Leggi articolo - la Clessidra dal 1945

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anniversari - maison
di Fabrizio Rinversi
SWATCH
30 anni
È il 1983 e un orologio svizzero di plastica
chiamato Swatch, accessibile per tutti, rivoluziona come uno tsunami il paludato e impostato universo dell’orologeria. Viene sconvolto il
concetto di orologio come puro strumento per
misurare il tempo. Un vestito ormai troppo
stretto, di fronte all’opportunità offerta ad esso
di divenire un mezzo di comunicazione, un
modo per parlare dal cuore senza l'uso di parole. Un orologio Swatch è sinonimo di gioia,
divertita provocazione, vuol essere equiparabile
ad un sorriso indossato al polso. Ma ripercorriamola questa storia, consapevoli che i suoi
confini si mescolano con la leggenda…
A
lla fine degli anni Settanta, un orologio svizzero era il prodotto di
un’abile manifattura, un pezzo tramandato di generazione in generazione.
Dotato di un meccanismo complicato rigorosamente fatto a mano, era l’espressione di
una cultura in cui i cambiamenti avvenivano, se avvenivano, con estrema lentezza
e soltanto dopo un’attenta riflessione. Poi arrivò la crisi, non del tutto inaspettata ma
Il Delirium del 1979 in
oro, indossabile, dello
spessore di 1,98 mm.
All’epoca, l’orologio
più sottile al mondo.
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tranquillamente ignorata per troppo tempo.
Da un giorno all’altro, il mercato fu invaso
dagli orologi al quarzo provenienti dall’Asia.
Misuravano bene il tempo (molti di essi
erano accurati quanto i migliori modelli
meccanici) ed erano economici. Non era
necessario risparmiare per mesi o anni per
poterseli permettere. E la gente del mondo
li comprava. Persino gli svizzeri compravano orologi economici!
Non occorreva essere particolarmente svegli
per capire cosa stesse accadendo. Nel giro
di pochi anni, il valore delle esportazioni
svizzere di orologi si dimezzò. La quota elvetica di mercato passò da più del 50 al 15
per cento, e la concorrenza asiatica ridusse
il numero di occupati nella produzione orologiera in Svizzera da 90.000 a meno di
25.000 persone: i produttori di orologi Made
in Suisse divennero una specie in via di
estinzione.
Fu allora che entrò in gioco Nicolas G. Hayek, all’epoca a capo della Hayek Engineering, società di consulenza manageriale, incaricato, all’inizio degli anni ’80, da un
gruppo di banche svizzere di supervisio-
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nare la liquidazione di due aziende orologiere in difficoltà, la ASUAG e la SSIH. Ma
facciamo un passo indietro. Negli anni ’60,
si cominciò a dare grande importanza allo
spessore degli orologi, un dettaglio che presto divenne sinonimo di eccellenza. Cominciò una tenzone tra giapponesi e svizzeri
che questi ultimi si aggiudicarono con il
Delirium, un modello la cui cassa aveva
uno spessore massimo di 0,98 mm, fondello
e vetro compresi. Si trattò di un puro esercizio tecnico: tale orologio era praticamente
impossibile da indossare, in quanto tendeva
a piegarsi per le semplici e quotidiane sollecitazioni del polso. Il progetto venne, poi,
ceduto alla Concord che lo rielaborò per
renderlo indossabile senza problemi. Ci troviamo alla fine degli anni ’70 e l’indicazione
che emerse, comunque, fu che un orologio
così sottile doveva essere completamente ripensato. In particolare, la tradizionale suddivisione in tre parti (platina, carrure e fondello) fu abbandonata a favore di una cassa
in un unico pezzo, il cui fondo serviva anche da platina. Ma un orologio sottile e costoso non poteva bastare per contrastare la
concorrenza degli economici orologi al
quarzo. In tal senso, dopo aver vinto
con il Delirium una battaglia, puramente dimostrativa, ma non la guerra,
alcuni dei tecnici della SSIH si ricordarono di alcuni esperimenti condotti da
una Casa del Gruppo, Tissot, che aveva
sperimentato delle allora “sconsiderate”
casse in materiali di sintesi, tipo vetroresina. Ciò dette avvio ad un progetto
ispirato dai metodi di produzione automatizzati tipici dell’industria orientale,
ma rivisto in funzione di un orologio
che doveva rispondere a due principi
fondamentali: bassissimo prezzo d’acquisto, qualità elevata. Quest’ultima, ovviamente, non riferita alle procedure
manifatturiere dell’Alta Orologeria, ma
significativa di buona precisione, praticità d’uso e lunga durata. In poche parole, l’automatizzazione spinta, per motivi di costi, doveva essere accompagnata
dalla rinuncia a fornitori esterni e dalla
drastica riduzione di manutenzione ed
assistenza (rivisitazione sostanziale dei
metodi di sostituzione di pila, cinturino
e altre componenti). In definitiva, dunque, questo progetto implicava la ne-
Il primo Swatch prodotto
nel marzo del 1983.
Prototipi di Swatch.
Siamo nel 1981.
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maison
SWATCH
30 anni
Swatch gigante
“adagiato” sull’edificio
della Commerzbank a
Francoforte. E’ il 1984.
Ricordava Nicolas G.
Hayek a proposito di
quell’iniziativa: “Una
parte importante del
messaggio di Swatch
era provocazione e
gioia della vita. Un
messaggio composito
che sottolineammo
creando un’immagine
Swatch di oltre 100
metri, per collocarla su
uno dei più importanti
e costosi edifici in
Germania: lo slogan
sintetizzava l’alta
qualità di una
realizzazione svizzera e
il suo basso costo,
unitamente alla
provocazione di
averla associata ad un
palazzo costosissimo,
in modo tale da poter
essere ‘acquisita’, vista
e vissuta da moltissime
persone”.
Swatch Kiki
by Kiki Picasso:
primo modello
personalizzato
da un’artista (1985).
cessità di realizzare un orologio al quarzo
quasi perfetto e, contemporaneamente, di
costo estremamente contenuto, come a dire,
la quadratura del cerchio. Facendo tesoro
dei dati emersi con il Delirium, sulla base di
uno specifico ed estremamente ridotto spessore di partenza, doveva essere ideato e costruito un movimento perfettamente funzionante con la metà dei componenti
normalmente necessari e non solo. Per farlo
si rendeva necessario prevedere sistemi produttivi in cui ogni stadio di lavorazione di
ogni componente fosse soggetto automaticamente a esecuzione, montaggio e controllo di qualità, in funzione di un’elevatissima affidabilità: meglio eliminare un
orologio o un componente durante le fasi
realizzative che doverlo rimettere in sesto
post-vendita. Un compito dalle straordinarie
difficoltà, tanto che la ETA, l’azienda del
gruppo incaricata di definirlo, dovette imparare tutto sul trattamento delle materie
plastiche e sulla loro scelta (venne chiesto,
in tal senso, aiuto alla BIC per acquisire le
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competenze necessarie alla microiniezione
dei materiali plastici). Lo schema progettuale divenne pian piano realtà con l’esecuzione dei primi prototipi, tanto che, all’inizio degli anni ’80, il Gruppo SSIH pensò
di venderlo alla Gruen, una storica azienda
americana che sperava in tal modo di battere la concorrenza della Timex, a quel
tempo, produttrice di orologi molto economici e di qualità più che accettabile. E’ in
questa fase, tornando al punto da cui siamo
partiti, che Nicolas G. Hayek effettuò la
mossa geniale. Come abbiamo accennato,
con il ruolo di consulente, si stava occupando della liquidazione della ASUAG e
della SSIH e, nell’analizzare il progetto
Swatch, intuì che aggiungendo ad esso alcuni dettagli si poteva creare un orologio
davvero speciale: quei dettagli si concretizzavano in un marketing avanzato e fantasioso. Il piano si svolse in due fasi: da un
lato, Hayek chiese ad alcuni amici artisti di
utilizzare quell’orologio di plastica nera
(erano così i primi prototipi Swatch) per “di-
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Pop Swatch, 1986.
pingerlo” come fosse una tela (ne parleremo dopo); dall’altro, si rivolse alle banche
per finanziare un progetto sul quale prevedeva di raggiungere il pareggio una volta
venduti i primi due milioni di pezzi. Amava
ricordare Hayek, ricordiamo, scomparso il
28 giugno 2010 a 82 anni, al lavoro nel suo
ufficio di Bienne: “Bloccai la trattativa e
cercai di trovare i soldi per poter avviare la
produzione di quest’orologio di plastica, lo
Swatch. Quando mi presentai alle banche
chiedendo finanziamenti per realizzare un
orologio in due milioni di esemplari, inizialmente, mi hanno quasi riso in faccia”.
Evidentemente ci riuscì, dando avvio alla
fase produttiva e, contestualmente, operò sia
sul tessuto distributivo per comunicare contenuti di qualità inimmaginabili in un orologio così economico, sia sulla trasmissione
di un messaggio dinamico al pubblico, l’immagine di un segnatempo che fosse parte di
un divenire espressivo. Il primo Swatch
venne venduto nel novembre del 1983 (a
marzo videro la luce i primi 12 modelli); nel
gennaio del 1984 la fabbrica ETA di Granges
produsse il milionesimo Swatch; nell’autunno dell’anno successivo si raggiunsero i
dieci milioni di esemplari e, nel 1988, si arrivò a 50 milioni. L’autunno del 1992, ossia
dopo dieci anni dal lancio sul mercato del
brand, la cifra salì a 100 milioni, per raggiungere i 200 milioni nel 1996. Nel frattempo, era il 1985, dopo aver gestito positivamente per quattro anni la loro
riorganizzazione finanziaria ed industriale,
Hayek assunse la maggioranza azionaria di
ASUAG ed SSIH, divenendone CEO nel
1986: a quel punto, ne definì la fusione e
creò la Societé Suisse de Microélectronique
et d’Horlogerie (SMH) che, nel 1998, divenne Swatch Group. Un atto di riconoscenza per un marchio che contribuì enormemente a risollevare le sorti dell’intera
industria orologiera svizzera, incapace di
reagire concretamente all’assalto del Far
East. Numeri da capogiro quelli citati poc’anzi, impensabili soprattutto per l’approccio manifatturiero elvetico all’orologeria, con produzioni annuali medie di
massimo 20/25.000 pezzi, per le Maison
più tradizionali e storiche, fino ad arrivare a punte di 600.000/700.000 esemplari. Sottolineava ancora Hayek: “Il sistema realizzativo messo a punto dai
nostri ingegneri ci portò, all’inizio, a
pianificare un quantitativo di 5 milioni
di orologi all’anno, tanto che venimmo
ritenuti pazzi dagli operatori di mercato. Ebbene, gli ottimi risultati di vendita c’indussero, per l’anno successivo a
prevederne 12 milioni. A divenir pazzi,
a quel punto, furono tutti coloro che si
trovarono schiacciati dal fenomeno
Swatch, e che dovettero rivedere tutte le
strategie”. Nel 2006, Swatch ha festeggiato la produzione del 333milionesimo
orologio, una vera e propria “macchina
da guerra”.
Swatch “designed”
da Keith Haring, 1986.
IL SECOND WATCH OGGI
Sulla strada della fama internazionale,
Swatch si è costruito l’immagine di innovatore a tutto tondo, applicando le
sue idee creative a tutti i settori: dalla ricerca e tecnologia alla progettazione e
produzione, dal marketing alla comunicazione e alla distribuzione. La più
importante tra le grandi idee di Hayek
fu quella del “secondo orologio”, non
un pezzo costoso di curato artigianato,
ma un modo nuovo e accattivante di
esprimere la propria personalità e il
proprio stato d’animo: elegante, emotivo, provocatorio, seducente. E dato
che non costava una fortuna, il secondo
orologio fu presto seguito da un terzo,
un quarto...
I primi orologi Swatch erano esattamente questo: orologi svizzeri di qualità, fatti di plastica. Durante gli anni che
seguirono il lancio, il marchio ha continuato a sfidare i limiti della tecnologia,
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SWATCH
30 anni
Maxi Swatch, 1987.
Swatch ‘Oigol Oro’
disegnato da Mimmo
Paladino, 1988.
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introducendo una gamma
notevolissima di materiali:
dalla plastica all’acciaio e
all’alluminio, fino ai tessuti
sintetici, alla gomma e al silicone. La società continua
a trovare nuovi modi per
adattare materiali e colori a
un numero sempre crescente di forme, e i suoi
fantasiosi designer utilizzano al meglio tutto ciò che
la tecnologia offre. La drastica riduzione del numero
dei componenti nota come
“Revolution 51” (a sottolineare le 51 parti che componevano lo Swatch) ha
consentito di adottare
nuove tecniche di assemblaggio, mentre i diversi tipi
di confezione speciale permettono di consegnare i
prodotti in contenitori originali e accattivanti. I continui sviluppi nel design, nei
materiali e nelle tecnologie
produttive hanno permesso
al marchio di rendere accessibili a una gamma
molto più vasta di clienti persino gli orologi
meccanici. Il fenomeno Swatch può essere
tranquillamente assimilato a quello della
Coca-Cola, di Microsoft, etc…, distinguendosi per la sua capacità di creare tendenza
nel prodotto “emozionale”. Infatti, Hayek
ha voluto intendere Swatch, non solo come
contenitore di qualità e tecnologia accessibile a tutti, ma come modo di comunicare,
un ‘pezzo parlante’ studiato per permettere
a chi lo indossava di mostrare chi era e
come si sentiva. Un concept che, nel tempo,
si è trasformato in vendita al dettaglio creativa: Swatch vanta negozi monomarca, flagship store, shop-in-shop e piccoli negozi in
tutto il mondo. I nuovi punti vendita Swatch
sfruttano ambienti altamente modulari per
creare uno spazio pulito e semplice in cui
gli orologi, i loro colori e i loro design possano essere al centro dell’attenzione e presentarsi da soli. Un’idea di comunicazione
implementata a New York nel prestigioso
megastore di Times Square, e più di recente su 5th Avenue, a Shanghai presso lo
Swatch Art Peace Hotel, a Parigi nel megastore lungo gli Champs-Elysées, a Pechino
su Wang FuJing Street e a Hong Kong nella
Luk Hoi Tong Tower. Queste location hanno
aperto la strada a molti altri punti vendita
prestigiosi, distribuiti in tutti i cinque continenti.
Contenuti artistici
Come abbiamo già accennato, fin dall’inizio,
Swatch ha instaurato un legame con l’arte.
Come la pop art degli anni Sessanta, gli
Swatch si sono ispirati alla cultura popolare,
e loro stessi sono presto diventati una ‘tela’
per artisti famosi: pittori, scultori, musicisti,
registi. Il primo artista a collaborare con
Swatch fu Kiki Picasso nel 1985, poi fu la
volta del pittore americano Keith Haring,
che creò una serie di prototipi a metà degli
anni Ottanta, e quattro Swatch con i suoi disegni, tra i quali Milles Pattes (1986), furono prodotti e lanciati negli Stati Uniti. Da
allora, moltissime furono le collaborazioni
creative. Ricordiamo, tra le più significative,
quelle di Alfred Hofkunst, Jean-Michel Folon, Sam Francis, Mimmo Paladino, Mimmo
Rotella, Nam June Paik, Not Vital, Akira Kurosawa, Spike Lee, Renzo Piano e Moby.
Parte integrante di ciascuna Swatch Art Special Edition è la confezione, spesso divertente e originale quanto gli orologi stessi.
Swatch, comunque, non ha attirato solo ar-
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E’ il 1992.
Nell’edificio della ETA,
a Grenchen,
si festeggia
il 100milionesimo
orologio Swatch
prodotto.
Modello ‘Wake Up’,
disegnato dal regista
Spike Lee, 1997.
chitetti o designers, ma anche coloro la cui
creatività si esprime principalmente sulle
passerelle delle città più cool del mondo, da
Parigi a Milano, da Londra a Tokyo e Shanghai. Stiamo parlando di Swatch Special
realizzati da Agatha Ruiz de la Prada, JeanCharles de Castelbajac, David LaChapelle,
Cassette Playa e Jeremy Scott.
Infine, il rapporto tra Swatch e arte ha assunto una nuova dimensione nell’accordo
con l’Esposizione Internazionale d’Arte —
La Biennale di Venezia, presentato alla
stampa mondiale nel 2011. Swatch sarà ancora il partner principale a sostegno dell’arte
contemporanea nell’edizione 2013 della
Biennale di Venezia.
Il link con lo sport
Lo sport è un’altra componente essenziale
dell’identità Swatch. Fin dall’inizio il marchio ha promosso e sostenuto le discipline
più seguite: sport che spingono giovani uomini e donne a dare il massimo. Swatch
mostra il suo sostegno cronometrando e
sponsorizzando ufficialmente moltissimi progetti ed eventi in tutto il mondo: la Swatch
Skiers Cup ha aggiunto un altro evento a una
lunga lista di avvenimenti sportivi; il surf
femminile ha goduto di una nuova visibilità
grazie allo Swatch Girls Pro France e, per la
prima volta, allo Swatch Girls Pro China; il
World Snowboard Tour, partner di vecchia
data, celebra lo snowboard freestyle in modo
creativo e coinvolgente; Swatch è anche Title Sponsor dello Swatch Freeride World
Tour per il 2012-2014. E, poi, storico è il sostegno al Beach Volley, sport nato sulle
spiagge sabbiose del sud della California e
praticato oggi in campi appositamente costruiti in tutto il mondo; Swatch è stato per
dieci anni Title Sponsor del FIVB Beach Volleyball SWATCH WORLD TOUR e attualmente lo Swatch Proteam vanta tra i suoi
componenti alcuni tra i migliori giocatori di
beach volley al mondo. A proposito dello
Swatch Proteam, esso unisce atleti di spicco
provenienti da una vasta gamma di discipline
avvincenti, emozionanti e creative, come lo
snowboard, il freeski, l’FMX, il surf, il beach
volley e, dal 2013, l’ice cross downhill.
Lo Swatch Club
Per i collezionisti e i fan degli orologi
Swatch, inizialmente lo Swatch Club era un
modo per trovarsi e condividere la passione
comune, oltre che mostrare, scambiarsi e
parlare delle ultime novità Swatch. Oggi il
club è evoluto in una community internazionale, che aiuta a commercializzare gli
Swatch attraverso i social network e coinvolge i propri membri e fan attraverso siti
web su moltissimi mercati e in diverse lingue. Lo Swatch Club è un punto d’incontro
attivo 24 ore al giorno. I membri ricevono la
rivista Voice e possono seguire le ultime novità dello Swatch Club nella community onMarche di orologi in Italia 2013 l 25
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maison
SWATCH
30 anni
line. Ogni anno Swatch offre un
nuovo orologio ai suoi membri,
spesso appositamente disegnato
per loro da un artista di fama.
La più grande
affissione ‘culturale”
mai realizzata,
sulla facciata
del Centre Pompidou
a Parigi. E’ il 1998.
Il modello Swatch Est.
1983, realizzato
per celebrare
il trentennale
del marchio,
con cassa e cinturino
in plastica trasparente
e quadrante
scheletrato: stampati
color oro sulla fascia
periferica argentata
del quadrante,
compaiono gli anni
dal 1983 al 2013.
Costo, 60 €.
Manifesto
dell’artista italiano
Lorenzo Petrantoni
in cui si ricordano
i più importanti
avvenimenti del 1983:
oltre al primo Swatch,
ad esempio, è citato
l’album “Thriller”
di Michael Jackson
che vendette
cinquanta milioni
di copie, e lo Space
Shuttle Challenger
in orbita
per la prima volta.
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L’evoluzione del prodotto
Nei 30 anni trascorsi da quando i
primi Swatch Gent colsero il
mondo di sorpresa, si sono susseguiti moltissimi prodotti innovativi: dai primi Original allo Skin
e alla grande varietà di Swatch
Irony, tra cui il Chrono Automatic.
Il materiale distintivo di Swatch, la
plastica, è tornato in grande stile
(Chrono Plastic) con ogni genere
di nuovi colori, forme e dimensioni alla moda. La collezione Colour Code presenta una varietà
praticamente infinita di cromie, e
la New Gent Collection ha combinato il tradizionale gusto del
marchio per la plastica colorata
con una grande cassa su cui i designer hanno potuto esercitare la
loro creatività. Il New Gent Lacquered dona un nuovo aspetto
alla trasparenza di Swatch, con
quadranti tagliati che rivelano i
componenti di diversi colori,
scelti a caso da una vasta gamma
e assemblati in combinazioni che
rendono unico ciascun orologio.
Un’altra espressione recente dello
spirito innovativo del marchio è
stata Swatch Touch, una nuova
colorata linea di orologi di tendenza con grossi quadranti LCD e
un’area touch-sensitive al posto
dei pulsanti: un modo per portare
la moda della strada al polso, dimostrando la propria sintonia con
i ritmi urbani, i suoni elettrici e
l’attività sportiva.
IL MODELLO
DEL TRENTENNALE
Era inevitabile che Swatch non
festeggiasse questo importantissimo traguardo con uno specifico
modello. E dopo centinaia di milioni di esemplari prodotti ha voluto crearne uno che li riassumesse tutti. Lo Swatch Est. 1983
(in vendita da marzo 2013, costo
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di 60 €), nell’ambito della collezione New
Gent, presenta cassa e cinturino in plastica
trasparente e quadrante scheletrato: le componenti metalliche del movimento al quarzo
sono messe in risalto dal colore dorato e su
uno degli ingranaggi appare due volte la parola “CELEBRATE” in nero; stampati in color
oro sulla fascia periferica argentata del quadrante, compaiono, infine, gli anni dal 1983
al 2013, ad evocare il ricordo di esemplari rimasti nell’immaginario collettivo: POP,
Scuba 200, Irony, Gent colorato, Skin,
Touch, per non parlare delle creazioni proposte da artisti, atleti, stilisti e — come dimenticarlo? — del primo Swatch che
ognuno di noi ha comperato.
In tal senso, l’artista italiano Lorenzo Petrantoni ha fatto un balzo nel tempo con la
fantasia fino al 1983, richiamando nel suo
manifesto, un mondo ricco di eventi sorprendenti, quali, ad esempio:
• Swatch lancia l’orologio impossibile: plastica, 51 parti, meno di 50 franchi svizzeri;
• Il gruppo rock Kiss si esibisce per la prima
volta senza trucco;
• Thriller di Michael Jackson vende cinquanta milioni di copie;
• Lo Space Shuttle Challenger va in orbita
per la prima volta;
• Guerre stellari: il ritorno dello Jedi sbanca
i botteghini di tutto il mondo;
• Il ritorno della Svizzera: Swatch produce
1 milione di orologi in un anno.
In trent’anni, Swatch ha ideato e prodotto
oltre 5.000 modelli diversi e ciascuno di
essi, come lo Swatch Est. 1983, ha una storia da raccontare. Nicolas G. Hayek non
potrà festeggiare la sua creatura più cara,
quella che lo ha imposto agli occhi del
mondo per le sue straordinarie capacità e
intuizioni. In queste pagine avrei voluto
pubblicare una delle tante foto, tutte uniche, perché di un personaggio unico si
tratta, in cui con la classica cravatta tutta
colorata e con nodo allentato e la camicia
con le maniche rimboccate, indossava
quattro o cinque Swatch per polso. Poi,
però, ho pensato che a lui avrebbe fatto
piacere ripercorrere la storia di Swatch attraverso i prodotti e le particolarissime
mega-affissioni che hanno reso questo marchio un fenomeno di massa inimitabile.
Grazie Mr. Hayek per i milioni di piccoli
grandi sogni con le lancette che ha voluto
regalarci e per quelli che ci regalerà nei
prossimi trent’anni…
Modelli Swatch della
collezione SpringSummer 2013. Dagli
Originals agli Skin,
Swatch propone
versioni spensierate,
grintose e accattivanti.
Acciaio, l’alluminio, il
silicone, il cuoio e una
vasta gamma di tessuti
vengono combinati
per ravvivare la nuova
collezione: particolari i
modelli con cinturini in
denim nei colori più
trendy.
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