l`avvocato non basta - International Adoption

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l`avvocato non basta - International Adoption
L'AVVOCATO NON BASTA
Succede, può succedere, che in una famiglia con figli adolescenti, accadano eventi che i
genitori, da soli, non sono in grado di gestire. Mi riferisco, in particolare, a quando si rende
necessario, per diversi motivi, il ricorso alle autorità esterne. Ho raccolto spesso, in questi
anni, testimonianze e richieste di aiuto da genitori che si trovano a far fronte a
comportamenti illegali da parte dei figli o a comportamenti che per il grado di pericolosità
comportano l'intervento delle forze dell'ordine.
Una fuga prolungata da casa, il consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti, un furto, un
atto di vandalismo, un comportamento sessuale pericoloso perché messo in atto con
persone molto più adulte, l'utilizzo trasgressivo di internet, la diffusione in rete di video
provocanti sino ad essere pesantemente pericolosi, azioni sconsiderate in conseguenza ad
abuso di alcolici...
Quello che accade in una famiglia quando si verificano questi ed altri casi è drammatico.
I genitori si sentono inadeguati, spiazzati e smarriti, spesso drammaticamente soli.
Non basta più la punizione, il comportamento fermo del genitore, il dialogo, saltano i
normali parametri che in una famiglia si utilizzano per far fronte all'adolescenza dei figli.
E saltando i parametri, rischiano anche di saltare le competenze genitoriali. Ci si chiede
cosa si è sbagliato: si può essere all'altezza quando un figlio l'ha combinata così grossa da
portare la famiglia in questura e dall'avvocato?
E' necessario riflettere su alcune questioni rispetto ai ragazzi adottati.
La prima è che la ricerca identitaria tipica dell'adolescenza diventa prorompente
nell'adolescenza adottiva. In questa fase di crisi succede che gli adolescenti adottati
mettano in atto comportamenti e codici trasgressivi che trovano anche radice nei loro
vissuti precedenti all'adozione, in istituto o in situazione di pesante disagio sociale.
La seconda è che la percezione del rischio da parte degli adolescenti adottati sembra
essere (anche dai dati forniti dalla letteratura in materia) molto più bassa rispetto ai
coetanei. Sono ragazzi che hanno sperimentato nella loro infanzia la capacità di affrontare
situazioni estreme sviluppando resilienza e resistenza ad interventi educativi.
La terza è che il disagio espresso da questi ragazzi in ambito sociale spesso coincide e si
accompagna ad un disagio a scuola sino all'estrema conseguenza dell'abbandono
scolastico.
Ecco perché le famiglie hanno bisogno di un aiuto che coniughi aspetti legali e aspetti
educativi, pedagogici, psicologici e di terapia familiare. Se da un lato la famiglia deve
affrontare il "calvario" istituzionale del caso, dall'altro ha bisogno di essere accompagnata
nella gestione del terremoto che questi eventi comportano. Le vie legali sono lunghe, tanto
che i ragazzi difficilmente colgono il nesso tra il loro comportamento e la conseguenza
penale di questo. Possono passare anni. Nel frattempo, da subito, la famiglia ha bisogno di
ripensarsi, di riorganizzarsi dalle fondamenta, per evitare che il comportamento distruttivo
di un figlio si traduca in una distruzione del clima familiare sino a trasformare la casa in una
gabbia dove nessuno può sentirsi bene e al sicuro. C'è bisogno di esperti che aiutino i
diversi membri della famiglia a rimettere in circolo emozioni e sentimenti, c'è bisogno di un
accompagnamento della famiglia che ha bisogno di trovare risposte per riorientare e
riformulare il proprio stile educativo. C'è bisogno di esperti che aiutino i ragazzi a ritrovare
un posto nella scuola, anche attraverso l'intervento con i suoi insegnanti, perché andare a
scuola, per un figlio "nei guai", rappresenta un fondamentale atto di normalità di cui c'è
particolare bisogno proprio in questo tipo di situazioni.
Ho conosciuto, nel Veneto, una realtà interessante, nata da poco per volontà di un gruppo
di avvocati che hanno costituito un'associazione con psicologi e pedagogisti, proprio nel
tentativo di dare una risposta adeguata alle famiglie che si trovano ad affrontare queste
difficoltà. Penso sia una giusta idea, che possa essere un'esperienza da proporre e da
estendere in altri territori affinché esista un luogo dove portare non solo quesiti tecnici ma
anche il proprio dolore e i propri profondi interrogativi.
C'è poi un'ulteriore considerazione da fare, che riguarda la vita sociale e di relazione dei
genitori che affrontano questo tipo di difficoltà.
Quando ci si trova davanti ad un avvocato o a un maresciallo, tutto sembra andare in pezzi,
tutto viene messo in discussione, dalle relazioni tra i componenti della famiglia alle
relazioni all'interno della coppia, dalle scelte di stile educativo ai ruoli genitoriali, fino
appunto alla vita sociale di tutti i membri della famiglia
La vita di relazione dei genitori può essere essere messa fortemente in pericolo; le
trasgressioni pesanti dei figli, le loro azioni illegali o devianti, comportano sentimenti di
vergogna, di pesante tristezza, di tendenza a chiudersi in casa perché tutto è troppo difficile
da affrontare, ma anche da raccontare e da condividere.
Ed ecco perché c'è bisogno di un gruppo che accolga e che consenta il confronto, la
circolazione di storie ed esperienze, ma anche che dia semplicemente calore e solidarietà,
per poter restituire la fiducia nella possibilità di affrontare, un gruppo che stani i genitori
immersi nel malessere domestico e li riporti in una dimensione dove poter pensare, dire,
stare in silenzio e ascoltare, ma comunque ricostruire la serenità che occorre per andare
avanti.
Una famiglia che entra drammaticamente in crisi ha bisogno di una comunità
accogliente che la aiuti a ipotizzare, a pensare come possibile una strada da intraprendere
per poter ritrovare la serenità.
Dobbiamo cercare, ciascuno con il proprio ruolo ed il proprio contributo, di provare a
costruirla.