- Salesiani cooperatori

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Associazione Salesiani Cooperatori
Provincia ICP
La spiritualità
mariana
in don Bosco
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to l'abito chiericale, ed entro 24
ore deve trovarsi in Seminario a
Chieri. Mentre prepara il piccolo
baule, sua madre lo avvicina, e
dopo un po' di esitazione «mi
fece questo memorando discorso
[è lo stesso don Bosco a raccontarlo nelle sue Memorie dell'Oratorio]: “Giovanni mio, tu hai vestito l'abito sacerdotale; io ne
provo tutta la consolazione che
una madre può provare per la
fortuna di suo figlio. Ma ricordati
che non è l'abito che onora il tuo
stato, è la pratica della virtù. Se
mai tu venissi a dubitare di tua
vocazione, ah per carità! Non
disonorare questo abito. Deponilo tosto. Amo meglio di avere un
povero contadino,
che un figlio
prete trascurato nei suoi
doveri. Quando sei venuto
al mondo, ti
ho consacrato
alla Beata Vergine;
quando
hai incominciato
i tuoi studi, ti
ho raccomandato la devozione a que-
Volgiamo la nostra attenzione ad
un particolare aspetto della spiritualità di don Bosco, tramandata
poi alla sua Famiglia: il ruolo e il
significato della presenza di Maria nella sua vita e su come lui
ne ha preso coscienza nel volgere degli anni fino alla scelta e
alla diffusione del titolo di
«Ausiliatrice», che diventerà e
sarà conosciuta in tutto il mondo
come «la Madonna di don Bosco».
Il santuario a Valdocco è il culmine della sua devozione a Maria
Ausiliatrice, il monumento di pietra che rivela il posto che Maria
ha occupato nella sua vita, così
come l'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice è stato da lui pensato come il monumento vivo
della sua riconoscenza a Maria.
«In principio era la madre...»
Nella vita di Don Bosco c'è una
particolare presenza, che inciderà sulla sua formazione religiosa:
sua madre, mamma Margherita.
È lei la prima a suscitare in suo
figlio la devozione fiduciosa a
Maria.
29 ottobre 1835. Giovanni Bosco
ha 20 anni. Da 4 giorni ha vesti-
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La spiritualità mariana nel
Progetto di Vita Apostolica
salvezza dei giovani
Cap. IV, Art. 20,3-4).
Per contribuire alla salvezza della
gioventù, “porzione la più delicata e la più preziosa dell'umana
società”, lo Spirito Santo, con
l'intervento materno di Maria,
suscitò San Giovanni Bosco, il
quale fondò la Società di San
Francesco di Sales (1859), insieme con Santa Maria Domenica
Mazzarello l'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice (1872), ed estese l'energia apostolica del carisma salesiano con la costituzione ufficiale della “Pia Unione dei
cooperatori salesiani”, quale terzo ramo della Famiglia (1876),
unito alla Società di San Francesco di Sales denominata anche
Società Salesiana di San Giovanni Bosco o Congregazione Salesiana.
(Statuto, Cap. I, Art. 1,1).
Questa carità [apostolica] è, per
i Salesiani Cooperatori, un dono
di Dio, che li unisce a Lui e ai
giovani. Ed è ispirata alla sollecitudine materna di Maria, che li
aiuta nella loro testimonianza
quotidiana (Statuto, Cap. IV, Art.
21,2).
(Statuto,
I Salesiani Cooperatori, come
Don Bosco, nutrono un amore
filiale per Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa e dell’umanità.
Ella ha cooperato alla missione
salvifica del Salvatore e continua
a farlo anche oggi, come Madre e
Ausiliatrice del Popolo di Dio. È
guida speciale della Famiglia salesiana. Don Bosco ha affidato a
Lei i Salesiani Cooperatori, perché ne ricevano protezione e ispirazione
nella
missione
(Statuto, Cap. IV, Art. 26,1).
[Il Salesiano Cooperatore] scopre nella Vergine Immacolata e
Ausiliatrice l’aspetto più profondo
della sua vocazione: essere vero
“Cooperatore di Dio” nella realizzazione del suo disegno di salvezza.
Si rivolge a Maria Ausiliatrice e
Madre del Buon Pastore, e Le
chiede la forza necessario per
impegnarsi concretamente nella
«…Maria Ausiliatrice, Madre della
Chiesa, mi assista e mi guidi.
Amen» (dalla Promessa).
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la vocazione salesiana. Non é
difficile dimostrarlo, per quanto
si riferisce alla sua origine, in
Don Bosco: dal sogno dei 9 anni
ai Becchi fino a quello di Barcellona nel 1886, dal catechismo
iniziato con Bartolomeo Garelli al
modo con cui ottenne l'approvazione delle Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales,
dalla convinzione di Don Bosco
espressa in molteplici affermazioni ai fatti prodigiosi da lui realizzati. Ma le origini non sono che
la primizia della sua totale realtà.
Il nostro Fondatore ci assicura
che la vocazione salesiana è inspiegabile, tanto nella sua nascita come nel suo sviluppo e sempre, senza il concorso materno e
ininterrotto di Maria. Si é lasciato
persin sfuggire questa esclamazione: «Maria ci vuole troppo bene!» (MB XVIII, 273).
Possiamo concludere dicendo
che, così come nella vita di Don
Bosco la devozione all'Ausiliatrice
è il punto terminale di un itinerario di crescita e il
punto di partenza di tutto il
suo
vasto
progetto
apostolico,
allo stesso
modo nella spiritua-
lità salesiana essa è la sintesi
delle sue varie componenti e la
fonte del suo dinamismo e della
sua fecondità.
Sulla scia di questa certezza, don
Bosco ci dice e ci ripete con forza: «Maria é la nostra guida, la
nostra maestra, la nostra Madre» (MB VII, 676). E anche sulla devozione a Maria possiamo
senza timore mettere sulla bocca
di don Bosco le parole di San Paolo che così ci esorta: «Ciò che
avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che
dovete fare. E il Dio della pace
sarà con voi!» (Fil 4, 9).
Per don Bosco la devozione a
Maria non é qualcosa di superficiale, di facile sentimentalismo.
Non é soltanto un quadro appeso
alle pareti, o una statua venerata: Maria é una persona viva,
oggi, che dà una mano ai suoi
figli che vivono e soffrono attivamente gli ideali di amore, di giustizia, di pace, di solidarietà, di
fedeltà, di dono, di santità.
La devozione verso la Vergine
Maria fu viva fino agli ultimi giorni della sua vita, quando Don
Bosco ripeteva: «Salvate le anime, salvate le anime! Adesso
tocca a voi; io non posso più far
niente. Oh, quante anime salverà
Maria Ausiliatrice per mezzo dei
Salesiani» (Giovanni Cagliero).
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sta nostra Madre: ora ti raccomando di esserle tutto suo: ama
i compagni devoti di Maria; e se
diverrai sacerdote, raccomanda e
propaga sempre la devozione a
Maria”. Nel terminare queste parole – prosegue Don Bosco – mia
madre era commossa; io piangevo. “Madre – le risposi –, vi ringrazio di tutto quello, che avete
detto e fatto per me; queste vostre parole non saranno dette
invano e ne farò tesoro in tutta
la mia vita"» (MO p. 80).
senza cui ogni sapienza diviene
stoltezza”. “Ma chi siete voi, che
parlate in questo modo?”. “Io
sono il figlio di colei che tua madre ti ammaestrò di salutare tre
volte a giorno”. “Mia madre dice
di non associarmi con quelli che
non conosco, senza suo permesso; perciò ditemi il vostro nome”.
“II mio nome domandalo a Mia
Madre”. In quel momento vidi
accanto di lui una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto che risplendeva da tutte le
parti, come se ogni punto di
quello fosse una fulgidissima
stella. Scorgendomi ognor più
confuso nelle mie domande e
risposte, mi accennò di avvicinarmi a Lei, che presomi con
bontà per mano, “guarda” mi
disse. Guardando mi accorsi che
quei fanciulli erano tutti fuggiti,
II «sogno» dei 9 anni
Un particolare rilievo ebbe in Don
Bosco il sogno dei nove anni, un
avvenimento che segnerà profondamente la sua vita, e che ci
dà la misura esatta di quanto
Maria sia presente, fin dall'inizio,
nella sua vita: «In quel momento
apparve un uomo venerando in
virile età nobilmente vestito...
Quasi senza sapere che mi dicessi, “Chi siete voi – soggiunsi –
che mi comandate cosa impossibile?”. “Appunto perché tali cose
ti sembrano impossibili, devi renderle possibili coll'ubbidienza e
coll'acquisto
della
scienza”.
“Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?”. “Io ti darò
la maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e
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ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti,
orsi e di parecchi altri animali.
“Ecco il tuo campo, ecco dove
devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto, e ciò che in questo
momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo per i
figli miei”. Volsi allora lo sguardo
ed ecco invece di animali feroci
apparvero altrettanti mansueti
agnelli, che tutti saltellando correvano attorno belando come per
far festa a quell'uomo e a quella
signora. A quel punto, sempre
nel sonno, mi misi a piangere, e
pregai quello a voler parlare in
modo da capire, perciocchè io
non sapeva quale cosa si volesse
significare. Allora Ella mi pose la
mano sul capo dicendomi: “A suo
tempo tutto comprenderai”» (MO
pp. 36-39).
Non è Giovannino a scegliere
Maria, ma è proprio Maria che si
presenta con l'iniziativa della
scelta: Essa, su richiesta del suo
Figlio, sarà l'Ispiratrice e la Maestra della sua vocazione.
come descritto
nelle sue Memorie dell'Oratorio ha l'incontro con il
primo ragazzo
che apre la sua
attenzione
ai
giovani poveri
(cf. MO pp. 105-107). Dopo il
segno di croce aveva recitato
l'Ave Maria. «Tutte le benedizioni
piovuteci dal cielo sono frutto di
quella prima Ave Maria detta con
fervore e retta intenzione insieme col giovanetto Bartolomeo
Garelli là nella chiesa di San
Francesco d'Assisi» (MB XVII,
510 e Bollettino Salesiano del
dicembre 1941, p. 241-2). Per
questi motivi i Salesiani datano
l'origine della Società l'8 dicembre 1841.
La presenza di Maria nella sua
vita di prete dei giovani sarà
sempre costante e costante sarà
il suo insegnamento: «Confidate
ogni cosa in Gesù Cristo Sacramentato e in Maria Ausiliatrice e
vedrete che cosa sono i miracoli» (MB XI, 395).
Pensiamo ai tanti sogni dove Maria è quasi sempre personaggio
fisso. Come ad esempio quello
del 1844, nel quale Don Bosco
vede chiaramente il sorgere di
una grande opera in Valdocco:
Don Bosco è prete
8 dicembre 1841, festa dell'Immacolata Concezione: Don Bosco, prete da pochi mesi, nella
chiesa di San Francesco d'Assisi,
annessa al Convitto Ecclesiastico,
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zione e all'educazione cristiana
delle fanciulle – come aveva fatto con i giovani – e di raccogliere
le operaie nei giorni di festa in
oneste ricreazioni per ammaestrarle nelle cose più necessarie
alla religione. Ricordo che io
stesso una volta, verso l'imbrunire di una sera d'autunno, ero andato a prendere Don Bosco in
una casa vicina alla chiesa della
Gran Madre di Dio. “Adesso – mi
diceva – bisogna pensare alle
figlie”. “In che maniera?”. “Con
lo stabilire una Pia Congregazione che faccia per le ragazze
quello che i salesiani fanno per i
giovanetti”. “E questo lo farà
presto?”. “Dipenderà dalle disposizioni della Provvidenza”. “Mio
caro Don Bosco, non si riposa
mai dal mettere mano a cose
nuove?”. “II Signore lo sa che
non cerco che la sua gloria, e mi
aiuterà; se poi vedesse che ci
entrasse un po' di umanità, Egli
saprà distruggerla”».
Nel maggio 1871 don Bosco raduna i membri del Consiglio della
Congregazione Salesiana e chiede loro un parere sulla fondazione di un Istituto femminile, cosa
richiestagli da più parti. Dà un
mese di tempo per la riflessione,
al termine del quale chiede il parere uno per uno. All'unanimità il
Consiglio si espresse favorevol-
mente: «Ebbene – concluse don
Bosco – ora possiamo tenere come cosa certa essere volontà di
Dio che ci occupiamo anche delle
fanciulle. E, per venire a qualche
cosa di concreto, propongo che
sia destinata a quest'opera la
casa che don Pestarino sta ultimando in Mornese» (Cronistoria
1, 243).
Il 5 agosto 1872, nella cappella
della casa di Mornese le prime
undici Figlie di Maria Ausiliatrice,
prima fra tutte Maria Domenica
Mazzarello, fanno la loro professione, certe sulla parola di Don
Bosco: «Voi ora appartenete a
una Famiglia religiosa che è tutta
della Madonna... Abbiate come
gloria il vostro bel titolo di Figlie
di Maria Ausiliatrice, e pensate
spesso che il vostro Istituto dovrà essere il monumento vivo
della gratitudine di Don Bosco
alla Gran Madre di Dio, invocata
sotto il titolo di Aiuto dei Cristiani» (Cronistoria 1, 305-306; cf.
302-305; cf. anche MB X, 616618).
L'Ausiliatrice e il
carisma salesiano
C’è una stretta
correlazione tra
la
devozione
all'Ausiliatrice e
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ta centesimi, come ci diceva
molte volte, andò avanti senza
fermarsi, finché poté farlo consacrare il 9 giugno 1868 con otto
giorni di festa e con l'intervento
di molti vescovi e di folla innumerevole giunta da ogni parte.
Era solito dire che ogni pietra,
ogni mattone di quel santuario
segnava qualche grazia particolare della Madonna. Infatti vi
spese circa un milione [occorre
moltiplicare per cinque per avere
approssimativamente la somma
in euro, oggi]; e la sua “tesoriera
celeste”, come egli la chiamava,
non venne mai meno».
Don Bosco commissiona il quadro al Lorenzone con una visione
grandiosa: Maria è Madre, è Maestra, ma è anche Regina, maestosa e potente, che può ottenere tutto da Gesù, perché è suo
figlio: può strappare le grazie più
difficili, i veri miracoli, come è
avvenuto a Cana. Il quadro ce la
presenta così, potente e maestosa, Regina e aiuto del mondo intero, guida sicura nella lotta del
bene contro il male. Don Bosco
lo avrebbe voluto ancora più
grande, con più personaggi, per
affermare questa sua profonda
convinzione, tanto che il pittore
Lorenzone in risposta alla descrizione che don Bosco faceva, gli
chiese se voleva collocarlo in
Piazza Castello! (cf. MB VIII, 45).
Don Bosco sente che il titolo prescelto per la nuova chiesa è il più
adatto ad esprimere la sua riconoscenza alla Vergine per i tanti
«aiuti» ricevuti e, insieme, per
invocarne la protezione sulla nascente Congregazione.
Valdocco diventerà allora un'autentica «fucina» di devozione
mariana.
Dopo la costruzione del santuario
votivo all'Ausiliatrice, Don Bosco
erige un anno dopo, nella Basilica, l'Arciconfraternita di Maria
Ausiliatrice (18 aprile 1869), per
irradiare nel mondo la devozione
alla Vergine invocata sotto questo titolo. Oggi tale intuizione di
don Bosco è realizzata dall'ADMA, Associazione di Maria Ausiliatrice.
(Sito internet dell’ADMA:
www.donbosco-torino.it/ita/
adma).
La fondazione dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice
Mentre l'opera salesiana si espande, Don Bosco è sollecitato
ad
occuparsi
anche
dell’educazione delle ragazze.
Così scrive don Francesia: «Don
Bosco [intorno al 1870] sentiva il
bisogno di provvedere all'istru12
«Sognai di vedermi in mezzo ad
una moltitudine di lupi, di capre
e capretti, di agnelli, pecore,
montoni, cani e uccelli. Tutti insieme facevano rumore, uno
schiamazzo o meglio un diavolìo
da incutere spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una signora, assai ben messa
a foggia di pastorella, mi fece
cenno di seguire e accompagnare
quel gregge strano, mentre ella
procedeva». Il cammino, nel sogno, continua. A mano a mano
che Don Bosco procede, tra una
fermata e l’altra, guidato e incoraggiato da quella Signora, gli
animali diventano agnelli, e molti
di questi si trasformano in pastorelli. Il cammino termina in un
prato, dove compare una stupenda e alta chiesa: quella che
sarà la basilica di Maria Ausiliatrice (MO, p. 134-136).
Pensiamo alle affermazioni di una presenza accompagnatrice di
Maria per ogni giovane che entra
nelle case salesiane; alle tante
preghiere e agli interventi nelle
«buone notti» che richiamano la
sua protezione e aiuto; alla statua di Maria Ausiliatrice come
«parafulmine» a Valdocco (cf.
MB VI, 946. 1069); alle lacrime
versate all'altare di Maria Ausiliatrice nella Basilica del Sacro Cuore a Roma, ripensando alle paro-
le: «A suo tempo tutto comprenderai» dettegli dalla Madonna nel
sogno dei 9 anni (cf. MB XVIII,
340-341). È il motivo conduttore
di tutta la sua vita, fino alle ultime sue parole pronunciate sul
letto di morte: «Accorrete, accorrete presto a salvare quei giovani!... Maria Santissima, aiutateli... Madre, Madre!» (MB XVIII,
531); «Ho sempre avuto tutta la
fiducia in Maria Ausiliatrice» (MB
XVIII, 533); «Oh Madre... Madre... apritemi le porte del Paradiso» (MB XVIII, 537).
L'inizio dell'Oratorio a Valdocco
Con il mese di marzo i fratelli
Filippi hanno dato l'ultimatum a
don Bosco e quello è l'ultimo
giorno in cui i giovani possono
giocare nel loro prato. Nelle Memorie, dove don Bosco parla del
suo sconforto, della sua preghiera, dell'incontro con Pancrazio
Soave, del contratto di affitto a
casa Pinardi... così conclude:
«Non cercai di più. Corsi tosto
dei miei giovani;
li
raccolsi
intorno a
me e ad
alta voce
mi posi a
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gridare: “Coraggio,
figli miei, abbiamo un Oratorio
piú
stabile
del
passato;
avremo chiesa,
sacrestia,
camere per le scuole, sito per la ricreazione. Domenica andremo nel novello Oratorio che è colà in casa Pinardi”; e
loro additava il luogo. Quelle parole furono accolte col più vivo
entusiasmo. Chi faceva corse o
salti di gioia; chi stava come immobile; chi gridava con voci e
sarei per dire con urli e strilli. Ma
commossi come chi prova un
gran piacere e non sa come esprimerlo, trasportati da profonda gratitudine e per ringraziare
la S.Vergine che aveva accolte
ed esaudite le nostre preghiere,
che in quel mattino avevamo fatto alla Madonna di Campagna, ci
siamo inginocchiati per l'ultima
volta in quel prato e abbiamo
recitato il SS.Rosario dopo cui
ognuno si ritirò a casa sua... La
domenica seguente, solennità di
Pasqua nel giorno 12 di aprile, si
trasportarono colà tutti gli attrezzi di chiesa e di ricreazione, e
andammo a prendere possesso
della nuova località» (MO pp.
136-137).
Per don Bosco Maria è la Madre
di tutti i giorni, la madre feriale
presente dal mattino alla sera e
nella notte, colei che nel sogno,
ricorda
ancora
don
Bosco,
«scorgendomi confuso, mi fece
cenno di avvicinarmi, mi prese
con bontà per mano»; per lui è
la madre che è accanto a lui
mentre lavora, mentre studia,
mentre prega. È la madre che
pensa a lui e gli sta accanto nelle
fatiche, nelle pene e nelle gioie
di tutti i giorni. E così ne parlerà
ai suoi ragazzi.
Per educare i suoi ragazzi alla
devozione mariana, così scrisse
nel Giovane provveduto: «Un
sostegno grande per voi, miei
cari figli, è la devozione a Maria
SS. (...) Ella vi assicura che se
sarete suoi devoti, oltre a colmarvi di benedizioni in questo
mondo, avrete il Paradiso nell'altra vita. (...). Siate dunque intimamente persuasi che tutte le
grazie che voi chiederete a questa buona Madre, vi saranno
concesse purché non imploriate
cosa che torni a vostro danno».
Tanto forte era in Don Bosco il
desiderio di educare i ragazzi ad
amare e pregare la Madonna che
un giorno pronunciò una frase
che solo i santi sanno pronunciare: «Se potessi mettere in voi un
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Congregazione, e il centro dal
quale emaneranno tutte le altre
opere a favore della gioventù".
Mi disse: "Hai indovinato. Maria
SS. fu la fondatrice, e sarà la sostenitrice delle nostre opere"».
Era il 1862. Giovanni Cagliero
aveva 24 anni, Paolo Albera 17.
Furono questi due giovanissimi le
prime persone a cui Don Bosco
confidò il progetto.
Don Bosco, senza alcuna base
economica, ma convinto che «è
la Madonna che vuole la Chiesa;
essa penserà a pagare» (MB VII,
372), all'inizio del 1863 dà il via
al progetto. Nel suo stile, si fida
dell'aiuto di Dio e di Maria. Ma si
dà anche da fare spedendo circolari in varie parti d'Italia. I lavori
sono affidati all'impresario Carlo
Buzzetti, oratoriano della prima
ora. Sul finire dell'aprile Buzzetti
invita Don Bosco a collocare la
prima pietra delle fondamenta.
Al termine della funzione egli si
rivolge all'impresario e gli dice:
«“Ti voglio dare subito un acconto per i grandi lavori. Non so se
sarà molto, ma sarà tutto quello
che ho”. Così dicendo tirò fuori il
borsellino, l'aprì e lo versò capovolgendolo nelle mani del capomastro, che credeva di averle a
riempire di marenghi. Quale fu
invece la sua meraviglia e quella
di tutti coloro che lo avevano ac-
compagnato
quando non si
trovarono che
otto
poveri
soldi. E don
Bosco sorridendo soggiunse:
“Sta' tranquillo;
la
Madonna
penserà a provvedere il denaro
conveniente per la sua Chiesa. Io
non ne sarò che lo strumento, il
cassiere”. E volgendosi a quelli
che gli erano intorno, concluse:
“Vedrete!”» (MB VII, 652).
Il 27 aprile 1865 fu celebrata con
grande solennità la posa della
pietra angolare. Varie difficoltà di
tipo sociale, economico, politico
sembrano ritardare e mettere in
difficoltà la conclusione dei lavori. Finalmente il 9 giugno 1868 vi
fu la consacrazione della Chiesa
(Mons. Riccardi).
Michele Rua, che fu il primo successore di Don Bosco, proprio
riguardo a questo progetto ricordava: «Nel 1863 Don Bosco intraprese la costruzione del grande santuario dedicato a Maria
SS. sotto il titolo di "Ausiliatrice
dei cristiani". Tanta era la sua
fede nella bontà e nella potenza
di Maria, che sebbene l'abbia cominciato con un fondo di quaran11
grande, che sia magnifica. Le daremo il titolo: Chiesa di Maria SS.
Ausiliatrice. Io non ho un soldo,
non so dove prenderò il denaro,
ma ció non importa. Se Dio la
vuole si farà”» (MB VII, 333334).
gloriosi martiri di Torino Avventore e Ottavio soffrirono il loro
martirio, su queste zolle che furono bagnate e santificate dal
loro sangue, io voglio che Dio sia
onorato in modo specialissimo”.
Così dicendo, avanza un piede
posandolo sul luogo dove avvenne il martirio e me lo indicò con
precisione... e vidi poi una grandissima chiesa precisamente nel
luogo dove mi aveva fatto vedere... con molti edifici tutto all'intorno e con un bel monumento in
mezzo» (MB II, 299).
Al processo di beatificazione e
canonizzazione di Don Bosco, il
cardinal Giovanni Cagliero testimoniò: «Don Bosco nel 1862 circa mi disse che pensava alla costruzione di una chiesa grandiosa
e degna della Vergine SS.
"Sinora abbiamo celebrato con
solennità la festa dell'Immacolata – disse Don Bosco –, e in questo giorno sono cominciate le prime nostre opere degli Oratori
festivi. Ma la Madonna vuole che
la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice. I tempi stanno
diventando così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine SS. ci aiuti a conservare e
difendere la fede cristiana. E sai
tu un altro perché?" – chiese al
Cagliero –. Risposi: "Credo che
sarà la chiesa madre della nostra
Nel 1844, agli inizi delle riunioni
dei giovani, Don Bosco parla di
un sogno, che completava quello
dei nove anni. Una Signora lo
accompagna attraverso le varie
fasi dello sviluppo della sua opera, fino a un «campo»: «“Guarda
un'altra volta”, mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda e alta chiesa. Un'orchestra, una musica strumentale e
vocale mi invitavano a cantar
messa. Nell'interno di quella
chiesa era una fascia bianca, in
cui a caratteri cubitali era scritto:
«Hic domus mea, inde gloria
mea» (MO p. 130). Il sogno si
ripete l'anno successivo. Don Bosco vede prima la cappella Pinardi, poi la chiesa di San Francesco
di Sales e poi continua: «Poi,
conducendomi ancora un po'
d'accanto, in un tratto di terreno
coltivato, quasi innanzi alla facciata della seconda chiesa, mi
soggiunse: “In questo luogo
dove
i
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po’ del grande amore a Maria e a
Gesù Sacramentato, quanto sarei
fortunato! Vedete, dirò uno sproposito, ma non importa niente:
per ottenere questo sarei disposto a strisciare con la lingua per
terra di qui fino a Superga. È uno
sproposito, ma io sarei disposto
a farlo. La mia lingua andrebbe a
pezzi; ma non importa niente: io
allora avrei tanti giovani santi» (MB VII, 680).
Un coadiutore salesiano, Giuseppe Rossi, ripensando a quand’era
ragazzo, ricordava come Don Bosco «cercava in tutti i modi di
suscitare la devozione a Maria in
noi e in tutti. Dopo le preghiere
del mattino e della sera, volle
che tutti recitassero questa breve orazione: "Cara Madre Vergine Maria, fa' che io salvi l'anima
mia". La ripetevamo tre volte
alternandola con tre Ave Maria».
E quando don Bosco, spossato
dalle fatiche e dalla malattia, sta
per morire, saranno proprio i
suoi ragazzi, muratorini, garzoni,
spazzacamini che si daranno il
turno di notte nel santuario della
Consolata, per chiedere proprio a
lei, alla loro mamma di tutti i
giorni, la guarigione di quel prete
che li ama: «In appresso ho saputo quello che aveva fatto fare
l'affezione de' miei giovani.
Spontaneamente pregavano, di-
giunavano, ascoltavano messe,
facevano comunioni. Si alternavano passando la notte in preghiera e la giornata avanti l'immagine di Maria Consolatrice. Al
mattino si accendevano lumi
speciali. E fino a tarda sera erano sempre in numero notabile a
pregare e scongiurare l'augusta
Madre di Dio a voler conservare
il povero loro D. Bosco. Parecchi
fecero voto di recitare il Rosario
intero per un mese, altri per un
anno, alcuni per tutta la vita» (MO p. 150). Don Bosco affermerà da quel momento: «Ho
promesso a Dio che fin l'ultimo
mio respiro sarà per i miei poveri
giovani» (MB XVIII, 258). E anche questa promessa sarà mantenuta. «Non diede passo, non
pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di
mira la salvezza della gioventù»
afferma il suo successore don
Rua (cf. Lettera circolare 1,
24/08/1894).
II
titolo
«Ausiliatrice»
mariano
di
Don Bosco era devoto della Consolata, la Madonna dei torinesi;
egli è devoto della Vergine sotto
il titolo di «Consolatrice degli afflitti»: la Consolata con il suo
santuario è un punto di riferi7
mento per lui. La
prima statua di
Maria che Don
Bosco comprerà nel 1847,
per metterla
nella
cappella Pinardi, è la statua della Consolata. Gli costò
27 lire (cf. MB
III, 277). La
statua,
unico
ricordo della prima cappella, è conservata oggi
nelle Camerette: e intanto col
moto religioso che condusse la
Chiesa alla definizione dell'Immacolata, si venne orientando
verso questa, la quale divenne
per lungo tempo, e per certi aspetti, la sua Madonna. E questa
additò a Domenico Savio fin da
principio.
Così, nei primi venti anni del suo
ministero sacerdotale, Don Bosco
espresse questa sua devozione
mariana privilegiando la singolare grazia di Maria di essere l'Immacolata.
Ricordiamo l'importanza che aveva nel suo impegno educativo la
«Compagnia dell'Immacolata» (8
giugno 1856, cf. MB V, 479), che
fu a Valdocco la scuola di preparazione del primo suo ragazzo
santo, Domenico Savio, e dei primi membri della futura Società di
S. Francesco di Sales.
Parallelamente,
a
Mornese
l'«Unione delle Figlie dell'Immacolata» servì a preparare le prime socie del futuro Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice.
La vocazione apostolica di Don
Bosco lo porta a scoprire e a sottolineare ciò che fin dal sogno
dei 9 anni era come l'immagine
originale della sua «Maestra»: la
sua funzione di maternità spirituale.
Così, nella pratica, si percepisce
facilmente in Don Bosco la chiara
tendenza ad assegnare un ruolo
di aiuto e di protezione all'Immacolata nell'opera educatrice.
Il titolo di Maria Ausiliatrice era
stato riportato in primo piano da
Pio VII nel 1815. Egli, tornato
dalla prigionia napoleonica, aveva voluto ringraziare Maria Aiuto
della Chiesa e dei cristiani, istituendo la festa del 24 maggio.
Prima del 1862, tale titolo non
appare ancora. L'indole propria
della vocazione di Don Bosco lo
porta sempre più chiaramente a
considerare l'Immacolata come
la protettrice che vince il serpente maligno e gli schiaccia la testa.
È con gli anni 60, nella piena
maturità di Don Bosco, e pro8
priamente dal 1862, che vediamo emergere in lui la scelta mariana dell'Ausiliatrice. E questa
rimarrà la sua scelta mariana
definitiva.
Nell'Ausiliatrice Don Bosco riconosce finalmente delineato il volto della Signora che ha dato inizio alla sua vocazione e ne è stata e ne sarà sempre l'Ispiratrice
e la Maestra.
Nel sogno di Don Bosco, quello
delle due colonne fatto nel 1862,
raffigurato nel quadro nella Basilica di Maria Ausiliatrice, la nave
della Chiesa, guidata dal Papa,
viaggia sicura tra l'impeto dei
flutti e i proiettili scagliati da numerosissime navi nemiche e trova finalmente rifugio presso due
colonne, dove viene gettata l'ancora: la prima colonna è sormontata dall'Eucaristia, la seconda da
una statua dell'Immacolata che
porta la scritta «Auxilium Christianorum» (cf. MB VII, 169171).
Nel proporre il soggetto del quadro al pittore Lorenzone, Don
Bosco rivela cosa pensa dell'Ausiliatrice: per lui la vita è una
grande battaglia, una grande avventura, una grande impresa per
la costruzione di un mondo nuovo. Maria diventa per Don Bosco
«Ausiliatrice», è aiuto dei cristiani nella grande battaglia della
fede e della costruzione del Regno di Dio. È Ausiliatrice perché
coinvolta in pieno in questa storia di salvezza. È stata lei la prima creatura che ha avuto la
chiamata a collaborare con Cristo, è stata lei che nella sua vita
ha sperimentato tutta la ricchezza e la fatica del vivere umano.
La costruzione della Basilica di
Maria Ausiliatrice
L'idea della costruzione di una
grande chiesa in onore di Maria
Ausiliatrice, capace di contenere i
giovani ospitati a Valdocco, venne a don Bosco una sera del dicembre 1862, come testimonia
don Paolo Albera: «Un sabato del
mese di dicembre, forse il giorno
6, don Bosco, avendo finito di confessare i giovani verso le 11 di sera, scese a cena nel refettorio vicino alla cucina. Don Bosco era soprapensiero. II chierico Albera
era solo con lui, quando Don Bosco gli disse: “Io ho confessato
tanto, e per verità non so cosa abbia detto o fatto, tanto mi preoccupava un'idea, che distraendomi mi
traeva irresistibilmente fuori di
me. Io pensavo: La nostra chiesa è
troppo piccola: non contiene tutti i
giovani oppure vi stanno addossati
l'uno all'altro. Quindi ne fabbricheremo un'altra più bella, più
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