scarica lo studio di fattibilita - Babele Società Cooperativa Sociale

Transcript

scarica lo studio di fattibilita - Babele Società Cooperativa Sociale
Indice:
CAP. 1
Introduzione
2
CAP. 2
Il Contesto normativo europeo ed italiano
5
CAP. 3
Obiettivi del progetto Dispensa Solidale
6
CAP. 4
Benefici attesi
9
CAP. 5
Descrizione del progetto
giornata tipo lavorativa
CAP. 6
Analisi del contesto sociale
12
CAP. 7
I donatori
14
CAP. 8
I beneficiari
14
CAP. 9
Presentazione Partner Progetto
15
Allegati:
Lettera di presentazione
17
Vademecum per il donatore
18
Marchio “IO NON SPRECO”
29
secondo
una
10
PAGINA 1
1. Introduzione
Con il termine “spreco alimentare” si intende, secondo una definizione
fornita dalla Commissione Europea per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale,
“l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per
ragioni economiche, estetiche, per la prossimità alla data di scadenza,
nonostante siano ancora commestibili ovvero potenzialmente destinabili
al consumo umano –, in assenza di un possibile uso alternativo, sono
destinati ad essere eliminati e smaltiti, producendo effetti negativi dal
punto di vista ambientale, costi economici e mancati guadagni per le
imprese” .
Secondo alcuni studi si stima che nel 2009 nel nostro Paese la merce
agricola rimasta nei campi ammontava a 17,7 tonnellate, pari al 3,25%
della produzione totale.
Le cifre per quanto riguarda la fase della distribuzione, (centri alimentari
e mercati ortofrutticoli) parlano di circa 263.645 tonnellate di prodotti
alimentari “gettati via” (l’equivalente di 900 milioni di euro).
Al livello invece di consumatore finale si raggiungono dei valori ancora
più critici. I dati diffusi da ADOC (Associazione per la difesa e
l’orientamento dei consumatori) mostrano infatti che in casa vengono
mediamente sprecati:

il 35% dei prodotti freschi;

il 19% del pane;

il 16% di frutta e verdura.
Per una famiglia questo si traduce anche in uno spreco in termini di
denaro, dove, oltre che cibo, ogni anno vengono “buttati nell’immondizia”
515 euro.
Non vanno dimenticate le ulteriori perdite nei ristoranti, bar e mense (in
quest'ultimo caso, però i dati a disposizione risultano insufficienti).
Queste cifre assumono un significato ancora più allarmante se si pensa
Paese, a causa della quale un numero crescente di famiglie si trova in
condizione di forte disagio economico e sociale.
Secondo uno studio ISTAT del 2012, il 29,9 % della popolazione è a rischio
povertà o esclusione sociale. Tra i parametri di definizione rientra anche
l’incapacità per una famiglia di potersi permettere un pasto adeguato
ogni due giorni.
PAGINA 2
Diviene così evidente la necessità di poter trasformare gli sprechi
alimentari in una risorsa capace di fornire supporto alle fasce sociali più
fragili e bisognose.
A questo proposito diversi sono gli esempi di iniziative sorte negli ultimi
anni, come la dispensa solidale della Cooperativa Cauto di Brescia o Last
Minute Market di Bologna, in cui le eccedenze alimentari si sono tradotte
in donazioni proprio verso quelle famiglie in difficoltà.
Un altro esempio virtuoso riguarda la Cooperativa Sociale Babele di
Corciano la quale ha attivato con successo un servizio in grado di
recuperare presso le attività commerciali, ristorazione, mense e GDO,
prodotti che altrimenti andrebbero gettati via, consentendo la
somministrazione di pasti a sufficienza per circa 40 famiglie.
La nostra proposta è di riproporre questo modello sul territorio dei
Comuni dell’Unione Terre d’Acqua, grazie alla collaborazione tra Caritas
Diocesana, Parrocchie del territorio e Cooperativa Sociale Babele.
Il seguente studio di fattibilità ha quindi lo scopo di verificare
l’applicabilità del modello di Corciano nell'ambito del nostro
territorio, partendo in forma sperimentale su tre comuni per poi
estendere successivamente l'esperienza anche agli altri enti
dell'Unione.
L’indagine che segue analizzerà il contesto socio-economico dell’area, in
riferimento ai parametri demografici nonché alle emergenze sociali
presenti.
L’analisi si occuperà poi di verificare quali esercizi del territorio
(intendono aderire al progetto e, partendo da questi, monitorare le
quantità di prodotti da essi recuperabili. Il progetto verrà proposto ad
attività di tipo commerciale (ad es. panifici, piccoli alimentari), GDO,
ristorazione e mense (sia pubbliche che private).
La stima di queste quantità rappresenta un dato indispensabile (prima di
questo studio praticamente inesistente) per poter individuare il numero
iniziale di nuclei familiari, che potranno usufruire del servizio.
Le famiglie o i singoli beneficiari del servizio saranno individuati
mediante il supporto dei Servizi Sociali e mediante ulteriori ricerche sul
territorio, cercando quindi di far emergere anche l’eventuale numero
sommerso di persone disagiate, che trovando difficoltà nell’esternare il
loro disagio si isolano.
PAGINA 3
Nel presente studio sarà delineata una giornata e settimana tipo con
lo scopo di descrivere la logistica del servizio (cucina, mezzi,
attrezzatura), evidenziandone eventuali criticità e suggerendo i correttivi
da adottare.
Infine in allegato la documentazione riguardante il Vademecum
per il donatore e la modulistica da impiegare nelle varie fasi del
progetto.
PAGINA 4
2. Il contesto normativo europeo ed italiano
Il Parlamento Europeo ha rilasciato il 30 Novembre 2011 la “Dichiarazione
congiunta contro lo spreco alimentare”, ove si richiede ai Paesi Membri
di mettere in campo strategie e soluzioni affinché lo spreco alimentare
sia ridotto entro il 2025 del 50%.
A questa è seguita la “Relazione su come evitare lo spreco di alimenti:
strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE”,
approvata dal Parlamento Europeo con larghissima maggioranza il 19
gennaio 2012, da cui è scaturita la volontà di dichiarare il 2014 “Anno
europeo contro lo spreco alimentare”.
Nel nostro Paese il primo passo verso questa direzione lo si è fatto con
l’adozione del Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, nel
quale tra le altre cose viene sottolineata l’importanza delle donazioni di
prodotti alimentari ai fini di solidarietà sociale.
Proprio in riferimento alle donazioni, a livello legislativo, la svolta è stata
segnata dalle legge n°155/2003 detta “Legge del Buon Samaritano”. L'
unico articolo che la compone riesce a semplificare la pratica delle
donazioni verso le ONLUS.
L’art. recita: “Le organizzazioni riconosciute come organizzazioni non
lucrative di utilità sociale (ONLUS), ai sensi dell’art.10 del d.lgs
04.12.1997, n. 460 e successive modificazioni, che effettuano, a fini di
beneficenza, distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari,
sono equiparate, nei limiti del servizio prestato, ai consumatori finali, ai
fini del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo
degli alimenti”.
Questo articolo ha equiparato le Onlus, che effettuano distribuzione
gratuita di alimenti, al “consumatore finale” , sollevandole così da tutti
quegli adempimenti burocratici e osservanze in materia di sicurezza
alimentare che, di fatto, rendevano complessa l’assistenza agli indigenti.
PAGINA 5
3. Obiettivi del progetto Dispensa Solidale
L’attuale situazione socio-economica, complicata dalla crisi, ha come
conseguenza che sempre più nuclei familiari sono colpiti dalla
diminuzione del reddito e dalla precarietà lavorativa. Contrariamente a
quanto si possa pensare, alla fascia di famiglie in difficoltà economica,
non appartengono più solo cittadini stranieri ma, di recente il problema
riguarda anche famiglie italiane. La difficoltà, soprattutto da parte di
quest’ultime, nel richiedere assistenza, ha comportato preoccupanti
fenomeni di isolamento ed esclusione sociale, che non possono far altro
che aggravare la loro condizione di fragilità.
A partire da questo, il progetto SERVIZIO DISPENSA SOLIDALE si
propone di innovare l’attuale sistema collettivo di protezione sociale,
adottando un’ottica di sussidiarietà e garantendo a singole persone o a
famiglie in situazione di fragilità economica, prodotti alimentari di vario
genere.
Tale proposta sperimentale consiste nel predisporre un sistema integrato
di recupero delle eccedenze alimentari, compresi cibi cucinati, e di
distribuzione di panieri equilibrati destinati a nuclei familiari in
difficoltà.
Dare vita ad un programma di recupero delle eccedenze alimentari su
alcuni Comuni afferenti al territorio dell’Unione Terre d’Acqua (Anzola
dell’Emilia, Calderara di Reno, Crevalcore, Sala Bolognese, Sant’Agata
Bolognese, San Giovanni Persiceto), inizia con un percorso graduale di
coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati locali che pur con ruoli ed
obiettivi diversi, possono essere interessati a concorrere alla sua
realizzazione.
Il progetto SERVIZIO DISPENSA SOLIDALE nasce pertanto dall’analisi
dei bisogni rilevati sul territorio e degli interventi già presenti.
La spesa alimentare influisce in modo importante sul budget delle
famiglie, soprattutto se diretta a garantire una alimentazione
sufficientemente adeguata, ma è anche uno degli aspetti dell’economia
familiare sul quale più facilmente le persone in difficoltà applicano delle
scelte restrittive soprattutto in termini qualitativi, ad esempio riducendo
progressivamente l’acquisto di prodotti freschi.
PAGINA 6
Nell’ultimo anno i dati relativi all’assistenza economica erogata dai
Comuni, evidenziano un netto incremento della richiesta di sostegno
finalizzato alle spese per la sussistenza, in particolare per l’acquisto di
prodotti alimentari indispensabili. Purtroppo questo costante aumento
delle situazioni di bisogno porta ad una difficoltà a rispondere in modo
adeguato alle crescenti richieste di assistenza.
Quest’idea progettuale che, non persegue una logica assistenziale, si
fonda su una convergenza di interessi di più partners che, sulla base del
proprio osservatorio, individuano un beneficio strettamente legato alla
realizzazione della propria mission: messa a disposizione di risorse a chi
non ha, riduzione della quantità di prodotti alimentari conferiti nelle
discariche, creazione di possibili opportunità lavorative, recupero di
ricchezza e responsabilità sociale delle imprese commerciali.
Il Servizio Dispensa Solidale ha chiari gli obiettivi da perseguire:
 promuovere lo sviluppo di un’economia solidale sul territorio
attraverso una maggiore responsabilità sociale delle organizzazioni
commerciali;
 limitare le eccedenze che si producono nel settore della
distribuzione alimentare;
 contribuire alla diminuzione dei rifiuti alimentari in discarica;
 garantire a singole persone o famiglie in situazione di fragilità
economica, prodotti alimentari sia freschi che a lunga
conservazione;
 sperimentare misure di sostegno diversificate alternative
all’erogazione monetaria del servizio di assistenza economica;
 se il progetto decollerà promuovere possibili inserimenti
lavorativi di persone in situazione di svantaggio
 promuovere la responsabilizzazione sociale di coloro che
ottengono dei sostegni dai servizi sociali, contribuendo attraverso il
volontariato ad allargare la rete di solidarietà e di impego civile per
il territorio.
Ci si propone pertanto di strutturare un sistema complesso, che metterà
in rete l’azione di più soggetti per garantire la distribuzione del prodotto
recuperato ai destinatari finali e l’utilizzo in modo efficace delle
eccedenze straordinarie di un singolo prodotto.
PAGINA 7
Diversamente da altri progetti già sperimentati sul territorio nazionale,
non si prevede solamente un ritiro diretto da parte delle Onlus locali dei
prodotti alimentari freschi invenduti dalla grande distribuzione (L.155/03
”Disciplina della distribuzione dei prodotti alimentari a fini di solidarietà
sociale”), ma anche la creazione di un sistema logistico basato sulla
interazione fra pubblico, privato e terzo settore.
Tale sistema prevede il coordinamento della raccolta, stoccaggio,
selezione e distribuzione dei prodotti a cura della Cooperativa sociale
Babele, in modo tale da garantire sul territorio una distribuzione equa ed
efficiente della merce recuperata, anche attraverso il contributo
spontaneo di volontari e di associazioni.
Questo progetto intende, quindi, attraverso una collaborazione più
ampia possibile, coordinare nell’interesse delle famiglie che ne fanno
richiesta, un servizio capillare ed adeguato che possa incontrare le
aspettative della popolazione.
I prodotti che andranno a comporre la Dispensa Solidale, provengono
dalla raccolta dei beni invenduti presso i grandi magazzini locali, dai
negozi al dettaglio e sarà integrata dove necessario da altre donazioni.
Infine la componente innovativa di questa assistenza è legata anche alla
promozione di una responsabilizzazione sociale di coloro che
usufruiranno del servizio: si potrebbe richiedere, qualora fosse possibile,
una collaborazione e coinvolgimento in attività di volontariato di vario
genere come ad esempio la manutenzione del verde, attraversamento
strade o altri interventi.
Questa partecipazione consentirebbe ai beneficiari del Servizio di essere
reintegrati nel tessuto sociale passando così da una situazione passiva di
soggetti in disagio ad una condizione più attiva, trasmettendo il
messaggio di come l’assistenza ricevuta sia una fase temporanea in vista
di un ritorno a normali condizioni di vita.
PAGINA 8
4. Benefici attesi
4.1 Sociali
Il progetto rappresenta un’importante opportunità di crescita sociale per
l’intera comunità.
Si parte dalla possibilità di aiutare le famiglie, o singoli individui in
difficoltà, ad uscire dalla situazione di crisi in cui si trovano, valorizzando
quindi il “Dono” in quanto gesto di aiuto e solidarietà sociale.
Il momento della donazione rappresenta anche un importante momento
di contatto tra la famiglia e la società, capace di contrastare l'esclusione
sociale e l' isolamento.
Il reinserimento di singoli o famiglie potrebbe essere facilitato grazie
anche ad una loro partecipazione attiva ad iniziative sociali di vario tipo,
come azioni di volontariato che consentiranno loro di percepirsi portatori
di risorse per sé e per gli altri, e non solo portatori di bisogni.
4.2 Ambientali
L’avvio di un circuito virtuoso di ridistribuzione delle risorse
incrementerà le azioni sostenibili, con positive ricadute ambientali.
Il mancato conferimento in discarica dei beni recuperati si traduce,
infatti, in una diminuzione delle sostante inquinanti immesse
nell’atmosfera.
Questo concetto dovrebbe essere in linea con le buone pratiche adottate
da Comuni del territorio dell’Unione Terre d’Acqua nella prevenzione dei
rifiuti.
4.3 Economici
I benefici economici si ripartiscono su più livelli:
 la possibilità di fornire assistenza sotto forma di prodotti
alimentari, invece che tramite contributi economici, ciò si tradurrà
per l' amministrazione in un considerevole risparmio di risorse
economiche;
 un minor conferimento di rifiuti in discarica che avrà come
conseguenza minori costi per lo smaltimento;
PAGINA 9
 la messa in funzione del servizio che potrebbe generare in futuro
nuove opportunità di lavoro;
 sgravi fiscali per le attività donatrici sotto forma di deduzioni
IVA e IRES (vedi allegato Vademecum del Donatore).
5. Descrizione del progetto secondo una giornata tipo
lavorativa
Il servizio prevede l’utilizzo di un furgone coibentato e refrigerato che si
reca presso le attività per il ritiro del prodotti e un locale/cucina per il
porzionamento di questi.
In particolare nell’arco di una stessa giornata sono previsti i seguenti
passaggi:

ritiro dei prodotti presso le attività tramite furgone;

trasporto verso il locale per la successiva rilavorazione/
porzionamento;

preparazione dei panieri;

consegna a domicilio (o in alternativa ritiro degli stessi presso la
cucina).
Per quanto concerne il cotto, i prodotti ritirati dalle attività vengono
conservati temporaneamente in contenitori di tipo gastronorm, a loro
volta posti in contenitori isotermici in polipropilene, così da preservare le
temperature entro le soglie dettate dall’H.A.C.C.P..
Da notare che per ciascuna mensa si ha a disposizione un numero doppio
di contenitori gastronorm, in modo da farli ruotare e velocizzare quindi
la procedura.
Al momento del ritiro verranno consegnati alla mensa i contenitori puliti
e vuoti, che serviranno per la consegna del giorno successivo.
I prodotti una volta trasportati alla cucina subiranno un porzionamento
e andranno a costituire i panieri da consegnare a ciascun beneficiario.
Il quantitativo di ogni paniere (associato ad una famiglia grazie ad un
codice identificativo numerico) è calibrato in base alla composizione del
nucleo familiare stesso.
PAGINA 10
In una stessa giornata i panieri saranno consegnati a domicilio, mentre
in altri casi (per motivazioni varie) possono essere ritirati direttamente
presso la cucina dalle famiglie.
Il ritiro del fresco, freschissimo e confezionato è da concordare tramite
un calendario con i donatori.
Si prevede di stabilire uno o due giorni a settimana in cui effettuare il
ritiro, a cui seguirà il trasporto presso il locale e una momentanea
conservazione.
Sulla base dell’esperienza di Babele su Corciano, si ipotizza di garantire,
nella fase di avvio del servizio, un pasto cotto composto da un primo ed
eventualmente, se disponibili, un secondo e/o contorno, a tutte le
famiglie, una volta al giorno dal lunedì al venerdì.
In riferimento invece al fresco, freschissimo e confezionato, vista
l’ipotetica minore disponibilità in termini quantitativi, si prevede di
fornire il quantitativo di una spesa settimanale per un ristretto numero
di famiglie un giorno a settimana.
Il ritiro, il porzionamento e la consegna saranno effettuati in base alla
normativa H.A.C.C.P., con personale opportunamente formato.
PAGINA 11
6. Analisi del contesto sociale
Bilancio demografico anno 2014 e
popolazione residente al 31
dicembre
Totale
Anzola dell’Emilia
12 227
Calderara di Reno
13 360
Crevalcore
13 558
Sala Bolognese
8 362
Sant’Agata Bolognese
7 291
San Giovanni Persiceto
27 721
TOTALE
82 519
Numero medio di componenti per
famiglia
2.39
Fonte: Demo Istat
Il territorio del Distretto Pianura Ovest è diventato protagonista di un
rilevante flusso immigratorio sia di cittadini stranieri che di famiglie
italiane, soprattutto giovani coppie con figli, attirati dalla maggiore
disponibilità di case e appartamenti e contestualmente dalla facilità di
spostamento verso il capoluogo per necessità di lavoro, tempo libero,
servizi.
In base al Profilo di Comunità (dati Istat al 1.1.2010), la popolazione
(maschi e femmine) 14-25 anni rappresenta circa il 10% della popolazione
residente (tot.80.977) nei 6 Comuni del Distretto Pianura Ovest (Anzola
dell’Emilia, Calderara di Reno, Crevalcore, Sala Bolognese, Sant’Agata
Bolognese, San Giovanni Persiceto).
L’imperversare della crisi economica degli ultimi anni ha fatto registrare
un aumento dell’afflusso di persone agli sportelli sociali per situazioni di
PAGINA 12
difficoltà familiari legate alla perdita di lavoro di uno dei componenti del
nucleo.
Per questo motivo, i tavoli distrettuali, tecnici e politici, hanno condiviso
negli ultimi anni, di concentrare buona parte delle risorse economiche del
Fondo sociale sui progetti e gli interventi legati al contrasto alla crisi ed
al sostegno delle famiglie in difficoltà.
Al fine di avere una conoscenza completa ed aggiornata del sistema
produttivo ed occupazionale del territorio distrettuale è stata realizzata
una mappatura che ha portato ad evidenza: una situazione di forte
allarme per le piccole e medie imprese, in particolare quelle dei settori
metalmeccanico, delle costruzioni e dei servizi di indotto collegati; le
persone in situazione di disoccupazione appaiono in costante aumento e
presentano categorie fortemente variegate: giovani, over 50, donne,
cittadini italiani e stranieri, cittadini in disagio psico-sociale; il contesto
occupazionale è oggi caratterizzato dalla temporaneità, dalla debolezza
contrattuale e dalla necessità di formarsi, anche in nuovi profili o ambiti.
PAGINA 13
7. I donatori
In questo momento dobbiamo procedere con la ricerca delle varie attività
presenti sul territorio disposte a diventare donatori.
Abbiamo già recuperato dalla Camera di Commercio l’elenco delle
tipologie di attività, con dati relativi al numero di telefono, e-mail e
indirizzo.
Una volta individuate le attività inizieremo ad inviare loro le e-mail di
presentazione del Progetto (vedi allegato I) mediante l’indirizzo di posta
elettronica della Cooperativa Babele appositamente creato.
Dopo l’invio delle e-mail, alcune attività verranno contattate
telefonicamente per concordare un incontro al fine di presentare più
dettagliatamente il progetto e valutarne la volontà di adesione e le
possibili quantità di prodotti da donare; in altri casi ci si recherà
direttamente di persona per la presentazione del Progetto.
Al termine del colloquio si consegnerà loro la documentazione cartacea
necessaria (vedi allegato II-III).
Questa prima analisi serve anche per capire quali sono le attività presenti
sul territorio la tipologia e la dimensione: di piccola dimensione come ad
esempio alimentari per la vendita al dettaglio, macellerie, panifici; di
media dimensione come ad esempio attività di ristorazione, trattorie,
pizzerie, tavole calde, agriturismi passando infine alle GDO e alle Mense
presenti sul nostro territorio.
8. I beneficiari
Con l’aiuto dei Servizi Sociali, preposti per loro funzione ad avere un
quadro abbastanza soddisfacente delle famiglie e singoli in situazioni di
disagio, si cercherà di creare la lista dei possibili beneficiari di tale
servizio.
L’apporto dei servizi sociali potrebbe non bastare, in quanto scopo del
Progetto è anche quello di ricercare sul territorio eventuali soggetti
disagiati che sfuggono alla registrazione dei Servizi Sociali.
PAGINA 14
9. Presentazione Partner Progetto
Caritas Diocesana di Bologna
In seguito all’ istituzione della Caritas Italiana, cominciarono a nascere
le Caritas Diocesane e tra queste il 27 novembre 1977 la Caritas
Diocesana di Bologna. In quella data infatti il Cardinal Antonio Poma
istituì anche nella nostra diocesi la Caritas, come organismo cui spettava
il compito di coordinare e promuovere le iniziative ecclesiali relative al
precetto evangelico della carità e la dotò di un suo statuto “ ad
experimentum”. Dopo dieci anni, nel 1987 l’Arcivescovo Cardinal
Giacomo Biffi, approvò in via definitiva il nuovo statuto della Caritas
Diocesana di Bologna.
La Caritas diocesana di Bologna è quindi un organismo pastorale
istituito dal Vescovo al fine di promuovere la carità nelle Parrocchie e
nelle comunità in tutte le sue forme, è quindi espressione dell’impegno
della Chiesa nella testimonianza di solidarietà verso le persone
svantaggiate, per lo sviluppo dell’uomo, la giustizia sociale e la pace.
Le principali finalità della Caritas Diocesana di Bologna sono:

sensibilizzare la comunità e i singoli cristiani a porre la carità come
motivo centrale della vita e della missione della Chiesa

promuovere lo sviluppo del volontariato quale espressione della
solidarietà umana e della testimonianza di carità, curandone la
preparazione e la formazione permanente

coordinare i gruppi caritativi e assistenziali di ispirazione cattolica,
promuovendone il collegamento e stimolandone il rinnovamento in
conformità ai bisogni emergenti

favorire la nascita e lo sviluppo delle Caritas Parrocchiali quali
strumenti pastorali per la promozione e l’animazione della
testimonianza della carità nei territori di appartenenza

studiare i bisogni presenti sul territorio e le loro cause; stimolare gli
interventi delle istituzioni civili in ordine alle loro responsabilità
PAGINA 15

indire, organizzare e coordinare in collaborazione con le altre
Caritas diocesane ed i coordinamenti nazionali ed internazionali e
con organismi pubblici, interventi di emergenza in caso di calamità
Babele Società Cooperativa Sociale
Babele è stata creata nel 2005 da Barbara Capacci ed
Emanuele Costantini, assistenti sociali con esperienza
più che decennale nei servizi alla persona ed opera
esclusivamente nel settore socio-sanitario ed educativo.
La cooperativa Babele ha ottenuto la Certificazione di Qualità UNI EN
ISO 9001:2008 per la progettazione ed erogazione di servizi sociosanitari ed educativi rivolti a: minori, giovani, disabili fisici e psichici in
regime comunitario. Progettazione ed erogazione di attività formative e
di orientamento.
Babele nasce con lo scopo di perseguire l'interesse generale della
comunità alla promozione umana ed all’inclusione sociale dei cittadini
attraverso lo svolgimento di attività diverse finalizzate all'inserimento
lavorativo e alla costruzione di significative relazioni con la comunità di
appartenenza di persone svantaggiate.
Babele progetta, promuove, gestisce e supervisiona servizi socialmente
sostenibili rivolti a coloro che si trovano nella condizione di essere
supportati, garantendo: attenzione ai dettagli; soluzioni personalizzate;
integrazione con altri servizi; elevato livello di qualità delle prestazioni e
delle attività; capacità di ascolto; attenzione alla dimensione relazionale;
misurazione della soddisfazione del cliente.
Le attività di Babele riguardano la gestione del tempo libero, il turismo
sostenibile, l’animazione sociale, le attività educative e terapeutiche,
l’inserimento lavorativo, la progettazione e la gestione di servizi diurni e
residenziali, la formazione.
I servizi prestati da Babele non hanno la connotazione di mera
prestazione: la loro principale caratteristica è la partecipazione attiva del
cliente al processo di erogazione del servizio; si tratta di processi che
richiedono una forte rilevanza della componente umana su quella
economica.
PAGINA 16
ALLEGATI
I. Lettera di Presentazione
PAGINA 17
II. Vademecum per il donatore
SI PUO’ DONARE? LE LEGGI
La legislazione italiana prevede la possibilità di cedere beni.
Legge del Buon Samaritano
Legge n.155 del 25 giugno 2003 “Disciplina della distribuzione dei prodotti
alimentari a fine di solidarietà sociale” meglio conosciuta come legge del
Buon Samaritano
Art. 1. “Le organizzazioni riconosciute come organizzazioni non lucrative
di utilità sociale (ONLUS), ai sensi dell’art.10 del d.lgs 04.12.1997, n. 460
e successive modificazioni, che effettuano, a fini di beneficenza,
distribuzione gratuita agli indigenti di prodotti alimentari, sono
equiparate, nei limiti del servizio prestato, ai consumatori finali, ai fini
del corretto stato di conservazione, trasporto, deposito ed utilizzo degli
alimenti”.
Legge sulle Liberalità
Decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35 "Disposizioni urgenti nell'ambito del
Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale".
Art. 14. ONLUS e terzo settore “1.Le liberalità in denaro o in natura
erogate da persone fisiche o da enti soggetti all'imposta sul reddito delle
società in favore di organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui
all'articolo 10, commi 1, 8 e 9, del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n.
460, nonché quelle erogate in favore di associazioni di promozione
sociale iscritte nel registro nazionale previsto dall'articolo 7, commi 1 e 2,
della legge 7 dicembre 2000, n. 383, sono deducibili dal reddito
complessivo del soggetto erogatore nel limite del dieci per cento del
reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di
70.000 euro annui”.
Legge Antisprechi
Legge 24.12.2007 n° 244 (Legge Finanziaria 2008) meglio conosciuta
come legge Antisprechi. Art. 1 comma 130 “All'articolo 13 del decreto
legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, il comma 3 è sostituito dal seguente:
PAGINA 18
«3. I beni non di lusso alla cui produzione o al cui scambio è diretta
l'attività dell'impresa, diversi da quelli di cui al comma 2, che presentino
imperfezioni, alterazioni, danni o vizi che pur non modificandone
l'idoneità di utilizzo non ne consentono la commercializzazione o la
vendita, rendendone necessaria l'esclusione dal mercato o la distruzione,
qualora siano ceduti gratuitamente alle ONLUS, per un importo
corrispondente al costo specifico sostenuto per la produzione o l'acquisto
complessivamente non superiore al 5 per cento del reddito d'impresa
dichiarato, non si considerano destinati a finalità estranee all'esercizio
dell'impresa ai sensi dell'articolo 85, comma 2, del testo unico delle
imposte dei redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22
dicembre 1986, n. 917. I predetti beni si considerano distrutti agli effetti
dell'imposta sul valore aggiunto”.
Legge Regionale 5 ottobre 2015, n.16
Disposizioni a sostegno dell’economia circolare, della riduzione della
produzione dei rifiuti urbani, del riuso dei beni a fine vita, della raccolta
differenziata e modifiche alla legge regionale 19 agosto 1996, n. 31
(disciplina del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi)
Art. 1 comma 6e “favorire i progetti e le azioni di riduzione dello spreco
alimentare a partire dalla fase di produzione e commercializzazione del
prodotto, anche supportando la redazione di linee guida per le imprese,
le associazioni e gli enti locali e la condivisione di buone prassi”
PERCHE’ DONARE? I MOTIVI

Meno rifiuti significa meno spese di discarica e più rispetto
per l’ambiente
I prodotti che vengono donati andrebbero, altrimenti, destinati alla
discarica o inceneriti, inoltre gli alimenti confezionati difficilmente
possono essere riciclati tramite la raccolta differenziata Nella maggior
parte dei casi devono essere gestititi come rifiuti indifferenziati, e quindi
destinati alla distruzione, ma ogni operazione di distruzione comporta
un onere economico ed un impatto ambientale.
PAGINA 19

Le donazioni prevedono benefici fiscali
Le aziende che donano prodotti possono utilizzare alcuni benefici fiscali
e conseguire anche un vantaggio economico dal percorso di donazione.

Donando si aiutano enti impegnati nel sociale
I beneficiari delle donazioni sono enti e realtà che operano in campo
sociale. I prodotti ricevuti permettono un risparmio nell’economia di
questi enti. I fruitori possono essere singoli o famiglie indigenti, ospiti di
comunità, persone interessate al riciclo. La gestione logistica delle
donazioni diventa anche una occasione di incontro fra i soggetti coinvolti
nella filiera.

Non sprecare ha un grande valore simbolico
Se non vengono buttati alimenti si riduce lo spreco. Le donazioni sono un
gesto che esprime un importante valore sociale. Tutti siamo
scandalizzati quando vediamo quanto finisce nella spazzatura e restiamo
ammirati delle azioni di recupero e di riciclo.
Le aziende che aderiranno al progetto riceveranno un bollino adesivo con
la denominazione “Io non spreco”.
Tale marchio, che potrà essere esposto presso il proprio esercizio o punto
vendita, attesterà l’adesione al programma e la partecipazione ad un
circuito di buone pratiche.
COSA DONARE? GLI SCARTI ALIMENTARI
Esistono alcune stime approssimative sugli scarti alimentari.
Un italiano in media butta via ogni anno 27 Kg di cibo ancora
commestibile. Il 10% della pasta e del pane e il 15% della carne che arriva
sulle nostre tavole finisce in pattumiera. In totale sono 6 milioni le
tonnellate di cibo gettate ogni anno in Italia. Si valuta che ogni
supermercato in Italia butta, mediamente, 170 tonnellate all’anno di
alimenti e che si potrebbero recuperare in Italia 50.000 tonnellate di cibo
solo dalla grande distribuzione.
PAGINA 20
Varie sono le cause dello scarto di merce da parte delle aziende
produttrici o dei centri di distribuzione.

Confezionamento
Il prodotto presenta dei difetti evidenti nella confezione: ad esempio
un'errata grammatura o un errore nella stampa di un'etichetta.

Attività promozionale
Il prodotto è stato concepito come elemento di una campagna
promozionale che si è conclusa o non è stata interamente realizzata.

Campionature
Il prodotto è stato concepito come campione gratuito di cui è vietata la
vendita; al termine della campagna promozionale residuano dei
quantitativi dei campioni.

Stagionalità
Il prodotto viene consumato quasi esclusivamente in un particolare
periodo dell'anno; cessato tale periodo, il prodotto, ancora commestibile,
non viene più commercializzato: ad esempio delle confezioni di
panettone.

Standard fisici
Sebbene perfettamente commestibile il prodotto non rispetta alcuni
degli standard qualitativi aziendali. Ad esempio salami le cui carni
presentano piccole variazioni nelle percentuali di sali e aromi.

Cambio di immagine
Il packaging del prodotto viene considerato dall'azienda produttrice
come "superato" rispetto alla nuova strategia di mercato.

Cessazione dell'attività, o abbandono dell'area strategica di
affari a cui il prodotto fa riferimento.

Prossimità alla data di scadenza consigliata
I prodotti presentano una data consigliata dall'azienda entro la quale
consumare il prodotto così da gustare appieno le sue caratteristiche
organolettiche. Se tale data è troppo ravvicinata a quella di acquisto la
catena distributiva non accetta tale partita.
PAGINA 21

Test di nuovi prodotti
Per valutare la fattibilità tecnica dell'operazione di differenziazione di un
prodotto si realizzano dei "campioni", non destinati alla vendita, che
presentano varianti anche molto particolari rispetto ad alcune
caratteristiche (gusto, qualità) del prodotto tradizionale.

Lancio di un nuovo prodotto
L'impresa X adotta una strategia di attacco nei confronti della impresa
Y, leader nel mercato. Allo scopo di essere presenti su numerosi punti di
distribuzione vengono prodotti quantitativi superiori alla domanda
corrispondente alla propria quota di mercato insieme ad un'intensa
campagna promozionale, con la conseguenza che non tutta la merce
viene venduta.

Evento meteorologico imprevisto e sfavorevole
Durante un'estate il clima si rivela molto più mite del previsto per cui i
consumi di prodotti freschi (ad es. latticini) risultano molto inferiori
rispetto alle previsioni.

Errori nella programmazione della produzione
Rispetto ai livelli di scorte considerati ottimali dall'impresa le vendite
risultano minori.
CHI PUO’ DONARE?

Aziende agricole.

Aziende produttrici di alimenti o altri prodotti.

Aziende della media e grande distribuzione.
Sono le attività commerciali adibite alla vendita di prodotti che occupano
una superficie superiore ai 400 mq. Rientrano in questa categoria:
supermercati, ipermercati, grandi magazzini, superfici specializzate
(vendita di singole famiglie di prodotti: elettronici, sportivi, ecc.), factory
outlet (presenza di negozi al dettaglio).

Esercizi al dettaglio e ambulanti.
PAGINA 22

Commercio all’ingrosso e intermediari (piattaforme logistiche,
depositi di marchi, ecc.).

Ristoranti, trattorie, pizzerie, agriturismi.

Hotel, bed breakfast.

Ditte di banqueting e catering.

Realtà che si occupano di ristorazione collettiva: aziendale,
scolastica, sui mezzi di trasporto (treni, aerei, navi), autostradale,
ospedaliera, di comunità (case di riposo, istituti, ecc.).

Gastronomie, rosticcerie, fast-food, kebab o punti etnici.

Laboratori e negozi artigianali: forni, pasticcerie, gelaterie,
lavorazioni carne, lavorazioni pasta, ecc.
COSA SI GUADAGNA? I VANTAGGI FISCALI
Per le imprese in caso di donazione di alimenti e beni sono previste alcune
agevolazioni.

IMPOSTE SUI REDDITI - Ambito normativo
Con riferimento al comma 2, articolo 13, decreto legislativo 4 dicembre
1997, n. 460, ai fini delle imposte sui redditi, le derrate alimentari e i
prodotti farmaceutici, alla cui produzione o al cui scambio è diretta
l'attività dell'impresa, che, in alternativa alla usuale eliminazione dal
circuito commerciale, vengono ceduti gratuitamente alle ONLUS, non si
considerano destinati a finalità estranee all'esercizio dell'impresa ai sensi
dell'articolo 53, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi,
approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre
1986, n. 917.
Le imprese possono dunque cedere gratuitamente e senza limiti alle
ONLUS derrate alimentari alla cui produzione o al cui scambio è diretta
l'attività della loro impresa.
Questa disposizione in materia di cessioni gratuite si applica a
condizione che il cedente ne dia preventiva comunicazione, mediante
raccomandata con avviso di ricevimento, all'Ufficio delle Entrate
PAGINA 23
competente e che, entro il quindicesimo giorno del mese successivo,
provveda ad effettuare un'apposita annotazione sui registri IVA (ovvero
in apposito prospetto).
Per le cessioni di beni facilmente deperibili e di modico valore si è
esonerati dall'obbligo della comunicazione preventiva.
La ONLUS beneficiaria deve attestare in apposita dichiarazione da
conservare agli atti, il proprio impegno a utilizzare i predetti beni in
conformità alle proprie finalità istituzionali a pena di decadenza dai
benefici fiscali.

IMPOSTA SUL VALORE AGGIUNTO - Ambito normativo
Sul versante dell'I.V.A. il decreto legislativo richiamato non apporta
significative innovazioni. L'articolo 14 si limita ad alcune marginali
modifiche al D.P.R. 633/72, per inserire le ONLUS nella normativa già
esistente estendendo ad esse i trattamenti già previsti per analoghe
categorie di soggetti.
Per effetto di tali modifiche: "le cessioni gratuite di beni, ad esclusione di
quelli la cui produzione o il cui commercio non rientra nell'attività
propria dell'impresa, effettuate a favore di ONLUS costituiscono, per il
cedente, operazioni esenti ai fini IVA".
In particolare si rimanda alle novità introdotte dal comma 15 dell'articolo
6 della legge 13 maggio 1999 n. 133: "I prodotti alimentari non più
commercializzati o non idonei alla commercializzazione per carenza o
errori di confezionamento, di etichettatura, di peso o per altri motivi
similari nonché per prossimità della data di scadenza, ceduti
gratuitamente alle ONLUS e da queste ritirati presso i luoghi di esercizio
dell'impresa, si considerano distrutti agli effetti dell'imposta sul valore
aggiunto".
Tale disposizione consente all'impresa donante il diritto alla detrazione
dell'imposta pagata sugli acquisti. Ai fini dell'applicazione del regime
agevolato di cui al comma 15 dell'articolo 6 della legge 133/99: l'impresa
donante dovrà inserire nel DDT che accompagna le merci al seguente
causale: "prodotti non più commercializzabili per errori di
confezionamento, ecc., ceduti gratuitamente ai sensi dell'articolo 6
comma 15 della legge 133/99"; il beneficiario ONLUS dovrà attestare alla
PAGINA 24
Società donante di avere i requisiti di cui all'articolo 10 comma 12 del
D.P.R. 633/72.
A CHI DONARE? I BENEFICIARI
Le donazioni di alimenti per poter rientrare nei termini di legge devono
essere effettuate ad una ONLUS.

Piattaforme di distribuzione - Enti di secondo livello
Sul territorio italiano operano anche Enti Onlus che possono essere
definiti di secondo livello.
Si tratta di Enti che ricevono donazioni di prodotti che vengono poi
ridistribuiti ad altri Enti di beneficenza.
La scelta di donare ad Enti di secondo livello dipende generalmente da
motivazioni di tipo logistico.
Il donatore dispone di quantitativi consistenti di prodotti che non
possono essere consumati da singoli enti; oppure il ritiro deve essere
effettuato con frequenza o in condizioni di sicurezza alimentare.
In Italia la Fondazione Banco Alimentare è l’ente di secondo livello che
gestisce i quantitativi maggiori di prodotti.

Enti di beneficenza ONLUS
I prodotti possono essere donati ad Enti/Onlus che svolgono attività
sociali.
Fra gli enti si possono distinguere due gruppi: gli Enti che auto
consumano al proprio interno i prodotti ricevuti e gli Enti che
distribuiscono a privati. Alcune realtà, come le comunità di accoglienza
o gli istituti religiosi, cucinano e consumano i prodotti alimentari
all’interno della propria struttura. La responsabilità della gestione degli
alimenti è direttamente in capo all’ente. Altre realtà, come le Caritas
parrocchiali, distribuiscono alle famiglie o agli indigenti i prodotti
ricevuti in donazione. In questo caso esiste un ulteriore passaggio di
responsabilità verso il consumatore finale.
PAGINA 25
QUALCUNO GIA’ RECUPERA ALIMENTI?
Le esperienze in Italia
Numerose sono le esperienze in Italia di recupero a scopo sociale di
prodotti non commercializzati; fra le più significative figurano la
fondazione Banco Alimentare di Milano e Last Minute market di
Bologna.
La Fondazione Banco Alimentare Onlus raccoglie le eccedenze
alimentari e le ridistribuisce ad Enti ed iniziative che, in Italia, si
occupano di assistenza e di aiuto ai poveri ed agli emarginati. Il primo
"Banco Alimentare" nasce alla fine degli anni '60 a Phoenix, in Arizona
con il nome di St. Mary's Food Bank, quando John Van Hengel comincia
e distribuire ai bisognosi il cibo altrimenti sprecato da negozi e ristoranti.
Oggi le Food Banks negli Stati Uniti sono più di 200. In Europa esistono
più di 150 banchi alimentari, tutti membri della Fédération Européenne
des Banques Alimentaires, sparsi in 12 paesi.
In Italia "Banco Alimentare" arriva nel 1989: grazie a Danilo Fossati,
presidente della Star, e a Monsignor Luigi Giussani, fondatore del
movimento di Comunione e Liberazione, nasce la Fondazione Banco
Alimentare. Il primo magazzino, per raccogliere le eccedenze alimentare
da distribuire, è di 700 mq e situato a Meda, in provincia di Milano. Negli
anni a seguire la nascita di altre sedi italiane. Al 2011 le Associazioni e
Fondazioni "Banco Alimentare" sono 21.
Ogni associazione "Banco Alimentare" in Italia si impegna a fornire
gratuitamente gli alimenti raccolti ad Enti ed Associazioni caritatevoli
con i quali è stata stilata un'apposita convenzione. Gli Enti convenzionati
nel 2011 erano 8.673 in Italia per un totale di oltre 1.700.000 persone
assistite. Sono 830 le imprese dell’industria agroalimentare, della GDO e
della ristorazione che donano le proprie eccedenze a favore del Banco
Alimentare.
Last Minute Market è una società spin-off dell'Università di Bologna che
nasce nel 1998 come attività di ricerca. Dal 2003 diventa realtà
imprenditoriale ed opera su tutto il territorio nazionale sviluppando
progetti territoriali volti al recupero dei beni invenduti (o non
commercializzabili) a favore di enti caritativi. LMM si avvale di un team
PAGINA 26
operativo giovane e dinamico affiancato da docenti e ricercatori
dell'Università di Bologna. Con oltre 40 progetti attivati in comuni,
provincie e regioni Italiane, LMM ha consolidato un metodo di lavoro
efficace ed efficiente che permette di attivare in maniera progressiva il
sistema donazioni/ritiri tenendo sotto controllo gli aspetti nutrizionali,
igienico-sanitari, logistici e fiscali.
MODULISTICA
Secondo le disposizioni di legge sono da adottare vari documenti al fine
di attivare il percorso di donazione.

Contratto/Accordo
Viene steso e stipulato un accordo di cessione dei beni fra l’azienda
donatrice e l’ente beneficiario. Nell’accordo vengono nominati gli estremi
dei contraenti compresi i dati dei rappresentanti legali. L’accordo
comprende come allegati anche altri documenti.

Statuto e Atto costitutivo
Lo statuto e l’atto costitutivo del beneficiario.

Dichiarazione ONLUS
L’ente beneficiario stende un atto di notorietà dichiarando di possedere i
requisiti di legge e di utilizzare i beni ricevuti secondo le finalità dell’ente.

Dichiarazione accompagnatoria per ogni singola donazione
Per ogni singola donazione oltre che la bolla di accompagnamento deve
essere prevista una dichiarazione di atto notorio che, in riferimento ai
beni ricevuti, ne dichiara l’utilizzo secondo le finalità dell’ente. La
dichiarazione può essere rilasciata con riferimento a più donazioni: es. a
cadenza mensile.

Documenti fiscali
Bolla di consegna: la bolla di consegna deve essere intestata ad una
ONLUS, e nel nostro caso: Babele Società Cooperativa Sociale. Inoltre
deve riportare la dicitura di donazione ONLUS.
La dicitura migliore solitamente la lasciamo stabilire ai commercialisti
che si occupano dell’amministrazione dell’azienda; noi consigliamo di
PAGINA 27
scrivere: “prodotti non più commercializzabili, ceduti gratuitamente ai
sensi dell’art 6 comma 15 della legge 133/99 e dell’art 13 del D.L. 460/97”.

Fattura riepilogativa mensile
La fattura deve essere intestata a Babele Società Cooperativa Sociale,
inoltre deve riportare “omaggio oppure pagamento non dovuto”.
Per non pagare l’Iva la dicitura migliore deve essere stabilita dai coloro
che si occupano dei conti dell’azienda; noi consigliamo: “Documento
emesso ai soli fini fiscali per cessione gratuita ad onlus; esente IVA art.10
comma 1 n12”.
PAGINA 28
III. Marchio “IO NON SPRECO”
FINALITÀ
Il marchio IO NON SPRECO intende valorizzare le
aziende che riducono i rifiuti organici e le emissioni di
gas serra attuando azioni di solidarietà. L’obiettivo è
rendere le aziende riconoscibili a partner e
consumatori.
Il marchio è stato pensato per premiare le aziende che invece di conferire
alle discariche le eccedenze alimentari, effettuano donazioni a fini sociali
di prodotti scartati per ragioni economiche o perché difettosi nel
packaging o perché in prossimità della scadenza di consumo.
LA FILOSOFIA
Ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. La denuncia
arriva dal nuovo rapporto FAO pubblicato l’11 settembre 2013. In termini
economici questo spreco è quantificabile in 750 miliardi di dollari l’anno.
Allo spreco di risorse naturali, necessarie per la produzione del cibo, va a
sommarsi lo spreco energetico relativo allo smaltimento e al trattamento
dei rifiuti organici.
Una situazione che stride con la crescente povertà. Nel mondo
attualmente sono 925 milioni le persone a rischio di denutrizione.
All’interno dell’Unione Europea 79 milioni di persone vivono ancora al di
sotto della soglia di povertà; di questi, 16 milioni hanno ricevuto aiuti
alimentari attraverso enti di beneficienza.
Fao e Unione Europea lanciano un grido di allarme comune: evitare gli
sprechi alimentari.
Per fare ciò è necessario migliorare l’efficienza della catena alimentare,
ridistribuendo la sovrapproduzione tra le fasce di popolazione più povere.
Un meccanismo che ridurrebbe automaticamente anche la quantità dei
rifiuti.

Il marchio IO NON SPRECO è un premio che viene consegnato
all’azienda virtuosa che decide di destinare eccedenze di
produzione alla società che vive difficoltà economiche;
PAGINA 29


Fregiarsi del marchio IO NON SPRECO significa riconoscere il
valore del cibo;
IO NON SPRECO significa impegnarsi per tutelare l’ambiente.
COME OTTENERLO
Il principale requisito per la concessione del marchio consiste nella
donazione di derrate alimentari, beni invenduti ed eccedenze di
produzione, di giacenze, di prodotti vicini alla scadenza ma ancora
perfettamente commestibili e consumabili, di prodotti con difetti di
confezione. Le aziende che aspirino alla concessione e utilizzazione del
marchio devono presentare apposita domanda.
CHI PUO’ OTTENERLO

Grande distribuzione, Supermercati, Negozi

Ristoranti

Aziende Agricole, Aziende di trasformazione

Scuole Ospedali Uffici Farmacie
A cura di Alessandra Biconne, Valentino Bianchini, Emanuele Costantini
Finito di stampare Novembre 2015
E’ vietata la riproduzione anche di parti del presente lavoro senza il consenso della
Parrocchia Santa Maria Assunta di Padulle e di Babele Soc Coop Soc.
Il presente studio di fattibilità è stato realizzato grazie al
contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.
PAGINA 30
PAGINA 31