Hard Tracks News - Motoclub Hard Tracks

Transcript

Hard Tracks News - Motoclub Hard Tracks
Hard Tracks News
“LE PAROLE SONO SOLO VENTO QUANDO VENGONO PRONUNCIATE, INCHIOSTRO QUANDO VENGONO SCRITTE”
Anno 1 – Numero 1
Domenica 30 marzo 2014
L’EDITORIALE
Dalle parole di presentazione del moto club Hard Tracks di venerdì 21
febbraio 2014.
“Qui stasera inizia il nostro lungo viaggio. Sicuramente pieno di
incognite soprattutto per il sottoscritto che viene da sei anni di
lontananza dal pianeta motociclismo, che aveva percorso in lungo e in
largo per quasi vent’anni assieme ad una guida di grande spessore
morale come il mitico Bofo.
Con lui, io e i miei amici avevamo coltivato grandi amicizie, realizzato
meravigliosi progetti, vissuto momenti straordinari, ma ahimè, anche
episodi dolorosi come la tragica scomparsa di ragazzi stupendi (il Moz
ed Efrem tra questi).
Sono stato trascinato in questa avventura e non è stata una scelta
facile, perché temo di essermi inimicato più d’uno. Ma è un passo a cui
siamo stati costretti.
Alle spalle dei miei compagni di viaggio ci sono vent’anni e più di
passione motociclistica e di agonismo e, perché no, di errori e
frustrazioni.
Davanti, ancora sfocati ma non impossibili da raggiungere, grazie
soprattutto all’amicizia che ci lega, alla determinazione e al reciproco
rispetto, appaiono tutti i nostri proponimenti e progetti, com’è
naturale e quasi logico attendersi da chi getta le basi di una nuova
avventura.
Innanzitutto il nome: HARD TRACKS.
Letteralmente sta a significare “percorsi ostici”, come quelli delle gare
di enduro di un tempo. Ma “tracks” innanzitutto si traduce con
“tracce” che poi sono quelle che modestamente intendiamo lasciare
noi con il nostro lavoro.
Tutto ciò porta inevitabilmente alla scritta “La nuova frontiera del
fuoristrada” che racchiude in sé tutti i nostri programmi.
Quanto alle fiamme, esse rappresentano l’immaginazione, l’entusiasmo,
oserei dire il sacro furore che ci hanno condotto a questo passo. Nulla
è più vivo di una fiamma che si agita, strepita, avvolge, sconvolge,
brucia.
Il nostro sembra quasi un viaggio dantesco perché, stando ai primi
commenti percepiti, qualcuno ci ha paragonato ad anime dannate che
hanno abbandonato la sicurezza di un club già rodato e carico di storia
per un salto nel buio.
Citando Dante Alighieri noi stasera iniziamo, attraverso l’espiazione del
noviziato, il nostro viaggio di redenzione e, perché no, di riscatto.
LA VIGNETTA DI MR HT
BRUNISSO GIACOMO A PADOVA
IL PRIMO TROFEO VINTO DAL MOTOCLUB HARD TRACKS
Il piccolo Giacomo Brunisso, 9 anni a settembre, è primo pilota del
nostro moto club ad eccellere in una competizione. Il figlio del nostro
Vicepresidente si è infatti classificato al secondo posto nella prima
prova del Campionato Triveneto di trial, categoria juniores, disputatasi
al Trial Park Euganeo di Padova domenica 9 marzo u.s.
Al futuro campione i migliori auguri dei nostri lettori ed un sincero e
scaramantico “in bocca al lupo” per le prossime gare.
LE INTERVISTE AI CAMPIONI
SERATA CON GLI AMICI DI TRICK & BUILD
Giovedì 20.03 u.s. il nostro sodalizio ha organizzato in un noto
ristorante di Villacaccia una cena alla quale erano stati invitati in
qualità di ospiti d’onore i piloti Maurizio Micheluz e Vanni Cominotto.
Come succede spesso in simili circostanze, i due si sono presentati in
clamoroso ritardo, quando gli altri commensali erano già al sorbetto,
adducendo come patetica scusante formidabili ingorghi stradali nei
suburbi meridionali di Nespoledo.
Come corollario al simposio, il nostro impareggiabile Caporedattore
(assente perché impegnato alla Sorbona di Parigi a discutere la tesi
della sua quarta laurea) aveva preparato alcune domande degne del
miglior Walter Cronkite, alle quali anche un bambino di quattro anni
avrebbe risposto in maniera esauriente.
Invece i due fenomeni dei fettucciati, dopo l’immancabile torta (opera
di Elisa Uliana), abbondanti libagioni e solenni gozzoviglie, si sono
incasinati manco fossero alla Hell’s Gate.
Queste le tre domande per Vanni Cominotto.
D. Fettucciato di Variano. Tu hai la moto, io ho tre lauree e parlo
cinque lingue, compreso il sanscrito. Sei convinto di battermi?
R. Credo di sì.
D. Ho letto sulla Gazzetta che nel 2015 l’Italian Baja si svolgerà nel
fiume Orinoco tra Colombia e Venezuela, perché nel Tagliamento c’è
troppa acqua. Credi che saresti a tuo agio nelle pietraie del grande
fiume sudamericano?
R. Sì.
D. Mi hanno riferito che in gioventù hai fatto per un po’ di tempo il
muratore. Corrisponde al vero che la tua prima moto da enduro
montasse un motore di betoniera?
R. Risata generale dei commensali.
Queste invece le tre domande per Maurizio Micheluz.
D. Si dice che il governo taglierà le spese anche alle forze dell’ordine.
Se dovessero portarti via la moto e restassi a piedi, dovendo scegliere
tra fare il mandriano nel Nuovo Galles del Sud in Australia a bordo di
una Yamaha 500 4t del 1970 e l’agente della polizia penitenziaria in
un gulag della Siberia, quale sarebbe la tua scelta?
R. La Siberia.
D. Il nostro Presidente Germano Uliana mi ha rivelato nel segreto del
confessionale che a parità di moto e con le mani ammanettate dietro
la schiena ti batterebbe nove volte su dieci in qualsiasi prova speciale
della regione. Credi di riuscire a batterlo almeno una volta?
R. Credo di sì.
D. Io sono felice possessore di una Suzuki naked e tu ti sollazzi con
Cameron Diaz vestita di tutto punto. Accetteresti un cambio alla pari
con il sottoscritto?
R. A quel che risulta, la domanda non è stata compresa.
Non so voi, carissimi lettori, ma io sono profondamente turbato dalla
complessità delle risposte…
Ha avuto un grande successo di pubblico la serata organizzata con
gli amici di Trick & Build venerdì 14.03 u.s. presso il The Ocker and
the Rock di Variano.
Il trio, composto dal Pera, dal Mambo e dal Ciga ha deliziato i
presenti con la proiezione di una piccola parte del loro ricchissimo
archivio fotografico, partendo da inedite foto in bianco e nero di
Udine negli anni ’30 per raccontare poi la storia del motociclismo
fuoristrada in Friuli V. G. dagli albori fino ai giorni nostri.
Volti sconosciuti e non si sono succeduti in una entusiasmante
carrellata. Tra gli altri, hanno lasciato un groppo in gola i volti di
Rodolfo Bidassi e Denis Trevisan che ci hanno lasciato troppo presto.
NEWS – NEWS – NEWS – NEWS – NEWS – NEWS
Venerdì 11.04 p.v., alle ore 20.30, presso il noto locale The Ocker
and the Rock in Variano, avrà luogo una serata dedicata alla
“Importanza dell’olio nel motociclismo fuoristrada” presentata da
tecnici della Silkolene.
Ci auguriamo una numerosa partecipazione di piloti.
Inutile dire che seguirà rinfresco.
LA SUPERTORTA DI ELISA ULIANA
Sto imparando a guidare col servosterzo. Ho girato il volante quel che pensavo fosse sufficiente e mi sono trovata in una direzione sbagliata che era
nella direzione opposta. ( Da verbali di assicurazioni inglesi )
Hard Tracks Pills
Le domande dei nostri lettori
Nel fuoristrada conta più la moto o il pilota?
La questione è talmente vecchia e complessa che parecchi, nei
tempi andati e un po’ in ogni parte del mondo, se ne sono
attribuiti la paternità.
È ormai assodato , stando almeno a quanto dichiarano i testi più
autorevoli, che il primo che se la pose fu l’agronomo cinese CIAO
KYMCO ZING nel VII° secolo a. C.
Mentre stava zappando l’orto, in preda ad oppiacei e come al solito
a velocità supersonica, si accorse di essere andato un po’ storto e
di aver creato qualcosa che sembrava una stranissima strada piena
di salti, ma non sapendo assolutamente cosa fosse e a cosa servisse
lasciò perdere e preferì farsi una bella fumata.
Si sa per certo che se la pose pure l’astronomo giapponese SUZUKI
KAWASAKI, gran conoscitore del moto diretto degli astri, ma
nulla più; infatti, non essendo in grado di definirne la parte
femminile, cioè la moto, che non era stata ancora inventata,
continuò a studiare pianeti e stelle e a farsi belle fumate.
È risaputo che la domanda se la fece anche il filosofo cinico
DEMOSTENES MOTOKIKLOS, ma l’unico moto che faceva e con
ottimi risultati era quello tra le braccia di BETA PILOTA, notissima
meretrice tebana di superbe doti.
E moltissimi altri, richiesti di una risposta, si fecero in quattro
fino a smarrirsi in inutili e dispendiose elucubrazioni: basti
ricordare il DE CILINDRIBUS ET PISTONIBUS dello spagnolo PEGASO
L’ORBO, il PRODROMUS PRIMARIAE TRANSMISSIONIS del siculo
LEONARDO DA APRILIA, il voluminoso VON JUPITER NACH
DRAGSTER del monaco teutonico HULSHOFF HUSABERG e il FICKA
PILOT dello svedese di origini norvegesi KNUT STINKA
VARDEFULL.
Da quanto ne so io, anche per aver tentato un sondaggio tra i piloti
in una gara del Triveneto di Enduro del 1995, il 100% mi ha
risposto che moto e pilota rivestono un’importanza
equiponderante ed equipollente, ben sapendo di essere del tutto
all’oscuro del significato dei due aggettivi.
Le risposte più classiche restano le seguenti:
“Uè ca mi lave la moto, o stavi poc ben iò!”
“Uè ca mi sintivi in vene, no mi lave chel casso di moto culì!”
“E iere une gare dal casso! Duciu e san che iò e la me moto o sin
un binomio di corse dure!”
Qual è la dieta base dell’endurista friulano?
È una domanda alla quale non sono in grado di rispondere perché
non conosco molti piloti. So invece di un autista dell’enduro che
anni fa mi consegnò un biglietto su cui aveva riportato la tabella
base della settimana precedente una gara di regionale e che aveva
personalmente compilato.
LUNEDÌ
COLAZIONE: due sprizzoni da ¼ merlot e e gazzosa.
PRANZO: una scodellina di refosco, due grappe alla ruta, quattro
sprizzoni da ¼ vino e soda.
CENA: mezza damigiana di vino drogato, 50 cl Sambuca Molinari,
caffè triplo corretto Di Saronno.
MARTEDÌ
COLAZIONE: sei prugne mandorlate Nonino e cinque Marsale
all’uovo.
PRANZO: zuppa di rape con pane bianco e vino rosso a volontà,
pollo ruspante alla cacciatora affogato in rum Pampero, mezza
scodella di Chinamartini.
CENA: cinque sprizzoni da ¼ merlot e gazzosa, maiale in agrodolce
cotto nel Fernet Branca.
MERCOLEDÌ
Dieta liquida a base di venti fiale di cabernet vinificato in botti di
porto e/o madeira.
GIOVEDÌ
COLAZIONE: due grappe Nonino, tre Jaegermeister con scorza di
limone, quattro Cynar. Prosciutto di Sauris a volontà con birra
affumicata in loco.
PRANZO: sprizzone da litro alla Strogonoff con liquorino a scelta di
gradazione non inferiore a 75°.
CENA: terrina di radicchio trevigiano condito con un mix di Taiada,
vino amarascato e chinato.
Rutto libero e scoregge a volontà per stemperare la
tensione pre gara.
Cinquanta gocce di Novalgina in un bicchierino di Anice forte e
cento di Micoren in una tazza piena di gin.
VENERDÌ
COLAZIONE: sbevazzata di vino passito:
PRANZO: chiaretto medicinale a tutta birra, bigoncia di acquavite
alla genziana, bistecca alla Bismarck in zuppa di vino artefatto.
CENA: focaccia di mosto concentrato, composta di frutta in bagno di
Rabarbaro Zucca, quattro fernet, torta a sorpresa all’alchermes.
SABATO
Dieta pregara a base di timballo di uve del Collio insaporite da
Amara Lucano e vino bianco con Bitter Campari.
DOMENICA
COLAZIONE: thermos da litro caffè corretto Stravecchio (inverno);
fusto da 30 litri di lager (estate).
PRANZO: piatta da ½ di whisky di malto scozzese (inverno);
borraccia da cinque litri di lager strong (estate).
CENA: dieta proteica bilanciata da bombarda libera assieme a tutti
gli altri piloti disponibili.
Hard Tracks Tales
IL CAMIONISTA CHE NON DIVENNE MAI ENDURISTA
Ancora oggi, a distanza di molti anni, posso affermare con assoluta
convinzione che nessuno mai entrò così fragorosamente a far parte
della folta schiera dei licenziati del mio vecchio motoclub come il
personaggio della nostra storia.
Certamente nessuno provocò danni di così devastante portata per la
psiche degli sventurati che quel giorno, in quel particolare frangente,
ebbero la malaugurata idea di farsi trovare nella sede del moto club al
The Ocker and The Rock, in quel di Variano. Senz’ombra di dubbio
nessuno mai contribuì a massacrare tanti fegati portando sulla via
senza ritorno della perdizione etilica i rispettivi proprietari ( certo c’è
da dire, a parziale difesa del personaggio, che non conobbi nessuno che
si tirasse indietro di fronte alla fatidica domanda “Ce bevistu?” ).
Questa iattura per molti, ma immensa fortuna per il sottoscritto ( oltre
che segretario della società ero il titolare del bar ) la chiameremo per
comodità e per ovvie ragioni di privacy BNWW.
Prima della sua miracolosa apparizione, parecchi esemplari più o meno
strani avevano varcato le soglie del The Ocker con la speranza di
entrare nelle mie grazie e farsi confezionare una bella licenza di
conduttore. Nel tempo si erano presentati il timidone, lo sfrontato, il
logorroico, l’esagitato, il petulante, il balbuziente, il tignoso, il
predestinato, il negato ( ovviamente la percentuale più alta ), lo
sbruffone, il bambinone accompagnato da mammà, il fenomeno di cui
la schiera di seguaci prezzolati proclamava l’imbattibilità ( ! ) e persino
il macho nelle azzimate vesti di un bulimico rappresentante di
cosmetici e profumi.
Dulcis in fundo non era mancato ( un vero colpo al cuore per i soci
presenti ) l’astemio, che ovviamente nessuno voleva, per non infangare
il buon nome della società.
BNWW era entrato una sera sfondando letteralmente la porta del bar
con una gigantesca putrella che poi si sarebbe rivelata per quello che
realmente era: un naso di dimensioni ciclopiche che sormontava un
ventre prominente. Nel surreale silenzio che subentrò al trambusto
iniziale, i presenti consultarono immediatamente i propri bicchieri
manco fossero degli aruspici alle prese con le viscere di qualche vittima
sacrificale. Sorse legittima una domanda e se la pose ad alta voce
l’unico che non c’entrava niente con le moto.
< E chel chi cui casso isal? >
A questa ne seguirono molte altre, tant’è vero che il sottoscritto, che in
quanto a naso non era e non è da meno, propose un fusto di chiara in
omaggio all’autore di quella più fulminante.
Decine di cellule cerebrali cominciarono a scoreggiare come gli
avvizziti deretani degli ospiti di una casa di riposo. Per una sera e per
l’unica volta nella propria vita, i motociclisti presenti fecero lavorare il
proprio cervello, ma nessuno si portò a casa il premio, perché è
risaputo che quando si tratta di pensare, i soggetti di cui sopra non
sono proprio dei fenomeni.
Quando il nuovo arrivato, non senza qualche difficoltà, riuscì a
parcheggiare proboscide e betoniera negli spazi lasciati liberi dalla mia
appendice, capii immediatamente che il soggetto sarebbe rimasto, pur
con la sua licenza di conduttore, un semplice autista e nemmeno dei
migliori ( all’epoca ero solito dividere i licenziati in due categorie,
ovviamente in base ai rapporti dei miei informatori: autisti e piloti ).
Da subito intuii che le uniche impennate che BNWW sarebbe stato in
grado di fare avrebbero riguardato le vendite di merlot da parte del
sottoscritto e che i fettucciati preferiti sarebbero stati disegnati sui
consumati pavimenti di bettole e osterie della nostra regione.
C’era un che di atavico nella sua sete, un’arcana e tentatrice presenza
che lo portava ad ordinare e consumare in quantità industriale
sprizzoni da quarto di merlot con pochissima, oserei dire, quasi
infinitesimale quantità d’acqua, acquistando incredibilmente in eloquio
e scioltezza di lingua, nonché in agilità di movimenti alla faccia
dell’otre che lo limitava, quando qualunque altro bevitore sarebbe
collassato e crollato al suolo.
In effetti, i sempre più allibiti presenti venivano edotti da BNWW ( a
questo punto è d’uopo spiegare che si tratta dell’acronimo di Big Nosed
Water Wine, nella nostra lingua Sprizzone Nasuto ) con aforismi
sibillini tipo: “Chi non beve con me peste lo colga!” , “Meglio uno
sprizzone oggi che un calcio nei coglioni domani!”, “Io berrò latte solo
quando le mucche mangeranno uva!” ed altre chicche etiliche.
Mi chiedevo allora e mi chiedo ancora oggi quali particolari cromosomi
allignino nelle popolazioni della zona ad alto tasso alcolico Gemona –
Buja – Montenars – Artegna. Probabilmente non lo saprò mai e, a dir
la verità, non è che ci tenga a saperlo.
Con il lento trascorrere degli anni le mie supposizioni di quel primo
incontro divennero realtà. BNWW non apparve né sarebbe mai apparso
negli annali del fuoristrada regionale, nemmeno alla voce “Il più
sfigato”, ma contribuì ad arricchire il sottoscritto con le sue
scorribande etiliche.
DA “ANCHE LE FORMICHE NEL LORO PICCOLO SI INCAZZANO”
LUI Signorina, se le dicessi: sono squattrinato, non ho
l’automobile, parlo male e sono maleducato, sono fallocrate,
schizofrenico, nevrastenico, asmatico. Mi spilucco le caccole dal
naso. Ho la forfora, le piattole, i vermi, lo scolo, una moglie, otto
figli, le mutande sporche, il collo lercio, polsini luridi, le scarpe
bucate, fedina penale sporca, vari tic, crisi, mi rotolo per terra,
bevo, sbavo, sputacchio, sniffo la colla, l’etere, i tubi di
scappamento, russo, mi scrocchio le dita, mi rosicchio i colletti
delle camicie, sono lunatico, mi pulisco le gengive con l’indice, ho
il cazzo piccolo, non mi piace Sartre, detesto la musica, mi fa
schifo ballare, sono cannibale, faccio errori di ortografia, ho le
mani umidicce, il naso gocciolante, vorrei che venisse la guerra
per fare il traditore, sono sfaticato, ladro, scatologico, ho la pancia
molliccia, il fiato fetido, pensieri torbidi, sguardo sornione, gesti
brutali, stacco le ali alle mosche, foro gli occhi dei gatti, racconto
agli amici i dettagli dei miei rapporti sessuali, accetterebbe di
uscire con me?
LEI Vada via! Che orrore!
LUI Ecco, lo sapevo che non dovevo dirle che ho il cazzo piccolo…
Wolinski