Voglio odore di soffritti
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Voglio odore di soffritti
direttore LUIGI CARICATO - [email protected] società > cultura Voglio odore di soffritti Avete mai conosciuto il poeta Aldo Fabrizi? Con ogni probabilità no, perché lo avete apprezzato nelle vesti per lo più di attore; e invece, da grande appassionato cultore di buoni cibi qual era, con predilezione in particolare per il piatto portabandiera fatto di spaghetti, aglio, olio e peperoncino, ha scritto versi in romanesco inneggianti la buona cucina, quella semplice, di tutti i giorni Carlotta Baltini Roversi Era nato a Roma il primo novembre 1905, e sempre a Roma è scomparso il 2 aprile 1990, dove è sepolto al cimitero monumentale del Verano. Non è stato soltanto un celebre attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, ma anche un poeta, anche se pochi lo ricordano per i suoi versi in romanesco. La famiglia d’origine era molto umile, la madre, una fruttivendola, gestiva un banco delle verdure a Campo de’ Fiori. Aldo Fabrizi, orfano a soli undici anni del padre Giuseppe, abbandonò gli studi per aiutare a mantenere una famiglia di cinque sorelle, tra cui Elena, l’altrettanto celebre Sora Lella, protagonista anche lei in numerosi film. Era considerato un gastronomo molto legato ai sapori semplici, e la sua ricetta preferita – spaghetti aglio, olio e peperoncino – esprime d’altra parte, in modo quanto mai inequivocabile, tutta questa sua idea di semplicità ed essenzialità, incentratta sugli ingredienti. Scrisse tanto di cibo, in particolare privilegiando la pasta, e sono da leggere e riscoprire le sue poesie in dialetto romanesco. Come le seguenti. TRE SONETTI DI ALDO FABRIZI Pasta alla capricciosella Provate a fa’ sto’ sugo, ch’è un poema: piselli freschi, oppure surgelati, calamaretti, funghi "cortivati", così magnate senz’avè patema. Pe’ fa’ li calamari c’è un sistema: se metteno a pezzetti martajati nell’ajo e l’ojo e bene rosolati, so’ teneri che pareno ‘na crema. Appresso svaporate un po’ de vino; poi pommidoro, funghi e pisellini insaporiti cor peperoncino. Formaggio gnente, a la maniera antica, fatece bavettine o spaghettini… Bòn appetito e.. Dio ve benedica! Pasta alla capricciosella Provate a fare questo sugo, ch'è un poema: piselli freschi, oppure surgelati, calamaretti, funghi "coltivati", così mangiate senza avere il patema. Per fare i calamari c'è un sistema: si mettono a pezzetti maltagliati nell'aglio e olio e bene rosolati, son teneri che sembrano una crema. Quindi aggiungetevi un po' di vino; poi pomidoro, funghi e pisellini insaporiti col peperoncino. Formaggio niente, alla maniera antica, preparateci bavettine o spaghettini... Buon appetito e Dio vi benedica! La dieta Doppo che ho rinnegato pasta e pane, so’ dieci giorni che nun calo, eppure resisto, soffro e seguito le cure… me pare un anno e so’ du’ settimane! Nemmanco dormo più le notti sane, pe’ damme er conciabbocca a le torture, le passo a immaginà le svojature co’ la lingua de fòra come un cane. Ma vale poi la pena de soffrì lontano da ‘na tavola e ‘na sedia pensanno che se deve da morì? Nun è pe’ fa er fanatico romano; però de fronte a ‘sto campà d’inedia, mejo morì co’ la forchetta in mano! La dieta Dopo aver rinnegato Pasta e pane, son dieci giorni che non calo, eppure resisto, soffro e seguito le cure... mi sembra un anno, e son due settimane. Nemmeno dormo più, le notti sane, per alleviare le mie sofferenze, le passo a immaginarmi gli sfizi con la lingua di fuori, come un cane. Ma vale poi la pena di soffrire lontano da una tavola e una sedia pensando che si deve morire? Non è per fare il fanatico romano; però a fronte di questo vivere d'inedia, meglio morire con la forchetta in mano! Er mortorio Appresso ar mio num vojo visi affritti, e pe’ fa’ ride pure a ‘st’occasione farò un mortorio con consumazione… in modo che chi venga n’approfitti. Pe’ incenso, vojo odore de soffritti, ‘gni cannela dev’esse un cannellone, li nastri – sfoje all’ovo e le corone fatte de fiori de cocuzza fritti. Li cuscini timballi de lasagne, da offrì ar momento de la sepportura a tutti quelli che “sapranno” piagne. E su la tomba mia, tutta la gente ce leggerà ‘sta sola dicitura: “Tolto da questo mondo troppo al dente”. Il funerale Dietro al mio non voglio visi afflitti e per far ridere pure in quest'occasione farò un funerale con consumazione... in modo che chi venga ne approfitti. Per incenso, voglio odore di soffritti, ogni candela dev’esse un cannellone, i nastri – sfoglie all’uovo e le corone fatte di fiori di zucca fritti. I cuscini timballi di lasagne, da offrire al momento della sepoltura a tutti quelli che “sapranno” piangere. E sulla tomba mia, tutta la gente ci leggerà questa sola dicitura: “Tolto da questo mondo troppo al dente”. La foto in apertura è dell'Istituto Luce Carlotta Baltini Roversi - 22-11-2015 - Tutti i diritti riservati Osservatorio sul mondo dell'olio da olive e delle realtà affini "Olio Officina Magazine" è una testata registrata presso il Tribunale di Milano, n. 326 del 18 ottobre 2013 Direttore responsabile: Luigi Caricato Direzione e redazione: Via Francesco Brioschi, 86 - 20141 Milano Tutti i diritti sono riservati - Disclaimer - Privacy Realizzato da Aerostato - Newsletter inviate con MailCom