SCHEDA DIDATTICA_Storia moneta_primarie
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SCHEDA DIDATTICA_Storia moneta_primarie
Scheda didattica LA STORIA DELLA MONETA Le economie primitive: il baratto Noi, uomini moderni, siamo abituati a pagare con il denaro qualunque cosa acquistiamo, a dare valore ad un oggetto con gli Euro o i Dollari… Potrebbe essere un po’ difficile riuscire ad immaginare una società che funzioni in maniera diversa. Eppure, nelle economie primitive il denaro non c’era. Come facevano? A quei tempi, gli uomini erano nomadi ed autosufficienti. Significa che provvedevano da soli a procurarsi tutto ciò di cui avevano bisogno, anche perché, spostandosi spesso da un territorio all’altro, le notevoli distanze che si creavano tra le tribù rendevano difficoltosi gli scambi. Con la nascita dell’agricoltura e con il passaggio dalla condizione di nomadismo alla vita sedentaria, gli individui iniziarono a specializzarsi in attività diverse, sfruttando le proprie capacità e le risorse del territorio in cui abitavano: alcuni si dedicarono quindi alla caccia, altri alla pesca, altri ancora all’agricoltura, alla pastorizia o all’artigianato. In questo contesto, fece la sua comparsa il baratto, che consisteva nello scambio di una cosa posseduta, con un’altra necessaria e giudicata di pari valore. Il sistema del baratto però, pur essendo un valido strumento, aveva alcune note dolenti: 1. la continua determinazione del prezzo. Ogni volta che due persone effettuavano uno scambio, dovevano anche stabilire il valore del primo bene rispetto al secondo, proprio per realizzare uno scambio equo; 2. la difficoltà nel frazionare alcuni beni. Mettiamo il caso che un allevatore di buoi avesse avuto bisogno di una sola anfora di terracotta… per poter effettuare uno scambio equo, avrebbe dovuto suddividere il bue in piccoli pezzi… pensate che avrebbe potuto essere una cosa realizzabile?; 3. la doppia coincidenza dei bisogni. Se un uomo avesse voluto scambiare 5 polli per avere un bue, avrebbe dovuto trovare una persona disposta a cedere un bue e che, allo stesso tempo, avesse avuto bisogno di 5 polli. Per evitare quindi di incorrere in certi intoppi, i nostri antenati introdussero un mezzo che potesse facilitare gli scambi di beni e di lavoro: il denaro. IL DENARO Il denaro è un mezzo che facilita gli scambi, permette cioè alle persone di scambiare ciò che hanno, con ciò di cui hanno bisogno. Per funzionare, deve essere accettato per convenzione da tutti e deve ovviamente possedere alcune caratteristiche: agevole da trasportare, durevole, divisibile, ma soprattutto deve avere un VALORE... 1 Oggi per noi il denaro ha l’aspetto delle banconote, delle monete o del bancomat… ma all’inizio non era così. Il denaro infatti aveva le forme più diverse. Nasce la merce-moneta Le merci-moneta (o moneta-merce, così è stata chiamata questa prima forma di denaro) erano diverse da popolo a popolo e da epoca a epoca, perché non necessariamente ciò che aveva valore per una comunità, lo aveva anche per un’altra. Così, ad esempio, in Cina si utilizzavano il tè, il sale, il riso, le conchiglie, le stoffe di seta; in Siberia, merci di scambio erano le renne, mentre in Alaska, le pelli di tricheco. Nell’antica Grecia e a Roma invece, così come presso tutti i popoli che si dedicavano alla pastorizia, si utilizzavano i capi di bestiame. Facciamo un esempio: Il signor Augusto lavora un mese intero per un contadino, arando il suo campo. Il contadino ripaga il lavoro del signor Augusto pagandolo col denaro, 90 conchiglie, anziché con una mucca. Qual è il vantaggio? Il signor Augusto potrebbe non avere bisogno di una mucca… con le conchiglie, può invece comprare ciò di cui ha realmente bisogno. Se poi, anziché un mese intero, il signor Augusto lavora solo 10 giorni, il contadino può dargli una paga proporzionata, quindi solamente 30 conchiglie. Il denaro doveva avere caratteristiche precise, e quindi essere: conservabile; divisibile e riunibile, nelle quantità richieste dai singoli casi; trasportabile, fornendo grande valore in poco volume/peso, diventando più agevole durante i viaggi; facilmente messo al riparo dai ladri; di valore stabile. Un bene può cambiare facilmente il suo valore: ad esempio, una coperta potrà avere un grande valore in Paesi dal clima freddo, ma in un Paese caldo difficilmente qualcuno potrebbe volerla! Inoltre, una coperta col tempo può rovinarsi e non essere più adatta per scambi successivi. Il denaro invece ha lo stesso valore ovunque lo si porti; riconoscibile. Un popolo che sceglie le conchiglie per moneta potrà trovare difficile usarle presso una popolazione che abita in montagna e che usa come moneta di scambio le pelli. In base a queste considerazioni, i metalli si rivelarono da subito la materia più adatta a soddisfare tutte queste esigenze. Ma, a dire il vero, c’era qualche difficoltà anche per quanto riguarda il loro utilizzo. Come si poteva essere sicuri che i metalli offerti in cambio del lavoro erano effettivamente puri? E come essere certi che avessero il peso che era stato stabilito? 2 La nascita della moneta La prima vera moneta di metallo (che riusciva ad ovviare agli inconvenienti citati sopra) venne coniata in Lidia, una regione dell’Asia Minore (attuale Turchia), a cavallo tra il VII e il VI secolo a.C. L’istituzione della coniazione fu introdotta ancora una volta per semplificare il sistema di pagamento. Come si è detto, inizialmente, i metalli venivano utilizzati in pezzi grossolani, di dimensioni più o meno grandi; al momento dell’acquisto, la quantità di metallo richiesta doveva essere accuratamente pesata con una bilancia. Imbrogliare gli acquirenti era dunque piuttosto semplice: bastava infatti alterare la precisione della bilancia! Fu proprio per evitare gli imbrogli che si iniziò ad imprimere un marchio ufficiale su una quantità determinata di metallo. Di qui, appunto, l’origine della moneta coniata, ovvero marchiata da una serie di incisioni su entrambe le facce e, più tardi, anche sui lati (la cosiddetta zigrinatura). Il passaggio alla moneta fu molto lento e per lungo tempo questa rimase affiancata dalle merci-moneta. Così, ad esempio, i Babilonesi (2100 a.C.) utilizzavano un sistema misto di orzo e monete d’oro e d’argento; in Giappone (V secolo d.C.) si utilizzavano monete d’argento, di rame e… ovviamente il riso. Questo doppio sistema di pagamento resistette ancora per molto: nel XIX secolo, in Norvegia il granoturco veniva depositato in banca e dato in prestito; le colonie americane, invece, usavano lo zucchero, il cotone, il rhum, il riso e il tabacco oltre alle monete coniate. In Italia, nel 1960, la paga dei braccianti agricoli era in parte in natura. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476 d.C., i sistemi monetari e la stessa attività di produzione di moneta attraversarono un periodo di decadenza e di scarsa circolazione. Addirittura con la Rivoluzione Industriale e la conseguente crescita degli scambi, si sentì la necessità di trovare un genere monetario che non fosse troppo legato alla disponibilità (limitata) di metalli più o meno preziosi. Fece così la sua comparsa un nuovo strumento: la banconota. I primi che la introdussero nel loro sistema di pagamenti furono i cinesi, attorno all’800, per far fronte alla scarsità del rame, metallo con cui venivano coniate le monete. Fu proprio Marco Polo, nel suo libro Il Milione, che descrisse in dettaglio la fabbricazione di questi mezzi, ad opera di importanti e ricche famiglie che facevano da garanti. La prima banconota europea venne emessa dalla Svezia intorno al 1661 dalla banca fondata da Johan Palmstruch. In quel momento vi era carenza di moneta metallica in quanto le monete in rame non circolavano più, poiché il loro valore intrinseco superava quello nominale. Lo stato non riusciva a coniare grandi quantità di monete in metalli non nobili. La banconota emessa da Palmstruch ebbe il nome di Daler e fu prodotta in vari tagli. Queste prime banconote avevano tutte le caratteristiche che sono ancora riscontrabili nella cartamoneta 3 attuale, come la numerazione di serie, le firme che conferiscono garanzia del rimborso e le misure di sicurezza contro le falsificazioni. La prima banconota in Italia fu quella emessa nel 1746 dalle Regie Finanze di Torino dalle Regie Finanze di Torino. La moneta del futuro Solitamente il denaro contante (moneta metallica e banconote) viene utilizzato nelle operazioni quotidiane, legate all’acquisto di beni come gli alimentari, le riviste, i vestiti, i carburanti… Però oggi i sistemi di pagamento stanno subendo un’altra trasformazione radicale, che forse porterà alla scomparsa della moneta cartacea, in favore di quella immateriale o elettronica. Questo cambiamento è reso possibile dall’uso di nuove forme di pagamento, come la carta di credito e il bancomat, nati negli anni Cinquanta e Sessanta, rispettivamente negli Stati Uniti e in Inghilterra. 4