Gianni Galeota

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Gianni Galeota
PINO E PINA
A volte ci si incontra per caso, altre per fortuna, come quando ti capita la carta giusta, proprio
quella che ci vuole. Oppure ci si incontra perché ci si cerca, e alla fine ci si trova per forza.
Ma a volte ci si può incontrare anche per sbaglio.
Proprio come è successo a Pino e a Pina, che insieme su quell’autobus non ci dovevano salire, non
in quel giorno, tanto meno a quell’ora.
Perché Pino veniva dalla stazione, e voleva salire a Fiesole per godersi la veduta della città al
tramonto. Pina invece veniva da Fiesole, e doveva prendere un treno alla stazione prima del
tramonto, perché il buio le metteva agitazione.
A metà strada, i due autobus si scontrarono per una distrazione simultanea dei due autisti, che
sognarono lo stesso sogno ad occhi aperti nello stesso istante. Le due vetture strusciarono e fecero
scintille, un bel ventaglio di scintille blu elettrico. Tutti i passeggeri scesero, spaventati e
contrariati. Si creò un ingorgo, una ressa tale, che molti decisero di proseguire a piedi.
Pino considerò che doveva andare a casa, visto che il tramonto era tramontato, e che la vista da
Fiesole non l’avrebbe vista più. E Pina si accorse, guardando l’orologio, che il suo treno era partito e
che stava oramai per fare buio.
Presero il primo bus che passava lì vicino, pur di uscire dall’ingorgo, con negli occhi ancora le
scintille spaventose, tutte blu, spruzzate dalle lamiere dei due bus.
Nel salire, andarono verso il sedile singolo dietro al guidatore, che era libero. Arrivati insieme
al sedile, nessuno dei due volle lasciarlo all’altro, e le loro spalle fecero scintille. Un bel ventaglio di
scintille blu.
Pino tirò su col naso, guardando Pina dall’alto in basso, e molto di traverso. Pina ricambiò lo
sguardo, e tirò su col naso.
Un ragazzetto con auricolari occupò il posto, scivolando in mezzo ai due.
Pino e Pina rimasero in piedi, schiena contro schiena, reggendosi agli appositi sostegni.
Pino si ribellava all'idea che la giornata se ne andasse così, senza avere concluso niente, senza
avere visto il tramonto sulla città. E così, ancora in cerca di emozioni, chiese a Pina se si erano già
visti da qualche parte.
Pina si ribellava all'idea che la giornata continuasse a precipitare sulla brutta china
dell’incidente, e che potesse riservare altre sorprese non gradite. Così chiuse le finestre sul mondo,
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mise il pilota automatico, con l’idea di tirare dritta fino a casa. E rispose di no, che non si erano mai
visti.
Pino non si arrese e riprovò, dicendo che forse si erano visti a fare la spesa. Pina non si arrese e
confermò di no.
Pino allora chiese se aveva da fumare, ma Pina rispose che non fumava.
Pino disse che avrebbe sempre potuto cominciare, perché non è mai troppo tardi per imparare
cose nuove. Pina rispose che fumare gli faceva schifo, e che poi sul bus era proibito. Bastava leggere
i cartelli.
Pino sputò per terra, come per dire che lui se ne fregava dei cartelli. Pina lo guardò dritto negli
occhi, come per dire che non ci si provasse più, a fare certe porcherie in sua presenza, tanto meno
su quel bus, dove era proibito sputare per terra.
Che disdetta, pensò Pina, a quest’ora poteva essere sul treno. Pino pensò invece che il tramonto
da Fiesole non valeva il piacere di questa simpatica avventura, con una così cordiale e disponibile
compagna di viaggio. Inaspettata e gradita compagna. Così le chiese se andava nella sua stessa
direzione, ma Pina rispose che credeva proprio di no. E che anzi ce l’avrebbe messa tutta perché
fosse di no.
Pino rise forte e risputò per terra, come per dire che si stava divertendo, mentre con la mano
destra faceva un pizzico alla guancia di Pina.
Pina soppesò la borsetta, prese la mira, e gliela spiaccicò sul viso, proprio lì tra naso e bocca, lì
sulla parte tenera del labbro, dove fa abbastanza male.
Pino si toccò il labbro spaccato in due, e rise, rise forte. Pensò ad alta voce che poteva andare
peggio e le fece un altro pizzico sulla guancia, dicendo che forse si erano incontrati in palestra.
Pina disse che non andava in nessuna palestra, ma fece capire che stava per far decollare la
borsetta un’altra volta.
Quando il controllore dell’ATAF si avvicinò per chiedere loro il biglietto, Pino e Pina si resero
conto che il biglietto era scaduto.
Così pagarono la multa, e mentre il controllore prendeva i dati per il verbale, ascoltando i loro
nomi, Pino e Pina si accorsero di essere vicini di casa, stessa strada, stesso edificio, stesso piano.
E se ne tornarono a casa, ognuno per conto proprio, senza nemmeno dirsi arrivederci.
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