SKAKKI NOSTRI novembre 2010

Transcript

SKAKKI NOSTRI novembre 2010
Giornale studentesco del liceo A. Scacchi
Novembre 2010
E un po’ come Carrie Bradshaw
(certo, manca la tipica sigaretta, un
Cosmopolitan e già che ci siamo anche
un appartamento fantastico a New
York) mi ritrovo questo sabato sera
da sola, a casa, a scrivere per la terza
volta consecutiva questo editoriale.
Certo, potrei iniziare con un banale
“Salve Skakkisti!”, ma ripensandoci
bene, credo che anche l’anno
scorso un mio editoriale iniziasse
proprio così. E allora, si cambia.
Naturalmente non posso non
salutarvi, nostri fidati lettori: saluto
i nuovi arrivati allo Scacchi e
auguro a tutti quanti un buon anno
scolastico. Ma saluto anche coloro
che ormai hanno messo le radici
in queste aule. E anche coloro che
come me si sentono “anziani”. Si,
perché quest’anno appena ho messo
piede sull’uscio del grande portone
marrone della nostra scuola mi sono
sentita vecchia. E un po’ estranea.
Anno 10 Numero 1
Estranea in una scuola che per
questi quattro anni (e sicuramente
anche per quest’anno) è stata la mia
seconda casa. Estranea perché ormai
i volti sono cambiati, non ci sono più
i ragazzi che hanno caratterizzato i
miei primi anni allo Scacchi. Ora ci
sono nuove facce, ancora adolescenti
e a me del tutto ignote. Ma più forte
di tutto, mi ha invaso un sentimento
indescrivibile con un’unica parola.
Sapete, è come quando si capisce
che si è giunti alla meta. Quando si
comprende che ormai il nostro tempo
è finito e che bisogna dare spazio agli
altri. E, citando un mio compagno
di classe, sapere che questo sarà
il mio “ultimo primo editoriale”
su SkakkiNostri non fa altro che
accrescere questa sensazione.
Per non parlare poi del primo giorno
di quest’anno scolastico ormai
iniziato da un bel po’ di tempo.
Devo ammetterlo, sono rimasta
delusa: tutta la storia dell’ “ultimo
primo giorno di scuola”, che deve
essere un giorno speciale, di quelli
che rimarranno nei tuoi ricordi
per sempre, è una gran bufalata.
Io non lo ricordo. Perché è stato
come un normale giorno di scuola.
E mi sento più povera per questo.
Ma ora basta: tutto il resto lo
butterò nel mio ultimo editoriale.
Ritorniamo a noi: quest’anno
SkakkiNostri riparte più in forma
e motivato che mai e dal prossimo
numero troverete sicuramente
nuove cose interessanti. In questo
nostro primo numero dell’anno
2010 – 2011 ci “limiteremo” a farvi
trovare numerose interviste, l’ormai
insostituibile Oroscopo e numerosi
articoli di tutti i tipi, dall’Attualità
alla Moda ( e non mancano le pagine
di Giochi, non vi preoccupate).
E chiudo lanciando un messaggio,
non solo ai nuovi arrivati ma
anche ai veterani dello Scacchi:
PARTECIPATE. Partecipate, non
solo al Giornale, ma in generale
a tutta la vita del nostro Liceo.
Agorà,
Assemblee
d’Istituto
o riunioni di Redazione di
SkakkiNostri non sono una perdita
di tempo: servono a farti crescere, a
metterti a confronto con persone e
idee diverse dalle tue. È come entrare
in una piccola società in miniatura:
ti fai le ossa, ma poi saprai vivere
al di fuori del mondo della scuola,
nel mondo del lavoro e nella vita in
generale. E poi con la tua presenza
aiuti tutti gli altri, anche la scuola.
Perché nonostante tutte le riforme
sbagliate che si varano, niente e
nessuno può modificare la vera anima
della Scuola e del nostro Scacchi.
La vera anima siamo noi, ragazzi.
A presto,
Antonella Pagano VP
INTERVISTA MAGISTRALE 2
di Valerio Iacovone V P
Già nella scorsa assemblea si è parlato della fatidica terza
prova ministeriale e lei aveva detto che non c’erano ancora
indicazioni precise a proposito. Se n’è poi saputo qualcosa?
Non ancora, credo che purtroppo per quest’anno sia difficile l’arrivo
di qualsiasi novità a tal proposito se non all’ultimo momento,
a livello sperimentale. Si sa solo che dall’anno prossimo andrà
a regime una forma di terza prova a livello nazionale. Appena
sapremo qualcosa, lo porteremo subito a conoscenza di tutti.
Ovviamente quest’anno ci sono stati diversi tagli, dovuti anche a
qualche problema economico della scuola. Un esempio è quello del
laboratorio di chimica, che è stato bonificato,
ma è ancora inaccessibile a causa della
mancanza del tecnico. Qual è il problema
principale della scuola dovuto ai tagli?
Non è vero che i laboratori non sono accessibili.
Il problema principale, effettivamente, è
quello del dimezzamento dei tecnici; in realtà,
secondo l’ordinamento, alla nostra scuola
non ne spetterebbe neanche uno: vengono
assegnati solo agli istituti che hanno materie che
prevedono istituzionalmente lo svolgimento di
una parte del programma in laboratorio (come
matematica applicata). Per fortuna siamo
riusciti ad averli anche noi e, in effetti, è sempre utile avere un tecnico
di laboratorio: aiuta la didattica. Erano arrivati addirittura quattro
tecnici ma, in seguito alle varie finanziarie, ne sono stati tagliati, in
tutti gli istituti, la metà. Quest’anno avremo quindi solo un tecnico
per i laboratori informatici ed uno per quelli scientifici (scienze, fisica
e chimica). Ho chiesto quindi ai tecnici di concordare con i docenti
un calendario che consenta di lavorare meglio e contemporaneamente
ho raccomandato ai docenti di rendersi indipendenti dai tecnici ed
autonomi nella lezione in laboratorio. Non è detto che per fare una
lezione d’informatica ci sia bisogno del tecnico una volta avviata
l’attività. Il problema è aggravato dal fatto che l’unico tecnico dei
laboratori scientifici sia attualmente in malattia, però i professori dei
dipartimenti di matematica, fisica e scienze mi hanno detto che loro
si stanno attrezzando per svolgere le esperienze anche senza tecnico.
Già da tempo la Gelmini e il governo in generale ci “chiedono” di non
Sommario
2- 11
22 - 23
12 - 16
24 - 25
26
17 -19
27
20
28-29
21
2
Skakki
Matti
30- 31
portare la politica a scuola. Ci si domanda come si possa pensare che
escludere la discussione su qualsiasi argomento, a maggior ragione
quello politico, possa giovare agli studenti: non pensa sia importante
questo tipo di discussione per formare la nostra coscienza critica?
Su quest’argomento bisogna fare delle distinzioni. Sono stato per
molti anni professore di filosofia e penso di aver sempre portato la
discussione politica all’interno della didattica nel modo corretto:
ciò che deve essere lasciato fuori della scuola sono la faziosità, la
propaganda, ciò che bisogna invece tener dentro è la discussione critica
sui grandi problemi, anche quelli politici. Penso di aver fatto il mio
dovere, come professore di filosofia, quando
discutendo delle opinioni più significative
con una certa imparzialità, pur dichiarando,
eventualmente, la mia posizione, davo a tutti
i miei ragazzi il materiale per sostenere anche
le opinioni contrarie. I miei ragazzi avevano
la massima libertà di espressione e opinione,
opinioni spesso completamente diverse,
se non avverse, alle mie. Bisogna invece
assolutamente evitare la propaganda bieca, la
divisione, il catechizzare i ragazzi da parte dei
professori in base alle loro opinioni: questo
cercherò di evitarlo a tutti i costi quale che sia
l’orientamento politico dei docenti. In alcuni casi sono intervenuto,
anche pesantemente, rimproverando dei docenti che avevano fatto in
classe degli interventi scorretti, a cominciare da quelli della mia stessa
opinione: non è giusto che un ragazzo debba sentirsi in qualche modo
costretto o subordinato dal punto di vista intellettuale solo perché ha un
professore o un preside in una posizione oggettivamente sovraordinata
rispetto a lui che può utilizzare la propria autorità per forzare le sue idee.
E la decisione presa dal governo di inasprire le sanzioni per professori e
dirigenti scolastici che in qualsiasi caso parlano male o a sfavore della
riforma o del ministero non le sembra quasi una forma di censura?
Anche qui bisogna distinguere. Fermo restando che il codice
disciplinare cui fai riferimento riguarda in primis i dirigenti scolastici,
ci sono delle sanzioni in cui qualsiasi pubblico dipendente può incorrere
nel caso in cui violi delle regole. Il problema è che in Italia queste regole
sono largamente andate in disuso. Il decreto Brunetta le ha riportate
un po’ in uso, se n’è ritornato a parlare, ma si deve precisare che sono
sanzioni nei confronti di comportamenti scorretti, non di opinioni:
ciascuno di noi, in quanto libero cittadino, può esprimere le proprie
opinioni e il suo dissenso nei confronti della Gelmini, di Berlusconi,
di Napolitano, di chicchessia e di qualunque azione legislativa, ma
ciò che io dipendente o funzionario pubblico o privato non posso
fare è diffamare o ingiuriare i miei superiori gerarchici o attaccarli
personalmente in modo non consono alla mia posizione. In tal caso,
secondo il codice civile, sarei passibile di licenziamento. Si può non
essere d’accordo sull’entità e le caratteristiche di alcune misure: io per
esempio credo che le sanzioni verso i dirigenti scolastici siano anche
molto pesanti e poco proporzionali alla violazione per quanto riguarda
alcune mancanze e carenze. Il fatto che in Italia non siamo abituati a tali
sanzioni non significa, però, che esse non debbano esserci, altrimenti
ne pagheremmo le conseguenze negative: chiunque potrebbe fare
quello che vuole senza renderne conto nei confronti degli utenti.
Dunque cosa pensa e cosa critica, se critica qualcosa, della riforma?
Il discorso è molto complesso. Credo che la riforma abbia dei
pregi e dei difetti. Il pregio maggiore, a mio avviso, è proprio
uno dei più criticati: ha semplificato radicalmente in termini di
numero di sperimentazioni e di discipline, di orario lo scenario
della scuola superiore. Sono sempre stato dell’avviso che la regola
fondamentale della didattica fosse, come dice Quintiliano, “non
tante cose ma poche trattate molto bene”. Nello scenario attuale,
completamente globalizzato, in cui le informazioni giungono da
ogni direzione, la Scuola non può, ragionevolmente, rincorrere tutti
i saperi sparsi per il mondo: deve concentrarsi su alcuni argomenti
ad alta densità cognitiva tali che, acquisendoli, i ragazzi possano
formarsi in modo da imparare ed
agire al di fuori del mondo della
scuola. Per fare questo e farlo bene
bisogna semplificare, disboscare,
diminuire, non aumentare. Mi
rendo conto però che, data la
funzione di ammortizzatore sociale
per la disoccupazione intellettuale,
nella fase di passaggio si perdano
delle cattedre e ci possano essere
conseguenze spiacevoli… non
dubito però che alla fine, tra 5 anni,
quando avremo universalmente
un orario di 4-5 ore, ne avranno
guadagnato gli studenti e i professori
che in quelle ore potranno lavorare meglio e più approfonditamente.
Naturalmente ci sono degli aspetti anche negativi: per diverse
ragioni, non ultima la crisi, molta parte della riforma è stata
determinata da esigenze economiche, e quindi, per così dire, molto
spesso le riduzioni sono state fatte o sono state viste più per l’aspetto
brutale del taglio in sé che per l’aspetto pedagogico, o almeno
questo aspetto non sempre è stato chiaro. Penso comunque che sia
un bene che si sia finalmente fatta una riforma della scuola superiore
dopo decenni. La riforma prevede delle forme di monitoraggio: se
qualcosa non funzionerà bene, ovviamente, la si potrà correggere.
Passiamo alla questione scottante delle gite e della delibera del
nostro collegio docenti. Sui giornali, nei vari articoli sulla questione,
alcuni contenenti anche sue dichiarazioni, non si fa nessun
riferimento al fatto che l’iniziativa fosse partita come una protesta:
nella mozione del collegio docenti del Socrate il dipartimento di
lettere propone questa forma di “sciopero bianco” contro i tagli
indiscriminati, il blocco dei contratti, la riduzione degli orari
ecc. Non crede che si sarebbe almeno dovuto accennare a ciò?
Non so perché non se ne sia parlato. Ritengo che il documento redatto al
Socrate abbia dei profili di illegittimità: sia perché un Collegio docenti
non si può autoconvocare senza la presenza del Dirigente scolastico, sia
perchè ha competenze molto precise di carattere didattico e tra queste
non rientra la contestazione di leggi o norme.. Detto questo, nessuno
impedisce ai docenti di riunirsi in assemblea sindacale e dire queste
cose, ma non possono farlo come collegio docenti. Nel collegio docenti
dello Scacchi, invece, alla presenza del preside, i docenti hanno esposto
un certo disagio per tutta una serie di motivi, alcuni anche “sindacali”
che però non riguardavono il collegio. Dopodiché il collegio ha recepito
tutte le motivazioni didattiche per cui si proponevano le sospensioni
delle gite: l’impegno dei professori nell’insegnamento diventa sempre
più gravoso a causa della pressione degli esami di stato, del dover
rispettare i programmi, del calo della preparazione e dell’attenzione dei
ragazzi, dell’aumento del numero di studenti per classe ecc. Durante le
gite inoltre aumentano le responsabilità a carico dei docenti a causa del
comportamento sempre più scorretto e a volte vandalico dei ragazzi,
con gravi danni (anche d’immagine) per la scuola. Anche a fronte del
fatto che molto spesso le gite sono solo occasione di socializzazione per
i ragazzi più che di accrescimento culturale e che stiamo attraversando
una fase critica dal punto di vista economico e per tutte queste ragioni
prettamente didattiche i docenti, sentendosi sempre più caricati di mole
di lavoro senza riscontrare poi adeguate soddisfazioni, hanno voluto
dare un segnale serio: questa non è una protesta contro chicchessia, ma
un’assunzione di dignità e una difesa della didattica che diventa sempre
più difficile da portare a termine. Data la situazione, non ho avuto motivi
per oppormi a questa decisione e ritengo che abbia un fondamento serio.
Informandoci un po’ a proposito del bilancio della scuola
abbiamo capito che il cosiddetto
fondo studentesco, ossia i soldi
a disposizione per Skakkinostri,
la giornata dell’arte, l’annuario,
è in realtà una percentuale sulle
entrate dovute alle tasse scolastiche.
Qual è questa percentuale?
Adesso non saprei dire quale sia la
percentuale, potremo quantificarla
in Consiglio d’Istituto, ma posso
dire che tutte le iniziative degli
studenti, i progetti da loro proposti,
le attività che si risolvono in aiuto
dei ragazzi (gli aiuti economici per
le gite, i premi ecc.), tutte le spese
strettamente correlate alla didattica sono finanziate con le entrate
dei contributi delle famiglie (che ammontano a circa 100.000€.)
Abbiamo saputo che nelle scuole medie gli avanzi del bilancio
degli anni precedenti, che fino ad ora potevano essere utilizzati
per finanziare progetti ed altre attività, ora dovranno essere
destinati al risanamento dei debiti degli istituti e al pagamento
delle ore di supplenza. Vale anche per il nostro liceo?
Ciò che hai detto non è preciso. Dal 2007 i soldi che la scuola riceve
dallo stato provengono direttamente dal ministero, non passano più,
come prima, dall’ufficio scolastico. Questi soldi si dividono in due
parti: la prima, il F.I.S. (fondo istituzione scolastica), è praticamente
una parte del salario dei docenti e del personale ATA che viene
utilizzata per il premiare il miglioramento e la produttività: è destinato
a quella parte del personale che fa del lavoro in più come progetti,
straordinari, supplenze ecc. e non può essere utilizzato in nessun’altra
maniera. La seconda parte riguarda tutte le altre spese: l’impresa di
pulizie, il funzionamento generale, la carta, i canoni ecc. noi riceviamo
ogni anno questa dotazione certa, ma esistono anche residui attivi e
passivi del passato, ossia di quando questi soldi passavano dalle
direzioni regionali e provinciali. I nostri residui attivi, che ammontano
apparentemente a centinaia di migliaia di euro, sono per lo più virtuali:
sono soldi che avremmo dovuto avere ma che in realtà non avremo
mai più oppure che abbiamo avuto e di cui abbiamo dimenticato
di cancellare la mancanza nel bilancio: in tante scuole sono stati
commessi tanti errori di questo genere nel passato, ossia prima del
2007. Proprio nel 2007, inoltre, quando il ministero si è preso l’onere di
gestire “personalmente” questi soldi, noi non abbiamo ricevuto nessuno
dei soldi che ci spettavano perché l’ente che doveva accreditarceli non ne
era più titolare. Poiché questi crediti risultavano comunque nel bilancio
insieme ai residui passivi (anche se questi ultimi restano comunque da
pagare) si è potuto commettere l’errore di programmare delle spese,
dei progetti, delle attività con questi soldi virtuali pensando che fossero
reali, causando, di fatto, una crescita dei debiti a fronte di crediti non
riscuotibili. Questi sono problemi che, in parte, hanno tutte le scuole.
Noi stiamo facendo degli accertamenti su questa situazione e purtroppo
stanno emergendo molti problemi che faremo presenti a chi di dovere.
3
DOCUMENTO DELL’ASSEMBLEA SINDACALE
DEI DOCENTI DEL LICEO A.SCACCHI
I docenti del Liceo “A. Scacchi”, riunitisi in assemblea, dopo attenta discussione sul Regolamento
ordinamentale, organizzativo e didattico dei Licei, profondamente delusi ed indignati nei confronti della
classe dirigente italiana che in sede legislativa ha confinato la professionalità degli insegnanti ad un mero
esercizio cumulativo di nozioni, dati e discipline, in alcuni casi, assemblate senza alcun criterio, con la pretesa
di ritrovare nel docente dedizione, passione, competenza, professionalità a costo zero, dichiarano quanto segue
− Vista l’esiguità delle ore di insegnamento a fronte di programmi sempre più articolati ed impegnativi
da svolgere in classi sempre più “affollate”;
− Vista la grave penuria di fondi stanziati che limita e, in alcuni casi, non consente una seria attività di
progettazione mirata a qualificare l’attività dei docenti e degli studenti nella prospettiva della conoscenza intesa come bene comune;
− Vista la scarsa considerazione manifestata nei confronti della classe docente che non si è mai risparmiata e il cui impegno, in relazione al tempo e ad energie profuse, non trova un adeguato corrispettivo nell’ambito della pianificazione delle attività da svolgere;
E inoltre:
− Visti i tagli indiscriminati degli organici e il conseguente licenziamento di tanti docenti precari;
− Visto il blocco del contratto e degli scatti di anzianità per tre anni
DECIDONO
Per il corrente anno scolastico di:
− Astenersi dal proporre qualsiasi attività relativa ai progetti POF (fattà eccezione per quelli che prevedono il coinvolgimento di enti esterni);
− Astenersi dal proporre itinerari di viaggi d’istruzione, anche per non aggravare di ulteriori spese le famiglie e, nello stesso tempo, sobbarcare la scuola di ulteriore impegno didattico e amministrativo per
la sostituzione degli insegnanti accompagnatori (spesso considerati dai non addetti ai lavori come
“fortunati destinatari di una gratificazione aziendale”, piuttosto che come volontari che si addossano i rischi e le responsabilità che tale compito comporta!) e per l’organizzazione ed il coordinamento
degli stessi viaggi;
− Bloccare le adozioni dei libri di testo;
alla luce di quanto argomentato, i docenti propongono di utilizzare il Fondo d’Istituto
esclusivamente per l’attività didattica di approfondimento per le quinte classi, in vista dell’esame
di Stato conclusivo, e pei i corsi IDEI, in considerazione anche del fatto che le classi sono
numerose e non si ha il tempo di destinare ore curriculari al recupero di conoscenze pregresse.
I docenti intendono in tal modo esprimere il loro disagio e comunicarne le ragioni ai genitori,
agli studenti, all’opinione pubblica. Inoltre chiedono al Parlamento, analogamente a quanto
è stato deciso per le università, lo stanziamento di adeguate risorse anche per la scuola
secondaria superiore, convinti della necessità di garantire la qualità della scuola pubblica.
4
QUANDO UN OMICIDIO DIVENTA UN CASO MEDIATICO
di Antonella Pagano VP
Basta fare una carrellata fra tutti i telegiornali nazionali, ma anche fra quelli regionali
e soprattutto fra quei
programmi
pomeridiani per accorgersene. Non si fa altro che
parlare di Sarah Scazzi, del ritrovamento
del suo corpo senza
vita, dello zio omicida – stupratore, ossessionato dalla ragazza.
Della cugina Sabrina
che considerava Sarah
come sua sorella, ma
che secondo gli inquirenti è stata complice
del padre: lo stesso padre l’ha accusata di te-
nere bloccata Sarah dalle braccia mentre lui la
strangolava. E se volessimo, la serie di rivelazioni, smentite, dettagli
più o meno importanti non finirebbe mai.
Ma, a parte l’orrore
per un simile omicidio, la prima cosa che
mi colpisce di tutta la
vicenda è con quanta
insistenza i mass media
continuino a parlarne.
E soprattutto non riesco a capire come non
riescano a comprendere
che tutto questo rumore non fa altro che peggiorare la situazione.
Perché giornalisti inviati sul posto della
tragedia non capiscono
che probabilmente ora
la famiglia di questa
ragazzina cerca solamente un po’ di pace?
Perché i mass media
non lasciano il tempo
alla madre di Sarah di
piangerla da sola, senza dover perseguitare
questa donna persino
mentre va
al cimitero dalla figlia?
E
soprattutto
perché i
giornalisti non
capiscono
che
continuando a
fare Speciali Tg sulla
vicenda non si fa altro
che la volontà di coloro che l’hanno uccisa,
questa ragazza? Dico
questo perché credo
fermamente che una
mente che può arrivare
a concepire un omicidio
così, sicuramente avrà
pensato alle conseguenze del gesto. Poiché nel
nostro Paese ormai più
un omicidio è efferato
e più riceve attenzione dai tg e dai giornali.
E allora, ragionando
così, per far parlare di
noi dobbiamo per forza uccidere il vicino di
casa o il nostro migliore
amico in maniera crudele e senza scrupoli?
Perché è proprio questo che la gente cerca:
cercano il caso eclatante, lo scoop di cui
parlare con gli amici e,
perché no, anche fare
congetture.
Fingerci
tutti quanti dei piccoli
Sherlock Holmes per
cercare di indovinare
chi è veramente l’assassino. La madre? Lo
zio? La cugina Sabrina, o l’altra, Valentina?
Certo, non dico che non
si debba parlare dell’accaduto: ma ora credo si
stia davvero esagerando. La pressione mediatica ha certamente
fatto emergere situazioni familiari che sicura-
mente non sarebbero
state conosciute: un padre – padrone, famiglie
senza dialogo e prive di
equilibri fondamentali.
Ma la sensazione che si
ha non appena si accende la tv è che la morte
della ragazza sia passata in secondo piano. Ora
sembra più importante
capire cosa passa nella
mente di Michele Misseri, se veramente sua
figlia è sua complice, se
oltre a loro due, anche
qualcun altro ha agito.
E sembra che non si
ricordi più di star parlando di una vita spezzata a 15 anni. Di una
ragazzina che aveva dei
sogni. Che entrava nel
pieno della sua vita. E
che ora è diventata un
oggetto di studio da
parte di critici televisivi e di criminologi
che sparano opinioni in ogni servizio tv.
Ora basta.
5
L’”efficienza” del servizio Amtab
Alcune volte (lo ammetto) mi è
capitato di trovarmi nell’autobus
senza il biglietto, ma in quelle
poche occasioni in cui ne sono stato
sprovvisto è stato perché sono magari
capitato in un giorno in cui le edicole,
o i tabaccai erano chiusi, perché non
mi sono trovato vicino a un’edicola,
o perché andavo di fretta (il che è
ancora peggio). Una volta sono stato
anche multato, poiché, sfinito da una
corsa, mi ero seduto un attimo per
cercare il biglietto nel mio portafogli
paghiamo una determinata cifra ogni
volta che viaggiamo (cifra peraltro
non trascurabile, se sommiamo 80
centesimi tutte le volte che acquistiamo
un biglietto) anche noi pretendiamo
che il servizio viaggiatori ci venga
offerto in una determinata maniera.
Dieci secondi trascorsi in un bus con
un biglietto non ancora obliterato
non sono niente in confronto al tanto
tempo atteso alle fermate ad aspettare
che un mezzo mi venga a prendere.
L’altro giorno, per esempio, dovendo
Così attesi altri minuti. Purtroppo,
quando giunse l’ora, stavo ancora
aspettando in mezzo alla strada. Due
corse erano saltate. La cosa peggiore
era che anche quella successiva
sarebbe saltata! In conclusione,
quando arrivai alla stazione, erano
quasi le 21:30, e i miei amici
erano lì ad aspettarmi da un’ora.
Per fortuna, dovevo solo vedermi
con degli amici. Il problema si pone
maggiormente quando bisogna andare
al lavoro o – come nel mio caso – a
e, nel momento in cui mi sono alzato
per andare ad obliterarlo, sono saliti
i controllori che mi hanno sorpreso
con il biglietto ancora non timbrato.
Ovviamente, non ho potuto fare
storie, e sono stato costretto a pagare
una multa di 50 euro, dovuta al fatto
che per dieci secondi avevo usufruito
di quella corsa con il biglietto non
obliterato. Ho imparato la lezione:
da quella volta in poi ho sempre
fatto attenzione a timbrare il mio
biglietto non appena salito sul mezzo.
Forse però non siamo solo noi
viaggiatori che dobbiamo imparare
qualcosa. Forse è il caso che anche
il servizio Amtab si dia una regolata,
che sappia che, se pretende che noi
farmi trovare alla stazione centrale di
Bari per le 20:30, ero sceso sotto casa
alle 19:20, consapevole che alle 19:30
(come segnalato dagli orari) sarebbe
passato il mezzo che mi avrebbe
condotto alla stazione di Bari centrale,
mezzo che, tra il traffico e altri fattori,
avrebbe impiegato una quarantina
di minuti per arrivare al capolinea.
Attendere una ventina di minuti alla
stazione non mi sarebbe costato molto,
l’importante era arrivare in tempo.
Ma, ovviamente, le mie speranze
erano vane: avrei dovuto attendere
molto di più, e non alla stazione,
bensì sotto casa mia: alle 19:30 non
era ancora passato alcun autobus.
Pazienza – mi dissi – prenderò
quello della corsa successiva, dovrei
riuscire ad arrivare lo stesso puntuale.
scuola. Una volta scesi di casa per
prendere l’autobus che avrebbe dovuto
condurmi a scuola in tempo per
entrare in orario. Ovviamente, però,
saltò la corsa. Fui costretto ad entrare
alla seconda ora a causa del ritardo.
Purtroppo, non sono l’unico a
lamentarmi: documentandomi, ho
scoperto che, a quanto pare, molto
spesso il servizio Amtab salta le corse.
Tirando le somme, due sono i fattori
per cui un autobus può subire ritardo:
il traffico o problemi tecnici. Ma non
credo che il traffico abbia la capacità di
far saltare due o tre corse in un’unica
serata – certo, può succedere una
volta, ma non sempre – e oltretutto
gli orari dei bus dovrebbero venir
fuori da una media fra a che ora il
mezzo arriverebbe se non ci fosse
6
di Salvatore De Gaetano VP
traffico e a che ora se invece questo
potesse creare rallentamenti. Per
quanto riguarda eventuali problemi
tecnici, li risolvessero per tempo,
così come noi per tempo dobbiamo
risolvere i nostri, e se proprio non
si possono risolvere, trovassero il
modo per comunicarlo al viaggiatori.
Che fare, altrimenti? Prendere il bus
un’ora prima per precauzione (sempre
che anche quello non arrivi in ritardo)
sembrerebbe l’unica soluzione. Il che
è decisamente assurdo! Sarebbe logico
se si abitasse in un quartiere molto
lontano dalla destinazione che si vuole
raggiungere (ad esempio, partendo
da Ceglie per arrivare a Bari), ma è
del tutto assurdo che, per raggiungere
la stessa destinazione, io debba
muovermi un sacco di tempo prima
da un quartiere come Poggiofranco!
I problemi del servizio Amtab
non finiscono qui: basti pensare
alla bassa frequenza di corse a
causa della quale molto spesso i
bus risultano sovraffollati, oppure
alla scarsa manutenzione delle
obliteratrici
fuori
servizio…
Dunque, rimanga pure tale la
situazione. Ma non pretendano
poi che paghiamo per un servizio
svolto con assoluta negligenza.
Di nuovo i rifiuti…
Sono ormai passati due anni
da quando a Napoli, in periodo
elettorale, non si contavano le
strade che erano tappezzate da
rifiuti di ogni genere. Come già
saprete, la situazione si risolse
in poche settimane, almeno a
livello mediatico. In poco tempo,
in Italia, ci si dimenticò del
problema e nessuno ci pensò più
per due anni. Già, perché ci son
voluti due anni prima
che il problema fosse
riportato alla luce
dai media. Questa
questione, in realtà,
non si è mai risolta
definitivamente:le
soluzioni
intraprese
sono state sempre
provvisorie.
In
pratica,la spazzatura
è
stata
nascosta
nelle discariche per
tutto questo tempo.
Queste
discariche
sono collocate spesso in zone
abitate (il caso più eclatante è a
Napoli,dove una discarica si trova
in pieno centro,a pochi passi da
uno degli ospedali più importanti
del capoluogo campano) e dunque
disturbano la popolazione. In
che modo? Se nella discarica
vanno solamente rifiuti trattati,
allora il problema si limita all’
odore, che comunque potrebbe
provocare malesseri. Ma il vero
problema è se i rifiuti non vengono
trattati: in quel caso, si rischia
un aumento dei tumori, ciò che
poi è avvenuto a Terzigno; in una
strada prossima alla discarica
è stato registrato un aumento
dei carcinomi alla tiroide, che
hanno portato anche a qualche
decesso. Dunque, adesso, dopo
aver letto quest’ ultima frase,
molti lettori capiranno il motivo
della protesta degli abitanti di
Terzigno, Boscoreale, Trecase
e Boscotrecase. Nonostante gli
avvenimenti trattati in quest’
articolo siano in massima parte
conosciuti dai lettori, ritengo
comunque utile fare una sintesi.
Verso fine settembre, le autorità
hanno deciso di aprire una
nuova discarica a Cava Vitiello.
A quel punto la popolazione è
insorta contro questa decisione,
bloccando i pullman alle strade d’
accesso alla discarica in maniera
pacifica. E’ quindi intervenuta
la polizia, che ha tentato con i
manganelli di aprire la strada ai
camion. Intanto, qualche gruppo
isolato di persone ha usato
anche la violenza, e i poliziotti
si son sentiti autorizzati a
rispondere, senza fare però
troppa distinzione tra violenti e
pacifici. E’ scoppiato il caos, che
dura tuttora, a distanza di un
mese e mezzo dall’ accaduto. Le
autorità locali si sono schierate
a favore della popolazione, e
adesso pare che la dura lotta
sia giunta al termine, con Cava
Vitiello rimasta nella precedente
situazione. Si sta quindi pensando
ad una soluzione alternativa.
Le autorità stanno tuttavia
ricommettendo
lo
stesso
errore di prima: esse cercano
di Francescopaolo Lopez I N
la soluzione nelle discariche. Ma
è troppo semplice nascondere
provvisoriamente un problema
piuttosto che risolverlo. L’ unica
uscita da questo circolo vizioso
è la raccolta differenziata.
Troppe volte queste due parole
sono state pronunciate per poi
essere lasciate a vagare nell’
aria. Esse devono diventare
realtà. E’ ora di agire. Anche se
ci vorranno anni prima
che essa si diffonda
completamente, anche
se ci vorranno milioni e
milioni di euro, bisogna
applicarla.
Troppe
volte questo mondo è
controllato dai soldi,
senza che le vite
umane vengano messe
in conto. La tranquillità
dei cittadini e la loro
salute devono essere
sempre
messe
al
primo posto. Inoltre,
la raccolta differenziata deve,
per quanto difficile e quasi
utopistica, soprattutto in una
città gigantesca come Napoli,
svolgersi porta a porta e non nei
cassonetti, come si fa in molte
città (tra cui Bari) sperando che
la gente preferisca sprecare
più tempo a distinguere l’
origine dei rifiuti piuttosto che
buttare tutto insieme. Sarebbe
importante che quest’ ultima
venga gestita dai quartieri e
non dalla città, per garantire
un maggior controllo. Non ci
dimentichiamo della campagna di
sensibilizzazione, importante per
diffondere questa idea. Bisogna
comprendere l’ importanza della
raccolta differenziata, che fa
parte del futuro delle nostre città.
7
LA RUBRICA DEL COLIBRI’
“ io faccio la mia parte”
Noi della redazione abbiamo deciso di avere
uno sguardo più attento alla realtà del nostro
territorio. Attraverso interviste,sondaggi, inchieste vorremmo stabilire un collegamento
tra il mondo della scuola e quello della politica che molto spesso percepiamo troppo
distante dalla nostra vita quotidiana. Per il
titolo di questa rubrica mi sono ispirata ad
una antica fiaba indiana: “Scoppia un incendio nella foresta e tutti gli animali fuggono
dalla parte opposta al fuoco. Tutti tranne un
piccolo colibrì che porta nel becco una goccia d’acqua. -“Cosa credi di fare?” gli chiede il leone, “vuoi fermare il fuoco da solo?”
-“No” risponde il colibrì “ma faccio la mia
parte!”. La saggezza orientale ci deve far
riflettere: non possiamo fare come i nostri
nonni che davano la colpa di tutto al “Governo ladro”. Studenti, basta con l’immobilismo, diamoci da fare! Prendiamo coscienza
delle condizioni di vita della nostra città e
dei nostri quartieri, informandoci su ciò che
funziona e su ciò che potrebbe servire per vivere meglio. La tutela ambientale credo che
sia uno dei problemi più pressanti. Tutti noi
siamo rimasti sconvolti nel vedere le immagini di tonnellate di rifiuti lasciati per strada
a Napoli, dove si parla addirittura di “guerra
dei rifiuti”(incendi, scontri, feriti) perché la
popolazione non vuole un’altra discarica. La
domanda sorge spontanea: potremmo anche
noi nella nostra città, temere un’emergenza
simile? Per avere una risposta abbiamo pensato di intervistare il Consigliere delegato
all’Ambiente Maria Maugeri che ha immediatamente dato la piena disponibilità, fissando l’incontro per il giorno 7 ottobre nella sede
del Comune di Bari. Il Consigliere si è subito
complimentata col nostro liceo apprezzando
in modo particolare l’iniziativa del giornalino, sciogliendo così l’imbarazzo iniziale.
Non avere a Bari l’emergenza ambientale di altre città è merito dell’Amministrazione Comunale o dei cittadini baresi?
Sicuramente il merito è di entrambi. Noi
come Amministrazione, abbiamo delineato in questo senso una strategia sei anni fa.
Ci trovavamo di fronte all’Azienda Amiu
(Azienda Municipalizzata di Igiene Urbana)
che aveva un bilancio in deficit e automez-
8
zi fatiscenti. Abbiamo dovuto riqualificare
il personale e l’intera struttura. Ma è soprattutto l’impianto di bio-stabilizzazione,
che serve a ridurre il volume dei rifiuti, ad
essere la vera rivoluzione tecnologica, tanto che arrivano rifiuti dai comuni limitrofi.
La maggior parte dei rifiuti finisce in discarica: noi a Bari quante ne abbiamo?
E perché a volte la gestione dei rifiuti, in
generale, suscita l’interesse della criminalità? È possibile fare soldi dalle discariche?
In città non ci sono discariche ma le possiamo trovare in provincia (Giovinazzo,
Conversano..). Per quanto riguarda l’interesse della malavita in questo ambito, i rifiuti differenziati per tipologia sono delle
risorse e quindi possono essere venduti:
di Adriana De Rienzo II B
bre parte la differenziata porta a porta nella
città vecchia. Gli addetti dell’Amiu hanno già distribuito il materiale informativo
e i sacchetti di colore diverso (verde per il
vetro, blu per la carta e giallo per la plastica). Ci saranno dei giorni prestabiliti in cui
i residenti dovranno depositare i sacchetti
davanti la propria abitazione, e questi saranno ritirati dal personale autorizzato. D’altra
parte non era possibile collocare i contenitori nei vicoli stretti della città vecchia.
Gli sprechi creano ancora più rifiuti che
finiscono nelle detestate discariche. Tutti
i cittadini sono invitati a ridurre al minimo i rifiuti indifferenziati. L’imperativo
è non sprecare, ma sembra che questo sia
solo un dovere di coscienza una qualità
morale che alcuni hanno e altri no. Non
dovrebbero le Amministrazioni trovare
il modo di renderlo un obbligo per tutti?
Abbiamo fatto tanta campagna pubblicitaria
sugli autobus, alla radio, spot in Tv, proprio
per far comprendere l’importanza della raccolta differenziata. Dopo quest’opera di sensibilizzazione si passa alla fase coercitiva:
multe più salate, repressione dei comportamenti illegittimi che saranno considerati reati
penali. Ci si rivolgerà soprattutto alle attività
commerciali con ordinanze che obbligheranno al rispetto della raccolta differenziata.
da qui il business che può far gola a molti.
Secondo Lei a Bari la raccolta differenziata si fa in percentuale ancora
troppo bassa rispetto ad altre città?
Se confrontiamo Bari alle città del Nord la
percentuale è ancora bassa, mentre rispetto
alle altre città del meridione, la percentuale
è più alta. Basti pensare che in sei anni siamo passati dal 9% al 25%. C’è il quartiere
Japigia, che consideriamo un vero modello
poiché la raccolta differenziata viene fatta in
una percentuale del 52%. Il sistema adottato è quello del porta a porta, cioè all’interno
dei palazzi sono stati collocati i diversi contenitori (vetro, carta, plastica, ecc.) ai quali
si aggiunge anche il contenitore dell’umido,
che comprende tutti i rifiuti organici che diventeranno ottimi concimi per l’agricoltura.
Ogni quartiere ha una reazione differente rispetto alla sensibilizzazione che viene fatta.
Ad esempio dal quartiere di Poggiofranco
ci aspettavamo qualcosa in più. L’11 otto-
Non è automatico che se consumiamo meno
e non sprechiamo altri ne beneficiano. Sarebbe bello cambiare il nostro stile di vita
se contemporaneamente si potesse dare più
benessere ai quartieri poveri di Bari. Non
potreste fare qualcosa in questo senso?
In effetti è bello il principio di questa compensazione, qualcosa viene già fatto poiché
ad esempio le multe per i reati ambientali
vengono poi destinate a servizi utili alla collettività. Un’altra iniziativa è stata quella di
alcune donne del carcere di Bari che stanno
realizzando delle buste ecologiche da distribuire in città. Da gennaio 2011 ad esempio
non ci saranno più buste di plastica, ma verranno utilizzate solo quelle di carta. La battaglia che noi ci impegneremo a fare è soprattutto quella di ridurre gli imballaggi inutili.
Fino a poco tempo fa, l’ambientalista era
colui che veniva preso in giro perché magari raccoglieva le cartacce lasciate in giro da
altri. Ora, invece, sembra che sia di moda:
attori e personaggi famosi si fanno vede-
re con buste ecologiche o mostrano con ché solo i rifiuti opportunamente diffedisinvoltura come fanno la raccolta diffe- renziati possono tornare a nuova vita.
renziata. Siamo ormai sulla strada giusta? Nel Sud c’è tanta disoccupazione.
Certamente, ci fa comodo che il personaggio Non potrebbe essere proprio l’amfamoso si faccia fotografare in comportamen- biente a dare lavoro ai giovani?
ti virtuosi, è come se facessero da testimonial.
Questa tendenza ci aiuta come se avessimo
dei grandi sponsor anche se, a mio parere,
l’umanità non ha ancora capito e non ha la
consapevolezza del problema ambientale.
Sabato 2 ottobre è stata celebrata a
Bari “la giornata nazionale del riciclo e della raccolta differenziata di qualità”. Come hanno reagito i baresi?
Molto bene, tanto che abbiamo distribuito molto materiale informativo poiché il passo successivo deve essere non
solo differenziare, ma farlo bene, poi-
Io credo molto nel matrimonio tra sviluppo e ambiente, infatti, in questo senso, la Regione Puglia ha
fatto davvero tanto: bandi, gare di cooperative di giovani, fondi per il fotovoltaico…
Molti studenti del V anno si troverranno ad affrontare la scelta dell’Università. Perché non creare a Bari un corso di
laurea che possa formare dei veri professionisti, studiando materie come energia, smaltimento, bonifiche, legislazioni
ambientali la cui conoscenza dovrebbe
servire ad evitare quelle che l’informa-
zione spaccia come ”catastrofi naturali”?
Il corso di laurea specifico non c’è, ma
ci sono diverse facoltà come Ingegneria,
Architettura, Agraria che nelle specializzazioni approfondiscono quelle materie.
Alla fine dell’intervista, avendo compreso
meglio l’importanza della raccolta differenziata, ho pensato che bisognava cominciare
ad agire nel quotidiano, insomma.. “fare la
mia parte”. Quella sera stessa avevo invitato
diversi amici a casa, per una pizza. È sembrata una richiesta bizzarra ma ho preteso che
ogniuno di loro scrivesse con un pennarello
il proprio nome sul bicchiere di plastica, in
modo da non sostituirlo più volte durante la
serata. Sono certa che anche a voi verranno in
mente altri comportamenti che potranno contribuire a migliorare la nostra qualità di vita.
le morti bianche
Ogni giorno il mondo del lavoro è
sconvolto da incidenti che spesso sono
anche mortali. In particolare, nell’ ultimo
mese si sono verificati degli incidenti
che mi hanno toccato nel profondo
del cuore e mi hanno fatto riflettere.
Spesso né quotidiani né telegiornali
dedicano alle morti bianche più di
un rigo o una frase commemorativa,
come se fossero un argomento poco
importante, come se la morte di un
uomo non li toccasse più di tanto,
perché sono fatti che accadono tutti
i giorni, chi se ne importa, passiamo
allo sport, è quello che fa fare
audience o fa aumentare le vendite.
Eppure le cifre sono imponenti, ogni
giorno muoiono circa 3 lavoratori
solo in Italia, 1000 in un anno, senza
contare i lavoratori in nero. In più
ci sono circa 800.000 lavoratori che
si infortunano sul lavoro ogni anno,
e la carriera di alcuni di questi è
compromessa per sempre (amputati,
paralizzati…). Molti si infortunano il
primo giorno di lavoro, o perché sono
stranieri, e quindi non capiscono
bene ciò che viene loro detto, o
anche semplicemente perché sono
inesperti. Ci sono poi i casi di malattia
professionale, come i tumori, causati
quasi sempre dall’ amianto. Ma come
mai avvengono ancora cose di questo
genere? Perché non vengono rispettate
le norme di sicurezza. In Italia ci sono
delle leggi, come la 626, che tutelano
in maniera adeguata il lavoratore. Il
vero problema è che vengono spesso
dimenticate. Da chi? E qui veniamo al
nodo da sciogliere. Le morti bianche
sono chiamate così perché il bianco è il
colore neutro, si sottintende quindi che
sono morti casuali, delle quali nessuno
ha colpa, tutti hanno le mani pulite.
Invece gli omicidi sul lavoro (perché
così andrebbero chiamati) sono le morti
in cui più persone hanno colpa. C’è il
datore di lavoro, che rischia di fallire
e quindi decide di risparmiare sulla
sicurezza del lavoratore non comprando
le attrezzature adatte e esponendo
il semplice operaio, per esempio, a
di Francescopaolo Lopez I N
dei rischi molto gravi. C’è anche lo
stesso lavoratore che considera la
sicurezza poco importante (sono tipiche
espressioni come “tanto a me non capita”).
Per questo è molto importante avviare
una campagna di sensibilizzazione nei
confronti di questo fenomeno. Da
anni alcuni sindacati propongono di
avviarla, ma non trovano risposte
nel mondo politico. Ultimamente
anche il presidente Napolitano
si è mobilitato in favore della
campagna sensibilizzante, tuttavia
in solitudine. Tutti dobbiamo
contribuire, anche nel nostro piccolo,
a dar voce a chi purtroppo non ne
ha più. Non dobbiamo cambiare le
norme di sicurezza, ma considerarle
e metterle in pratica, anche in un
momento difficile per le imprese
come questo. Purtroppo non tutti
i paesi hanno norme precise come
le nostre, e là spesso i lavoratori
sono considerati degli schiavi, e le
morti sono molto più frequenti che
da noi. La colpa in gran parte è del
dio denaro, venerato troppo spesso
da alcuni imprenditori, anche se
in suo nome si uccide una persona.
Quindi mi appello agli imprenditori: che
sappiano rinunciare a qualche soldo in
più piuttosto che ad un caschetto. Già,
perché anche un semplice caschetto giallo
può fare molto per la vita di un lavoratore.
9
Vieni Via Con Me vs. Grande Fratello
di Antonella Pagano V P
Rinchiusa questo pomeriggio in
casa con dolori e un gran raffreddore, stavo pensando al programma di Saviano e Fazio che
su Rai3 sta avendo un successo
enorme. E che naturalmente non
poteva non creare uno strascico
di critiche, soprattutto da parte
del Governo&Company. Ma la
cosa che più ha
impressionato i giornali è
che "Vieni via
con me" è riuscito a battere
il Grande Fratello, trasmesso
sempre il lunedì
sera su Canale
5. Ora quindi
tutti si domandano come sia
"potuto"
succedere che un
programma culturalmente elevato abbia battuto a suon di share il
reality show italiano per antonomasia. Ma non dite grazie?!
Bene, vediamo un po' i dati:
secondo le statistiche la prima
puntata del programma di Fazio
- Saviano è stato seguito da circa 8 milioni di persone, con uno
share del 25% (tra l'altro, il più
alto tasso di share nella storia di
Rai3), contro uno share del 19%
conquistato dal Grande Fratello,
ormai arrivato alla sua undicesima edizione (più si va avanti,
più si peggiora). Ok, allora circa
8 milioni di italiani sono rimasti
incollati allo schermo ad ascoltare le intelligenti riflessioni di
Saviano, ma ora mi chiedo: è veramente cambiato qualcosa? Gli
10
italiani hanno riattivato la loro
materia grigia e la loro curiosità
per seguire una tv impegnata?
E soprattutto, un unico programma culturale può davvero rendere la tv impegnata?
Non
per
essere
pessimista,
ma
non
credo.
Non credo perchè la tv ita-
liana non è una tv impegnata. E', semmai, l'espressione del pubblico che la segue.
La tv manda in onda ciò che i
telespettatori vogliono vedere:
è la legge del mercato. E siccome la società è cambiata,
naturalmente è cambiata anche
la tv. E in peggio. I talk-show
ormai sembrano arene dove
gladiatori in giacca e cravatta
si fronteggiano a suon di urla:
vige la regola del "chi urla
più forte vince" (beh, Sgarbi
vincerebbe su tutti). I reality show invece sono diventati
così finti che alcune volte si
arriva a credere che i protagonisti stiano recitando un copione già scritto frase per frase
(va bene anche un canovaccio,
se il protagonista in questione è abbastanza intelligente
da inventare la frase adatta).
Per non parlare poi dei reality show - musicali: siamo sicuri che i cantanti che escono
dalla scuola di Amici o quelli
che riescono a sopravvivere ai
commenti critici di Mara Maionchi siano dei veri talenti?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Allora mi
sforzo
di
pensare che
tutte quelle persone
che hanno
seguito il
programma
di Fazio e
di Saviano
non
l'abbiano fatto
solo perchè
non
c'era
nient'altro
di interessante in tv
da guardare. Spero invece che la coscienza degli italiani si sia risvegliata. Spero che si sia capito
quanto eravamo caduti in basso. Perchè non se ne può più di
ragazzi GFiani (sono arrivati
al punto da coniare un termine
anche per chi ha partecipato al
Grande Fratello) che fuori dalla casa fantastica (alla faccia
della crisi) e megalomane del
reality si fanno la guerra a suon
di tette al vento, capelli piastrati (ebbene si, anche per gli uomini) e di querele su querele.
Che male c'è a chiedere un
po' di cultura in quella scatola nera che dovrebbe parlarci del nostro mondo?
Bisogna ritornare ai tempi di Carosello e di quando
la tv ti insegnava a leggere
per capire dove siamo finiti?
ritorna il concorso di
scrittura di skakki nostri
Cari Skakkisti
Dopo l’esperimento dell’anno scorso il concorso di scrittura ritorna con
maggiori possibilità di vittoria e premi ancora più grandi =)
Quest’anno, infatti, avrete ben tre possibilità di vincere. I tre articoli migliori
saranno tutti premiati durante la prossima Giornata dell’Arte e i premi
saranno buoni acquisto di 75 € da spendersi in una dell’ librerie della città
(probabilmente la Feltrinelli).
Tutti possono partecipare con qualsiasi tipo di elaborato: articoli di cronaca,
recensioni, poesie, racconti di fantasia, compiti in classe ecc., quindi cosa
aspettate a mandarci i vostri lavori?
I criteri di valutazione saranno i seguenti:
1.Rispetto dello stile e delle modalità di argomentazione richiesti a seconda dello stile scelto per l’elaborato;
2.Chiarezza e linearità espositive;
3.Correttezza grammaticale e lessicale (gli articoli saranno ovviamente
corretti prima della pubblicazione);
4.Originalità dei contenuti.
La giuria sarà composta da tre docenti di lettere e tre studenti (la direttrice e
due caporedattori del giornale)
Per qualsiasi informazione rivolgetevi al resonsabile del progetto, Valerio Iacovone V P
Allora, cosa state aspettando?
SCRIVETE, SCRIVETE SCRIVETE!
=)
11
A.A.A Alieno cercasi
di Viviana Sebastiano V P
Se nella società attuale nessuno riesce a porre fine all’ingiustizia, proviamo a chiedere aiuto a qualcuno più lontano.
Caro alieno,
Non ti accoglierò come Will
Smith in Independence Day,
non ti darò il benvenuto cercando di vendere il prodotto
Terra come un materasso o
una batteria di pentole. Il tuo
compito sarà duro. Ti aspetta
qualcosa di complicato e
inspiegabile come avrai
probabilmente già intuito dai continui disagi
di quelli che la abitano:
gli Umani. Siamo una
razza strana e dissestata alla quale Madre Natura sembra aver dato
un cervello pretendendo in cambio l’istinto
di
autoconservazione.
Dalle origini della nostra specie all’età da cui
ti scrivo ne son passati
di avvenimenti! Il nostro
percorso non è mai stato
univoco e si è corredato di progresso badando
bene a non escludere il
regresso, suo fratello geloso e complessato. Certo, la scimmia si è evoluta! (Sebbene ciò non escluda
che questa evoluzione sia
rimasta sconosciuta ad alcuni dei miei contemporanei).
Siamo sopravvissuti tra
un’epoca e l’altra dando loro
nomi affascinanti e studiandone i movimenti politici,
filosofici e culturali. Una miriade di personaggi illustri ha
provato a superare il conflitto
umano in nome della ragione o dell’antropocentrismo
e ne ha teorizzato un superamento. Altri hanno semplicemente deciso di affidarsi allo
scetticismo o al pessimismo
12
crogiolandosi nel dolore della sconfitta e dell’incompletezza umana tesa per natura
all’Infinito irraggiungibile.
Ma la maggior parte si è
astenuta da qualsiasi tipo di
pensiero o continua a farlo
e vive la propria vita quasi
sidente del consiglio che ha
come uniche preoccupazioni
la sua calvizie senile, i suoi
appartamenti e le sue relazioni extraconiugali e la limitazione dell’autonomia delle
menti. Per semplificarti la
comprensione di questa triste
incosciente di starlo facendo. Non ricerca un senso,
non mira a capire. Ciò che è
peggio è la causa di questa
progressiva inconsapevolezza di sé che non scaturisce
dalla mancanza di strumenti
ma di una qualità che purtroppo non è raggiungibile
sotto pagamento e va costruita con continuo impegno. Il
vero male del mondo tuttavia
consiste nel potere che questa gente pigra e incosciente crede di avere e che, una
volta raggiunto, viene utilizzato nella maniera sbagliata e mira a precludere la
conoscenza alla totalità delle
menti. Proprio come un pre-
situazione userò una similitudine per i problemi della
vita umana. Alla base del
male c’è la disuguaglianza:
gli uomini dalla nascita devono fare i conti con una serie di ingiustizie, come se in
una gara di velocità (uno dei
temi più cari agli “sportivi
temerari” del mio secolo) alcuni partissero con una SSC
Aero TT e altri a piedi nudi o
con una gamba rotta. Capisci
bene che la vittoria è assicurata per qualcuno senza nessun merito se non quello di
aver avuto in regalo la macchina più veloce del mondo
e costituisce un obiettivo impossibile per chi può usare
solo le proprie capacità. Le
cose si fanno ancora più gravi
in questa società che non conosce la meritocrazia poiché
il trofeo in palio non è solo
un’enorme coppa luccicante,
ma anche il dominio assoluto sui perdenti, costruito con
una sapiente pianificazione, per portarli progressivamente a dimenticare
la gara fantoccio che li
ha resi sudditi dell’Aero
TT. La macchinazione
che rende la massa lenta
ed ignara dell’inganno
è ordita proprio durante lo svolgimento della
gara, così che i poveri
concorrenti siano troppo
presi per rendersi contro
di ciò che accade sotto i
loro occhi. Per garantirsi
il controllo il pilota della
macchina più veloce del
mondo tiene in pugno
l’informazione pubblica, l’economia, il sapere
e soprattutto le file dei
più giovani che sanno
essere delle minacce per
l’energia ancora posseduta
e l’ancora lontana accettazione dello stato delle cose.
Con questo scenario, per
quante galassie ci separino,
come puoi venir qui e non
sentire il bisogno di fare
qualcosa? Per lo meno rompi
una gamba a tutti, insegnaci
a trovare quella legge morale dentro di noi che renda
superfluo il controllo di uno
che si erge sugli altri. Siamo
tutti uomini e nessuno può
considerarsi superiore all’altro. Soprattutto se costui ha
cresciuto un figlio che è stato
capace di farsi bocciare tre
volte all’esame di maturità.
FUTURO 2.0
di Paola Dabbicco IV C
<<C’è crisi>> scrivono i giornali, <<c’è crisi>> ripetono i del nostro sistema operativo. Benvenuti nel futuro 2.0, dove non
tuoi davanti l’ultima bolletta del telefono, <<chiama di meno, contano anni di studio e lauree e esami e certificazioni, ma vale di
spendi di meno, vivi accontentandoti di quello che hai, piccole più il nome che ti porti dietro, quasi fosse la tua amata copertina
soddisfazioni per piccole persone affette
di linux, capace di proteggerti da qualsiasi
da grandi sogni, perchè davvero non puoi
male e preservarti da ogni inconveniente.
andare avanti così, le tasse universitarie
E per lei, caro signor Nessuno, non è ancora
aumentano ogni giorno di più, abbiamo
arrivato il momento. Nel frattempo si diletti
per te un futuro assicurato, lo studio di tuo
coi suoi sogni da quattro soldi, immaginandosi
padre in cambio delle tue aspettative, in
possessore di una fender, sul palco
cambio di quella facoltà d’architettura che
dell’Ariston con davanti migliaia di persone
non ti promette un domani sicuro, di quella
esultanti e impazienti di sentirla cantare
filosofia che parla e non conclude mai nulla,
il suo ultimo successo, di gioie, di amori,
finirai sotto un ponte, sul serio, prendi lo
di sesso e di droga. O con la sua valigetta
studio medico di tuo padre a pochi passi
pronta per essere imbarcata sull’ultimo volo
dal centro, c’è crisi>>. C’è crisi. D’identità.
diretto a New York, dove si terrà il primo
Di nervi. Di panico. Di pianto. Di valori.
congresso ONU di cui lei è presidente.
Finanziaria e religiosa. Ma pur sempre crisi.
Questo è ciò che il futuro 2.0 ci promette:
vignetta di Vauro
Benvenuti nel mondo futuro, proiezione di un oggi
da essere piccoli signor Qualcuno in potenza,
scadente, marcio, completamente da rifare e ricostruire dalle saremo destinati a diventar grandi e insoddisfatti signor
fondamenta. Perchè più passano gli anni, più i nostri domani Nessuno, con una famiglia sulle spalle e un mutuo certo; nella
vengono programmati dalla mano minuziosa di un genitore nostra oasi artificiale ci diletteremo pensando a quanto fummo
caro al proprio figliolo, un genitore che da essere mentore dei sciocchi nel poter credere in un domani diverso, un domani
suoi pargoletti diviene informatico e programmatore ufficiale che forse, in fondo in fondo, ancora ci piace immaginare.
Autostop in abito bianco
Una banale foglia raccolta
in un qualunque bosco
e trasformata, con la
semplice azione del ritaglio,
in foglia di altra specie
vegetale. Essa è dunque
una foglia nuova, differente
nella forma ma nata dalla
medesima materia. E’quindi
definibile con il nome
della foglia d’origine o con
quello di cui ha assunto
l’aspetto? Ciò che prevale
è
l’artificiale
partorito
dall’azione del ritaglio
o il materiale naturale
della foglia presistente?
Potranno definirla arte
leggera ma quest’arte
attraverso comuni forbici
permette il passaggio dal
semplice al complesso.
La
trasformazione
di
oggetti in altri oggetti era
il filo conduttore grazie al
quale si muoveva l’arte di
Pippa Bacca, pseudonimo
di Giuseppina Pasqualino Di
Marineo, venuta a mancare
nel marzo del 2008. Avendo intrapeso la strada
dell’arte
performativa,
secondo cui l’opera consiste
in una determinata azione
svolta in un preciso luogo
o momento, decise di
attraversare ben 11 paesi,
ove vigeva una situazione
di conflitti armati, in
autostop con indosso un
abito da sposa, simbolo
di pace e fratellanza. Idea partorita da una grande
idealista, idea non curante
delle potenziali pericolosità
e pronta a materializzarsi
per trasmettere gli ideali
stessi per cui è nata, ma
decisamente
azzardata
in
un
triste
mondo
in cui per esser prudenti
bisogna persistere in uno
stato di perenne diffidenza e
timore della crudeltà altrui.
Nonostante i buoni propositi
l’idea non è stata l’unica a
materializzarsi, lo ha fatto
anche la crudeltà dell’uomo
che, in questo caso, ha
varcato la soglia della
tragedia: l’artista infatti
dopo aver attraversato
Slovenia, Croazia, Bosnia
e Bulgaria con la sua
compagna
di
viaggio,
nonchè amica, Silvia Moro,
raggiunse la Turchia dove
fu violentata e uccisa da
un uomo che si era offerto
di darle un passaggio. Più dell’opinione pubblica
italiana fu scossa quella
turca che successivamente
riaprì il dibattito sulla
violenza contro le donne.
Un quotidiano del paese
propose che un’artista
proseguisse
il
viaggio
intrapreso
da
Pippa
facendolo
diventare
una marcia della libertà
di Tracy Amoruso V L
delle
donne
turche.
La turca trentatreenne,
che decise di proseguire
il cammino, lavorò come
reporter in alcuni canali
televisivi, si laurò in
Comunicazione a Istanbul,
e vinse per la sua attività
di documentarista vari
premi. Durante il viaggio
in autostop scrisse un
diario e girò diversi metri
di pellicola con lo scopo di
dar vita ad un film di 55 m
intitolato “Lettera a Pippa”. Invece che in abito
bianco si vestì in nero in
segno di lutto e contrasto
all’abito del matrimonio.
La donna raccontò di
aver avuto l’idea dopo
aver colto il messaggio
dell’artista secondo cui la
paura domina mentre
si ha bisogno di pace.
13
Chiesa ed evoluzione di Michele Rosamilia IV M
L’ influenza che la chiesa cattolica ha sullo sviluppo scientifico ed economico dell’ Italia
In questo periodo di crisi sarà
capitato a tutti di chiedersi come
mai l’ Italia sia meno sviluppata
rispetto alle altre grandi potenze.
Le cause sono molteplici , ma in
questo articolo ci soffermeremo
su una sola di queste: la Chiesa cattolica. È noto a tutti che
l’ Italia è uno dei paesi con la
percentuale più alta di cattolici
praticanti, questo fornisce una
grandissima influenza alla chiesa di Roma nell’ ambito politico e della ricerca medica . Ciò
si può notare per
esempio riguardo
l’ eutanasia, ricordando il clamore
scatenatosi qualche
anno fa per il caso
Eluana Englaro che
ha mobilitato la una
parte dei politici
italiani e la chiesa.
Non sono da meno
le opposizioni del
papa per quanto
riguarda l’ utilizzo
dei contraccettivi
come prevenzione
per aids, e gli ostacoli e le privazioni
imposte dalla chiesa per quanto riguarda le ricerche sulle cellule
staminali e l’ utilizzo di quest’
ultime e della pillola abortiva.
Queste privazioni sono però
sentite solamente in Italia mentre in altri paesi come la Spagna
e
la
14
Grecia non sono considerate
minimamente tanto è vero che
in molti casi per effettuare la fecondazione assistita gli Italiani
si recano in questi paesi. Questo
problema però non è solo della
società moderna, ma è una piaga
che condiziona lo sviluppo (e in
passato anche il libero pensiero
e la libera espressione) del nostro paese da moltissimo tempo.
Prendendola alla lontana si può
ricordare la ferrea opposizione
dello Stato Pontificio durante le
guerre italiche del XIII secolo,
nella quale le truppe pontificie
si opponevano con foga ai tentativi espansionistici di tutte le
signorie per evitare che qualcuna di queste ultime avesse il
predominio sulla penisola. Andando avanti con gli anni si può
pensare a quando dopo la brec-
cia di Porta Pia il papa invitava tutti i cattolici a non sentirsi
italiani. Dal punto di vista dello
sviluppo scientifico non si possono dimenticare gli scienziati
perseguitati durante la rivoluzione scientifica (vedi Giordano
Bruno, Galileo ecc ) colpevoli
solo di avere una modalità di
pensiero discordante da quella
della chiesa di quel tempo. Non
è neanche da dimenticare quando nel 1616 durante il processo
a Galileo veniva ritenuta assurda e falsa e formalmente eretica
la tesi eliocentrica e assurda e
falsa e erronea
nella fede la mobilità della Terra . Si potrebbe
andare avanti a
lungo , osservando sia il passato
che il presente,
ma il concetto è
chiaro: rimaniamo infatti un Paese condizionato
da un autorità
astratta che condiziona e ostacola le nostre scelte da tempo immemorabile e
la cosa più brutta e che continuerà sempre ad essere così
finché non libereremo la nostra mente e non riusciremo a
dare una netta distinzione fra
fede e ragione come lo stesso
Galileo aveva cercato di fare.
Iphone 4!
Sono ormai trascorsi poco
più di tre mesi dal lancio
sul mercato del nuovo
mela fonino! Ciò che
sembrava dover essere lo
smartphone perfetto, in
realtà, ha deluso alcune
aspettative a causa di
qualche
imprecisione
che ne ha danneggiato
l’immagine fino a far
calare circa del 20%
le vendite del device.
Vediamo più nel dettaglio
queste “sviste” costate
care alla compagnia di
Cupertino. Sin dall’inizio,
è emerso il problema
più grande del nuovo
melafonino: il così detto
“Antennagate”
ovvero
un
errore
strutturale
sull’antenna laterale dell’
iphone che, se coperta
dalla mano, fa perdere
e “salvare la faccia”
della società affermando
tristemente -non siamo
perfetti-. Per contrastare la
campagna mediatica degli
avversari dell’iphone 4
il manager ha promesso
la distribuzione gratuita
di bumpers (protezioni
per il melafonino) per
chi avrebbe acquistato
un iphone entro il 30
settembre,
risolvendo
in parte il problema.
Passiamo
alle
caratteristiche
del
dispositivo: Il design
è più elegante rispetto
al modello precedente,
l’iphone 3Gs, e anche lo
spessore è molto sottile in
modo tale che il telefono
risulti comodo anche per
le nostre tasche! Il “piatto
forte”del nuovo iphone
da una a due tacche di
ricezione. Su questo errore
i molti concorrenti della
Apple si sono concentrati
per rovinare l’immagine
dello
smartphone.
Così
l’amministratore
delegato Steve Jobs ha
dovuto convocare una
conferenza stampa per
affrontare
l’argomento
4 è il così detto “retina
display”: dei suoi pixel da
78 micrometri (invisibili
all’occhio umano, dice
Apple), della densità
di 324 pixel per pollice
e dei 960x640 pixel di
risoluzione si è già detto
moltissimo, ma fino a
quando non si è davanti
allo schermo e lo si vede
a occhio nudo non si
percepisce che cosa questi
freddi dati significhino in
pratica. Detto in poche
parole questo smartphone
ha il miglior schermo
che si sia mai visto in
un dispositivo portatile,
persino superiore a quello
già più che eccellente dell’
iPad. Il processore A4 e la
memoria RAM da 512
Mb ne assicurano sempre
un
funzionamento
fluido, anche con molte
applicazioni aperte allo
stesso tempo. La batteria
è migliorata del circa 20
% rispetto al precedente
modello e conferisce
una durata maggiore
della navigazione in
3G o della visione di
video. La fotocamera
da 5 megapixel ( a cui
si è aggiunto anche un
piccolo LED per il flash)
è notevolmente migliorata
rispetto a quella del 3Gs in
termini di resa cromatica e
definizione permettendo
anche filmati in HD 720p
che risultano nitidi e hanno
colori vibranti. Detto
questo concludo con le mie
di Alan Favuzzi V P
opinioni personali dopo
ormai più di un mese di
impiego: devo ammettere
che la batteria dura un
po’ di meno di quanto
riferito dalla compagnia
e il telefono va ricaricato
ogni due giorni circa. Per
il resto sono entusiasta
dello
smartphone
in
quanto il display è
mozzafiato e foto e video
sono
semplicemente
impressionanti.
Inoltre,
con le oltre 250.000
applicazioni presenti nell’
Apple store non ci si annoia
mai! Per quanto riguarda
il problema dell’antenna,
sto semplicemente usando
il bumper ricevuto dalla
Apple e non ho mai
avuto alcun problema di
ricezione. Un piccolo “
danno “ collaterale è il
prezzo abbastanza elevato
( circa 660 euro ) che
però, secondo me, risulta
piuttosto
accettabile
considerando la qualità
del dispositivo e le sue
molte
funzionalità.
15
QUESTO NON E’ UN UOMO
di Leonardo Giannelli III I
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
E’ fin troppo ovvio dire che in questa
poesia, SE QUESTO E’ UN UOMO, che
fa da preludio all’omonimo romanzo,
lo scrittore Primo Levi sollecita i
lettori a riflettere sullo sterminio degli
Ebrei avvenuto nei lager nazisti in
una delle pagine piu oscure di tutta
la storia dell’uomo: l’Olocausto.
La poesia si apre con un appello diretto
a tutti coloro che hanno la “coscienza
tranquilla”, che vivono senza prendere
posizione su nulla. Levi definisce la
casa “tiepida”: questo è l’aggettivo
che esprime meglio questa situazione intermedia.
Dopo i primi quattro versi Levi ci mette davanti alla cruda
realtà. “Considerate” dice, egli vuole invitare il lettore a
guardare il piu oggettivamente possibile la faccenda per
mezzo di un verbo scientifico. Lo scrittore scrive uomo e non
Uomo, la differenza può sembrare minima ma la mancanza
della lettera maiuscola ci fa capire che Levi non tratta in
maniera generica della “specie umana” bensì parla di colui
che nel campo di concentramento lavora strenuamente
e che muore per un si o per un no, per un’ accettazione o
per una negazione. Ci troviamo davanti ad una “situazione
programmata” in cui le opinioni non trovano spazio.
Levi descrive poi la donna, privata della sua bellezza, della
memoria, della sua anima e persino del suo nome, ridotta al
pari dell’uomo a un corpo da sezionare, un sofferente corpo.
Successivamente il poeta-scrittore fa un appello ai lettori ai
quali ordina di custodire il
ricordo della follia umana
16
nel cuore. E’
un’esigenza che
sfocia in una
maledizione
contro
tutti
quelli
che
negano,
che
c h i u d o n o
gli
occhi
e fanno finta di niente o che hanno semplicemente
troppa paura per ammettere le colpe del genere umano.
Alla luce delle vicende che si sono verificate e continuano
a verificarsi a Rosarno (violenze fisiche e verbali contro
vari immigrati), probabilmente già dimenticate da tutti,
il giornalista, scrittore e politico italiano Adriano Sofri,
tutt’ora in galera, propone un testo provocatorio sulla
falsariga del famoso brano di Primo Levi dedicato a tutti
i migranti che vivono rassegnati in condizioni di schiavitù.
“Di nuovo, si di nuovo, considerate se questo è un uomo”,
sono queste le parole con cui si apre il componimento
dell’ergastolano, letto anche in pubblico dal premio nobel
per la letteratura Dario Fò, dobbiamo
considerare un’altra volta la condizione
dell’uomo, che vaga di notte, che non
viene ascoltato, che non parla perché
non sa con chi farlo, un laureato ma ora
solo un vagabondo, picchiato, sputato
e costretto a mangiare cani che poi
mangeranno lui,si perche nessuno mai
si preoccuperà di seppellirlo e seppur
qualche suo “fratello”, suo compagno
di sventure vorrà farlo non potrà
poiché privo di denaro, perche al giorno
d’oggi tutto ha un prezzo, anche morire
dignitosamente. Sofri, come del resto
anche Levi, ci aiuta a meditare, con una
poesia inquietante, che colpisce, che sa suscitare giusti
interrogativi e che ci aiuta ad uscire dall’indifferenza, che
questo è stato e che probabilmente questo sarà. Questo sarà
un uomo, questa sarà una donna, trattati da cani da tutta la
società o anche peggio: i nostri cani hanno il cibo assicurato.
Quel che fa più paura è che le parole di Levi scritte tanti
anni fa per descrivere un contesto drammatico, sono
ancor oggi attuali e Sofri, che le riprende a distanza di
tanti anni, ci invita a riflettere sullo stato di barbarie in
cui viviamo: Auschwitz è ormai tra noi e intorno a noi.
Sotto tale luce lasciatemi concludere in un quadro generico.
Un attimo di pausa da tutto, un momento solo, uno per
guardarci negli occhi e ricordarci che esiste la REALTA’,
con i suoi alti e bassi, quella realtà nella quale ci siamo
noi e altri come noi, di qualsiasi colore, di qualsiasi razza,
di qualsiasi condizione sociale…ma sempre PERSONE
come noi, uomini degni di essere ed essere considerati tali.
Intervista a Graziano Galatone
Iniziamo
l’intervista
con la domanda che
probabilmente quasi tutti
le fanno: come è nata la
sua passione per la musica?
Quando ha incominciato
a cantare? E soprattutto,
quando ha deciso che la sua
passione per il canto sarebbe
stato il suo mestiere?
Mio padre è un batterista,
ecco come mi ritrovo a
fare tutto ciò. Lui mi ha
trasferito il ritmo e la
passione per questo mondo,
forse inconsciamente. Ho
cominciato a cantare per
strada, facendo serenate agli
sposi novelli con un gruppo
di amici, niente microfoni
e amplificazioni, solo voce
e strumenti ed è anche per
questo che sono riuscito a
sviluppare un buon volume
del mio timbro. Lavoro?
Non so se sto lavorando
o se ancora mi diverto a
fare quello che mi piace.
La Puglia è una regione con
una tradizione musicale
ampissima e molto forte.
E lei è nato a Palagianello:
quanto tutto questo ha
influito nella sua idea di
Musica e nel suo lavoro?
Molto, moltissimo. Basti
pensare che quello che
oggi è il Salento (terra della
Taranta) fonte di attrazione
per i turisti di tutto il mondo,
per me era pane di ogni
giorno a scuola e tra amici: la
musica popolare o “World”,
come viene definita dalle più
grandi case discografiche.
Credo di averci messo molto
della mia terra nel mio canto.
L’abbiamo
vista
protagonista di numerosi
musical: perché ha deciso di
dedicarsi a un genere come
questo,
probabilmente
poco
conosciuto
dai
giovani, ora che vanno per
la maggiore talent show che
il “Febo” di Notre Dame de Paris
catapultano presunti talenti
nel mondo delle celebrità?
La mia non è una scelta, è
qualcosa che va oltre, una
vocazione! Mi spiego, oggi
potrei diventare famoso
o riconoscibile da tutti,
per strada , tra i mercati,
ovunque ed appunto essere
riconosciuto. La differenza
però , almeno per me, è
essere stimati da qualcuno
per quello che realmente sei e
non per il tempo di presenza
in tv radio o giornali. Anni fa
non c’era questa possibilità
per noi artisti di avere spazi
Oggi potremmo essere tutti
famosi, cantanti, assassini,
individui che per qualche
motivo stimolano la curiosità
della gente a casa davanti
al piccolo schermo. Si
trasforma tutto in business
economico, cioè “Fare
Soldi”. Io sono felice di quello
che ho scelto di fare nella mia
vita. Errori? Si, qualcuno, ma
alla base c’è sempre stato un
grande studio, preparazione
e molta esperienza, rispetto
verso gli altri che ti seguono
e soprattutto verso i tuoi
genitori, che si sacrificano
immensi in tv, la televisione
era dei Grandi Artisti e non
del popolo (per carità ci
sono giovani talentuosi
molto credibili e meritevoli
ai quali questo sistema non
fa completamente male).
per aiutarti a costruire una
carriera florea e piena di
successi, qualunque essa sia.
Che ricordo ha del
suo
primo
provino?
Un
emozione
unica,
adrenalina allo stato puro
di Antonella Pagano V P
e ancor di più l’assenza
completa di quello che
assomiglierebbe alla…paura.
Risultato, non ce n’è stato
uno che io ricorda sia andato
male, al di là della scelta e
dell’esigenza artistica del
regista o produttore che io
non posso mai cambiare.
Ha lavorato con Cocciante in
“Notre Dame de Paris” nel
ruolo di Febo e con Dalla in “
Tosca Amore e Disperato”,
interpretando Cavaradossi:
è stato faticoso lavorare
con due grandi protagonisti
della musica italiana?
Beh..non posso dire che
sia stato facile. Ricordo
quasi ogni giorno di quel
periodo, a letto presto la
sera, preghierina e tanta
attenzione e dedizione
per quello che si stava
facendo. A volte si tornava
a casa con il morale a pezzi
cercando di ricostruire quella
credibilità verso i registi e
autori e non facendogli mai
pensare di aver scelto la
persona sbagliata. E’ andata
bene grazie a Dio, sono
soddisfatto del mio lavoro
e dei ruoli che negli anni ho
costruito negli spettacoli
che
ho
interpretato.
Forse non si dovrebbe
mai
chiedere
questo
ad un artista, ma quale
personaggio
da
lei
interpretato le è piaciuto di
più? E perché soprattutto?
Nella mia carriera fino ad oggi
ho avuto il grande privilegio
di interpretare sempre
ruoli da protagonista.
Non so se è una fortuna o
solo merito, quindi sono
legato a quasi tutti i miei
personaggi. In verità devo
molto al musical Notredame
de Paris e all’ entourage
17
fantastico, per come hanno
seguito
egregiamente
e portato al successo
noi ed il loro spettacolo.
Peccato fosse solo una
produzione
francese.
La sua ultima “fatica” è
stato recitare Renzo nel
musical “I Promessi Sposi”:
ci parli un po’ di questo
personaggio, che, nel
capolavoro di Manzoni, è un
uomo che deve sopportare
l’oltraggio del potente Don
Rodrigo e che cambierà alla
fine della sua avventura. E
in generale, quanto ci mette
di suo in ogni personaggio
che
interpreta?
Di me in quello che faccio?
Penso il novantacinque per
cento quando mi è possibile.
Sapete, sono Opere Moderne
del tutto nuove: è semplice
ma non scontato costruirsi
un personaggio ad hoc
per metterci sempre del
proprio facilitandosi il
lavoro. Leggere il copione
prima di tutto e scavare
nella propria vita abbinando
se necessario eventi che
possano assomigliare a
quella scena che si va ad
interpretare. Non è però
sempre cosi, mai nessuno
nella mia vita mi ha vietato
di sposare Lucia Mondella,
ma forse i miei quand’ero
piccolo non mi hanno mai
voluto comprare il motorino
perché
pericoloso…..
mi spiego? È semplice:
abbinare eventi già vissuti,
ricostruirne le sensazioni e
buttarle in quel calderone
che si chiama ricerca del
personaggio, come in una
buona ricetta culinaria.
Quello che ci piacerebbe
sapere ora è il “dietro
le quinte” di un musical.
Come è organizzato tutto
il lavoro poche ore prima
della
messa in scena,
la preparazione degli
18
artisti e i tempi che sono
necessari per la buona
riuscita dello spettacolo?
Se lo spettacolo è per le 21,oo
la convocazione è sempre
quasi prevista almeno tre ore
prima, caffè o the, due buone
chiacchiere con macchinisti,
colleghi e anche qualche
piccola nota sullo spettacolo,
a volte condivisa, a volte no.
Si comincia con il trucco,
capelli e prima di indossare
gli abiti di scena, una buona
mezz’oretta di riscaldamento
del corpo e della voce, come
Popolare, nel 2009 la
vediamo in veste di autore
di “Bernadette, il miracolo
di Lourdes”. Come è nata
quest’idea e come è stato
mettersi all’opera come
autore di un’opera teatrale?
Ero in hotel a Palermo,
dopo uno spettacolo, e
giocando con il telecomando
mi soffermo su un canale
che trasmetteva un film
riguardante la vita della
piccola Bernadette. Colpo di
fulmine! La storia, fantastica
come tutti i personaggi. Ma
un normalissimo atleta.
Successivamente il direttore
di scena comincia a scandire
i minuti prima di entrare in
scena che vanno solitamente
per: trenta, quindici, dieci,
cinque ed infine “chi è
di scena” e lì devi essere
pronto altrimenti metti in
discussione lo spettacolo
…e non conviene, visti
i danni che ne potresti
procurare. Le nostre ultime
parole prima di entrare? “
Merda Merda Merda”che
viene da una leggenda
storica
sul teatro. Un
giorno poi ve la racconterò.
Oltre al suo lavoro di
cantante, concertista e
docente di seminari sul
Musical e sulla Musica
la verità era un’altra. In quel
periodo assurdo della mia
vita stavo per perdere tutto
, la mia voce. Si, proprio così:
la mia voce non rispondeva
più ai miei sforzi vocali e
da buon ipocrita (giù la
maschera) le mie preghiere
sono diventate più assidue.
Forse la mia preghiera migliore
è stata scrivere uno spettacolo
dedicato a quella grande figura
che è “ Bernadette “, una
bambina che ha combattuto
contro tutti e tutto senza mai
cambiare idea su quello in cui
credeva. Una sorta di Che
Guevara di Massabielle. Se
mi è servito? Eccomi qua Per maggiori informazioni,
con una voce più solida Graziano Galàtone
di prima, qualcuno avrà [email protected]
ascoltato le mie preghiere.
Lo spettacolo è andato poi
in scena al Sistina, noto
e storico teatro di Roma
con un discreto successo.
Spero di riprenderlo presto,
ne sono molto legato.
Infine, le vogliamo chiedere
cosa pensa della musica dei
nostri giorni. Cosa vorrebbe
che cambiasse e cosa
invece crede che si possa
salvare? E soprattutto che
messaggio vuole dare al
suo pubblico e soprattutto
ai giovani come noi?
La musica è universale e
quindi esiste da sempre:
bisogna accettarne la sua
evoluzione. Intendo dire
che se oggi usassimo la
nostra creatività con le
tecnologia d’avanguardia
a nostra disposizione ma
con un profondo rispetto
dell’Idea, che è alla base di
tutto, forse riusciremmo
nel nostro intento e
cioè scrivere e comporre
musica e non matematica
fatta di suoni e loop già
prestabiliti con il computer.
Incontrarsi in cantina con
amici, suonare , parlare
, innamorarsi, ridere e
piangere a volte, questo
è quello che i ragazzi
dovrebbero pensare di fare.
Il successo? Credici e arriverà,
ma solo se sei il primo a
non prenderti nè sul serio
né in giro. Io dico sempre
“ é già difficile credere
in sé stessi, figuriamoci
se può farlo qualcun
altro per conto nostro”.
Giocare in questo mondo
meraviglioso,
prenderne
tutte le sfaccettature,
divertirsi come un bambino,
insomma. La musica è unione
ed ha un solo linguaggio,
comune a tutti , basta avere
l’animo ed il cuore aperto.
La parola, oltre il dolore
Quando la letteratura fa rivoluzione
Notte di bufera, freddo
glaciale; la neve ha ricoperto
il sentiero rendendo inagibile
il passaggio. “Come si
apre una strada nella neve
vergine? Un uomo marcia in
testa, suda e bestemmia,
muove a stento i piedi, e
continua a sprofondare nelle
neve molle, alta”. È una
fatica disumana, un impegno
titanico: Varlam Salamov,
scrittore russo deportato
nei GuLag sovietivi, amava
raccontare
con
queste
immagini vive, potenti, il
ruolo dell’intellettuale, del
letterato moderno: sempre
lì a testa china, avanza
ansimante, e apre la strada
al pubblico, al lettore fino
ad allora ignorante dei
crimini del regime staliniano.
E’
ancora
possibile
una
letteratura
come
testimonianza viva? Noi oggi
preferiamo letture firvole,
di quegli autori leggeri fino
alla nausea, profondamente
e
orgogliosamente
disimpegnati: questo è ciò
che propone il mercato
dell’editoria per rispondere
ai capricci di un pubblico
sempre più anonimo e
ai raptus di shopping
prenatalizi che affollano la
Feltrinelli di gente distratta.
Eppure esiste ancora chi
preferisce seguire un’altra
via; la strada del dissenso,
quella della verità scomoda a
tutti i costi, perché la società
malata
deve
cambiare
e le vittime dei sistemi
mafiosi chiedono vendetta.
Roberto Saviano confessa di
non poter fare una passeggiata
e sorseggiare una birra fresca
in compagnia, non può avere
una
fidanzata,
dormire
sotto uno stesso tetto per
più di un mese, andare allo
stadio senza scomodare una
troupe di decine di soldati in
doppiopetto; perchè, perché?
Perché è giusto, perché
la denucia del malaffare
nell’Inferno della Kolyma,
regione ghiacciata e ostile
della Siberia. Lì andò vicino
alla morte, lottò con tutte le
forze per non cedere al ricatto
del sopruso sistematico,
dell’inganno, della delazione
può svegliare le coscienze,
può cambiare il mondo;
tutto questo con la sola
forza della parola, oltre
la sofferenza, oltre ogni
privazione più crudele.
L’intellettuale
deve
riscoprire
la
forma
tagliente
della
parola,
prendere posizioni radicali
votandosi alla denuncia,
pura
e
disinteressata,
dei mali che ammorbano
la nostra realtà di crisi;
perché c’è chi in passato
ha messo in ballo la propria
libertà, la propria dignità,
offrendosi come vittima
immolata dell’aspirazione
al cambiamento. Questa
è rivoluzione culturale.
Condannato per propaganda
contro-rivoluzionaria
dai
servizi segreti sovietici,
Varlam Salamov fu spedito
e dopo diciassette anni tornò
a casa. La moglie l’aveva
abbandonato; era solo al
mondo, distrutto moralmente
e fisicamente dalle fatiche
del lager; ma decise di
ribellarsi. Nel 1973 vennero
alla luce gli agghiaccianti
“Racconti della Kolyma”,
tragico affresco degli anni di
prigionia in Siberia; ancora
oggi considerati una delle
massime testimonianze della
crudeltà dello sterminio
staliniano. La parola di
Salamov
grida
ancora
vendetta, brucia di rabbia e
dolore per i milioni di corpi
sepolti senza nome e senza
onore, sotto i ghiacci perenni
della Kolyma; lì dove “lo sputo
gela in volo per il freddo”.
Tanta letteratura ha scelto
di seguire le stesse strade
tortuose, gli stessi sentieri
di Alberto Donadeo V G
che il coraggio di qualcuno
ha
potuto
ricostruire.
Il coraggio non mancò
certamente ad Antonio
Gramsci, spedito in esilio
dalle autorità fasciste, e
poi relegato nelle carceri di
Turi dove gli fu intimato di
“spegnere il cervello”; ma
lui, per tutta risposta, scrisse
le duemilaottocento pagine
dei “Quaderni dal carcere”.
Del resto, cos’altro ci si
sarebbe potuto aspettare
da chi ammise : “non ho
mai voluto mutare le mie
opinioni, per le quali sarei
disposto a dare la vita e non
solo a stare in prigione…”.
Esperienze simili a quelle
sofferte
da
Salamov
capitarono a Primo Levi,
deportato ad Auschwitz, e ad
Aleksandr Solzenicyn autore
di “Arcipelago GuLag”, il libro
che per primo fece conoscere
all’Occidente il dramma
delle persecuzioni nell’URSS.
Lo stesso destino è toccato
all’ultimo premio Nobel
per la Pace, Liu Xiaobo,
condannato a undici anni di
prigionia per aver sottoscritto
il manifesto “Charta 08”,
un appello per la tutela
dei diritti umani in Cina.
Questi, e tanti altri, i pionieri
della parola; i maestri
che continuano a levare il
grido della verità sofferta.
Nel Luglio scorso Roberto
Saviano ha firmato la
prefazione di “Visera”,
l’ultimo racconto di Salamov
scrivendo: “Quest’uomo mi
ha cambiato la vita”. La parola
cambia la vita, per davvero.
19
Intervista a CapaRezza
Da MikiMix a Caparezza
ne hai fatta di strada
in questi anni, cosa si
prova a raggiungere
il successo quando si
proviene da una piccola
città del Sud Italia?
Diciamo che il successo è
un’arma a doppio taglio
che ha a che vedere
con
la
personalità
piuttosto che col luogo
di provenienza. Non
fraintendermi, amo la
mia città ma non mi è
mai interessato esserne
un
personaggio
di
spicco. A dirla tutta non
amo i campanilismi e
quando sento dire “Noi
a Molfetta abbiamo
Caparezza” mi sembra
di essere trattato più
come una mozzarella
che come un cantante,
pur
riconoscendo
l’affetto. Ad ogni modo,
soprattutto nel primo
tour ci tenevo a svelare
la mia provenienza
perché poteva servire a
raccontare meglio il
mio modo di essere
e la mia visione del
mondo (che in fondo è
quella di un pincopallo
che vive in una città
in provincia di Bari).
Come
giudichi
l’esperienza
di
Sanremo, lo rifaresti?
Non lo rifarei! Per me
è stata un’esperienza
negativa
e
non
20
perché ero Mikimix
ma perché lì c’é un
carrozzone mediatico
senza precedenti. Tutti
pronti a farti sentire
un artista di successo
salvo poi sotterrarti
nell’anonimato più buio
subito dopo il festival.
E poi non mi piacciono
le gare, vorrei che
l’agonismo
fosse
sociali e politiche, la
musica secondo te
rappresenta un veicolo
efficace per diffondere
le
proprie
idee?
La musica è certamente
un veicolo ufficiale per
diffondere la propria
idea, ma la propria
dea di musica. La
volontà di trasmettere
un messaggio sociale
relegato allo sport.
Come ci si sente prima
di salire sul palco, ti sei
mai sentito paralizzato
dall’emozione?
All’inizio mi nascondevo
negli armadi per la
paura di salire sul
palco. Poi col passare
del tempo ho perso
questa abitudine, non
per aver acquistato più
sicurezza ma per aver
sviluppato un’allergia
alla
naftalina.
La tua musica tratta
spesso di tematiche
è ulteriore ma non è
certo la regola. Esistono
bellissime canzoni che
non parlano di niente
e orrende canzoni che
parlano di temi sociali
o politici. La differenza
la fa la creatività
ed è su questa che
bisogna concentrarsi.
Come
hai
reagito
quando una delle tue
canzoni
come“sono
fuori dal tunnel” è
diventata
simbolo
della mondanità da
te
tanto
criticata?
di Sabrina Colonna I D
Male.
Molto
male.
Pensavo di essere un
incapace in grado di non
riuscire a trasmettere
i miei pensieri. Oggi
sono
cambiato
e
non mi interessa più
dare peso a quello
che recepiscono gli
altri. Questo significa
che ho spostato la
mia
opinione
sulle
incapacità. Per dirla
alla Herman Medrano
(rapper veneto): “Sono
responsabile di quello
che scrivo e non di
quello che capisci tu.”
In questi giorni so
che stai iniziando a
registrare il tuo album,
ci sarà un’ altra canzone
sui
problemi
del
meridione come “ Vieni
a ballare in Puglia”?
No. Credo che tra “Vieni
a ballare in Puglia” e
“Giuda me” l’argomento
sia stato abbastanza
sviscerato. Ci saranno
altre canzoni e staremo
a vedere se saranno
in grado di competere
con la popolarità dei
loro
predecessori.
Allora non ci resta che
farti un “in bocca al lupo”
per il tuo nuovo album,
sperando di ascoltarti
presto in concerto.
Grazie mille per averci
concesso
questa
intervista e di aver
trovato un po’ di tempo
da dedicarci tra una
registrazione e l’altra!
Noi… Fieri di essere del Sud!
Uscito da poco nelle sale, record di incassi e successo inaspettato, “Benvenuti al Sud” sta facendo molto parlare di sé.
Alberto, responsabile di ufficio postale in provincia di Brianza, è un settentrionale e Lombardo a tutti gli effetti; partecipa
ad incontri tra lombardi sfegatati e farebbe di tutto, proprio di
tutto, pur di farsi trasferire a Milano, grande sogno della moglie. Infatti si finge invalido per poter salire velocemente in
graduatoria ma, scoperto, per punizione viene mandato alla
direzione di un’altra sede postale... Ma che sede?? In un’altra
città del Nord? No, bensì nel profondo Sud… in Campania.
Al momento della partenza, Alberto si munisce di crema solare, coltellino, raccomandazioni e pregiudizi. Sembra quasi parta per il fronte: gli viene raccomandato di lasciare a casa gioielli e tutto ciò che ha di più caro, viene descritta la Campania
come Terra di Camorra di rifiuti e di “Terroni scansafatiche”.
Ma, arrivato nel paese di Castellabate,viene ospitato a casa del collega Mattia Volpe, con il quale non si trova, spesso, molto d’accordo. Nei primi giorni, che come sempre sono quelli più duri, sorgono
i primi litigi e tanti problemi di incomprensione ma man mano, con
il tempo, gli stessi
problemi che erano causa di vortici
e incomprensioni
diventano motivo di unione e di
dialogo. Alberto
conosce meglio i
suoi colleghi e con
loro instaura un
rapporto più che
lavorativo, umano
ed amichevole. Lo
sentiamo parlare
in dialetto campano, lo vediamo essere triste quando
il Venerdì sera è
costretto a partire
per il nebbioso e
freddo Settentrione, ma anche lo
vediamo dire bugie ad una moglie che non accetta nel modo più assoluto la presenza della “Punta del grande stivale”. Viene coinvolto nel grande
calore che solo Noi Terroni sappiamo trasmettere, nella grande
famiglia che riusciamo a formare anche con colleghi, amici e con
coloro che ci sono vicini. Non siamo diffidenti e non abbiamo pregiudizi, accettiamo tutto ma soprattutto abbiamo il dono di essere
aperti, socievoli e amici di tutti. Cosa non da poco. Come la prenderà Alberto,venuto a conoscenza di dover tornare al Nord perché
di Roberta Pagano II D
la punizione è
terminata? Non
bene: lacrime,
pianti e tutto
quello che non
avrebbe
mai
sognato di fare.
Perché, diciamocelo, lasciare
il Sud è come
lasciare il cuore,
la persona amata, la vita lì. Eppure alle volte NOI ci vergogniamo
di dire di essere Meridionali..Ma perché? Perché un semplice Politico dice che non ci meritiamo di far parte dell’Italia? Perché ci
dicono che non siamo in grado di vivere senza il Nord? Perché..
perché..Ne hanno detti tanti di perché ma solo Noi sappiamo perché ci meritiamo di essere qui e di far parte di questo Stato. Senza
di Noi non ci sarebbero stati prodotti di tipo agricolo,non ci sarebbero state materie prime... e soprattutto credo che non ci sarebbe
stata l’Italia. Guardando questo film mi ripetevo e capivo
in ogni istante quanto fossi, e fossimo, fortunati ad essere
del Sud. Pensavo a quante cose belle abbiamo: purtroppo,
un po’ per superbia e un po’ perché ci va,ce ne scordiamo.
Dovremmo provare anche Noi ad andare via per un po’,
ma sono sicura che ci pentiremmo. Sento molti parlare
male del Sud. Forse è vero che non offre niente, che non
dà lavoro... Ma come pretendiamo di migliorarlo se di
fronte ad ogni difficoltà siamo disposti solo a scappare??
Come possiamo batterci contro coloro che ci vogliono
vedere affondare se siamo i primi ad arrenderci?? No, non
è possibile. Forse in questo articolo non ha una grande
importanza, ma vorrei citare frasi provenienti da un calciatore, idolo di (quasi) ogni ragazzo: Antonio Cassano.
Antonio dice sempre: “Essere terroni significa essere perfetti” e “Un vero terrone è colui che sta stare con gli uomini, dai più umili a quelli più grandi”. Per quante Cassano ne abbia dette e fatte, su questo ha pienamente ragione.
Forse ora, più che mai, c’è bisogno di un Ministro Cassano che ci sappia difendere, che ci faccia valere e che non
taccia, come fanno molti Politici meridionali, credendo di
fare il bene di molti. Consiglio di andare a vedere questo
film: risate assicurate, commozione e un pizzico di calore
meridionale, e forse capiremo un po’ tutti quanto siamo fortunati,
grazie anche ad un cast strepitoso: Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini e Alessandro Siani... Troveremo , credo
e spero, gli stessi protagonisti nel sequel “Benvenuti al Nord”, per
l’anno venturo nelle nostre sale. E al prossimo che mi chiederà :
“Sei Meridionale?” saprò cosa rispondere: “Meridionale io?? No,
TERRONA e ne vado fiera!”
21
Fashion – à – Porter si rivela!
di Antonella Pagano V P
Da qualche mese è nato il blog
Fashion – à – Porter, creato da due
ragazze che hanno frequentato il
nostro liceo (nella sezione B) e che si
sono diplomate nell’anno 2007 – 2008.
Loro sono Marzia Peragine
(studentessa presso la facoltà
di Scienze e Tecnologie della
Moda di Bari) e Fabrizia Siena
(studentessa di fashion design
presso lo IED di Roma): noi le
abbiamo intervistate dopo che la
loro pagina face book (con più
di 1300 fans) si è trasformata
in un vero e proprio blog!
Partiamo dall’inizio: avete
creato “Fashion – à – Porter”
e già la vostra pagina su
Facebook ha più di 1300 fans. E
anche il blog sta avendo un buon
successo. Come è nata l’idea di
creare un blog sulla moda, la
vostra più grande passione?
Marzia: Ebbene si è la mia più
grande passione. Una volta maturata,
lasciato lo Scacchi, ho indirizzato i miei
studi in questo settore che da sempre mi
ha affascinata. Essere una studentessa
di Moda richiede estro, creatività,
determinazione e coraggio, noi tutti
sappiamo che lavorare nel mondo della
Moda non è facile: tutti sono contro tutti
e vince chi ha abbastanza “Intelligenza
Innovativa” da mostrare. Ecco perché
il blog: mettere sotto gli occhi critici
di tutti il mio look arricchito con posts
relativi ad articoli e news di Moda .
Fabrizia: L’idea è nata proprio perché
volevamo congiungere la passione per
la moda (alimentata dai miei studi in
fashion design dopo il liceo, presso lo
IED di Roma) a quella per i blog creando
così una cerchia di appassionate come
noi che condividessero i nostri stessi
22
interessi. Spesso ci è capitato di
ricevere complimenti sul nostro modo
di vestire e allora abbiamo pensato di
poter far conoscere ad altre persone,
che non fossero necessariamente solo
amici, i nostri look attraverso il Web.
Cosi abbiamo iniziato creando una
pagina facebook e successivamente,
con l’aumentare dei fan, un vero e
proprio blog (fashionaporter.blogspot.
com) . Creandolo abbiamo pensato di
poterlo utilizzare anche per permettere
alle ragazze di scoprire prezzi e marche
dei capi che indossiamo, perché si
sa, spesso ci si vergogna a chiederlo.
Sicuramente avrete preso spunto dal blog
“The Blonde Salad”, creato da Chiara
Ferragni, una studentessa milanese che
dal nulla è diventata ormai un’icona
fra i blogger di moda, italiani e non.
Marzia: Certamente, tutti conoscono
la fashion blogger più cliccata d’Italia
Chiara Ferragni: io però ho voluto
aggiungere alle foto dei look anche
articoli che informano fashion victims
riguardo novità, collaborazioni ( mi
riferisco ai connubi che annualmente
case di moda promuovono con il mass
market per rendere le collezioni alla
portata di tutti), shops e quant’ altro.
Il nome del nostro blog “Fashion à
porter” non a caso riassume quanto
detto: portare a casa tutto ciò
che riguarda questo settore dalle
notizie agli spunti per i look.
Fabrizia: Si, lei sicuramente è
la blogger italiana più famosa
al mondo e per questo la stimo
tantissimo proprio perché
dal nulla è riuscita a crearsi
un personaggio e ad avere
tantissimo successo in poco
meno di 1 anno … speriamo di
seguire le sue orme!Noi ce la
stiamo mettendo tutta e spero
si veda … la passione per la
moda c’è e stiamo cercando in
ogni modo di trasmettervela!
Intendiamoci! Non abbiamo
intenzione di copiare nessun
blog, anche perché sarebbe
stupido oltre che, a mio avviso
difficile, dato che ogni blogger,
degno di questo nome, dà al suo blog
un’ impronta del tutto personale.
Con la creazione di questo blog, cosa
volete trasmettere a chi vi segue?
Insomma, qual è il vostro obiettivo?
M: Sicuramente l’obiettivo è quello
di trasmettere la mia passione che
non è quella di una semplice fashion
victim ma di una studentessa di
Moda che vede da vicino e tocca nel
profondo questo meraviglioso settore.
In generale l’obiettivo delle fashion
blogger è appunto quello di fungere
da cerniera tra gli stilisti e le persone
di tutti i giorni personalizzando lo
stile col proprio gusto. Spero di
riuscirci, questo spetta a voi dirlo!
F: Il nostro obiettivo è quello di far
conoscere la nostra passione, il nostro
stile e anche di dare la possibilità a
persone che magari non si conoscono
di poter esprimere idee e opinioni
che ruotano attorno ad un interesse in
comune. C’è anche un altro scopo, che
probabilmente accomuna tutti gli altri
blogger di moda, ossia la possibilità
di ottenere maggiore visibilità in
questo campo, cosa che servirebbe
ad una persona come me che sta
studiando moda e che ha un sogno
nel cassetto: diventare una stilista.
Nel vostro blog, oltre alle foto delle
ultime sfilate dei più grandi stilisti,
gli accessori e soprattutto gli abiti
che grandi stilisti (come Lanvin o
LouBoutin) hanno firmato per il
marchio H&M, troviamo anche le
foto scattate direttamente da voi,
con i vostri abiti e i vostri accessori.
Perfette in ogni minimo dettaglio.
Nella vita quotidiana siete così?
M: Questa domanda mi fa sorridere
perché me la fanno tutti. Ebbene
si sono così sempre, l’accessorio
particolare non deve mai mancare,
anche per andare all’ università sono
parecchio stravagante nel vestirmi.
Sicuramente il gusto gioca il suo ruolo
senza quello non si va da nessuna
parte. Ci tengo a sottolineare che non
è la Griffe a fare la differenza ma una
persona viene notata soprattutto per
il suo buon gusto e la sua capacità di
vestirsi anche con ottimi abiti low cost,
e perché no, se si riesce ad unire haute
couture con low cost ancora meglio!
F: Certo!Tutti gli outfit non sono
“preparati” altrimenti significherebbe
falsare il mio stile…ciò che indosso
per uscire, quando posso lo fotografo
e lo posto sul blog. Comunque sei
molto gentile nel definirci perfette
ma, senza peccare di modestia,
non penso di esserlo e non amo
nemmeno farmi fotografare perché
chi mi conosce sa che mi imbarazzo
facilmente; però se questo può essere
un modo per darci visibilità e, perché
no, offrirci qualche opportunità
professionale, lo faccio ben volentieri!
Domanda generica: qual è il vostro
stile personale e, soprattutto, in
quale stilista vi rispecchiate?
M: Il mio stile personale è molto bon
ton: adoro le perle e i fiocchi, i cerchietti
e i cappelli. Quelle volte che magari
mi vesto un po’ più rock c’è sempre
quell’accessorio che rende il tutto più
chic e non prettamente street. Mi piace
usare con moderazione le borchie e
le catene, associandole sempre con
qualcosa che le sdrammatizzi un po’
per rendere più fine l’impatto. Il mio
stilista preferito è Karl Lagerfeld
(l’art director di Chanel, Fendi) adoro
tutto di lui e soprattutto le collezioni
che fa, impeccabili fino all’ultimo
dall’abito alla scenografia. Per quanto
riguarda il mio stilista preferito di
scarpe è il famigerato Monsieur
Louboutin l’autore della suola rossa,
le sue scarpe sono ambite da ogni
donna, non c’è storia lui è il migliore!
F: Bella domanda!Non riesco a trovare
un aggettivo che possa descrivere
in una parola il mio stile…forse lo
definirei “eterogeneo” ? Molti dicono
che indosso sempre cose “particolari”
e sicuramente è vero perché se c’è una
cosa che odio è l’omologazione quindi
cerco sempre di distinguermi dalla
“massa”, di essere diversa ed essere
guardata, ammirata o anche criticata
per questa mia “diversità”. Odio gli
eccessi, meglio essere semplici con un
accessorio che renda il tutto alternativo
e personale. In quale stilista mi
rispecchio? Più che rispecchiarmi, io
direi che AMO letteralmente Karl
Lagerfeld e Alexander McQueen
(purtroppo scomparso da circa un
anno), due geni! Le loro creazioni
(decisamente eccentriche), le loro
sfilate, mi lasciano a bocca aperta, non
deludono mai! Per me sono loro i veri re
della moda, sanno sempre come stupirci.
Già che ci siamo, per concludere
quest’intervista, perché non ci date
consigli sulle ultime tendenze?
M: Per quanto riguarda questo
autunno inverno andranno moltissimo
le pellicce (Chanel ha fatto quelle
ecologiche, meno male!), piume, maxi
pull a fantasia, colletti e soprattutto
collant gioiello. Per quanto riguarda
la prossima primavera estate, sulla
passerella protagonista è il color
Tiffany che io particolarmente adoro!
F: Tra i trend di questo A/I abbiamo
il grande ritorno del cappotto, che
rimpiazza
l’ormai
inflazionato
piumino; i pantaloni rappresentano
l’imperativo
dell’inverno,
dalle
massime ampiezze alla striminzita
versione a sigaretta; minimalismo:
linee essenziali e colori neutri esaltati
da materiali preziosi; vintage: revival
gioioso degli anni ’50; tricot: un
mast-have assoluto; pizzo; pelliccia;
pelle e le mie amatissime borchie!
Potrete seguire il loro lavoro
diventando fan della pagina
Facebook “Fashion – à – Porter”
e sul blog www.fashionaporter.
blogspot.com =)
23
Semplice consiglio
Passeggiar sul bagnasciuga
rinfrescati dalla bianca spuma
con il sole che riscalda;
o una cioccolata calda
sotto il calore di una coperta
e il camino che scoppietta.
Vuoi tenermi compagnia?
Una corsa tra i colori
dei prati verdi e dei fiori
al suon di cinguettii e della brezza leggera;
in bicicletta al sorger della sera
con un sorriso che illumina il viso
fra viali brillanti dalle foglie danzanti.
Ora basta, vado via!
PUOI ANCHE ANDARE ORA!
Credevo fossimo in sintonia,
magari fosse solo la monotonia!
Pensavo ci conoscessi
ma non siamo certo dei fessi.
Ci hai ammaliati, ci hai ingannati
ma ormai ti abbiamo conosciuto
e di certo questo non ci è piaciuto.
Il tuo torto ci pesa ancora
perciò puoi anche andare ora!
24
disegni e poesie Silvia Mazzotta VL
L’amour
L’amour est une chose
qui te fait voir le monde pure
et qui te remplit le cœur.
En amour on offre des fleurs,
on mange du chocolat
et on rit aux éclats.
Traduzione :
L’amore è una cosa
che ti fa vedere il mondo puro
e che ti riempie il cuore.
In amore si regalano dei fiori,
si mangia del cioccolato
e si ride a crepapelle.
La musique
La musique,
qui peut être romantique,
exotique, électronique,
crée toujours une
atmosphère magnifique.
Traduzione :
La musica,
che può essere romantica,
esotica, elettronica,
crea sempre un’atmosfera magnifica.
poesie di Erica Natilla II B
disegni di Serenella Fanelli II N
25
a cura di Silvia Mazzotta V L
ARIETE
AMORE:Se non
riesci ad avere più
storie contemporaneamente, rinuncia. Una storia basta e avanza,
devi essere grato almeno di
averla! LAVORO: Se i colleghi parlano di te alle tue spalle
non farci tanto caso: tutti quanti vengono derisi solo che nessuno lo sa! SALUTE: Vedi per
caso asini che volano in questo
periodo?! Ecco, è un buon momento per una visita oculistica!
TORO
AMORE:Eh
si, il tuo cuore
ha proprio bisogno di essere riscaldato. Però
un consiglio: è meglio cercare
un po’ d’affetto da un amico!
LAVORO: Frena la voglia di
ammazzare qualche collaboratore: voi siete i migliori quindi
la “promozione” è assicurata!
SALUTE: Le buone stelle ti
guideranno nella tua faticosa
dieta, però attenzione: non vogliamo vedere persone prive di
sensi, quindi non esagerare!
GEMELLI
AMORE:La
tua oratoria è
così convincente che riuscirete a portare il vostro partner all’altare,
perciò se si è in coppia con un
gemelli meglio scappare! LAVORO: Superi davvero tutti!
Studio e denaro sono al top:
l’importante è solo credere a
quello che l’oroscopo dice!
SALUTE: Pensate per caso di
essere più affascinanti del solito?! Beh può darsi che forse,
probabilmente, in alcuni casi,
potreste aver ragione.
CANCRO
AMORE:Le
stelle consigliano di evitare
amori clandestini: potreste essere scoperti dal vostro partner
ufficiale, ma se volete lasciarvi
questa è un ottima opportunità!
LAVORO: Attenzione: mani al
portafoglio! In questo periodo
c’è qualcuno che vi ha preso
di mira: vuole rubare il vostro
denaro! SALUTE: Non bevete, non fumate, non mangiate
troppo, non sforzatevi tanto,
non stressatevi: insomma cercate di non fare niente!
LEONE
AMORE: Siete
particolarmente
noiosi, nervosi e
stressanti: questo
non giova certo ad un rapporto! Inoltre se
siete single non farete che allontanare tutti: buona fortuna!
LAVORO: Beh direi che il
modo migliore per spendere
soldi sia fare un bel viaggio:
andatevene! Non farete altro
che renderci tutti più felici!
SALUTE: Vi sentite fiacchi e
affaticati? Non importa: correre, correre, correre! Il grasso è
un nemico difficile da eliminare: di certo non va via da solo!
VERGINE
AMORE:
Venere in contrasto con Giove, Mercurio
è in disaccordo con Marte, lo
stesso vale per Saturno e Plutone: non contate su nessun
aiuto! LAVORO: Beh Uranio è
l’unico dalla vostra parte: forse, e dico forse, otterrete una
bella promozione. Però non
spendete tutto per lo shopping
sfrenato! SALUTE: una cura
per i vostri capelli in questo
periodo li renderà più lucenti e splendenti, quindi prendetevi cura della vostra folta
chioma! (se ne siete provvisti)
BILANCIA
AMORE: Avrai
tutti ai tuoi piedi: perché allora
iniziare una relazione seria?! Il
divertimento ini-
zia ora: se qualcuno fa il tenero, dolce, romanticone la strada la conosce! LAVORO: Una
scalata verso il successo?! Ehe
vi piacerebbe, ma no! Siete
troppo stanchi, avete altre cose
a cui pensare: troppi impegni!
SALUTE: Vi sentite belli,
giovani, forti, attivi, sensuali, vivaci, attraenti, seducenti,
ammalianti? Bah l’importante
è non fare brutte figure!
SCORPIONE
AMORE:Siete
troppo
dolci,
troppo
teneri,
voi e il vostro
compagno
di
sempre siete sempre così affiatati, sempre in sintonia, sempre
insieme: ma lo sapete che la
lontananza aiuta?! LAVORO:
La vostra tirannia non farà altro che scatenare una rivolta:
non siete Dio, nessuno vi venera: tornate sulla terra! SALUTE: Pensate che la vostra pelle
sia la più bella, la più liscia, la
più luminosa di tutte? Non siete di certo delle statue lucidate
e levigate per bene!
SAGITTARIO
AMORE: Non
fate che litigare
con tutti: strano
siete dei teneroni voi! Forse per
questo vi fate mettere sempre i piedi in testa: ora basta!
LAVORO: Quanto studio!
Quest’anno vi siete messi proprio d’impegno! Però attenti ai
compagni di classe: la gente
è sempre molto maligna! SALUTE: Usate delle sciarpe, dei
maglioni pesanti, delle giacche: siamo stanchi di sentire i
vostri starnuti e la vostra voce
nasale!
CAPRICORNO
AMORE: Marte,
Venere e Giove in
accordo vi regaleranno dei momenti da favola:
chissà non vi sve-
gliate più e restiate soli soletti
nei vostri sogni! LAVORO:
Le stelle indicano che sarete
molto fortunati: non so però
in quale settore, dovevo riempire uno spazio bianco e l’ho
scritto qui! SALUTE:A quanto
pare cambiate sempre il vostro
look: allora i capelli si sfibrano quindi se non volete essere
calvi già all’età di vent’anni
meglio smetterla con le tinte!
ACQUARIO
AMORE:
Siete in buon
accordo con
Ariete, Pesci,
Gemelli, Bilancia, Leone,
Capricorno, Vergine, Toro,
Scorpione, Sagittario: solo con
voi stessi no! LAVORO: Brutto periodo per le vostre finanze. La mammina ha interrotto
la paghetta! La prossima volta
non tornate a casa ubriachi:
cercate di smaltire prima! SALUTE: Il fegato non passa un
bel periodo: se si vuole ancora vivere bisogna sostituire le
bevande alcoliche con l’acqua.
Potreste sempre chiedere aiuto!
PESCI
AMORE:Che
abbiate quindici
o cinquant’anni
l’amore bussa
finalmente alla
vostra porta: che fate aprite o
restate nel lettuccio a dormire?
LAVORO: Avete mille progetti in testa e non sapete come
concretizzarli: io direi, più
che pensare a come copiare in
classe, meglio studiare almeno
un po’, non dico tanto! SALUTE: Luna propizia per lo sport:
non c’è niente di meglio che
un’oretta al giorno di palestra
per sbirciare gli altri ragazzi
e ragazze mentre si allenano!
Cari skakkisti, ecco a voi la nuovissima zingamail! scriveteci (all’indirizzo della redazione redaskakkinostri@
libero.it) dei vostri problemi, dubbi, indecisioni, litigi, innamoramenti e vi risponderemo con gli stupendi consigli della Zinga, la formidabile sensitiva della redazione XD ovviamente potrete restare anonimi se volete
Cara Zinga mail,
Cara ragazza,
purtroppo non puoi far sì che qualcuno si innamori di te, non è
c’è un ragazzo che mi
un sentimento che si può comandare. Il mio consiglio è di parlare
piace, che è fidanzato
apertamente con questo ragazzo, anche se è un amico a cui tieni, anpurtroppo con una rache perché da parte tua non ci sono sentimenti di amicizia nei suoi
gazza che ho conosciuto confronti ma qualcosa di più, non è vera amicizia e col passare del
da poco. Questo ragazzo tempo potrebbe diventare sempre più difficile anche solo parlargli.
è mio amico da tempo… Apriti, digli quello che provi, chissà che questo ragazzo non provi
Come faccio a fargli ca- lo stesso per te e abbia paura anche lui per la vostra amicizia. Se
pire che mi piace? Come andrà male almeno non resterai con il rimorso di non averci provato.
faccio a farlo innamora- Per quanto riguarda l’età ricordati non è importante inoltre non farti
re di me?
intimorire dal fatto che abbia una ragazza: lei non è una tua amica
e comunque al cuor non si comanda, se il ragazzo ti piace davvero
By Anonimo 93
non fartelo scappare. Spero di esserti stata d’aiuto. Un bacio.
Cara Zingamail,
spero tu mi possa aiutare o almeno dare delle
risposte. Nella mia vita
non mi manca niente
eppure ci sono alcune
volte in cui ci si sente
soli nonostante abbiamo
tante persone intorno a
noi che ci vogliono bene.
E allora questo come si
spiega?
Con affetto Giuppe
Caro Giuppe,
mi ha colpito molto questa tue lettera, però purtroppo non so se
esista una risposta certa alla tua domanda. Credo che ognuno di
noi affronti certi periodi, quindi non sei l’unico ma è un problema
di tutti. Ci sono giorni in cui ci si chiude in se stessi anche senza un
vero motivo, ci si fanno mille domande nella speranza di poter trovare delle risposte che in ogni caso non arriveranno mai. L’uomo
è un “animale sociale” ma purtroppo siamo molto diversi, quindi
è normale che non riusciamo ad inserirci sempre o pienamente in
un determinato gruppo , siamo pieni di difetti e delle volte è difficile sopportare gli altri o farsi sopportare, pensiamo di non aver
trovato ancora il nostro posto nel mondo. Non penso che queste
tue sensazioni andranno mai via, ma sono solo dei piccoli momenti,
quindi un consiglio: quando ti senti giù tira fuori le tue emozioni
nella maniera a te più congeniale, non tenerti tutto dentro ma cerca di dare sfogo a quello che senti e quando ti sentirai più sollevato,
esci, chiama quelle persone su cui sai di poter contare e passa con
loro tranquille e divertenti giornate, e vedrai che quelle sensazioni
passeranno e l’unica cosa che potrai fare sarà sorridere. Spero di
esserti stata almeno di conforto. Un bacio.
27
CruciVerba
DIFFICILE
ORIZZONTALI:
1 fine di record - 3 Amedeo insigne fisico torinese
- 11 feroce come spesso
è la satira - 20 fondò il
movimento ultranazionalista degli ustascia (4, 7)
- 23 spaziatrici di tastiere
- ottobre (abbr.) - 26 città
della francia - mettersi
di nuovo... a tavola - 31
canali artificiali navigabili - 33 sostenitore della
lingua creata da Zamenhof - 37 un tono di verde
- 38 soci di certe attività
commerciali - 39 cotangente (abbr.) - 41 mucchio di covoni - 42 lo è una disposizione... per atto scritto - 44 Caterina, ultima moglie di Enrico VIII - 45 tipico
uccello delle foreste di Haiti - 47 giorno prima di oggi - 48 il padre di Ulisse - 50 detto di aereoplano munito di due reattori - 51 vivono
in contemplazione e preghiera - 53 uno dei gas rari - 54 era “novo” quello di Cavalcanti - 55 irsuta, ispida - 56 la Todd del cinema - 58
Martin che diresse Orchidea Nera - 59 giù... di voce - 61 prefisso per venti - 62 l’attore Pacino - 64 risultati finali - 66 nitida, limpida - 68
forti innamoramenti - 70 la Nin scrittrice - 72 violento impeto che assale - 74 ripetuto è un brindisi - 76 organo che collega una coppia di
ruote - 77 relativa al mare di Locri - 78 mettere in prigione
VERTICALI: 2 doppie in Dalida - 3 mettere in funzione - 4 bastone lungo e flessibile - 5 fabbrica l’asta - 6 il libro dei precetti di
Budda - 7 il nome della Gardner - 8 il “metal” installato negli aereoporti - 9 centro di Saarland - 10 fondo di vassoi - 12 perdere la direzione giusta - 13 si festeggia il 22 maggio - 14 li rompe la piena - 15 una Linda del cinema - 16 crimini - 17 armò l’Arca - 18 Torquato
Tasso - 19 somma di anni - 21 verbo... che imbianca - 22 le usa il pasticciere - 25 un tipo di eccentrico - 28 disciplina che studia un’antica civiltà del Medio Oriente - 29 un tipo di baccalà - 30 il dio-sole egizio - 32 un mezzo per smontare l’accusa - 34 sono fatte di gradini
- 35 mele - 36 Alfred, famoso pianista svizzero - 38 i marchigiani di papa Niccolò IV - 39 relativa al cuore - 40 donne di una regione
autonoma - 42 manca al burbero - 43 fra i tanti c’è l’INPS - 44 Peter. tenore inglese - 46 Renato che interpretò Alvaro piuttosto corsaro
- 49 zar senza testa - 50 lo è anche il frutto del ginepro - 51 fa binomio con labor - 52 disputa il derby della Madonnina - 55 la città di
Pergolesi - 57 scurissime - 60 dea greca dell’aurora - 61 andata - 63 fiume della Calabria - 65 raganella verde - 67 il guappo del quartiere
- 69 Trieste - 71 vale dentro - 73 laurea senza vocali - 75 l’iridio
REBUSMANIA
28
medio; parole: 4, 7
medio; parole: 7, 1, 4, 6
N.B. Le soluzioni di questi giochi li troverete nel prossimo numero!
Facile
Sudoku
Medio
Parole in comune
1) DIAVOLO; ATLANTICO; SANGUE; DEROGA; ACCIAIO.
2) BUIO; ALTO; SCI; CASCATA; LUNGO.
3) VINO; FILETTO; GIRO; SETTE; PERPETUA.
Crucipuzzle
cerca nel riquadro a sinistra tutte le parole dell’elenco e scoprirai il titolo di un classico dell’animazione Disney
di Marialiusa Marozzi
Soluzioni ai Giuochi del numero precedente
PAROLE IN COMUNE
1°- Banca; 2°- Pulce
REBUSMANIA
Facile: B/ramo siedono/RI = bramosie d’onori
Medio: UN/ali EV/eva RI/ante = una lieve variante
29
Direttrice
Antonella PaganO V P
Caporedattori
Viviana Sebastiano V P
Valerio Iacovone V P
Angela Casavola IV B
Paola Dabbicco IV C
Redazione
Tracy Amoruso V L
Gaetano Capriati IV C
Alessia Giuliani V L
Claudia Grassi V A
Sonia Ragno V E
Antonella Recchia IV I
Michele Rosamilia IV M
Silvia Mazzotta V L
Roberta Pagano II D
Adriana Di Rienzo II B
Hanno collaborato
per questo numero
Salvatore De Gaetano VP
Francescopaolo Lopez I N
Alan Favuzzi V P
Erica Natilla II B
Serenella Fanelli II N
Sabrina Colonna I D
Alberto Donadeo IV G
Leonardo Giannelli III I
Redaskakkinostri@
libero.it
anche quest’anno
ce l’abbiamo fatta,
con grande fatica però: riempire queste 32 pagine è stato davvero difficile e il ritardo con cui il primo Skakki Nostri dell’anno 20102011 è arrivato nelle vostre mani lo dimostra. Come mai? Semplice: poca partecipazione! Ricordatevi che il giornalino è uno dei
pochi strumenti d’espressione a nostra disposizione: vogliamo sprecarlo?
Forza Skakkisti,
Skakki Nostri ha bisogno di voi!!
32
mandateci i vostri
articoli, riflessioni,
compiti in classe,
racconti, esperienze,
figuracce, poesie,
fumetti, giochi e tutto
quello che la vostra
fantasia può produrre:
noi vi pubblicheremo!!!