NOTE E DISCUSSIONI

Transcript

NOTE E DISCUSSIONI
NOTE E DISCUSSIONI
L’O PP O SIZ IO N E AL FASCISMO
D EG LI IT A L IA N I IN AUSTRALIA 1922-1940
M olto poco si è scritto sino ad oggi sull’accoglienza fatta al fascismo tra
31 1922 ed il 1940 dagli emigranti italiani nei paesi d ’oltremare, come Stati
U niti, A rgentina e Australia, dove rappresentavano minoranze di una certa
consistenza numerica, politicamente im portante '. Ancor meno si conosce della
opposizione al regime ed alla sua ideologia sorta in seno ad alcuni settori di
queste comunità italiane all’estero.
Scopo di questo articolo è di tracciare in grandi linee un quadro dell’op­
posizione italiana al fascismo in Australia nel periodo fra le due guerre.
Nei prim i anni del decennio 1920-1930 il fascismo fu accettato dalla stra­
grande maggioranza dei ventimila emigranti italiani residenti in Australia, che
■credevano di scorgere nella politica e nella retorica del nuovo governo una
nuova volontà di difendere i loro interessi economici e i loro diritti politici e
di com battere le minacce portate alla loro religione, alla loro lingua e alle
loro tradizioni da un ambiente sociale e politico ampiamente ostile.
Nondimeno, la causa del fascismo non conquistò il favore di tu tti gli ita­
liani in Australia. Sebbene il fascismo potesse contare sulla simpatia di una
maggioranza silenziosa e sull’impegno rumoroso di una élite ben definita e
istruita, l’opposizione al regime fu in Australia una presenza assolutamente
non trascurabile. La sua forza, come la sua debolezza, stava nel fatto che pro­
veniva per lo più da italiani che avevano assistito alla nascita del fascismo in
Italia e che vi si erano attivamente opposti; che erano stati perseguitati per
1 loro ideali e costretti ad emigrare dopo il suo avvento al potere. Q uesti italiani
erano prevalentemente operai e contadini della parte settentrionale del paese
-e della Valle Padana. La maggior parte di loro arrivò in Australia tra il 1924
■e il 1926: per questa ragione prima del 1927 non potè iniziare in Australia
un movimento antifascista organizzato. Prima di allora si ebbe u n ’opposizione
al regime soltanto a livello individuale, che si esprimeva per lo più con l’invio
di lettere e di ritagli di giornali antifascisti aWItalo-Australian, l’unico giornale
italiano in Australia, notoriamente filo-fascista. Il suo direttore, A. Folli, non
■soltanto si compiaceva di biasimare gli autori accusandoli di essere agenti del
■comuniSmo, ma inviava le lettere alle autorità consolari italiane nel caso che
■queste ultim e ritenessero necessario prendere provvedimenti contro gli oppo­
sitori 2.
G iunti in Australia, gli italiani antifascisti fissavano di preferenza la loro
residenza dove già esisteva una forte concentrazione di loro compatrioti: nei
II primo ampio studio sugli effetti del fascismo in America è quello di J. P. Diggins, Mussolini and Fascism: the View from America, Princeton University Press, 1972.
t
2
Italo-Australian, 3 maggio 1924.
108
Gianfranco Cresciani
campi di zucchero del Queensland settentrionale, nelle città di Sydney e Mel­
bourne, nei centri industriali e m inerari di Corrimal, W onthaggi, Lithgow,
Broken H ill, Kalgoorlie, Boulder, W iloona, nelle zone agricole di Griffith e
Lismore. La loro presenza in comunità dove già esistevano elementi filofascisti
dava esca a frequenti scontri. N ella città abitavano in pensionati dove, al
term ine della giornata lavorativa, si incontravano, giocavano a carte e a bocce
e discutevano di politica. P er lo p iù preferivano riunirsi con persone dello
stesso paese e della stessa regione, con le quali avevano in comune tradizioni,
cultura, classe sociale e idee p o litich e3. I nuovi emigranti portavano nei pen­
sionati le notizie più recenti dall’Italia, del paese natio, delle condizioni econo­
miche che li avevano costretti ad emigrare, della situazione politica e della
decisione del fascismo di rendere la vita difficile all’opposizione.
Q uesti resoconti di prim a mano, commoventi, avevano una forte influenza
sugli abitanti del pensionato, che erano in maggioranza giovani, scapoli e poli­
ticamente impegnati; sotto questo aspetto i pensionati svolsero la funzione
di centri di indottrinam ento e di propaganda politica antifascista. L ’attività
politica e l ’opera di proselitismo degli italiani alla causa antifascista in questi
pensionati erano così diffuse da preoccupare profondam ente le autorità fasciste:
nel 1927 il console generale, Grossardi, scrisse al prim o m inistro Brace avan­
zando l’opportunità di tenerne alcuni sotto il controllo della po lizia4. L’inter­
vento di Grossardi rifletteva la grave preoccupazione del governo italiano p er
le attività antifasciste svolte da emigranti italiani.
Il duce non soltanto si offendeva sul piano personale per gli attacchi al
suo regime da parte della stampa italiana antifascista all’estero, ma si preoccu­
pava che l’antifascismo all’estero creasse l’immagine di una nazione divisa in
cui il fascismo si trovava ad affrontare una forte opposizione. Mussolini si ren­
deva conto che la propaganda antifascista poteva nuocere all’immagine del re­
gime nei paesi stranieri: bisognava quindi minimizzare la forza dell’opposizione
o, per dirla con le sue parole, « soprattutto criticare atteggiamento rinnegati
italiani e insistere sulla quasi unanime — dico unanime — adesione del popolo­
italiano al regime fascista » 5. Si diede istruzione ai consoli di com battere l’anti­
fascismo a tu tti i livelli: chiedendo ai governi stranieri di espellere « quegli
agitatori italiani più attivi che si adoperano a pervertire masse operaie » 6; osta­
colando la distribuzione di giornali antifascisti7; organizzando una rete di dela­
tori sulle attività politiche degli italiani all’estero 8.
3 Mentre i pensionati erano l’unico punto di incontro per la classe antifascista
italiana, i sostenitori del fascismo (funzionari dell’agenzia di navigazione Lloyd Sabaudo,
del giornale italiano, uomini d’affari, commercianti, grossisti ortofrutticoli ed in gene­
rale i membri dell ’establishment italiano) si riunivano in club come il « Circolo Isole
Eolie » e il « Club Italia » di Sydney o il « Club Cavour » di Melbourne.
4 Archivi del Commonwealth d’Australia (qui di seguito CRS), A 446, 57/67255,.
Grossardi a Brace, 19 settembre 1927.
5 Documenti diplomatici italiani (qui di seguito DDI), serie V II, vol. IV, doc. 178,
Mussolini a Preziosi, 17 febbraio 1925.
6 DDI, serie V II, vol. II, doc. 71, Romano Avezzana a Mussolini, 6 giugno 1923.
7 DDI, serie VII, vol. IV, doc. 210, Mussolini a Romano Avezzana, 27 dicembre1925.
8 DDI, serie V II, vol. IV, doc. 306, Grandi ai rappresentanti diplomatici all’estero,
23 aprile 1926.
L ’opposizione al fascismo degli italiani in Australia 1922-1940
109
A più riprese le autorità italiane si vantarono dei succcessi in questo campo,
come nel 1934 Piero Farini, capo della direzione generale degli italiani all’estero,
11 quale affermava che le organizzazioni del partito fascista all’estero avevano
resistito agli sforzi antifascisti di seminare il dissenso fra gli italiani in terra
straniera. « L ’antifascismo — dichiarava Farini — coll’aiuto dei fuoriusciti si
avviava a conquistare gli emigranti allo scopo di porre l’Italia fascista di fronte
al dramma morale di milioni di italiani al di là delle frontiere dichiaratamente
avversari del regime che si occupava dei destini del loro paese ». Ma la cam­
pagna era fa llita 9.
P er quanto riguarda la storia dell’antifascismo in Australia, l ’affermazione
di Farini è valida soltanto in parte. Per quanto una minoranza, gli antifascisti
italiani in Australia rimasero un gruppo presente ed attivo per tu tta la vita
storica del fascismo, raggiungendo lo scopo di denunciare agli australiani e
agli italiani la natura antidemocratica e tirannica del fascismo, di far compren­
dere la falsità della propaganda fascista e di contenere la diffusione del fascismo
fra gli italiani in Australia. Pur con diversi credi politici, i repubblicani, i
socialisti, i comunisti e gli anarchici italiani in Australia avevano in comune
l’odio per il fascismo, anche quando si trovavano divisi da dissensi interni.
Particolarm ente forte nel paese era il movimento anarchico, che doveva il suc­
cesso alla notevole attività del suo capo, Frank Carmagnola. Fin dal 1924 Car­
magnola si era affermato come capo di quegli antifascisti che propugnavano una
linea d ’azione contro il fascismo. Nato a Schio (Vicenza) nel 1900, già durante il
servizio m ilitare tra il 1918 e il 1921 si era fatto notare dalle autorità militari
per la sua fede anarchica. In quegli anni si trovava di stanza nei pressi di
Bologna ed ebbe quindi la possibilità di fare da testimonio al nascere ed alle
prim e gesta del fascismo: ne nacquero il suo odio per il fascismo e la decisione
■di combatterlo. Nel maggio 1922 arrivò in Australia, trovando lavoro nei campi
di zucchero del Queensland settentrionale. Fu in questa regione che nel marzo
1925 si ebbe la prima dimostrazione antifascista in Australia: tre fascisti,
provenienti da Mantova, dove avevano partecipato ad azioni punitive contro
degli antifascisti, furono affrontati da Carmagnola e da altri antifascisti, assaliti
e costretti a bere olio di ricino 10. Il clima politico era tanto teso nelle zone
del Queensland settentrionale che tu tti i fascisti erano « trattati come essi
trattavano gli antifascisti in Italia » 11 e costretti ad abbandonare la zona, tanto
che l’Italo-Australian deplorava « il fatto che quasi tu tti gli italiani nel Queen­
sland settentrionale sono nemici accaniti e irreconciliabili del fascismo » u .
N el 1926 la posizione dell’antifascismo in Australia si era alquanto con­
solidata, dando vita alla prima organizzazione politica, la Lega antifascista, fon­
data a Sydney da Frank Carmagnola alla fine di quell’anno. Contributi finanziari
-giunsero anche dai minatori di Corrimal e Lithgow. La Lega poteva contare
sull’appoggio di circa trecento persone a Sydney e cento a Corrimal e Lithgow.
A ll’inizio la Lega stampava volantini e manifesti che inviava agli italiani
in tu tta l’Australia. L’iniziativa incontrò un’accoglienza tanto favorevole che
v CRS A 981, Fascismo 4, Murray a Sir John Simon, 29 novembre 1934.
10 Italo-Australian, 14 marzo 1925.
Intervista con F. Carmagnola, 18 settembre 1971.
12 Italo-Australian, 14 marzo 1925.
110
Gianfranco Cresciani
Carmagnola ed i suoi amici si sentirono incoraggiati a pubblicare un giornale.
I l prim o numero de II Risveglio apparve il prim o luglio 1927. Un migliaio di
copie furono distribuite fra antifascisti e italiani. P u r mancando l’articolo di
fondo, il programma del giornale era chiaramente messo in luce dai corrispon­
denti. Isidoro Bertazzon, nell’articolo Le menzogne del fascismo sosteneva senza
riserve la lotta contro il fascismo italiano e internazionale, m entre l ’anonimo
autore dell’articolo Dal paese di Maramaldo affermava doversi contrapporre alla
violenza fascista in Italia eguale violenza in Australia. I l secondo numero del
giornale apparve il 1° agosto; anch’esso conteneva appelli alla solidarietà anti­
fascista internazionale ed esprimeva « il suo rincrescimento per il fatto che
Mussolini non fosse stato ucciso in un attentato » e « la speranza che Mussolini
possa essere impiccato ad un lampione e con lui tu tti i suoi seguaci » I3. Il
terzo numero apparve il 1° settem bre 1927 e ampliava i temi dei fascicoli pre­
cedenti: numerosi nelle sue pagine gli articoli antifascisti, anticapitalisti, anti­
religiosi e antimonarchici.
La pubblicazione del Risveglio irritò profondam ente le autorità italiane e
i fascisti della comunità, al punto che il console generale ritenne necessario
presentare un esposto al prim o m inistro Bruce contro la pubblicazione del
giornale, « pubblicazione mensile di carattere estremista » che egli considerava
« alquanto pericoloso e suscettibile di infiammare gli animi degli italiani e
provocare un m are di guai in quanto istiga apertam ente alla lotta di classe,
al bolscevismo, all’anarchia, alla violenza e all’assassinio politico ». Il consolegenerale italiano arrivava al punto di suggerire al governo del Commonwealth
i mezzi legali per impedirne la pubblicazione 14.
Il governo Bruce, sensibile ad ogni allarme di sovversione, aveva in effetti
compiuto passi presso il rappresentante del console generale in considerazione
del fatto che II Risveglio era stam pato nella tipografia del P artito comunista
ad Annandale, Sydney15. G ià il 23 agosto l ’avvocato della corona del Common­
w ealth aveva intentato azione legale interdicendo la pubblicazione del Risveglio'
e Frank Carmagnola era stato perseguito e condannato a pagare una m ulta di
tre sterline o, in difetto, a sette giorni di prigione I6.
Questo episodio come m olti altri negli anni successivi dimostrano che prim a
dello scoppio della seconda guerra mondiale il governo del Commonwealth era
avverso alla causa dell’antifascismo italiano, e guardava invece con maggior
favore i fascisti quali rappresentanti della legge e dell’ordine, della stabilità,
delV establishment.
La condanna non turbò la Lega antifascista che iniziò a stampare volantini
dal contenuto parim enti violento contro il fascismo e le sue istituzioni e a
distribuirli alle comunità italiane in Australia. Ancora una volta il consolegenerale scrisse al prim o m inistro p er chiederne la soppressione17. L ’ufficio
investigativo del Commonwealth cercò invano di rintracciare la tipografia dove­
13
*4
!5
bre
16
17
CRS A 446,
Ibid.
CRS A 446,
1927.
CRS A 446,
CRS A 446,
57/67255, Grossardi a Bruce, 19 settembre 1927.
57/67255, il premier della Nuova Galles del sud a Bruce, 3 novem­
57/67255, Bruce a Grossardi, 14 ottobre 1927.
57/67255, Grossardi a Bruce, 2 dicembre 1927.
L ’opposizione al fascismo degli italiani in Australia 1922-1940
111
i volantini venivano stampati, nonostante che Grossardi avesse fornito nomi e
indirizzi dei capi antifascisti18.
N el frattem po antifascismo e fascismo si affrontavano con crescente animo­
sità. N el luglio 1927 il viceconsole di Sydney, Carossi, fu costretto a recarsi
a Broken H ill per porre fine alla situazione pericolosa creatasi fra gli italiani
fascisti e antifascisti19.
N el settem bre si ebbe una provocazione anarchica durante un picnic orga­
nizzato dai fascisti a Killarney, Sydney20, mentre a M elbourne episodi di violenza
tra fascisti e antifascisti a Carlton costringevano la polizia ad intervenire per
separare le due fazioni21. Sempre nel 1927, ad Adelaide, i marinai del Palermo
si scontrarono con antifascisti italiani che portavano fazzoletti rossi e canta­
vano « Bandiera rossa » sul molo di Porto Adelaide 22, e a Sydney gli anrachici
fecero una dimostrazione contro l’esecuzione di Sacco e Vanzetti sfilando per
le strade con bandiere e striscioni con la scritta « Abbasso Mussolini assassino
del popolo italiano » 23. P er combattere l’ondata di antifascismo, in particolar
modo l’influenza del Risveglio, nel settembre del 1927 le autorità fasciste pub­
blicarono Il Littorio, quale strum ento di propaganda e di antipropaganda24.
L’avvenimento più significativo dell’anno fu nondimeno l’apertura a Mel­
bourne di un circolo antifascista, il circolo M atteotti, che aveva come segretario
Frank Carmagnola e presidente Tom Saviane. Il circolo attrasse ben presto
tu tti gli italiani antifascisti, indipendentemente dal loro credo politico; dopo
un solo anno di vita il numero dei membri (500-700) era cresciuto al punto
che il club dovette essere trasferito dai piccoli locali a Spring Street a più ampi
nei pressi della Camera di commercio in Victoria Street. Il circolo M atteotti
rappresentava il centro principale della diffusione dell’antifascismo e degli
ideali della solidarietà di classe. Finanziariamente il circolo si manteneva con
il denaro raccolto con gli abbonamenti al giornale, le quote dei membri, gli
utili tratti da serate danzanti organizzate tre volte alla settimana, donazioni
di operai e di anonimi. I fondi venivano impiegati per finanziare la diffusione
in tutta l ’A ustralia della letteratura antifascista ed anarchica e per aiutare gli
italiani in sciopero; del denaro veniva anche inviato (talvolta in grande quantità,
centinaie di sterline) in Francia per pagare le spese legali dei processi contro
antifascisti. G ià nel 1928 Carmagnola aveva cercato di ottenere dal governo
del Commonwealth il permesso di stampare un altro giornale, La Riscossa, ma
il prim o ministro, I T I giugno 1928, gli aveva negato l’autorizzazione25. Soltanto
nel novembre 1929 il segretario del circolo M atteotti ottenne il permesso di
pubblicare La Riscossa26. L’uscita del giornale diede nuovo vigore alla causa
dell’antifascismo in Australia. Ogni mese o quindici giorni venivano stampate,
18
19
20
21
22
28
24
25
26
CRS A 446, 57/67255, il procuratore generale al primo ministro, 16 aprile 1928.
Italo-Australian, 6 luglio 1927.
Italo-Australian, 28 settembre 1927.
II Risveglio, 1 settembre 1927.
Intervista con T. Saviane, 7 novembre 1971.
Ibid.
Italo-Australian, 5 ottobre 1927.
CRS, A 445, 232/4/12 parere Affari esteri n. 9.
CRS A 445, 232/4/12 elenco di giornali stampati in lingua straniera in Australia.
112
Gianfranco Crescioni
a seconda dei fondi disponibili, 3000 copie che erano poi distribuite in tu tto
il paese dagli emissari di Carmagnola, che diffondevano anche altra stampa
antifascista fornita loro dal circolo M atteotti, soprattutto i principali giornali
anarchici di Parigi, N ew Y ork e Buenos Aires.
Il circolo M atteotti « cercava di rendere consapevoli gli australiani del
fatto che vi erano italiani contrari al fascismo » 2728: senza peraltro potersi van­
tare di notevoli successi in questo senso. Riuscì invece ad accrescere la rabbia
dei fascisti, i più attivi dei quali si sentivano tanto toccati dalle attività del
circolo che offrirono i loro servigi a Battistessa, decano degli squadristi italiani
in Australia, allo scopo di devastare il circolo M atteotti e di distruggere tu tte
le vestigia de La R iscossa28; altri, come V ittorio Tabacchi, personalità di rilievo
tra i fascisti di M elbourne, manifestarono la loro animosità gettando m attoni
nelle finestre del circolo29. I fascisti non erano i soli ad occuparsi delle attività
del circolo: anche la polizia lo teneva sotto stretto controllo. N ell’ottobre del
1930 funzionari dell’Ufficio investigativo del Commonwealth perquisirono il
circolo e sequestrarono volantini di propaganda, pubblicazioni ed una bandiera
con la scritta: « Abbasso Mussolini, assassino del popolo italiano » 30. N e arre­
starono anche il custode, V alentino Ciotti, per possesso illegale di fucile carico
e di coltello; il custode venne successivamente ritenuto colpevole e condannato
ad una m ulta di 5 sterline 31.
L ’anno 1928 vide emergere, negli am bienti antifascisti australiani, la figura
di un uomo eccezionale, Omero Schiassi, che era arrivato a M elbourne, con la
nave Ormond, il 7 aprile 1 9 2 4 32. Personalità eccentrica, carattere delizioso,
magnifico oratore, Schiassi era nato a San Giorgio, Bologna, nel 1876. Laurea­
tosi in legge all’università, dal 1914 al 1920 era stato consigliere comunale di
Bologna. Essendo inoltre il legale della Camera del lavoro di Bologna, fu
uno dei prim i bersagli delle squadre fasciste, che ne distrussero lo studio. So­
cialista m ilitante, era stato amico intim o di Giacomo M atteotti ed anche di
Mussolini, quando quest’ultim o era socialista. Il suo socialismo era tanto radi­
cale ed alieno da compromessi, che amici e avversari spesso lo confondevano
per comunista, probabilm ente anche per il fatto che Schiassi manteneva rap­
porti con tu tto l’arco dell’antifascismo in A ustralia ed oltremare, incluso il
P artito comunista d ’Italia in esilio. E ra amico personale di F. S. N itti, l’ex
presidente del Consiglio italiano in esilio in Francia, con il quale svolse una
nutrita corrispondenza da M elbourne33.
Q ui fondò nel 1928 la Concentrazione antifascista dell’Australasia, di cui
divenne presidente. Compito principale di questa organizzazione era la distri­
buzione di materiale di propaganda antifascista a personalità influenti, a isti­
tuzioni e ministeri. Schiassi soleva inviare a diversi m inistri giornali contenenti
articoli che denunciavano le manovre del fascismo all’estero. La Concentrazione
27
28
29
30
31
32
33
Intervista con T. Saviane, cit.
lidio-Australian, 11 ottobre 1930.
Intervista con F. Carmagnola, cit.
Italo-Australian, 25 ottobre 1930.
Italo-Australian, 8 novembre 1930.
CRS A 1, 31/721, domanda per certificato di naturalizzazione, 12 aprile 1929.
Italo-Australian, 13 settembre 1930; v. anche Smith's Weekly, 6 settembre 1930.
L’opposizione al fascismo degli italiani in Australia 1922-1940
113
era una diramazione della Concentrazione antifascista di Parigi: la sua im por­
tanza era « infatti tu tta politica e morale: dimostrare, testimoniare al mondo
che non tu tti gli italiani erano fascisti o si erano piegati al fascismo [...] ’’per
fare sentire la propria voce, controbattendo sistematicamente la propaganda
fascista e facendo sapere al mondo quale era la vera situazione in Italia; per
costituire un punto di riferimento per tu tte le forze antifasciste democratiche” » 34.
In poche parole, gli stessi obiettivi del circolo M atteotti e degli anarchici. Al­
l ’inizio, tra Schiassi e la sua Concentrazione e Carmagnola, Bertazzon ed altri
anarchici vi fu una certa collaborazione, anche se né i comunisti né gli anarchici
aderirono formalmente alla Concentrazione antifascista in Francia o in A u stralia3S.
Risultato eminente di questa breve collaborazione fu la commemorazione
di Giacomo M atteotti, tenuta al teatro New Gajety di M elbourne il 10 giugno
1928. Poco dopo questa cerimonia, la collaborazione tra i due gruppi antifa­
scisti venne a cessare, a causa delle divergenze ideologiche e di una disputa tra
Schiassi e B ertazzon36, per il fatto che, pur esercitando una notevole influenza
tra gli italiani antifascisti, l’antifascismo di Schiassi si esprimeva in ampia mi­
sura con la retorica.
I sostenitori del circolo M atteotti, invece, volevano azione e non solo
parole; cercavano lo scontro con i fascisti ed a tale scopo giravano, armati di
fucili e di barre di ferro, per circoli e luoghi pubblici, provocando alla lotta i
fascisti. Il 2 febbraio 1929, alla prima apparizione di un film parlato all’Auditorium di M elbourne, nel corso del quale si assisteva ad u n ’allocuzione di
Mussolini al popolo americano, Carmagnola e poche dozzine di antifascisti
interruppero lo spettacolo. Disordini dello stesso genere furono inscenati in
occasione della visita di padre Salza, un agente della propaganda fascista. A
Ingham, nel novembre 1928, degli antifascisti si raccolsero fuori dell’edificio
in cui teneva una conferenza e gettarono pietre sulle lamiere di stagno del
tetto causando panico tra il pubblico3738. A d una conferenza di padre Salza alla
A ustralian H all di Sydney, una trentina di antifascisti cercarono di interrom pere
la riunione, ma furono assaliti dai fascisti e gettati fu o ri3S. In agosto, in occa­
sione della visita a Innisfail del console italiano, conte di San Marzano, gli
antifascisti tappezzarono m uri e palizzate della città di cartelloni di denunzia 39.
L ’incidente più notevole dell’anno fu tuttavia quella che gli antifascisti
chiamarono più tardi la battaglia di Russell Street. Il 27 ottobre 1929, mentre
un centinaio, un centinaio e mezzo di fascisti di Melbourne, tu tti con la camicia
nera, celebravano alla Temperance H all di Russell Street il settimo anniversario
della marcia su Roma, Carmagnola ed i suoi uomini irruppero nella sala,
cogliendoli di sorpresa. Prima di potersi rendere conto di quanto stava acca­
dendo, diversi fascisti furono f e riti40.
34 Renzo De Felice, Mussolini il fascista, vol. II, Torino, Einaudi, 1968, pp. 460-61.
35 United States National Archives, Documenti italiani, T 586/1122/074457.
36 Intervista con T. Saviane, cit.
37 Ibid.
38 Italo-Australian, 2 marzo 1929.
39 The Argus, 26 agosto 1929; v. anche Italo-Australian, 31 agosto 1929.
40 The Argus, 29 ottobre 1929; v. anche Sydney Morning Herald, 28 ottobre 1928 e
Italo-Australian, 2 novembre 1929.
114
Gianfranco Cresciani
La notizia della battaglia raggiunse rapidam ente Sydney: l’effetto sui fascisti
locali fu tale che molti preferirono non partecipare alla celebrazione locale della
marcia su Roma, tenuta il 29 ottobre, per tema di un attacco da parte degli
antifascisti di Sydney e m olti di quelli presenti alla celebrazione si astennero
dall’indossare la camicia n e ra 41.
L’anno 1930 vide un acutizzarsi delle posizioni antifasciste. In gennaio,
gli italiani antifascisti di Corrimal chiesero che la direzione delle miniere locali
licenziasse un italiano il quale riconosceva di essere membro del P artito fascista.
A Coalcliff operai italiani, sospettati di far parte del P artito fascista, furono
sottoposti a stringenti interrogatori: soltanto quando ne venne provata l’« inno­
cenza » fu loro concesso di riprendere il la v o ro 42. In febbraio, in una lettera al
Congresso dei sindacati panaustraliani, Carmagnola accusò i consoli italiani in
Australia di « svolgere parte attiva nell’organizzazione di ’crum iri’ costringendo
lavoratori italiani ad accettare di lavorare per salari inferiori a quelli stabiliti ».
Il segretario del circolo M atteotti proseguiva affermando che i consoli avevano
consigliato a disoccupati italiani di farsi assumere al posto di australiani in
sciopero. « Q uei lavoratori italiani che non terranno conto del consiglio — ag­
giungeva la lettera — verranno iscritti nell’elenco degli antifascisti di cui verrà
data notizia al governo italiano, con le ovvie conseguenze per i parenti e gli
amici in Italia » 43. In marzo Schiassi estese le sue attività alla Nuova Zelanda
nominando un simpatizzante, U m berto Colonna, quale rappresentante neoze­
landese della Concentrazione antifascista dell’A ustralasia44. Il primo maggio,
antifascisti italiani sfilarono in camicia rossa, insieme a tu tte le organizzazioni
del lavoro, portando bandiere e cartelloni di condanna del fascism o45. D ell’abi­
lità di Carmagnola di provocare con successo la collera dei fascisti si ebbe una
dimostrazione quando, nel dicembre 1930, inviò al prim o m inistro Scullin, in
visita ufficiale di stato a Roma, un cablogramma chiedendogli di deporre una
corona sulla tomba di M a tte o tti46.
Sempre nel 1930, tuttavia, si ebbe la crisi più grave e di fatto irreparabile
in seno al movimento antifascista. Colpiti dalla depressione economica molti
antifascisti si trovarono nell’impossibilità di rinnovare l ’abbonamento a La
Riscossa o di pagare la quota di membro, di una ghinea, al circolo M atteotti.
Rivalità tra Carmagnola e Bertazzon nonché difficoltà economiche divisero il
movimento antifascista e Bertazzon fu espulso dal circolo M atteotti. I l 14
giugno 1930 egli iniziò la pubblicazione di un altro foglio quindicinale, L’Avan­
guardia libertaria, di forte ispirazione anarchica, che continuò a fare uscire sino
ai 15 novembre 1932; nel frattem po a M elbourne, sino alla seconda m età del
1931, proseguiva la pubblicazione de La Riscossa di Carmagnola. P er tu tto
41 Italo-Australian, 2 novembre 1929.
42 Italo-Australian, 25 gennaio 1930.
43 The Argus, 1 marzo 1930. E’ provato che i consoli minacciavano gli emigranti di
rappresaglie contro i loro parenti ancora residenti in Italia, qualora non si fossero
adeguati ai desideri del fascismo; sull’argomento v. J. P. D i g g i n s , op. cit., pp. 102-104
e La Riscossa, 21 luglio 1931, p. 4.
44 Italo-Australian, 8 marzo 1930.
45 Italo-Australian, 17 maggio 1930; intervista con T. Saviane, cit.
46 The Daily Guardian, 10 dicembre 1930; v. anche Italo-Australian, 13 dicem­
bre 1930.
L ’opposizione al fascismo degli italiani in Australia 1922-1940
115
questo tempo i due gruppi proseguirono sulla strada dell’autodistruzione con
violenti attacchi reciproci. Alla fine del 1931 la scissione raggiungeva la sua
logica conclusione; La Riscossa cessava le pubblicazioni ed il circolo M atteotti
era costretto a chiudere; Carmagnola ritornava nel Queensland settentrionale
dove trovava lavoro in u n ’azienda per la coltivazione del tabacco, continuando
a pubblicare La Riscossa da Ingham, per quanto in formato ridotto. A Mel­
bourne, dopo il crollo del fronte anarchico, Schiassi e Simeoni cercarono di
raggruppare gli antifascisti fondando la Casa d ’Italia, un circolo che nei propositi
avrebbe dovuto prendere il posto del circolo M atteotti (nonché la risposta di
Schiassi alla progettata Casa fascista d ’Italia), ma le cui attività furono di fatto
lim itate dalla situazione politica ed economica di quegli a n n i47,
A Ingham Carmagnola continuava le sue provocazioni contro il fascismo e i
fascisti. Il 26 dicembre 1931, insieme ad altri due antifascisti, Tom Saviane
e M ario Tardiani, insultò ed aggredì il console italiano a Townsville, Mario
M elano, picchiandolo e strappandogli il distintivo fascista dalla giacca. P iù tardi
nella stessa giornata, un gruppo di una quarantina di antifascisti irruppe nel­
l’albergo dove era alloggiato Melano, e gli gettò addosso un bicchiere. Carma­
gnola e Tardiani vennero im putati di aggressione e costretti a pagare una cau­
zione, per la libertà provvisoria, di 120 sterline48. Il processo si tenne alla
Corte suprema di Townsville I’l l e il 12 febbraio 1932. Sebbene la polizia
testimoniasse contro Tardiani che, secondo le parole dell’agente Stili, « ha cau­
sato ultim am ente un mare di guai », e contro l’evidenza dei f a tti49, la giuria
emise un verdetto di innocenza50.
Q uesta vittoria non diede frutti. Alla fine dell’anno il movimento antifa­
scista in Australia aveva cessato di esistere come forza reale, offensiva. Per
segnarne la fine, il governo del Commonwealth intraprese misure, il 10 novem­
bre 1932, « per la soppressione delle due pubblicazioni stampate in Australia
in lingua italiana con i titoli La Riscossa e L’Avanguardia libertaria » 515
2.
Senza stampa, senza circoli funzionanti, tra il 1933 ed il 1940 il movimento
antifascista fece sentire la sua presenza soltanto sporadicamente. Persino l ’ag­
gressione italiana dell’Etiopia non fece rivivere il movimento antifascista. Anzi,
al periodo delle sanzioni contro l’Italia, alcuni antifascisti se ne distaccarono
perché soffrivano, sul piano personale, dell’odio di settori della comunità austra­
liana, che non faceva distinzioni tra italiani fascisti e antifascisti. M olti minatori
di W iloona, che sino ad allora erano stati incrollabili avversari del regime,
nel 1936 salutavano il console fascista di Perth, N. Costantino, al grido di
« Viva il fascismo ».
Ancora una volta l’opposizione al regime fu un atto individuale di sfiducia,
di reazione emotiva e talvolta violenta a fatti o avvenimenti specifici. Tra i
pochi episodi che vale la pena di ricordare è quello avvenuto nel dicembre 1934
47 Intervista con F. Carmagnola, cit.
48 The Brisbane Courier, 14 gennaio 1932.
49 The Brisbane Courier, 12 febbraio 1932.
50 The Brisbane Courier, 13 febbraio 1932.
51 CRSA 445, 232/4/12, direttore generale delle poste al primo ministro, 10 no­
vembre 1932.
52 Intervista con Napoleone Costantino, 17 maggio 1972.
116
Gianfranco Cresciani
a Ingham, durante la visita del console generale italiano, marchese Agostino
Ferrante. In quell’occasione antifascisti italiani stamparono volantini di propa­
ganda contro la sua venuta e la polizia dovette garantirgli la protezione per
tu tta la durata del soggiorno a Ingham 53. Nella stessa località, un anno dopo,
un invalido, Bruno Rossi, che — per sfrontatezza o per dimenticanza — era
entrato nell’albergo locale ostentando il distintivo fascista al risvolto della giacca,
fu picchiato con le sue stesse stampelle 54.
La più im portante manifestazione antifascista si ebbe, nondimeno, nella
seconda metà degli anni trenta a M elbourne. Nel 1938 Carmagnola organizzò
la distribuzione di materiale antifascista a bordo delle navi italiane. Così, vo­
lantini vennero affissi sulla Remo, m entre le autorità fasciste moltiplicavano i
loro sforzi per scovare i colpevoli. Ai marinai dell’incrociatore italiano Raimondo
Montecuccoli, arrivato a M elbourne nel febbraio 1938, furono consegnati giornali
e materiale di propaganda. Il comandante in seconda della Montecuccoli, capitano
Santo Bondi, già aveva « fatto un discorso all’equipaggio sul pericolo che ve­
nisse distribuita stampa antifascista e, in tono provocatorio, aveva suggerito
il modo di trattare i diffusori »55. Ben presto i marinai si trovarono nell’occa­
sione di m ettere in pratica il consiglio dell’ufficiale. Il 15 febbraio, tra i visi­
tatori saliti a bordo dell’incrociatore, credettero di riconoscere un antifascista
che aveva partecipato alla distribuzione della stampa contraria al regime. L ’uomo,
un conducente di autopubbliche italiano, Antonio Frigo O rlando, fu picchiato
selvaggiamente, quindi interrogato dal comandante della nave in m erito alle
sue opinioni politiche: soltando dopo aver giurato di non aver partecipato alla
distribuzione del materiale di propaganda antifascista gli fu concesso di an­
darsene 56.
La brutalità dell’aggressione provocò l ’ira degli ambienti antifascisti e della
popolazione di M elbourne. Il 17 febbraio ebbe luogo a P ort M elbourne una
enorme manifestazione. O ltre 12.000 persone e 2.000 macchine si adunarono
di fronte all’incrociatore, m entre un centinaio di poliziotti bloccava il molo e
l’equipaggio della Montecuccoli, cui era stato negato il permesso di scendere
a terra, perlustrava in lungo e in largo i ponti illuminati, per tema di un
attacco. Un ritratto di Mussolini veniva bruciato m entre Frank Carmagnola
arringava la folla. La polizia si prem urò anche di appostare delle guardie all’in­
terno ed all’esterno del consolato italiano 57. Il ministro degli affari esteri, W . M.
Hughes, parlò persino di pretendere delle scuse e un risarcimento dal governo
italiano; ma dopo una discussione del gabinetto, nessuna domanda del genere
venne in o ltra ta 58.
53 Worker’s Weekly, 21 dicembre 1934.
54 Intervista con T. Saviane, cit.
55 Worker’s Weekly, 8 febbraio 1938.
56 CRS A 432, 1938/147, rapporto della polizia al procuratore generale, 16 feb­
braio 1938.
^ CRS A 432, 1938/147, Ufficio investigativo del Commonvealth Melbourne e
Ufficio investigativo del Commonvealth Canberra, 17-18 febbraio 1938; v. anche
Canberra Times, 18 febbraio 1938 e Worker’s Weekly, 22 febbraio 1938.
58 Worker’s Weekly, 1 marzo 1938; v. anche Worker’s Weekly, 8 marzo 1938, sul­
l’incidente v. anche Ralph Gibson, My Years in the Communist Tarty, Morningside,
Coronation Printery, 1966, p . 65; E. M. A n d r e w s , Isolationism and Appeasement in
Australia, Canberra, Australian University Press, 1970, p p . 109-110.
L ’opposizione al fascismo degli italiani in Australia 1922-1940
117
La dimostrazione contro l’incidente della Montecuccoli fu l’ultim a grande
manifestazione antifascista in Australia. Nel 1939 si approssimavano le nubi
della guerra e l ’indiscriminata ostilità degli australiani contro gli italiani in
genere rendeva impossibile e al tempo stesso inutile una qualsiasi attività
antifascista. Carmagnola, che nel frattempo aveva aperto una pasticceria a
Sydney, cercò di fare capire che anche gli antifascisti italiani combattevano
Mussolini e tu tto quanto egli rappresentava. D istribuì manifesti con la scritta
« Non tu tti gli italiani sono fascisti » ed un elenco delle attività antifasciste
svolte negli anni precedenti. Ma senza alcun vantaggio. Q uando la guerra
scoppiò tu tti gli italiani, fossero fascisti o antifascisti, naturalizzati o no, furono
presi nel vortice dell’odio e internati.
Prim a di redigere un bilancio dell’antifascismo italiano in Australia negli
anni 1922-1940 è necessario valutare gli ostacoli e le difficoltà incontrate dal
movimento.
In prim o luogo, l’antifascismo aveva lo svantaggio di combattere una dot­
trina che si arrogava il diritto di essere l ’unica portavoce del patriottism o. Il
fascismo esercitava con successo un’attrazione nei confronti di emigranti sem­
plici, scarsamente istruiti, che erano linguisticamente e socialmente insicuri e
isolati, bersaglio di discriminazioni ed abusi.
Sebbene, come Gaetano Salvemini recriminava « il 98 per cento non sa
nulla della politica e non vuole saperne » 59 gli italiani all’estero in generale ed
in Australia in particolare si sentivano attratti dalla retorica fascista, dalle
cerimonie, dai discorsi, dagli orpelli del regime, dal suo stile aggressivo ed
enfatico. Fintanto che gridavano: « noi non siamo, come pretende il fascismo,
anti-italiani, ma siamo più italiani di loro, ma siamo per u n ’Italia come la
volevano Mazzini e Garibaldi, per u n ’Italia repubblicana », gli antifascisti ita­
liani non erano cre d u ti60.
In secondo luogo, l ’antifascismo doveva combattere con mezzi scarsi una
macchina propagandistica fascista sottile, efficace e ben finanziata. I consoli
fascisti, i segretari delle organizzazioni fasciste, la stampa italiana, i circoli,
tu tti diligentemente attuavano nei confronti dell’antifascismo la politica del
governo italiano: si ammonivano gli italiani di non finanziare giornali antifascisti
come II Risveglio 6162, e si minacciavano gli antifascisti di riportarli in Italia.
Inoltre, compito dei consoli era di mantenere uno stretto controllo su tu tti gli
antifascisti già in Australia e di impedire l’immigrazione di a ltr i6Z. Agli anti­
fascisti veniva negato il diritto di iscriversi a circoli « nazionali » come il circolo
Cavour a M elbourne per le loro attività « antinazionali » 6364.
G li antifascisti subivano un trattam ento discriminatorio anche da parte di
funzionari e commercianti italiani che, dovendo ricorrere ai buoni uffizi delle
autorità italiane per la concessione di licenze d’importazione di merci dall’Italia,
erano costretti dalle circostanze a dichiarare la loro fedeltà al fascismo M. Con
59 Cfr. J. P. D i g g i n s , op. cit., p. 142.
60 Intervista con T. Saviane, cit.
61 Italo-Australian, 27 giugno 1927.
62 Italo-Australian, 12 ottobre 1927.
63 Italo-Australian, 16 novembre 1929.
64 Gli antifascisti non erano accettati come lavoranti nelle aziende per la coltiva­
zione della canna da zucchero (intervista con T. Saviane, cit.)
118
Gianfranco Crescioni
il passare degli anni ovvie furono le conseguenze della propaganda fascista:
m olti antifascisti, frustrati da anni di attività che, ai loro occhi, sembravano
non approdare a nulla, disertarono i ranghi antifascisti: la propaganda antifa­
scista raccolse così i suoi fru tti anche tra gli avversari.
Il terzo fattore che ostacolò lo sviluppo della causa antifascista fu la ri­
stretta base di appoggio di cui godeva il movimento. F atta eccezione per legami
di carattere generale con il P artito comunista autraliano e con i sindacati, in
questo paese l ’antifascismo italiano era politicamente isolato, sia sul piano nazio­
nale, sia su quello internazionale. Non poterono bensì essere corroborate da
prove le insinuazioni delle sutorità fasciste, secondo cui i nemici del fascismo
in Australia agivano agli ordini del comuniSmo internazionale. E ’ nondimeno
vero che il Comitato centrale dell’Internazionale comunista cercò di stabilire un
legame con gli antifascisti italiani locali e di aum entare la diffusione in Australia
del suo m ateriale di propaganda. In una lettera alla segreteria del P artito comu­
nista italiano, Angelo Tasca (« Rienzi »), delegato del PC I all’Internazionale
com unista, informava che « il Com intern ci ha chiesto se abbiamo qualcuno
da mandare in A ustralia per organizzare gli emigrati italiani in quel conti­
nente [...] abbiamo parlato anche di inviar loro della stampa in lingua italiana
[...] ma sotto questo aspetto le cose si presentano alquanto infelici [...] ha
poche prospettive una larga diffusione in A ustralia di nostra stampa in lingua
italiana. Dobbiamo tuttavia provare [...] » 65. Poco dopo Paimiro Togliatti
(« Ercoli ») rispondeva a Tasca che « non abbiamo per il momento a disposi­
zione un italiano da mandare in Australia » 66, rinunciando così alla possibilità
d i influire direttam ente sul movimento antifascista italiano in Australia.
Inoltre, per la loro incapacità di collaborare in buon accordo e di presen­
tare un fronte unito contro il fascismo, gli antifascisti italiani dispersero le loro
scarse risorse intellettuali e finanziarie ed indebolirono l’efficacia politica della
loro attività.
Si aggiunga un’opinione pubblica ostile agli antifascisti: il loro internazio­
nalismo, la loro coscienza di classe, la difesa della violenza che professavano li
distaccavano e li isolavano dalla maggioranza della popolazione. Si « credeva
che fossimo quello che i fascisti ed i consoli dicevano che eravamo: comunisti,
mestatori, gente pericolosa; eravamo invece soltanto poveri immigranti giunti
qui per migliorare le nostre condizioni » 67. Spesso si ammonivano gli antifa­
scisti « nel loro interesse, di astenersi dal provocare ulteriori disordini pubblici
e dal portare in Australia i loro alterchi politici e le loro divisioni intestine » 68.
Non essendo assolutamente coinvolti, né sul piano ideologico, né su quello
storico, nella vicenda antifascista, gli australiani credevano che il luogo dove
gli italiani dovevano risolvere le loro dispute era Roma, e non Sydney o Mel­
bourne.
Infine, importante ostacolo incontrato dall’opposizione al fascismo fu l’as­
senza nei suoi ranghi — con l’eccezione di Schiassi — di una élite istruita, di
65 Archivio del Partito comunista italiano (qui di seguito APC), 673/144, Tasca alla
segreteria del PCI, 1 novembre 1928.
66 APC, 673/168, Togliatti a Tasca, 27 dicembre 1928.
67 Intervista con F. Carmagnola, cit.
68 Italo-Australian, 28 marzo 1925.
L'opposizione al fascismo degli italiani in Australia 1922-1940
119
u n gruppo dirigente intellettuale. In Australia non esistevano i « fuorusciti »
com e in Francia o negli Stati Uniti, in posizione di primo piano in u n ’opposi­
zione articolata e informata; il carattere dell’antifascismo italiano era invece
in Australia spiccio, rozzo e diffamatorio.
Nondimeno, pu r avendo incontrato tu tte queste difficoltà e pur non potendo
ascrivere a suo credito grandi vittorie, innegabile è l’importanza dell’opposizione
italiana al fascismo in Australia.
Sul piano morale seppe dimostrare come il fascismo non fosse riuscito a
piegare ai suoi voleri tu tti gli italiani e che i suoi valori ed i suoi metodi
venivano messi in discussione e respinti anche da gente umile e semplice. Mise
in chiaro che intimidazioni e violenza non riuscivano a smuoverli dalla determ i­
nazione di com battere il fascismo sino alla fine, nelle peggiori condizioni pos­
sibili.
In term ini pratici, le attività e la propaganda antifascista, pur non raggiun­
gendo l’obiettivo di convincere gli australiani che il fascismo era una dottrina
politica e morale che doveva essere messa in stato d ’accusa agli occhi di tu tto
il mondo, riuscirono a contenere la diffusione del fascismo tra gli italiani in
Australia. La popolarità e la determinazione dell’antifascismo in centri come
Ingham, Innisfail, Halifax, Mourylian, Corrimal, Lithgow, Broken H ill, W iloona,
Kalgoorlie impedirono ai fascisti di adottare una dura politica di indottrina­
mento, in quanto sapevano che all’occorrenza la loro violenza avrebbe incon­
trato eguale violenza. Furono così evitati in Australia molti conflitti, che avreb­
bero potuto avere conseguenze tragiche e sanguinose.
G ia nfranco C r e s c ia n i