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IL FATTO 3
Venerdì 9 gennaio 2015 il Giornale
IL MASSACRO DI PARIGI I retroscena
ESCLUSIVO
SORVEGLIATO
Le immagini
di Cherif Kouachi
durante la
sorveglianza
dei servizi segreti
francesi. L’uomo
sospettato di aver
fatto una strage
al settimanale
Charlie Hebdo non
era nuovo
all’intelligence
parigina. Eppure...
l’inchiesta
di Fausto Biloslavo
U
na pista «italiana» legata alla Tunisia e al
gruppo del terrore
Ansar al Sharia si intrecciaconicontattideifratelliricercatiperl’attaccodiParigi.Tutto ha inizio una dozzina di anni
fa quando Cherif Kouachi, il
maggiorefrai due,vieneattirato
dallapiovraintegralista.Glimettonointestache«èunbene farsi
saltareinariainIraq».L’aspiranteterroristasioffreperattacchia
obiettivi israeliani, ma non riesce a partire per la guerra santa.
Loarrestano primaesi beccatre
annidigaleraperaverfattoparte
di una rete jihadista chiamata
del «19mo arrondissement».
Unodisuoi mentorièunveterano dell’Iraq, Boubaker AlHakim, nome di guerra Abou
Mouqatelpureluifinitodietrole
sbarre.Le«reclute» comeKouachi lo considerano «un esempio
per tutti i fratelli in armi». Proprioincarcereilfratellomaggiore dei terroristi ricercati diventa
il giallo
I comandanti dei fratelli killer
andavano in moschea a Milano
Dietro l’addestramento di Cherif e Said Kouachi una scia che va dall’Italia alla Tunisia
I capi del movimento jihadista che li ha reclutati frequentavano il centro di viale Jenner
sempre più radicale. Al Hakim
nonèunoqualunque,mafapartedellacupoladellaguerrasanta
tunisina guidata da Londra da
Seifallah Ben Hassine, nome di
battaglia Abou Iyadh. La rete ha
addentellatiancheinItaliaconil
«gruppodiMilano»,chefrequentalamoscheadivialeJenner.Gli
uominidiAbuIyadhnelnordItalia sono Sami Ben Khemais EssidandMehdiKammoun,chefi-
LIBERI A PRIMAVERA
Arrestati ed espulsi in
Tunisia. E qui rilasciati
grazie alle rivolte arabe
nisconoinunafamosainchiesta
dell’allora pm Stefano Dambruoso.Ambeduevengonocon-
dannatipericomplottidiAlQaidainEuropaepoiespulsiinTunisia dove finiscono in carcere.
Grazie alla primavera araba
escono di prigione grazie ad
un’amnistia.Stessasorteriservata al capo Abou Iyadh ed Al
Hakim,mentoredeisospettiterroristi dell’Hebdo, espulso dalla
Francia.
IlgrupposiriunisceefondaAnsaralSharia.Ilcaposifafotogra-
fareduranteuncomizioinTunisia assieme ai capi cellula che
avevano vissuto in Italia. Alle
spalle hanno la bandiera nera
del Califfato, ancora poco nota.
Secondo Tunisie secret, un sito
chepubblicanotizieriservate,la
cupola«italo-francese»diAnsar
alSharia,allafinedel2011,decide di mettere in piedi un campo
diaddestramentoaDerna,inLibia. Pochi mesi dopo i suoi mili-
BANDIERA
NERA
Il capo di
Ansar Al
Sharia e ai lati
i leader che
andavano
in moschea
in viale
Jenner
ziani sono accusati dell’omicidio dell’ambasciatore americano a Bengasi.
Tunisie secret scrive che nel
2012,SaidKouachi,ilfratellominore del gruppo di fuoco dell’Hebdo passa «una vacanza in
Tunisia» dalle parti di Hammamet.Nelgennaio2013ilmaggiore,Cherif,avrebbefattolostesso
rinsaldando i contatti con Al
Hakim.Ilmentorechelohapor-
IN LIBIA
«Hanno offeso l’islam»
Uccisi due giornalisti tunisini
NonsololastragedigiornalistiinFrancia.Due
giornalisti tunisini, Sofien Chourabi e Nadhir
Ktari, sono stati «giustiziati» anche in Libia da
ungruppoaffiliatoalloStatoislamico.Loriferisce il Site, il sito di monitoraggio dell’estremismo islamico sul web. I due erano stati rapiti
nel settembre scorso. L’esecuzione è stata
compiutaaBarqah,asuddiBengasi,affermano i jihadisti che pubblicano alcune foto dei
due reporter. Nell’area è forte la presenza dei
miliziani affiliati al «califfo» al Baghdadi, al
centro di una battaglia senza quartiere contro
le forze filo-governative libiche.
La colpa dei due reporter, che pare lavorassero per una tv, sembra sia stata quella di avere
«offeso l’islam».
La ricostruzione ufficiale non convince
Spara ma lascia i documenti
La strana storia del jihadista
sorvegliato dai Servizi
Fu reclutato per l’Irak, finì in galera e gli 007 lo seguivano. La carta d’identità? Fumo per i media
L’ALTRO
RICERCATO
Said Kouachi, 34
anni, il maggiore
dei due fratelli
ricercati perché
sospettati
per la strage
I servizi segreti francesi conoscevano bene i fratelli Jihad. Il minoredeiduericercati,CherifKouachi, era finito in galera con i suoi
amici della guerra santa in Irak.
L’antiterrorismo lo ha sorvegliato,fotografatoeintercettatoaltelefono almeno fino al 2010. Per non
parlaredeicontatticonpezzigrossi del terrorismo internazionale
sul suolo francese. Le stranezze di
questa storia saltano agli occhi a
cominciaredalladomandapiùinquietante: come è possibile che i
fratelliJihad,sesonoveramenteloro i colpevoli, abbiano potuto seminareilterrorenelcentrodiParigi nonostante fossero ben noti all’antiterrorismo?
Ilpremierfrancese,ManuelValls, ha ammesso in maniera disarmantecheisospetti«eranoindubbiamenteseguiti,maquestogeneredicosenonsonoarischiozero».
Ilpedigreedeidueorfanidiorigini
algerine non lascia dubbi. Soprattutto quello più grande, Cherif, 32
anni, che si fa chiamare Abou Issen era già rimasto incastrato nel
giro di reclutamento di kamikaze
perl’Irakfrail2004edil2006.Ilcattivomaestro,DjamelBeghal,autoproclamato imam di una moscheapariginaloavevatrasformato da piccolo delinquente ad una
recluta della guerra santa. Nel
2008 Cherif era stato condannato
a tre anni di carcere con la condi-
tatosullastradadellaguerrasantasi sposta in Libiacon il capodi
AnsaralShariaguidatadallacupola di cui fa parte anche il vecchio«gruppo di Milano». A questopuntoletraccesonoconfuse.
I fratelli Kouachi sarebbero stati
addestratiinLibiaepoiavrebbero proseguito sulla strada della
guerra santa partendo con altri
volontari per la Siria.
Il condizionale è d’obbligo,
manelpaesetravoltodallaguerracivileunodeicomandantidelloStatoislamicoèSalimBenghalem finito sulla lista nera degli
Usanelsettembre2014.Unaltro
contatto «francese». Nel 2010,
quando Cherif Kouachi era sorvegliato per un piano mai attuato di evasione di un jihadista in
carcere, Benghalem faceva parte dell’allegra compagnia. Dalla
Siria i fratelli della guerra santa
sarebbero rientrati in Francia,
via Turchia, pronti a colpire nel
cuore di Parigi.
zionale. Nella prigione di Fresnes
ha completato il percorso radicale.
La falla dei servizi di sicurezza
francesiassumeaspettigrotteschi
con le foto della sorveglianza di
Cherifnel2010,chestannosaltando fuori. Assieme ad altri jihadisti
era sospettato di voler far evadere
Ali Belkacem, un jihadista di spiccodietrolesbarreinFrancia.L’antiterrorismo gli aveva addirittura
intercettato le telefonate. E nello
stessoperiodocominciavaaentrare nelcopioso dossiersul suo conto anche il fratello minore Said,
che avrebbe partecipato alla stragedell’Hebdo. «Sembraunnuovo
casoMerah,ilterroristachepensa-
vano di controllare ed invece ha
fregato i servizi d’Oltralpe» spiega
un addetto ai lavori italiano.
Mohammed Merah, nel 2012, ha
terrorizzatolazonadiTolosa.L’intelligente lo considerava un informatore e non è riuscito a fermarlo
in tempo.
La storia della carta d’identità
«dimenticata» sull’automobile
dellafugadaunodeiterroristisuona come un «escamotage» per i
media. Altrimenti sarebbe stato
impossibilespiegarecomesièarrivatiinpocheoreaidentificareisospetti assassini. In realtà l’antiterrorismo conosceva bene i fratelli
Jihad.Nonèesclusochedopol’attaccoall’Hebdosiabastatomette-
re insieme le informazioni già in
possesso per puntare su di loro.
«Ammesso e non concesso che
siano i responsabili l’attenzione
investigativasuquestiduesoggettièstatapessima.Lihannosottovalutati» spiega la fonte del Giornale.Enonostantealcunierrori«non
c’è dubbio che avessero una rete
di appoggio, che li ha aiutati nella
fuga». Una rete tutta da scoprire.
Adessol’incognitaèsecisaràun
secondo atto, clamoroso come il
primo.Deiprofessionistiavrebberodovutodividersielasciareilprima possibile il paese. In alternativa un finale da kamikaze farebbe
comodoatutti:ailoromentoridella guerra santa e all’antiterrorismo che deve spiegare come i fratelli sono sfuggiti al controllo.
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