- Salesiani cooperatori
Transcript
- Salesiani cooperatori
Associazione Salesiani Cooperatori Provincia ICP La spiritualità mariana in don Bosco 16 to l'abito chiericale, ed entro 24 ore deve trovarsi in Seminario a Chieri. Mentre prepara il piccolo baule, sua madre lo avvicina, e dopo un po' di esitazione «mi fece questo memorando discorso [è lo stesso don Bosco a raccontarlo nelle sue Memorie dell'Oratorio]: “Giovanni mio, tu hai vestito l'abito sacerdotale; io ne provo tutta la consolazione che una madre può provare per la fortuna di suo figlio. Ma ricordati che non è l'abito che onora il tuo stato, è la pratica della virtù. Se mai tu venissi a dubitare di tua vocazione, ah per carità! Non disonorare questo abito. Deponilo tosto. Amo meglio di avere un povero contadino, che un figlio prete trascurato nei suoi doveri. Quando sei venuto al mondo, ti ho consacrato alla Beata Vergine; quando hai incominciato i tuoi studi, ti ho raccomandato la devozione a que- Volgiamo la nostra attenzione ad un particolare aspetto della spiritualità di don Bosco, tramandata poi alla sua Famiglia: il ruolo e il significato della presenza di Maria nella sua vita e su come lui ne ha preso coscienza nel volgere degli anni fino alla scelta e alla diffusione del titolo di «Ausiliatrice», che diventerà e sarà conosciuta in tutto il mondo come «la Madonna di don Bosco». Il santuario a Valdocco è il culmine della sua devozione a Maria Ausiliatrice, il monumento di pietra che rivela il posto che Maria ha occupato nella sua vita, così come l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice è stato da lui pensato come il monumento vivo della sua riconoscenza a Maria. «In principio era la madre...» Nella vita di Don Bosco c'è una particolare presenza, che inciderà sulla sua formazione religiosa: sua madre, mamma Margherita. È lei la prima a suscitare in suo figlio la devozione fiduciosa a Maria. 29 ottobre 1835. Giovanni Bosco ha 20 anni. Da 4 giorni ha vesti- 2 La spiritualità mariana nel Progetto di Vita Apostolica salvezza dei giovani Cap. IV, Art. 20,3-4). Per contribuire alla salvezza della gioventù, “porzione la più delicata e la più preziosa dell'umana società”, lo Spirito Santo, con l'intervento materno di Maria, suscitò San Giovanni Bosco, il quale fondò la Società di San Francesco di Sales (1859), insieme con Santa Maria Domenica Mazzarello l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1872), ed estese l'energia apostolica del carisma salesiano con la costituzione ufficiale della “Pia Unione dei cooperatori salesiani”, quale terzo ramo della Famiglia (1876), unito alla Società di San Francesco di Sales denominata anche Società Salesiana di San Giovanni Bosco o Congregazione Salesiana. (Statuto, Cap. I, Art. 1,1). Questa carità [apostolica] è, per i Salesiani Cooperatori, un dono di Dio, che li unisce a Lui e ai giovani. Ed è ispirata alla sollecitudine materna di Maria, che li aiuta nella loro testimonianza quotidiana (Statuto, Cap. IV, Art. 21,2). (Statuto, I Salesiani Cooperatori, come Don Bosco, nutrono un amore filiale per Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa e dell’umanità. Ella ha cooperato alla missione salvifica del Salvatore e continua a farlo anche oggi, come Madre e Ausiliatrice del Popolo di Dio. È guida speciale della Famiglia salesiana. Don Bosco ha affidato a Lei i Salesiani Cooperatori, perché ne ricevano protezione e ispirazione nella missione (Statuto, Cap. IV, Art. 26,1). [Il Salesiano Cooperatore] scopre nella Vergine Immacolata e Ausiliatrice l’aspetto più profondo della sua vocazione: essere vero “Cooperatore di Dio” nella realizzazione del suo disegno di salvezza. Si rivolge a Maria Ausiliatrice e Madre del Buon Pastore, e Le chiede la forza necessario per impegnarsi concretamente nella «…Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa, mi assista e mi guidi. Amen» (dalla Promessa). 15 la vocazione salesiana. Non é difficile dimostrarlo, per quanto si riferisce alla sua origine, in Don Bosco: dal sogno dei 9 anni ai Becchi fino a quello di Barcellona nel 1886, dal catechismo iniziato con Bartolomeo Garelli al modo con cui ottenne l'approvazione delle Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales, dalla convinzione di Don Bosco espressa in molteplici affermazioni ai fatti prodigiosi da lui realizzati. Ma le origini non sono che la primizia della sua totale realtà. Il nostro Fondatore ci assicura che la vocazione salesiana è inspiegabile, tanto nella sua nascita come nel suo sviluppo e sempre, senza il concorso materno e ininterrotto di Maria. Si é lasciato persin sfuggire questa esclamazione: «Maria ci vuole troppo bene!» (MB XVIII, 273). Possiamo concludere dicendo che, così come nella vita di Don Bosco la devozione all'Ausiliatrice è il punto terminale di un itinerario di crescita e il punto di partenza di tutto il suo vasto progetto apostolico, allo stesso modo nella spiritua- lità salesiana essa è la sintesi delle sue varie componenti e la fonte del suo dinamismo e della sua fecondità. Sulla scia di questa certezza, don Bosco ci dice e ci ripete con forza: «Maria é la nostra guida, la nostra maestra, la nostra Madre» (MB VII, 676). E anche sulla devozione a Maria possiamo senza timore mettere sulla bocca di don Bosco le parole di San Paolo che così ci esorta: «Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!» (Fil 4, 9). Per don Bosco la devozione a Maria non é qualcosa di superficiale, di facile sentimentalismo. Non é soltanto un quadro appeso alle pareti, o una statua venerata: Maria é una persona viva, oggi, che dà una mano ai suoi figli che vivono e soffrono attivamente gli ideali di amore, di giustizia, di pace, di solidarietà, di fedeltà, di dono, di santità. La devozione verso la Vergine Maria fu viva fino agli ultimi giorni della sua vita, quando Don Bosco ripeteva: «Salvate le anime, salvate le anime! Adesso tocca a voi; io non posso più far niente. Oh, quante anime salverà Maria Ausiliatrice per mezzo dei Salesiani» (Giovanni Cagliero). 14 sta nostra Madre: ora ti raccomando di esserle tutto suo: ama i compagni devoti di Maria; e se diverrai sacerdote, raccomanda e propaga sempre la devozione a Maria”. Nel terminare queste parole – prosegue Don Bosco – mia madre era commossa; io piangevo. “Madre – le risposi –, vi ringrazio di tutto quello, che avete detto e fatto per me; queste vostre parole non saranno dette invano e ne farò tesoro in tutta la mia vita"» (MO p. 80). senza cui ogni sapienza diviene stoltezza”. “Ma chi siete voi, che parlate in questo modo?”. “Io sono il figlio di colei che tua madre ti ammaestrò di salutare tre volte a giorno”. “Mia madre dice di non associarmi con quelli che non conosco, senza suo permesso; perciò ditemi il vostro nome”. “II mio nome domandalo a Mia Madre”. In quel momento vidi accanto di lui una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto che risplendeva da tutte le parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi ognor più confuso nelle mie domande e risposte, mi accennò di avvicinarmi a Lei, che presomi con bontà per mano, “guarda” mi disse. Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti fuggiti, II «sogno» dei 9 anni Un particolare rilievo ebbe in Don Bosco il sogno dei nove anni, un avvenimento che segnerà profondamente la sua vita, e che ci dà la misura esatta di quanto Maria sia presente, fin dall'inizio, nella sua vita: «In quel momento apparve un uomo venerando in virile età nobilmente vestito... Quasi senza sapere che mi dicessi, “Chi siete voi – soggiunsi – che mi comandate cosa impossibile?”. “Appunto perché tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili coll'ubbidienza e coll'acquisto della scienza”. “Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?”. “Io ti darò la maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e 3 ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, orsi e di parecchi altri animali. “Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto, e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i figli miei”. Volsi allora lo sguardo ed ecco invece di animali feroci apparvero altrettanti mansueti agnelli, che tutti saltellando correvano attorno belando come per far festa a quell'uomo e a quella signora. A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai quello a voler parlare in modo da capire, perciocchè io non sapeva quale cosa si volesse significare. Allora Ella mi pose la mano sul capo dicendomi: “A suo tempo tutto comprenderai”» (MO pp. 36-39). Non è Giovannino a scegliere Maria, ma è proprio Maria che si presenta con l'iniziativa della scelta: Essa, su richiesta del suo Figlio, sarà l'Ispiratrice e la Maestra della sua vocazione. come descritto nelle sue Memorie dell'Oratorio ha l'incontro con il primo ragazzo che apre la sua attenzione ai giovani poveri (cf. MO pp. 105-107). Dopo il segno di croce aveva recitato l'Ave Maria. «Tutte le benedizioni piovuteci dal cielo sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e retta intenzione insieme col giovanetto Bartolomeo Garelli là nella chiesa di San Francesco d'Assisi» (MB XVII, 510 e Bollettino Salesiano del dicembre 1941, p. 241-2). Per questi motivi i Salesiani datano l'origine della Società l'8 dicembre 1841. La presenza di Maria nella sua vita di prete dei giovani sarà sempre costante e costante sarà il suo insegnamento: «Confidate ogni cosa in Gesù Cristo Sacramentato e in Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli» (MB XI, 395). Pensiamo ai tanti sogni dove Maria è quasi sempre personaggio fisso. Come ad esempio quello del 1844, nel quale Don Bosco vede chiaramente il sorgere di una grande opera in Valdocco: Don Bosco è prete 8 dicembre 1841, festa dell'Immacolata Concezione: Don Bosco, prete da pochi mesi, nella chiesa di San Francesco d'Assisi, annessa al Convitto Ecclesiastico, 4 zione e all'educazione cristiana delle fanciulle – come aveva fatto con i giovani – e di raccogliere le operaie nei giorni di festa in oneste ricreazioni per ammaestrarle nelle cose più necessarie alla religione. Ricordo che io stesso una volta, verso l'imbrunire di una sera d'autunno, ero andato a prendere Don Bosco in una casa vicina alla chiesa della Gran Madre di Dio. “Adesso – mi diceva – bisogna pensare alle figlie”. “In che maniera?”. “Con lo stabilire una Pia Congregazione che faccia per le ragazze quello che i salesiani fanno per i giovanetti”. “E questo lo farà presto?”. “Dipenderà dalle disposizioni della Provvidenza”. “Mio caro Don Bosco, non si riposa mai dal mettere mano a cose nuove?”. “II Signore lo sa che non cerco che la sua gloria, e mi aiuterà; se poi vedesse che ci entrasse un po' di umanità, Egli saprà distruggerla”». Nel maggio 1871 don Bosco raduna i membri del Consiglio della Congregazione Salesiana e chiede loro un parere sulla fondazione di un Istituto femminile, cosa richiestagli da più parti. Dà un mese di tempo per la riflessione, al termine del quale chiede il parere uno per uno. All'unanimità il Consiglio si espresse favorevol- mente: «Ebbene – concluse don Bosco – ora possiamo tenere come cosa certa essere volontà di Dio che ci occupiamo anche delle fanciulle. E, per venire a qualche cosa di concreto, propongo che sia destinata a quest'opera la casa che don Pestarino sta ultimando in Mornese» (Cronistoria 1, 243). Il 5 agosto 1872, nella cappella della casa di Mornese le prime undici Figlie di Maria Ausiliatrice, prima fra tutte Maria Domenica Mazzarello, fanno la loro professione, certe sulla parola di Don Bosco: «Voi ora appartenete a una Famiglia religiosa che è tutta della Madonna... Abbiate come gloria il vostro bel titolo di Figlie di Maria Ausiliatrice, e pensate spesso che il vostro Istituto dovrà essere il monumento vivo della gratitudine di Don Bosco alla Gran Madre di Dio, invocata sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani» (Cronistoria 1, 305-306; cf. 302-305; cf. anche MB X, 616618). L'Ausiliatrice e il carisma salesiano C’è una stretta correlazione tra la devozione all'Ausiliatrice e 13 ta centesimi, come ci diceva molte volte, andò avanti senza fermarsi, finché poté farlo consacrare il 9 giugno 1868 con otto giorni di festa e con l'intervento di molti vescovi e di folla innumerevole giunta da ogni parte. Era solito dire che ogni pietra, ogni mattone di quel santuario segnava qualche grazia particolare della Madonna. Infatti vi spese circa un milione [occorre moltiplicare per cinque per avere approssimativamente la somma in euro, oggi]; e la sua “tesoriera celeste”, come egli la chiamava, non venne mai meno». Don Bosco commissiona il quadro al Lorenzone con una visione grandiosa: Maria è Madre, è Maestra, ma è anche Regina, maestosa e potente, che può ottenere tutto da Gesù, perché è suo figlio: può strappare le grazie più difficili, i veri miracoli, come è avvenuto a Cana. Il quadro ce la presenta così, potente e maestosa, Regina e aiuto del mondo intero, guida sicura nella lotta del bene contro il male. Don Bosco lo avrebbe voluto ancora più grande, con più personaggi, per affermare questa sua profonda convinzione, tanto che il pittore Lorenzone in risposta alla descrizione che don Bosco faceva, gli chiese se voleva collocarlo in Piazza Castello! (cf. MB VIII, 45). Don Bosco sente che il titolo prescelto per la nuova chiesa è il più adatto ad esprimere la sua riconoscenza alla Vergine per i tanti «aiuti» ricevuti e, insieme, per invocarne la protezione sulla nascente Congregazione. Valdocco diventerà allora un'autentica «fucina» di devozione mariana. Dopo la costruzione del santuario votivo all'Ausiliatrice, Don Bosco erige un anno dopo, nella Basilica, l'Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice (18 aprile 1869), per irradiare nel mondo la devozione alla Vergine invocata sotto questo titolo. Oggi tale intuizione di don Bosco è realizzata dall'ADMA, Associazione di Maria Ausiliatrice. (Sito internet dell’ADMA: www.donbosco-torino.it/ita/ adma). La fondazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice Mentre l'opera salesiana si espande, Don Bosco è sollecitato ad occuparsi anche dell’educazione delle ragazze. Così scrive don Francesia: «Don Bosco [intorno al 1870] sentiva il bisogno di provvedere all'istru12 «Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani e uccelli. Tutti insieme facevano rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolìo da incutere spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fece cenno di seguire e accompagnare quel gregge strano, mentre ella procedeva». Il cammino, nel sogno, continua. A mano a mano che Don Bosco procede, tra una fermata e l’altra, guidato e incoraggiato da quella Signora, gli animali diventano agnelli, e molti di questi si trasformano in pastorelli. Il cammino termina in un prato, dove compare una stupenda e alta chiesa: quella che sarà la basilica di Maria Ausiliatrice (MO, p. 134-136). Pensiamo alle affermazioni di una presenza accompagnatrice di Maria per ogni giovane che entra nelle case salesiane; alle tante preghiere e agli interventi nelle «buone notti» che richiamano la sua protezione e aiuto; alla statua di Maria Ausiliatrice come «parafulmine» a Valdocco (cf. MB VI, 946. 1069); alle lacrime versate all'altare di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore a Roma, ripensando alle paro- le: «A suo tempo tutto comprenderai» dettegli dalla Madonna nel sogno dei 9 anni (cf. MB XVIII, 340-341). È il motivo conduttore di tutta la sua vita, fino alle ultime sue parole pronunciate sul letto di morte: «Accorrete, accorrete presto a salvare quei giovani!... Maria Santissima, aiutateli... Madre, Madre!» (MB XVIII, 531); «Ho sempre avuto tutta la fiducia in Maria Ausiliatrice» (MB XVIII, 533); «Oh Madre... Madre... apritemi le porte del Paradiso» (MB XVIII, 537). L'inizio dell'Oratorio a Valdocco Con il mese di marzo i fratelli Filippi hanno dato l'ultimatum a don Bosco e quello è l'ultimo giorno in cui i giovani possono giocare nel loro prato. Nelle Memorie, dove don Bosco parla del suo sconforto, della sua preghiera, dell'incontro con Pancrazio Soave, del contratto di affitto a casa Pinardi... così conclude: «Non cercai di più. Corsi tosto dei miei giovani; li raccolsi intorno a me e ad alta voce mi posi a 5 gridare: “Coraggio, figli miei, abbiamo un Oratorio piú stabile del passato; avremo chiesa, sacrestia, camere per le scuole, sito per la ricreazione. Domenica andremo nel novello Oratorio che è colà in casa Pinardi”; e loro additava il luogo. Quelle parole furono accolte col più vivo entusiasmo. Chi faceva corse o salti di gioia; chi stava come immobile; chi gridava con voci e sarei per dire con urli e strilli. Ma commossi come chi prova un gran piacere e non sa come esprimerlo, trasportati da profonda gratitudine e per ringraziare la S.Vergine che aveva accolte ed esaudite le nostre preghiere, che in quel mattino avevamo fatto alla Madonna di Campagna, ci siamo inginocchiati per l'ultima volta in quel prato e abbiamo recitato il SS.Rosario dopo cui ognuno si ritirò a casa sua... La domenica seguente, solennità di Pasqua nel giorno 12 di aprile, si trasportarono colà tutti gli attrezzi di chiesa e di ricreazione, e andammo a prendere possesso della nuova località» (MO pp. 136-137). Per don Bosco Maria è la Madre di tutti i giorni, la madre feriale presente dal mattino alla sera e nella notte, colei che nel sogno, ricorda ancora don Bosco, «scorgendomi confuso, mi fece cenno di avvicinarmi, mi prese con bontà per mano»; per lui è la madre che è accanto a lui mentre lavora, mentre studia, mentre prega. È la madre che pensa a lui e gli sta accanto nelle fatiche, nelle pene e nelle gioie di tutti i giorni. E così ne parlerà ai suoi ragazzi. Per educare i suoi ragazzi alla devozione mariana, così scrisse nel Giovane provveduto: «Un sostegno grande per voi, miei cari figli, è la devozione a Maria SS. (...) Ella vi assicura che se sarete suoi devoti, oltre a colmarvi di benedizioni in questo mondo, avrete il Paradiso nell'altra vita. (...). Siate dunque intimamente persuasi che tutte le grazie che voi chiederete a questa buona Madre, vi saranno concesse purché non imploriate cosa che torni a vostro danno». Tanto forte era in Don Bosco il desiderio di educare i ragazzi ad amare e pregare la Madonna che un giorno pronunciò una frase che solo i santi sanno pronunciare: «Se potessi mettere in voi un 6 Congregazione, e il centro dal quale emaneranno tutte le altre opere a favore della gioventù". Mi disse: "Hai indovinato. Maria SS. fu la fondatrice, e sarà la sostenitrice delle nostre opere"». Era il 1862. Giovanni Cagliero aveva 24 anni, Paolo Albera 17. Furono questi due giovanissimi le prime persone a cui Don Bosco confidò il progetto. Don Bosco, senza alcuna base economica, ma convinto che «è la Madonna che vuole la Chiesa; essa penserà a pagare» (MB VII, 372), all'inizio del 1863 dà il via al progetto. Nel suo stile, si fida dell'aiuto di Dio e di Maria. Ma si dà anche da fare spedendo circolari in varie parti d'Italia. I lavori sono affidati all'impresario Carlo Buzzetti, oratoriano della prima ora. Sul finire dell'aprile Buzzetti invita Don Bosco a collocare la prima pietra delle fondamenta. Al termine della funzione egli si rivolge all'impresario e gli dice: «“Ti voglio dare subito un acconto per i grandi lavori. Non so se sarà molto, ma sarà tutto quello che ho”. Così dicendo tirò fuori il borsellino, l'aprì e lo versò capovolgendolo nelle mani del capomastro, che credeva di averle a riempire di marenghi. Quale fu invece la sua meraviglia e quella di tutti coloro che lo avevano ac- compagnato quando non si trovarono che otto poveri soldi. E don Bosco sorridendo soggiunse: “Sta' tranquillo; la Madonna penserà a provvedere il denaro conveniente per la sua Chiesa. Io non ne sarò che lo strumento, il cassiere”. E volgendosi a quelli che gli erano intorno, concluse: “Vedrete!”» (MB VII, 652). Il 27 aprile 1865 fu celebrata con grande solennità la posa della pietra angolare. Varie difficoltà di tipo sociale, economico, politico sembrano ritardare e mettere in difficoltà la conclusione dei lavori. Finalmente il 9 giugno 1868 vi fu la consacrazione della Chiesa (Mons. Riccardi). Michele Rua, che fu il primo successore di Don Bosco, proprio riguardo a questo progetto ricordava: «Nel 1863 Don Bosco intraprese la costruzione del grande santuario dedicato a Maria SS. sotto il titolo di "Ausiliatrice dei cristiani". Tanta era la sua fede nella bontà e nella potenza di Maria, che sebbene l'abbia cominciato con un fondo di quaran11 grande, che sia magnifica. Le daremo il titolo: Chiesa di Maria SS. Ausiliatrice. Io non ho un soldo, non so dove prenderò il denaro, ma ció non importa. Se Dio la vuole si farà”» (MB VII, 333334). gloriosi martiri di Torino Avventore e Ottavio soffrirono il loro martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal loro sangue, io voglio che Dio sia onorato in modo specialissimo”. Così dicendo, avanza un piede posandolo sul luogo dove avvenne il martirio e me lo indicò con precisione... e vidi poi una grandissima chiesa precisamente nel luogo dove mi aveva fatto vedere... con molti edifici tutto all'intorno e con un bel monumento in mezzo» (MB II, 299). Al processo di beatificazione e canonizzazione di Don Bosco, il cardinal Giovanni Cagliero testimoniò: «Don Bosco nel 1862 circa mi disse che pensava alla costruzione di una chiesa grandiosa e degna della Vergine SS. "Sinora abbiamo celebrato con solennità la festa dell'Immacolata – disse Don Bosco –, e in questo giorno sono cominciate le prime nostre opere degli Oratori festivi. Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. I tempi stanno diventando così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana. E sai tu un altro perché?" – chiese al Cagliero –. Risposi: "Credo che sarà la chiesa madre della nostra Nel 1844, agli inizi delle riunioni dei giovani, Don Bosco parla di un sogno, che completava quello dei nove anni. Una Signora lo accompagna attraverso le varie fasi dello sviluppo della sua opera, fino a un «campo»: «“Guarda un'altra volta”, mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda e alta chiesa. Un'orchestra, una musica strumentale e vocale mi invitavano a cantar messa. Nell'interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: «Hic domus mea, inde gloria mea» (MO p. 130). Il sogno si ripete l'anno successivo. Don Bosco vede prima la cappella Pinardi, poi la chiesa di San Francesco di Sales e poi continua: «Poi, conducendomi ancora un po' d'accanto, in un tratto di terreno coltivato, quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, mi soggiunse: “In questo luogo dove i 10 po’ del grande amore a Maria e a Gesù Sacramentato, quanto sarei fortunato! Vedete, dirò uno sproposito, ma non importa niente: per ottenere questo sarei disposto a strisciare con la lingua per terra di qui fino a Superga. È uno sproposito, ma io sarei disposto a farlo. La mia lingua andrebbe a pezzi; ma non importa niente: io allora avrei tanti giovani santi» (MB VII, 680). Un coadiutore salesiano, Giuseppe Rossi, ripensando a quand’era ragazzo, ricordava come Don Bosco «cercava in tutti i modi di suscitare la devozione a Maria in noi e in tutti. Dopo le preghiere del mattino e della sera, volle che tutti recitassero questa breve orazione: "Cara Madre Vergine Maria, fa' che io salvi l'anima mia". La ripetevamo tre volte alternandola con tre Ave Maria». E quando don Bosco, spossato dalle fatiche e dalla malattia, sta per morire, saranno proprio i suoi ragazzi, muratorini, garzoni, spazzacamini che si daranno il turno di notte nel santuario della Consolata, per chiedere proprio a lei, alla loro mamma di tutti i giorni, la guarigione di quel prete che li ama: «In appresso ho saputo quello che aveva fatto fare l'affezione de' miei giovani. Spontaneamente pregavano, di- giunavano, ascoltavano messe, facevano comunioni. Si alternavano passando la notte in preghiera e la giornata avanti l'immagine di Maria Consolatrice. Al mattino si accendevano lumi speciali. E fino a tarda sera erano sempre in numero notabile a pregare e scongiurare l'augusta Madre di Dio a voler conservare il povero loro D. Bosco. Parecchi fecero voto di recitare il Rosario intero per un mese, altri per un anno, alcuni per tutta la vita» (MO p. 150). Don Bosco affermerà da quel momento: «Ho promesso a Dio che fin l'ultimo mio respiro sarà per i miei poveri giovani» (MB XVIII, 258). E anche questa promessa sarà mantenuta. «Non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioventù» afferma il suo successore don Rua (cf. Lettera circolare 1, 24/08/1894). II titolo «Ausiliatrice» mariano di Don Bosco era devoto della Consolata, la Madonna dei torinesi; egli è devoto della Vergine sotto il titolo di «Consolatrice degli afflitti»: la Consolata con il suo santuario è un punto di riferi7 mento per lui. La prima statua di Maria che Don Bosco comprerà nel 1847, per metterla nella cappella Pinardi, è la statua della Consolata. Gli costò 27 lire (cf. MB III, 277). La statua, unico ricordo della prima cappella, è conservata oggi nelle Camerette: e intanto col moto religioso che condusse la Chiesa alla definizione dell'Immacolata, si venne orientando verso questa, la quale divenne per lungo tempo, e per certi aspetti, la sua Madonna. E questa additò a Domenico Savio fin da principio. Così, nei primi venti anni del suo ministero sacerdotale, Don Bosco espresse questa sua devozione mariana privilegiando la singolare grazia di Maria di essere l'Immacolata. Ricordiamo l'importanza che aveva nel suo impegno educativo la «Compagnia dell'Immacolata» (8 giugno 1856, cf. MB V, 479), che fu a Valdocco la scuola di preparazione del primo suo ragazzo santo, Domenico Savio, e dei primi membri della futura Società di S. Francesco di Sales. Parallelamente, a Mornese l'«Unione delle Figlie dell'Immacolata» servì a preparare le prime socie del futuro Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La vocazione apostolica di Don Bosco lo porta a scoprire e a sottolineare ciò che fin dal sogno dei 9 anni era come l'immagine originale della sua «Maestra»: la sua funzione di maternità spirituale. Così, nella pratica, si percepisce facilmente in Don Bosco la chiara tendenza ad assegnare un ruolo di aiuto e di protezione all'Immacolata nell'opera educatrice. Il titolo di Maria Ausiliatrice era stato riportato in primo piano da Pio VII nel 1815. Egli, tornato dalla prigionia napoleonica, aveva voluto ringraziare Maria Aiuto della Chiesa e dei cristiani, istituendo la festa del 24 maggio. Prima del 1862, tale titolo non appare ancora. L'indole propria della vocazione di Don Bosco lo porta sempre più chiaramente a considerare l'Immacolata come la protettrice che vince il serpente maligno e gli schiaccia la testa. È con gli anni 60, nella piena maturità di Don Bosco, e pro8 priamente dal 1862, che vediamo emergere in lui la scelta mariana dell'Ausiliatrice. E questa rimarrà la sua scelta mariana definitiva. Nell'Ausiliatrice Don Bosco riconosce finalmente delineato il volto della Signora che ha dato inizio alla sua vocazione e ne è stata e ne sarà sempre l'Ispiratrice e la Maestra. Nel sogno di Don Bosco, quello delle due colonne fatto nel 1862, raffigurato nel quadro nella Basilica di Maria Ausiliatrice, la nave della Chiesa, guidata dal Papa, viaggia sicura tra l'impeto dei flutti e i proiettili scagliati da numerosissime navi nemiche e trova finalmente rifugio presso due colonne, dove viene gettata l'ancora: la prima colonna è sormontata dall'Eucaristia, la seconda da una statua dell'Immacolata che porta la scritta «Auxilium Christianorum» (cf. MB VII, 169171). Nel proporre il soggetto del quadro al pittore Lorenzone, Don Bosco rivela cosa pensa dell'Ausiliatrice: per lui la vita è una grande battaglia, una grande avventura, una grande impresa per la costruzione di un mondo nuovo. Maria diventa per Don Bosco «Ausiliatrice», è aiuto dei cristiani nella grande battaglia della fede e della costruzione del Regno di Dio. È Ausiliatrice perché coinvolta in pieno in questa storia di salvezza. È stata lei la prima creatura che ha avuto la chiamata a collaborare con Cristo, è stata lei che nella sua vita ha sperimentato tutta la ricchezza e la fatica del vivere umano. La costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice L'idea della costruzione di una grande chiesa in onore di Maria Ausiliatrice, capace di contenere i giovani ospitati a Valdocco, venne a don Bosco una sera del dicembre 1862, come testimonia don Paolo Albera: «Un sabato del mese di dicembre, forse il giorno 6, don Bosco, avendo finito di confessare i giovani verso le 11 di sera, scese a cena nel refettorio vicino alla cucina. Don Bosco era soprapensiero. II chierico Albera era solo con lui, quando Don Bosco gli disse: “Io ho confessato tanto, e per verità non so cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupava un'idea, che distraendomi mi traeva irresistibilmente fuori di me. Io pensavo: La nostra chiesa è troppo piccola: non contiene tutti i giovani oppure vi stanno addossati l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, più 9