LE STORIE DI PINO Ho conosciuto il Commissario di Polizia in
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LE STORIE DI PINO Ho conosciuto il Commissario di Polizia in
LE STORIE DI PINO Ho conosciuto il Commissario di Polizia in pensione Giuseppe Pino allorchè mi sono iscritto al SUPU-Sindacato Unitario Pensionati in UniformeIo sono stato uno degli aderenti della prima ora del Sindacato,lui uno dei fondatori. Mi ha suscitato subito simpatia,quella attrattiva a prima vista che mi suscitano i Poliziotti,Carabinieri e i Finanzieri cosiddetti "claustrofobici". Cosi definiscono quegli esponenti delle Forze dell'Ordine che proprio non ce la fanno a stare nel chiuso di un ufficio. Devono uscire allo scoperto,scendere in strada ,confrontarsi direttamente con il nemico,cioe' delinquenti e malfattori. Sono una categoria a rischio,non solo all'esterno,ma all'interno della stessa amministrazione di appartenenza,che non sempre sa riconoscere e apprezzare i loro sforzi. Anzi,spesso la scala gerarchica tiene piu' in considerazione coloro che stanno nel sicuro degli uffici e che non rischianoIl Commissario,mi ha subito fatto pensare al tutore dell'Ordine genuino,quello che crede nel suo ruolo nella societa',quello che non torna a casa fino a che non ha concluso il suo dovere. Nella sua carriera non si e' fatto mancare niente in fatto di rischio e di coraggio nell'affrontarlo. Lo testimonia la lettera che il Commissario Pino un anno fa inviò' al Ministro dell'Interno Giuliano Amato senza ricevere risposta. La pubblichiamo perchè rappresenta un documento importante sia sul piano storico che su quello della comprensione delle dinamiche che ruotano intorno all'attività di sicurezza e di repressione del crimine assicurata dallo Stato-(vedi la verità mai raccontata"LA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE DIMENTICATA"inserita in questo sitoGiueppe Pino,però mi racconta un aneddoto che ci aiuta ad inquadrare i fatti narrati dalla lettera-Noi Arditi,appena giunti in Sardegna,prima di quel tragico evento scaturito con la morte dei colleghi siamo rimasti in una caserma di Ozieri dove per qualche settimana ci facevano uscire di pattuglia nei monti antistanti alla ricerca dei latitanti. Ricordo che gli stranieri in villeggiatura si facevano fotografare vicino le foto dei ricercati Sardi,manifesti incollati al muro con le taglie messe dal Ministero dell'Interno. l più gettonato era Graziano Mesina, con dieci milioni di lire,seguivano con cinque milioni,lo Spagnolo Miguel Athienza ,Porcu,Sanna e tanti altri di cui non ricordo il nome. Mi racconta allora che in uno di quei pochi giorni,lui assieme ad un collega fu messo in appiattamento su un'altura sperduta della Sardegna.>Aveva in dotazione un fucile Mallinger con binocolo sovrapposto le solite bombe a mano allacciate alla cintura con coltello a serramanico tipo Rocky e l'immancabile razione Kappa,consistente in un pacchetto con dieci sigarette nazionali,propellente,caffè ,te',zucchero,gallette e carne in scatola dell'ultima guerra. Vi sembrerà impossibile,ma si erano dimenticati di darci il cambio. Per rilevarci si sono presentati tre giorni dopo !> Durante l'appiattamento finalizzato alla individuazione dei ricercati,era finita l'acqua da bere,cosi,mentre il mio Collega rimaneva sul posto,Pino Giuseppe scese a valle dove riempì' le boracce da un ruscello apparentemente di acqua limpida. In verità' appena rientrato in caserma venni immediatamente ricoverato in osservazione presso l'infermeria perché il mio corpo si era ricoperto di macchie. Fu diagnosticato un'infezione da acqua non potabile. Si scopri dopo che il ruscello di cui avevo attinto l'acqua era inquinato da germi di animali morti. E' in questo contesto- a volte paradossale,ma sicuramente eroico-che si svolge la storia raccontata da Pino nella lettera che volentieri pubblichiamo per sottoporla all'attenzione dei lettori del nostro magazine. E' la voglia di verità che lo spinge un anno fa a scrivere questa lettera al Ministro dell'Interno. Anche solo per chiarire che,a differenza di quanto si e' raccontato e scritto,Antonio Grassia era un ardito della Scuola di Pubblica Sicurezza di Nettuno-come il Commissario Pino e non un basco blu. Avv. Giorgio Carta [email protected]