Interno libro - Alice Migliuri

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Interno libro - Alice Migliuri
L’arte dal Settecento al Novecento
Il Romanticismo
Il clima di ribellione venne alimentato dal diffondersi di
una sensibilità nuova, apparsa sul finire del
Settecento e basata su valori come il sentimento, la
fantasia, la creatività e la spiritualità.
Questa riscoperta della sfera emotiva (che era
stataoscurata dal culto illuminista della ragione) prese il
nome di Romanticismo e investì tutti gli ambiti
culturali.
Il Romanticismo favorì il recupero delle identità
nazionali come sentimento di appartenenza
culturale e stimolò la passione politica, intesa come forza
di ribellione all’ordine costituito.
Conseguenza del nuovo clima fu anche la riscoperta del
Medioevo; quest’epoca, vista nel Rinascimento come un
periodo di imbarbarimento, venne esaltata nell’Ottocento
in quanto momento cruciale per la
definizione dei caratteri nazionali dei popoli.
J.M. William Turner, L’incendio delle
Camere dei Lords e dei Comuni,
1835, olio su tela, cm 92x123,2,
Cleveland Museum of Art, Cleveland
Le accademie cominciarono ad organizzare
mstre-mercato, liberando gli artisti dall’imposizione dei
soggetti da parte dei committenti.
Questo produsse reazioni diverse: la maggior parte degli
artisti (compresi i neoclassici) accettò l’autonomia nella
scelta dei temi senza distaccarsi dalle rigide regole
stilistiche dettate dalle accademie.
Vi furono però alcuni “ribelli” che reagirono liberando
la rappresentazione da ogni imposizione, anche
formale: gli artisti romantici.
L’arte dal Settecento al Novecento
L’arte romantica giunse a piena maturazione tra il 1820 e il
1850; fondata sul principio della creatività individuale, fu
caratterizzata dalla varietà stilistica e tematica.
La pittura fu la tecnica privilegiata, in quanto più adatta
ad esprimere i sentimenti.
Il paesaggio, ritenuto inferiore negli ambiti ufficiali, fu
invece molto importante per i ribelli romantici: essi
infatti riconobbero che la natura ha la capacità di
scatenare diversi tipi di reazioni emotive, e fissare quelle
emozioni sulla tela divenne il loro obiettivo.
Gli artisti romantici, infatti, vollero dare forma visibile
all’interiorità, agli stati d’animo; vollero cioè comunicare
attraverso le opere le proprie reazioni emotive rispetto sia
a fatti reali (naturali o storici), sia a eventi legati al
mondodell’immaginario (sogni, incubi, visioni).
Sul piano espressivo si registrò la tendenza a privilegiare il
colore rispetto al disegno.
Nel tardo Settecento alcuni artisti “preromantici”
opposero al mito illuminista della ragione l’interesse per
gli impulsi più misteriosi della psiche umana, come l’attività dell’inconscio (i sogni), la fantasia, le paure.
Di fronte a questi aspetti, non spiegabili né controllabili,
essi provarono un sentimento misto di piacere e paura,
chiamato “sublime”, che resero visibile attraverso dipinti
visionari e fantastici.
Alcuni si soffermarono sull’immensità della natura che,
opposta alla piccolezza dell’essere umano, suscitava un
senso di malinconia e misticismo. Altri furono attratti da
fenomeni più impetuosi (tempeste e uragani) in grado di
scatenare il “sublime”.
Altri ancora produssero paesaggi ben definiti, studiati
dal vero e rielaborati in modo molto accurato, con lo
scopo di comunicare il sentimento di serenità che
nasceva dalla contemplazione di scorci di campagna.
Approfondimenti:
Nella notte del 16 Otobre 1934 un incendio si abbattè
sulla Camera dei Lord e dei Comuni a Londra. Tra la
gente, assiepata sulle rive del Tamigi, sconvolta per il terribile evento, vi era anche Joseph William Turner. L’artista
rappresentò sul momento l’accaduto da varie angolazioni,
spostandosi in barca da una riva all’altra del fiume. Per
rendere ancora più drammatico il contesto si introdusse
nella folla, cercando di cogliere le singole espressioni e
gli stati d’animo di ciascuno, di rendere al meglio l’attegiamento dell’uomo dinanzi alla forza distruttrice della
natura. Con quest’opera si rompe definitivamente il contatto artistico con il passato, sia dal punto di vista formale
che contenutistico. Turner non intende rappresentare un
ritratto della realtà (elemento tipico invece della tradizione), ma raffigurare sulla tela un’impressione istantanea,
irreversibile e non più vivibile se non attraverso l’opera
stessa. In Turner la materia appare smembrata, dilaniata, ancor di più sul sito dell’incendio, dove non avremo
davvero potuto scorgere nulla se un soffio di vento non
avesse spostato per un secondo le fiamme, permettendoci di vedere in lontananza i resti dell’edificio. Se una
volta il colore era semplicemente un ornamento, ora
invece rompe i confini del contorno, invadendo lo spazio.
Approfondimenti:
Il termine “romantic”, derivato da romance, appare
dapprima in Inghilterra alla metà del 17° sec. con il
significato di «cosa da poesia di romance», cioè
‘romanzesco’, non reale.
Esso ha però anche un altro significato, quello di
‘pittoresco’: quest’ultimo man mano prevale, e finisce
con il designare nel Settecento non solo la caratteristica
oggettiva della scena naturale, ma lo stato d’animo che
essa suscita.
Nella seconda metà del Settecento il termine si diffonde in Germania nel contesto di un vivo interesse per le
leggende e i canti popolari dei popoli nordici (si pensi alla
moda ossianica) e per l’epos cavalleresco dell’età
medievale.
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Francisco Goya y Lucientes,
Il 3 maggio 1808 a Madrid –
Le fucilazioni alla montagna del Principe
Pio, 1814, olio su tela, cm 266x345,
Museo del Prado, Madrid
John Constable, Il carro da fieno,
1821, olio su tela, cm 130x185,
National Gallery, Londra
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L’arte dal Settecento al Novecento
L’arte dal Settecento al Novecento
Il Romanticismo
Il Realismo
I pittori romantici raffigurarono molti episodi di cronaca contemporanea o ispirati al Medioevo per esprimere,
attraverso la storia, sentimenti civili e politici.
I più progressisti si concentrarono sul presente,
comunicando la propria angoscia per i fatti più tragici
o l’adesione alle ribellioni politiche. In Italia gli ideali
romantici si intrecciarono con quelli risorgimentali: molti
pittori videro nell’arte uno strumento per incitare alla
lotta contro i dominatori stranieri.
Il bacio di Francesco Hayez rappresenta, ad esempio,
un’ideale alleanza tra i popoli di Francia e Italia, entrambi
impegnati in attività rivoluzionarie.
L’interesse romantico per la storia e le identità nazionali
stimolò la valorizzazione degli edifici del passato, che
furono oggetto di grandiosi restauri. Nella progettazione
di nuovi edifici si registrò, soprattutto in Inghilterra, il
revival del Gotico: si costruirono cioè edifici pubblici e
privati secondo lo stile delle antiche cattedrali.
Questa riscoperta di stili antichi si estese poi alle
espressioni più tipiche delle tradizioni nazionali, come
le architetture romanica e rinascimentale.
Nello stesso periodo apparvero quindi architetture neogotiche, neoromaniche, neorinascimentali e neoclassiche.
Talvolta elementi di epoche diverse furono mescolate in
un solo edificio, generando una commistione di stili
chiamata “eclettismo”.
Dalla metà dell’Ottocento l’Europa fu caratterizzata da
una continua crescita economicagrazie allo sviluppo delle
nuove tecnologie e dei metodi di produzione industriale.
Questo periodo di grande sviluppo, fondato sulla fiducia
nel progresso e nel metodo scientifico, vide una rilevante
crescita della borghesia.
Si diffuse così l’illusione di poter controllare razionalmente ogni aspetto della realtà e di poterla dominare attraverso i nuovi strumenti messi a disposizione dallo sviluppo
scientifico e dalla capacità imprenditoriale della classe
borghese.
Contemporaneamente il proletariato, esasperato dalle
dure condizioni di vita, si coalizzò contro il potere
politico ed economico e, più consapevole del proprio
ruolo, iniziò a rivendicare i propri diritti, al punto che la
questione sociale divenne il problema più urgente delle
società europee.
Lo sviluppo della questione sociale portò all’ondata di
insurrezioni che nel 1848 investì l’Europa intera: le rivolte
democratiche, però, furono presto represse, anche perché
la borghesia finì per appoggiare i poteri conservatori.
Dalla metà dell’Ottocento il Positivismo generò una
letteratura ispirata alla realtà, definita in Francia dallo
scrittore Emile Zola.
Lo sviluppo della questione sociale portò all’ondata di
insurrezioni che nel 1848 investì l’Europa intera: le rivolte
democratiche, però, furono presto represse, anche perché
la borghesia finì per appoggiare i poteri conservatori.
Dalla metà dell’Ottocento il Positivismo
generò una letteratura ispirata alla realtà, definita in
Francesco Hayez, Il bacio, 1859, olio su tela,
cm 112x88, Pinacoteca di Brera, Milano
Francia dallo scrittore Emile Zola “Naturalistica”, ed in
Italia “Verista”.
Il Naturalismo francese, nel cui ambito rientra anche la
pittura del Realismo, è caratterizzato dall’interesse per i
problemi sociali e dall’idea che le arti potessero ricoprire
una funzione importante nel progresso delle classi meno
agiate.
Approfondimenti:
Positivismo, Naturalismo, e Verismo In Europa, nella
seconda metà dell’Ottocento, si va affermando un
distacco polemico dal Romanticismo, che coinvolge tutti
i suoi aspetti più deteriori e manieristici: sentimentalismo, soggettivismo esasperato, esotismo e medievalismo.
Un’importanza determinante in questa svolta assume la
diffusione della filosofia positivistica, che investe anche la
mentalità comune.
Il Positivismo nacque in Francia ad opera di Auguste
Comte (1798-1858), e prese il nome di “positivismo”
appunto dall’espressione “filosofia positiva”, utilizzata per
indicare una riflessione filosofica volta all’esame del dato
di fatto, di ciò che è concreto e positivo.
Il Positivismo è infatti caratterizzato dalla tendenza a considerare base di ogni autentica conoscenza solo i dati reali
e concreti e dall’invito a prendere in esame solo i fatti reali
ed ad analizzarli in modo scientifico.
Alla scienza, in particolare, il Positivismo attribuisce il
compito di individuare le leggi che governano la realtà
naturale, umana e sociale, evitando ogni speculazione
sull’esistenza di entità superiori e sulle cause ultime
dell’essere.
Note:
Il linguaggio visivo nell’opera del Bacio viene espresso da
Hayez attraverso una linea morbida che descrive e
definisce i contorni e i particolari dei due
personaggi.
Le architetture che si vedono invece sono definite da
andamenti lineari in prevalenza rettilinei.
La resa della luce che sembra provenire da una fonte in
terna al dipinto contribuisce a rendere i colori
molto più tenui. Inoltre i passaggi e gli stacchi del
chiaroscuro sono forti e riescono ad accentuare i volumi
dei due corpi dei personaggi.
Osservando vediamo anche come la caratterizzazione
visiva delle superfici è particolarmente evidente nella resa
dei materiali.
William Turner, La valorosa Téméraire, 1838-1839,
olio su tela, cm 90,7x102,6, National Gallery, Londra
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Gustave Courbet, Funerale a Ornans, 1849, olio su tela, cm 314x663, Musée d’Orsay, Parigi
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L’arte dal Settecento al Novecento
L’arte dal Settecento al Novecento
L’Impressionismo
L’Ottocento fu un secolo rivoluzionario per l’arte europea:
a più riprese, gruppi di artisti rifiutarono di attenersi alle
regole accademiche o di assecondare il gusto del pubblico,
generando una frattura netta tra produzioni ufficiali e
antiaccademiche.
Il centro di questa rivoluzione fu Parigi, dove si susseguirono diversi gruppi di “ribelli”.
Negli anni 1840-1870 si impose la corrente del Realismo,
costituita da pittori decisi a rappresentare la realtà così
com’era, senza esagerazioni né abbellimenti.
Dalla Francia questo tipo di pittura obiettiva, che
rifiutava tanto le convenzioni accademiche quanto il
sentimentalismo romantico, si diffuse in tutta Europa.
In un’epoca in cui i quadri di grandi dimensioni erano
riservati ai temi storici e la raffigurazione di personaggi
umili era poco considerata, i realisti dipinsero a
grandezza naturale contadini, operai ed eventi quotidiani.
Senza idealizzare o drammatizzare, descrissero in modo
chiaro e semplice la realtà degli umili: il loro intento,
infatti, era denunciare le ingiustizie sociali del tempo
attraverso la forza della verità impressa nei quadri.
Fu Gustave Courbet (1819-1877) a dare il nome a questo
tipo di pittura, esponendo i suoi dipinti
in quello che chiamò il “Padiglione del Realismo”.
L’evento sancì la nascita ufficiale del movimento (1855),
senza però definire regole precise: ogni artista scelse
liberamente temi e modi di rappresentazione.
Lo sviluppo industriale-tecnologico generò un clima
di fiducia nella modernità.
Furono avviati grandiosi programmi di opere
pubbliche (strade, ponti, ferrovie) e l’assetto delle
principali città europee fu ridisegnato in funzione del
nuovo ruolo di popolose metropoli industrializzate.
La pianificazione urbanistica neoconservatrice di
Parigi voluta da Napoleone III e guidata da
Haussmann, fu un modello per l’intera Europa.
I quartieri medievali furono rasi al suolo e al loro
posto furono costruiti palazzi dai caratteri
monumentali e uniformi, allineati lungo ampie strade
rettilinee (boulevard), pensate anche al fine di poter
meglio controllare il territorio in caso di rivolte.
La nuova città divenne uno dei soggetti preferiti dagli
artisti impressionisti per la sua spiccata modernità.
François Millet, Le spigolatrici, 1857, olio su tela,
cm 54x66, Musée d’Orsay, Parigi
Approfondimenti:
Gustave Courbet (1819-1877) è il pittore francese che per
primo usò il realismo pittorico in funzione polemica nei
confronti della società del tempo.
La sua attività di artista iniziò intorno al 1840 a Parigi con
opere di ispirazione romantica.
Da quel momento Courbet iniziò a realizzare quadri di
grandi dimensioni con figure monumentali ma che
rappresentavano persone comuni prese in situazioni del
tutto ordinarie. Capolavoro di questo periodo è il
«Funerale a Ornans».
In questa tela il funerale viene presentato con una fedeltà
fotografica tale da rendere la scena, sul piano estetico,
decisamente brutta.
Sempre di questo periodo è la tela raffigurante «Gli spaccapietre», anch’essa di taglio fotografico e monumentale.
La sua pittura suscitò notevole scandalo tanto che le sue
opere furono sempre rifiutate dai Salon.
Egli, polemicamente, nel 1855 le espose in una
capanna precaria che chiamò «Il padiglione del
realismo».
Théodore Rousseau, Les chênes d’Apremont, 1852,
olio su tela, cm 63,5x99,5,
Musée d’Orsay, Parigi
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Claude Monet, La stazione Saint-Lazare,
1877, olio su tela, cm 82x100,
Fogg Art Museum, Cambridge USA
I progressi della tecnologia determinarono un
allontanamento dagli architetti della tradizione.
Le esigenze della vita moderna richiesero infatti
l’elaborazione di nuove tipologie architettoniche
(stazioni ferroviarie, gallerie commerciali) che videro
l’impiego dei moderni materiali industriali: ferro,
vetro e acciaio.
Quando, negli anni compresi tra il 1865 e il 1886, a
Parigi apparvero i dipinti degli Impressionisti, fecero
grande scalpore.
Per i benpensanti i soggetti erano sconvenienti perché
tratti dalla realtà contemporanea; la linea di contorno
degli oggetti, il chiaroscuro e la prospettiva lineare
erano scomparsi e l’intera immagine era resa con
macchie di colore.
Il disprezzo per un uso tanto libero del linguaggio
pittorico fu all’origine del termine “Impressionismo”.
La definizione sintetizzava l’intento degli artisti
(guidati da Monet, Renoir e Degas) di trasportare
sulla tela la spontaneità dell’impressione visiva.
Approfondimenti:
I cafe degli impressionisti
Se si dovesse fare un elenco delle opere ispirate dai cafè,
questo risulterebbe lungo e brillante; Manet, La servante
de bocks, Le bon bock, Chez la Père
Lathuile, Le bar des Folies-Bergère; Degas,
Femmes a’ la terasse d’un café, Le déjeuner des
canotiers.
La parte sostenuta dai café nello sviluppo dell’impressionismo é assai più importante dei soggetti pittoriciche
offrirono: questi localifurono i fori in cui nacqueroe si
svilupparno le idee che avrebbero generato l’arte moderna, e i loro nomi costituiscono altrettante tappe di un
movimentola cui espansione durò vent’anni.
Nel “boulevard des Italiens”, il locale “smart”, come si
diceva sotto Badinguet, dove si incontravano le persone
sulla cresta dell’onda.
Da Tortoni troneggiavano, tra le cinque e le sette, Aurelien
Scholl, Albert Wolff, e le altre glorie parigine, quali Pertisiet, modello involontario di “Tartarino da Tarascona”
lo stesso che Manet ritrasse in un giardino del Boulevard
de Clichy, armato di fucile per sparare ai passeri, il piede
appoggiato sulla pelle di un leone imbalsamato.
Cafè Riche dove negli anni ‘90 il sipario calò sui veterani
del gruppo, definitivamente divisi nonostante la cordialità
del dottor de Bellio, organizzatore delle “cene impressioniste”.
Gli impressionisti rivoluzionarono la pittura; come i
realisti si dedicarono alla riproduzione del vero, ma
per un fine puramente artistico, lontano dalla
denuncia sociale o dalla propaganda politica.
La via fu aperta da Eduard Manet (1832-1883), che
non aderì al movimento, ma ne fu il
precursore.
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L’arte dal Settecento al Novecento
Approfondimenti:
Fin dai primi anni Sessanta dell’Ottocento Manet non si
curò delle regole accademiche: scelse soggetti contemporanei e li sviluppò con grande libertà. Senza preoccuparsi
dei volumi né della costruzione prospettica, usò colori
puri e piatti per definire le forme. L’ esempio di Manet
spinse gli impressionisti a rifiutare i metodi ufficiali anche
nello studio: invece di copiare le opere del passato, essi
studiarono le leggi dell’ottica. Si accorsero così che l’occhio
umano non riceve dalla realtà un’immagine
dettagliata, ma un insieme di colori che
poi la mente rielabora in forme distinte.Inoltre capirono
che i colori sono trasmessi alla retina dalla luce, e quindi
che l’aspetto delle cose cambia al variare delle condizioni
luminose e climatiche. La prima impressione visiva diventò fondamento e scopo della nuova pittura, fedele al dato
reale. Gli impressionisti utilizzarono la fotografia come
strumento di studio della realtà e con
essa sostituirono studi preparatori e pittorici ripresi dal
vero. Inoltre le fotografie scattate da
punti di vista insoliti erano in grado di fornire ai pittori
nuovi spunti per possibili inquadrature.
Nel 1887, il britannico Eadweard Muybridge fa
pubblicare, con il titolo di Animal locomotion, undici
volumi di fotografie.
Ogni tavola mostra l’immagine dello stesso soggetto
raffigurato in diverse fasi dello stesso movimento.
Una decina di anni prima, Muybridge era stato il primo
fotografo ad analizzare la locomozione degli esseri viventi,
spinto da Leland Stanford, magnate delle ferrovie ed
ex governatore della California. Appassionato di cavalli,
Stanford chiede a Muybridge di provare, per mezzo della
fotografia, l’attendibilità dei lavori grafici di Etienne-Jules
Marey sul galoppo del cavallo che, all’epoca suscitano
un vivace dibattito. Le tavole di Animal locomotion
sono realizzate per l’Università di Filadelfia dove il
pittore Thomas Eakins (1844-1916), anch’egli i
nteressato alla rappresentazione del movimento, ha
invitato Muybridge. Il calore della luce era per Turner sinonimo di divinità, che egli pensava risiedesse
nei raggi del sole o nelle fiamme ardenti.
L’arte dal Settecento al Novecento
Approfondimenti:
Gli impressionisti dipinsero paesaggi e scene di vita
cittadina colti dal vero e di getto.
Grazie ai tubetti di colore pronto prodotti
industrialmente, poterono lasciare lo studio per lavorare
all’aperto.
Ciò consentiva loro di osservare gli effetti della luce e
dell’atmosfera sull’ambiente e sui corpi e di riportare
subito sulla tela la realtà visiva percepita.
La tecnica pittorica consisteva in rapide pennellate di
colore che, come l’occhio umano, non fissavano i dettagli,
ma l’effetto cromatico-luminoso dell’insieme; spettava poi
allo spettatore ricomporre mentalmente l’immagine.
Gli impressionisti usarono colori puri e luminosi e
abolirono il nero per la rappresentazione delle ombre,
che nella realtà non sono nere ma colorate.
Nella scelta dei temi prevalsero le situazioni in cui le
vibrazioni luminose erano più percepibili perché
accentuate dal movimento.
Le impressioni di Manet
Pur criticato, il quadro di Manet colpisce l’attenzione di
altri giovani pittori, che organizzano la prima mostra
dell’impressionismo nel 1874 presso lo studio parigino
di un loro amico fotografo, di nome Nadar. Tra le opere
esposte vi è Impression, soleil levant “Impressione, sole
nascente”, un quadro di Claude-Oscar Monet che rappresenta un’alba nel porto di Le Havre, un’impressione visiva
di luce e barche catturata nella foschia. Come accaduto
a Manet, il quadro viene aspramente criticato per la sua
vaghezza e il suo titolo viene usato con disprezzo per definire tutto il gruppo di artisti in mostra. Da allora furono
chiamati, infatti, impressionisti.
Di nuovo era sfuggito al pubblico il motivo della pittura
tanto approssimativa di Monet: egli vede che con il passare delle ore ‒ e il variare dell’intensità della luce solare
‒ percepiamo i colori in modo sempre diverso. Monet rincorre con tela e pennelli questi sottilissimi cambiamenti,
trascorrendo intere giornate a dipingere tante volte e con
grande rapidità lo stesso soggetto. Dal suo nuovo metodo
di pittura nascono le celebri ‘serie’ di pioppi, di covoni, di
cattedrali, di ninfee.
Le sue opere hanno ispirato correnti artistiche che hanno
sperimentato nuovi usi del colore in pittura, per riuscire
a ricreare sulla tela la luminosità naturale, ma anche per
indagare come funziona il nostro occhio.
Pierre-Auguste Renoir, La Grénouillière,
1868, olio su tela, cm 66x81,
The Metropolitan Museum of Art, New York
Approfondimenti:
Eduard Muybridge, Il cavallo in movimento, 1882, serie di lastre fotografiche
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La Grenouillère era uno dei più celebri ritrovi della
borghesia parigina, sulle rive della Senna. Renoir usa,
come nel suo stile, colori vivaci e squillanti che donano
al dipinto un’atmosfera allegra e festosa. Le pennellate sono minute e veloci, e definiscono le figure umane
distinguendole dallo sfondo ma, allo stesso tempo,
fondendole con esso. L’acqua, soggetto molto studiato
dagli Impressionisti, è resa attraverso diverse gradazioni
di colore conferendole così un aspetto dinamico e vivace.
Claude Monet, Impressione, sole nascente, 1873, olio
su tela, cm 48x63,
Musée Marmottan, Parigi
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