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scheda tecnica
durata: 97 minuti
nazionalità: Spagna, Stati Uniti
anno: 2008
regia: WOODY ALLEN
sceneggiatura: WOODY ALLEN
produzione: MEDIAPRO, ANTENNA 3 FILMS, GRAVIER PRODUCTIONS
fotografia: JAVIER AGUIRRESAROBE
montaggio: ALISA LEPSELTER
scenografia: ALAIN BAINEE
costumi: SONIA GRANDE
interpreti: JAVIER BARDEM (JUAN ANTONIO), PENELOPE CRUZ (MARIA ELENA),
SCARLETT JOHANSSON (CRISTINA), REBECCA HALL (VICKY), PATRICIA
CLARCKSON (JUDY NASH), KEVIN DUNN (MARK NASH), CHRIS MESSINA (DOUG)
la parola ai protagonisti
VICKY CRISTINA BARCELONA è un film indelebilmente legato alla città nella quale è ambientato.
Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura, pensavo solo a inventare una storia che fosse
ambientata a Barcellona, commenta Allen. Desideravo rendere omaggio a Barcellona perché è
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film poteva succedere solo a Parigi o a Barcellona. Quando le due protagoniste del film Vicky
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cortometraggio al quale stava lavorando da sei mesi. Cristina è una sorta di anima persa che vaga
senza meta, racconta la Johansson. Non ha nessuno scopo e non sa esattamente cosa vuole.
Vive la sua giovinezza senza prendersi alcuna responsabilità e seguendo qualunque strada le si
presenti davanti. Allen vede chiaramente i pro e i contro delle scelte di vita di entrambe le ragazze.
Una persona più tradizionalmente borghese come Vicky sembra avere una vita decisamente più
felice. Osserva Allen. Una vita più organizzata, più stabile e che funziona meglio. Forse non
riuscirà a fare niente che vada al di là degli obiettivi che si è prefissata, ma sicuramente vivrà una
vita felice con il marito, che è un bravo ragazzo. Il personaggio di Cristina invece ha meno
probabilità di trovare qualcosa di soddisfacente perché è sempre alla ricerca di novità, e sa solo
cosa non vuole. Al contempo però avrà sicuramente una vita più varia e forse un giorno, se avrà
fortuna, qualcosa cadrà dal cielo e la farà felice. In Spagna, Vicky e Cristina vengono coinvolte in
una serie di rapporti sentimentali che hanno come protagonisti due focosi ed appassionati
spagnoli, il pittore Juan Antonio (Javier Bardem) e la sua vulcanica ex moglie Maria Elena
(Penélope Cruz). Nonostante siano innamorati pazzi, i due Spagnoli sono in perenne conflitto per
motivi che nessuno dei due riesce a comprendere fino in fondo. Hanno provato tantissime volte a
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di Maria Elena. La maggiore qualità di Juan Antonio è la sua capacità di parlare in maniera molto
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difficili per chi gli sta intorno. Mentre Juan Antonio è una persona pratica e alla mano, Maria Elena
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è una sorta di tornado emotivo che travolge tutto ciò che trova sul suo cammino. Maria Elena è
grande in tutto quello che fa, che si tratti di suonare il pianoforte o di dipingere ma in realtà non
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troppa passione e foga. Penélope Cruz pensa che il vero problema di Maria Elena è che è infelice:
Soffre tantissimo e per lei non è facile fare i conti con la sua testa. E tutto il caos che crea in tutto
ciò che fa è una cosa che non riesce ad evitare. Non credo che lo faccia di proposito per attirare
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I due mondi del film si scontrano quando Juan Antonio si avvicina a Vicky e Cristina in un
ristorante facendo alle due ragazze una proposta molto diretta: accompagnarlo in una cittadina
delle Asturie, Oviedo dove le porterà alla scoperta delle bellezze della regione, gli farà assaggiare
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spagnoli? racconta la Hall. Vuole allontanare Cristina da lui il prima possibile. Ma come ci rivelerà
la storia, Vicky si sbaglia nel giudicare Juan Antonio perché in realtà è un uomo insolito, e la sua
proposta non è poi così rozza e scandalosa come potrebbe sembrare. Juan Antonio è
letteralmente travolto e sopraffatto dalla bellezza e dalla personalità delle due ragazze, osserva
Bardem, e tenta di instaurare con loro un rapporto diverso dal solito che coinvolga tutti e tre. La
sessualità è una cosa mol
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un qualcosa di molto importante. Ha una maniera totalmente diversa di percepire e vivere la vita.
Credo che dal punto di vista etico non sia una cosa apprezzata da tutti, ma i principi morali di Juan
Antonio sono molto diversi da quelli che alcuni potrebbero aspettarsi e questo è uno degli aspetti
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che Vicky potrebbe non avere le idee così chiare come sembra. Vicky è apparentemente una
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di un pezzo. Credo che potrebbe desiderare qualcosa di più romantico o selvaggio ma per lei è
molto difficile correre dei rischi perché è sempre stata una persona molto controllata e non si fida
di se stessa quando le cose le sfuggono di mano. Non sa fin dove potrebbe spingersi. Allen crede
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qualcosa che sia più avventuroso, ma alla fine ciò che desidera veramente è la sicurezza che
scaturisce da uno stile di vita meno rischioso. Hall pensa che le difficoltà di Vicky contengano uno
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successi e i fallimenti delle relazioni sentimentali attraverso la psicologia dei personaggi senza
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molto complicate ed è difficile mantenere in vita le relazioni sentimentali perché le persone hanno
delle esigenze molto precise e complesse, osserva Allen. E se queste esigenze non vengono
soddisfatte, ci si annoia. Ed è esattamente quello che Juan Antonio afferma nel film, se manca un
elemento, come quando manca il sale o un altro alimento nella tua dieta, anche se ingerisci la
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psichiatra o di un nuovo lavoro. Nel caso di Juan Antonio e Maria Elena, litigano come cani e gatti
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certa dose di affetto e di amore verso Cristina che li ricambia entrambi, e così facendo Cristina
assorbe una dose consistente della loro rabbia e irritazione e fa sì che il loro rapporto sia meno
infuocato.
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amano di loro stessi e Cristina in un certo senso funge da cuscinetto. Amare Cristina insieme
permette loro di apprezzarsi senza che la loro relazione si surriscaldi troppo. Inoltre, per Maria
Elena è assolutamente normale e naturale vivere insieme a altre due persone
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maniera piuttosto strana di pensare: per lei Cristina non rappresenta una minaccia alla sua
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dichiara Allen. Scarlet è molto intelligente, sexy, dotata e versatile. Inoltre è dotata di un eccellente
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sceneggiature, mi ritrovo sempre in tutto quello che dice, commenta la Johansson. Credo che ci
stimiamo reciprocamente come artisti e ci divertiamo a lavorare insieme perché non facciamo altro
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continuiamo a fare film insieme. Allen non aveva mai visto recitare Penélope Cruz fino alla sua
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semplicemente incredibile, commenta Allen. Temevo di non riuscire a scritturarla per il mio film ma
poi mi ha chiamato il suo agente e mi ha detto che Penelope aveva saputo che avrei girato un film
in Spagna e che avrebbe desiderato tantissimo farne parte. Per me, è stata la cosa più bella che
avrebbe potuto dirmi. La mia Maria Elena è una forza della natura ed è esattamente quello che è
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me, commenta Allen. Avevo bisogno di uno Spagnolo che fosse sexy senza essere il tipico attore
belloccio e classico, ma qualcuno di più profondo e intenso. Avevo visto i suoi film e sapevo che
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totalmente diversa rispetto alla Johansson e alla Cruz. La direttrice del casting Juliet Taylor mi
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Barcellona. Anche in questo caso si tratta del coronamento di un sogno visto che erano anni che
desideravo lavorare con lei, dichiara Allen. Judy è quello che Vicky potrebbe diventare, una volta
sposata con un bravo ragazzo per bene che la terrà lontana da ogni eventuale rischio. Ma se
potesse tornare indietro, Judy rifarebbe ciò che ha fatto o no? E mentre gli attori (a parte la musa
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volta che avevo bisogno di lui, mi dava la risposta giusta, e soprattutto utile per farmi capire quello
che dovevo fare. Lavorare con Woody Allen è una vera benedizione. I dialoghi del film sono
brillanti e quindi era necessario che ogni attore capisse le ragioni di ogni scena dalle parole.
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affronta ogni situazione con lo stesso livello di energia, dichiara la Cruz. Quando devi interpretare
un personaggio così estroverso, sopra le righe, che porta caos e disordine ovunque vada, hai
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permanentemente in quello stato e mi ha indicato chiaramente la strada da seguire. Mi ha detto:
devi avere coraggio e credo che avesse assolutamente ragione. Allen ha deciso di scritturare un
narratore (Christopher Evan Welch) che commenta ciò che succede in VICKY CRISTINA
BARCELONA mano a mano che la storia va avanti. Questo film si presta alla forma narrativa del
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del film. La presenza del narratore mi ha evitato tante scene noiose per spiegare quello che
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succede. Con il narratore invece, la storia va avanti più velocemente. Il tono vivace di VICKY
CRISTINA BARCELONA è anche mer
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Barcelona, che sentirete spesso durante il film, una canzone che Allen ha scoperto quasi per caso.
La gente mi manda canzoni in continuazione ma raramente ho il tempo di ascoltare nulla. Una
mattina, mentre stavo correndo come al solito verso il set, ho preso uno dei CD che mi avevano
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che ci vuole per il film. E hanno reagito tutti come me. Gli artisti erano felicissimi che usassi la loro
canzone per il film ed il mio produttore era felice perché non avremmo usato una canzone troppa
cara in termini di diritti, tipo un brano di George Gershwin! Le riprese si sono svolte interamente a
Barcellona, capitale della Catalogna e seconda città della Spagna, e poi a Oviedo e Avilés, due
città delle Asturie sulla costa settentrionale del paese (a circa 400 km da Barcellona). Le location di
Barcellona scelte per il film sono una sorta di cartolina virtuale della città, soprattutto pensando alle
elaborate e affascinanti architetture di Antoni Gaudí, tra cui la famosissima cattedrale della
Sagrada Familía, il Parc Güell, e la casa La Pedrera. Un momento particolarmente memorabile del
film è stato quello in cui JavierBar
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di una fontana a forma di lucertola coperta da un mosaico nel Parc Güell. Abbiamo dovuto ridurre
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Hall. Da quando sono arrivata a Barcellona ho cominciato a fare molto tardi la sera, ad andare ad
un sacco di feste e in locali, molto più di quanto faccia in genere (ma solo durante i fine settimana,
non preoccupatevi!) Barcellona ha uno spirito molto forte ed energico e la gente che ci vive è molto
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della Spagna. La fervida e fantasiosa architettura di Gaudí è una presenza costante del film e il
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racconta Allen. Credo che a quel punto possegga delle altre meravigliose qualità che ci portano a
vivere una vita fantastica, ma non ha più la stessa valenza in termini di romanticismo. Credo che
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terribilmente romantico. Penso che questo film dimostri che esistono tanti tipi diversi di amore,
conclude la Johansson, che si tratti di Maria Elena e Juan Antonio che v
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recensioni
Roberto Escobar –il Sole 24 ore
Più riflessivo che divertente, «Vicky Cristina Barcelona» di Woody Allen mette allo specchio
l'amore «normale» e quello per l'ignoto: entrambi i desideri alla fine restano inappagati.
L'amore romantico è quello che resta inappagato, assicura alla bionda Cristina (Scarlett
Johansson) l'irrequieto Juan Antonio (Javier Bardem). Così, le spiega, gli ha insegnato la ex
moglie Maria Elena ( Penelope Cruz). È europeo, Juan Antonio. Cristina invece viene dagli Usa,
terra pragmaticae materialista, come lei stessa ammette con rincrescimento verso la metà di Vicky
Cristina Barcelona ( Spagna e Usa, 2008, 96'). Però, da quando ha deciso di passare l'estate in
Spagna, si sente quasi europea. Con lei c'è l'amica Vicky (Rebecca Hall). Impegnata a scrivere
una tesi sull'identità catalana, Vicky non ha velleità da "vecchio continente". A New York l'attende
la rispettabilità quieta di Doug (Chris Messina). I due si sposeranno presto, e senza domandarsi
quanto il loro desiderio resti o non resti inappagato. È lontano dai temi di Match Point (2005) e di
Sogni e delitti (2007) questo film girato da Woody Allen nella luce di Barcellona. Non c'è sguardo
morale sull'amoralità trionfante. Non c'è peccato e non c'è castigo. C'è solo il gioco d'amore, e c'è il
divertimento della commedia. Così almeno si direbbe, mentre si intrecciano le storie prima di Juan
Antonio e Cristina, poi di Juan Antonio e Vicky, e di nuovo di Juan Antonio e Cristina, con
l'aggiunta di Maria Elena. Tuttavia Vicky Cristina Barcelona " eccede" la misura del gioco. Pur
restando una commedia, mette in causa qualcosa di più profondo delle scelte erotiche delle sue
due protagoniste. Fin dall'inizio,Allen le mostra nella loro opposizione. Scese dall'aereo, procedono
affiancate verso di noi, una luminosa e sensuale, l'altra controllata e fredda. Intanto, la voce
narrante le descrive. Vicky sa quello che desidera: laurearsi e sposare il suo Doug. L'altra sa solo
quello che non desidera: un amore prevedibile, un uomo prevedibile, una vita prevedibile. Ha
anche velleità artistiche, Cristina. Ha appena finito di girare un film, come con orgoglio Vicky
riferisce a Judy e Mark (Patricia Clarkson e Kevin Dunn), i suoi lontani parenti che le ospitano a
Barcellona. Ma era di soli 12 minuti, la corregge lei: 12 minuti dedicati alla definizione dell'amore.
Troppo pochi davvero, se paragonati alla complessità del compito, commenta bonariamente Mark.
Ed è forse il massimo che possa dire sull'argomento, quest'uomo che Cristina direbbe
esemplarmente americano, ossia pragmatico e materialista. Proprio da lui e ancora meglio da sua
moglie Judy conviene partire, per entrare nello spirito della commedia amara raccontata da Allen.
Anche per Judy, così si sospetta, c'è stato un tempo in cui tutto le appariva chiaro. E ora si trova
legata a Mark, un uomo buono, ammette, ma anche un uomo che non le riesce d'amare. Tutto
attorno a lei è quieto, prevedibile: ossia, noioso e grigio. Così sarà per Vicky, fra trent'anni. Il suo
Doug avrà perso un po' di capelli e avrà acquistato parecchi chili, somigliando sempre più a Mark.
Lei avrà l'aria per bene di Judy, come Judy prigioniera delle proprie certezze, incapace di cambiar
vita. E ancora come Judy domanderà al suo analista se un amante potrà esser la soluzione, o se
non le resterà che rassegnarsi e rimpiangere quel che non è stato. Ma ora, nel sole dell'estate
mediterranea, a Vicky capita di avere qualche dubbio, tanto sul proprio desiderio quanto sul
proprio futuro. Come Cristina, e prima di Cristina, si lascia vincere dal fascino irrequieto di Juan
Antonio. Che cosa accadrà? Come in un esperimento del cuore, e anzi dei cuori, Allen si diverte
ad allontanarla dall'amante di una notte, sostituendole nel suo letto Cristina. Tutto accade più con
la fredda determinazione di un apologo, che con il divertimento di una commedia. E con la stessa
determinazione entra in scena Maria Elena. Se Cristina vuol davvero essere europea, se davvero
vuol vincere ogni regola e ogni prevedibilità, è questa l'occasione. E infatti lei lascia libero il proprio
desiderio, non lo costringe a vivere dentro alcuna definizione. Si ameranno in tre, Cristina e Juan
Antonio e Maria Elena. Ma anche questo non basterà alla giovane americana, che continuerà a
sapere e conoscere solo quello che non vuole. Così,alla fine dell'estate,Vicky e Cristina riprendono
l'aereo. I loro desideri sono inappagati, tutti e due. Ma nessuno di essi è romantico. Il primo s'è
perduto nella normalità e nel rifiuto impaurito dell'imprevedibile. Il secondo è prima esploso e poi
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s'è spento fuori da ogni schema. Per l'una e per l'altra l'Europa è lontana. Ma per
Cristina,almeno,resta l'apertura e la ricchezza dell'ignoto. In ogni direzione la può condurre, quel
suo desiderio incerto. Ed è questo il profumo intenso della libertà.
Lietta Tornabuoni –la Stampa
Una bella commedia leggera, ellittica, svelta, sull'incostanza dei sentimenti e le pluralità dell'amore.
La affettuosa storia a tre o i baci fra Penelope Cruz e Scarlett Johansson non hanno nulla di
scandaloso, vogliono illustrare soltanto le infinite forme dell'amore: i temi, classici sin dal tempo di
Marivaux, s'incrociano lievi e divertenti, s'impastano con le suggestioni di Barcellona e delle sue
opere d'arte. Le protagoniste, ragazze americane molto amiche, sono molto diverse: Scarlett
Johansson, che da anni si occupa d'un documentario di 12 minuti senza mai completarlo, è
confusa, romantico-anarchica, sempre alla ricerca di nuovi incontri, nuove emozioni, nuovi amanti;
Rebecca Hall è seria, prudente, attraente, sta per sposare un uomo qualunque, studia l'arte
catalana. Sono due turiste, quindi guidano attraverso le bellezze della capitale della Catalogna e
seconda città di Spagna: le opere architettoniche di Antonio Gaudì, i parchi (Guell, Tibidabo), le
case sinuose, il grande murale in mosaico di Mirò, la morbidezza eccitata della Rambla. Sono
giovani e belle, Javier Bardem le invita per un week-end a tre: comincia così un intrico di amori
precari e contraddittori, che finiscono con la partenza delle ragazze che tornano in America (pure
Woody Allen, con il prossimo film, tornerà alla sua New York). Tra gli attori bravi e affascinanti,
Penelope Cruz, ex moglie tempestosa di Bardem, è la più originale, aggressiva, eccentrica, magari
assassina per amore, molto divertente; Scarlett Johansson, invece, è sensuale ma sciupata,
sembra un po' malata. Il piglio della narrazione è tale da far accadere molte cose nello spazio
breve di novantasette minuti: a 73 anni, Woody Allen è più brillante che battutista (veri motti di
spirito non ce ne sono) e come sempre innamorato delle donne. Dicono che forse è pure un film di
tardiva autodifesa: sia la incostanza dei sentimenti, sia la pluralità degli amori, vorrebbero essere
un modo per replicare alle vecchie accuse d'incostanza e libertinaggio che nella sua vita gli sono
state rivolte.
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera
Forse Woody Allen, alla soglia del 40° film, non ha ancora raggiunto la pace dei sensi, ma di certo
un armistizio sì. La battuta chiave infatti dice: gli unici amori romantici sono quelli non corrisposti.
In questa Barcellona iper turistica dove si ammira Gaudì, si degusta vino, si ascolta la chitarra,
arrivano due americanine in dis-educazione sentimentale: Vicky è saggia e prossima sposa di un
banal yuppie di Manhattan, ma Cristina è disinibita. Quindi la proposta del geniale sexy pittore
Juan Antonio di un ménage a tre per un week end a Oviedo le coinvolge. Per una serie di
contrattempi, il vero trio (con la diramazione anche lesbica) scatta però quando ritorna l' ex moglie
del macho, la focosa Maria Elena, causa di tentativi di suicidio & omicidio che amplieranno ancora,
per proprietà transitiva, il raggio di incastri sentimentali. Woody stesso ammette che non c' è
soluzione: mai nessuno esce vincitore dagli affari di cuore. In questo sogno di una notte di mezza
estate catalana Allen ci ripete, su altra geografia, la sua totale sfiducia nell' amore con un finale
decisamente negativo. Appesantito da una molesta voce fuori campo, il film manca purtroppo di
quella cinica leggerezza che faceva accettare col sorriso le débâcle sentimentali, ha più tempi
morti che vivi e fatica nei dialoghi. Resiste la gara di americani noiosi ed europei assatanati,
dimostrando che Woody non è più quello di una volta, però coltiva le stesse amarezze quando l'
humour gli era necessario per sfidare la costanza dei sentimenti. Resta nella «mini ronde» l'
eleganza formal turistica, la citazione non casual di Hitchcock (L' ombra del dubbio), l' antica idea
che l' artista europeo è sregolato-sciupafemmine e Javier Bardem concorre con bravura alla
causa. Ma quando arriva in scena Penelope Cruz il film si accende di luce e lei è irresistibilmente
ironica nel citare e recitare lo stereotipo di donna sensuale e «loca», mangiandosi d' un colpo la
burrosa biondina Scarlett Johansson e la brava Rebecca Hill che con le sue nevrosi porta alta la
bandiera dell' infelicità targata Manhattan.
Fabio Ferzetti –il Messaggero
Due giovani e graziose americane in vacanza a Barcellona, ingenue ma non prive di velleità
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intellettuali, vengono travolte nell'ordine, da: maschi latini; genio e sregolatezza; passioni brucianti;
creatività sfrenata; promiscuità sessuale; ménage a tre. Per non parlare delle meraviglie
architettoniche di Gaudì.È il menu offerto dall'esilarante Vicky Cristina Barcelona, il nuovo film di
Woody Allen. Che quando non ha molto da dire gioca di imitazione e parodia, come nei teneri e
feroci pastiches letterari con cui da mezzo secolo celebra e irride i miti "mid-cult". Cosa cercano la
bionda Scarlett Johansson e la bruna Rebecca Hall nella sensuale città catalana? La conferma dei
loro pregiudizi. E di conferme Woody gliene offre a palate; demolendo al contempo i propri
connazionali, bacchettoni senza fantasia costretti a vivere di riflesso nutrendosi di benessere e dei
miti da loro stessi creati. Il tutto col tocco lieve ma esatto del fuoriclasse che spinge il gioco dei
cliché sempre un poco oltre il previsto. Ed ecco le due americane, sventate e curiose come
adolescenti di Rohmer, cedere alle lusinghe del sulfureo pittore Javier Bardem, strano tipo di
seduttore leale che gioca a carte scoperte ma non per questo è meno pericoloso. Eccole finire a
letto una dopo l'altra (ma non nell'ordine previsto...) con questo artista tanto macho quanto
succube della carismatica prima moglie. Che irrompe a metà film rubando la scena a tutti
(fantastica Penelope Cruz!) con il suo repertorio latino di passione, vendetta, gelosia. E talento
artistico. Si ride molto perché Woody, come l'irresistibile Bardem, gioca a carte scoperte e sa
rendere comici perfino vecchi espedienti come il ralenti. Si pensa anche un poco, perché dietro il
buffo girotondo pulsano l'ansia nevrotica di Cristina/Scarlett Johansson e il perbenismo ipocrita di
Vicky/Rebecca Hall, indecisa fra il pittore catalano e il fidanzato americano, un bravo ragazzo sexy
come un merluzzo. Magari è inutile cercare profondità e tantomeno scandalo in questo svelto
inclusive tour, che concede alla curiosità degli spettatori un bacio fulmineo Johansson-Cruz (salvo
poi mostrare l'effetto che fa il racconto di quel bacio sul fidanzato-merluzzo, perché comico e
tragressivo non è ciò che si fa, ma il nostro sguardo). Però dietro tanta leggerezza qua e là vibra,
ben dissimulata, una nota di inquietudine e amarezza vera. Come càpita solo ai più grandi, anche
nelle opere "minori".
Valerio Caprara –il Mattino
Come possono risultare eccitanti, le vacanze estive a Barcellona. Specie quando a godersele sino
in fondo sono due signorine sexy come Rebecca Hall e Scarlett Johansson. Un'ora e mezza basta,
come ai bei tempi: il cinema del vecchio Woody non ha per fortuna tempo da perdere. Tanto, a
rendere spiazzante la trasferta, ci pensano due variabili che incarnano altrettante icone
dell'ispanità: l'aitante pittore Javier Bardem e la squinternata ex consorte Penelope Cruz... «Vicky
Cristina Barcelona» è una deliziosa commedia da viaggio (iniziatico), che evoca gli intrecci della
passione cari al Truffaut di «Jules e Jim» o «Le due inglesi», ma poi finisce con l'acquisire un tono
malizioso e pungente decisamente sui generis. Potrebbe infastidire l'assiduità della voce fuori
campo, ma l'espediente è funzionale al distacco che si vuole frapporre tra l'esuberanza della
pantomima e la finezza della riflessione sull'eterno match uomo-donna. In questo modo cliché e
stereotipi restano come sospesi nell'eco naif della musica, abolendo ogni velleità didascalica,
assecondando il ritmo sincopato dei dialoghi e lasciando intravedere i contorni di una magica, ma
in realtà impraticabile, compiutezza erotica («Il nostro amore è per sempre... soprattutto perché
non funziona»). Appena le due turiste s'imbattono nell'artista - al quale Bardem, già killer
psicopatico di «Non è un paese per vecchi», si diverte un mondo a conferire un'aria da finto tonto
machista - si capisce, infatti, che ci finiranno entrambe a letto; ma non si può prevedere che i
divergenti caratteri delle girls americane al 100 per cento -l'una razionale, leale e predestinata a un
matrimonio saggio quanto mesto; l'altra civetta, sensuale e pronta ad accettare a viso aperto le
sfide lanciate dai liberi costumi degli indigeni - vengano rifondati dall'entrata in scena della
vulcanica, incontenibile, poliedrica (in tutti i sensi) Penelope. Nell'habitat circoscritto dalle
ammiccanti citazioni di Gaudì e Mirò, la Sagrada Familia e il Parc Guell - con la parentesi di una
«galeotta» gita a Oviedo - la follia mediterranea finirà col contagiare in senso benefico il
pragmatismo yankee, come suggella il fulmineo bacio saffico a cui s'abbandonano la mora e la
bionda. Allen sa bene, però, che la tristezza cova sotto le ceneri dei migliori amplessi e provvede a
sbarrare la strada del lieto fine con tutta la classe del suo scetticismo.
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Mariuccia Ciotta - il Manifesto
Woody Allen è ancora in forma per parlare d'amore. Vicky Cristina Barcellona è una commedia
«adolescenziale» sull'enigma del cuore, sesso compreso, nella forma di un'escursione romanticopassionale a Barcellona, finanziata (almeno virtualmente) dall'ufficio del turismo spagnolo.
Guidano due newyorkesi, Scarlett Johansson, Cristina la bionda, e Rebecca Hall, Vicky la bruna.
Cucina catalana, ristoranti, night, Gaudì, mare, hotel, notti fiorite, chitarra flamenca e una visita alla
cattedrale di Oviedo nelle Asturie a bordo di un aereo privato pilotato dal latin-lover Juan Antonio
alias Javier Bardem. Tra i «beni culturali» fotografati dalle due turiste americane c'è anche
Penelope Cruz, bellezza locale da assaggiare, cosa che farà Cristina, amante spericolata
dell'esotico, compreso il vino rosso Rioja nonostante la sua ulcera, che interromperà sul più bello il
primo amplesso con il pittore bohémien. Lui è tormentato dall'odio-amore per la ex moglie, Maria
Elena (Cruz) pittrice e donna inquieta, che tra le armi di seduzione mette pure coltelli e pistole.
Il film allude un po' alla commedia libertina, un po' alla pochade con il tocco yiddish di Woody
Allen, deliziato nel scodellare tutte le tentazioni della tavola spagnola, a cominciare dall'invito
oltraggioso di Bardem che propone alle due sconosciute, sotto un paradisiaco patio una sera al
ristorante, di partire con lui, visitare Oviedo e fare un tris notturno per coronare con gusto la
giornata.
L'amara trilogia inglese iniziata con Match Point (2005) sulle perversioni del binomio scalata
sociale/sesso virano in Vicky Cristina Barcellona in una ricerca di emozioni dove promiscuità e
lesbismo sono esperimenti amorosi. La leggerezza del film, il suo dissiparsi nel nulla, ha un
retrogusto morale, come al solito. Colpa, responsabilità, convenzioni borghesi, ipocrisia, adulterio...
L'oggetto del desiderio però non è Scarlett Johansson (la diva cult di Woody), ma il corpo
disponibile di Javier Bardem, anti-macho che non chiede ma offre merce «pericolosa». Come
l'Europa vista da Woody Allen. In trasparenza, il film combatte una «guerra di civiltà» dove
l'America è la terra degli umani (come nei film di fantascienza) mentre il vecchio continente è un
luogo a parte, dove si può andare in «vacanza morale» per poi tornare tra persone normali. Sta in
questo «l'happy end», che a prima vista manca perché le due ragazze tornano a casa così come
sono venute. Una sposata a un bamboccione tipico yankee e l'altra stufa di trasgressioni. La
felicità, insomma, è made in Usa.
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