verificato pochi giorni fa nella stradina davanti a

Transcript

verificato pochi giorni fa nella stradina davanti a
111
verificato pochi giorni fa nella stradina davanti a casa nostra. Un posto poco affollato e nel quale transitano non più di
quindici o venti autovetture al giorno. Il luogo ideale per un duello sotto il sole, in perfetto stile western. Difatti era mezzogiorno. Mezzogiorno di fuoco.
Brick sonnecchiava davanti al portoncino di casa, all’interno del cortile, e il cancello era chiuso. Occhione, noto anche
per la sua flemma anglosassone, stava accucciato nel bel mezzo della strada e si godeva a occhi chiusi il tepore del
sole primaverile. Quatto e furtivo, dall’angolo della strada sbucò un cane nero. Non troppo grosso, non troppo simpatico, forse neanche troppo intelligente. Lo riconoscemmo subito: era il botolo dei nostri vicini di casa, un quadrupede
che ama stare un po’ troppo fuori casa e possiede una spiccata tendenza ad attaccare briga con qualsiasi vivente
incontri. La situazione era sul punto di precipitare.
Il cane si avvicinava al felino ignaro. Brick continuava a ronfare. Io guardavo con il cuore in gola la scena dalla finestra
del primo piano: passo dopo passo la figura nera riduceva la distanza che lo separava dal povero Occhione... ancora
due metri.... un metro e mezzo... un metro...
All’improvviso il cane scattò come una molla sul gatto e quello che seguì fu una scena degna di un grande film
d’azione: si scatenò all’improvviso una zuffa memorabile, in parte coperta alla vista dal polverone sollevato dalla terra
battuta. Miagolii furiosi e alti latrati si mescolavano producendo un suono terribile. Brick, finalmente sveglio, si precipitò
al cancello, ma lo trovò chiuso: corse allora verso un punto particolarmente basso della staccionata e con un solo
balzo lo superò. Era la prima volta che dava una prova simile di atletismo vero e ne rimasi stupito.
DOG-BOXE. Lo stupore doveva aumentare ancora di lì a poco, quando vidi Brick che, anziché allearsi con il suo simile
e sferrare il colpo mortale al micio, aggredì l’altro cane mordendolo furiosamente sulla schiena. Più sorpreso che
dolente, la bestia cercò di difendersi dall’attacco e allentò la presa dal gatto, che fuggì via a zampe levate.
L’incontro di dog-boxe durò ancora qualche istante: a quel punto infatti urlai con quanto fiato avevo in corpo e le due
bestie si staccarono un po’ ammaccate ma sostanzialmente illese. Illeso, soprattutto, era Occhione, che ora osservava
la scena dall’alto di un ramo e si leccava il pelo scompigliato. Aveva ritrovato la sua flemma.
Iniziò a quel punto il tripudio nei confronti di Brick: cacciato in malo modo il malvagio, il nostro cane fu riaccolto in casa
con tutti gli onori che di solito si tributano a un eroe al ritorno dalla guerra. I bambini, avvertiti della vicenda, si precipitarono in cortile per accarezzarlo; mia moglie, con le lacrime agli occhi dalla commozione, propose di mettere subito
in forno una torta adatta alle grandi occasioni, decorata con confetti scintillanti, creme multicolori e statuine di zucchero; io mi vantavo dell’accaduto con amici e conoscenti, ogni volta aumentando i particolari di un racconto che
cominciava ormai a gareggiare in complessità con l’Iliade di Omero.
RITORNO ALLA NORMALITÀ. La cena serale fu consona al clima di tripudio: Brick mangiò una pappa squisitissima in un
piatto di fine porcellana, gli fu servita
acqua fresca da una brocca di cristallo e gli fu permesso di salire sul divano
bello mentre guardavamo la televisione. Se si vuole onorare un eroe, non
bisogna badare a spese, no?
Occhione, dal canto suo, controllava
sornione, al sicuro, sul suo cuscino, tutta
la sceneggiata. Eravamo proprio felici.
Passò la notte. Il silenzio calò sulla casa.
Il sorgere del sole ci riportò tutti alle
solite occupazioni: le figlie litigavano
contendendosi le matite per gli occhi, i
maschi cercavano ogni metodo per
scampare all’imminente partenza per
la scuola, mia moglie si lamentava perché non riusciva ad abbinare le collane con i braccialetti e con le scarpe.
Sotto, in cortile, Brick guardava in malo
modo Occhione; Occhione era pronto
a fuggire al prevedibile balzo del cane.
Quando Brick, cedendo all’istinto, tentò
di azzannare il gatto, questo si
arrampicò lesto su una delle due
colonne del cancello. Facendolo, mi
lanciò il solito sguardo di compatimento: gli toccava quel ruolo, e doveva
recitarlo nel migliore dei modi. Non
c’era dubbio: tutto era tornato alla
piena normalità. E a me, quindi,
sarebbe toccato andare in ufficio...