Seppala`s Saga of the Sleddog - Siberian Husky Club

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Seppala`s Saga of the Sleddog - Siberian Husky Club
News Estate 2006
“senza un passato non può esserci futuro”
Testo di riferimento:
SEPPALA’S
Saga of the Sled Dog
By Raymond Thompson
Grazie alla preziosa collaborazione
di Stefano Cavalletti di Roma
ed al suo ammirevole impegno, siamo in grado di offrirvi, in esclusiva assoluta, la traduzione di questa rarità (per il pubblico italiano)
stampata in proprio by Raymond Thompson, primo presidente del
Seppala Siberian Husky Club.
Di numero in numero pubblicheremo ampi stralci di ogni singolo capitolo di questa opera realizzata in due volumi che, con un progetto
molto ambizioso, vorremmo rendere disponibili per tutti gli appassionati interessati.
SEPPALA’S Saga of the Sled Dog
CAPITOLO III
Una mattina, un vecchio lappone di nome zio
Hans, entrò nell’accampamento sventolando sopra
le braccia un paio di mukluks. Come risposta alle
domande di Sepp, disse che era uscito a caccia.
Per Sepp quell’uscita notturna era una novità, ma
Hans era un tipo duro a parlare, almeno fino a
quando qualche bicchierino di whisky non gli scioglieva la lingua.
Durante il giorno, Hans avvistava le mandrie di
renne, e quando calava il buio, ne prendeva una e
la trascinava via. Poi, indossando i suoi mukluks
all’incontrario, portava l’animale al campo.
Chi trovava le tracce, avrebbe notato che un uomo
aveva camminato fino alla mandria e niente più,
neanche gli eschimesi si insospettirono.
Quando lo zio Hans si riprese dalla sbornia, cercò
di convincere tutti che quello che aveva raccontato
era solo una vecchia leggenda. Qualunque fosse la
verità, il segreto della carne di renna rimase tale.
La compagnia mandò poi Sepp al Council District
per riportare indietro delle trivelle ad aria. Erano in
una miniera d’argento in un territorio deserto a quaranta miglia da Council. Era il primo campo di uomini bianchi nella penisola di Seward e lavorava da
molto prima della scoperta dell’oro.
Sepp trovò il vecchio campo, fatto di case con
tronchi di legno, vuoto e inattivo, a parte un cacciatore o guardiano di renne, chiunque fosse.
La miniera era sul lato della montagna ed i macchinari erano in buono stato. Sepp, insieme al suo
compagno, portò le trivelle a valle con una slitta,
che calarono lentamente lungo la ripida fiancata
della montagna.
La sua guida, un uomo ingaggiato a Council, aveva
lavorato nella miniera e sapeva tutto su di essa.
Mostrò a Sepp due tombe a poca distanza dal
campo e gli raccontò la loro storia.
Uno di loro era un uomo arrivato da chissà dove,
malato ed esausto, talmente debole da riuscire a
dire solo il suo nome, McCormack. Poco dopo morì
e fu sepolto nella tomba innanzi a loro. Sulla lapide
c’era scritto semplicemente “McCormack 1878”,
l’anno della sua morte.
Sull’altra lapide c’era scritto, “Hans Knuston, nato
in Norvegia”. Morì a causa di una carica di dinamite
mentre stava sondando un terreno. Dopo che aveva acceso la miccia si arrampicò sulla scala per
uscire dal pozzo, ma un piolo si ruppe e cadde
proprio mentre la carica esplodeva.
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News Estate 2006
Sepp rimase in piedi di fronte alle tombe dei due
pionieri, entrambi erano arrivati in quella terra selvaggia trent’anni prima di lui.
Fu grazie ad uomini come loro che aprirono la
strada, che tutti gli altri poterono darsi da fare.
Il primo campo, in quel lavoro, fu a Newton Gulch,
in un accampamento minerario abbandonato.
Spesso come cuoco venivano assunte delle donne,
e c’erano molte ragazze scandinave a lavorare in
quel posto. Di solito erano donne anziane che avevano esperienza come cuoca o cameriera.
Un giorno Sepp telefonò all’ufficio. “Abbiamo bisogno di una cameriera. Potete inviarcene una?”
Ci fu un attimo silenzio, si poteva udire solo il consueto fischio dei cavi al vento.
Poi, “Ne abbiamo una – una giovane ragazza dal
Belgio – appena arrivata con lo zio. Sembra volenterosa, forte, parla un pò d’inglese e diavolo se è
bella! Ti consiglio di assumerla subito; anche altri
campi sono a corto di personale!” disse l’impiegato
dell’ufficio.
Sepp ammutolì. Mandare avanti un campo non era
per nulla semplice, e avere del buon cibo da dare
ai propri uomini non era un problema trascurabile;
trovare cuoche esperte e presentabili era come
cercare un ago in un pagliaio. Ma una giovane ragazza era meglio di niente. “Mandateci la Belga”,
esclamò Sepp al telefono. “Bella – ci scommetto”,
borbottò Sepp tra se e se , ricordando alcune delle
ragazze che l’impiegato aveva definito tali in altre
circostanze.
Quando la ragazza arrivò Sepp rimase di sasso.
Era esattamente come l’aveva descritta il tizio
dell’ufficio – con una cosa in più; la timida ragazza,
che si chiamava Constance, aveva una voce magnifica. Ripensandoci, Sepp credette che fu il suo
“cantare” a farlo innamorare.
Alcuni dei ragazzi che lavoravano li ebbero un improvviso interesse per il noioso lavoro di lavapiatti,
e a Constance non mancava mai un aiuto in ciò
che faceva. Rimase con loro, al campo minerario di
Little Creek, tutta l’estate e il successivo inverno e
l’estate seguente li seguì negli scavi.
L’interesse per la ragazza cresceva sempre più in
Sepp finché un giorno le disse: “credo che dovremmo sposarci”.
“Bene”, rispose Constance, “quello che dici è piuttosto interessante anche perché era da un po’ che
pensavo la stessa cosa.”
Così andarono in città in slitta e si sposarono.
Constance viveva in una piccola capanna di proprietà della compagnia. Veniva chiamata la casa
delle bambole. Dopo il matrimonio, Sepp si trasferì
da lei, il cambiamento gli sembrò fantastico, dopo
nove anni di cuccette!
Durante l’inverno faceva piuttosto freddo nella capanna che aveva due piccole stanze. Avevano una
bella stufa da cucina che li teneva al caldo finché
bruciava, ma di notte era il gelo.
La teiera sul ripiano al mattino era ghiacciata, se la
si dimenticava piena d’acqua la sera. La botte con
l’acqua, vicino alla stufa, era coperta da qualche
dito di ghiaccio. Il bagno era all’esterno, a cinquanta gradi sotto zero, e non era piacevole andarci.
Nelle cucine i cuochi lavoravano dalle sei della
mattina alle otto di sera. Nel pomeriggio avevano
un’ora di riposo.
Il campo era talmente infestato da topi che dovettero prendere dei gatti. A volte i cani venivano sciolti;
la gatta di Seppala aveva appena avuti i gattini e
ne stava portando uno al riparo sotto la mensa
quando il loro malamute, si nome “Pronto”, avvistatala, iniziò ad inseguirla. La gatta lasciò immediatamente il gattino che teneva e volò letteralmente
sul muso di Pronto. Piantò le unghie nel naso del
cane che, nonostante si scrollasse violentemente
ululando, non riusciva a liberarsi. Pronto allora corse verso la sua cuccia e la gatta finalmente lo lasciò. I suoi gattini erano salvi e Pronto, una volta
curato; non inseguì mai più alcun gatto.
Un’altra piaga erano le zanzare.
La notte riuscivano a malapena a dormire in quanto
era difficile tenere gli insetti fuori.
Di notte lo “zampirone” di Seppala era sempre acceso ma le zanzare andavano ugualmente verso il
comignolo. A luglio, terminava la stagione delle
zanzare ed iniziava, come sempre, quella delle
piogge.
Una volta un gruppo di esploratori, partì da Livengood alla volta di Fairbanks. Presero una scorciatoia sulla montagna e si accamparono addormentandosi, ma un grosso sciame di zanzare gli stava
addosso e gli esploratori non riuscivano a riposarsi.
Viaggiavano attraverso una territorio che era bruciato poco prima e c’erano centinaia di piccoli pali
di legno. Fecero un grande falò, si alzò una nuvola
di fumo e mentre correvano attorno al fuoco, la nuvola catturava le zanzare. In poco tempo le zanzare finirono bruciate e gli uomini poterono dormire.
Ripensando a quei tempi, Sepp spesso si chiedeva
come avesse fatto a farcela, ma quando si è giovani ed innamorati tutto è possibile; in altre parole
non avevano alternative.
Nessuno che non fosse stato in Alaska, poteva capire la piaga delle zanzare.
Sia gli uomini che gli animali erano impazziti a causa dei loro violenti attacchi e questa storia fa capire
la loro abilità nel cavarsela.
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continua ….