L`APPROCCIO NERVENIA ALLA SINDROME DEL TUNNEL
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L`APPROCCIO NERVENIA ALLA SINDROME DEL TUNNEL
L’APPROCCIO NERVENIA ALLA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE Roberto Bergamo Laureato in Fisioterapia - Osteopata La sindrome del tunnel carpale (STC) è un insieme di sintomi soggettivi e segni oggettivi a carico della mano, dovuti ad una compressione del Nervo Mediano all’interno del “tunnel carpale”, ossia quel passaggio anatomico posto nella parte palmare del carpo, formato dalle ossa carpali e dal legamento trasverso del polso. Tale compressione può essere dovuta a cause diverse, come meglio riportato in seguito. La STC è una patologia ad elevata frequenza, con maggiore incidenza nel sesso femminile (F:M=6:1) e tra i 40 e i 50 anni. Il Nervo Mediano è un importante nervo misto (motorio e sensitivo) che con i suoi rami collaterali e terminali innerva parte dei muscoli dell’avambraccio e della mano, nonché la cute della faccia palmare della mano nella parte corrispondente al I, II e III dito e a metà del IV dito (Fig.1), mentre dorsalmente innerva solo le porzioni terminali delle stesse dita Il Nervo Mediano , derivante dal plesso brachiale, si forma dalla unione di alcune radici nervose, discende lungo l’omero nello spazio mediale compreso tra il bicipite e il tricipite, e l’avambraccio al di sotto degli strati muscolari fino al polso, dove si immette nel cosiddetto tunnel carpale; termina poi nella mano dove si divide nei suoi rami motori e sensitivi. Per quanto riguarda il tunnel carpale, esso è delimitato superficialmente da un “tetto”, costituito dal legamento palmare trasverso del carpo (o retinacolo dei flessori), che si inserisce sulle ossa più periferiche del carpo che costituiscono il “pavimento” del tunnel stesso (Fig. 3). Il legamento palmare traverso del carpo (o retinacolo dei flessori) è una robusta fascia di connettivo fibroso tesa trasversalmente, che contiene i tendini dei muscoli flessori del carpo e delle dita ed appunto il Nervo Mediano Se andiamo a ricercare le cause della STC nei testi clinici o sui motori di ricerca, troviamo la seguente definizione, che nelle righe seguenti abbiamo adattato per riassumere i diversi concetti: “La compressione e/o irritazione del Nervo Mediano all’interno del tunnel carpale, che sta all’origine della STC, può essere dovuta a molteplici cause, che richiedono un’accurata diagnosi clinica e strumentale: ispessimento del legamento trasverso del carpo; infiammazione, con edema, dei tendini e delle guaine tendinee dei muscoli flessori (tenosinoviti); questa è spesso dovuta a un uso eccessivo della mano in attività lavorative manuali ripetitive, come nel caso di dattilografi, pianisti, lavoratori al computer, operai che utilizzano martelli pneumatici o altri strumenti con vibrazioni sul palmo, ecc.; patologie sistemiche con interessamento dei nervi periferici o formazione di edemi periferici: - diabete mellito; - insufficienza renale e conseguente ritenzione di liquidi nei tessuti del corpo; - ipotiroidismo; esiti di fratture al polso o al carpo, con deformità osteoarticolare residua; neoformazioni entro il tunnel carpale come lipomi, fibrolipomi e cisti articolari; predisposizione ereditaria alla sindrome; fattori ormonali (a rischio di STC sono soprattutto le donne, in particolare se in gravidanza o in età perimenopausale, probabilmente per un aumentato rapporto progesterone/estrogeni).” In realtà questo elenco, pur vasto, non è esauriente. La STC è il risultato clinico di un problema del Nervo Mediano, non necessariamente all'interno del tunnel carpale. In una importante percentuale di casi, la compressione/irritazione del Nervo Mediano all'interno del tunnel è solo un aspetto del problema, che è complicato da irritazioni dello stesso nervo in molte parti del suo decorso partendo dalla colonna cervicale lungo l'intero arto superiore. Allo stesso modo l’impostazione classica del trattamento e della prevenzione si basa sulla eliminazione delle cause locali. Anche qui riassumiamo in via generale le indicazioni trovate dalle varie fonti. “Il primo obiettivo del progetto terapeutico in un soggetto “a rischio” di STC deve essere quello di prevenire e ridurre al minimo il rischio dell’instaurarsi della sindrome, attraverso una corretta educazione ergonomica delle posture e dei gesti del lavoratore. Una volta instauratasi la compressione e l’irritazione, la terapia è di tipo conservativo e prevede il riposo dall’attività, l’uso di splint (tutori), lo stretching di tutto l’apparato muscolare, alcune terapie fisiche, la somministrazione di farmaci antinfiammatori e l’esercizio terapeutico. Durante la fase deficitaria e paretica si può ricorrere all’intervento chirurgico, che consiste nella sezione completa del legamento trasverso del carpo, che rappresenta il “tetto” del tunnel carpale, per “liberare” il nervo compresso ed irritato.” Dobbiamo invece considerare che in via generale i problemi di tipo neurogeno si dividono in tre famiglie: 1. le aderenze 2. la sensibilizzazione 3. i siti ectopici Questi diversi quadri possono esistere singolarmente o coesistere sul decorso del nervo e ognuno di loro necessita di un approccio specifico. • Le aderenze: quadri derivanti da depositi fibrosi che limitano la capacità del nervo di adattarsi ai movimenti del soggetto, con conseguente irritazione durante l’esecuzione di movimenti, specialmente se ripetitivi. • La sensibilizzazione: una sofferenza intrinseca del nervo che lo rende dolente alla palpazione. • I siti ectopici : punti lungo il decorso dove viene generato un impulso che simula la funzione del nervo; per cui la sollecitazione di questi punti genera sensazioni tipo formicolio, dolore, calore, scosse elettriche e simili. Il trattamento delle aderenze passa attraverso un particolare tipo di terapia manuale, spesso supportata da terapia fisica. Le sensibilizzazioni e i siti ectopici vengono trattati con speciali correnti terapeutiche appartenenti al campo della neuromodulazione. L’analisi di questi quadri neurogeni, presenti sia nelle fasi irritative che deficitarie, pone le basi -secondo le linee guida Nervenia- per una analisi e quindi un risultato più completi. Questi quadri di sofferenza del nervo sono presenti sia nelle fasi in cui è sufficiente il trattamento conservativo formato dal riposo funzionale, splint e terapia fisica come nel periodo post-chirurgico. Nelle nostre ricerche iniziate intorno al 2005, abbiamo riscontrato una importante carenza di protocolli univoci di lavoro. L’impressione che ne abbiamo ricavato è che l’approccio cambia a seconda del professionista che viene coinvolto nel trattamento di questa patologia. Nei nostri protocolli di lavoro, oltre ai trattamenti usualmente indicati, l'operatore valuta la presenza o meno, e la localizzazione di questi problemi neurogeni appena nominati, per impostare il trattamento ai massimi livelli di personalizzazione. Quindi la ricerca di aderenze nervose, di siti ectopici e di sensibilizzazioni viene effettuata sia nel paziente con iniziali disturbi per ridurre al minimo i sintomi presenti, sia nel paziente sottoposto ad intervento chirurgico per velocizzare il recupero. Una delle peculiarità di questo approccio nel post-chirurgico è quella di ridurre enormemente i rischi di ricadute; quadri che spesso si ripresentano sia per questioni relative all'attività lavorativa del paziente, sia per reazioni cicatriziali imprevedibili nel pre-intervento. In conclusione, l'approccio Nervenia alla sindrome del Tunnel Carpale offre un innovativo ma soprattutto codificato percorso di accompagnamento al paziente e al Curante sia nella fase iniziale che in quella post chirurgica.