banca popolare di sondrio (suisse) sa
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NOTIZIARIO Stralcio dalla RELAZIONE DI BILANCIO 2002 della controllata BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE) SA Cronache Aziendali Excerpt from the 2002 balance sheet of the “Suisse” SA Subsidiary of the Banca Popolare di Sondrio PREFAZIONE DEL PRESIDENTE PIERO MELAZZINI Non per tener fede a quella che ormai è una consuetudine, bensì nell’intento di continuare a dare un paramento umanistico alla relazione di bilancio, quest’anno l’attenzione è rivolta a Hermann Hesse. Grande spirito del passato, romanziere tedesco, naturalizzato svizzero, trascorse buona parte della vita nel Ticino con lo sguardo volto all’Italia che tanto amò. Di questo eminente scrittore, tormentato nell’anima, molti celebrano il ricordo nell’anno in cui ricorrono il 125° della nascita e il 40° della morte. Anche noi quindi lo onoriamo perché in lui vi sono i connotati di assonanza tra la Svizzera e l’Italia, che caratterizzano il collegamento tra la nostra banca e la madre dall’italico suolo. Del Ticino, dove andò a vivere nel 1919, scriveva: «Quando rivedo questa regione benedetta del versante sud delle Alpi, ho sempre l’impressione di tornare a casa dopo un periodo di esilio, di essere finalmente di nuovo sul lato giusto delle montagne». E ancora, a Montagnola dove le sue giornate trascorrevano serene e dove camminava con la tavolozza sotto il braccio, pronto a dipingere ogni filo, ogni albero e ogni fiore, affermava: «Produrre con la penna e col pennello è per me vino, la cui ebbrezza scalda e fa bella la vita tanto da poterla sopportare». Amò molto l’Umbria, la Toscana ma anche la città di Spoleto o di Soresina, che lampeggia furtiva da ingiallite cartoline inviate ai suoi vari affetti simultanei e lontani. La duale commemorazione di Hesse, specie quella della morte, ha spronato la cultura elvetica focalizzando l’attenzione del pubblico con scritti, simposi, mostre: un lascito figurativo di circa tremila acquerelli. Noi pure, seppur modestamente, ci siamo cimentati tentando di dare un contributo per la divulgazione del pensiero e delle opere del gigante di Calw, premio Goethe e Nobel per la letteratura. Ringrazio gli estensori per gli eccellenti contributi, iniziando con il dottor Giuseppe Curonici, svizzero, critico letterario e d’arte moderna e contemporanea, che ha trattato l’argomento con conoscenza e scienza. Proseguo con menzione particolare per il diligente e bravo nostro letterato Pier Carlo Della Ferrera. Finalmente, un affettuoso e riconoscente pensiero all’indirizzo del mio quintogenito Alessandro, bocconiano e ora studente di filosofia e germanistica a Heidelberg, il quale l’estate scorsa ha consacrato buona parte delle vacanze allo studio del corpus letterario del celebre romanziere. Se il ricordo è una reliquia secolarizzata, il vero valore del ricordo, come disse un Nobel per la letteratura e pure scrittore di lingua tedesca, sta nel farci capire che nulla è passato e tutto rimane nella nostra memoria. Lugano, gennaio 2003 nca Popolare di Sondrio (Suisse) SA di Lugano. Più esattamente trascriviamo i contributi su Hermann Hesse, pubblicati nella parte del fascicolo riservata alla cultura, del signor Pier Carlo Della Ferrera, del dottor Alessandro Melazzini, del professor Giuseppe Curonici e della dottoressa Regina Bucher, preceduti dalla Prefazione del Presidente Cavaliere del Lavoro Piero Melazzini CRONACHE AZIENDALI 179 Hans Sturzenegger (1875-1943), Hesse leggendo, olio su tela, 1912. IL ROMANZO della vita di Hans Sturzenegger (1875-1943), Hesse reading, oil on canvas, 1912. HERMANN HESSE PIER CARLO DELLA FERRERA Hesse con la famiglia nel 1889, all’età di 12 anni; da sinistra a destra: lo scrittore, il padre, la sorella Marulla, la madre, la sorella Adele e il fratello Hans. Hesse with his family in 1889, at 12 years of age, from left to right: the writer, the father, his sister Marulla, his mother, his sister Adele and brother Hans. La mia nascita avvenne in una delle prime ore della sera di un caldo giorno di luglio, ed è la temperatura di quell’ora che inconsciamente ho amato e cercato per tutta la vita. Sono figlio di genitori pii che ho amato teneramente e che ancor più avrei amato se non mi avessero fatto conoscere per tempo il quarto comandamento (1). Hermann Hesse nasce a Calw, cittadina del Württemberg poco lontana da Stoccarda, il 2 luglio 1877, secondogenito di Johannes e di Marie Gundert. Il padre, cittadino russo di origine baltica, già attivo presso una missione pietista, lavora per una casa editrice di testi religiosi; il nonno materno, a lungo missionario in India, vanta una profonda e vasta conoscenza del mondo orientale. Dal 1881 al 1886 Hesse risiede a Basilea, dove il padre viene chiamato come redattore della rivista delle missioni. Tornato a Calw con la famiglia, dal 1888 frequenta a Göppingen la Lateinschule e supera, nel 1891, il difficile esame di Stato (Landexamen). Nell’au- tunno può così entrare nel prestigioso seminario evangelico di Maulbronn. Bastava che udissi un “Devi” per sentirmi rivoltare tutto e rendermi ostinato. Si può immaginare se questa caratteristica ebbe un grande e dannoso influsso sui miei anni di scuola. Ogni tentativo di fare di me un uomo utile terminava con un insuccesso, o piuttosto con vergogna e con scandalo, con la fuga o con l’espulsione. Nel marzo del 1892, insofferente alla rigida disciplina imposta dalla vita del seminario, il giovane Hermann fugge dal collegio; viene trovato semiassiderato nella campagna circostante e immediatamente espulso dall’istituto. Segue un periodo di inquietudine, di affannosa ricerca di identità e di conflitto con i familiari e con la religione: cerca più volte di riprendere gli studi, ma senza risultato; giunge persino a tentare il suicidio e per questo è ricoverato in una casa di cura per malati di mente ed epilettici. A quindici anni, quando nella scuola ebbi fatto cilecca, incominciai a istruirmi da me, con coscienza e con energia; fu mia fortuna e mio piacere che nella casa di mio padre ci fosse la grandiosa biblioteca del nonno: una gran sala piena di vecchi libri, che conteneva fra l’altro tutta la letteratura e la filosofia tedesche del diciottesimo secolo. Fallito il primo esperimento di lavoro come commesso di libreria a Esslingen, nel giugno del 1894 Hesse intraprende un duro apprendistato in una fabbrica di orologi da campanile. Alla fatica manuale riesce ad affiancare un tenace impegno intellettuale di autodidatta e acquisisce, grazie soprattutto alla biblioteca del nonno, una solida formazione culturale, che ha il suo punto di forza nella lettura di testi religiosi, di filosofia orientale e di Goethe. Trasferitosi a Tübingen nel 1895, trova impiego nella libreria Heckenhauer e segue corsi di ragioneria. Continua a detestare la scuola, ma ama sempre più la cultura e nel clima, denso di suggestioni, della piccola 1) Questa e le successive citazioni autobiografiche sono tratte da H. HESSE, Kurzgefasster Lebenslauf, in “Neue Rundschau”, fasc. 8, 1925, tradotto in italiano da G. RUSCHENA ACCATINO con titolo Breve cenno biografico, in H. HESSE, Romanzo della mia vita. Scritti autobiografici, Milano, Mondadori, 1961. 180 CRONACHE AZIENDALI città universitaria arricchisce le sue conoscenze filosofiche, leggendo Nietzsche, e soprattutto la sua preparazione letteraria, volgendosi agli autori del romanticismo tedesco tra i quali Novalis e Brentano. Si dedica anche allo studio delle lingue e della storia dell’arte. Alla fine del 1898 pubblica a Dresda, presso l’editore Pierson, la sua prima opera, seicento esemplari di una raccolta di poesie dal significativo titolo: Canti romantici (Romantische Lieder). L’anno successivo si cimenta con un genere affine, la prosa breve, nell’antologia di racconti Un’ora dopo mezzanotte (Eine Stunde hinter Mitternacht), che esce a Lipsia per i tipi dell’editore Eugen Diederichs e incontra i favori della critica. Si avvia così alla soluzione della sua prima grave crisi esistenziale, grazie alla felice conclusione del suo apprendistato di libraio e al promettente inizio di una attività letteraria vera e propria. Nel campo della cultura il vivere nel puro presente, nel nuovo e nel nuovissimo, è insensato e insopportabile, solo un continuo rapporto con ciò ch’è stato, con la storia, con l’antico e con l’antichissimo, rende possibile la vita dello spirito. Infatti per me, esaurita quella prima sete, fu una necessità dal mare delle cose nuove ritornare all’antico, e così feci, passando dal commercio dei libri nuovi all’antiquariato. Dal 1899 al 1903 Hesse torna ad abitare a Basilea; lavora come commesso libraio, prima presso Reich e successivamente presso l’antiquario Wattenwyl. Grazie alla sua attività di pubblicista e recensore raggiunge una certa fama e può così entrare in contatto con il mondo culturale della città, che sente ancora vivissima l’eco del pensiero di Jakob Burckhardt, morto pochi anni prima; il pessimismo storico dell’intellettuale svizzero influirà in maniera determinante sulla sua opera. Nel 1901 compie il suo primo viaggio in Italia, dove torna due anni dopo. La visita di Genova, Venezia, Ravenna, ma soprattutto della Toscana e dell’Umbria desta in lui un culto per la bellezza intriso di partecipazione morale che costituisce fonte di intense emozioni e motivo di ispirazione per un breve profilo di San Francesco d’Assisi, edito nel 1904. Sempre nel 1901 esordisce come romanziere negli Scritti postumi e poesie di Hermann Lauscher (Hinterlassene Schriften und Gedichte von Hermann Lauscher), ampliati e ripresentati nel 1907 col titolo Hermann Lauscher. Dopo la scomparsa della madre, a cui dedica la raccolta di poesie Gedichte, fra il 1903 e il 1904 pubblica – a puntate sulla “Neue Rundschau” e in volume coi tipi dell’autorevole editore Fischer di Berlino – Peter Camenzind. Autobiografico, incentrato sul tema della realizzazione e dell’educazione individuale raggiungibili solo a prezzo della rottura e del distacco dalla comunità, il romanzo rappresenta il primo grande successo letterario di Hesse, che può così lasciare il mestiere di libraio. Nel 1904 sposa Maria Bernoulli, discendente della celebre famiglia di scienziati basilesi, fotografa e pianista di grande sensibilità. Con lei si stabilisce a Gaienhofen, un tranquillo villaggio sul Lago di Costanza, e dal matrimonio nasceranno i figli Bruno (1905), Heiner (1909) e Martin (1911). Deciso a dedicarsi alle lettere in un propizio isolamento, abita per alcuni anni in una casa di contadini e poi in una di sua proprietà, con giardino, frutteto e una bellissima vista sul lago e sui monti. Inizia, per Hesse, un periodo di intenso lavoro: nel 1906 pubblica Sotto la ruota (Unterm Rad), sopita reminiscenza delle sue traumatiche esperienze scolastiche; tra il 1907 e il 1912 i volumi di racconti Da questa parte (Diesseits), Vicini (Nachbarn) e Vie traverse (Umwege), nonché la raccolta di poesie In cammino (Unterwegs); nel 1910 il romanzo Gertrud, che mette a fuoco il problema del fragile, problematico equilibrio tra la vocazione artistica e la vita concreta. All’attività più propriamente letteraria affianca quella di giornalista: collabora a vari periodici (“Neue Rundschau”, “Simplicissimus”, “Die Propyläen”, “Die Rheinlande”) ed è tra i fondatori, con Ludwig Thoma, della rivista liberale “März”, strumento di opposizione al regime autoritario di Guglielmo II e al gusto piccolo-borghese dilagante in letteratura. Entra in contatto con intellettuali e artisti di primo piano, tra i quali Thomas Mann e Stefan Zweig. Ma la stagione della serena e tranquilla vita sedentaria sta volgendo al termine, anche a causa delle crescenti difficoltà che incontra il suo rapporto matrimoniale. Agitato da profonda inquietudine, suggestionato dalla vastità del mondo, Hesse avverte l’intima esigenza di esperienze diverse. Decide così di partire per l’Oriente, per conoscere i luoghi dove era nata la madre e di cui molto aveva sentito parlare: tra il settembre e il dicembre del 1911, con l’amico pittore Hans Sturzenegger, compie un viaggio di grande portata, raggiungendo Ceylon, la Malaysia, Singapore e Sumatra. Ne racconterà impressioni e suggestioni nella miscellanea di note, poesie e racconti dal titolo Dall’India. Appunti di un viaggio indiano (Aus Indien. Aufzeichnungen von einer indischen Reise), che darà alle stampe nel 1913. Nel frattempo, tornato dall’Asia e assecondando il desiderio della moglie, aveva lasciato Gaienhofen per trasferirsi con la famiglia alla periferia di Berna, nella casa già abitata da un altro amico pittore, Albert Welti. Ma neppure la bellezza e le comodità della capitale svizzera riescono a salvare la relazione coniugale con Maria, ormai inariditasi; i temi della vicenda familiare di questi anni confluiscono nel 1914 in un nuovo romanzo, Roßhalde. Intanto, a conferma di un antico presentimento dello scrittore e ad aggravare lo stato di profonda crisi morale, personale e universale, è scoppiata la guerra. No, non potevo condividere l’entusiasmo per la bellezza dei tempi, e così per la guerra soffrii penosamente dal principio alla fine, e per anni disperatamente lottai contro quella sventura arrivata apparentemente dal di fuori e a ciel sereno, mentre intorno a me tutti ne parevano quanto mai entusiasti. Con uno scritto appassionato apparso sulla “Neue Zürcher Zeitung” del 3 novembre 1914 – Amici, non questi accenti (O Freunde, nicht diese Töne) – Hesse denuncia il massacro, richiamandosi all’insegnamento goethiano e appellandosi alla ragione contro ogni fanatico nazionalismo. La stampa tedesca reagisce tacciandolo di disfattismo, ma non tarda a giungere, da più parti, anche un vasto consenso: tra coloro che espri- CRONACHE AZIENDALI 181 THE NOVEL OF THE LIFE OF HERMANN HESSE The life of H. Hesse is indeed a difficult and tortured journey: insecurity, upheaval, crises and tension towards an improbable and illusive interior stability are the prominent features of this intense and often frustrating experience. He vigorously overcomes the scholastic failures of his adolescence by committing himself to selfinstruction in his grandfather’s library. He identifies history’s role in the life of the spirit. At the beginning of the century, he set off for Italy for the first time, visiting Genoa, Venice and Ravenna. But his prospectives are broader: in the Orient, he reaches Ceylon, Malaysia, Singapore and Sumatra. This hyperactivity did not save him from frequent psychological crises which are the damnation and stimulus for his deep inspiration in the most notable works. Even psychoanalysis, to which he was introduced through B. Lang, is able to do very little for him. nel 1918 la moglie avverte i primi sintomi di una grave malattia mentale e l’anno dopo viene ricoverata in una clinica. Lo scrittore, in preda a un esaurimento nervoso, si avvicina alla psicoanalisi e si sottopone alle cure di un allievo di Jung, il dottor Joseph Bernhard Lang, col quale stringe amicizia. È lui che gli consiglia di annotare e di cercare di interpretare e rappresentare i suoi sogni. Nascono così le prime esperienze pittoriche di Hesse, che nel 1917 abbozza in un taccuino alcuni schizzi durante un soggiorno a St. Moritz, un anno più tardi illustra con acquerelli una serie di dodici poesie e nel dicembre del ’19 espone a Davos nella sua prima personale. Atto del terzo matrimonio di Hermann Hesse, contratto con Ninon Dolbin a Montagnola il 14 novembre 1931. The deed from Hermann Hesse’s third marriage with Ninon Dolbin in Montagnola November 14, 1931. Allorché la guerra fu finalmente terminata anche per me, nella primavera del 1919, mi ritirai in un angolo fuori mano della Svizzera facendomi eremita. mono solidarietà con la sua coraggiosa presa di posizione lo scrittore francese Romain Rolland, il più illustre esponente del movimento pacifista del tempo, a cui Hesse si legherà in un rapporto di reciproca, profonda stima e che incontrerà a Lugano nel 1920. Dichiarato inabile al servizio militare a cui si era presentato come volontario, per tutta la durata del conflitto mondiale opera a sostegno dei soldati tedeschi internati in Italia, Francia, Russia e Inghilterra; per questi fonda un giornale (1916) e una casa editrice. L’attività pubblicistica ed editoriale costituiscono la parte prevalente del suo impegno intellettuale di questi anni, mentre il più importante lavoro letterario, Knulp (1915), si limita a riprendere tre storie, già abbozzate prima della guerra, sull’impossibile, tragica fuga di un emarginato. Il primo [grande mutamento della mia vita] era avvenuto nell’attimo in cui avevo deciso coscientemente di diventare un poeta. La stessa cosa si ripeteva ora negli anni della guerra. Mi vidi di nuovo in conflitto con un mondo col quale ero vissuto sino allora in pace. Di nuovo tutto falliva, ero solo e miserabile, tutto ciò che io dicevo e pensavo veniva dagli altri ostilmente frainteso. Doveva dunque essere in me qualcosa fuori di posto, se venivo così in conflitto con il resto del mondo. […] e così imparai sempre meglio a lasciare che i conflitti dell’universo facessero il loro corso, e potei occuparmi della mia parte di colpa nella confusione generale. Questo fece parte del mutato quadro della mia vita, come la perdita della mia casa, della mia famiglia, e di altri beni e comodità. Incalzano lutti e avvenimenti dolorosi: nel 1916 muore il padre e il figlio Martin si ammala di meningite; 182 CRONACHE AZIENDALI Hesse si separa definitivamente dalla famiglia e si trasferisce, verso la metà di maggio del ’19, a Montagnola, vicino a Lugano; per dodici anni abiterà in quella casa Camuzzi che i suoi scritti e i suoi acquerelli renderanno celebre. In condizioni economiche precarie, a causa della svalutazione del marco tedesco, riesce a tirare avanti grazie all’appoggio di alcuni amici. Pur vivendo, anche psicologicamente, una situazione dolorosa, recupera una creatività minacciata d’isterilimento. Sono infatti di questi anni il romanzo Demian, in cui si ritrovano gli echi più immediati della recente crisi e dei tentativi di superarla grazie alla psicanalisi, L’ultima estate di Klingsor (Klingsors letzter Sommer), il rapporto di un pittore con una natura ribelle allo sforzo d’esprimerla, Klein e Wagner, la raccolta Fiabe (Märchen) e il più famoso romanzo di Hesse, Siddharta, che vede la luce nel 1922 ispirato da uno slancio mistico temperato da vigile razionalità. Sintesi culturale e umana fra Oriente e Occidente, la nuova opera costituisce una sorta di apologo sulla rinuncia al reale intesa come mezzo per la conquista dell’individualità più autentica. Nel 1924 Hesse ottiene il divorzio dalla prima moglie e la cittadinanza svizzera; sposa la cantante lirica Ruth Wenger, ma l’unione, subito segnata da difficoltà e incomprensioni, avrà breve durata. La nuova crisi culmina nel 1927, anno del secondo divorzio e della pubblicazione di una delle opere più emblematiche e tormentate di Hesse, Il lupo della steppa (Der Steppenwolf). Angoscioso monito contro la guerra incombente, il romanzo descrive la nevrosi di una generazione e la malattia di un’epoca riflesse nei profondi contrasti che albergano nell’anima del protagonista. Intanto, dopo aver pubblicato nel 1928 la raccolta di poesie Krisis, lo scrittore sta attendendo a un altro ambizioso lavoro che uscirà nel 1930, Narciso e Boccadoro (Narziß und Goldmund), storia di un’amicizia ambientata in un Medioevo immaginario i cui protagonisti rappresentano i poli di un irrisolto dualismo tra vita ascetica e apertura al mondo. Nonostante l’imminente catastrofe del secondo conflitto mondiale, gli anni più tormentati e difficili di Hesse sembrano ormai alle spalle, grazie a una raggiunta maturità e al felice matrimonio con Ninon Dolbin, giovane viennese dedita a studi di archeologia classica, che lo scrittore sposa in terze nozze nel 1931. Con lei, compagna fedele per il resto della sua vita, va ad abitare nella Casa Rossa di Montagnola messagli a disposizione dall’amico Hans C. Bodmer. L’anno successivo sintetizza gli interessi religiosi e la mitizzazione dell’Oriente nel breve ma delizioso racconto II pellegrinaggio in Oriente (Die Morgenlandfahrt), preludio alla grande impresa finale de Il giuoco delle perle di vetro (Das Glasperlenspiel). Presentato parzialmente a puntate tra il 1934 e il 1940 e pubblicato solo nel 1943 in volume a Zurigo, il romanzo rappresenta l’apice dell’opera narrativa di Hesse e risente fortemente del clima politico del momento. La proposta a cui approda, pur nell’estremo utopismo di una patria ideale di sapienti e artisti, costituisce un atto di fiducia nella possibile rivalutazione della civiltà, alla quale tutti gli intellettuali dovrebbero credere e in qualche modo collaborare. La salita al potere di Hitler segna un periodo di difficili rapporti tra Hesse e gli editori tedeschi. Il regime lo tratta come un autore “sgradito”: dei suoi numerosi scritti solo le raccolte Nuove poesie (Neue Gedichte) e Pagine commemorative (Gedenkblätter) vengono pubblicate in Germania durante il nazismo. Egli risponde lasciando l’Accademia Prussiana delle Arti e impegnandosi a favore degli scrittori in esilio: ospita, tra gli altri, Thomas Mann e Bertolt Brecht. Hesse inaugura il dopoguerra con una miscellanea di saggi politici, Guerra e pace (Krieg und Frieden), del 1946, a cui fa seguire, nel 1951 e nel ’55 Prosa tarda (Späte Prosa) e Incantesimi (Beschwörungen). Nel 1946 ottiene il Premio Goethe e il Premio Nobel per la letteratura. Non si reca né a Francoforte, né in Svezia, dove manda la moglie. Nel 1955 i librai tedeschi gli conferiscono il Premio per la Pace. Continua a scrivere fino all’ultimo, ma in maniera frammentaria. Abbandona la pittura e si dedica al giardinaggio nella quiete di Montagnola. Raccoglie in volume lettere e prose, cura le edizioni delle sue opere e si limita a far stampare opuscoli e fogli isolati per amici e conoscenti in cambio o in risposta a messaggi di auguri che gli arrivano da tutte le parti del mondo. Poiché la cosiddetta realtà per me non ha una parte molto importante, poiché il passato spesso mi riempie di sé come fosse presente e il presente mi appare infinitamente lontano, ecco che anche il futuro io non lo posso scindere così bene dal passato come si fa per solito. Io vivo molto nel futuro, e perciò non ho bisogno di terminare con oggi la mia biografia, ma posso tranquillamente farla procedere. Voglio raccontare in breve come la mia vita percorre fino al termine il suo arco. All’età di più di settant’anni, subito dopo che due università mi avevano conferito la laurea ad honorem, fui trascinato in tribunale per aver sedotto con arti magiche una giovane ragazza. In carcere chiesi il permesso di occuparmi di pittura. Mi fu concesso. Degli amici mi portarono colori e pennelli, e io dipinsi sulla parete della mia cella un piccolo paesaggio. Esso comprendeva quasi tutto ciò che mi aveva dato gioia nella vita, fiumi e monti, mare e nuvole, contadini alla mietitura, e una quantità di altre cose belle di cui soddisfarmi. Ma nel mezzo del paesaggio passava un minuscolo treno, con la testa c’era già dentro co- me un verme nella mela, la locomotiva era entrata già in un piccolo tunnel, dal cui imbocco oscuro usciva a fiocchi il fumo. Davanti a quell’immagine stavo un giorno nella mia prigione, quando vi irruppero le guardie e vollero strapparmi al mio felice lavoro. Allora sentii una stanchezza, come una nausea per tutta quella faccenda e per la realtà nel suo complesso, brutale e insulsa. Mi sembrò ora di metter fine allo strazio. Se non mi era concesso di giocare indisturbato il mio innocente gioco di artista, mi vedevo costretto a servirmi di quelle altre più serie arti cui avevo dedicato tanti anni della mia vita: senza magia quel mondo era insopportabile. Mi ricordai del precetto cinese: tenni il fiato per la durata di un minuto liberandomi dell’illusione della realtà. Pregai gentilmente le guardie di aver pazienza ancora per un momento perché dovevo salire sul treno del mio quadro per vedere una cosa. Essi risero come al solito, credendomi tocco nel cervello. Allora io mi feci piccino ed entrai nel mio quadro, salii sul trenino e penetrai con esso nel piccolo tunnel nero. Per un istante si vide ancora uscire il fumo fioccoso dall’apertura rotonda, poi il fumo si ritirò e svanì, e con esso tutto il quadro con me insieme. Colpito da emorragia cerebrale, Hesse muore il 9 agosto 1962 nella sua casa di Montagnola. Qui è sepolto nel cimitero di Sant’Abbondio. CRONACHE AZIENDALI 183 Hesse e la moglie Ninon davanti alla Casa Rossa nel 1931. Hesse with his wife Ninon in front of the Red House in 1931. HERMANN HESSE il Pellegrino d’Oriente ALESSANDRO MELAZZINI Nei primi tempi successivi alla morte dello scrittore, pochi editori tedeschi avrebbero scommesso sulla fama postuma di Hermann Hesse (1877-1962). Sebbene in vita avesse goduto di un notevole successo, culminato con il conferimento, nel 1946, del premio Nobel, la fama del loro connazionale appariva in declino: i lettori scarseggiavano, le vendite dei suoi libri languivano. Ma si sbagliavano, come si sbagliava Timothy Leary quando, nel 1963, pubblicò in America il saggio che avrebbe dato origine a un incredibile “Hesse-boom”, facendo assurgere lo scrittore svevo al ruolo di profeta di quella “generazione psichedelica” che vedeva nel consumo di allucinogeni la via maestra per raggiungere il Nirvana (1). Se Leary si fosse infatti soffermato un poco più a fondo sugli scritti di Hermann Hesse, sarebbe stato più cauto nell’interpretare i suoi romanzi come descrizioni di un “viaggio” lisergico (2). Hesse e l’amico Othmar Schoeck in cammino verso Castiglione del Lago durante il viaggio in Italia dell’aprile 1911. - In alto: Hermann Hesse, Febbraio in Ticino (particolare), acquerello, 1925. Hesse with his friend Othmar Schoeck walking towards Castiglione del Lago during his travels in Italy in April 1911. Above: Hermann Hesse, February in Ticino (details), watercolour, 1925. 184 CRONACHE AZIENDALI Dottore in Economia politica presso l’Università “Luigi Bocconi” di Milano e studente di Filosofia e Germanistica all’Università di Heidelberg (e-mail: [email protected]) Ma, d’altronde, fu anche grazie a quella ricezione errata che migliaia di giovani entusiasti, attirati dall’esotismo di Siddharta e da una lettura del Lupo della steppa, inteso come un manuale di “sesso, droga & musica jazz”, contribuirono a riportare l’attenzione del pubblico su Hesse, elevandolo poi al rango di vero e proprio classico moderno, in grado di varcare i confini geografici e culturali in cui le sue opere erano state concepite per divenire patrimonio della letteratura mondiale. Ed è proprio su scala mondiale che viene celebrato quest’anno il 125° anno di nascita e il 40° della morte di Hesse, un doppio anniversario che ha fornito l’occasione per una fitta serie di manifestazioni coordinate in vari Paesi: Germania, Italia, Svizzera e perfino India (3). Allo scrittore, che non riteneva esserci «niente di più odioso […], niente di più stupido dei confini» (4), una celebrazione così “globale” avrebbe fatto certamente piacere, anche se, noto per la sua indole schiva e riservata, il fasto che tali manifestazioni si trascinano appresso lo avrebbe probabilmente lasciato perplesso. Il radicato internazionalismo di Hesse, che in vita sua rimarrà sempre estraneo a qualsiasi concetto di Nazione, è da intendere più come il frutto di una giovanile e spontanea assimilazione dello spirito «cristiano e quasi completamente a-nazionale» (5) della casa paterna, che di una scelta meditata e riflessiva avvenuta in età matura. Il padre è, infatti, cittadino russo di origine baltiche, la madre tedesca, con ascendenze svizzero-francesi. Entrambi i genitori sono di acceso e rigido credo pietista: in passato hanno prestato servizio in India come missionari per trasferirsi poi a Calw, cittadina sveva della Germania meridionale. Il nonno materno, Hermann Gundert, è un celebre filologo orientalista, proprietario di una ricca biblioteca, dove il nipote assimila i primi nutrimenti spirituali e respira quel fascino d’Oriente che lo incanterà per tutto il corso della sua lunga vita. Gli anni dell’infanzia e della prima giovinezza, «bella e profondamente vissuta, ma non facile», (6) riverbereranno in tutta l’opera di Hesse, che spesso narrerà nei suoi romanzi, in forma più o meno alterata, eventi biografici riconducibili a quei primi anni fondamentali per la sua sensibilità artistica, ricchi di «sensazioni dolcissime ed intense, di passioni sofferte ed istintive» (7), da cui egli instancabilmente attingerà la propria malinconia. Agli anni innocenti dell’infanzia, all’assidua ricerca di un contatto libero e diretto con la natura, si le- gherà quella alta «poesia del vagabondare» (8) che costituisce il filo rosso di tutta l’opera hessiana. Dal quarto al nono anno di vita del figlio, i genitori si trasferiscono temporaneamente a Basilea, dove il “senza patria” Hermann, che fino ad allora ha viaggiato con passaporto russo, ottiene la cittadinanza svizzera. Ritornata la famiglia in Germania, diventa cittadino tedesco, per poi acquisire di nuovo cittadinanza svizzera, una volta che, in età matura, stabilirà definitivamente la sua residenza a Montagnola, nel Canton Ticino. Anche da questa girandola burocratica possiamo intuire come Hesse abbia viaggiato molto e, in effetti, durante la prima metà della vita egli intraprende spesso viaggi che possano interrompere la tranquilla monotonia dei suoi giorni, cercando alimento per il proprio animo inquieto in terre lontane. Hesse viaggiatore evita gli scontati luoghi turistici, ammirando più la naturale magia dei riflessi nella laguna piuttosto che il fasto di Palazzo Ducale, conversando con una semplice famiglia contadina piuttosto che dilungarsi negli Uffizi, riempiendo pagine e pagine dei suoi taccuini e traducendo spesso le impressioni tratte non solo in diari di viaggio come il Dall’India (1913) o il Viaggio a Norimberga (1927), ma anche in numerosi racconti e poesie. Quasi tutti i suoi viaggi puntano al Sud, tanto che, con teutonica precisione, Volker Michels, il curatore dell’opera hessiana, ricorda come in tutta la sua vita lo scrittore non abbia trascorso neppure un mese al di là del 50° di latitudine, né si sia mai spinto più a nord di Brema (9). Meta preferita è l’Italia, dove Hesse si inebria di quella «sincerità di vita, sotto la nobilitante tradizione di una storia e di una civiltà classica» (10) che lo spingerà a ritornare frequentemente nella Penisola. Dai suoi viaggi reali e da quelli compiuti dai suoi personaggi letterari, Hesse giunge anche a celebrare – ci sia concesso questo piccolo campanilismo – le «maestose colline costellate di vigneti, profondamente ondulate e terrazzate» (11) della Valtellina e i suoi prodotti, tanto che Peter Camenzind (1904), il «figlio della montagna» (12) dell’omonimo romanzo che lo rende famoso ed economicamente indipendente, per lenire i dolori dell’animo si abbandona con preoccupante frequenza al «sapore aspro ed eccitante» (13) del rosso vino valtellinese, ritenendo che questa bevanda sia in grado – altro che L.S.D.! – di fargli compiere magie, creare e poetare. Con questo non si pensi tuttavia di liquidare il Camenzind come un semplice beone, sebbene egli stesso nei momenti di sconforto si consideri tale. Al contrario, il libro si ricollega alla nobile tradizione del “Bildungsroman”, il romanzo di formazione in lingua tedesca – che annovera capolavori come il Wilhelm Meister di Goethe, l’Enrico di Ofterdingen di Novalis e l’Enrico il Verde di Keller – nel quale si narra il percorso di autoistruzione d’un giovane che abbandona il proprio borgo per avventurarsi nel mondo, spinto da inquietudine e desiderio di soddisfare le sue aspirazioni artistiche formando così, attraverso le varie esperienze della vita, la propria personalità, mosso e posseduto dallo “Streben”, il romantico anelito di pacificazione tra poesia individuale e “prosa del mondo” (14). Comprendiamo Hesse a Fiesole nel 1906. Hesse in Fiesole in 1906. quindi come il tema del viaggio vada inteso nell’opera di Hesse non solo in senso geografico, ma anche e soprattutto come metafora del necessario e doloroso cammino interiore per raggiungere la “Heimat”, la patria spirituale, il proprio punto di equilibrio e stabile armonia. Il viandante di Hesse è colui che, come l’Emil Sinclair nel Demian (1919), porta impresso «il marchio di Caino» (15), il marchio del cercatore e di colui che soffre intimamente del dissidio tra la propria individualità e il mondo borghese, colui che, scavando inquieto nel proprio inconscio, è bramoso di raggiungere quella vita vera, quella vita autentica che si cela dietro il sipario delle illusioni, dietro l’incessante fluire delle apparenze CRONACHE AZIENDALI 185 Messa in scena di Siddharta al Piccolo Teatro di Milano durante la stagione 1999-2000 con la regia di Lamberto Puggelli, Massimo Foschi nel ruolo di Siddharta e Claudia Carlone in quello di Kamala. A production of Siddhartha at the Piccolo Theatre in Milan during the 1999-2000 season, directed by Lamberto Puggelli. Massimo Foschi as Siddhartha and Claudia Carlone as Kamala. Frontespizio e antiporta della prima edizione italiana de Il giuoco delle perle di vetro (Milano, Mondadori, 1955), con dedica autografa di Hermann Hesse alla vicina di casa Celestina Daccò (Montagnola, Museo Hermann Hesse). Title page and first page of the first Italian edition of “The Glass Bead Game” (Milan, Mondadori, 1955), with a dedication written by Hermann Hesse to his neighbour Celestina Daccò (Montagnola, Herman Hesse Museum). e che sola può rasserenare chi avverte con dolore il tragico sentimento dell’umana caducità. In viaggio sono il letterato giramondo Hermann Lauscher (1901), romanzo ancora acerbo e a tratti improntato a un certo estetismo di maniera, che nondimeno già esprime la tipica tematica hessiana. In viaggio, o meglio in fuga, è poi l’impiegato disonesto del racconto breve Klein e Wagner (1920), o il tormentato Harry Haller nel Lupo della steppa (1927), così come l’affascinante Boccadoro di Narciso e Boccadoro (1930), fratello maggiore di quel simpatico vagabondo Knulp (1915) che apparentemente si aggira «libero felice e buono a nulla» (16) come il perdigiorno di Eichendorff, ma che in fondo avverte malinconicamente la fragilità dell’esistenza. In viaggio verso se stesse sono anche quelle figure dell’universo hessiano che hanno preferito la “vita contemplativa” alla “vita activa”. Pensiamo all’ombroso musicista Kuhn del Gertrud (1910) – il romanzo meno amato da Hesse – e il pittore Veraguth di Roßhalde (1914), che avvertono con più o meno rassegnazione il contrasto tra le personali ambizioni artistiche e la prosaica realtà in cui vivono. Due romanzi che, insieme, costituiscono il prodotto di una riflessione sul ruolo dell’artista e i suoi conflitti familiari, compiuta da Hesse negli anni trascorsi a Gaienhofen sul lago di Costanza (19011912) quando, ispirato da un desiderio di fuga dalla città, allora piuttosto popolare in Germania e ravvisabile già nel Peter Camenzind, si illude di poter condurre un’esistenza sedentaria e contadina insieme alla prima moglie e ai tre figli, ottenendo però solo ripulsa per quella che è sostanzialmente una vita improntata all’opprimente tranquillità borghese. In viaggio è pure Josef Knecht, il leggendario “Magister Ludi” del Giuoco delle perle di vetro (1943), non tanto per le sue numerose escursioni fuori e dentro la 186 CRONACHE AZIENDALI provincia pedagogica di Castalia, l’utopico Stato modellato sui contorni del Ticino in cui si svolge il romanzo, quanto per il cammino spirituale che lo porta a compiere il suo ultimo e più alto atto di servitore (17) ed educatore, non già nei palazzi di un Ordine dello Spirito, nobile ma arido, bensì al di fuori di esso e là nel mondo. Nell’immersione panica in un lago alpino e nel sacrificio di se stesso, si compie così interamente – è chiara la citazione hegeliana del famoso paradosso del Servo, che nel sacrificio del lavoro diventa Signore del suo stesso Padrone – l’istruzione del giovane Tito Designori (18). Ma soprattutto è in viaggio Siddharta (1922), il figlio del bramino che abbandona la casa paterna unendosi agli eremiti penitenti, per poi esperire le gioie erotiche della cortigiana Kamala e infine trovare pace trascorrendo la vecchiaia accanto all’illuminato Vasudeva. «Non vado in nessun posto. Sono soltanto in cammino. Vado errando» (19) è la risposta di Siddharta a Govinda, l’amico che gli chiede dove egli sia diretto, senza capire che la meta del lungo cercare di Siddharta non è «nient’altro che una disposizione dell’anima, una capacità, un’arte segreta di pensare in qualunque istante, nel bel mezzo della vita, il pensiero dell’unità, sentire l’unità e per così dire respirarla» (20). Il Vagabondo, o ancor meglio, il Cercatore, come Hesse stesso si definisce (21), è colui che, sentendosi estraneo al mondo borghese e da esso non capito, decide di porgersi ai margini di esso e perseguire il proprio cammino individuale in solitudine, avverso a ogni autorità, prima fra tutti quella scuola duramente criticata in Sotto la ruota (1906) che, insieme con I turbamenti del giovane Törleß di Robert Musil pubblicati nello stesso anno, costituisce un durissimo attacco all’opprimente conformismo dell’istituzione collegiale. Il romanzo giovanile di Hesse – frutto di un’elaborazione letteraria della propria esperienza scolastica e di quella del fratello Hans – prende spunto dalle vicissitudini contingenti del seminarista Hans Giebenrath e dell’amico Heilner (il ricorrere simbolico di nomi in H. H. è tipico degli scritti di Hesse), per risolversi in un’accusa generale all’istruzione scolastica in quanto tale che, votata al motto dello “spezzare la volontà” dell’alunno, mira a rendere il futuro uomo un docile ingranaggio della macchina sociale. Molti anni più tardi, con la figura del “Magister Ludi” Josef Knecht, Hesse creerà quell’ideale di maestro illuminato, che solo avrebbe potuto salvare il piccolo Hans dalla disperazione in cui invece si distrugge annullandosi. Il mito del Viandante raggiunge il culmine nel Pellegrinaggio in Oriente (1932), l’affascinante racconto di quell’ideale “comunione di anime” già vagheggiata nel Demian e in seguito ricordata da Hesse nel discorso di conferimento del Nobel, ideale che sempre covò anche Friedrich Nietzsche: un’accademia dei liberi spiriti di tutti i tempi e tutte le latitudini in cammino negli spazi e nei secoli al servizio – ricordiamoci di Knecht – della pace e dell’armonia umana e la cui meta, racconta il violinista H. H. protagonista del Pellegrinaggio, «non era soltanto un’entità geografica, ma era la patria e la giovinezza dell’anima, era il Dappertutto e l’In-Nessun-Luogo, era l’unificazione di tutti i tempi» (22). Senofonte, Platone, Lao Tze, Novalis e tutti gli altri grandi artisti e uomini di pen- conscio» (27), lo Sguardo nel Chaos (1920) che rivela la vanità di ogni ordine e l’interscambiabilità di tutti gli opposti che lacerano l’esistenza, è portatore di un effetto catartico in grado di svelare che i contrasti della vita, la divisione fra Spirito e Natura, tra Buono e Cattivo, tra Yin e Yang, non sono nient’altro che un velo di Maya celante l’unità del Tutto. Solamente attraverso lo sguardo nell’abisso si può, infatti, raggiungere quella “Madre primigenia” verso cui tendono tutti i personaggi di Hesse, ne siano coscienti o meno: quel grembo originario in cui ogni identità individuale cessa di dolere, per ritornare a fondersi in una comune origine indifferenziata (28). Il «marchio di Caino» che portano impresso Emil Sinclair e il suo amico e alter-ego Demian non è altro che il marchio del Chaos (dal greco χα αos, ovvero anche baratro, voragine che si spalanca), il marchio degli eletti che hanno guardato nell’abisso dell’esistenza umana riuscendo a scorgerne l’inesprimibile armonia. Ecco allora il significato di tanti simboli e tematiche ricorrenti nella prosa hessiana. Si pensi alla metafora del sogno, unita alla lucida coscienza dei limiti della parola. Pur con tutta la sua potenza, il linguaggio non può che evincere dall’uso dei concetti, delle definizioni che tracciano i confini del pensiero ma che inevitabilmente sono costrette a limitarlo. Il sogno è, invece, in grado di donare la «libertà di vivere contemporaneamente tutte le cose pensabili, di scambiare per gioco il dentro e il fuori, di far scorrere come quinte il tempo e lo spazio» (29). Attraverso la sua magia, la realtà trasmuta, sfuma, perde la rigidità del pensiero dialogico e acquista quella molteplicità e mistero in grado di trasformare un omega in un serpente, come succede al giovane Boccadoro quando studia asson- ` siero passati presenti e futuri, tutti i grandi scrittori della “Weltliteratur” insieme con i loro personaggi, costituiscono quei pellegrini alla cui memoria sarà dedicato – in un raffinato gioco autoreferenziale – il Giuoco delle perle di vetro, la grande opera senile dedicata al nobile ordine spirituale di Castalia, inteso dallo scrittore come utopico contrasto alla barbara realtà del Reich nazista (23). Il motivo del viaggio interiore viene in particolare arricchito di tematiche mitologiche e psicoanalitiche negli scritti successivi alla profonda crisi che colpisce Hesse durante gli anni della prima Guerra Mondiale (24), crisi da cui esce grazie all’interessamento per le teorie junghiane sull’inconscio collettivo e a numerose sessioni di analisi. Molti personaggi di Hesse vivono, infatti, continuamente in bilico nella zona di confine fra il conscio e l’inconscio, fra i due mondi in cui cresce il piccolo Emil Sinclair e nell’abisso in cui si dibatte Klein, costantemente sull’orlo della follia. Si pensi anche a Klingsor (1920), la cui pittura surreale permette all’artista di riattraversare tut-t te le tappe del profondo, e si pensi soprattutto alla frantumazione in mille «molteplicità di nuclei psichici» (25) del “pazzo” Harry Haller, che si dibatte continuamente lacerato in un’esistenza impossibile, contemporaneamente dentro alla società borghese e fuori da essa, gentile e colto intellettuale ma anche bestia feroce e notturna (26). Con il Lupo della steppa Hesse prende una posizione critica contro i suoi precedenti romanzi come Camenzind e Gertrud, in cui ora ravvisa, nonostante tutto, un fondo di falsità. Se Camenzind e Kuhn, constatando la loro condizione di inetti a vivere, si rinchiudono pavidamente in una nobile quiete, Harry Haller compie invece il salto nell’abisso e guarda negli occhi le profondità della propria anima. Ma questo «dialogo con l’in- Hermann Hesse, Sguardo sul lago Ceresio, acquerello, 1924. Hermann Hesse, Gazing on Lake Ceresio, watercolour, 1924. natamente il greco, credendo così di compiacere l’amico studioso Narciso che, al contrario, capisce la necessità per l’amico di seguire il proprio destino uscendo dal chiostro di Mariabronn – variazione di Maulbronn, il collegio in cui studiano Hermann Hesse e Hans Giebenrath – per gettarsi nelle braccia della vita, delle donne e della natura. E si pensi poi alla musica e all’acqua, presenze irrinunciabili nell’opera di Hesse, perfetti simboli della serena armonia e dell’essere nel divenire. Quasi in ogni romanzo di Hesse troviamo scorrere libera e impetuosa l’acqua di un fiume, o riposare sereno e profondo lo specchio di un incontaminato lago alpino. Spesso scorgiamo anche librarsi e viaggiare sospese fra cielo e terra una o tante nuvole, «eterno simbolo del viaggiare, della ricerca, del desiderio e della nostalgia» (30), come avverte Camenzind nel suo bel canto alla natura, sicuro che al mondo non vi sia uomo che ama le nuvole più di lui. Femminile e materna, l’acqua racchiude gli opposti come il grembo originario della Madre (31), e ad essa si affidano terminando la loro vita terrena non solo l’impiegato Klein o il probabile suicida Hans Giebenrath, ma anche il leggendario Knecht che, in un’altra vita, fu anche Mago della pioggia. Colui che, come il barcaiolo Vasudeva del Siddharta, sa ascoltare la musica del fiume (32), è colui che ha scorto l’Essere dietro l’eterno e cangiante fluire delle onde e possiede il sorriso dell’illuminato. Ma sorride anche l’amico musicista Pablo, in ve- Lettera autografa di Thomas Mann a Hermann Hesse del 2 agosto 1916. Signed letter from Thomas Mann to Hermann Hesse dated August 2, 1916. 188 CRONACHE AZIENDALI rità l’immortale Mozart, che, insieme alle sensuali e misteriose amiche Maria ed Erminia, avvia il lupo della steppa verso la guarigione, facendogli riconoscere dietro il crepitio di una vecchia radio la sua musica immortale, quel «linguaggio senza parole che esprime l’inesprimibile e rappresenta l’irrappresentabile» (33). La musica è l’arte assoluta che affascina e commuove Emil Sinclair, Hermann Lauscher e Josef Knecht, il quale, nel progetto non finito della sua quarta vita, in lei troverà ciò che l’educazione pietista non gli ha saputo dare. La musica «universo di ogni espressione dello spirito, linguaggio supremo della divinità» (34), come nota Padre David Maria Turoldo, è per Hesse e i suoi personaggi la più alta espressione di contatto con l’armonia universale. Ecco allora che il sublime Giuoco delle perle di vetro, nobile capacità dell’associare in un’unica melodia i più vasti campi del vero, del giusto e del bello, non può che poggiare e trarre origine proprio da quest’arte. E dove la musica è ridotta a stridente e sguaiato strimpellare di un violino, lì è segno che non regna alcuna armonia, come accade nel cupo seminario di Maulbronn in Sotto la ruota, dove un collegiale incapace si ostina ottusamente a graffiare il povero strumento, facendo solamente la figura del cretino. La descrizione più bella della prosa hessiana, paragonata proprio a una composizione musicale, ci è stata lasciata da Hesse stesso, nell’ironico e acuto racconto – amatissimo dall’amico Thomas Mann (35) – dal curioso titolo di Psicologia Balneare (1925): «S’io fossi un musicista – immagina lo scrittore – potrei scrivere senza difficoltà una melodia a due voci, una melodia composta di due linee, di due serie di toni e di note, che corrispondono, si completano, si combattono, si condizionano a vicenda […]. E chiunque sapesse leggere uno spartito potrebbe leggere la mia doppia melodia, vedrebbe e udrebbe, di ogni nota, la nota opposta, la nota sorella o nemica o antitetica. Ebbene, è proprio questo, questa doppia vocalità, quest’antitesi in eterno movimento, questa linea doppia che io vorrei esprimere col materiale che ho a disposizione, cioè con le parole e ci lavoro disperatamente e non riesco» (36). Tutte le coppie dello scrittore, come Narciso e Boccadoro, Veraguth e Burkhardt, Muoth e Kuhn, Siddharta e Govinda, Sinclair e Demian, Knecht e Designori costituiscono, infatti, una melodia a due voci suonata nel tentativo di rappresentare il mitico uomo ideale che sappia finalmente unire i due poli dell’esistenza, vivendo in armonia fra Eros e Logos, fra spirito apollineo e dionisiaco, al di là di ogni separazione, nella primigenia unità divina (37). Ma il destino di tutti questi viandanti, risuoni in essi più una nota che l’opposta, è unico e diverso per ognuno. Se Narciso ha scelto la via della contemplazione, Boccadoro percorre quella dell’arte e dell’amore sensuale. Se il lupo Harry Haller si aggira brado e anarchico nella steppa, il “Magister Ludi” Josef Knecht, anche quando abbandona la carica di maestro del Giuoco lasciando la superba provincia pedagogica, compie l’azione con il proposito di servire e conservare l’Ordine castalio. Per raggiungere la “Heimat”, Hesse non si stanca di mostrarci come l’unica strada da percorrere sia la via interiore della propria coscienza. Ecco perché, quando Siddharta incontra il Buddha, egli ammira e rispetta sommamente il Gotama, ma non ne diventa discepolo, come invece accade all’amico Govinda, bensì continua a percorrere la propria via, conscio che solo in questo modo egli potrà essere vicino al venerabile. È, quello di Hermann Hesse, un insegnamento di libertà e responsabilità semplice e toccante come lo sono tutte le grandi verità dell’umana saggezza: sii te stesso, percorri la tua strada, perché «un padre può dare a suo figlio il naso e gli occhi, e magari l’intelligenza, ma non l’anima. Essa è nuova in ogni uomo» (38). 1) Cfr. G. DECKER, Hesse-ABC, Leipzig, Reclam, 2002, p. 187. 2) Fenomeni come questi sono noti come “malintesi creativi” e sono la gioia degli studiosi di letteratura comparatista. 3) Cfr. www.hesse2002.de. 4) H. HESSE, Wanderung, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1975, p. 9. 5) B. ZELLER, Hermann Hesse, Hamburg, Rowohlt, 2001, p. 40. 6) H. HESSE, Hermann Lauscher, trad. di E. BANCHELLI, Milano, SugarCo, 1991, p. 20. 7) E. BANCHELLI, Introduzione a H. HESSE, Hermann Lauscher, cit., p. 8. 8) C. MAGRIS, Prefazione a H. HESSE, Romanzi, Milano, Mondadori, 1977, p. XXV. 9) Cfr. V. MICHELS, Prefazione a H. HESSE, Il Viandante, trad. di F. SOLINAS, Milano, Mondadori, 1993, p. 6. 10)H. HESSE, Peter Camenzind, trad. di E. POCAR, Milano, Mondadori, 1980, p. 66. 11) H. HESSE, Esperienze in Engadina, in Il Viandante, cit., p. 308. 12) H. HESSE, Peter Camenzind, cit., p. 43. 13) Ibidem, p. 56. 14) C. MAGRIS, Fra il Danubio e il mare, Milano, Garzanti, 2001, p. 15. 15) H. HESSE, Demian, trad. di E. POCAR, in Romanzi, cit., p. 433. 16) C. MAGRIS, Prefazione, cit., p. XXV. 17) Knecht significa in tedesco servitore. 18) Cfr. H. HESSE, lettera a Rolf v. Hoerschelmann del 22 febbraio 1944 in Ausgewählte Briefe, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1974, p. 208. 19) H. HESSE, Siddharta, trad. di M. MILA, Milano, Adelphi, 1994, p. 131. 20) Ibidem, p. 175. 21) Cfr. H. HESSE, lettera a Vasant Ghaneker dell’aprile 1953 in Ausgewählte Briefe, cit., p. 405. 22) H. HESSE, Il pellegrinaggio in Oriente, trad. di E. POCAR, Milano, Adelphi, 2002, p. 25. 23) Cfr. H. HESSE, lettera a Thomas Mann del 23 ottobre 1946 in H. HESSE e T. MANN, Carteggio, trad. di R. RONCARATI, Milano, SE, 2001, p. 197. 24) Oltre allo sgomento nei confronti di un’Europa dilaniata dai Nazionalisti, nell’“annus horribilis” 1916 Hesse perde il padre, la prima moglie viene ricoverata in una clinica per malattie mentali e il figlio Martin è gravemente malato. 25) C. MAGRIS, op. cit., p. XXXIII. 26) M. P. CRISAZAN PALIN, Nota introduttiva a H. HESSE, Demian, in Romanzi, cit., p. 301. 27) H. HESSE, Blick ins Chaos, Berlin, Seldwyla, 1920, p. 13. 28) B. BIANCHI, Introduzione a H. HESSE, Sull’amore, Milano, Mondadori, 1988, p. 6. 29) H. HESSE, Il pellegrinaggio in Oriente, cit., p. 26. 30) H. HESSE, Peter Camenzind, cit., p. 13. 31) Cfr. B. BIANCHI, op. cit., p. 6. 32) Si noti come il verbo ascoltare – un ascoltare naturalmente dell’anima e non dei sensi – compaia già nel titolo del primo romanzo di Hesse, il già citato Hermann Lauscher. 33) H. HESSE, Il lupo della steppa, trad. di E. POCAR, Milano, Mondadori, 1996, p. 127. 34) D. M. TUROLDO in G. RAVASI, Il Canto della Rana, Casale Monferrato, Piemme 1990, p. 13. 35) T. MANN, in H. HESSE e T. MANN, Carteggio, cit., p. 153. 36) H. HESSE, Psicologia Balneare, trad. di I. A. CHIUSANO, in Altri Romanzi e Poesie, Milano, Mondadori, 1996, p. 481. 37) Cfr. H. HESSE, Der Ideale Mensch, in Eigensinn macht Spaß, Ebner Ulm, Insel, 2002, p. 105 s. 38) H. HESSE, Knulp, trad. di E. POCAR, in Romanzi, cit., p. 257. HERMANN HESSE THE PILGRIM OF THE ORIENT The main thread of his work is represented by the poetry of wandering: he filled many travel diaries which his impressions and poetical notes. His was an authentic journey of selfinstruction in which a youth abandons his village to venture out in the world. Not just a journey in terms of geography, but above all, a metaphor of the path that is necessary to reach the spiritual realm and inner harmony. Hesse’s journey is like that of Siddhartha who leaves his parents and joins the repentant hermits: he claims not to know where he is going, but is sure of being on the right path. This is how he gains the ability to look into the abyss and rediscover his origins: only by being yourself, and following your path to the end may you discover the true dimension of your soul. Hermann Hesse, Case a Montagnola, gouache, 1920. Hermann Hesse, Houses in Montagnola, gouache, 1920. CRONACHE AZIENDALI 189 HERMANN HESSE la Svizzera, l’Italia e il Ticino GIUSEPPE CURONICI Hesse e la prima moglie Maria Bernoulli a Gaienhofen sul Lago di Costanza. In alto: Hermann Hesse, Lago e colline (particolare), acquerello, 1924. Hesse and his first wife Maria Bernoulli in Gaienhofen on Lake Costance. - Above: Hermann Hesse, Lake and hills (details), watercolour, 1924. Hermann Hesse è uno degli scrittori più tradotti internazionalmente, il più diffuso degli autori del suo tempo. Dopo le edizioni normali o ristrette degli esordi, l’immenso riconoscimento avvenne nella seconda metà del secolo da poco conclusosi. Molti degli argomenti trattati da Hesse possono facilmente essere letti in senso universale, e il lettore vi si identifica. Uno è davvero fondamentale: la ricerca e la costruzione della propria personalità. Il secondo è non meno ragguardevole: la disponibilità a vedere tutto il male possibile, a sentirselo addosso nella propria vita, e nel contempo il bisogno o la volontà di non cedere al panico, alle tentazioni del nichilismo, alla perdita dei valori. Questi sono anche alcuni dei motivi per cui l’opera di Hesse ha suscitato in modo particolare l’attenzione dei giovani. Il suo ritratto dell’uomo in crisi, il Lupo della steppa, rappresenta i conflitti e la crisi di valori della civiltà occidentale nella prima metà del Novecento. Può valere per chiunque, anche in altri luoghi e tempi. Un altro aspetto notevole è l’apertura internazionale. Hesse è certo un autore tedesco; ma in lui emerge continuamente il riferimento a culture diverse. L’aspirazione alla pace interiore e all’armonia con gli altri e con il mondo – l’aspirazione, non l’ingenua presunzione di un facile possesso – è il tema del Siddharta, del Pellegrinaggio in Oriente, del Giuoco delle perle di vetro, ed è sviluppato in una specie di religiosità non dogmatica in Critico d’arte e critico letterario. Già Professore presso il Liceo Cantonale di Lugano e Direttore della Biblioteca Cantonale di Lugano. Vincitore del Premio Bagutta Opera Prima 2002 cui confluiscono spiritualità cristiana, amore e venerazione alla natura, tradizioni indiane, tradizioni cinesi. Dal periodo del nazismo Hesse usciva intatto e incontaminato: aveva predicato la pace, accettando di vivere lunghi anni di povertà piuttosto di piegarsi. Era diventato un simbolo della cultura tedesca chiamata alla rinascita della vita civile europea dopo le ceneri roventi della guerra. Verosimilmente è anche per questo motivo politico-storico-etico, oltre che per i meriti di scrittore, che a lui venne conferito il premio Nobel, proprio nel 1946, l’epoca della ricostruzione. Un orizzonte internazionale e un andirivieni attorno a Basilea I rapporti di Hesse con l’Italia e il Ticino non sono soltanto aneddoti geografici, ma riguardano alcune delle forze ispiratrici più profonde attive nell’animo dell’autore. Per capirne il significato occorre inserire l’immagine che Hesse aveva dell’Italia e del Ticino nell’insieme della sua produzione su tutto l’arco della vita; inoltre è necessario tener conto di altri riferimenti, che per quanto lontani (quanto dista l’India?) escono dalla stessa insopprimibile esigenza dell’animo: la ricerca della patria interiore. Dobbiamo mettere bene a fuoco questa idea di interiorità e internazionalità assieme. Diciamo dapprima che cosa non è. Non è livellamento, non è cosmopolitismo, non è turismo culturale come abitudine generica a passare da un luogo all’altro e da una filosofia all’altra per curiosità superficiale o per incapacità a stare fermo al proprio posto; non è il qualunquismo di chi nega la fede o la verità. Viceversa, l’atteggiamento di Hesse è tolleranza o meglio fraternità. Rispetta le diversità, onora il pensiero e la coscienza degli altri, riconosce che ciò che manca in una civiltà può essere appreso, per non dire addirittura importato, da culture diverse. Un autore europeo viene nella Svizzera italiana a scrivere in tedesco una storia indiana, il Siddharta, che è del 1922 e pare di oggi. Si apre una speciale gioia quando si scopre che da migliaia di chilometri e migliaia di anni sorgono richiami simili, come nelle figure di Buddha e di San Francesco. Geografia culturale di Hesse Davanti a noi sta un punto interrogativo: come mai Hesse ha incorporato nella sua personalità e nella sua produzione tali prospettive di pluralismo culturale? Dove e quando Hesse cominciò a orientarsi unificando tante direzioni? 190 CRONACHE AZIENDALI La risposta storica si trova al numero 21 della Missionstrasse, a Basilea. Questa città fu importante per Hesse, perché fu l’apertura alla cultura intercontinentale, e l’occasione dell’entrata in Svizzera. I movimenti religiosi pietisti diramati nei secoli tra Germania e Svizzera, nel 1815 a Basilea si erano rinnovati formando una società missionaria: la Evangelische Missionsgesellschaft, detta più brevemente Basler Mission, che è in piena azione ancora oggi. Il celebre indianista dottor Hermann Gundert, dirigente della missione in India, nel Malabar, era il nonno materno di Hermann Hesse. Fu un grande mediatore culturale, autore di traduzioni di parti della Bibbia e di un vocabolario inglese-malayam. Tornato in Europa, nel 1860 diventò direttore della casa editrice missionaria a Calw, collegata a Basilea. Più tardi rientrò dall’India la figlia di Gundert, Marie. Alle edizioni di Calw venne mandato anche il giovane pastore protestante Johannes Hesse, che pure era stato missionario in India. Johannes era di lingua tedesca ma di nazionalità russa, perché proveniva dall’Estonia, una delle province baltiche di lingua tedesca appartenenti all’impero degli zar. Johannes Hesse sposò Marie Gundert; Hermann Hesse nacque a Calw nel 1877, ed era cittadino russo. Nel 1881 la famiglia trasloca a Basilea, perché Johannes Hesse è diventato professore alla scuola della Basler Mission, dove rimane per cinque anni. Prendono la cittadinanza svizzera nel 1883, ma già nel 1886 la famiglia torna a Calw. Però nel 1890 il ragazzo Hermann Hesse, nato russo e diventato svizzero, assume la cittadinanza germanica, più esattamente del Württemberg, per poter dare l’esame di Stato e proseguire gli studi di teologia a Tubinga. L’anno successivo va in collegio a Maulbronn, dopo sette mesi scappa, poi mette in scena un tentativo di suicidio, fa l’apprendista orologiaio, pensa di nuovo a scappare, ma più lontano, ha in mente il Brasile. A questo punto comprendiamo il significato che ebbe per Hesse tutto quel complicato andirivieni attorno a Basilea: un incontro multivalente e profondo. Il pietismo, che presentava il cristianesimo soprattutto come esperienza interiore; la serietà spirituale dei missionari; il contatto con l’India e in genere un senso vastissimo dei rapporti interculturali e della tolleranza; l’ingresso in Svizzera, fase intermedia verso l’insediamento in Ticino. A Basilea comincia a pubblicare poesie, fa il libraio. Nel 1901 parte per l’Italia. Ricompare dopo tre mesi. Nel 1903, secondo viaggio in Italia, con Maria Bernoulli che sposerà l’anno successivo. Vanno ad abitare a Gaienhofen, sul Lago di Costanza e lì nascono tre figli. Nel 1911 con il suo amico pittore Hans Sturzenegger parte per i paesi indiani, per un viaggio di conoscenza e istruzione. Hesse nel 1912 si trasferisce a Berna, e da quel momento fino alla fine resta domiciliato in Svizzera. Nel 1919 si stabilisce definitivamente in Ticino. Dove si trova l’Eden? Per qualche motivo molto rispettabile, l’Eden è in India, oppure nella regione dei laghi, o in Italia. È esattamente la stessa cosa. Nel 1927, per i cinquant’anni di Hesse, il suo amico scrittore Hugo Ball (che era stato l’animatore culturale del movimento del Dadaismo) pubblicò la prima monografia biografico-critica su Hes- se, e in quel pregevole libro afferma che Montagnola è Honolulu. Non abbiamo nulla da eccepire, basterà chiarire qualcosa. Fra Ottocento e Novecento la civiltà occidentale è scossa, anzi sconvolta, da eventi nuovi di portata immensa. L’industria diventa civiltà industrializzata in massa. Cambiano le condizioni di vita. Crescita economica e conflitti sociali si intensificano. Le rivalità nazionalistiche stanno preparando la guerra mondiale. Il colonialismo si estende a tutto il mondo e pone le premesse all’attuale globalizzazione. Il disagio culturale e psicologico si acuisce: il passaggio dalla vita contadina e artigianale alla civiltà tecnologica, tra entusiasmo e sofferenze, conformismo e ribellione, sollecita a progettare un radicale cambiamento di vita. Per alcuni, è addirittura il recupero delle tradizioni etniche. Ad altri, appare l’obiettivo della rivoluzione sociale. Per non pochi intellettuali e artisti, un’aspirazione pressoché individuale, sentita con intensità, è la ricerca di luoghi puri, incontaminati, dove si possa vivere una vita autentica, davanti alle forze intatte della natura, la quale è più grande e più profonda delle città degli uomini. In concreto, vuol dire mettersi in viaggio e cercare altrove un possibile paradiso terrestre, che assomigli alla patria interiore indicibile e indescrivibile. Lo scrittore inglese Stevenson si trasferisce nelle isole dei Mari del Sud. Il pittore Gauguin va in Bretagna poi a Tahiti e nelle Isole Marchesi. Nietzsche sale in Engadina. Giovanni Segantini passa dall’Accademia di Brera alle cascine del CRONACHE AZIENDALI 191 Hermann Hesse, Casa Camuzzi, acquerello, 1926. Hermann Hesse, The Camuzzi House, watercolour, 1926. In the opposite pp ppage: g postcard to Paul Schoeck from Assisi, Spring 1911; Hesse was travelling with the musician Othmar Schoeck and composer Fritz Brun. «The convent of Assisi is the most beautiful thing you can imagine! Oh, Assisi! Walking through her streets (?!) Here, I feel + find all that there is in the Italian songbook [of H. Wolf]! Kindest regards from Othmar. To Othmar, after having drunk much Chianti: only the halo is missing. Fritz Brun We need Chianti more than a halo. Hesse». Maloja. Van Gogh va in Provenza. Cézanne già era riparato a casa sua, pure in Provenza. Altri vanno nei paesi di pescatori sulla Costa Azzurra, a cui l’industria del turismo non aveva ancora cambiato volto. Un gruppo di filosofi e artisti va sul monte di Ascona, e il monte dei filosofi è il Monte Verità; dopo la Prima Guerra mondiale ad Ascona arriva un nuovo flusso, ora sono i pittori e gli scrittori. Questi sono pochissimi esempi famosi: il movimento infatti è disseminato in vari punti d’Europa. In quegli anni, il Ticino, uno dei territori più poveri della Svizzera, era ancora quasi completamente collocato nella civiltà preindustriale. L’assimilazione con una terra utopica, con un Eden, era possibile. Per Hesse, assumeva anche il valore di un bisogno e di un rimedio, soprattutto per l’accumularsi di circostanze dolorose, di cui diremo fra breve. Riassumendo, agli occhi di Hesse l’India, l’Italia, il Ticino avevano un aspetto in comune: il luogo di valori primordiali, il senso religioso della natura, la spontaneità del vivere, l’armonia tra uomo e natura, almeno come immagine utopica edenica. Ma, una volta accertato il nucleo comune, dobbiamo considerare gli elementi differenziali. India. Nel caso dell’India, in Hesse agiscono le acquisizioni dell’infanzia, la tradizione di casa, la presenza di grandi sistemi culturali spirituali, alternativi a quello europeo e specialmente al conformismo materialista. Italia. Per l’immagine dell’Italia è attiva un’altra tradizione, quella dell’uomo di cultura tedesco che mira al Paese della classicità e dell’arte. L’impulso a sud, un sud che è natura e cultura. Ciò vale proprio anche nel caso di Hesse, il quale tuttavia non pensa molto Cartolina di Hermann Hesse al padre, datata Venezia 2 maggio 1901: «Cari saluti a te e a tutti! Abito presso la signorina Hüller a Venezia: Fondamenta Fenice 2551. Mi trovo bene, nonostante un raffreddore e sono contento. Lettere ecc. qui, per favore. Cordialmente Hermann» (Marbach, Deutsches Literaturarchiv). Hermann Hesse’s postacards to his father, dated May 2, 1901, Venice: «Greetings to you and everyone! I am living at the home of Miss Hüller in Venice: Fondamenta Fenice 2551. I am well, despite a cold and I am happy. Letters, etc. here please. Sincerely Hermann» (Marbach, Deutsches Literaturarchiv). 192 CRONACHE AZIENDALI all’antichità classica e neanche all’antichità cristiana (infatti non andò mai a Roma); gli interessa invece vivamente il Paese, la gente, e l’arte dalla fine del Medioevo fino ai suoi giorni. Ticino. Il colle di Montagnola, sul lago di Lugano, è la sintesi di un eden immaginario con un paese concreto, effettivo. Offre il doppio vantaggio di essere nel medesimo tempo già vicino all’Europa centrale e ancora vicino alla natura rustica. È il luogo dove Hesse realizzò la parte culminante del suo lavoro, nella piena maturità e fino alla conclusione. I viaggi in Italia La scoperta dell’Italia è una grande esperienza esistenziale, non solo culturale, vissuta da Hesse all’inizio del XX secolo. Il primo viaggio in Italia è documentato da un Diario e da altri testi di carattere descrittivo o autobiografico. Gli scritti di Hesse Aus Italien, raccolti da Volker Michels (Frankfurt a. M., 1983), sono stati pubblicati con il titolo Dall’Italia, a cura di Eva Banchelli (Milano, 1990). Parte da Calw la sera di lunedì 25 marzo 1901 e arriva a Milano martedì alle undici e mezza di sera. Visita Pavia, Genova, Firenze, Pisa, Pistoia, Prato, Livorno e altri luoghi, torna a Firenze e qui rimane fino al 28 aprile. Poi va a Ravenna, Padova, Venezia, la Laguna, il Lido. Da Venezia si accomiata il 17 maggio, si ferma un giorno a Milano per vedere Brera. Sabato sera «alle dieci e mezza sono salito sul treno del Gottardo». Le pratiche doganali a Chiasso lo infastidiscono. Vicino a Lugano si addormenta. Il pomeriggio di domenica 19 maggio rientra a Calw. Prima del viaggio si era preparato a dovere. Aveva studiato la lingua italiana e la storia dell’arte. Tutto il diario è attraversato da opere e artisti. L’architettura, la scultura e l’antichità assumono una posizione un poco secondaria rispetto allo spazio occupato dalla pittura. L’interesse del giovane scrittore qui è estremamente accentuato e la sua sensibilità è acuminata e finissima. Si sofferma continuamente sulla ricchezza del colore, non solo per gli effetti della percezione, ma per il significato culturale connesso. 10 aprile, Palazzo Pitti: «Siedo di nuovo a lungo davanti alla Caterina di Tiziano. La cosa veramente particolare del quadro è la totale unità di toni, per lo più assente nella pittura toscana, un’unità nella quale luce, figure, paesaggio ecc. sono accordi di pari intensità». La sua disposizione a sentire pittoricamente è eccezionale, al punto che la ritroviamo anche quando invece di descrivere quadri egli descrive paesaggi reali. 23 aprile: «Dal Ponte delle Grazie, meravigliosa vista sull’Arno che, di un verde scuro e limpido in alto, passando sotto i ponti più in basso rispecchiava tutti i colori della sera». In Toscana è avvenuta una rivoluzione culturale grandissima, il passaggio dal Medioevo all’Età Moderna. Di questo divenire storico, Hesse si occupa poco, anche se nella sua preparazione c’era un capolavoro della ricerca storica, il celeberrimo libro sul Rinascimento di Jakob Burckhardt. Hesse invece si concentra soprattutto, di volta in volta, sul singolo dipinto. Però almeno una volta mette in chiaro la mutazione storica, verso la fine del suo scritto su San Francesco e il francescanesimo, del 1904, quando cita Giotto riconoscendolo come straordinario innovatore: «Soprattutto Giotto, il primo grande pittore dell’epoca moderna, è stato spinto proprio dalla sua riconoscenza e dal suo forte amore per Francesco e dalla di lui spiritualità a quella profondità». Dopo i due fondamentali viaggi di scoperta, 1901 e 1903, attestati dai diari, Hesse scese dal Nord in Italia più volte, meglio se in compagnia di qualche amico. Ma l’accumulo di informazioni museali e storiche, sottilmente e a poco a poco lo interessava meno. Apprezzava la gente, la popolazione, l’ambiente, il modo di vivere che gli pareva meno affannoso e artificioso di quello che trovava in patria; un ritmo di vita più vicino alla spontaneità naturale. Il testo Giornata di viaggio in Italia, del 1913, dà una sentenza conclusiva: «Al di là delle differenze e degli affascinanti contrasti fra popoli e Paesi, sempre, e con sempre maggior chiarezza, mi verrà incontro il senso unitario dell’umanità». Lingua e letteratura italiana Pare che l’italiano fosse la sola lingua straniera che Hesse conoscesse bene, comunque la sua seconda lingua dopo la lingua materna. Oggi la titolare della libreria Fuchs e Reposo, libreria Wega, in via Nassa a Lugano, si ricorda che da ragazza aveva visto più volte entrare in negozio quel signore alto e magro, gentilissimo, che parlava tedesco o anche italiano con accento tedesco. Anche a Montagnola c’è ancora chi se ne ricorda. Quando andava a trovarlo qualche suo amico tedesco, era Hesse la guida. Al grotto Cavicc o al ristorante Bellavista faceva l’interprete tra Thomas Mann e l’ostessa. Notiamo bene che Hesse apprese l’italiano, non dopo essersi insediato nella Svizzera Italiana, ma parecchi anni prima; aveva infatti cominciato a studiarlo prima ancora del viaggio del 1901. Naturalmente all’inizio lo parlava con accento da barbaro. Il Diario di quei ricchissimi mesi ci fornisce svariate informazioni. Milano, mercoledì 27 marzo: «Cena in una piccola trattoria (macheroni con sugo)». A quei maccheroni mancava solo una “c”. «L’intera famiglia, gatto compreso, era seduta a tavola con me e se la rideva del mio italiano». Giovedì 28, a Pavia, sosta in un’osteria di campagna: «Gente semplice e alla mano che si è dimostrata molto cortese con me e rideva del mio italiano». Arriva a Firenze e viene accolto in casa del professor Thurnheer. Pasqua, 7 aprile: il professor Thurnheer «mi mette gentilmente a disposizione della letteratura su Firenze», ma venerdì Hesse aveva già acquistato un classico italiano rinascimentale, le Vite del Vasari. Dopo tre settimane, domenica 28 aprile, è a pranzo dai Thurnheer, e annota: «Con loro parlo solo italiano». Il 17 maggio, sulla via del rimpatrio, fa conversazione sul treno da Milano a Venezia con un inglese. «Abbiamo parlato metà italiano e metà tedesco. Poi si è unita a noi una signora di Venezia con una figlia graziosa e abbiamo chiacchierato tutti insieme in italiano». Il secondo grande viaggio in Italia è del 1903. Lo fa in compagnia di Maria Bernouilli e dell’amica di lei, la pittrice Gudrun, che li aspetta alla stazione di Milano. A Firenze trova una camera dai Thurnheer, le due ragazze alloggiano nelle vicinanze. Martedì 7 aprile esibisce il suo sapere linguistico. Con i Thurnheer chiacchiera per un’ora, e conclude: «Mi ha fatto un gran piacere che il mio italiano arrugginito riprendesse a scorrere così bene». Hesse legge direttamente alcuni dei massimi autori italiani, scrive in tedesco articoli sulla loro opera, e pubblica delle traduzioni-rielaborazioni. Alcune sue versioni tedesche di pagine dai Fioretti di San Francesco sono indicate da Eva Banchelli come traduzione e riduzione, oppure libero adattamento. È chiaro il motivo per il quale Hesse ammira San Francesco: corrispondeva moltissimo al modello di spiritualità cristiana che egli aveva contemplato e interiorizzato fin da bambino attraverso la forte religiosità dei suoi genitori e del grande nonno Gundert. Un giovane di famiglia ricca e onorata, dopo aver gustato i sapori del mondo, pianta tutto, sceglie la povertà, l’interiorità spirituale, e va a fare il monaco. Chi rappresenta questo profilo biografico? Il figlio del borghese di Assisi, Francesco? O il figlio del signore di Kapilavastu, Buddha? O un modello astratto di conversione? Nel 1904 Hesse pubblica due scritti biografici, uno su Boccaccio, e uno su San Francesco. A dire il vero, sono due personaggi diversi assai, messi uno accanto o contrapposto all’altro. Nel romanzo del 1930, Narciso e Boccadoro, i due protagonisti sono un monaco asceta e un artista sensuale. Simili coppie di opposti tornano con insistenza nell’opera di Hesse maturo. La polarità, la contraddizione della vita umana è uno dei temi che lo attraggono maggiormente. CRONACHE AZIENDALI 193 Cartolina a Paul Schoeck da Assisi, primavera 1911; Hesse viaggiava con il musicista Othmar Schoeck e il compositore Fritz Brun. «Questo convento di Assisi è la cosa più bella che si possa vedere! Ah Assisi! Passeggiando tra le vie (?!) sento + trovo qui tutto quanto c’è nel canzoniere italiano [di H.Wolf]! Tanti cari saluti dal tuo Othmar. A Othmar dopo aver bevuto molto Chianti manca solamente l’aureola. Fritz Brun Però abbiamo più bisogno del Chianti che di un’aureola. Hesse». Hesse mentre dipinge nei pressi di Montagnola in una fotografia della fine degli anni ’20. Hesse, while painting near Montagnola, in a photograph from the end of the 1920’s. HERMANN HESSE: SWITZERLAND, ITALY AND THE TICINO Hesse produsse molti articoli per giornali e riviste, che vanno dal racconto al breve saggio e alla recensione di libri. Lo vediamo passare, con itinerario libero, attraverso parecchi nomi e autori italiani: Leonardo, Machiavelli, Pascoli (per il quale il 5 giugno 1914 sulla “Münchner Zeitung” osserva: «Molti dei suoi delicati Poemetti sono così ricchi di sonorità musicali da far apparire impossibile una traduzione»). The vast and intense search for an international horizon in his life’s experience may not be reduced to simple cultural tourism: it is tolerance and fraternity. But where do you put “Eden”, the interior destination he so longed for? This is a compound objective in his cultural and human growth. And then there is India, which was part of his family’s spiritual DNA. And Italy, the country of classicism and art. There is the Ticino, a real and ideal place so very close to the heart of Europe, yet all the while rustic and unspoiled. In his various journeys in Italy, he appreciated the masters of painting and expressed a particular sensitivity in receiving its implicit message. But he appreciated Italian style, especially in the people’s nature: the simple warmth of a world which seemed to have kept its wonder of life intact. In Ticino Forse ciò che il Ticino fu per Hermann Hesse assomiglia davvero alla parte più raggiungibile dell’utopia dell’Eden. Lo scrittore vi si stabilì definitivamente nel 1919, ma aveva cominciato a conoscerlo, a poco a poco, fin dall’inizio del secolo. Lo sguardo più fugace fu quello attraversandolo dal treno in corsa, nei viaggi in Italia. Nel 1905 fece un’escursione a piedi tra il Lago di Como e il Lago di Lugano. Due anni più tardi andò ad Ascona, sul Monte Verità, per una cura fisioterapica. A partire dal 1916 frequentò la regione di Locarno, tra lago e montagne, solo o con amici, per brevi periodi di vacanza. Per Hesse furono estremamente difficili i tempi corrispondenti alla Prima Guerra mondiale, e immediatamente successivi. Durante il conflitto si dedicò a opere assistenziali per i prigionieri di guerra tedeschi. Sui giornali subì ripetuti e violenti attacchi, perché si era espresso contro il militarismo pangermanico. Un figlio si ammalò, il padre morì improvvisamente, e la moglie dovette essere ricoverata in clinica per una malattia psichiatrica gravissima. Essendo lui stesso in pericolo di smarrire l’equilibrio, e rendendosene conto, nel 1916 Hesse si mise in cura psico-analitica dal dottor Lang, discepolo di C. G. Jung. Una prima e inaspettata conseguenza fu l’inizio di una nuova attività creativa: il dottor Lang suggerì al suo paziente di mettersi a disegnare e dipingere, a scopo terapeutico. Lo scrittore eseguì autoritratti in bianco e nero e innumerevoli paesaggi, che salirono fino al numero di tremila acquerelli in dieci o quindici anni. Quasi tutti sono paesaggi ticinesi. L’atti- 194 CRONACHE AZIENDALI vità del dipingere era nello stesso tempo fisica e psichica; l’affanno si scioglieva in immagini. E il tema trattato era, in un certo senso, il più ricco di vita, pace e maestà: cielo, laghi, qualche villaggio, alberi, foreste. La natura. La sconfitta della Germania fu per lui una catastrofe psicologica, morale, e anche finanziaria, a causa dell’inflazione che annientò i suoi risparmi. La crisi parzialmente padroneggiata non si arrestò; Hesse trovò una sistemazione adeguata per i tre figli, e decise di allontanarsi da Berna, strapparsi da ogni cosa e ricominciare la vita daccapo, forse tra Ascona, Arcegno e Ronco. Ma ecco uno strabiliante inconveniente! Anche la moglie, momentaneamente dimessa dalla clinica psichiatrica, aveva stabilito di venire nel Ticino, e comprarsi una casa proprio ad Ascona. Allarmato, Hermann Hesse modificò i programmi. Doveva spostarsi più a sud, in riva a un altro lago, quello di Lugano. Scese a un albergo a Sorengo, e dopo non troppi giorni scoprì una dimora che lo affascinava nel paese di Montagnola. L’architetto Camuzzi, attivo a metà Ottocento a San Pietroburgo, rientrando al paese natio si era sistemato un grosso cascinale trasformandolo in palazzo eclettico-barocco-orientale. Qui Hesse affittò quattro camere senza riscaldamento. C’era un camino, e un balcone. Si mise al lavoro. La sua capacità produttiva nei primi anni fu frenetica, poi assunse un ritmo più disteso. Nel 1931 Hesse, che aveva ancora difficoltà finanziarie, ricevette un importante aiuto dal mecenate Hans C. Bodmer, che fece costruire per lui la Casa Rossa, dove lo scrittore abitò e lavorò fino alla morte. Montagnola fu la culla dei suoi lavori più famosi. Uno di essi, L’ultima estate di Klingsor, è un racconto ambientato in casa Camuzzi: si riconoscono il giardino, il balcone, il paesaggio. I nomi di luoghi sono anagrammi di nomi effettivi: Manuzzo sarà Muzzano, Laguno è Lugano, Caruno vuol dire Carona. A noi sembra di dover notare qualcosa di molto vivo: sono tutti luoghi che da Montagnola si possono raggiungere a piedi, andata e ritorno al massimo in una giornata. Significa che sono i luoghi sentiti da Hesse direttamente con la sua presenza corporea. Al Ticino, al paesaggio, alla popolazione, alle feste e alle chiese e ai paesi, Hesse dedicò innumerevoli pagine descrittive e autobiografiche. Era grato al paese che lo aveva accolto. Ma, e il cartello? All’ingresso della Casa Rossa, sul pilastro del cancello, un giorno apparve una scritta severa: le visite non sono gradite. Hesse era in quel momento lo scrittore più famoso al mondo. Aveva settanta, ottant’anni, e venivano a trovarlo ragazzi con il sacco a pelo e la chitarra, e sconosciuti da ogni parte del mondo. Cosa doveva fare, dare retta a decine di visitatori ogni giorno? A ottant’anni? Chiuse il cancello, per legittima difesa. Ma non lasciò cadere il colloquio. Rispondeva a chiunque gli scrivesse. Scrisse trentacinquemila lettere. Nel 1923 aveva voluto abbandonare la cittadinanza germanica, per amore al popolo e alla cultura tedesca e per disprezzo alle nuove nere correnti politiche che stavano per precipitare il suo Paese in una bufera peggiore della precedente. Volle diventare svizzero, ticinese, lui che aveva desiderato imparare l’italiano. Il Comune gli conferì la cittadinanza onoraria. È sepolto al cimitero di Gentilino. 䡵 IL MUSEO HERMANN HESSE a Montagnola Un luogo d’incontro REGINA BUCHER Il 2 luglio 1997, in occasione del 120° anniversario della nascita dell’artista, Premio Nobel per la letteratura nel 1946, il Museo Hermann Hesse fu inaugurato nell’antica Torre Camuzzi, situata nel nucleo del paese di Montagnola e appartenente al complesso della Casa Camuzzi. Diretto dalla Fondazione Hermann Hesse, il Museo è diventato un luogo che permette ai visitatori, in una stimolante atmosfera, di ripercorrere il cammino creativo di Hesse, di raccogliersi nel regno della sua opera letteraria e di godere la bellezza dei suoi acquerelli. L’allestimento del Museo consente il contatto e lo scambio tra i visitatori. All’entrata, nel giardino e nel bookshop che dispone delle opere di Hesse in quattro lingue, i posti a sedere invitano alla sosta e alla comunicazione. In virtù di un’ampia ideazione, il Museo offre al visitatore, accanto all’esposizione permanente di manoscritti, lettere, edizioni librarie, acquerelli, fotografie e og- Direttrice della Fondazione Hermann Hesse Montagnola getti personali – tra gli altri, la scrivania e la macchina da scrivere –, diverse possibilità per avvicinarsi a Hesse. Annualmente, tre distinte mostre temporanee prendono in considerazione ed espongono un aspetto particolare di temi e personaggi legati a Hesse, mettendo a disposizione del pubblico opere e testi spesso inediti. Nel 2003 sono programmate le esposizioni sullo scultore Hermann Hubacher, sulla tessitrice di tappeti Maria Geroe-Tobler e una mostra sugli abitanti di Montagnola e la loro relazione con Hermann Hesse. Al Museo sono installati dei luoghi d’ascolto, grazie ai quali è possibile sentire la voce di Hesse che legge i suoi testi o ascoltare le sue musiche preferite. In una piccola sala si può assistere alla proiezione di un film-documentario in italiano, tedesco e inglese sulla vita ticinese dell’artista. Le letture settimanali in italiano e tedesco, seguite da una discussione con il pubblico, così come le passeggiate attraverso i luoghi amati da Hesse, le conferenze, i concerti e diversi momenti recitativi contribuiscono a rendere preziosa e piacevole la visita al Museo. THE HERMANN HESSE MUSEUM IN MONTAGNOLA. A MEETING PLACE It isn’t just a museum in the traditional sense of the term. It is a place of memories where the personality and work of the great writer continue to communicate extraordinary atmospheres. The museum was set up in 1997 and houses letters, personal effects, photographs, water colours, the desk and the typewriter: one can even listen to Hesse reading from his books. The author has been translated into 60 languages and at over 100 million books sold, he is the most widely read German-language writer of the twentieth century. The aim of the Foundation dedicated to him that runs the museum is to keep alive his work to testify not only to his exceptional creative capacity but also to the interior torment that is always current, especially during the anxiety-ridden periods in which we live. The museum’s twenty thousand visitors a year are a silent homage to a great spirit of our times. i colori e la tavolozza di Hesse (Montagnola, Museo Hermann Hesse). A sinistra: Il Museo Hermann Hesse nella torre di Casa Camuzzi a Montagnola. In alto: la macchina da scrivere di Hesse (Montagnola, Museo Hermann Hesse). Lo scopo principale della Fondazione è di mantenere viva l’opera di Hesse, di far riconoscere l’attualità dei suoi lavori letterari e di tematizzare lo spirito dell’artista quale superatore di confini. Il Museo conta annualmente 20.000 visitatori, rappresentando così, in Ticino, un’importante istituzione culturale, frequentata da un pubblico internazionale. Tradotto in 60 lingue e con più di 100 milioni di libri venduti, Hermann Hesse è l’autore di lingua tedesca del ventesimo secolo più letto al mondo. Per questo motivo la Fondazione Hermann Hesse Montagnola ha spesso organizzato progetti ed esposizioni fuori dai confini ticinesi, ad esempio a Winterthur, Zurigo, Berlino, Milano, Venezia e Bruxelles. 䡵 CRONACHE AZIENDALI 195 Painter’s delight: Hesse’s colours and easel (Montagnola, Hermann Hesse Museum). On the left: the Hermann Hesse Museum in the tower Casa Camuzzi at Montagnola - At the top: p Hesse’s typewriter (Montagnola, Hermann Hesse Museum). FATTI di casa nostra SERVIZIO DI CASSA DEL PONTIFICIO ATENEO SALESIANO Cash desk service of the Pontificio Ateneo Salesiano APERTURA DELLA SUCCURSALE DI BELLINZONA DELLA BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE) SA I Opening of the Bellinzona Branch Office of the Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA l prestigioso Pontificio Ateneo Salesiano di Roma ci ha affidato il servizio di cassa. La nuova acquisizione, che testimonia un susseguirsi di successi, è l’ennesima dimostrazione della fiducia nei confronti della banca da parte di organismi importanti, qual è per l’appunto l’ateneo romano, fiducia che, anche in questo caso, si è tramutata in preferenza. Rimanendo nell’ambito delle università, Biblioteca “Don Bosco” dell’Università Pontificia Salesiana “Don Bosco” Library of the Università Pontificia Salesiana di ITALO SPINI con la collaborazione di MAURA POLONI il Pontificio Ateneo Salesiano è stato preceduto, nell’affidamento del servizio analogo, dall’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano, dall’Università degli Studi San Pio V di Roma, dalla Pontificia Università Lateranense di Roma, dall’Università degli Studi dell’Insubria di Varese e Como, dal Politecnico di Milano. Il Pontificio Ateneo è stato fondato nel 1940 a Torino e trasferito a Roma venticinque anni più tardi. Nel 1973 Papa Paolo VI, con il motuproprio Magisterium vitae, elevò l’ateneo al rango di Università Pontificia, al cui prestigio diede una sferzata determinante il compianto sondriese don Egidio Viganò, già proboviro della banca. L a Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA il 4 novembre 2002 ha aperto la succursale di Bellinzona, ubicata nel centrale viale Stazione n. 26, abilitata a svolgere tutte le operazioni che la controllata svizzera può compiere. Tale unità amplia la sfera d’azione della “Suisse” nel Canton Ticino e completa, con la succursale di Locarno, la presenza nel Sopraceneri. Bellinzona, città dove insiste il governo cantonale e che conta diciottomila abitanti, è una porta d’accesso ai passi alpini e un centro importante dei commerci da e per l’Italia. Numerosi gli uffici ed efficienti i servizi pubblici. Bellinzona è meta di turisti e, tra le attrattive, primeggiano i castelli che vengono sempre più valorizzati. La nuova dipendenza è chiamata a mettere a disposizione i propri servizi anche agli abitanti delle valli che convergono su Bellinzona: Valle Riviera, Valle Leventina e Valle di Blenio. Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, succursale di Bellinzona Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, Bellinzona Branch Office partecipazioni nel capitale, di sostenere le imprese di piccole e medie dimensioni, soprattutto lombarde, impegnate in settori tecnologicamente avanzati e con buoni potenziali di crescita. APERTURA DELL’AGENZIA DI BELLAGIO Opening of the Bellagio Agency 1871: la prima sede della banca AVVIATA L’AGENZIA N. 5 DI SONDRIO Sondrio Agency n° 5 started L a banca è stata costituita il 4 marzo 1871 a Sondrio e l’ubicazione degli uffici era nell’attuale piazza Campello, a fianco della collegiata, esattamente nel punto dove ora insiste l’agenzia n. 5 (galleria Campello n. 2), che ha preso avvio il 4 novembre 2002. Un ritorno alle origini, quindi. La nuova unità ha un compito anzitutto promozionale, volto a seguire gli operatori commerciali, presenti in gran numero nelle immediate vicinanze della dipendenza. È chiamata inoltre a illustrare e offrire i prodotti finanziari e a fare da trait d’union tra la clientela e le varie filiali. Gli ambienti dell’agenzia sono luminosi e invitanti e ben si addicono 1871: the first headquarters of the bank all’innovativa attrezzatura di cui è stata dotata. Sono stati anche previsti, all’interno, due spazi idonei a ospitare eventi, quali mostre, esposizioni, incontri. Si è voluto, con l’istituzione di questo sportello, creare una “vetrina”, comoda e piacevole, attraverso cui comunicare con facilità. ACQUISITO IL SERVIZIO DI BANCA DEPOSITARIA DEI FONDI MOBILIARI CHIUSI PROMOSSI DA FINLOMBARDA GESTIONI SGR SPA The service of Custodian of the Closed Floating Asset Funds promoted by Finlombarda Gestioni SGR SpA acquired A bbiamo ricevuto l’incarico di svolgere il ruolo di banca depositaria dei fondi comuni mobiliari chiusi istituiti da Finlombarda Gestioni SGR spa, società partecipata da Finlombarda spa – finanziaria costituita nel 1971 per iniziativa della Regione Lombardia – e da Politecnico Innovazione, consorzio promosso dal Politecnico di Milano. L’importante assegnazione rafforza i nostri legami sia con la Regione Lombardia, del cui servizio di tesoreria siamo compartecipi e all’interno della quale opera da anni la nostra agenzia n. 4 di Milano, sia con la Finlombarda spa, nostra partecipata, con cui abbiamo convenzioni per l’erogazione di finanziamenti agevolati alle imprese, sia con il Politecnico di Milano: di questo importante ateneo siamo tesorieri e presso di esso opera l’agenzia n. 21. Attraverso l’istituzione di fondi mobiliari chiusi, Finlombarda Gestioni SGR spa si propone, con l’acquisizione di G iovedì 21 novembre 2002 ha aperto al pubblico l’agenzia di Bellagio, in via Valassina n. 58. Questa unità, che opera in una delle località turistiche più prestigiose norditaliane di notorietà internazionale, rafforza la già nutrita presenza della banca sulle rive del lago di Como. L’attenzione particolare per tale area fa, della Banca Popolare di Sondrio, un’istituzione di riferimento, a disposizione dei residenti e del pubblico in genere. La cittadina di Bellagio – tremila abitanti circa – gode di clima mite ed è situata sulla punta di territorio che divide il lago lariano in due rami: quello occidentale verso Como e quello orientale in direzione di Lecco. Già a partire dall’Ottocento, Bellagio era uno dei più rinomati e apprezzati luoghi di villeggiatura europei. Anche oggi mantiene il suo fascino di ambiente naturale intatto, costellato di numerose ville gentilizie, ricche di giardini. CRONACHE AZIENDALI 197 Tale centro, dove sono presenti adeguate strutture alberghiere anche di alto livello, basa la propria economia principalmente sul turismo e sulle connesse attività commerciali. Va poi sottolineato che svolge anche un ruolo di riferimento per i comuni circostanti, meno attrezzati di servizi e strutture. SERVIZIO DI CASSA PER CONTO DELL’AZIENDA SONDRIESE MULTISERVIZI SPA Cash desk service on behalf of the Sondrio company Multiservizi SpA L ’ASM Spa – Azienda Sondriese Multiservizi – ci ha affidato il servizio di cassa con decorrenza dal 1° gennaio 2003. L’Azienda Sondriese gestisce, oltre ai parcheggi e all’impianto di depurazione di Sondrio, diversi importanti e indispensabili servizi di pubblica utilità, come quello elettrico, farmaceutico, fognario, di igiene urbana, dell’acquedotto, del gas, dei trasporti cittadini. Al di là del lavoro che dal servizio deriva, l’acquisizione è, proprio per la fiducia riservata alla banca, motivo di soddisfazione e premia ancora una volta l’esperienza e la professionalità raggiunte nello specifico settore. APERTURA DELL’AGENZIA DI CAMPODOLCINO Opening of the Campodolcino Agency L a banca, nell’ambito del piano di sviluppo della propria rete nel territorio d’origine, cioè la provincia di Sondrio, il 26 novembre 2002 ha aperto l’agenzia di Campodolcino, in via Corti n. 67. Questa filiale ha l’obiettivo di servire un’area che, negli ultimi anni, ha registrato uno sviluppo turistico soddisfacente, grazie anche alla realizzazione di qualche anno fa dello Sky Express, funicolare sotterranea che collega Campodolcino agli impianti sciistici di Motta. Questo modernissimo impianto ha contribuito e contribuisce allo sviluppo dell’intero comprensorio sciistico della Valchiavenna, favorendo inoltre le attività commerciali del luogo. Non va poi dimenticato che Campodolcino è attraversato dalla Strada Statale n. 36, la quale, nei periodi di apertura del valico dello Spluga, collega la Valchiavenna alla Confederazione Elvetica, con conseguente notevole transito di autoveicoli. Il cavaliere maestro Mario Testorelli Knight Maestro Mario Testorelli DECESSO DEL CAVALIERE MAESTRO MARIO TESTORELLI Death of Knight Maestro Mario Testorelli I l 10 dicembre 2002 è deceduto il cavaliere maestro Mario Testorelli, consigliere d’amministrazione della banca dal marzo 1983, dopo che aveva ricoperto, nell’82, la carica di sindaco effettivo. Nativo di Valfurva e residente nello stesso comune, era persona stimata per l’impegno professionale, per bontà d’animo e per l’innato altruismo, che lo portava a dedicarsi assiduamente alla collettività. È stato insegnante di scuola elementare e dal 1955 al 1970 è stato sindaco del suo paese. Amava la cultura e le tradizioni locali, concretatesi con l’ideazione e la fondazione del Museo Vallivo di Valfurva, un vero gioiello. Appassionato di montagna e guida alpina emerita, ha promosso la fondazione del Centro Nivo Meteorologico di Bormio. Rinnoviamo il vivo cordoglio alla desolata famiglia dello scomparso e a chi gli era vicino. CONFERENZA DEL DOTTOR DANIEL VASELLA Conference of Dr. Daniel Vasella L a banca il 13 dicembre 2002 ha ospitato a Sondrio il dottor Daniel Vasella, presidente e amministratore delegato di Novartis International AG di Basilea – colosso farmaceutico costituito nel 1996 dalla fusione fra la Sandoz e la CibaGeigy –, che ha tenuto una conferenza sul tema “Ricerca biomedica – Può l’industria europea competere?”. È la terza volta, nel ciclo delle nostre conferenze, iniziato nel 1971, anno del centenario di fondazione della banca, che un personaggio svizzero tiene da noi a Sondrio una pubblica conversazione. Il primo fu l’onorevole avvocato Nello Celio, nel 1975, che all’epoca era consigliere federale svizzero, dopo aver ricoperto le cariche di presidente della Confederazione e di ministro delle finanze. Nel settembre 1997 venne il professor Marco Baggiolini, noto ricercatore in medicina, presidente dell’Università della Svizzera Italiana di Lugano e Mendrisio. I motivi per i quali abbiamo un occhio di particolare riguardo per la Confederazione elvetica sono molteplici, tra cui quello riguardante la posizione geografica della provincia di Sondrio, nostra terra di elezione e confinante con la Svizzera, Paese con il quale sussistono da sempre, da parte della Valtellina e Valchiavenna, interessi di lavoro, commerciali e interscambi culturali. Va poi ricordata la Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, istituzione di diritto svizzero costituita a Lugano nel maggio 1995 e interamente da noi controllata. La conferenza, tenuta in inglese non conoscendo bene l’oratore la nostra lingua, è stata tradotta in contemporanea in italiano da un’esperta interprete, di modo che chi ha voluto ha potuto ottimamente seguire l’elocuzione in cuffia. L’industria farmaceutica si è adeguata alle esigenze via via crescenti di domanda di farmaci, soprattutto a motivo dell’aumentato numero di persone anziane che, notoriamente, ne sono abituali consumatrici. La ricerca in Europa è stata potenziata, ma non com’è avvenuto negli Stati Uniti d’America, dove si destinano adeguate risorse anche per il marketing e per la diffusione delle scoperte su riviste specializzate. I risultati sono straordinari, sia nella ricerca e sia nella commercializzazione dei prodotti. Quindi gli USA sono un punto di riferimento mondiale per il Conferenza del dottor Daniel Vasella settore e molti talenti europei, non riuscendo nel Vecchio Continente a sviluppare le loro potenziali capacità, raggiungono l’allettante mondo universitario dello Stato a stelle e strisce, dove possono disporre di mezzi d’avanguardia e ricevere appaganti compensi. L’Europa, per riuscire a competere con gli USA, dovrebbe puntare maggiormente su un’economia di mercato e adottare opportuni accorgimenti, atti a evitare la fuga di cervelli, anche con compensi più rispondenti a quel tipo di lavoro. SERVIZIO DI TESORERIA DELLA LIBERA UNIVERSITÀ DI LINGUE E COMUNICAZIONI IULM DI MILANO Treasury service of the Free University of Languages and Communications IULM of Milan L a banca è rimasta aggiudicataria del servizio di tesoreria della Libera Università di Lingue e Comunicazioni IULM di Milano, prestigiosa università fondata con il nome di Istituto Universitario di Lingue Moderne nel 1968 dal senatore professor Carlo Bo. Lo IULM è l’unica università in Italia che contempla lo studio della comunicazione con la facoltà di Libera Università di Lingue e Comunicazioni IULM di Milano Free University of Languages and Communications IULM of Milan scienze delle comunicazioni e dello spettacolo, cui si aggiunge quella di lingue, cultura e lettere moderne. Gli iscritti sono circa novemila. Il numero crescente dei servizi di tesoreria anche per conto di importanti atenei implica un impegno di persone e di mezzi efficienti non indifferente. È uno sforzo che la banca ha scelto di sostenere e cerca di attuarlo nel migliore dei modi. Conference of Dr. Daniel Vasella ORA ANCHE AVIS E ADMO BENEFICIANO DEL “CONTO CORRENTE SOLIDARIETÀ” from the “Solidarity Current Account” A nni addietro, d’intesa con l’UNICEF e l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), abbiamo costituito una categoria di conto corrente, esclusivamente di deposito, denominata Conto Corrente Solidarietà. Questa iniziativa fu attuata a scopi solidaristici, per dare un apporto finanziario a enti “no profit”, la cui meritoria attività a vantaggio della popolazione è un’importante realtà nel nostro Paese. Fu un’iniziativa filantropica, dunque. In base a quanto stabilito, sulle CRONACHE AZIENDALI 199 giacenze medie annuali viene calcolato lo 0,50% e l’importo risultante, totalmente posto a carico della banca, è riconosciuto all’organismo convenzionato, designato dal correntista. A UNICEF e AIRC si sono ora aggiunti altri due importantissimi enti che, per la loro nobile attività e l’insufficienza dei fondi di cui dispongono, meritano la considerazione e l’appoggio della collettività. Si tratta dell’AVIS – Associazione Volontari Italiani del Sangue – e dell’ADMO – Associazione Donatori del Midollo Osseo. a partire dal 1861 fino al 2001, ultimo suo anno di vita. È un susseguirsi di numeri, di grafici, di percentuali, di tassi, di indici, e chi più ne ha più ne metta. Il fascicolo Cambi & Tassi è un valido supporto per gli operatori finanziari e per tutti coloro che hanno voglia di cimentarsi con la materia in esso trattata, attuale e interessante. I dati sono consultabili anche on line nel sito internet della banca (http://popso.it/gestionedocumentale/ free). RICORDO DELL’AVVOCATO GIOVANNI AGNELLI, PRESIDENTE D’ONORE DELLA FIAT, VENUTO A MANCARE IL 24 GENNAIO 2003 Memory of Attorney Giovanni Agnelli, Honorary President of Fiat, who died on 24 January 2003 L a mesta notizia del decesso dell’“Avvocato”, il mattino del 24 gennaio 2003, è corsa via etere e sui fili di Internet alla velocità della luce, lasciando il mondo attonito. Sul volto di chi è stato intervistato in televisione era spesso visibile il dolore, non già perché non si sappia che tutti dobbiamo morire e la morte ragionevolmente si avvicina a mano a mano che l’età avanza, quanto piuttosto perché si fa fatica ad accettare che persone benvolute, com’era il presidente d’onore della Fiat, vengano a mancare. Parole di ammirazione e di stima si sono ascoltate pure da chi era politicamente suo avversario, e altresì dagli esponenti sindacali del passato e del presente, i quali hanno affermato che Giovanni Agnelli era un vero signore, dai sentimenti nobili, un interlocutore leale, che capiva i problemi degli operai, sapeva ascoltare e si impegnava per trovare le soluzioni possibili. Questo avvenne anche nei momenti più difficili della storia della Fiat. In tali circostanze, per il bene dell’azienda e dell’occupazione, egli si comportò, sia pure a malincuore, alla stregua del bravo chirurgo che, se del caso, adotta decisioni drastiche di tagli profondi o amputazioni pur di salvare il malato o il ferito da sicura morte. Il fine giustifica la scelta, peraltro giustissima, ancorché dolorosa. I giornali hanno versato fiumi d’inchiostro sulla figura del senatore a La conferenza dell’avvocato Giovanni Agnelli (24 maggio 1979) fu un trionfo The conference of Attorney Giovanni Agnelli (24 May 1979) was a triumph CAMBI & TASSI 2002 2002 foreign exchange rates and domestic rates S i presenta in una buona veste tipografica il fascicolo Cambi & Tassi 2002, elaborato con impegno dal Servizio internazionale della banca. Un opuscolo che, come si legge nella pagina di copertina, contempla una selezione di dati statistici relativi ai mercati valutari e finanziari. La pubblicazione offre un’informativa sull’andamento dei cambi non solo delle divise principali, ma anche di molte divise minori, con rilevazioni mensili. Riporta pure prospetti e grafici riguardanti l’evoluzione dei mercati valutari in un arco temporale lungo. Ad esempio, una tabella indica e raffronta il valore della lira nel tempo, 200 C O C AZIENDALI CRONACHE vita avvocato Giovanni Agnelli e tutti i mass media gli hanno dedicato ore e ore di trasmissioni. Egli temeva la noia, era persona attiva e combattiva. Nella sua vita ha avuto tante soddisfazioni e gioie, ma anche dolori, l’ultimo dei quali, incommensurabile, nel novembre del 2000 con la prematura, tragica scomparsa del figlio Edoardo. Per quel che ci riguarda, vogliamo rammentare un avvenimento per il quale nel passato il personaggio è stato protagonista in questa banca. Il 24 maggio 1979 venne a Sondrio nella nostra sala delle conferenze e intrattenne il foltissimo uditorio sul problema energetico, un argomento dibattuto anche ai nostri giorni. La manifestazione, che rimane negli annali della banca come una delle più belle e indimenticabili, fu un trionfo, con la partecipazione di un gran numero di conterranei, non solo all’interno dello stabile che ospitò la pubblica conversazione, ma anche al di fuori. In particolare piazza Garibaldi, che era ornata di una lunga fila di auto di marchio Fiat in onore del presidente della Casa automobilistica, era gremita fino all’inverosimile, sia prima e sia dopo la chiacchierata. Tra le personalità di spicco presenti in quell’occasione, ricordiamo volentieri l’illustre sorella del conferenziere, onorevole Susanna Agnelli, il dottor Guido Carli, il senatore Giovanni Spadolini e tanti altri nomi di rilievo. I punti toccati dal celebre ospite furono diversi. Accenniamo ad alcuni, sempre attuali, che, proprio per questo, si potrebbero trattare anche oggi: «Le riserve tradizionali di petrolio hanno quantità finite. La consapevolezza di questo induce i Paesi produttori ad usare, accanto all’arma dei prezzi, l’arma strategica della quantità. La necessità di appropriarsene ha innescato rivalità economiche e politiche, sia tra i Paesi consumatori, sia all’interno dei Paesi produttori. Le economie occidentali dovranno puntare, da un lato, su un intelligente risparmio energetico, dall’altro, sullo sviluppo di nuove risorse...». Fu un privilegio, in quella fausta circostanza, conversare con il presidente della Fiat, uomo buono e affabile. Chi ebbe questo piacere non può che confermare il garbato stile e la nobile semplicità con cui egli si poneva e dialogava con l’interlocutore. È questo il nostro ricordo dell’avvocato Giovanni Agnelli, ricordo che conserveremo nella mente e nel cuore. Al dolore dei familiari, cui ci uniamo, si aggiunge quello di tutta l’Italia e anche del mondo. SERVIZIO DI PAGAMENTO DELLE PENSIONI INPS NELL’AREA EURO INPS pension payment service in the Euro area L a banca è rimasta aggiudicataria del servizio di pagamento delle pensioni disposte dall’INPS Istituto Nazionale della Previdenza Sociale a favore dei residenti nei Paesi appartenenti all’area dell’euro. Alla gara per l’assegnazione del servizio hanno partecipato, oltre a noi, primari istituti di credito italiani. Il numero delle pensioni mensili interessate è di 110 mila, quindi l’incarico affidatoci è rilevante e dimostra il prestigio di cui gode il nostro Servizio internazionale per la professionalità raggiunta. L’acquisizione attesta pure la volontà della banca di sviluppare sempre più le relazioni di lavoro in ambito europeo, non solo a favore delle aziende, ma anche dei privati, nei cui confronti l’attenzione continua a permanere massima. precedente –, ha risentito del pesante arretramento dei mercati borsistici del 2002 e del conseguente rallentamento dell’attività d’intermediazione mobiliare. Inoltre ha scontato l’aumento della voce “costi”, dovuto all’espansione territoriale – aperture della succursale di Bellinzona e dell’ufficio di rappresentanza di Zurigo – e al correlato rafforzamento della struttura. L’Assemblea, nella solenne seduta, ha disposto di destinare per intero l’utile d’esercizio alla riserva legale generale. Pur nel marasma della congiuntura negativa, la “Suisse” ha affrontato la situazione con determinazione e all’insegna del rafforzamento strutturale, per proseguire nel perseguimento dell’obiettivo di essere “banca popolare”, attiva nella raccolta del risparmio sotto le varie forme e nell’erogazione del credito. La relazione di bilancio della “Suisse” ha la caratteristica, a partire dal 1997, di riservare uno spazio anche alla cultura. Quindi non solo aridi numeri e tabelle, ma pure contributi letterari che vivacizzano e valorizzano il documento contabile. Nel fascicolo dell’esercizio 2002 è stata pubblicata una monografia sullo scrittore e poeta Hermann Hesse, nella duplice ricorrenza del 125° della nascita e 40° della morte del celebre personaggio. Questo letterato tedesco e pure pittore, che ha passato il secondo BILANCIO DELLA CONTROLLATA BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE) SA Balance sheet of the subsidiary Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA I l 13 febbraio 2003 si è svolta l’Assemblea ordinaria della controllata Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA nella sede di Lugano, per l’esame e l’approvazione delle risultanze dell’esercizio 2002. La rilevante espansione degli aggregati patrimoniali e il progresso del totale di bilancio, circa il 60%, rivelano l’accresciuta operatività. L’utile d’esercizio, che al netto degli accantonamenti e ammortamenti si è attestato a franchi svizzeri 6.558.516 – contro i 9.025.396 dell’anno CRONACHE AZIENDALI 201 periodo della sua vita in Svizzera, precisamente a Montagnola nel Canton Ticino, viaggiò a lungo e una delle mete preferite era l’Italia, Paese che ha molto amato. Lo scrittore a Montagnola poté dedicarsi, nel tempo libero, a lavori di giardinaggio, sua grande passione. Era un hobby che gli dava la serenità di cui aveva tanto bisogno e lo facilitava nella concentrazione e meditazione. A conferma, basterebbe anche solo questo pensiero, tratto da una missiva indirizzata a Karl Isenberg: «Passo i miei giorni tra lo studio e il giardino, al termine tocca alla meditazione e al nutrimento spirituale, e funzionano tutti assieme». Di Hermann Hesse in altra parte del Notiziario è riportata la monografia pubblicata nel rendiconto. APERTURA DELLA SUCCURSALE DI MONACO DELLA BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE) SA Opening of the Monaco Branch Office of the Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA L a controllata Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, ottenuta l’autorizzazione dalla Banque de France, organo di vigilanza del sistema bancario francese cui soggiace anche quello monegasco, ha aperto a Monte Carlo, 3 Princesse Florestine, la prima dipendenza estera, cioè la succursale di Monaco, nell’omonimo Principato. La nuova unità ha sostituito l’ufficio di rappresentanza monegasco, istituito il 2 agosto 2001. Nel Principato operano pochissime banche di emanazione italiana e la succursale di Monaco, che è entrata a farne parte, è la prima riconducibile alla sfera delle “popolari”. Il suo compito precipuo, pertanto, è quello di fornire servizi al dettaglio, anche di poca entità, a favore delle famiglie e delle piccole imprese per il sostegno della vivacissima economia locale. La felice posizione geografica sulla Costa Azzurra in cui il territorio monegasco si trova, il clima particolarmente mite, l’attrezzatura alberghiera di prim’ordine, unitamente alla presenza di una rinomata casa da gioco, di un acquario fornitissimo, di musei, tra i quali quello privato del principe con cimeli di Napoleone Bonaparte, dei palazzi principeschi e di altri importanti palazzi sono elementi di grande attrattiva che favoriscono il turismo durante tutto l’anno. A questo si aggiungono l’organizzazione di spettacoli vari e la gara automobilistica di Formula 1 che vi si tiene ogni anno. Rivestono importanza anche le industrie alimentari, editoriali, meccaniche, chimiche, tessili, dei profumi, dell’abbigliamento, del vetro, della ceramica. Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, succursale di Monaco Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, Monaco Branch Office 202 CRONACHE AZIENDALI APERTURA DELL’AGENZIA N. 21 DI ROMA Opening of Rome Agency n° 21 S ono quasi tredici anni di nostra presenza a Roma. Il primo insediamento risale infatti al novembre 1990, mese in cui venne avviata la sede di Roma, che, da via Carlo Alberto, a metà 1998 fu trasferita in viale Cesare Pavese, nel quartiere dell’Eur. Negli anni la nostra presenza nella capitale si è ampliata, e di molto, tant’è che ora, con l’apertura dell’agenzia n. 21, le filiali romane della banca sono 22. La nuova unità, operativa dal 18 febbraio 2003, è ubicata in via Famiano Nardini n. 25 nel quartiere Nomentano, che si sviluppa a Nord-Est della città, attorno a piazza Bologna. È un quartiere sorto all’inizio del Novecento per ospitare rappresentanze diplomatiche e residenze di prestigio della borghesia medioalta. Anche se nel tempo la zona ha mantenuto le peculiarità originarie, attualmente il carattere elitario dei residenti si è in parte attenuato. L’area è contraddistinta da vivacità economica, in ciò favorita pure dalla presenza, nelle vicinanze, del Policlinico Umberto I e della città universitaria, che danno vita a un sostanzioso indotto. sentimenti di cordoglio della sorella, dei parenti e della gran moltitudine di persone che lo ammiravano e stimavano come uomo dai sani principi e artista di grande valore. APERTURA DELL’AGENZIA DI CARNAGO Opening of the Carnago Agency È L’attore Alberto Sordi SCOMPARSA DELL’ATTORE ALBERTO SORDI Death of the actor Alberto Sordi I l 25 febbraio 2003, all’età di 82 anni – avrebbe compiuto gli 83 il 15 giugno prossimo – è venuto a mancare l’attore romano Alberto Sordi, che il 12 marzo 2002, insieme con il regista Mario Monicelli, aveva ricevuto dalla Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano la laurea “honoris causa” in Scienze e Tecnologie della Comunicazione. Il dottor Sordi il 26 ottobre 1996, su invito della banca e con il patrocinio del Provveditorato agli Studi della nostra provincia e del Comune di Sondrio, era venuto nel capoluogo valtellinese e, nella circostanza, aveva presentato il film Nestore, l’ultima corsa. Per quest’opera era stato nominato “Ambasciatore pedagogico straordinario” dal Ministero della Pubblica Istruzione. La giornata sondriese aveva registrato The actor Alberto Sordi tre momenti distinti: una prima proiezione della pellicola al mattino per la scuola, l’incontro con i giornalisti a mezzogiorno nella nostra sala Fabio Besta e un’ulteriore proiezione per il pubblico alla sera. L’intero incasso era stato devoluto a un’istituzione caritativa valtellinese. Alberto Sordi, che nella sua ultracinquantenaria attività cinematografica ha interpretato tantissimi film, è stato un attore fra i più popolari e amati. Divo del genere comico-satirico, con la sua vitalità e la magistrale abilità recitativa ha tratteggiato vizi e virtù dell’italiano medio, ottenendo il giusto riconoscimento dal pubblico e dalla critica. Meritatissima l’assegnazione del “Leone d’oro alla carriera” al Festival del Cinema di Venezia del 1995. Di lui possiamo dire che era una persona affettuosa, affabile, semplice. Era un grande comunicatore, buono, generoso, gioioso. Da queste pagine ci uniamo ai la centottantesima dipendenza della banca l’agenzia aperta a Carnago (Varese), via Marconi n. 2, il 27 febbraio 2003. Questa unità, che si aggiunge alle altre nove già esistenti in provincia di Varese, rafforza la presenza della banca in tale territorio, dove si prevedono nel tempo ulteriori nostri insediamenti al fine di presidiare adeguatamente l’area, costellata, tra l’altro, di numerosissime piccole e medie aziende. È questo un ambito privilegiato, in aggiunta a quello delle famiglie, per il lavoro della nostra banca. Carnago è a 12 chilometri a sud del capoluogo, conta circa cinquemila abitanti e vanta insediamenti industriali e artigianali soprattutto nei settori tessile, chimico e metalmeccanico. Inoltre sono presenti alcune aziende agricole di un certo rilievo. CRONACHE AZIENDALI 203 ASSEMBLEA ORDINARIA APPROVATO IL BILANCIO DELL’ESERCIZIO 2002 DA TUTTI I SOCI MENO UNO Annual General Meeting – the Balance Sheet for the 2002 Financial Year approved by all Shareholders with one exception Q – – – – ualche dato riferito all’esercizio 2002: Utile netto € 46,704 milioni contro € 46,065 milioni dell’anno prima Raccolta complessiva da clienti € 18.989 milioni, con un progresso del 3,78% Impieghi economici € 6.247 milioni, con un aumento dell’11,96% Sportelli n. 178; 15 in più rispetto all’anno precedente I soci della banca da tempo erano abituati a trovarsi, il primo sabato di marzo, a Sondrio presso il Cinema Teatro Pedretti per assistere ai lavori Una fase dei lavori assembleari A moment of the work of the meeting dell’Assemblea annuale. Per la prima volta, il luogo dell’adunanza prescelto, essendo quest’anno la struttura sondriese inagibile e in attesa di rifacimento, è stato Bormio, via Manzoni n. 22, presso il centro polifunzionale “Pentagono”, ritenuto adatto, quanto a capienza e a sicurezza, ad accogliere un numero elevato di soci partecipanti, come normalmente avviene. Il 1° sabato di marzo, corrispondente al 1° giorno del mese, oltre tremila soci, provenienti dai vari centri dove la banca opera e anche dalla confinante Confederazione svizzera, hanno raggiunto la struttura dell’Alta Valle per partecipare all’Assemblea ordinaria, iniziata alle ore 10.30 in punto, come da programma. Gli intervenuti hanno ricevuto la bozza della relazione, ricca, come al solito, di tabelle, di descrizioni, di comparazioni, di indicazioni di percentuali, di richiami a livello internazionale, nazionale, provinciale e di notizie per quanto attiene alla vita della banca. Il presidente e consigliere delegato, signor Piero Melazzini, ha letto la relazione, riassumendo qua e là alcune parti più descrittive che tecniche (approfondibili pertanto da ciascuno anche in altra sede) al fine di riservare più spazio agli interventi e al dibattito prima dell’approvazione del bilancio e soffermandosi maggiormente sui dati, che hanno determinato i risultati finali, e sugli argomenti riconducibili ai dati medesimi. Per il secondo anno consecutivo il pesante arretramento mondiale dei mercati borsistici ha condizionato, e non poco, il lavoro e le risultanze delle varie banche. Anche noi abbiamo dovuto confrontarci con questa negativa situazione congiunturale, e lo abbiamo fatto con reattività e vivacità operativa, che hanno premiato e permesso, nonostante tutto, di conseguire buoni risultati. L’utile netto d’esercizio è aumentato sull’anno precedente dell’1,39%, attestandosi a € 46,704 milioni e consentendo di proporre all’Assemblea l’approvazione di un dividendo unitario di € 0,19, maggiore del 5,56% di quello già buono distribuito l’anno scorso e riguardante l’esercizio 2001. Alla cedola si accompagna il capital gain dell’azione pari all’1,43% sull’anno precedente; e questo, a fronte delle consistenti note percentuali negative dei mercati mobiliari: gli indici Imr e Mibtel, per esempio, si sono contratti rispettivamente del 6,06 e 23,50%. Il numero dei soci, a fine 2002, era di 109.022, con un aumento nell’anno di ben 8.638 unità. La raccolta complessiva è stata di € 18.989 milioni, con un più 3,78%. Questo dato è formato dalla raccolta diretta, che ha segnato € 7.349 milioni (+26,37%), e da quella indiretta pari a € 11.640 milioni (–6,75% sull’anno precedente). Il sensibile aumento della raccolta diretta è dovuto all’abbondante liquidità venutasi a creare per effetto della già citata negatività delle Borse durante tutto il 2002 e per la rilevante acquisizione di clientela nelle aree di nostri nuovi insediamenti. Per contro, il dato non positivo della raccolta indiretta si ricollega alle performance negative azionarie e alle vicende legate a talune emissioni obbligazionarie Il presidente, cavaliere del lavoro Piero Melazzini, mentre legge la relazione The President, Knight of Labour Piero Melazzini, reading the report e sudamericane e societarie, in aggiunta al rendimento flettente dei titoli governativi. Gli impieghi economici sono saliti dell’11,96% sull’anno precedente, cifrando in € 6.247 milioni. Questa lievitazione è scaturita dal consistente allargamento della sfera operativa per nuove aperture di unità e dalla politica della banca di sostegno alle economie locali dov’è insediata, riservando la preferenza, nella concessione di affidamenti, alle piccole e medie imprese e al settore delle famiglie. L’articolazione territoriale ha beneficiato di un consistente aumento di unità: sono state infatti aperte 15 dipendenze (oltre una al mese) e pertanto, a fine 2002, il numero delle filiali era di 178. La controllata estera Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, al settimo esercizio, ha sviluppato gli aggregati patrimoniali e il totale di bilancio è aumentato di circa il 60%. Questi e altri concetti sono emersi durante i lavori assembleari. Al termine della lettura del rendiconto, diversi sono stati gli interventi di soci, che hanno posto domande di vario genere, puntualmente ed esaurientemente soddisfatte dal presidente. Dopo il dibattito, il bilancio dell’esercizio 2002 è stato approvato da tutti i soci meno uno. Nomina dei consiglieri per il triennio 2003-2005, di un consigliere per l’anno 2003 e dei sindaci per il triennio 2003-2005 Sono risultati rieletti i consiglieri scaduti signori avvocato Salvatore Bonomo, dottor Giuseppe Fontana, commendator ragionier Carlo Grassi, CRONACHE AZIENDALI 205 commendator dottor Aldo Rossi e cavaliere di gran croce Renato Sozzani. Rimarranno in carica per il triennio 2003-2005. Inoltre è stato eletto consigliere, in sostituzione del compianto cavaliere maestro Mario Testorelli, deceduto in dicembre 2002, il dottor ingegner Federico Falck, che rimarrà in carica per l’anno 2003. Sono stati riconfermati i sindaci effettivi per il triennio 2003-2005, che sono i signori cavaliere ufficiale dottor Egidio Alessandri, presidente, professor Piergiuseppe Forni e cavaliere ragionier dottor Roberto Schiantarelli. Sono stati rieletti i sindaci supplenti per il triennio 20032005, che sono i signori dottor Pio Bersani e dottor Mario Vitali. Donato ai soci intervenuti il libro “Animali Minerali e Rocce” di Gigliola Magrini, Adriano Turcatti e Francesco Bedogné Ultimate le votazioni, ai soci intervenuti è stata donata l’opera, da noi commissionata per la circostanza, 206 C O C AZIENDALI CRONACHE Animali Minerali e Rocce di Gigliola Magrini, Adriano Turcatti e Francesco Bedogné. È un libro corposo, elegante, che va ad aggiungersi, per analogia degli argomenti trattati e riferentisi alla Valtellina e Valchiavenna, ai due precedenti volumi della Magrini Fiori e Erbe e Alberi Funghi e Frutti. Nell’opera distribuita in Assemblea sono descritte abitudini e caratteristiche di tanti animali selvatici della provincia di Sondrio (lepre bianca, pernice bianca, volpe, camoscio, marmotta, scoiattolo, martora, tasso, cervo, uccelli vari, mustelidi e così di seguito), comprese le specie estinte. Una parte del libro è dedicata ai minerali, alle rocce e ai fenomeni geomorfologici di questa terra. Nomina del vicepresidente Dopo i lavori assembleari, si è riunito il Consiglio di amministrazione che ha riconfermato, nella carica di vicepresidente della banca, l’avvocato Salvatore Bonomo per il triennio 䡵 2003-2005. A sinistra: il tavolo di presidenza A destra: il direttore generale dottor Mario Alberto Pedranzini, al termine dei lavori assembleari In basso: oltre tremila soci presenti alla solenne adunanza all’interno del “Pentagono” di Bormio Left: the President’s table Right: g General Manager Dr. Mario Alberto Pedranzini, at the end of the work of the meeting Below: over three thousand shareholders present at the solemn assembly inside the “Pentagono” of Bormio Banca Popolare di Sondrio NOTIZIARIO DIREZIONE GENERALE E SEDE CENTRALE - SONDRIO, piazza Garibaldi 16 www.popso.it UFFICI DISTACCATI CENTRO SERVIZI «F. Morani» - via Ranée 542 S. Pietro Berbenno (So) INTERNAZIONALE - lungo Mallero Cadorna 24 Sondrio COMMERCIALE, ENTI e TESORERIE, ECONOMATO, TECNICO, PREVENZIONE e SICUREZZA - corso Vittorio Veneto 7 Sondrio PROVINCIA DI SONDRIO Sede: SONDRIO, piazza Garibaldi 16 Sondrio: Agenzia n. 1, via Bernina 1 Agenzia n. 2, via Nani 32 Agenzia n. 3, via Stelvio 25, ingresso Ospedale Civile Agenzia n. 4, piazzale Bertacchi 57 ang. via N. Sauro Agenzia n. 5, Galleria Campello 2 Albosaggia Aprica Ardenno Bormio Campodolcino Chiavenna Chiesa in Valmalenco Chiuro Colorina Delebio Gordona Grosio Grosotto Isolaccia Valdidentro Lanzada Livigno, via Sant’Antoni 135 Livigno, Agenzia n. 1, via Saroch 160 Madesimo Madonna di Tirano Mazzo di Valtellina Montagna in Valtellina - località al Piano Morbegno, piazza Caduti della Libertà 10 Morbegno, Agenzia n. 1, via V Alpini 172 Novate Mezzola Nuova Olonio Passo dello Stelvio Piantedo Ponte in Valtellina Regoledo di Cosio San Cassiano Valchiavenna San Nicolò Valfurva San Pietro Berbenno Semogo Sondalo Talamona Teglio Tirano Traona Tresenda Villa di Chiavenna Villa di Tirano PROVINCIA DI BERGAMO BERGAMO, via Broseta 64/b ang. via Zendrini Bergamo: Agenzia n. 1, via Vittore Ghislandi 4 Carvico Cisano Bergamasco Gazzaniga Grumello del Monte Osio Sotto Romano di Lombardia PROVINCIA DI BRESCIA BRESCIA, via Benedetto Croce 22 Brescia: Agenzia n. 1, via Crocifissa di Rosa 59 Agenzia n. 2, via Solferino 61 Berzo Demo Bienno Breno Darfo Boario Terme Edolo Gardone Val Trompia Lumezzane O it l tt Ospitaletto PPalazzolo l l sull’Oglio ll’O li Pi Pisogne PPonte t di Legno Sale Marasino PROVINCIA DI COMO COMO, viale Innocenzo XI 71 ang. via Benzi Como: Agenzia n. 1, via Giulini 12 Agenzia n. 2, via S l L 70 (f L ) A i 3 i IL GRUPPO PROVINCIA DI LECCO LECCO, corso Martiri della Liberazione 65 Lecco: Agenzia n. 1, viale F. Turati 59 Agenzia n. 2, piazza XX Settembre 11 Agenzia n. 3, corso E. Filiberto 91 (fraz. Maggianico) Bosisio Parini Casatenovo Colico Dervio Mandello del Lario Nibionno Oggiono Pescate Primaluna Valmadrera PROVINCIA DI LODI LODI, via Gabba 5 PROVINCIA DI MANTOVA MANTOVA, via Arrivabene 2 PROVINCIA DI MILANO Sede: MILANO, via S. Maria Fulcorina 1 Milano: Agenzia n. 1, via Porpora 104 Agenzia n. 2, viale Faenza 22 Agenzia n. 3, AEM, corso Porta Vittoria 4 Agenzia n. 4, Ente Regione Lombardia, via F. Filzi 22 Agenzia n. 5, via degli Imbriani 54 ang. via Carnevali Agenzia n. 6, via Marco d’Agrate 11 Agenzia n. 7, via Principe Eugenio 1 Agenzia n. 8, via Lessona ang. via Trilussa 2 Agenzia n. 9, c/o ALER, viale Romagna 24 Agenzia n. 10, via Solari 15 Agenzia n. 11, Università Bocconi, via F. Bocconi 8 Agenzia n. 12, via delle Forze Armate 260 Agenzia n. 13, viale Monte Santo 8 ang. via Galilei Agenzia n. 14, Agenzia n. 15, via via privata Cesare Battisti 2 Gioacchino Murat 76 Agenzia n. 16, Ortomercato, via Cesare Lombroso 54 Agenzia n. 17, Uffici del Territorio, via Manin 29 Agenzia n. 18, viale Belisario 1 ang. via Tiziano Agenzia n. 19, via Giambellino 39 ang. via Vignoli Agenzia n. 20, via Canova 39 ang. corso Sempione Agenzia n. 21, Politecnico, via Edoardo Bonardi 4 Agenzia n. 22, via Santa Sofia 12 Albiate Bernareggio Carate Brianza Cinisello Balsamo Lissone Monza, via G. Galilei 1 ang. via M. Buonarroti Monza, Agenzia n. 1, via Manzoni 33/a Segrate Seregno Villasanta Agenzia n. 8, viale Somalia 255 Agenzia n. 9, località Casal Palocco, piazzale Filippo il Macedone 70/75 Agenzia n. 10, via Laurentina 617/619 Agenzia n. 11, via Carlo Alberto 6/a Agenzia n. 12, Circonvallazione Cornelia 295 Agenzia n. 13, via Foligno 51/a Agenzia n. 14, largo delle Sette Chiese 6 ang. via della Villa di Lucina Agenzia n. 15, via della Farnesina 154 Agenzia n. 16, via Nomentana 925/a ang. via Trissino Agenzia n. 17, piazza dei Sanniti 10/11 Agenzia n. 18, località Infernetto, via W. Ferrari 348 ang. via Franchetti Agenzia n. 19, piazza Filattiera 24 Agenzia n. 20, via Caio Canuleio 29 Agenzia n. 21, via Famiano Nardini 25 PROVINCIA DI VARESE VARESE, viale Belforte 151 Varese: Agenzia n. 1, piazza Monte Grappa 6 Bisuschio Busto Arsizio Carnago Castellanza Lavena Ponte Tresa Luino Malpensa 2000 Marchirolo PROVINCIA DEL VERBANO-CUSIO-OSSOLA Gravellona Toce UFFICI DI RAPPRESENTANZA GINEVRA, rue du Cendrier 12/14 HONG KONG* * In comune con altri partner bancari SPORTELLO MOBILE Autobanca Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) SA PROVINCIA DI NOVARA NOVARA via NOVARA, i Andrea A d Costa C t 7 PROVINCIA DI PAVIA PAVIA, piazzale Ponte Coperto Ticino 11 Pavia: Agenzia n. 1, corso Strada Nuova 75 Voghera BANCARIO AL CENTRO DELLE ALPI IL GRUPPO BANCARIO Banca Popolare di Sondrio AL CENTRO Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) SA DELLE ALPI PIROVANO STELVIO SPA L’Università dello Sci