Innanzitutto la ringrazio per avermi concesso questa intervista che

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Innanzitutto la ringrazio per avermi concesso questa intervista che
LE INTERVISTE IMPOSSIBILI
“ IL DIRETTORE DI HARD TRACKS NEWS INTERVISTA IL SEGRETARIO DEL
MOTOCLUB HARD TRACKS”
Innanzitutto la ringrazio per avermi concesso questa intervista che, se non vado errato, è la
prima che lei largisce ai comuni mortali. Quello che non capisco è perché mai abbia preteso
la lista delle domande con sei mesi di anticipo.
Non faccia lo svenevole con me che non attacca. Quanto alla lista, beh chiamiamola una
garanzia da domande subdole ed inopportune. E comunque mi consegni telefonino,
registratore e qualsivoglia apparecchio atto alla riproduzione. Da questo momento solo
carta e penna e, al termine , l’originale a me, autografato da lei e vidimato dal mio notaio
che è quel signore laggiù con la pinta di Slalom Strong in mano.
Ma… ma… tutto questo è inqualificabile! Sono esterrefatto! Io sono considerato un
giornalista di provata dirittura morale e non faccio certo ricorso ad ipocriti espedienti …
Molto bene. Considero l’intervista già terminata. Sganci cinque euro per le due birre che si è
tracannato e si tolga dai coglioni!
Okay, okay, chiedo scusa … Ma lo sa che lei è permaloso come un varano? Ma veniamo alla
prima domanda. Mi dicono che lei pur militando da anni, a parte una breve parentesi,
nell’ambiente motociclistico, non ha mai posseduto una moto.
Se è per questo non ho mai avuto nemmeno un motorino; e ne vado oltremodo orgoglioso.
Io sono stato assunto per le mie superlative qualità manageriali e perché so fare di conto e
molto bene.
E poi c’è forse una legge scritta da qualche parte che dice che il tesserato di un moto club
debba per forza avere una moto in garage? E quando mai? Mi dica perché dovrei
appoggiare il mio deretano sul sellino di un aggeggio del genere? Il fatto che lei, in questo
preciso istante, usi carta e penna le impone forse di essere proprietario di una cartiera e
della fabbrica di penne della Bic?
Ma mi faccia il piacere!
Lei si vanta pure di non aver mai assistito ad una gara di enduro.
Le confesserò una cosa. Io esisto soltanto in funzione e all’interno di questo tempio. Posso
uscirne solo nella giornata di martedì (giorno di riposo) e farvi ritorno entro e non oltre le
14. Per uno strano maleficio sono imprigionato tra queste quattro mura. Non è che la cosa
mi dispiaccia comunque: le spine non dispensano il nettare ambrato se non alle fauci riarse
del sottoscritto, nessuno parla di lavoro né tantomeno di moto, il silenzio imperversa
sovrano. Io possiedo tutto, per cui le sembra proprio che mi manchi così tanto una insulsa
competizione motociclistica?
Cosa pensa dei motociclisti?
Se devo stare a dire quello che penso solamente di quelli che conosco non credo
basterebbero la cellulosa di tutte le foreste del Canada ed un Mississippi di inchiostro. Se
poi facciamo un’ulteriore cernita limitandoci al solo enduro, le conviene telefonare alla
Giocarta e farsi recapitare un paio di pallets di carta formato A4 e alcuni cartoni di penne
biro.
In base alla mia esperienza - badi bene… fatta solo di filmati su YouTube e sbrigativa lettura
di classifiche sul sito dei cronometristi … -, io sono sempre stato solito dividere gli enduristi
in due categorie: autisti e piloti.
I primi sono i sovrani indiscussi del … bla, bla, bla … Li senti parlare delle loro imprese e
immediatamente pensi “Cazzo!” e poi, dopo attenta consultazione del materiale cartaceo di
cui sopra e doverosa verifica (se ci sono) dei filmati, scopri che potrebbero esibirsi
tranquillamente come paracarri sul ciglio di provinciali e statali. Affermano, con la
sfacciataggine tipica del presuntuoso di professione che non è mai colpa loro, ma che
avrebbero potuto fare meglio se … e giù la classica litania dei pretesti: troppo caldo, troppo
freddo, la pioggia, il fango, la polvere, il fettucciato di merda, la linea del cazzo, la moto,
un’improvvisa colite, una tremenda diarrea e mille altre giustificazioni.
I secondi sono i piloti. E qui ci sono due categorie: quelli che bevono alcolici (siano
benedetti!) e quelli che non li bevono (quale orrore!). Mi dicono che le loro moto, dopo una
sola stagione di gare, vengono rifiutate anche dai robivecchi. Alcuni fanno pompa di sé e
della loro abilità, sono altezzosi tanto da sembrare dei lord e manco ti cacano; c’è quello che
fa di tutto per confermare di essere un emerito sacco di sterco, c’è pure quello che ti
presterebbe la moglie, ma la moto… beh, quella giammai!
Ce n’è uno del quale si ricorda con particolare affetto?
Naturalmente. Il sottoscritto ha in comune con lui un’appendice facciale di generose
dimensioni, una marcata avversione per l’imbecillità ed un’esagerata ammirazione per il
periodo più aureo del XX° secolo.
Come mi mancano il suo volto ascetico, la facezia, la faccia tosta, la faccia da schiaffi, la
loquacità ed eziandio l’inarrivabile sete. Non un gran pilota ma un sontuoso cliente - che per
il carattere scontroso e sessista del sottoscritto equivale a “grande amico”-. Eh sì, mi manca
proprio il “ciranesco bottaio di Buja”.
Mi pare di capire che non nutre una grande stima dei motociclisti.
Diciamo che accetto con rassegnazione la loro propinquità. È arduo intavolare con loro una
dissertazione che non riguardi le moto. Come rimpiango i tempi in cui, con Mister Gluck e
Archie Pickwick, si disquisiva in tono serioso di meteorismo, di aerofagia oppure delle “virtù
terapeutiche, anestetiche e cicatrizzanti del nettare ambrato”.
Quale è il miglior pilota del moto club Hard Tracks?
Se guardiamo ai risultati dell’anno in corso non ci sarebbero dubbi che è il piccolo Giacomo
Brunisso ( fresco vincitore del Triveneto di trial classe E) e non per merito del papà, al
quale va l’unico merito di accompagnarlo sui campi di gara, quando non rimane a metà
strada perché si è dimenticato di fare il pieno al furgone.
Sulla carta è inequivocabile che a parità di moto, di allenamento, di uguali condizioni
metereologiche e di “panza” non c’è nessuno in tutto il triveneto, e non oso avventurarmi
oltre, come il mio amatissimo e stimatissimo presidente.
La ringrazio per il tempo che mi ha concesso e per la sua schiettezza.
Un momento, un momento … Signor notaio, lasci perdere la pinta e venga un po’ qua a
vidimare questi fogli.
Schietto sì, ma coglione proprio no! Mai fidarsi di un imbrattacarte!
IL PICCOLO, GRANDE GIACOMO BRUNISSO