Lezione 22 Regolarità empiriche - Dipartimento di Economia e Diritto
Transcript
Lezione 22 Regolarità empiriche - Dipartimento di Economia e Diritto
Corso di Economia Politica prof. S. Papa Lezione 22 Regolarità empiriche Facoltà di Economia Università di Roma La Sapienza La disoccupazione (cap 10) Disoccupati (U ): sono il complesso delle persone che vogliono lavorare e non lavorano. Forze di lavoro (NF ): Occupati (N): sono il complesso delle persone che vogliono lavorare. sono il complesso delle persone che lavorano. Disoccupati: U = NF − N Tasso di disoccupazione (u) È la quota (percentuale) dei disoccupati sul totale delle forze di lavoro: U NF − N u= = NF NF N − 1 = NF Le cifre della disoccupazione 14 12 Tasso di disoccupazione Italia - 1960-2005 10 8 6 4 2 2005 2000 1995 1990 1985 1980 1975 1970 1965 1960 0 Regolarità statistiche 1. il tasso di disoccupazione in Italia è cambiato molto nel corso degli anni (quarant’anni fa era assai più basso); 2. registra ampie fluttuazioni in su e in giù (negli ultimi sei anni è diminuito di oltre quattro punti; dal 2009 ad oggi è salito oltre l’11,7%, quello giovanile è oltre il 38,4%. 3. cambia lentamente (“persistenza”), variabile ritardata. È così dappertutto? Un confronto internazionale 14 Tassi di disoccupazione 12 Italia 10 Europa Usa 8 Giappone 6 4 2 2005 2000 1995 1990 1985 1980 1975 1970 1965 1960 0 Altre regolarità statistiche 1. Gli andamenti della disoccupazione in Italia ed Europa si somigliano molto (anche se la disoccupazione italiana è in media un po’ più alta). 2. Europa e USA hanno, invece, andamenti molto diversi: in particolare, le fluttuazioni USA sono più brusche e frequenti. 3. Un’altra differenza tra Europa e USA riguarda il lungo periodo: fino al 1980 la disoccupazione in Europa è più bassa; dopo avviene il contrario. 4. Il Giappone ha una storia a parte: la disoccupazione è nettamente più bassa, ma c’è stato un forte peggioramento negli ultimi anni (controtendenza). La popolazione in Italia La popolazione in Italia, 2002 Occupati Disoccupati Non forza lavoro e non attiva La popolazione negli Stati Uniti La popolazione negli Stati Uniti, 2000 Occupati Disoccupati Non forza lavoro e non attiva “Comovimenti” Variazioni del PIL e del tasso di disoccupazione (USA - 1960-2002) 8 PIL TASSO DISO CCUPAZIO NE 6 4 2 0 -2 -4 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 Commento al grafico Nel grafico precedente sono state “plottate” le variazioni del Pil e della disoccupazione nell’economia USA. Le due curve sono nettamente speculari. È un importante esempio di comovimento : l’andamento della disoccupazione è correlato negativamente con quello dell’attività economica. Se il Pil cresce molto, la disoccupazione diminuisce. Se cresce poco (o, peggio, cala) la disoccupazione aumenta. Questo fatto stilizzato viene chiamato: “Legge di Okun” La Legge di Okun 9,0 ∆u Legge di Okun 6,0 (USA - 1960-2002) 3,0 ∆y 0,0 -3,0 -4 -2 0 2 4 6 8 Commento al grafico Nel grafico precedente viene presentata la “Legge di Okun” con un diagramma a dispersione (tra la ∆% del Pil e la ∆% della disoccupazione). Emerge una chiara correlazione inversa. L’intercetta con l’asse delle ascisse indica la crescita del Pil superata la quale la disoccupazione diminuisce (circa il 3.6%). L’inclinazione della retta misura la riduzione di disoccupazione associata, in media , a un punto di crescita del Pil (circa 0.6%). E in Italia? Fluttuazioni di Pil e disoccupazione 12 1 (Italia - 1971-2002) 8 0,5 4 0 0 -4 -0,5 -8 Fluttuazioni del Pil Var% della disoccupazione 2001 1996 1991 1986 1981 1976 1971 1966 -1 1961 -12 Commento al grafico Nella slide 22 abbiamo abbiamo visto che i dati dell’economia USA rivelano un marcato “comovimento” tra fluttuazioni del Pil e andamento della disoccupazione La slide precedente mostra invece che per l’Italia questa relazione è decisamente più debole (quasi inesistente). C’è una differenza istituzionale : in Italia è molto più difficile licenziare e assumere per la presenza di firing cost. C’è ugualmente una relazione tra prodotto e lavoro impiegato; ma si esprime in un altro modo (una via traversa). Ore lavorate In Italia, quando il Pil cresce, la disoccupazione varia di poco, ma aumentano le ore lavorate. Si veda il diagramma a dispersione. 3 Var% delle ore lavorate 2 1 0 -1 -2 La legge di Okun (Italia - 1971-2002) -3 -4 -4 -2 0 2 Var% del Pil 4 6 8 Commento al grafico In Italia abbiamo una “legge di Okun” sui generis, che riguarda, appunto, non l’occupazione, ma le ore lavorate dagli interni. Le ore lavorate aumentano (con un’elasticità pari a poco meno di 0.5, come mostra l’inclinazione della retta) quando il Pil cresce più dell’1% (come mostra l’intercetta con l’asse delle ascisse). CONCLUSIONE: la relazione di breve periodo tra andamento del prodotto e impiego del lavoro vale anche in Italia (vale in tutti i paesi). Inflazione (cap 18) Definizione: È una situazione caratterizzata da un continuo aumento dei prezzi dei beni, ovvero da una continua diminuzione del potere d’acquisto della moneta. Misurare l’inflazione: Si costruisce un indice dei prezzi e si calcola la sua variazione percentuale. Indice dei prezzi: è una media ponderata dei prezzi dei vari beni considerati: n p ti P t = 100 × ∑ gi p0 i=1 i dove gi è il peso dell’i.mo prezzo nella media; si ha perciò ∑i gi = 1. Con p 0i si indicano i valori dei prezzi a una data convenzionale iniziale (detta “anno base” dell’indice). Perciò si ha P 0 = 100 ). Livello e variazione Livello generale dei prezzi (P). Il valore dell’indice Pt dipende dai prezzi considerati nel calcolo, ossia dal vettore p = ( p 1 , ... , p n ) , e dai loro pesi, ossia dal vettore g = ( g 1 , ... , g n ) . Un indice ideale dovrebbe considerare tutti i prezzi dei beni e dei servizi, e dei pesi corrispondenti alle quantità dei beni effettivamente acquistate. Questo indice ideale viene chiamato livello generale dei prezzi. In pratica si calcolano i pesi usando un paniere di beni rappresentativo delle spese di una famiglia tipo. ~ Tasso di inflazione ( P ). È la variazione percentuale di Pt : ~ Pt = P t −P t −1 P t −1 La composizione del paniere IPC Italia 2004 Alimentari e bevande Alcol e tabacchi Abbigliamento e calzature Abitazione, acqua ed energia Mobili e casa Salute Trasporti Comunicazioni Ricreazione, spettacolo e cultura Istruzione Alberghi e ristoranti Altri beni e servizi IPC e deflatore del PIL Il deflatore del PIL è determinato dal rapporto tra il PIL nominale (quantità per i prezzi correnti) e il PIL reale (quantità per i prezzi costanti). Le cifre dell’inflazione 25 Tassi di inflazione 20 Italia Europa Usa 15 10 5 0 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Ancora regolarità statistiche 1. Il livello generale dei prezzi aumenta sempre (“quasi” sempre): ossia, l’inflazione può essere più o meno alta, ma è positiva; attualmente è piuttosto bassa, ma in passato è stata parecchio più alta (in altri tempi e/o in altri paesi, molto di più). 2. I tre andamenti si somigliano parecchio, anche se non sono identici; questo suggerisce che ci sono cause comuni dell’inflazione, cui però si aggiungono cause specifiche. 3. C’è una chiara graduatoria: l’Italia ha avuto un’inflazione in media più alta di quella europea, che è a sua volta più alta di quella americana; questo suggerisce che cause comuni hanno effetti diversi sulle singole economie. La curva di Phillips 25 La curva di Phillips Tasso di inflazione 20 Italia - 1980-2000 15 10 5 0 4 6 8 10 Tasso di disoccupazione 12 14 Commento al grafico Nella slide precedente abbiamo “plottato” in un diagramma a dispersione le cifre del tasso di disoccupazione (u) ~ e del tasso di inflazione ( P) Emerge una evidente correlazione inversa : quanto più alta è l’inflazione tanto più bassa è la disoccupazione. I due fenomeni sono legati (da cosa?). Pertanto è meglio studiarli assieme. Un po’ di cautela 25 1980 Inflazione e disoccupazione (Italia - 1960 -2004) Tasso di inflazione 20 15 1990 1970 10 5 1960 2000 0 2 4 6 8 Tasso di disoccupazione 10 12 14 Commento al grafico Si deve fare attenzione alle regolarità statistiche. Il nesso tra inflazione e disoccupazione può rivelarsi più complicato di quel che suggerisce la curva di Phillips. Nella figura sono stati “plottati” i dati di un periodo più lungo; e la relazione inversa diventa confusa (il che suggerisce appunto che la questione è più complessa).