Romania in piazza contro la corruzione

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Romania in piazza contro la corruzione
Romania in piazza contro la corruzione
“Corruption kills”, Jake Stimpson, licenza CC BY 2.0, Flickr.com
Non si fermano ancora le manifestazioni in Romania che hanno ormai raggiunto
il terzo giorno consecutivo, si tratta della più grande sollevazione di
piazza del Paese dalla caduta del regime di Ceausescu del 1989.
Le proteste sono iniziate mercoledì scorso, 1 febbraio, a seguito
dell’approvazione, da parte del Governo, di un decreto di modifica del codice
penale romeno. L’obiettivo è la depenalizzazione o la riduzione della pena di
alcune condotte che fino a quel momento sarebbero ricadute sotto diverse
forme di corruzione o abuso d’ufficio.
Il Governo ha motivato il provvedimento con l’esigenza di svuotare le carceri
sovraffollate, ma ciò che traspare è la volontà di favorire i politici romeni
indagati, condannati o sospettati di corruzione e ciò si inserisce
perfettamente nel quadro della tensione politica del Paese, accentuatasi al
termine dello scorso anno. A dicembre 2016, infatti, il Partito
Socialdemocratico (Psd), che viene frequentemente accusato di violazioni di
leggi e Costituzione, aveva vinto le elezioni, ma il Capo dello Stato Klaus
Iohannis, votato alla lotta contro la corruzione, si era rifiutato di
nominare come Primo Ministro i candidati proposti. Il leader del partito
vincente, Liviu Dragnea, era rimasto amareggiato nonostante la sua nomina
fosse esclusa fin dall’inizio a causa dei suoi precedenti per frode
elettorale; Sevil Shhaideh, invece, candidata che rappresentava una ottima
quanto insolita mossa politica, è stata respinta probabilmente per la sua
vicinanza a Dragnea.
Sembrava che gli attriti si fossero appianati con la nomina a premier di un
altro esponente del partito, ma una volta insediatisi definitivamente al
potere, i socialdemocratici hanno riacceso la miccia cercando di estrarre il
loro leader dalle maglie della giustizia. La Romania è uno dei paesi più
corrotti dell’Unione Europea, di cui fa parte dal 2007, ma questo nuovo
decreto, che avrebbe introdotto corruzione e abusi di potere di serie A, sui
quali bisogna restare irremovibili, e corruzione e abusi di potere di serie
B, sui quali si può invece transigere, è stato troppo. E questo è quello che
è successo: trecentomila manifestanti in piazza, pesanti critiche da parte
dei magistrati e del Capo dello Stato, le dimissioni del Ministro del
Commercio, la preoccupazione dell’Unione Europea per cui la Commissione ha
ribadito l’importanza dell’aumento costante dell’impegno nella lotta alla
corruzione e anche il Parlamento Europeo ha deciso di non sottovalutare la
questione.
La condizione della classe politica italiana è in qualche modo analoga a
quella romena, pertanto, a maggior ragione, vale la pena di approfondire
questa vicenda, analizzarne le cause, monitorarne lo svolgimento e cercare di
prevederne gli effetti, ragionando su cosa significhi avere a che fare con un
paese corrotto. Quanto più la corruzione si fa pervasiva del sistema grazie
alla sua istituzionalizzazione, diventando una regola di condotta e prassi
tollerata, tanto più rimane nell’ombra, non viene svelata né denunciata o
perseguita. Si instaura il meccanismo della profezia che si autoavvera, vale
a dire che l’aspettativa che una cosa si verifichi determina poi il
verificarsi dell’evento stesso. Ciò significa che gli elementi su cui bisogna
porre l’attenzione sono quelli che favoriscono l’aspettativa di corruzione e
più precisamente si tratta da un lato della rassegnazione della popolazione
all’idea che la classe politica sia generalmente corrotta e dall’altro
dell’abbassamento della soglia di scandalizzazione dei cittadini, incentivata
dai mezzi di comunicazione di massa. Questi fattori hanno un ruolo
fondamentale nel passaggio dal senso di abbandono all’inesorabilità della
corruzione al rafforzamento del circuito corrotto, c.d. effetto valanga. È
infatti ora chiaro come, nella maggior parte dei casi, questo effetto valanga
sia scatenato da soggetti inconsapevoli: sono i cittadini stessi che,
sfiduciati nei confronti della classe dirigente, pongono in prima persona le
basi per i vantaggi della corruzione. Tuttavia vi sono anche effetti valanga
attentamente architettati dalla stessa classe dirigente di un Paese, e il
nuovo decreto del Governo romeno, così come le leggi ad personam del governo
Berlusconi in Italia, si possono ricondurre a questa categoria. Ciò è
possibile poiché in un contesto come quello esposto sopra, vi è un’alta
aspettativa per il corrotto di restare impunito, che alimenta la sfiducia dei
cittadini e ciò a sua volta favorisce il vantaggio della corruzione. A questo
punto né la repressione penale né le politiche di prevenzione diventano
efficaci.
Andando però ad intervenire sull’attitudine dei cittadini è possibile
contenere l’espansione della corruzione ed è per questo che, nell’opinione di
chi scrive, in questo caso la prospettiva strettamente giuridica dovrebbe
essere accantonata per lasciar spazio ad una visione d’insieme, in grado di
proporre ed implementare un sistema di anticorruzione dal basso, che si fonda
su fiducia e valori sociali. Questo è anche uno dei suggerimenti del GRECO
(Group of States Against Corruption) – organo anti-corruzione del Consiglio
d’Europa, che attualmente non solo sta sorvegliando la situazione in Romania,
ma nel nuovo report di valutazione dell’Italia pubblicato il 19 gennaio 2017,
ha ribadito quanto sia importante implementare azioni a lungo termine che
possano andare ad incidere sull’educazione e sul comportamento della
popolazione civile.
In conclusione, la Romania (57° posto nella classifica dei paesi meno
corrotti del Transparency International), così come l’Italia (60° posto), è
uno dei paesi più corrotti dell’Unione Europea, ma pare che ora i cittadini
romeni desiderino e pretendano qualcosa di più dal loro Paese.
SONIA BASSO
BIBLIOGRAFIA:
Sito internet del Governo della Romania: http://gov.ro/
Sito internet del GRECO: http://www.coe.int/en/web/greco
Sito
internet
del
Transparency
International:
http://www.transparency.org/news/feature/corruption_perceptions_index_2016
Vannucci, Atlante della Corruzione, Edizioni Gruppo Abele, Torino (2012)