Per i Club di Ferrara Est e Centro invece durante tutta la giornata di oggi i rispettivi presidenti Ruzziconi e Boccia presenteranno i loro service ed i progetti che ogni anno vengono realizzati sia localmente che a livello nazionale e internazionale. L’iniziativa si terrà nella Galleria del centro commerciale “Il Castello”. L'occasione del Rotary Day servirà anche per riproporre alla popolazione lo screening gratuito sulle transaminasi, per individuare eventuali portatori sani di malattie del fegato. Il Rotary si impegna per fini sociali e questa iniziativa già messa in atto lo scorso settembre a Ferrara e Codigoro in collaborazione con l'Avis che ha interessato 250 persone di cui ben l'8% ha evidenziato valori alterati che peraltro non sono sempre segno di patologia. Lo screening verrà dunque ripetuto sia al Bennet sia al Centro Commerciale Il Castello sempre gratuitamente grazie ad una collaborazione con la Roche. «Mio marito è morto e io non so perché» Gian Franco Polati aveva compiuto 72 anni lo scorso 15 gennaio. Da quattro anni soffriva di una forma precoce di una grave malattia degenerativa che in breve lo ha portato ad una progressiva perdita della memoria e dallo scorso ottobre era ospite della struttura assistenziale Asp di via Ripagrande a Ferrara. Polati insieme alla moglie, da sempre aveva lavorato l’appezzamento di terra di proprietà della famiglia, che si trova a poca distanza dalla casa dove vivono, a Vaccolino, fino al giorno della pensione, poi la malattia che lo ha portato ad un declino e la costrizione conseguente ad abbandonare la sua grande passione, il canto che lo portava ogni tanto ad esibirsi per amici e parenti che apprezzavano le sue indiscusse qualità canore. Poi, a soli 72 anni, in poche ore la morte, una fine sulla quale la moglie e la figlia di Polati vogliono che venga fatta piena luce. (m.r.b.)VACCOLINO Dimesso dal pronto soccorso di Cona, dopo diverse ore di accertamenti, con la rassicurazione che in lui non c’era niente che non andasse e rimandato alla struttura assistenziale dove era ospite per la malattia nervosa degenerativa che lo aveva colpito precocemente quattro anni fa è morto dopo tre ore. Gian Franco Polati, di Vaccolino, aveva 72 anni ed è deceduto il 18 febbraio scorso, alle 15, nella struttura Asp di via Ripagrande a Ferrara, dopo essere stato dimesso, circa tre ore prima dal pronto soccorso di Cona, dove era stato portato per accertamenti e dimesso perché non era stato riscontrato nulla di grave. Ma di fronte a questa morte improvvisa e senza un perché la famiglia di Gian Franco, la moglie Mirella e la figlia Debora, vogliono delle risposte così le due donne si sono rivolte alla magistratura e sporto denuncia formale. Tutto ora è fermo, incluse le esequie di Polati e la vicenda è già in mano al legale di un'infortunistica che opera a Codigoro e si occupa di casi di malasanità. A raccontare la vicenda, con voce a tratti rotta dal pianto la stessa moglie di Gian Franco Polati, Mirella Simoni, 68 anni. I due erano sposati da 50 anni e lei non sa darsi pace di fronte alla perdita, apparentemente senza una spiegazione plausibile, del marito. «Avevo visto mio marito martedì 17 febbraio - racconta la donna - era normale, non aveva nulla di diverso, faceva e diceva le stesse cose, compatibili con la sua malattia. Ci siamo salutati e sono tornata a casa. La mattina del 18, ha ricevuto una telefonata dalla struttura Asp dove mio marito si trovava, e mi è stato detto che stavano Gian Franco al pronto soccorso di Cona per degli accertamenti legati, stando a quanto riferito, ad un abbassamento di pressione legato al fatto che non parlava più. Mia figlia ed io siamo subito andate al pronto soccorso dell'ospedale di Cona per seguire Gian Franco. Mio marito è entrato al pronto soccorso alle 9.30, gli sono state fatte radiografie ed esami. Poi alle 12 il medico che lo ha visitato ha detto che era tutto apposto e mio marito poteva tornare alla casa di cura, che non c'era nulla di preoccupante. Ma quando sono andata in ambulanza con lui ho visto che c'era qualcosa che non andava, respirava a fatica, ansimava ed era sudato e ghiacciato allo stesso tempo». Qui si ferma e sospira. «Della cartella clinica fatta in pronto soccorso quel giorno e nella casa di cura ne io ne mia figlia abbiamo mai visto una riga. Tornati alla struttura Asp di via Ripagrande Gian Franco è stato sistemato a letto, in camera, con molte coperte, ma lui continuava a non star bene, mi cercava con la mano e con gli occhi, a chiedere aiuto, aveva fame d’aria. Io ho chiesto spesso l’intervento del personale della struttura, ma sono stata rassicurata che quel che stava accadendo era dovuto al virus gastrointestinale che aveva colpito mio marito un paio di giorni prima». Poi alle 15, «davanti ai miei occhi, così, mio marito è morto ed io non so perché. Il giorno prima stava bene, compatibilmente con l’evolversi della malattia che lo aveva colpito in forma precoce quattro anni prima; viene dimesso da un pronto soccorso dicendo che è tutto apposto e dopo tre ore è morto. Mia figlia ed io siamo subito andate in procura e da lì alla stazione carabinieri di viale Cavour a sporgere denuncia. Ora ci siamo rivolta al legale di un'infortunistica, tutto è bloccato e mio marito sarà sottoposto ad autopsia». «Vogliamo sapere perché mio marito è morto, così, quando invece mia figlia ed io eravamo state rassicurate che non c’era nulla che non andasse. Nulla. Ma Gian Franco è morto. Qualcuno ci deve dire in perché».