Recensione - accademia degli intronati

Transcript

Recensione - accademia degli intronati
IN CORSO DI PUBBLICAZIONE SU BULLETTINO SENESE DI STORIA PATRIA, 116, 2009
GIULIANO CATONI, Fra pirati e scolari. Il rettorato senese di Daniello Berlinghieri (18071829), in Tra diritto e storia, Soveria Mannelli, Rubbettino editore, 2008, I, pp. 421-447.
Catoni ricostruisce la storia di Daniello Berlinghieri, cavaliere senese dell’Ordine
Gerosolimitano con una robusta esperienza di soldato di mare (maturata soprattutto a
Malta e sulle navi che, nell’ultimo scorcio di XVIII secolo, combattono contro i pirati algerini
che infestano il Mediterraneo) e, al tempo stesso, uomo di cultura e di politica..
Tornato a Siena, pur rimanendo membro attivo dell’Ordine, il Berlinghieri viene nominato
provveditore dell’università e, in quella carica, si prodiga presso il Granduca per perorare
la causa dell’ateneo senese, in forte crisi economica. Una delle strade per risanarla è
individuata dal Berlinghieri, nella chiusura dell’Accademia Ecclesiastica. Riesce nell’intento
e i proventi della soppressa istituzione culturale vanno a rimpinguare l’esiguo montestipendi dei docenti e a sostenere l’attività dell’Accademia dei Fisiocritici già, in quegli anni,
centenaria.
Gli sforzi del Berlinghieri, tuttavia, sembrano, in un primo momento, inutili, poiché
l’università di Siena verrà chiusa dall’amministrazione francese nel 1799 per essere, però,
subito prontamente riaperta un anno dopo, nel 1800, sia pure ridotta alla sola Scuola di
Medicina, collegata alla omonima facoltà dello Studio pisano.
Uomo di lettere, come si vede, oltre che soldato, il Berlinghieri si cimenta con la filosofia e
la storia, progettando addirittura la redazione di una storia di Siena per la quale, però,
riconosce che “ le forze non corrispondevano all’intento [poiché] la storia non è come le
croniche. Si tratta in quelle di provvedere la memoria: in quella di guidare i giudizi. Vi vuole
per questo sapienza, che ci manca in gioventù, tempo e vigore, che ci mancano in
vecchiaia”.
Tornata la Toscana sotto il governo granducale dopo la parentesi napoleonica, Berlinghieri
deve lasciare l’università perché l’Ordine di Malta lo invia come proprio rappresentante al
Congresso di Vienna con il preciso mandato di recuperare all’Ordine dei Cavalieri l’isola di
Malta stessa.
Da Vienna il Berlinghieri si trasforma, nelle sue testimonianze, in un osservatore ironico e
disincantato dei lavori. Ad onta dell’apparato magniloquente del consesso, le decisioni
cruciali, riconosce il senese, sono prese all’interno di commissioni ristrette composte dai
rappresentanti delle potenze maggiori, mentre il Congresso non è che un organo
ratificante di quest’ultime: “certo che si conclude assai poco, e questo poco si fa più nelle
private conferenze, ora di tre, ora di quattro e ora di cinque ministri delle potenze
preponderanti, che nel direttorio stesso del Congresso, dove quelli non portano gli affari se
non quando sono concordati fra loro”. Il resto dei partecipanti – scrive con auto-sarcasmo
– non è altro che “volgo diplomatico” che non decide nulla e conta zero.
Conclusa la frustrante parentesi di ambasciatore, Berlinghieri può tornare a Siena alla sua
università, della quale cura il trasferimento nell’attuale sede di San Vigilio, in quelli che
erano stati locali conventuali e dove i Francesi avevano ospitato la Prefettura del
Dipartimento dell’Ombrone. E’ lui a far ristrutturare l’edificio e a portare a termine l’aula
magna (l’attuale Aula Magna Storica) progettata da Agostino Fantastici.
Nominato ministro rappresentante della Toscana alla corte di Carlo X, a Parigi, il
Berlinghieri, ormai maturo, si reca nella capitale francese accompagnato dalla giovane
Giulia Rinieri de’ Rocchi, offrendo così il destro a una raffica di pettegolezzi sulla “strana
coppia” formata da un attempato (e tutto fuorché fascinoso) rettore universitario e una
ragazza carina e dal carattere vivace. Pettegolezzi che impensieriscono perfino il governo
granducale che invita il Berlinghieri ad allontanare da sé la sua accompagnatrice,
scatenando l’ira funesta di Daniello che, per chiudere la bocca ai maligni, chiede al padre
di Giulia (Antonio Rinieri) di adottare la ragazza come se fosse figlia sua. Il matrimonio di
convenienza fra Giulia e il cugino Giulio Martini (1833) mette a tacere le illazioni su questo
chiacchierato menage, anche se la coppia vive a Parigi nella stessa casa del Berlinghieri,
dove quest’ultimo muore nel 1837.
MAURA MARTELLUCCI