LA MELA - Scalfari Andrea

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LA MELA - Scalfari Andrea
Concorso Letterario Felice Daneo
Concorso Letterario Felice Daneo / MODELLO INDICATIVO PER L’ELABORATO
Categoria di
partecipazione
Ragazzi
Giovani
Adulti
Piccoli scrittori
Titolo del racconto (assegnato dall’autore):
“LA MELA”
Opera edita di riferimento (autore e titolo)
“BIANCANEVE E I SETTE NANI”, Disney
L’elaborato non potrà superare le tre cartelle, cioè tre fogli dattiloscritti pari a 30 righe
(1800 battute) ciascuno.
Una mela, un frutto comune, ormai destagionalizzato, tutti quanti hanno la possibilità di
averla tra le mani e assaporarne la sua dolcezza; ma se solo la vedeste o meglio poteste
vederla capireste che questa mela é unica. Ma partiamo dall’inizio, era una mattina come
tante altre, con il mio solito ritardo, il mio solito passo svelto per raggiungere il bus ed il
mio solito fiatone annaspante causato dalla troppa voglia di rimanere sotto le coperte,
infatti tardai e persi il pullman. Decisi di ritornare indietro per non peggiorare ulteriormente
una giornata iniziata malamente, iniziai a pensare a ciò che avrei potuto fare durante
queste ore, ignaro di tutto ciò che sarebbe successo un istante più tardi. Mentre
percorrevo la solita strada che riporta a casa mia notai un particolare che prima, mentre
correvo, non avevo assolutamente percepito. Storsi per un attimo lo sguardo, stranito, e
non credevo a ciò che avevo davanti: mi ritrovai davanti a un vecchietto, senza vita,
all'apparenza un senzatetto, iniziai a chiedermi come avessi potuto non notarlo prima.
Ebbi un po' di timore ad avvicinarmi ma lo misi da parte, anche se la ragione mi suggerì di
non immischiarmi in una situazione del genere. Le gambe spinte dalla curiosità
diminuivano la nostra distanza fino a raggiungerlo, mi chiesi come in uh quartiere
tranquillo come il mio potesse accadere tutto ciò, senza risposta; lo raggiunsi, non una
goccia di sangue, nemmeno per sbaglio trovai una traccia rossa, l'unico oggetto rosso che
vidi era una mela che il vecchietto stringeva ancora peri nervi contratti a causa della
morte. Senza pensieri esitanti presi la mela e la guardai, pensai che fosse bellissima, ma
allo stesso tempo mi domandai perché stessi pensando questo di una mela di fronte a una
persona senza vita, non capivo come, ma non riuscivo a smettere di osservarla. Pian
piano cercavo ogni suo piccolo particolare, notai che era simmetrica, perfetta, poi vidi tutti
quanti i puntini della buccia, tutti equidistanti l’uno dall’altro di un verde luccicante,
brillavano alla luce del sole, mi ci potevo specchiare su quella buccia per quanto era
lucida. Continuai a osservarla intanto mi andai a sedere su una panchina poco più in la.
Dopo dieci minuti ero li, quasi ipnotizzato dalla mela, c’era il puro silenzio, sentii qualcosa
toccarmi la gamba, la smisi di guardare e vidi che era Zoe, la mia gatta, alzai lo sguardo e
vidi quattro uomini. Pensai che stessero andando a vedere che cosa fosse successo
all'anziano ma lo superarono, ero confuso, avevano lo sguardo fisso su di me, cosi presi la
mela e scappai, scappai via... Correvo più forte che potevo, mi tenevano testa, ma io
stranamente sentivo che avrei potuto correre ancora più veloce, come una forza dentro,
riuscivo a controllare l'adrenalina, il mio battito, il respiro, gli occhi per nulla offuscati. Mi
sentivo inseguito quasi un agente sotto copertura. A un certo punto loro mi erano alle
costole, non c’era nessuno a parte un pullman che arrivava in velocità da destra verso di
noi, attraversai la strada, l’autista freno bruscamente, scese e inizio a rincorrermi pure lui.
Corsi via, guardai la mela che stringevo con fermezza e gelosia, non volevo che loro me la
prendessero, ero impossessato dall'avidità, iniziai a chiedermi perché m'inseguissero, da
dove venisse la mia velocità nel correre, la mia prontezza nelle azioni, tutta quella forza...
Iniziai a pensare che quella mela, come per osmosi mi avesse trasferito quell'energia, che
insieme al sangue, scorrendo nelle vene e ossigenando ogni cellula del mio corpo, avesse
amplificato le mie forze rendendole innaturali. Correvo e correvo, poi mi girai per guardare
se li avessi seminati, ma erano raddoppiati, anzi quadruplicati, ero rincorso da uri'orda di
persone che sembravano volere tutte la stessa cosa: la mela. A quel punto la morsi con
l'intento di mangiarla tutta, cosi che nessuno potesse averla tranne me, ma al primo morso
come una luce mi abbaglio, poi il buio... Pensai quasi di essere morto, ma poi aprii gli
occhi e vidi il soffitto della mia camera, era tutto un sogno, mi chiesi il perché della mia
gelosia e avidità nei riguardi di quella mela. So dire solamente che mi accecavano,
facendomi perdere appresso a un oggetto che non valeva nulla ma che tutti volevano solo
per il gusto di averlo rispetto a qualcun'altro. Poi mi alzai, guardai l'ora e vidi che mancava
poco tempo all'arrivo del bus alla mia solita fermata. Una sciacquata e via mi vestii
velocemente e corsi contro verso la mia solita giornata. Era una mattina come tante altre,
con il mio solito ritardo, il mio solito passo svelto per raggiungere il bus ed il mio solito
fiatone annaspante causato dalla troppa voglia di rimanere sotto le coperte, ma a un
certo punto vidi una mela posizionata esattamente dove nel sogno c'era il cadavere
dell'anziano. Mi fermai per un secondo, pensai che non fosse una coincidenza e pensai
che grazie a quel sogno avessi imparato qualcosa.