2013 1 Lo spazio terzo Psicoanalisi e spiritualità
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2013 1 Lo spazio terzo Psicoanalisi e spiritualità
LO SPAZIO "TERZO" PSICOANALISI E SPIRITUALITÀ CRISTIANA Marcello Pedretti M. Pedretti, Lo spazio terzo. Psicoanalisi e spiritualità cristiana, 19. Cultura e cura psicoanalitica, n. 9 - Marzo 2013, Ed. Ananke Bergasse Cristiani, atei o appartenenti ad altre religioni, i nostri pazienti ci interpellano con la loro domanda di una vita più piena, con il loro dolore e la loro fatica, ci confrontano con i nostri limiti, e anche se come analisti siamo chiamati ad essere neutrali, cioè a non imporre un nostro punto di vista, siamo continuamente chiamati a condividere dubbi e speranze, a porci domande, a verificare le nostre risposte. AI centro della psicoanalisi è la relazioni tra persone. È all'interno della relazione terapeutapaziente che si rende possibile porre in relazione parti di Sé, esplorare il rapporto Sé- Altro. È un processo con al centro l'acquisizione, nel contatto tra inconsci, di nuove funzioni, come il sogno o il gioco, e lo sviluppo delle stesse ove già presenti. È un processo che coinvolge in uguale modo entrambi i membri della relazione e che si muove verso la differenziazione e l'integrazione. Non si tratta infatti di "fare uno", ma di "fare tre", rendere possibile la nascita di un "terzo relazionale", inconscio, condiviso, non riducibile al terapeuta o al paziente, che partecipa contemporaneamente dell'apporto di entrambi. AI centro della spiritualità religiosa è il rapporto con il totalmente "Altro", sia in senso immanente che in senso trascendente, l'attenzione è rivolta al senso ultimo della realtà e della vita. Anche qui non si tratta di "fare uno", ma "fare tre". Il senso cercato non è né nell'uomo né nel creato, né nella vita presente né nel futuro, ma nella loro interrelazione. Nel cristianesimo, religione trinitaria, il terzo, in senso laico, è metaforizzato nello Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio ed è dotato di una propria realtà irriducibile alle altre due Persone, pur essendo definito della stessa sostanza, cioè dotato di pari dignità. La psicoanalisi e le religioni hanno in comune altri aspetti. Possiamo infatti considerare la psicoanalisi, in quanto istituzione, come una religione laica, organizzata in chiese, chiamate scuole, che possono essere più o meno vitali, che si caratterizzano, al pari di quelle religiose, come luoghi di appartenenza. Le istituzioni psicoanalitiche e quelle religiose, pur nella differenza degli scopi, dei sistemi di valore, dei setting operativi, dei ruoli, delle responsabilità, condividono una struttura gruppale potendo porsi come comunità in ascolto e ricerca o divenire luoghi dove prevalgono modalità primitive di funzionamento della mente, gli "assunti di base" di accoppiamento, attacco/fuga e dipendenza. Le istituzioni psicoanalitiche e religiose, in positivo, sono poi dotate e forniscono setting specifici, a livello individuale e di gruppo, per affrontare momenti di passaggio o di sofferenza e le crisi di identità ad esse collegate, e si pongono come riferimento alla possibilità di percorsi individuali di trasformazione e cura. In negativo tendono a ridurre lo spazio degli individui, a considerare eretiche (fuori norma) posizioni frutto di un travaglio personale, anche se portatrici di nuova vitalità. Siamo oramai distanti dal pensiero positivistico in cui le religioni erano "l'oppio dei popoli" e dalla pretesa, pure positivistica, della psicoanalisi di essere la più fedele interprete della realtà dell'uomo. Non si tratta più per la psicoanalisi di porsi in una posizione terza, giudicante, rispetto a spiritualità e religioni, ma di accedere assieme ad esse ad una dimensione terza, esperienziale, che ne sveli le possibili interrelazioni. Il terzo infatti non è proprietà di nessuno, esso nasce nell'incontro. Tuttavia anche se siamo lontani dal pensiero di Freud, in quanto scienziato positivi sta, non siamo distanti da Freud amico di Romain Rolland. Già al tempo di L'Avvenire di una illusione (1927) Rolland gli scrive che pur condividendo la critica alle religioni gli sembra importante tenere conto e dare conto di un sentimento religioso spontaneo nell'uomo, di "un sentimento dell'eterno che può benissimo non essere eterno, ma semplicemente senza limiti percepibili, come oceano". Freud risponderà cercando di dare una base psicologica al "sentimento oceanico" in /I disagio della civiltà (1929) e dichiarerà in una lettera a Roland, sempre del 1929: "La mistica è per me qualcosa di precluso, come la musica"; tornerà nuovamente sull'argomento nel 1932 in Introduzione alla psicoanalisi (Nuova serie di lezioni) dove parlando delle pratiche mistiche afferma: "Tuttavia bisogna ammettere che gli sforzi terapeutici della psicoanalisi seguono una linea in parte analoga" (Opere, voI. 11, pago 190). Nel 1936 in Un disturbo della memoria sull'Acropoli: lettera aperta a Romain Rolland in occasione del suo settantesimo compleanno, tornerà sul tema del perturbante cercando nuovamente di circoscriverlo in senso psicologico e nel 1938 in Risultati, Idee, Problemi così scrive: "Mistica: l'oscura autopercezione del mondo che è al di fuori dell'Io, dell'Es" (Opere, voI. 11, p.566). Si rimanda per un approfondimento all'opera di Elvio Facchinelli "La mente estatica" e alla relazione "La dimensione mistica nell'esperienza pstcoanattttca", tenuta da Salvatore Freni al Centro Milanese di Psicoanalisi "Cesare Musatti", facilmente recuperabile su internet. Bion parlando dell'apprendere dall'esperienza in collegamento alla lettura di un testo psicoanalitico dice: "[ ...] il lettore non deve tenere conto di ciò che dico fintanto che l'O della sua esperienza di lettura non si sia sviluppato fino a punto in cui gli eventi della lettura sfocino in una interpretazione delle esperienze. Una considerazione eccessiva per ciò che ho scritto ostacola il processo che io ho rappresento con l'espressione: - Egli diventa l'O che è comune a lui e me". (1970, pago41 -42). Il rimando non è semplicemente ai processi di dis-integrazione e re-integrazione (oscillazione Ps/D), né alla oscillazione contenitore/contenuto, in cui la realtà ci contiene, così come noi possiamo contenerla accogliendone il senso, ma al possibile emergere di una posizione terza tra noi e la realtà, al di là del desiderio e della memoria, oltre il già dato. A questo proposito Bion parla di oscillazione tra O e K, tra ciò che ci appartiene (K), la nostra conoscenza di noi stessi e del mondo, e una esperienza in O di noi stessi e del mondo, generatrice di nuova conoscenza. È una oscillazione al cui centro è l'incontro con il "terzo", in un "unisono" tra inconsci, in uno spazio particolare che è e non è nello stesso tempo; esperienza specifica, ma nello stesso tempo universale perché accessibile ad ogni uomo in determinate condizioni, esperienza relazionale. L'interpretazione a cui fa riferimento Bion come esito dell'esperienza in "O" è generatrice di movimento, in quanto la conoscenza (K) si pone alla base dell'azione portando a nuove esperienze relazionali. Winnicott, altro geniale psicoanalista, propone pure lui uno spazio "terzo" che nasce nell'incontro, di cui non si può dire nulla, per cui i termini soggettivo ed oggettivo sono inadeguati, ma di cui si può solo fare esperienza, e introduce i concetti di spazio transizionale e di oggetti transizionali. Non possiamo non notare come lo spazio "terzo" descritto dalla psicoanalisi è omologo allo spazio dell'esperienza spirituale e ciò non deve sorprenderci in quanto l'uomo viene prima delle rappresentazioni di Dio e prima del nascere della psicoanalisi. Possiamo vedere un forte parallelo tra le indicazioni per la preghiera date ai monaci: partire dalla lettura della Bibbia (Lectio), meditare su di essa in rapporto a noi e ai nostri fratelli (Meditatio), sostare in una silenziosa contemplazione, sospendendo l'attività del pensiero (Contemplatio) e le indicazioni psicoanalitiche con al centro il notare senza respingere, l'incuriosirsi, porsi delle domande, il sostare in O, spazio esperienziale di attivazione di tutti i nostri sensi interiori, in attesa che si organizzi una "rèverie", un immagine interiore dell'esperienza vissuta a partire da un "fatto scelto" emotivamente significativo. AI centro per il cristiano è una Parola che si rivela ogni volta come nuova in funzione della realtà del momento e nello stesso tempo rimane unica e immutabile. Sia in una dimensione laica che religiosa, l'esperienza vitale in "O", fonte di continua rivelazione, non è completamente riducibile in parole, ma ci si può avvicinare ad essa attraverso immagini, metafore o parabole, cioè dando forma a realtà relazionali a cui sia possibile partecipare attraverso i processi di identificazione inconscia. Una metafora tratta dai Vangeli per descrivere la forza trasformatrice di una esperienza relazionale è la necessità di otri nuovi per il vino nuovo: "Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino fa scoppiare gli otri, e il vino si perde insieme con gli otri; ma il vino nuovo va messo in otri nuovi». (Marco 2,22) Ricordo anche la risposta di Gesù a Nicodemo: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: "Bisogna che nasciate di nuovo". Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». (Giovanni,3-8) Siamo in presenza, sia da un punto di vista psicoanalitico che spirituale, di un processo evolutivo e trasformativo. Ogden (2008, pago 7) ci dice: "La psicoanalisi è un insieme in continua evoluzione di idee e principi di tecnica - più un fascio di legnetti che un pezzo di stoffa senza cuciture - che si è sviluppato nel secolo scorso; eppure al tempo stesso è responsabilità dell'analista reinventare la psicoanalisi per ciascun paziente e continuare a reinventarla nel corso dell'analisi". Siamo qui in una posizione, con al centro una creazione continua e la necessità continua di nuove esperienze nuovi contenitori, che ricorda per certi versi le intuizioni di Theillard de Chardin, mistico e teologo cristiano. Per lui l'azione creatrice di Dio non si è manifestata in un singolo atto, ma si manifesta continuamente, nel passaggio dalla materia inanimata alla biosfera, cioè alla materia vivente, e dalla stessa alla noosfera, cioè alla sfera del pensiero riflessivo capace di una interrogazione di senso, in un percorso di continua differenziazione, complessificazione, unione nelle differenze, nascita di nuove realtà, in una continua tendenza al "transumano", da lui vissuto come realizzazione finale della spinta creativa del Verbo delle origini in Cristo, Verbo fatto uomo, all'interno di un processo di divinizzazione progressiva di tutto il creato. Tornando all'esperienza in "O", un elemento ad essa strettamente collegato è la necessità dello sviluppo in psicoanalisi di una "capacità negativa". Questo termine viene ripreso da John Keats che, in una lettera del 1817 indirizzata a George e Thomas Keats, scrive come durante una disquisizione con Dilke nella sua mente era comparsa improvvisamente la consapevolezza che ciò che caratterizzava gli uomini di successo, specie letterati, e, in sommo grado Shakespeare, era una "Capacità Negativa" come "capacità di stare nelle incertezze, nei misteri, nei dubbi, senza essere impazienti di pervenire a fatti e a ragioni". Già Freud aveva parlato della necessità dell'analista di lavorare in uno stato di "attenzione fluttuante", in una attesa fiduciosa, aperta ai contributi provenienti dai movimenti inconsci generati dalla relazione terapeuta paziente. In ambito cristiano, come in tutte le tradizioni spirituali, questa attitudine è ben conosciuta e descritta. Possiamo ricordare ad esempio le parole del mistico cristiano Meister Eckhart (secolo XIII), citate in Spagnol (2010, )che afferma che "non si può vedere se non attraverso la cecità, conoscere se non attraverso la non-conoscenza, comprendere se non per l'assenza di ragione". Sia nella vita di ogni giorno, che in psicoanalisi, che nei percorsi spirituali, accettare momenti "senza memoria, senza desiderio, senza comprensione" (Bion, 1970) richiede una salda fiducia in noi stessi e nella vita. Lo stesso Bion introduce accanto ai fattori "O" e "K" il fattore 'T' (Faith). Fiducia che è il frutto più prezioso di relazioni sufficientemente buone, sia in rapporto alle relazioni primarie, che a percorsi psicoanalitici soddisfacenti, che a percorsi di conversione a partire da una esperienza d'amore. Chiudo queste brevi note con una poesia di San Giovanni della Croce (1585), che ci narra come nella"notte oscura", dall'amore "tutta infiammata", l'anima giunge all'esperienza suprema, quella dell'unione con Dio, e li si abbandona "lasciando ogni pensiero". In una notte oscura, con ansie, dal mio amor tutta infiammata, oh, sorte [ortunatal, uscii, né fui notata, stando la mia casa al sonno abbandonata. AI buio e più sicura, per la segreta scala, travestita, oh, sorte fortunata!, al buio e ben celata, stando la mia casa al sonno abbandonata. Nella gioiosa notte, in segreto, senza esser veduta, senza veder cosa, né altra luce o guida avea fuor quella che in cuor mi ardea. E questa mi guidava, più sicura del sole a mezzogiorno, là dove mi aspettava chi ben io conoscea, in un luogo ove nessuno si vedea. Notte che mi guidasti, oh, notte più dell'alba compiacente! Oh, notte che riunisti l'Amato con l'amata, amata nell'Amato trasformata! Sul mio petto fiorito, che intatto sol per lui tenea serbato, là si posò addormentato ed io lo accarezzavo, e la chioma dei cedri ei ventilava. La brezza d'alte cime, allor che i suoi capelli discioglievo, con la sua mano leggera il collo mio feriva e tutti i sensi mie in estasi rapiva. Là giacqui, mi dimenticai, il volto sull'Amato reclinai, tutto finì e posai, lasciando ogni pensier tra i gigli perdersi obliato. È proprio l'esperienza amorosa che ci insegna come nell'incontro si realizza qualcosa che è oltre di noi e oltre l'altro e che solo in questo spazio terzo è possibile un momentaneo "unisono", al di là di ogni comprensione realtà. cosciente, con i suoi corollari di trasformazione e concepimento di nuove Bibliografia Bion W. R. (1970), Attenzione e interpretazione, Tr.it. Armando, Roma, 1987 Facchinelli E., La mente estatica, Adelphi, 1989 Freni S., La dimensione mistica nell'esperienza psicoanalitica, relazione tenuta al Centro Milanese di Psicoanalisi "Cesare Musatti", Giovedì 18 maggio 2000 http:j jwww.psychomedia.itjpmjmodtherjintegpstjfreni.htm Freud S. Lettera a Romain Rolland del 19 gennaio 1930 in Lettere 1873-1939, Boringhieri, Torino, 1960, p.362. Freud, 5.(1927). L'avvenire di un'illusione. In: Opere, vol.l0, p.435. Boringhieri, Torino. Freud, 5.(1929).11 disagio della civiltà. In: Opere, voI. lO, p. 557. Boringhieri, Torino. Freud, 5.(1932). Introduzione alla psicoanalisi ( Nuova serie di lezioni) in Opere, voI. 11, p.190, Boringhieri, Torino, 1979. Freud, 5.(1936). Un disturbo della memoria sull'Acropoli: lettera aperta a Romain Rolland. In: Opere, voI. 11, p. 473. Freud, S.(1938). Risultati, Idee, Problemi. In: Opere, voI. 11, p.565. Boringhieri, Torino. Giovanni della Croce (san), Opere complete, San Paolo Edizioni, 2001 Keats J. (1817), Lettera a George e Thomas Keats, http://englishhistory.netjkeatsjletters.html La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane, Bologna Ogden T.H. (2005), L'arte della psicoanalisi, Raffaello Cortina Ed., Milano, 2008 Spagnol P., Sentimento oceanico e Trascendenza nella relazione tra mistica e psicoanalisi, Tesi di Baccalaureato, Università Pontificia Salesiana - Roma, Scuola Superiore Internazionale di Scienze della Formazione, 2010 - http://www.psychomedia.itjpm-thesisjspagnoljindice.htm Winnicott D.W. (1971), Gioco e realtà, Editore Armando, Roma, 1974