Numeri alla mano, il problema dell`Italia non è il costo dell

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Numeri alla mano, il problema dell`Italia non è il costo dell
1 MAGGIO 2015 | NUMERO 16 | SETTIMANALE € 2,50 | 92 PAGINE
CI HANNO
FATTO
LA FESTA
9 771594 123000
50016
Niente art. 18, precarietà
e tirocini a oltranza.
La Festa dei lavoratori
è senza lavoro
di Mimmo Calopresti, Flavia Cappellini, Marco Craviolatti, Filippo La Porta, Lidia Ravera
a sinistra senza inganni
SOMMARIO
NUMERO 16
STORIA DI COPERTINA
24 Come siamo diventati
MEDITERRANEO
56 La guerra dei droni
lavoratori just in time
di Marco Craviolatti
26 Garanzia giovani? È un flop
di Flavia Cappellini
di Umberto De Giovannangeli
COLOMBIA
60 Giornalista e minacciato,
30 Ho sognato il Primo maggio
il candidato sindaco di Bogotà
di Emanuele Profumi
32 Charlot dei nostri tempi
ARGENTINA
64 Le ultime ore di Allende
di Mimmo Calopresti
di Filippo La Porta
di Federico Tulli
34 La società degli scaduti
TECNOLOGIA
66 L’informatica prêt-à-porter
di Lidia Ravera
di Alessandro Valenza
AMBIENTE
36 Quel Green act che salva l’Italia
di Francesco Maria Borrelli
41 Catia Bastioli: «Occorre
SCIENZA
70 Musk, l’uomo che crea il futuro
strategia e lungimiranza»
di Raffaele Lupoli
di Pietro Greco
REPORTAGE
44 Casal di Principe: dopo
la dittatura la cura della bellezza
di Raffaele Lupoli - foto di Mauro Pagnano
INTERVISTA
48 Baccini: «Dobbiamo
ARTE
74 Una biennale
d’importanza Capitale
di Simona Maggiorelli
ARCHITETTURA
78 I mattoni di Mira Nair
spegnere la radio»
di Giulio Cavalli
di Monica Zornetta
IL CASO
50 Finché c’è cibo c’è lavoro
di Giorgia Furlan e Ilaria Giupponi
6
CINEMA
80 La Squola di Julie
di Alessandra Grimaldi
1 maggio 2015
05 IN FONDO A SINISTRA
di Fabio Magnasciutti
07 EDITORIALE
di Ilaria Bonaccorsi
08 LETTERE
09 BREVI
10 IO SONO UN BASTARDO
di Bebo Storti
10 IL BUON VIGNAIOLO
di Fulvio Fontana
11 #INUTILMENTEFIGA
di Elda Alvigini e Natascia Di Vito
11 EPICA FILATELICA
di Saro “Poppy” Lanucaro e Pronostico
12 PICCOLE RIVOLUZIONI
di Paolo Cacciari
13 #ITALIAVIVA
14 FOTONOTIZIE
18 IL COMMENTO
di Fulvio Vassallo Paleologo
19 MAGGIORANZA INVISIBILE
di Emanuele Ferragina
20 IL CORSARO ROSSO
di Giampiero Calapà
21 IL COMMENTO
di Roy Paci
22 IL MONOLOGO
di Elda Alvigini
54 SCUOLA
di Giuseppe Benedetti
55 CALCIO MANCINO
di Emanuele Santi
82 LIBRI
di Filippo La Porta
82 CINEMA
di Daniela Ceselli
83 ARTE
di Simona Maggiorelli
84 BUONVIVERE
di Francesco Maria Borrelli
84 TENDENZE
di Sara Fanelli
85 MUSICA
di Tiziana Barillà
85 MY LEFT
di Alessandra Grimaldi
88 TRASFORMAZIONE
di Massimo Fagioli
90 UN’ALTRA STORIA
di Monica Catalano
MAGGIORANZA INVISIBILE
di Emanuele Ferragina
Numeri alla mano, il problema dell’Italia
non è il costo dell’immigrazione
S
olo in un periodo triste come questo
si potevano levare tante critiche per
le parole di buon senso pronunciate
da Gianni Morandi sulla questione
sbarchi. La crisi batte sempre più forte e i
nodi vengono al pettine nel nostro Paese.
L’istinto spinge molti alla guerra tra poveri,
così come le sedicenti parole di alcuni leader politici a caccia di facile consenso. Il
divide et impera è una carta classica giocata dalle élite per offuscare i veri problemi,
e frammentare così la maggioranza invisibile.
Sarebbe facile quindi assumere le posizioni classiche della “sinistra benpensante”,
quella che sta con gli immigrati e i lavoratori, senza aver mai speso un giorno in
condizione di disagio, e asserire ma chi
sono questi abbrutiti che criticano il buon
senso di Gianni Morandi e magari allo
stesso tempo votano per Matteo Salvini? O
dall’altra parte si potrebbe sposare il pensiero di chi crede che, provando a bloccare
i barconi “alla fonte” si risolva il problema.
Da un lato ci si rinchiuderebbe nel moralismo spicciolo di chi da lungo tempo ha
smesso di ascoltare il disagio montante
della maggioranza invisibile, e dall’altro si
vorrebbe fermare l’acqua con le mani. Una
marea di problemi che si riversa verso l’Europa, ricordandogli tanti errori e ingiustizie perpetrate nel recente passato. Ma con
la Storia, purtroppo o per fortuna, bisogna
sempre fare i conti.
Uno sguardo attento, ci porterebbe a essere più cauti nelle analisi e forse anche
a capire le ragioni della rabbia verso i migranti. Attenzione capirla questa rabbia,
analizzarla in modo approfondito e non
certo giustificarla o condannarla sulla base
di pregiudizi ahimé sempre più consolidati. La rabbia della maggioranza invisibile è
reale, fomentata da anni di cattiva ammi-
nistrazione e sprechi, e da una crisi economica sempre più profonda. Si levano alte le
voci: “Ma perché dovremmo aiutare questa
gente quando siamo sempre più poveri e in
crisi?” È una domanda legittima alla quale
serve dare una risposta articolata e credibile. Spiegando magari numeri alla mano,
che il problema dell’Italia non è certo il
costo dell’immigrazione. Tutt’altro l’immigrazione come mostrato da dati inconfutabili apporta benessere al Paese. Invece, la
maggioranza invisibile dovrebbe dirigere
la sua rabbia verso chi ha favorito la deregolamentazione dei mercati finanziari,
chi ha svenduto (e continua a svendere) il
patrimonio pubblico, verso chi ha forgiato
(e continua a difendere imperterrito) un sistema di protezione sociale che da tanto a
chi ha troppo, e non da nulla, anzi toglie, a
chi non ha niente.
E allora, avere il coraggio di guardare alla
realtà e chiamare le cose con il proprio
nome ci porterebbe a capire il disagio di
chi se la prende con i migranti per cercare di indirizzare la loro rabbia e voglia di
rivalsa sociale verso qualcun altro, e dire
chiaramente ai benpensanti che, se davvero sono progressisti, forse sarebbe il caso
di ridurre con decisione i propri privilegi
prima di distillare giudizi sul mondo.
Poi un ultimo passaggio, lo dobbiamo
all’uso della Storia e a quanti hanno una
memoria corta. Servirebbe ricordare, in
queste tristi occasioni, i nostri connazionali partiti con mezzi di fortuna per fare
lavori duri e malpagati a migliaia di chilometri da casa, ricordare magari Sacco e
Vanzetti, o quelli che, per rimediare un tozzo di pane ci hanno rimesso la vita. Quelli
che ci hanno rimesso la vita ieri nelle acque del Mediterraneo e quasi sessant’anni
fa a Marcinelle erano in fondo, e tristemente, sulla stessa barca.
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“Ma perché
dovremmo
aiutare questa
gente quando
siamo sempre
più poveri?”
È una domanda
legittima alla
quale occorre
dare una risposta
articolata
e credibile