Minori stranieri non - Comunità Minori Forte Rossarol

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Minori stranieri non - Comunità Minori Forte Rossarol
I minori stranieri non accompagnati a Venezia.
Un’analisi quantitativa
Paolo Tomasin
Nessuno può immaginare che cosa significhi nascere e vivere
al confine fra due mondi, conoscerli e comprenderli ambedue
e non poter far nulla per riavvicinarli, amarli entrambi e
oscillare fra l’uno e l’altro per tutta la vita, avere due patrie e
non averne nessuna, essere di casa dovunque e rimanere
estraneo a tutti, in una sola parola, vivere crocefisso ed essere
carnefice e vittima allo stesso tempo.
Ivo Andrić
1.
Introduzione
La presenza di minorenni soli, che si spostano anche per diverse migliaia di chilometri senza famiglia,
è divenuto negli ultimi anni un fattore comune nelle migrazioni a livello mondiale (Giovannetti, 2010).
Il quarto rapporto ANCI-Cittalia rileva come questa presenza in Italia sia costantemente cresciuta e che
al 31.12.2011 abbia raggiunto il numero di 7.750 minori stranieri non accompagnati. Eppure, aldilà di
qualche dato sociodemografico, questi piccoli migranti rappresentano un fenomeno ancora poco
conosciuto, una pagina ancora non completamente scritta dell’immigrazione straniera in Italia.
Sono poche poi le ricerche sociologiche che si sono premurate di investigare questo segmento
migratorio raccogliendo le informazioni direttamente dalla voce degli stessi minorenni, che hanno
quindi impiegato come unità di rilevazione i protagonisti di tante microstorie di riscatto sociale.
Microstorie sicuramente tutte particolari, uniche, ma che trovano poi una trama più generale nelle
storie di guerra e miseria, di calamità naturali e sociali dei paesi di provenienza generate a sua volta da
una macrostoria globale che continua a produrre profonde disuguaglianze. Queste intraprese
migratorie potremmo interpretarle come tanti piccoli tentativi di trovare, in modo contingente,
soluzioni individuali cercando di sfuggire ai vincoli posti dalle strutture sociali più ampie.
L’idea di un’indagine esplorativa, di tipo sia quantitativo che qualitativo, nasce dal desiderio di
approfondire e diffondere la conoscenza di questi adolescenti che, mettendosi a cercare un futuro
lontano da casa (Rigon, Mengoli, 2013), sono approdati in Italia e oggi si trovano in carico ai Servizi
sociali del Comune di Venezia, uno degli enti locali che ha aderito alla rete rappresentata dal
“Programma Nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati”. Nasce altresì dalla
necessità di rispondere ad alcune domande: chi sono questi minorenni? Come, attraverso quali
itinerari ed esperienze, sono arrivati fino da noi? Quanto sono diversi dai loro coetanei italiani? E
soprattutto, riusciranno nell’impervio percorso di integrazione nella società italiana? Queste e altre
domande di sfondo ci hanno guidato nell’indagine.
Si è scelto di ascoltarli, sulla base di un’intervista su questionario semi-strutturato, benché ancora
minorenni, purché fossero in Italia da almeno 6 mesi, avessero quindi maturato un po’ di conoscenza
del contesto italiano ed iniziato ad esprimersi nella nostra lingua.
I risultati qui presentati possono essere definiti un primo tentativo di tracciare il profilo quantitativo di
questa quasi invisibile componente migratoria del territorio veneziano. Profilo che i dati numerici non
riescono a restituire completamente e che verrà completato anche con altri contributi di
approfondimento qualitativo raccolti nel volume. Le storie dei minorenni accanto al vissuto degli
1
operatori potranno contestualizzare e meglio interpretare le frequenze qui esposte. Intanto però
anche solo esponendo qualche numero affiora l’incapacità della stessa definizione di minori stranieri
non accompagnati di cogliere con precisione il fenomeno: certo si tratta di ragazzi, arrivati in Italia
perlopiù ancora non maggiorenni, ma che dimostrano spesso di essere diventati già adulti, di essersi
fatto carico fin da molto piccoli delle responsabilità di un adulto; altrettanto certo è che intraprendono
un lungo viaggio migratorio da soli, senza il resto della famiglia, ma in molti casi sono figli di una precisa
strategia migratoria familiare che assegna loro il pesante carico di apripista.
Nel paragrafo successivo daremo conto di come è avvenuto il processo d’indagine; nel terzo paragrafo
sono presentati i risultati della somministrazione del questionario, mentre il contributo si conclude
tentando di capire quanto e come sia possibile ricostruire i profili di questi minorenni inseriti in percorsi
di integrazione sociale e lavorativa nel Comune di Venezia.
2.
Il processo di indagine
La ricerca sociale dispone di una ricca gamma di strumenti per raccogliere dati e informazioni. La scelta
di quale sia il più adatto da impiegare dipende da alcuni fattori, quali le caratteristiche dell’unità di
analisi e rilevazione, le questioni oggetto di indagine, le risorse a disposizione. Per approfondire la
conoscenza dei minori stranieri non accompagnati in carico ai Servizi sociali il fattore certamente più
critico che si è presentato è stato quello della fiducia, nel senso che, a prescindere dallo strumento
impiegato, è necessario previamente stabilire una relazione di fiducia tra colui che raccoglie le
informazioni e colui che le possiede. Un secondo fattore critico considerato, profondamente connesso
al precedente, è stato quello della sofferenza destata dal ricordo di esperienze dolorose, spiacevoli,
che si vorrebbero cancellare dalla memoria. La diversità della lingua madre ha posto poi ulteriori
difficoltà comunicative.
L’attenzione a queste variabili ha caratterizzato l’intero processo di ricerca che fin dall’inizio ha assunto
un carattere partecipativo, coinvolgendo anche gli educatori delle cooperative sociali impegnati
quotidianamente a fianco dei minori stranieri non accompagnati.
Dopo alcune valutazioni sono stati scelti due strumenti: un questionario anonimo semi-strutturato,
somministrato direttamente da un rilevatore esperto, per quanto concerne la raccolta di informazioni
di carattere quantitativo o perlomeno che consentano una loro comparazione; il racconto delle storie
di vita per recuperare quelle informazioni più personali, frutto anche di spiegazioni e interpretazioni
(vedi capitolo successivo).
La formulazione delle domande del questionario è stata condivisa con gli educatori. Molte domande
non hanno previsto un’opzione pre-codificata di risposta, ma sono state lasciate volutamente aperte
per dar la possibilità ai rispondenti di sentirsi liberi.
Il questionario impiegato è suddiviso in dieci sezioni. La prima raccoglie domande di natura anagrafica.
La seconda sezione è dedicata al viaggio. La terza esplora alcune dimensioni della famiglia d’origine. La
quarta sezione indaga il percorso scolastico effettuato prima di arrivare in Italia. La quinta sonda le
aspettative. La sesta sezione volge l’attenzione alle esperienze lavorative accumulate prima di entrare
in Italia e la visione del lavoro. La settima è dedicata agli affetti e alla relazioni. L’ottava alla fede
religiosa e alla possibilità di praticarla nel nostro paese. La nona sezione affronta la rappresentazione
che questi minori stranieri hanno degli italiani. La decima e l’ultima indaga la violenza che ha circondato
2
e in alcuni casi direttamente colpito questi adolescenti. In allegato si riporta il questionario con le
frequenze ottenute ad ogni item di risposta.
Gli educatori che hanno partecipato alla stesura del questionario hanno assunto anche il ruolo di
intervistatori. La suddivisione dei minorenni da intervistare è stata fatta però in modo che ogni
educatore-intervistatore non sottoponesse il questionario ai propri casi in carico, evitando così
eventuali bias dovuti alla conoscenza precedente. La somministrazione del questionario è avvenuta
prevalentemente in lingua italiana. La rilevazione dei dati si è protratta per tre mesi, da agosto ad
ottobre 2013, incontrando i minori stranieri in diversi contesti: in strutture di accoglienza e in famiglie
affidatarie.
Sono stati raggiunti in totale 66 minori stranieri non accompagnati, praticamente la totalità di coloro
che risultavano, a tale data, in carico ai Servizi sociali del Comune di Venezia e che rientravano nelle
caratteristiche individuate.
Scheda tecnica dell’indagine
Strumento di rilevazione:
Modalità di somministrazione:
Periodo di somministrazione:
Numerosità dei casi validi:
3.
Questionario semi-strutturato
Intervista faccia a faccia
Agosto – Ottobre 2013
66
I risultati
La presentazione dei risultati si propone due livelli di lettura: il primo è quello della semplice
esposizione delle frequenze ottenute dalle risposte alle singole domande del questionario; il secondo
livello è il tentativo di individuare, benché la base dati sia molto limitata, alcune variabili chiave che ci
consentano, attraverso incroci, di pervenire all’individuazione di fattori che caratterizzano questo
particolare segmento migratorio.
3.1 Profilo anagrafico. I minori stranieri non accompagnati sono quasi tutti maschi. Solo uno degli
intervistati è di sesso femminile. Anche nelle rilevazioni nazionali, la componente femminile è
minoritaria in questo fenomeno. Purtroppo la maggior parte delle minorenni straniere che
abbandonano il paese d’origine per cercare fortuna in Italia finiscono per essere analizzate nella
tematica della tratta sessuale.
Al momento dell’intervista, il più piccolo dichiara di avere 14 anni, i più grandi invece affermano di
essere nati nel 1995 e quindi entro il 2013 diventeranno maggiorenni, perdendo così la tutela giuridica.
Il gruppo più consistente, formato da 37 unità, è costituito da 17enni. La maggior parte è originaria del
Bangladesh (34 minorenni), seguono per numerosità gli albanesi (17 minorenni) e i kosovari (9
minorenni). Gli afghani sono 3, mentre vi sono anche due senegalesi e un brasiliano1.
1
Il paese di origine è utilizzato in seguito come possibile variabile chiave per verificare la sua capacità esplicativa.
3
3.2 Il viaggio. Il paese natale è per quasi tutti (tranne 2 casi) il paese di partenza del viaggio che li ha
portati in Italia. Solo una minoranza arriva però direttamente nel nostro paese e si tratta quasi
esclusivamente degli albanesi ai quali “basta” attraversare il mare adriatico. Per la maggior parte degli
altri minorenni (50 casi) l’approdo in Italia è il risultato di un lunghissimo, e non sempre lineare, a volte
pericoloso (come si vedrà più avanti), percorso di attraversamento di più confini nazionali. L’ultimo
paese attraversato prima di entrare in Italia è quasi sempre uno Stato membro dell’Unione Europea:
Grecia e Slovenia, ma anche Francia, Austria, Germania, aree geografiche quindi che non si collocano
in punto intermedio rispetto ai paesi di partenza, ma rappresentano forse mete non raggiunte o
tortuosità del tragitto. I minorenni partiti dal Bangladesh di solito raggiungono l’India, da qui alcuni
proseguono per il Pakistan, entrano in Iraq, poi in Turchia ed infine arrivano in Grecia dove si imbarcano
per l’Italia. Alle volte dall’India arrivano via area in Francia, altre volte passano dalla Russia. Ogni
minorenne segue una propria traiettoria, piena di imprevisti e dagli esiti inattesi.
Per arrivare in Italia, i minori stranieri utilizzano di solito più mezzi di trasporto: sono una minoranza
coloro che dichiarano di impiegarne solo uno. Un minore elenca di aver impiegato ben cinque diversi
mezzi per raggiungere l’Italia: a piedi, camion, treno, nave e autobus. Altri alternano gli stessi mezzi
più volte durante il viaggio. L’imbarcazione, che può essere una nave, un traghetto, ma anche una
piccola barca è la modalità di trasporto maggiormente impiegata. Segue il treno e poi l’aereo, ma c’è
chi ha fatto tratti anche nascosti nei camion, prendendo autobus, automobile, andando a piedi e
persino a cavallo.
In Italia sono entrati prevalentemente via terra (34 minorenni); per mare sono arrivati 25 e i restanti 7
sono atterrati da un volo aereo.
Il viaggio, in particolare per coloro che vengono da lontano, ha un costo non indifferente. Esclusi gli
albanesi, quasi tutti gli altri minorenni stranieri dichiarano di aver pagato oltre 1.000 euro. Per quattro
di loro il viaggio è costato più di 10.000 euro. Alcuni non sanno quanto è costato perché è stato il padre
a pagare per loro o perché gli è stato offerto come regalo (forse sarebbe meglio dire un prestito). In
un caso si è raccolta la risposta che sarebbe stata un’agenzia ad aver anticipato il costo, a fronte di un
impegno a restituire successivamente il denaro con i guadagni del lavoro.
La famiglia è nella quasi totalità dei casi a conoscenza del viaggio e questo è stato intrapreso perlopiù
per far arrivare dei soldi ai familiari.
Calcolando il tempo trascorso dal momento dell’arrivo in Italia a quello dell’intervista si è provato a
distinguere quattro diversi gruppi: a) quelli che non hanno ancora maturato un anno di permanenza;
b) quelli arrivati da più di 12 mesi e meno di 2 anni; c) quelli che sono in Italia da più di 24 e meno di
36 mesi; d) quelli arrivati da 3 e più anni. Il periodo di permanenza in Italia potrebbe rivelarsi una
interessante variabile discriminatoria per valutare lo stadio raggiunto del percorso di integrazione.
4
Fig. n°2. Periodo di permanenza in Italia al momento dell’intervista
Meno di 1 anno
Da 1 a 2 anni
Da 2 a 3 anni
Più di 3 anni
Totale
8
39
14
5
66
3.3 La famiglia d’origine. Tranne uno, tutti i minori intervistati dichiarano di avere la madre ancora
vivente; diversamente è invece l’indicazione per il padre: 10 affermano che non è più vivo. Quasi tutti
(64) affermano di avere altri fratelli e sorelle, mediamente poco meno di 3 a testa. Una buona parte
proviene quindi da famiglie che consideriamo numerose. In totale si sommano 176 tra fratelli e sorelle,
anche se alcuni precisano che non tutti si trovano ancora nel paese d’origine. Data la formulazione
della domanda è chiaro però che la maggioranza degli intervistati rappresenta il migrante apripista del
proprio nucleo familiare. E’ plausibile sostenere che altri fratelli e sorelle minori, appena potranno, in
futuro non lontano, li raggiungeranno. In ogni caso, che l’intervistato sia l’apripista o segua qualche
fratello maggiore, emerge chiaramente come il percorso migratorio fatto da solo, sia parte di un
disegno di respiro familiare. Nella quasi totalità dei casi, infatti la famiglia è al corrente del viaggio e
ripone come principale aspettativa quella di ricevere le rimesse.
3.4 Percorso scolastico. Quasi tutti dichiarano di aver iniziato, nel paese d’origine, il percorso scolastico
e di aver frequentato le scuole per un certo numero di anni. Alcuni hanno anche terminato il percorso
dell’obbligo scolastico ottenendo una licenza, equivalente alla nostra scuola secondaria di primo grado
(ex terza media). Un minorenne afferma di aver già ottenuto persino una qualifica professionale. Ad
ogni modo l’elevato numero di non risposte è un segnale, oltre che della difficoltà di tradurre nel
sistema scolastico italiano il percorso effettuato nel proprio paese, anche della voglia di dimenticare
un cammino interrotto della propria esperienza di vita.
La maggior parte esprime la volontà di continuare il percorso scolastico interrotto. I 13 che non
intendono proseguire sono tutti diciassettenni ed è quindi ipotizzabile che pensino già ad un
inserimento lavorativo.
3.5 Aspettative. I motivi che spingono questi minori ad intraprendere il viaggio possono essere più
d’uno e forse non sempre esplicitabili in categorie precise. Messi di fronte alla domanda del
questionario, la maggior parte dichiara di aver intrapreso il viaggio per motivi economici; solo una
parte fa riferimento al ricongiungimento familiare (che però potrebbe avere anche un intento
economico) o alla richiesta di asilo umanitario.
Dalla permanenza in Italia si aspettano quasi tutti di trovare un lavoro; i pochi che affermano di voler
studiare sono ragazzi arrivati da più di un anno. Nessuno quindi sembra arrivato con l’idea di
completare il proprio percorso di studi e successivamente di trovare lavoro, semmai l’aspettativa dello
studio si fa strada dopo un periodo di permanenza in Italia. E questo significherebbe già una modifica
5
dell’originario percorso migratorio. Altre due risposte, certo non rappresentative, sono alquanto
sorprendenti: rispettare la legge italiana e ideare un’invenzione utile per l’Italia.
Nessuno indica la volontà di lasciare l’Italia per raggiungere altri paesi, ma la risposta non pare essere
completamente attendibile2, e anche se lo fosse, si tratta di una affermazione resa in un particolare
momento, pronta ad essere modificata se si presentassero migliori occasioni di inserimento lavorativo.
Alla domanda cosa possono dare all’Italia, i minori intervistati offrono un ventaglio di risposte che è
stato difficile ricodificare in alcune categorie. Ad ogni modo la maggior parte si sente in dovere di dare
un contributo come buon lavoratore, segue un contributo come buon cittadino (alcuni si esprimono
sottolineando, sorprendentemente, il dovere di pagare le tasse). Le due categorie di risposta sono in
alcuni casi compresenti e si possono interpretare anche come riscatto sociale che vale anche per gli
altri due minorenni che sognano di diventare qualcuno d’importante (nelle fattispecie calciatori). Per
altri prevale un sentimento di riconoscenza e rispetto per l’aiuto ricevuto; infine alcuni ancora non
sanno o non vogliono rispondere.
3.6 Esperienze lavorative. Circa la metà dei minorenni dichiara di aver già lavorato; alcuni hanno
iniziato da molto piccoli, fin dai 10 anni, svolgendo lavori quali commesso di negozio, bracciante in
agricoltura, cameriere. Solo due dichiarano di aver lavorato anche durante il tragitto che li ha portati
in Italia, ed entrambi lo hanno fatto in Grecia, vendendo fiori o raccogliendo frutta.
I lavori che questi ragazzi affermano di voler fare in futuro in Italia sono quasi tutti di tipo manuale, ma
individuati sicuramente anche perché discretamente remunerativi. Sorprende la chiarezza di scelta e
la loro poca esitazione (solo due casi non rispondono e altri due affermano qualsiasi lavoro),
caratteristiche difficilmente riscontrabili nei loro coetanei italiani. Sono ragazzi molto consapevoli, ed
anche impazienti, in grado di collegare le loro effettive possibilità agli obiettivi di riscatto economico
insiti nel viaggio intrapreso.
La percezione di quanto guadagna un operaio e un medico risulta alquanto corretta. E’ forse possibile
ipotizzare in questi minorenni, a differenza di quelli italiani, lo sviluppo, fin dalla più tenera età, di una
certa sensibilità per gli aspetti economici, in quanto componente chiave delle attese del percorso
migratorio.
Tre ragazzi dichiarano di essere stati costretti a lavorare gratuitamente.
3.7 Affetti e relazioni. L’esplorazione degli affetti e delle relazioni di questi minorenni lontani da casa
lascia intravedere come il legame più forte rimanga quello con la madre. Viene indicata da sola, con
più frequenza di tutte le restanti figure, inclusa la famiglia (intesa anche in senso allargata), il padre, i
fratelli e le sorelle, altri parenti (zii), gli amici, i genitori (considerati insieme).
Alla richiesta di indicare quali siano le persone che in questo momento sentono più vicine gli intervistati
si dividono in quattro gruppi: coloro che indicano le famiglie alle quali sono stati affidati; coloro che
2
Appare perlomeno dubbia per i minorenni che sono entrati in Italia dopo essere passati per altri paesi dell’Unione
Europea, come Austria, Francia, Germania.
6
segnalano i compagni, gli amici, ovvero le persone con le quali condividono la camera, passano la
maggior parte del tempo; quelli che individuano gli operatori delle cooperative sociali; ed infine quelli
che indicano altre figure: l’insegnante, la ragazza, parenti (anche se in quest’ultimo caso non è chiaro
se vivono vicino oppure no).
Le figure ritenute più vicine sono solitamente anche quelle alle quali ci si rivolge in caso di problemi
personali. L’unica figura che non coincide con la stessa frequenza è quella del compagno, amico, che
viene sostituita con quella di persone adulte, quali operatori, assistenti sociali, tutori. Ciò potrebbe
significare che i compagni di stanza, gli amici con i quali si passa la maggior parte del tempo non sono
ancora diventati delle persone in grado di aiutare a risolvere i problemi che si presentano, in quanto
probabilmente essi si trovano nelle stesse condizioni di chi chiede aiuto.
3.8 Cultura e pratica religiosa. La quasi totalità di questi ragazzi si dichiara di religione musulmana (62
su 66). Tre specificano che si riconoscono nella tradizione sunnita. Quattro affermano di essere
cristiani, due specificano cattolici. La pratica però si discosta dalla dichiarazione dell’appartenenza
religiosa. Infatti alla domanda se sia possibile seguire la religione musulmana in Italia, alcuni affermano
che non gli interessa praticarla, mentre la maggior parte non trova difficoltà a frequentare le moschee
e a seguire i precetti.
Insomma, la religione non sembra proprio un vincolo all’integrazione nella società italiana; anzi ognuno
sembra aver già adottato al riguardo una propria strategia comportamentale.
3.9 Rappresentazioni sociali sugli italiani e sulla cultura italiana. Una sezione del questionario è stata
predisposta con la finalità di capire quale rappresentazione sociale si stiano costruendo, benché in
Italia da poco tempo, i minorenni stranieri di alcuni tratti culturali degli italiani. Ebbene in una scala da
1 (che significa poco) a 5 (che significa molto), la media più alta è raggiunta dalla libertà delle donne
italiane (4,57), tra l’altro con un elevato grado di condivisione tra i rispondenti; segue la simpatia degli
italiani (4,36) e la bontà del cibo (4,11), anche se si registra qualche disaccordo nella valutazione; poi
la ricchezza (3,92), la laboriosità (3,88), la religione (3,50) ed infine l’unità della famiglia (2,98) che però
registra anche il più alto livello di discordanza tra i rispondenti.
7
Figura n°3: Media di alcuni tratti culturali degli italiani (scala: 1 = poco; 5 = molto)
Quanto libere sono le donne italiane
4,57
Gli italiano sono simpatici
4,36
Quanto è buono il cibo italiano
4,11
Gli italiani sono ricchi
3,92
Gli italiani lavorano
3,88
Quanto conta la religione
3,50
Quanto è unita la famiglia in Italia
2,98
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
4,5
5
Esplorando le risposte a queste domande, emergono alcune differenze di percezione a seconda del
paese di origine. Per chi proviene dal Bangladesh il giudizio sulla simpatia degli italiani è molto più alto
di quello dato dagli albanesi o di altre nazioni; diversamente hanno una percezione molto più bassa
dell’unità della famiglia italiana3. La bontà del cibo è invece valutata alta da parte degli albanesi e molto
meno dai minorenni provenienti dagli altri paesi. Sulla ricchezza degli italiani e sulla libertà delle donne
in Italia invece trova concordi tutti, senza distinzione per paese.
Figura n°4: Media di alcuni tratti culturali degli italiani per paese di provenienza (scala: 1 = poco; 5 =
molto)
Quanto è unita la
famiglia in Italia
Bangladesh
5
Albania
4,5
Quanto libere sono
le donne italiane
4
3,5
Quanto conta la
religione
Altri paesi
3
2,5
2
1,5
1
Gli italiano sono
simpatici
Quanto è buono il
cibo italiano
Gli italiani lavorano
Gli italiani sono
ricchi
3
E’ interessante notare come i minorenni affidati alle famiglie esprimano un valore sull’unità della famiglia italiana ben
più basso di coloro che vivono nelle comunità.
8
3.10 L’esperienza della violenza. L’esperienza della violenza, intravista o direttamente subita da questi
piccoli migranti, è un tema delicato e difficilmente affrontabile con un questionario. Nonostante ciò,
con la massima delicatezza si è cercato di raccogliere qualche informazione, anche se è bene
premettere fin da subito che le risposte probabilmente rappresentano sola la punta di un iceberg ben
più consistente.
Ben undici rispondenti hanno dichiarato che sono stati rinchiusi a chiave; alcuni lo sono stati proprio
durante il viaggio. Uno di loro afferma: “sono stato rinchiuso al buio per un mese”; un altro: “siamo
rimasti per due giorni senza mangiare” e forse non sono nemmeno le esperienze peggiori.
Circa un terzo dichiara di essere stato testimone di episodi di violenza su loro coetanei, avvenuti sia
nel paese d’origine, sia durante il viaggio e persino in Italia. Cinque affermano di essere stati
imprigionati; tre durante il viaggio ed uno persino dopo essere arrivato nel nostro paese.
Alla richiesta di individuare quali figure hanno visto esercitare violenza emergono adulti non meglio
identificati, seguiti da altri minorenni e dalle forze di polizia.
Dieci ragazzi ammettono che si sono trovati essi stessi nella situazione di dover usare violenza per
difendersi; per alcuni l’esperienza risale al paese d’origine, per altri al viaggio e per altri ancora qui in
Italia.
4.
Profili migratori
Le informazioni fin qui raccolte ci permettono di rispondere solo parzialmente alle domande poste
nell’introduzione del capitolo. Soprattutto non ci consentono di generalizzare, di ridurre a ben definite
categorie, di tipizzare profili standard. Diversamente i dati raccolti ci consegnano una serie di singoli
scatti fotografici appartenenti ad adolescenti, in un preciso periodo del loro percorso migratorio, che
è difficile sovrapporre uno sull’altro. Benché tutti condividano l’obiettivo della ricerca di un futuro
lontano dal proprio paese d’origine (Rigon, Mengoli, 2013), risulta difficile tracciare un profilo
omogeneo capace di riassumere tutte le esperienze. Parleremo dunque di profili migratori, al plurale,
difficilmente riconducibili a univocità, e dai tratti sfumati, incerti, benché non si possano trascurare
alcune dimensioni che accomunano i minori interpellati. Questi pochi elementi comuni posso essere
così sintetizzati:
- tranne un caso, si tratta di piccoli migranti maschi; le ragazze come abbiamo detto, di solito,
seguono altri percorsi;
- il viaggio intrapreso è parte di una strategia familiare che ha o può avere diversi obiettivi, più o
meno dichiarati: da un lato far sì che i suoi figli trovino un futuro migliore di quello che li aspetta
nel paese d’origine, dall’altro spingerli a procurare risorse economiche per il mantenimento della
famiglia stessa;
9
-
-
il viaggio, soprattutto se lungo, è quasi sempre un’esperienza piena di imprevisti, un tragitto
rischioso, dove persino la vita può essere in pericolo;
la ferrea volontà di integrarsi procurandosi un lavoro, anche dopo un percorso di studi
professionalizzante, per guadagnare del denaro, una parte del quale probabilmente da inviare alla
famiglia d’origine;
più che minorenni sembrano essere già degli adulti cresciuti in fretta, che fin da piccoli si sono
accollati responsabilità familiari, hanno sperimentato situazioni difficili, talvolta pericolose e
persino violente.
Sono molto più numerosi invece, gli elementi che differenziano profondamente i ragazzi intervistati;
tra questi troviamo (ma l’elenco è pressoché infinito):
-
-
-
-
il paese di provenienza; paese che significa bagaglio di variabili socioeconomiche e culturali; spesso
però anche il paese, quando è un aggregato composito di lingue, religioni, culture diverse, è un
elemento parzialmente discriminante; arrivare dal centro di una grande città o dalla periferia
rurale fa la differenza;
l’età alla partenza; benché da questa e da altre indagini emerga che la fascia d’età nella quale
questi minorenni hanno intrapreso il loro percorso migratorio possa essere ricondotta ad una
manciata di anni (tra i 12 e i 17 anni), è bene ricordare che in questo periodo adolescenziale le
differenze anche di qualche mese contano tantissimo; inoltre la data anagrafica potrebbe trarre in
inganno se usata per fare confronti con i minorenni italiani;
le attese, più o meno consapevoli, riposte sul viaggio; attese che si modificano e si ridefiniscono
anche rispetto ai contesti di inserimento;
ogni incontro, esperienza, episodio di vita, dall’intrapresa del viaggio in poi, potrebbe rivelarsi uno
spartiacque decisivo per il loro percorso migratorio;
il periodo di permanenza maturato in Italia; è evidente che con il passare del tempo questi
minorenni acquisiscono relazioni, conoscenze e consapevolezze utili o meno ad integrarsi nella
società italiana; il momento preciso in cui si interpellano influenza decisamente il tipo di risposta;
il tipo di percorso di accoglienza e integrazione; alcuni hanno sperimentato l’istituto dell’affido
familiare, mentre altri sono rimasti in strutture di accoglienza; non era obiettivo dell’indagine
valutare gli effetti delle diverse modalità, ma indirettamente raccogliamo un giudizio positivo su
entrambe le forme che andrebbero meglio esplorate.
Il compimento del diciottesimo anno d’età risulta per questi ragazzi forse il momento più critico, il
passaggio all’età adulta porta con se la perdita della tutala garantita ai minorenni, inizia il periodo più
incerto. Tutto potrebbe essere rimesso in gioco. Forse la continuazione di questa ricerca dovrebbe
partire proprio da qui, dall’analisi delle esperienze dei neo maggiorenni stranieri arrivati in Italia come
minorenni. Le risposte alle domande di ricerca - necessariamente riformulate in dove sono andati? Che
cosa fanno? Quanto i percorsi di accoglienza hanno aiutato questi giovani ad integrarsi nella società
italiana? – ci aiuterebbero però a rispondere ancora meglio alle nostre iniziali domande.
Bibliografia
10
ANCI - Cittalia, MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI. Quarto rapporto ANCI – Cittalia 2011.
Cittalia Fondazione Anci ricerche, documento scaricabile da internet.
AA.VV., L’AFFIDO OMOCULTURALE IN ITALIA. Affido famigliare e accoglienza di minori stranieri non
accompagnati in famiglie della medesima cultura di provenienza: il progetto “Aggiungi un posto
a tavola” di Genova e altre esperienze italiane. Roma: Sinnos Editrice, 2009
Cadei Livia, Sfide e prospettive del lavoro educativo nella comunità con Minori Stranieri non
Accompagnati. In MINORI STRANIERI: QUESTIONI E PROSPETTIVE D’ACCOGLIENZA ED
INTEGRAZIONE. Pensa Multimedia, 2012
Giovannetti Monia, MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI. Terzo rapporto ANCI 2009.
Dipartimento immigrazione
Mescalchin Chiara, MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI E RICHIEDENTI ASILO. Tesi di laurea.
Università Ca' Foscari Venezia, 2012
Ricucci Roberta, La generazione "1.5" di minori stranieri. Strategie di identità e percorsi di
integrazione fra famiglie e tempo libero. IN POLIS, 2/2005; pp. 233-264
Rigon Giancarlo, Mengoli Giovanni, CERCARE UN FUTURO LONTANO DA CASA. Storie di minori
stranieri non accompagnati. Bologna: Edb, 2013
Scarnò Valentina, Il SERVIZIO D’ACCOGLIENZA PER I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI: IL
CASO DI VENEZIA. Tesi di laurea. Università Ca' Foscari Venezia, 2012
11
ALLEGATO. Il questionario con le frequenze
Di seguito riportiamo il questionario con le frequenze in valori assoluti ottenute ad ogni domanda. Data
la numerosità ridotta delle unità d’analisi si è ritenuto di non calcolare il valore percentuale.
SEZIONE 1: ANAGRAFICA
Sesso
Maschi
Femmine
Totale
65
1
66
Anno di nascita
1995
1996
1997
1998
1999
Totale
21
37
5
2
1
66
Nazionalità (Paese di origine)
Bangladesh
Albania
Kosovo
Afghanistan
Senegal
Brasile
Totale
35
17
9
3
2
1
66
SEZIONE 2: IL VIAGGIO
Paese di partenza
Bangladesh
Albania
Kosovo
Afghanistan
India
Senegal
Brasile
Totale
33
17
9
3
2
2
1
66
12
Il percorso
Attraversando altri paesi
Dal paese di origine direttamente in Italia
Totale
50
16
66
Paese di entrata in Italia (ultimo paese attraversato prima di giungere in Italia, esclusi coloro che
arrivano direttamente)
Grecia
Francia
Austria
India
Slovenia
Russia
Turchia
Libia
Albania
Romania
Portogallo
Germania
Macedonia
Bangladesh
Non dichiara
Totale
12
8
7
5
3
2
2
2
2
1
1
1
1
1
4
50
Mezzi di trasporto impiegati per il viaggio
Nave/traghetto/barca
Treno
Aereo
Autobus
Automobile
Camion
A piedi
Taxi
A cavallo
32
29
21
18
18
14
13
3
1
Nota: ogni minore ha potuto indicare anche più di un mezzo
Via di ingresso in Italia
Terra
Mare
Aerea
Totale
34
25
7
66
13
Costo del viaggio
Meno di 1.000 €
Da 1.000 a 5.000 €
Da 5.000 a 10.000 €
Oltre 10.000 €
Altre modalità di pagamento
Non sa
Totale
13
24
18
4
3
4
66
Età all’ingresso in Italia
12 anni
13 anni
14 anni
15 anni
16 anni
17 anni
Totale
1
1
4
10
32
18
66
Età all’arrivo nel Comune inviante
12 anni
14 anni
15 anni
16 anni
17 anni
Totale
1
5
10
31
19
66
Semestre di arrivo
Gen. – Giu. 2011
Lug. – Dic. 2011
Gen. – Giu. 2012
Lug. – Dic. 2012
Gen. – Giu. 2013
Non risponde
Totale
5
6
6
21
25
3
66
Sei stato costretto ad intraprendere il viaggio?
Sì
No
Non risponde
Totale
11
54
1
66
14
SEZIONE 3: LA FAMIGLIA D’ORIGINE
Genitori
Madre
Vivente
Non vivente
Non sa/non risponde
Totale
Padre
65
1
0
66
55
10
1
66
Fratelli e sorelle in patria
Sì
No
Totale
64
2
66
N° di fratelli/sorelle in patria
1-2
3-4
5 e più
Totale
33
24
7
64
La famiglia è a conoscenza del viaggio?
Sì
No
Non risponde
Totale
63
2
1
66
Se sì, quale aspettativa ripone la famiglia nel viaggio?
Ricevere soldi
Far sì che il proprio figlio si costruisca un futuro migliore
Farmi studiare e/o lavorare
Aprire la strada ad altri fratelli o componenti della famiglia
Rientrare del prestito
Speranza di far vivere il proprio figlio in un luogo di vita sicuro
Altro
Totale
15
40
6
6
4
3
3
2
64
SEZIONE 4: PERCORSO SCOLASTICO
Per quanti anni hai frequentato la scuola nel tuo paese d’origine
Nessuno
Da 1 a 5 anni
Da 6 a 8 anni
9 e più anni
Totale
3
10
24
29
66
Titolo conseguito
Nessuno
Licenza scuola dell’obbligo/Licenza media
Qualifica professionale
Non risponde
Totale
23
19
1
23
66
Ti piacerebbe continuare a studiare?
Sì
No
Indeciso
Non risponde
Totale
51
13
1
1
66
SEZIONE 5: ASPETTATIVE
Motivo dichiarato del viaggio?
Economico
Richiedente asilo
Ricongiungimento familiare
Studiare
Altro
Totale
51
3
7
2
3
66
Dall’Italia mi attendo?
Trovare un lavoro
Studiare
Altro
Totale
56
8
2
66
16
All’Italia posso dare?
Un contributo come lavoratore
Un contributo come cittadino
Non lo so
Riconoscenza, rispetto
Diventare qualcuno
Non risponde
Totale
30
16
6
4
2
8
66
SEZIONE 6: ESPERIENZE LAVORATIVE
Hai mai lavorato?
Sì
No
Totale
32
34
66
Se sì, da quale età hai cominciato?
10-12 anni
13-14 anni
15 anni
16 anni
17 anni
Totale
5
13
8
5
1
32
Se sì, che tipo di lavoro?
Commesso
Bracciante, aiuto in agricoltura
Cameriere
Muratore
In fabbrica
Sarto
Meccanico
Idraulico
Lavaggio auto
Totale
9
8
5
5
1
1
1
1
1
32
Durante il viaggio hai lavorato?
Sì
No
Non risponde
Totale
2
58
6
66
17
Quale lavoro vorresti fare in Italia?
Cuoco, pizzaiolo
Meccanico
Cameriere
Ristoratore
Barista
Calciatore
Professione liberale (ingegnere, architetto)
Elettricista, elettrotecnico
Idraulico
Qualsiasi
Estetista
Autista
Muratore
Non risponde
Totale
17
14
8
8
3
3
2
2
2
2
1
1
1
2
66
Quanto pensi guadagni un operaio e un medico in Italia?
Operaio
34
32
0
0
0
66
Fino a 1.000 euro al mese
Da 1.000 a 2.000 euro al mese
Da 2.000 a 5.000 euro al mese
Oltre 5.000 euro al mese
Non sa, non ha idea
Totale
Sei mai stato costretto a lavorare senza essere pagato?
Sì
No
Totale
3
63
66
SEZIONE 7: AFFETTI E RELAZIONI
Chi sono le persone a cui ti senti più legato?
Madre
Famiglia
Fratelli e sorelle
Padre
Amici
Zii
Genitori
Totale
28
14
8
7
4
3
2
66
18
Medico
1
11
38
6
10
66
Chi sono le persone che oggi senti più vicine?
Famiglie affidatarie
Compagni, amici
Operatori e/ assistente
Fratello/sorella
Padre
Altri parenti (cugini)
Insegnanti
La ragazza
Totale
27
17
15
3
1
1
1
1
66
Quando hai un problema personale a chi ti rivolgi?
Famiglie affidatarie
Agli operatori
Ai compagni/amici
Agli operatori e all’assistente sociale
Ai componenti della propria famiglia (madre, sorella, cugini)
Assistente sociale
Tutrice
A me stesso
Non risponde
Totale
SEZIONE 8: CULTURA E PRATICA RELIGIOSA
Qual è la tua religione?
Musulmana
Cristiana
Totale
62
4
66
Quanto ritieni possibile seguire la tua religione in Italia?
Poco o comunque meno del proprio paese
Abbastanza
Sì, senza alcun problema
Non segue, non interessa
Totale
2
20
28
12
62
19
26
21
6
4
4
1
1
1
2
66
SEZIONE 9: RAPPRESENTAZIONI SOCIALI SUGLI ITALIANI
Valuta da 1 a 5 i seguenti aspetti?
Poco
1
Gli italiani lavorano
Gli italiano sono simpatici
Gli italiani sono ricchi
Quanto libere sono le donne italiane
Quanto è unita la famiglia in Italia
Quanto è buono il cibo italiano
Quanto conta la religione
2
7
1
0
1
21
5
9
3
4
2
1
3
1
4
4
SEZIONE 10: EPISODI DI VIOLENZA
Sei mai stato rinchiuso a chiave in una stanza?
Sì
No
Non risponde
Totale
11
54
1
66
Hai mai visto qualcuno che picchiava qualche minore?
Sì
No
Totale
19
47
66
Se sì dove?
Nel paese d’origine
Durante il viaggio
In Italia
SI
10
3
7
NO
9
16
12
Sei mai stato imprigionato?
Sì
No
Non risponde
Totale
5
59
2
66
20
Totale
19
19
19
4
8
11
27
4
17
10
21
18
10
14
7
10
7
6
Molto
5
29
42
24
50
16
40
24
Quali di queste figure hai visto picchiare minorenni?
SI
13
8
3
0
0
Altri adulti
Minorenni
Forze di polizia
Volontari / operatori
Medici / infermieri
Ti sei mai trovato in situazioni dove hai dovuto usare violenza per difenderti?
Sì
No
Totale
10
56
66
21