L`Adige 26 ottobre Lavis Cerimonia con le compagnie Schützen e i
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L`Adige 26 ottobre Lavis Cerimonia con le compagnie Schützen e i
L'Adige 26 ottobre Lavis Cerimonia con le compagnie Schützen e i loro vessilli, ma senza il tricolore Il cippo sul 1809 rilancia l'Euregio LAVIS - Ieri mattina la borgata di Lavis è stata invasa, non dai reggimenti francesi come accadde giusto duecento anni fa, ma da ben trentun compagnie Schützen, di cui quattro da Innsbruck, per ricordare gli scontri avvenuti sul ponte di San Lazzaro il 2 ottobre 1809. Don Vittorio Zanotelli , nella celebrazione della messa, durante la quale è stata letta la parabola del cieco che si batte per incontrare Gesù, ha trattato la tematica dell'uomo moderno, che a differenza del cieco, non sa cosa volere dal futuro poiché privo di un ideale. Privo anche di un ideale politico-religioso come quello per cui morirono gli uomini che nel 1809 combatterono sulle rive del torrente Avisio. Terminata la celebrazione le trentun compagnie hanno sfilato sino a piazza Loreto dove il 2 ottobre 1809 gli insorti tirolesi si batterono contro i franco-italici guidati dal generale francese Peyri. Giunti nelle immediate vicinanze del cippo commemorativo, il sindaco Graziano Pellegrini ha ricordato ai numerosi presenti le motivazioni che hanno spinto il popolo tirolese ad insorgere contro il dominio franco-bavarese, ringraziando della loro presenza le compagnie Schützen. Scoperto e benedetto il cippo commemorativo, l'architetto Andrea Brugnara , ideatore dello stesso, ha ricordato la battaglia del 2 ottobre 1809 in cui morirono più di trecento bersaglieri fucilati nei pressi della chiesa di Loreto, citando la cronaca, scoperta di recente, del capitano francese Désiré Joseph Làlo, il quale scrisse che le strade erano disseminate di morti e nelle case si contavano fra i 40 e i 50 cadaveri. Brugnara ha descritto anche il cippo, composto da tre pilastri in marmo che rappresentano le tre provincie che al tempo costituivano l'antica contea del Tirolo, tre entità diverse, ma sorrette da ideali comuni che Brugnara ha riassunto nei simboli del tempo: l'aquila Tirolese, il simbolo del Sacro Cuore di Gesù e, poiché gli scontri avvennero proprio sul ponte di San Lazzaro, non poteva mancare lo stemma del comune di Lavis. Dato che il torrente Avisio fu per secoli un confine linguistico fra tedeschi ed italiani, la frase posta alla base del monumento («Ai difensori della patria fucilati 2 ottobre 1809) è stata tradotta anche in tedesco. L'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza si è complimentato con l'assessorato alla cultura di Lavis per essere riuscito a coinvolgere, per questo bicentenario, le numerose associazioni culturali lavisane per ricordare «quei fatti di guerra sui quali dobbiamo costruire un progetto di pace». Un progetto di pace comune ed europeo poiché «questo cippo - ha concluso Panizza - non rappresenta soltanto il Tirolo storico, ma anche l'attuale Euregio». Nonostante questa citazione all'Euregio la bandiera europea e il tricolore non sventolavano al fianco dei vessilli tirolesi. An. Ca. L'Adige 26 ottobre PERGINE - Sergio Anesi o Diego Moltrer? La continuità o il cambiamento? Questa sera uno dei due sarà eletto primo presidente della Comunità di valle «Alta Valsugana e Bersntol». (Ore 20, palazzo comprensoriale). I votanti sono 54 ovvero 18 sindaci e 36 rappresentanti scelti dai consigli comunali. Al primo turno serviranno i due terzi dei voti, poi sarà eletto chi incasserà il maggior numero di consensi. Le previsioni della vigilia sembrano confermate. Moltrer, sindaco a Fierozzo, è dato in vantaggio. Chi lo sostiene, lo indica come persona capace di imprimere il necessario stacco dopo la lunga gestione di Anesi alla presidenza del Comprensorio. Dalla sua Moltrer ha il sostegno del Patt, di molti dei piccoli comuni tra i 18 dell'Alta Valsugana e Bersntol, nonché l'appoggio della minoranza mochena. Chi sostiene Anesi, sindaco a Baselga di Pinè e appoggiato dall'Upt, sottolinea invece la sua capacità di rappresentare la continuità, utile per la breve fase d'avvio della Comunità. I vertici decadranno poi tra pochi mesi in quanto le elezioni comunali sono previste nel maggio 2010. L'Adige 27 ottobre il presidente Oggi a Milano con Rutelli: governatore al lavoro verso il nuovo soggetto di centro Dellai: un partito forte si misura alle elezioni vere Mentre il Partito democratico del Trentino si gode la soddisfazione di aver ritrovato oltre 20 mila persone alle primarie, raggiungendo le cifre del 2007, quando con la partecipazione allora di tutta la Margherita trentina venne eletto il primo segretario nazionale Walter Veltroni, il governatore Lorenzo Dellai coltiva attivamente il suo progetto nazionale di fondazione di un partito più centrista, l'Unione del Nord. E lo fa partecipando oggi ad un incontro a Milano con Francesco Rutelli, l'ex segretario della Margherita nazionale, la cui uscita dal Pd viene data ormai come cosa scontata da tutti, dove sarà presentato il libro del parlamentare, «La svolta, lettera di un partito mai nato», che è un addio al Pd. Con loro ci sarà anche Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, anch'egli voce da sempre critica all'interno del Pd. Sulle primarie del Pd, il presidente della Provincia si limita a dire conciliante: «Questa affluenza è molto positiva e mi rallegro con il Partito democratico del Trentino che è una forza della mia coalizione al di là del merito del risultato di queste primarie». Soddisfazione viene espressa invece da Dellai per la vittoria di Pier Luigi Bersani per il quale, dall'esterno, aveva fatto il tifo. Sul fatto poi che la grande partecipazione alle primarie stiano a dimostrare che il Pd è ancora un partito forte in Trentino Dellai non rinuncia a una stoccata: «La forza si misura alle elezioni vere e nella elaborazione delle idee». Sull'incontro con Rutelli e Cacciari oggi a Milano, il governatore spiega: «Che Rutelli abbia deciso di uscire dal Pd non mi sembra un segreto». L'Adige 27 ottobre il teatrino Botta e risposta (con stretta di mano) tra il professore e il governatore «Avete troppi soldi». «No, solo idee» Ore 14.12. Renato Brunetta, ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, mette piede al Palacongressi di Riva. In anticipo di 18 minuti. Impossibile per un ministro con l'agenda piena. «Non per me - dice lui al cronista della Rai - che sono austro-ungarico». Nato nella Serenissima Venezia. Sul governo e le polemiche inerenti Tremonti non risponde, dicendo soltanto che di economia se ne occuperà sì, ma all'Università. Parla della necessità delle infrastrutture «che sono linfa per il Paese» e «segnale di ottimismo» nei periodi di crisi come questo, interviene sul Ponte di Messina annunciando che entro l'anno il premier Berlusconi poserà la prima pietra. «Anche se non ci sono i soldi per farlo?», chiede un altro cronista. «Chi gliel'ha detto che non ci sono?» lo zittisce il ministro. E quando arriva il governatore Lorenzo Dellai per salutarlo il professore nemico dell'autonomia è carico al punto giunto. Nemmeno il tempo di stringersi la mano che parte la prima provocazione: «Visto che siete pieni di soldi faccio una proposta - dice a Dellai -. Perché non realizzate un sistema con tecnologie innovative per segnalare i punti più pericolosi sulle vostre strade?». «Ce l'abbiamo già» risponde il governatore. «Certo, perché siete pieni di soldi» ribadisce il professore. «No, di idee» replica il nostro. Interviene il direttore generale del Dipartimento Infrastrutture di Piazza Dante Raffaele De Col. Spiega a grandi linee come funziona il modello. Brunetta interroga. Dellai ad un certo punto s'intromette: «Abbiamo anche le segnalazioni per i cervi che ogni anno ci causano incidenti per un milione di euro». Il ministro lo guarda dal basso in alto un po' perplesso. Pensa: mi sta prendendo in giro? Vorrebbe replicare ma poi rinuncia. «È che mi siete troppo simpatici, anche se avete troppi "schei"». Stavolta è Dellai a indugiare un attimo: «'Sto tormentone finirà. Altrimenti "secessioniamo"». «Sì, e chi vi vuole?». Alla prossima. D.B. L'Adige 27 ottobre PAOLO LISERRE [email protected] Otto delegati nell'assemblea provinciale ed uno ( Gianantonio Pfleger per la mozione di Ignazio Marino) in quella nazionale. Ma soprattutto 2.444 persone che tra Riva, Arco, Dro e Bezzecca hanno risposto all'appello e si sono presentate di domenica ai seggi del Partito Democratico per l'elezione del segretario nazionale e di quello provinciale. Numeri che in casa Pd fanno gonfiare il petto a molti se pensiamo che alle primarie di un anno fa (era l'8 giugno e e si votava per il primo segretario) in tutto l'Alto Garda andarono a votare in 1.498, quasi mille in meno di domenica. L'Alto Garda, e in particolare Riva, premiano soprattutto la lista di Roberto Pinter, sostenuta in primis dal sindaco e senatore Claudio Molinari. Tre i candidati di lista che vanno in assemblea provinciale: il segretario del Pd di Riva, Tenno e Nago-Torbole Salvador Valandro con 183 preferenze personali in tutto il collegio e 134 soltanto a Riva (il più votato in assoluto al seggio di viale Trento), l'ex capogruppo dei Ds Maria Flavia Brunelli che raggiunge quota 279 preferenze raccogliendo ben 100 sulla piazza della Vallagarina, e l'architetto Francesca Odorizzi con 173 consensi personali. Per la lista Tonini entrano Eleonora Angelini (241 preferenze) ed un altro giovane rivano, l'ingegner Giuseppe Giuliani (123 voti), che lascia fuori calibri più quotati come Lucia Gatti ed l'ex segretario dei Ds di Riva Osvaldo Dongilli. La Val di Ledro può contare in assemblea sulla rappresentanza di Lilia Zecchini , candidata con la lista di Nicoletti (197 voti per lei). Per la lista che appoggiava Veronesi entrano il vicesindaco di Arco Josef Jorg (161) e Claudia Angelini (212 preferenze). Claudio Molinari sottolinea che si tratta di «un risultato importante e stimolante perché non sarà concesso un terzo momento di atteggiamenti rinunciatari». «Per questo - prosegue il sindaco - ora l'assemblea provinciale ha una grande responsabilità: quella di fare, non frettolosamente, una riflessione sull'adeguatezza delle risposte che il Pd deve dare rispetto alle richieste degli elettori. Diventare quindi protagonisti dell'applicazione del programma di governo provinciale, condiviso con le altre forze della coalizione di centrosinistra autonomista, e proiettarsi verso le elezioni del 2010 e del 2013». Sempre secondo Molinari, il risultato di domenica «invita, ma lo dico serenamente, Dellai ad essere e comportarsi come il coordinatore della coalizione e non il capo di un partito di essa dove qualcuno nutre ambizioni scissionistiche». Per il segretario Salvador Valandro il risultato delle primarie anche a Riva rappresenta uno «stimolante carico di responsabilità per incrementare il lavoro sia in termini quantitativi che qualitativi. Il Pd c'è, siamo tanti e lo spazio ci sta un po' stretto». E se a Riva c'è chi lavora ad un alleanza programmatica di centro Upt-Patt-Riva Domani e le altre forze che ci stanno in vista del 2010, Valandro dice espressamente che «ognuno può fare tutti i patti che vuole ma poi l'interlocutore imprescindibile è il Partito Democratico». Negli ambienti del Pd rivano si mantiene un profilo basso ma l'esito del voto, con il forte consenso in città per la lista Pinter (tre delegati, il massimo dell'Alto Garda), per molti rafforza l'opzione Mosaner in vista del 2010 mentre non paga quella componente che vorrebbe un nome alternativo a quello del vicesindaco attuale che si è speso in prima persona per sostenere la lista Pinter. Ma, si osserva sempre negli ambienti del Pd, l'elezione dell'ex capogruppo della Margherita (Valandro) e dell'ex dei Ds (Brunelli) avvalora e rafforza il cammino politico-amministrativo compiuto in questa legislatura. Dando nuova linfa in vista delle elezioni comunali. L'Adige 27 ottobre PERGINE - Un mocheno alla presidenza della prima Comunità di valle Alta Valsugana e Bersntol. È Diego Moltrer , sindaco a Fierozzo, eletto ieri notte al secondo turno con 36 voti di preferenza rispetto ai 17 ottenuti dal suo competitore, il sindaco di Baselga di Piné e presidente del Comprensorio, Sergio Anesi . Già alla prima votazione il vantaggio di Moltrer era piuttosto netto, con 33 preferenze rispetto alle 20 di Anesi. Si sono dunque confermate le previsioni della vigilia, che vedevano l'imprenditore mocheno in testa rispetto al presidente uscente dell'ente ormai estinto. Hanno dunque prevalso la discontinuità, la necessità di cambiamento, bandiera imbracciata e sventolata da Moltrer nel suo intervento di presentazione, mentre Anesi ha argomentato sulla necessità di una presenza esperta, la sua, alla guida della Comunità, utile a guidarla nei primi mesi di vita. Solamente otto, perché le elezioni comunali del 2010 imporranno di rifare tutto. L'assemblea comunitaria sarà infatti subito dopo rinnovata. C'è stata competizione ieri notte nella sala assembleare del palazzo comprensoriale, e non accadeva da anni. Moltrer è stato assai netto nell'esporre il suo programma, sopratutto la necessità di cambiamento per dare vita ad un ente veramente nuovo e che non ricordi il defunto Comprensorio. Ed il bisogno di ottenere in tempi brevi quanto è previsto in capo alla Comunità, per dare così finalmente spazio e libertà di decisione ai comuni. Dal canto suo, Anesi ha sottolineato più volte l'esigenza di un traghettatore esperto in grado di varare il nuovo ente. Ma l'assemblea ha votato per la discontinuità. I piccoli comuni sono stati a favore di Moltrer, come quelli di ispirazione piatitina, i mocheni e la Vigolana. Carlo Stefenelli (Pd), sindaco a Levico, ha apertamente sostenuto la candidatura di Anesi, valorizzando la sua competenza. Per contro, Devis Tamanini , (Patt) sindaco a Vattaro, ha sostenuto Moltrer proprio per la necessità di un ricambio, dopo i nove anni di presidenza comprensoriale di Anesi. «Serve un nome nuovo per un ente nuovo» ha declamato. Nel suo intervento, non s'è sbilanciato, invece, Silvano Corradi , il sindaco di Pergine, probabilmente perché i rappresentanti del centro maggiore nell'assemblea della Comunità si trovavano in entrambi le aree in competizione. Nonostante fosse serata elettorale, non sono mancati i rilievi alla legge istitutiva della Comunità. Da più parti si è levata la richiesta di un suo cambiamento, in modo che il cittadino sia protagonista mediante il metodo dell'elezione diretta, ciò a sostegno del disegno di legge provinciale tra pochi giorni in discussione. M.A. L'Adige 27 ottobre GUIDO SMADELLI CLES - Piena conferma per le previsioni: 206 candidati, 11 liste, tre coalizioni guidate rispettivamente da Marcello Graiff, Maria Pia Flaim e Giorgio Osele , e due liste «single», quelle guidate da Donatella Benvenuti («Uniti per Cles»), e Marco Dusini (Intesa progressista). Undici liste, cinque candidati sindaco: mai visto tanto affollamento, in precedenti elezioni. Il «bonus» per ciascun candidato si aggira sui 25 elettori, dato che il corpo elettorale supera di poco le 5 mila unità. Qualcosa meno, se si calcola l'astensionismo consolidato; alle urne dovrebbero recarsi circa 4.700-4.800 elettori. In pagina riportiamo i candidati delle liste presentate ieri, con grande affollamento all'ufficio elettorale nel tardo pomeriggio, che si aggiungono alle quattro già presentate su queste pagine: «Ascoltiamo Cles», la civica di Maria Pia Flaim, quella della Lega che si presenta con il proprio simbolo sostenendo la candidatura di Marcello Graiff, Intesa Progressista che si presenta da sola con candidato sindaco Marco Dusini, e «Uniti per Cles» di Donatella Benvenuti. Il clou di giornata, a pianoterra del palazzo municipale, lo si è registrato dalle 17 alle 18, quando si sono presentati per il deposito conclusivo del materiale le due coalizioni sulla carta favorite, quelle di Maria Pia Flaim e di Giorgio Osele, già protagonisti di un ballottaggio dieci anni fa, quando fu quest'ultimo ad avere la meglio: ma allora le liste in lizza erano molto meno numerose. La metà. «Questa volta è un'altra storia», ammette il sindaco uscente Giorgio Osele, facendo riferimento a cinque anni fa, quando si era presentato a capo di una coalizione composta da Patt, Margherita, Intesa progressista e Democrazia impegno partecipazione (area ex socialista), contro la sola lista di An, all'epoca guidata da Mario Stablum . Non c'era stata battaglia, se non dopo il voto; prima se ne era andato Dip cui non era stato assegnato nessun assessorato, a metà legislatura si erano dimessi prima il capogruppo della Margherita Flaivia Giuliani (ora nel Pd), poi l'assessore Luigi Pichenstein (ora nel «Gruppo civico di centro per Cles»), infine l'intero gruppo della Margherita (in buona parte ora con Flaim) si era dimesso, lasciando Osele senza maggioranza, cui conseguenza sono stati il commissariamento e le elezioni anticipate. Un'altra storia, lo dicono tutti, in paese. Con pronostici per il braccio di ferro tra Maria Pia Flaim e Giorgio Osele, e Marcello Graiff del centrodestra a fare da terzo incomodo, e che potrebbe godere dell'effetto sorpresa (voto di protesta) che il simbolo della Lega può innescare anche nel capoluogo anaune. Autonomisti Cles Candidato Osele: 1. Ruggero Mucchi (assessore uscente), 2. Paolo Ciardi, 3. Veronica Chilovi, 4. Ciro Coller, 5. Giovanni Corrà, 6. Franco Dalpiaz, 7. Vinicio Fondriest, 8. Dolores Keller, 9. Anita Leonardi, 10. Roberto Leonardi, 11. Claudio Loffredo, 12. Sonia Lorenzi, 13. Gabriele Lorenzoni, 14. Vanessa Maines, 15. Ivana Penasa, 16. Thomas Poli, 17. Ivan Reversi, 18. Elio Rizzi, 19. Annalisa Torresani, 20. Paolo Zanolini Patt Candidato Osele: 1. Andrea Paternoster, 2. Moira Barbacovi, 3. Eugenio Cattaneo, 4. Giancarlo Dallago (consigliere uscente), 5. Aldo Dalpiaz, 6. Nicola Debiasi, 7. Massimiliano Girardi, 8. Andrea Leonardi, 9. Giulio Lorenzoni, 10. Franco Misseroni, 11. Ivan Noldin, 12. Emanuele Odorizzi (consigliere uscente), 13. Luca Pangrazzi, 14. Elisa Paternoster, 15. Katiuscia Pilati, 16. Rosario Poletti, 17. Nadia Maria Springhetti, 18. Roberta Visintainer, 19. Lorenza Viviani, 20 Andrea Zanon L'Adige 28 ottobre BRUNO ZORZI S pia antifascista (per i suoi nemici politici una spia e basta); «pasionaria» dell'autonomismo, militante prima del movimento indipendentista trentino, che subito dopo la seconda guerra mondiale ebbe un forte seguito soprattutto nelle valli; militante di spicco dell'Asar; nel '48 eletta nelle liste del Pptt, di cui fu tra i fondatori, ma, unico caso nella storia dell'Autonomia, in consiglio regionale ci rimase solo pochi mesi perché la sua elezione venne invalidata. Da quel momento la vita di Clara Marchetto, divenne un calvario. Un caso clamoroso e dimenticato che è tornato alla memoria con il libro di Lorenzo Baratter «Storia dell'Asar», Egon edizioni, in questi giorni in libreria. Storia da romanzo, storia di anni tragici, prima di tutto quelli del Fascismo che si avviava alla guerra e quelli duri che, anche qui in Trentino, seguirono la tragedia del secondo conflitto mondiale. Una vicenda umana che sta dentro la sconfitta, in buona parte frutto del sabotaggio scientifico messo in atto dalle nascente partitocrazia, Dc in testa, dell'Asar. Movimento complesso, certo pieno di contraddizioni, ma che gettò la basi popolari dell'Autonomia. Che lottò dall'estate del '45 all'estate del '48 per un'«autonomia integrale da Borghetto al Brennero». Autonomia regionale per ricostruire quel Tirolo storico che fu, fino all'irrompere dei nazionalismi, un luogo di convivenza. Idea che venne osteggiata, per opposti motivi, da quasi tutti i partiti italiani (tranne il Pri) e dalla stessa Svp che non voleva rinunciare all'idea dell'autodeterminazione. Figure asarine di grande livello intellettuale, tra tutti Valentino Chiocchetti, pensavano che il senso vero dell'Autonomia stava proprio nel recupero del ruolo storico di incontro tra mondo italiano e tedesco. Clara Marchetto apparteneva, invece, all'ala più antiitaliana dell'Asar, quella che aveva nostalgia dell'Austria, quella a cui aderivano i tanti delusi dall'annessione all'Italia che divenne ben presto fascista. Il fascismo che guardò sempre con sospetto i trentini: troppo cattolici, troppo filoasburgici, poco o per nulla nazionalisti. La Marchetto, che nacque austriaca visto che venne al mondo nel 1911 a Pieve Tesino, era sinceramente e apertamente «austriacante», termine ambiguo affibbiato da sempre anche a chi tenta di uscire dagli schemi consunti del nazionalismo. Il suo ruolo nel gruppo dirigente dell'Asar non fu di primo piano, ma aveva seguito (venne eletta con 1149 preferenze) e i suoi comizi in giro per le valli non passavano inosservati. Tutt'altro. E infatti, nella primavera del '48, durante un'assemblea in Vallarsa, l'allora esponente di punta del Pli, partito antiautonomista, il professor Corsini, rinfacciò alla «pasionaria» del Pptt i suoi trascorsi di galeotta. Sembrava solo una delle tante fiammate polemiche di una campagna elettorale feroce, che, come testimoniano i giornali di allora, non risparmiava nulla a nessuno. Non fu così, per lei quell'episodio fu l'inizio della sua fine politica. Clara Marchetto spiegò in una lettera mandata alla direzione dell'Asar a cosa si riferisse Corsini, ma ormai il fianco era scoperto e ci pensò la rivista Panorami, diretta da Flaminio Piccoli, a lanciare l'assalto che si dimostrò letale per sua la carriera politica e devastante per la sua stessa vita. Riemerse la condanna a morte, poi commutata in ergastolo, che la Marchetto aveva subito il 21 dicembre del '40 da parte del famigerato Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Motivo della condanna, che la Marchetto condivise con il marito, Giusto Giuditta: aver tentato di trafugare e di consegnare ad un gruppo di fuorusciti in Francia i disegni della corazzata «Littorio» (nella foto in alto). La militante autonomista, nei primi anni '30, sposò Giuditta, originario di San Sisto di Livenza, e con lui si trasferì a Genova dove lavorava come tecnico all'Ansaldo nelle cui officine venne costruita, dal '34 al 6 maggio del '40, la grande corazzata. I due erano in contatto con alcuni antifascisti fuggiti in Francia, molto probabilmente a loro volta vicini ai servizi segreti di Parigi. L'8 maggio del '40 la Marchetto venne arrestata a Bordighera e i carabinieri le trovarono addosso una lettera nella quale c'erano disegni e dati tecnici della Littorio. Documenti che la donna avrebbe dovuto consegnare ad un emissario dei fuoriusciti, ma un infiltrato, un certo Volfango Costa, informò l'Ovra, la polizia politica fascista, e l'intero gruppo antifascista che operava a Genova venne smantellato. Ben trentasette gli arresti, il 21 dicembre del '40 a Roma si celebrò un processo, a quanto raccontò la stessa Marchetto, la cui conclusione era già stata scritta da Mussolini ben prima della conclusione. Le pene, infatti, furono pesanti. «Ci condannarono a morte io mio marito - ricordò nel '79 Clara Marchetto in un'intervista concessa a Mauro Lando che con Ettore Zampiccoli, firmò su Letture Trentine un'inchiesta sulla vicenda della «pasionaria» autonomista -. Altri ancora ebbero lunghe pene. Un paio li fucilarono, io e mio marito avemmo la pena tramutata in ergastolo». C lara Marchetto da Roma venne trasferita al penitenziario di Perugia dal quale uscì nel giugno del '44 liberata dagli angloamericani. Come detto, nella campagna elettorale del '48 la vicenda venne rispolverata. Mentre in tutta Italia si distribuivano a piene mani diplomi Alexander a partigiani dell'ultima ora, contro la Marchetto venne scatenata una campagna politico - giornalistica spietata. E perché? Perché era stata condannata all'ergastolo dal tribunale speciale fascista! La stampa trentina usò toni inauditi. Il via venne dato da Piccoli su «Panorami», rivista de «Il popolo trentino» che contro di lei scrisse un articolo dal «sobrio» titolo: «Cupidigia di leccare le scarpe altrui, bramosia di fare i servi». La morale del pezzo era questa: la Marchetto ha fatto la spia prezzolata (questa storia dei soldi pagati dai servizi d'Oltralpe a lei e al marito non venne mai provata) per i francesi e ora «lavora» per l'Austria. Lei querelò Piccoli, il processo si aprì l'11 gennaio del '49 ma non si chiuse mai, anche perché, il primo febbraio dello stesso anno venne arrestata. Motivo? Era stata liberata illegalmente dal penitenziario di Perugia. La riportarono dietro le sbarre nel capoluogo umbro, ma nell'autunno venne messa in libertà provvisoria. Tornò in Trentino dove cercò, tramite il suo avvocato Giuseppe Ferrandi, deputato del Psiup, un aiuto finanziario che le era stato promesso da alcuni esponenti dell'Svp. Promesse che rimasero, a quanto pare, tali. Nel dicembre del '50, temendo un nuovo arresto, si rifugiò a Innsbruck e da lì raggiunse il marito a Tunisi. La coppia si trasferì a Parigi dove Clara Marchetto, fino a tarda età, insegnò italiano alla Berlitz School e dove morì nel settembre dell'82 a 71 anni. Sostanzialmente un'esule a causa di una vicenda politico giudiziaria che si concluse solo nel '72 quando la pena per la «pasionaria» dell'autonomismo venne condonata dopo che nel '53 la Corte d'appello di Genova confermò in parte la sentenza del Tribunale speciale condannando la Marchetto a 15 anni e 4 mesi di reclusione per spionaggio. Processo del quale lei non seppe nulla ma che riempì di gioia la stampa neofascista nazionale che per anni la riempì di insulti e di minacce. Mauro Lando nell'intervista del '79 le chiese: «Se lei fosse stata di un altro partito forse oggi sarebbe un'eroina della Resistenza e siederebbe in Parlamento». Lei rispose: «Forse sì, ma avrei dovuto essere democristiana». L'Adige 28 ottobre Recepiti alcuni emendamenti, la quarta commissione permanente del Consiglio provinciale (presieduta da Mattia Civico) ha approvato ieri un disegno di legge proposto da Bruno Dorigatti, esponente del Partito democratico, che prevede «Interventi a favore degli ex dipendenti della Sloi», il cui esame finale in aula è previsto a metà novembre, quando il Consiglio provinciale sarà chiamato all'approvazione A favore, oltre ai rappresentanti del Pd, con Bruno Dorigatti, presente anche in sostituzione di Sara Ferrari e Mattia Civico, hanno votato Mario Magnani (Gruppo misto), Salvatore Panetta (Upt) e Michele Dallapiccola (Patt). Si sono invece astenuti il Pdl con Walter Viola e Pino Morandini, Claudio Eccher (Lista civica per Divina) e Luca Paternoster (Lega Nord Trentino). I tre articoli del disegno di legge prevedono innanzitutto di accordare, a titolo di riconoscimento istituzionale la somma una tantum di duemila euro sia agli ex operai e impiegati della Sloi sia ai dipendenti di altre aziende che abbiano lavorato nello stabilimento per almeno due anni, rimanendo quindi esposti ai rischi per la loro qualità della vita derivanti dalla diffusione del piombo tetraetile. Dorigatti ha ribadito che «questo non è un indennizzo, ma un atto simbolico» con cui testimoniare oggi l'attenzione alle persone e all'ambiente colpevolmente mancata allora. Per tener vivo il ricordo della vicenda Sloi e dei suoi drammatici effetti, il testo impegna poi la Provincia a dedicare una sezione della Fondazione Museo storico del Trentino alla ricostruzione documentale delle vicende dello stabilimento e delle condizioni dei lavoratori. Un emendamento di Mattia Civico accolto dalla commissione permetterà di istituire un premio in memoria dei lavoratori della ex Sloi per valorizzare le buone pratiche e la ricerca sulla prevenzione del rischio chimico nelle imprese. In tutto il provvedimento comporterà una spesa di 50.000 euro. Il Consiglio provinciale, considerata anche l'astensione delle opposizione, dovrebbe quindi licenziare il testo: per i dipendenti della Sloi, che tanto hanno dovuto soffrire durante la loro attività lavorativa e soprattutto negli anni successivi, arriverà quindi un risarcimento. Simbolico ma importante. L'Adige 28 ottobre franco gottardi Ci sarà anche Lorenzo Dellai oggi a Roma accanto a Francesco Rutelli per il lancio del nuovo ambizioso soggetto politico. Come lo stesso governatore ha annunciato ieri a Milano, alla presentazione del libro «La svolta» scritto dall'ex leader della Margherita nazionale, il percorso nascerà da un documento. «Più che un documento è una paginetta di intenti condivisa da un ristretto gruppo di persone riunite dall'ambizione di cercare di costruire un'alternativa a quindici anni di berlusconismo» corregge il tiro il governatore. Che sottolinea come per il momento non ci siano né nomi, né simboli né tantomeno organi dirigenti. È tutto in divenire. Si parte da una visione comune della situazione politica italiana. Ma Dellai non vuole sentir parlare di collocazione al centro dello schieramento politico. «Mi pare - dice - che ragionare ancora in termini topografici sia un modo vecchio e superato di intendere la politica». Preferisce pensare al potenziale elettorato a cui il nuovo soggetto si rivolgerà. Che è un elettorato moderato che fa fatica a votare il Partito democratico ma che allo stesso tempo non sopporta il «populismo irresponsabile» - come lo definisce Dellai dell'attuale destra di governo. L'uscita di Rutelli dal Pd rischia di provocare un'emorragia di consensi nel partito del neo segretario Bersani. Il governatore del Trentino però considera limitativo considerare l'iniziativa che oggi prende il via come una scissione. «Io - sottolinea con forza - pur avendo riscontrato con piacere la grande partecipazione democratica alle primarie di domenica non faccio e non ho fatto mai parte del Partito Democratico quindi è evidente che non si tratta di una scissione ma di un'iniziativa che si pone in una prospettiva più ampia». E da questo punto di vista Dellai esprime tutta la propria soddisfazione per la vittoria di Bersani. «Penso che con la sua elezione si porterà un po' di chiarezza» dice. Nel senso che vista la storia personale del neo segretario il governatore è convinto che il futuro Pd avrà una linea più chiara che si inserisce nell'alveo dei grandi partiti socialdemocratici europei. Insomma il partito uscito dalle primarie non avrà più quella vocazione maggioritaria che è stato il grande errore strategico di Veltroni. Al tentativo di Rutelli e Dellai guarda con attenzione anche l'Udc, potenziale alleata ma anche potenziale concorrente del nuovo soggetto. «Ma quello è un partito esistente con cui sicuramente cercheremo di dialogare ma che è un'altra cosa» tiene a sottolineare il governatore. Non ci sarebbe insomma alle viste nessuna idea di costituente di centro. Ma come si pone il nuovo soggetto in rapporto al «partito del Nord», come è stato definito l'accordo tra movimenti locali siglato la settimana scorsa dall'Unione per il Trentino? «L'Upt continuerà ad agire a livello locale in stretto rapporto con il Patt e l'Udc sia a Trento che a Bolzano e in prospettiva anche a Innsbruck» spiega Dellai. «Dopodiché assieme ad altri soggetti locali ha ritenuto opportuno mettersi in rete con i territori per quello che in maniera impropria è stato definito Partito del Nord ma che è un'iniziativa che nasce con le stesse motivazioni e ambizioni di riscatto della politica da un certo modo di agire». Un tentativo che oggi andrà a battesimo anche a livello nazionale. Potrà risolversi come l'ennesimo tentativo centrista di questi anni o cambiare i rapporti di forze. Certamente è la via nazionale fortemente cercata da Dellai, quella che potrà proiettarlo in un futuro romano alla fine del suo quindicennio in piazza Dante. L'Adige 28 ottobre Il retroscena Schierato con Anesi come Piné E ora Levico potrebbe restare fuori dalla giunta PERGINE - Il Patt ha fatto bis. Nella notte del 10 marzo scorso aveva spiazzato tutti al tavolo delle trattative aprendo la porta a Silvano Corradi come candidato sindaco. I «commensali», Upt, Pd, Udc, Socialisti autonomisti e Verdi, rimasero di stucco ma dovettero abbozzare, accettando. Patt vincente allora, ma anche lunedì sera. Diego Moltrer era il suo candidato alla presidenza della Comunità di valle e, al secondo turno, è stato eletto con 36 voti sui 17 del candidato dell'Upt, Sergio Anesi . Hanno votato compattamente per Moltrer la valle dei Mocheni e la Vigolana. Forte l'appoggio di Fornace e Civezzano, anche di buona parte dei rappresentanti di Pergine. Per Anesi i Comuni della zona dei laghi e il Pinetano. Il lavorio per definire la prima giunta è già in corso. È pensabile che chi si è schierato con il perdente Anesi rimanga senza assessore. Levico Terme, ad esempio, anche se è il secondo Comune per numero di abitanti nella Comunità, ma pubblicamente schierato con Anesi. E il Pinetano, apertamente a suo favore. Questa volta è stato Devis Tamanini , sindaco piatitino a Vattaro, il mossiere principale nel gioco elettorale. È soddisfatto. «Questo è un bel traguardo. Sicuramente ha aiutato molto Moltrer la consapevolezza che i piccoli comuni vorranno essere protagonisti». Ma Upt e Pd dov'erano mentre si giocava la partita per la presidenza della Comunità di valle? M. A. L'Adige 28 ottobre GUIDO SMADELLI CLES - Ufficio elettorale deserto, nella mattinata di ieri: nonostante il termine per la presentazione delle liste fosse fissato ieri a mezzogiorno, tutti avevano già provveduto a consegnare la documentazione entro lunedì sera. In via informale sembra che tutte le liste possano essere accolte, tutte le firme a sostegno della presentazione sono regolari, quindi dovrebbero essere confermati i 5 candidati sindaco, le 11 liste ed i 206 candidati consiglieri. Ora parte la campagna elettorale, che si annuncia quanto mai intensa. E già qualche polemica si solleva. Ad esempio quella di Intesa Progressista, candidato sindaco Marco Dusini : in un documento viene affermato che «Il Pd clesiano e le liste che lo appoggiano non ha trovato il tempo per un confronto politico con noi e, per quanto ci è dato sapere, sembra non aver accolto le offerte delle componenti politiche della coalizione che governa la Provincia. Non commentiamo queste decisioni, ci limitiamo a prenderne atto». Conseguenza di questo «silenzio» è che Ip va da sola, con un proprio candidato sindaco, una propria lista, ed un programma sintetizzato in 12 punti. L'altra «single» è Donatella Benvenuti , per la lista «Uniti per Cles» (capolista Adriano Taller , coordinatore Mario Stablum ). Lo scontro vero avverrà tra le tre «grandi coalizioni», ognuna forte di tre liste. La meno numerosa per numero di candidati è quella di centrodestra, guidata da Marcello Graiff : per lui corrono la civica «Rinnova Cles», capolista Loris Agostini con 17 candidati, il Pdl con 15 candidati e capolista Amanda Casula , la Lega Nord con 17 candidati, che schiera tutte le donne ai primi posti. In totale Graiff conta su 49 candidati: 11 donne (la più «ricca» è la Lega con 5), 8 under 30 (in Rinnova Cles neanche uno), 15 over 60 (Rinnova Cles al top con 6). Età media complessiva 44 anni e 9 mesi: la più anziana è la Lega (47 anni e 3 mesi), il più giovane il Pdl (39 anni e 5 mesi). Gli altri due gruppi contano ciascuno 60 candidati. Per Giorgio Osele corrono il Patt (capolista Andrea Paternoster ) e gli «Autonomisti per Cles» (capolista Ruggero Mucchi ). Le stelle alpine presentano così 40 candidati... ed il Progetto Civitas, la lista dell'ex sindaco, che congloba anche elementi dell'Upt. Dei 60, 19 sono donne (7 nella civica autonomista, 6 nelle altre due liste), gli under 30 sono 8 (uno solo nel Progetto Civitas), gli over 60 sono 11, e nella lista del Patt se ne conta solo 1: peraltro il Patt, con una media di età di 36 anni, è la lista più giovane in assoluto (la coalizione conta in media 42 anni e 10 mesi). Infine Maria Pia Flaim , sostenuta dal «Gruppo Civico di Centro per Cles», da Pd e dalla sua «Ascoltiamo Cles»: tutte senza capolista, rigido ordine alfabetico. È la coalizione più «vecchia», con età media di 45 anni e 5 mesi: fra le tre liste la più giovane è il Pd (42 anni e 6 mesi), la più anziana quella del Centro (47 anni e 11 mesi). La coalizione è la più ricca di femmine (22: 8 il Pd, 6 ciascuno le altre due liste), nonché di under 30 (12: al top il Pd con 5), sono infine 9 gli over 60 (Pd al minimo con 2). L'Adige 28 ottobre Valsugana italianissima alla faccia degli Schützen Torno sulla querelle degli spari negati agli Schützen a Telve. Stia tranquillo Giuseppe Corona: la maggior parte della cittadinanza ha approvato la scelta del sindaco di non consentire gli spari agli Schützen. Conoscendo anch'io un po' di storia locale so benissimo che la Bassa Valsugana, occupata, ha gravitato per oltre 400 anni nell'area del «Tirolo storico»; nutro invece dei dubbi sugli usi, i costumi e le tradizioni che dovrebbero averci permeato. Letto il «Land libel» del 1511 di Massimiliano I, invito Corona a leggere anche qualche scritto di chi in Valsugana ha vissuto, come ad esempio «I Valsuganotti - la gente di una regione naturale» di Angelico Prati, tra l'altro in italiano, quindi facilmente comprensibile da tutti. Come in italiano e latino, ma non in tedesco, sono redatti addirittura gli statuti delle antiche giurisdizioni di Castel Ivano, Telvana e Castellalto, alle quali la «Schützen kompanie» di Telve si rifà. Personalmente ritengo fondamentale dare spazio a qualsiasi tipo di manifestazione culturale legata alla storia locale, che non può che arricchire una comunità; quindi ben venga ricordare anche il nostro passato sotto il «Tirolo storico». Non si può però continuare a dire che l'Italia è «il paese che ci ospita», come ha ripetuto Corona in tutti i suoi interventi su questa rubrica. Io - e come me sono sicuro moltissimi altri valsuganotti - mi sento italianissimo quando sono in Trentino o in altre regioni della penisola, mentre mi sento un ospite se vado in Francia, Austria o Germania. Non fosse così mi trasferirei dove mi sento più a mio agio. Per stemperare gli animi concludo simpaticamente con la strofa di una canzone del duo bellunese «I Belumat», molto noto anche in Valsugana: «…i tedeschi, i tedeschi…quei 'taliani, co le braghe de curam i resta sani… ma co lè da ciapar schei o su per giù… sprechen meio dei toscani… yu-fu-fu». Giancarlo Orsingher – Telve UFFICIO STAMPA PROVINCIA 28 OTTOBRE Oggi si è parlato anche di Euregio al parlamento austriaco, presente l'assessore Franco Panizza 1809-2009: BICENTENARIO HOFERIANO CELEBRATO A VIENNA ''Tappe di un cammino'' è il titolo scelto dal Parlamento austriaco per la manifestazione con cui oggi, a Vienna, è stato celebrato il bicentenario hoferiano. All'iniziativa ha preso parte anche l'assessore della Provincia autonoma di Trento, Franco Panizza, in rappresentanza del presidente Lorenzo Dellai. "L'Euroregione - ha sottolineato - è il nostro contributo all'Europa unita in un percorso di collaborazione, sviluppo e pace. Aderiamo con grande convinzione a questo progetto che per noi rappresenta anche il recupero di una storia comune ma soprattutto la possibilità di costruire assieme il futuro". E proprio riguardo alla storia comune l'assessore Panizza ha rimarcato l'importanza di poter accedere, in terra d'Austria, agli archivi della Grande guerra nei quali si trovano anche notizie e informazioni sui trentini che combatterono con l'esercito austro-ungarico. Alla manifestazione c'erano anche Luis Durnwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano e il capitano del Land Tirolo, Günther Platter, che ha indicato nell'Euregio la strada da percorrere per il futuro di questa terra di confine. Luis Durnwalder ha sottolineato come le tre regioni del Tirolo storico, ovvero Alto Adige, Trentino e Tirolo del Nord, hanno un obiettivo importante che si inquadra in un'ottica europea, ovvero rafforzare il ponte che si è costruito fra due stati e fra due culture. La presidente dell'assemblea, Barbara Prammer, ed il ministro degli esteri, Michael Spindelegger, nei loro interventi, hanno ricordato invece come l'autonomia altoatesina rappresenti una storia di successo, e un vero e proprio ''marchio'' per quanto riguarda i diritti delle popolazioni. L'Adige 29 ottobre l'appuntamento Oggi a Mezzocorona è il giorno del Dreierlandtag Si riunirà oggi al Palarotari di Mezzocorona la nona assemblea del Dreierlandtag, la seduta congiunta delle assemblee legislative delle Province autonome di Trento e di Bolzano, del Land del Tirolo e del Vorarlberg (quest'ultimo in veste di osservatore). L'ambizione è quella di fare dell'appuntamento trentino un punto di svolta nella storia del Dreierlandtag e della collaborazione tra i territori. È stato infatti già avviato un percorso politico con l'elaborazione di una mozione, che sarà discussa assieme ad altri 25 documenti, con la quale si prevede di stringere nuovi vincoli di cooperazione nel campo amministrativo tra i governi del Trentino, del Sudtirolo e del Tirolo. Lo strumento giuridico individuato è quello del «Gruppo europeo di cooperazione territoriale» (Gect), recentemente introdotto dalla legislazione europea. Le altre mozioni, che saranno discusse nel corso della giornata, sono distinte in cinque settori: istituzionale, attività economiche, ambiente e fonti energetiche, trasporti e circolazione, cultura, istruzione e ricerca, politiche sociali e del lavoro. L'Adige 29 ottobre LUISA MARIA PATRUNO L'avventura romana di Lorenzo Dellai è cominciata ieri a palazzo Ruspoli, al fianco di Francesco Rutelli, ex segretario della Margherita, e Bruno Tabacci (Rosa bianca-Udc), a quattro anni dalla fine del suo ultimo mandato da governatore del Trentino. Dopo aver scelto di non partecipare alla nascita del Pd Trentino si è ritrovato leader dell'Upt, che è però solo una formazione solo locale. Ora però il presidente Dellai sta ritrovando un respiro nazionale nel cercare di mettere insieme i centristi che oggi non si sentono rappresentati né dal Pd, che lui definisce « una sinistra socialdemocratica», né nel «populismo di destra». Ieri Lorenzo Dellai ha presentato, insieme ai primi undici firmatari, un manifesto che ha chiamato del «cambiamento e buongoverno». Presidente Dellai, che significato ha il manifesto che ha presentato ieri a Roma? È la partenza di un progetto politico. Se dovesse definirlo, cosa direbbe? L'obiettivo è quello di dare vita a un partito che possa interpretare l'esigenza di tante persone che faticano a riconoscersi nel modello bipartitico, ma che non pensano a un centro che guarda di qua e là, dove è più conveniente andare. È ciò che manca oggi. Hanno firmato il suo manifesto, Francesco Rutelli, Linda Lanzillotta, Massimo Cacciari: il progetto parte dai fuoriusciti del Pd? Loro pensavano che il Pd potesse essere ciò che non è. È stata una scommessa mancata. Il Pd è un partito di sinistra e socialdemocratico. Quasi tre milioni italiani alle primarie hanno detto la loro su quale è l'identità del Pd, mi sembra molto chiaro. Per questo serve una nuova offerta politica, non è questione di transumanze. Serve un mix di culture politiche che non si identificano nell'idea socialdemocratica ma che non sono disponibili ad andare a destra. Del resto, chi contesta questo dovrebbe dirci qual è l'alternativa se non vogliamo come prospettiva uno splendido isolamento del centrosinistra e un Nord sempre più diviso solo tra Pdl e Lega. Pensa che il suo amico Enrico Letta, ex margheritino come lei, che ha sostenuto Pier Luigi Bersani, prima o poi sarà della partita come Rutelli? È da giorni che non sento Enrico Letta, non la pensiamo allo stesso modo. Lui è tra i copromotori del Pd di Bersani. Ma il mio progetto non vuole essere in contrasto con il Pd. Per l'interesse del Paese servono tutte le energie, una grande alleanza che ci consenta di uscire dagli ultimi quindici anni. Tra gli undici firmatari c'è qualche esponente del centrodestra? L'unico è Ubaldi, ex sindaco di Parma, che aveva una maggioranza di centrodestra ma non estrema. Quali saranno le prossime tappe del progetto? Dovremo organizzare una presenza, trovare le persone e un nome da dare al progetto, ma io mi auguro che il più rapidamente possibile possa fondersi con un percorso analogo che può fare l'Udc. Ho visto alcune prese di posizione che possono fare pensare che possa nascere qualcosa di comune. A lei mancano quattro anni alla fine del mandato, ma con questo suo impegno politico a livello nazionale vuol dire che sarà più a Roma che a Trento? Sarò a Roma quanto basta. È l'unico nome nuovo sulla ribalta nazionale tra i politici che hanno firmato il suo manifesto. Pensa che un politico di periferia possa cambiare la politica romana? Tra le firme ci sono personaggi conosciuti e facce nuove. Io penso di poter dimostrare che si può avere un ruolo nazionale anche a 600 km di distanza. La politica non si fa solo nei salotti romani. Lunelli: «Questo è il culmine di un'iniziativa partita mesi fa dai territori» Giorgio Lunelli, capogruppo dell'Upt in consiglio provinciale, l'altro ieri era a Milano per sentire Dellai, Rutelli e Cacciari annunciare il loro progetto comune che ieri a Roma è stato ufficializzato. E così ne dà la sua interpretazione: «Sarà un partito nuovo per tutti coloro che non si riconoscono o si sentono stretti - nel Pd sempre più socialdemocratico, nell'Udc della politica dei due forni, ma anche nel Pdl ormai palesemente gregario di Bossi e Calderoli». Poi ci tiene a rimarcare il legame territoriale. «L'iniziativa lanciata a Roma da Lorenzo Dellai e da altri leader nazionali - dice Lunelli - rappresenta il culmine di una iniziativa politica che in questi mesi è partita dal basso e dai territori. Questa è la logica che ha ispirato la nascita dell'Upt e che oggi può rispondere anche a una domanda diffusa nel Paese e che è stata sottolineata nei giorni scorsi dall'«Appello dei territori, per una nuova politica» sottoscritto da amministratori di Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria ed Emilia. L'Adige 29 ottobre ALA - Un teatro stracolmo. Trecento studenti delle professioni sanitarie. L'occasione è stata offerta dall'incontro con loro organizzato dall'Azienda Sanitaria alla presenza dell'assessore alla salute Ugo Rossi, del direttore generale Franco Debiasi del sindaco di Ala Giuliana Tomasoni. A fare gli onori di casa Valeriano Raffaelli, coordinatore del corso di laurea per tecnici della riabilitazione psichiatrica. La sede di Ala del Polo universitario per le professioni sanitarie ospita quattro corsi: per tecnici della riabilitazione psichiatrica, per igienisti dentali, per tecnici di radiologia per immagini e radioterapia, per tecnici della prevenzione negli ambienti e nei luoghi di lavoro. Lo stesso polo altri due corsi li ospita nella sede di Rovereto: per fisioterapisti e per tecnici di laboratorio biomedico. Rispondendo a un ragazzo che chiedeva se era ipotizzabile il concentramento delle attività formative in un'unica sede, l'assessore ha risposto: «Bisogna sempre evitare l'accentramento delle funzioni. Su questo vi invito a riflettere, poiché si rischierebbe altrimenti un impoverimento del tessuto sociale». Confermando quindi che non vi sarà alcun accorpamento fra Rovereto e Ala. L'assessore Rossi ha voluto ribadire nel suo brevissimo discorso ai trecento ragazzi un concetto a lui particolarmente caro: «Dopo il sapere e il saper fare, questo è il tempo del saper essere. È necessario che il cittadino abbia la giusta percezione di essere al centro dell'attenzione di chi eroga un servizio. L'Azienda ha da anni intrapreso un percorso formativo anche in questa direzione. E io lo sosterrò sempre. Ma sarete voi studenti a fare la differenza». L'introduzione è stata di Valeriano Raffaelli, coordinatore del corso per tecnici della riabilitazione psichiatrica, che ha posto l'accento su quattro parole chiave ("grazie": a Provincia e Azienda per l'impegno nel settore della formazione; "quantità": 350 studenti con 6 corsi a pieno regime; "qualità": formazione che punta su ricerca, formazione effettuata con rigore scientifico, formazione che è attenta ai contesti in cui lavorerà l'operatore,, formazione che salvaguarda i singoli studenti dai piani studi alle sedi di tirocinio; "incontro": tra Provincia, APSS e studenti, tutti con le loro legittime aspettative e disposti a impegnarsi vicendevolmente). Sono seguiti gli interventi di numerosi rappresentanti di studenti che hanno voluto anche mettere in evidenza alcuni aspetti che potrebbero essere suscettibili di un miglioramento, come gli aspetti logistici (ci sono spazi per i laboratori che andrebbero migliorati e/o aumentati; la città di Ala è poco vitale secondo la visione dei giovani) e quelli relativi all'offerta di master e post laurea. L'Adige 29 ottobre Assemblea del Patt, l'altra sera ad Arco, per eleggere 5 nuovi consiglieri per il consiglio di partito e 29 delegati in vista del congresso al Palarotari di Mezzocorona del 29 novembre prossimo. L'occasione per fare un bilancio in vista dell'importante appuntamento e mettere a fuoco gli obiettivi. Presente tutto lo stato maggiore del partito autonomista: il presidente Walter Kaswalder, gli assessori provinciali Ugo Rossi e Franco Panizza, il consigliere Mauro Ottobre, Michele Dallapiccola, Caterina Dominici, Luca Giuliani e la coordinatrice del movimento giovanile Daiana Boller. Proprio quest'ultima ha sottolineato l'entusiasmo dei giovani del partito presentando la tesi congressuale del loro movimento: sviluppo di sedi in tutte le valli del trentino e rifiuto categorico nei confronti di un'eventuale affiliazione con l'Upt, considerato un partito «senza storia e senza futuro dopo Dellai». Mauro Ottobre, invece, ha spostato il tiro contro la Lega Nord: «I trentini che votano Lega - ha detto - sono come il tacchino che non vede l'ora che arrivi il Natale». Il consigliere ha confermato di non comprendere l'idea di Padania, lontana dalla tradizione trentina, in favore di quella dell'Euregio, la grande regione comprendente Trentino, Alto Adige e Tirolo del Nord.. Dello stesso avviso Ugo Rossi, che rincara la dose nei confronti del Carroccio, reo di negare ogni vincolo con il Tirolo austriaco e di proporre un federalismo fiscale troppo costoso, 500 milioni di euro, senza benefici nei confronti dei trentini. Il discorso si è poi spostato sul congresso. Dallapiccola: «Un momento di fondamentale importanza per il partito, nel quale tutti potranno vedere la loro opinione presa in seria considerazione». Qualche screzio al momento di votare per i 5 consiglieri del partito che spettano all'area della Alto Garda: sono volate parole grosse e qualcuno ha minacciato di lasciare l'aula, per le modalità di proposta dei candidati, secondo alcuni «preconfezionate» e che non davano lo spazio promesso ai giovani del partito. Grazie all'intervento mediatore di Dallapiccola, la tranquillità è comunque tornata nel giro di qualche minuto, la lista dei candidati ha subito un tempestivo rimpasto e la votazione è proseguita senza ulteriori intoppi. D. D. gli eletti In vista del congresso Questi i delegati e i consiglieri Ecco l'elenco completo dei delegati per il congresso e consiglieri eletti. DELEGATI: Carloni Elena, Turrini Manuela, Betta Gianfranco, Vivaldelli Marco, Baldessari Renato,Sabatini Thomas, Oliari Walter, Benuzzi Ivan, Mimiola claudio, Sartorelli Luca, Santoni Franco, Prandi Nicola, Zanoni Silvano, Raddi Nicola, Toniatti Ezio, Michelon Elvio, Mattei Fausto, Greiff Helmut, Giuliani Luca, Sartorelli Claudio, Candolfo Nico, Tavernini Alessandro, Dalena Mauro, Matteotti Valentina, Filippi Sabrina, Mirantemarini Girolamo, Amistadi Fabio, Berteotti Claudio, Tamburini Nicola. CONSIGLIERI: Giuliani Luca, Fia Danilo, Prandi Marco, Trentini Gianmario, Betta Gianfranco. A questi vanno aggiunti due supplenti: Stoppini Orlando e Mario Zucchelli. UFFICIO STAMPA PROVINCIA 29 OTTOBRE La seduta congiunta delle tre assemblee legislative di Trento, Bolzano ed Innsbruck IL PRESIDENTE DELLAI AL DREIERLANDTAG DI MEZZOCORONA "Credo non sfugga a nessuno il fatto che questa assemblea congiunta ha un valore straordinario. Da una parte perché ribadisce la massima collaborazione tra Trento, Bolzano ed Innsbruck, ma dall'altra anche perché cerca di costruire una cornice politica ed istituzionale molto forte. Per questo è un momento importante, del quale essere consapevoli". Con queste parole il presidente Lorenzo Dellai ha aperto oggi il suo intervento, a Mezzocorona, al Dreierlandtag, la seduta congiunta delle tre assemblee legislative delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del Land del Tirolo e alla quale partecipa anche, in veste di osservatore, il Voralberg. "Mai come ora - ha continuato Dellai - sussistono le condizioni ottimali per costruire fino in fondo la regione europea. Certo, una regione europea serve ai nostri territori, ma sono anche convinto che serve all'Europa. Sì, l'Europa oggi è chiamata ad affrontare un necessario percorso di riconciliazione con l'opinione pubblica e con i territori. E all'interno di questo cammino il rapporto, importante, con i cittadini non può essere affidato solo agli stati nazionali. E' in questo quadro che vedo delinearsi sempre più chiaramente il ruolo decisivo di quelle regioni situate sui confini, un tempo simbolo di divisione, oggi cerniera di nuova unità e di nuovi progetti". Così ha poi proseguito Dellai: "Siamo qui - tre assemblee legislative diverse, unite a Mezzocorona -, per rivendicare le nostre radici comuni che devono essere riprese in mano per rinforzare quel sentire comune, al di là ed oltre le differenze. Ma il nostro deve essere anche uno sguardo rivolto al futuro, all'Europa, ai giovani, ai nuovi linguaggi attraverso i quali questa storia comune é chiamata ad eprimersi. La regione che vogliamo costruire dovrà essere plurilingue e pluriculturale. E dentro questa regione ad essere protagonisti non saranno solo i territori, ma anche i gruppi linguistici, la comunità italiana di Bolzano ed anche tutti quei cittadini che da ogni parte del mondo sono arrivati fin qui per costruire". Il presiente Dellai ha poi ricordato il recente documento congiunto dei vescovi delle tre diocesi. "Qualche settimana fa - ha detto - ci hanno offerto una bellissima testimonianza ed hanno chiamato tutti a reresponsabilità ed impegno. Noi, presidenti dei tre esecutivi - e sono certo di poter parlare a nome dei colleghi Durnwalder e Platter - siamo consapevoli di questa responsabilità e di questo impegno. E mi sembra significativo che abbiamo deciso di rafforzare questo nostro lavoro comune, portando avanti i preziosi sforzi messi in campo da chi ci ha preceduto. Abbiamo cercato di far crescere la sintonia attorno a questo progetto. Lo scorso 15 ottobre i tre esecutivi riuniti hanno approvato un documento che individua le molte piste (economia, infrastrutture, sanità, ricerca, sviluppo, scuola) di lavoro comune. E abbiamo deciso di rinforzare questo lavoro attivando a Bolzano un ufficio comune presso il quale si potranno trovare riferimenti amministrativi e tecnici per costruire sempre meglio questa sinergia". Quindi la conclusione dell'intervento del presidente Dellai: "Trento, Bolzano ed Innsbruck sono impegnati fortemente e si riconoscono nella risoluzione 1 che parla di Gect, Gruppo europeo di cooperazione territoriale. Penso che un ragionevole obiettivo a medio termine potrebbe essere la costruzione di un profilo giuridico che vada ad inserirsi nel solco della strada tracciata dalla convenzione di Madrid". Infine, una avvertenza, quasi un monito: "Dobbiamo altresì essere ben consapevoli di un fatto. E' importante la messa in rete delle istituzioni pubbliche, ma ci serve ancora più mettere in rete le comunità, i cittadini, le scuole ed anche le istituzioni politiche dei nostri territori. Le istituzioni pubbliche sono importanti, ma senza il coinvolgimento dei cittadini questo progetto non potrà fare passi avanti". (gp) UFFICIO STAMPA PROVINCIA 29 OTTOBRE Ne sono state realizzate tre copie identiche. Le altre due andranno a Bolzano e a Innsbuck IL TIROLO REGALA AL TRENTINO UNA LAPIDE SULLA BATTAGLIA DI CALLIANO Il Capitano del Tirolo Gunther Plattner e il presidente del Landtag tirolese Herwig van Staa hanno consegnato stamani al presidente Lorenzo Dellai un bassorilievo in polvere di marmo che ha per soggetto la Battaglia di Calliano. Realizzato in sole tre copie identiche con la polvere di marmo derivante dalla recente ristrutturazione della tomba dell'imperatore Massimiliano I, la lapide, le cui "sorelle" verranno conservate a Bolzano e a Innsbruck, "è simbolo dell'amicizia che lega i nostri tre territori - ha detto il Capitano Plattner, - della nostra volontà di collaborare e di cooperare per la creazione di una realtà territoriale che vada al di là dei confini, delle lingue e delle culture". Nel ricevere il significativo dono, il presidente Dellai s'è detto "contento di un simbolo che raffigura una storica guerra, monito quindi a lavorare oggi per la pace e per il dialogo in una dimensione sinceramente europea. In questi anni molto è stato fatto, per coltivare l'amicizia con il Tirolo e con il Sudtirolo, non solo a livello personale ma anche e soprattutto a livello istituzionale. Sono quindi onorato di ricevere questo dono e sarà cura concordare con il nostro assessore alla cultura una sua degna collocazione". (mn) L'Adige 30 ottobre mattia frizzera MEZZOCORONA - Entro un anno le giunte di Trentino, Nord e Sudtirolo riferiranno nei rispettivi Consigli provinciali lo stato d'attuazione del Gect, il gruppo europeo di cooperazione territoriale del Tirolo storico. Una nuova, più concreta, fase dell'Euregio è partita ieri con il voto unanime dei consiglieri del Dreier Landtag, riunitisi al Palarotari di Mezzocorona. Una comunità trentino-tirolese del XXI secolo, così come l'ha definita il presidente dell'assemblea trentina Giovanni Kessler, con personalità giuridica che potrà curare dei progetti comuni senza passare per Roma e Vienna. «Con l'esempio del nostro Gect - aggiunge Dieter Steger, presidente del Landtag sudtirolese - vorremmo far capire a Bruxelles l'importanza dell'Europa delle Regioni». Collaborazioni possibili nel campo della cultura, ma anche delle infrastrutture, «con la possibilità di creare un collegamento più rapido - afferma il presidente del consiglio tirolese Herwig van Staa - in treno fra Innsbruck e Trento». Consiglieri accolti da alcuni membri delle compagnie Schützen di Tesino e Telve, che chiedono i cartelli all'ingresso del Trentino che indicano l'inizio della regione storica del Tirolo. Un «cappello piumato» ricorda che l'autoctono Teroldego altro non è che un'italianizzazione di Tiroler Gold, oro tirolese. Sullo striscione l'indicazione «Wir sind ein Volk», siamo un popolo. La stessa che in questi giorni 20 anni fa esclamavano i dimostranti a Lipsia. Lo ricorda Sven Knoll (Südtiroler Freiheit): «Vogliamo venga superata la divisione del Tirolo, con un futuro nel quale i popoli decidano da soli». Kessler cita alcune personalità della storia comune: dalle pulsioni verso l'equità e la giustizia sociale di Michael Gaismayr, fino ai più moderni Alexander Langer, l'artista Othmar Winkler, il vescovo Wilhelm Egger. Nel 1996 il Dreier Landtag di Riva del Garda si interruppe per il mancato accordo sulle questioni riguardanti la grazia ai terroristi sudtirolesi, mentre a Mezzocorona c'è maggiore sensibilità da parte di tutte le forze politiche in direzione di un superamento degli schematismi nazionali. «Il Gect - spiega Mario Magnani - è lo scudo per la difesa dei nostri diritti verso il rischio del centralismo». Per Gabriele Schiessling (Spö, i socialdemocratici tirolesi), «è il momento giusto per pensare ad una democrazia regionale». Rodolfo Borga (Pdl) smorza gli entusiasmi: «Qui c'è un'enfasi eccessiva, considerando che vi sono aspetti che poco hanno a che fare con il reale interesse della gente». Quando si parla di Sudtirolo è più facile che nascano i distinguo. Sul rilancio del futuro e della storia comune dell'Euregio Tirolo, mozione presentata dal liberale tirolese Richard Heis, Sara Ferrari (Pd) chiede di «liberare le soggettive interpretazioni faziose e politiche della storia». Il verde tosco-sudtirolese Riccardo dello Sbarba accende Eva Klotz su un problema di traduzione: autonomia o Selbstbestimmung, autodeterminazione? Sul punto si vede la «lebende Demokratie», democrazia viva, chiesta da van Staa, infatti sono 13 i no: Pd, Verdi, Spö. Pomeriggio riscaldato invece dal Tunnel del Brennero, con le voci insistentemente contrarie della Lista Fritz Dinkhauser, con Gottfried Kapferer che indica l'opera come un «inutile pozzo senza fondo». Bruno Dorigatti (Pd) chiede di «recuperare la partecipazione popolare attorno ai progetti. Nel frattempo miglioriamo la ferrovia attuale». «In Svizzera è il popolo a decidere - commenta Pius Leitner (Freiheitlichen) - poi mi chiedo dove l'Italia troverà i soldi per l'opera». Replica decisamente teatrale di Caterina Dominici (Patt): «Cosa vogliamo, tornare alla bicicletta o alla carriola?». Alle 19 su Twitter i giovani dei Freiheitlichen annunciano l'approvazione della loro mozione: l'istituzione di un Euregio giovanile, per chi ha meno di 30 anni. E forse anche i più «attempati» del Dreier Landtag si troveranno più spesso, d'ora in poi. L'Adige 30 ottobre Marcello Carli mette le bandiere dell'Udc alle finestre per salutare l'iniziativa romana di Lorenzo Dellai, Francesco Rutelli, più Massimo Cacciari e Bruno Tabacci. Il varo del nuovo partito centrista, in parte figlio dell'elezione di Bersani a segretario del Pd e in parte della necessità di catturare voti berlusconiani per vincere, prima o poi, le elezioni. «Io mi auguro che ci siano le condizioni - parte piano Carli - che si possano realizzare le condizioni per avviare un processo per dare una casa a tutti i moderati. Lo schema bipartitico è uno schema senza senso, quindi la forza tratteggiata dal progetto di Lorenzo Dellai e Francesco Rutelli può essere importante per chi non si riconosce né a destra, né a sinistra». Vero è che l'idea di Dellai è più quella di mettere assieme un centro forte nel centro sinistra. Vista anche la posizione dell'Udc che in molte aree del Paese è alleato col centro destra e che non ha fatto e non vuol fare una scelta «polare». «Non vedo nulla di male - afferma Carli - se questa nuova forza politica si alleasse con un Pd che è diventato un partito socialdemocratico. Non vedo uno stare al centro per vedere di volta in volta con chi allearsi. Se guardiamo al futuro credo che il Pd, per come è evoluto, deva divenire il nostro interlocutore principale. Non me la sentirei, francamente, di interloquire con il Pdl di oggi, perché significa parlare con un uomo solo. Il Pdl non è una forza politica e una forza unipersonale. Poi posso capire che, per il percorso storico dell'Udc, ci possa essere chi non è d'accordo. Non dimentichiamo la drammaticità della frizione che ci fu, lo scorso anno, quando decidemmo di fare l'alleanza con Dellai. Alleanza della quale rimango convinto per il Trentino ma anche per l'Italia. L'Udc avrà qualche difficoltà in più ma sono convinto che a livello nazionale vada riprodotto lo schema locale. E comunque l'Italia è stata governata da anni da un'alleanza tra Dc e forze socialiste e liberali, almeno dai governi Fanfani in poi. Il progetto di Rutelli e Dellai è una riedizione, ovviamente moderna, di quella esperienza. Quindi il progetto di Dellai lo trovo interessante, oltre che coraggioso, e mi auguro che l'Udc possa diventare l'interlocutore principale per costruire un nuovo soggetto che raccolga i moderati e guardi il Pd». Quindi lei aderirà al futuro partito? «Il mio contributo è quello di lavorare per trasformare l'alleanza dell'Udc e la formazione di Dellai e Rutelli in un nuovo soggetto politico moderato. Così come si è fatto con Upt, Udc e Patt in Trentino. Immagino un percorso simile anche a livello nazionale». E se l'Udc dicesse no lei cosa farà? «Intanto si lavora per realizzare questa alleanza. Se poi l'Udc dovesse imboccare un'altra strada deciderò cosa fare. Adesso la mia militanza dell'Udc ha senso solo se posso portare il mio contributo per aiutare la convergenza dell'Udc e questa nuova esperienza che è molto interessante. Mi auguro che Udc e la forza politica di Dellai e Rutelli possano diventare una cosa sola». Meno entusiasta ma comunque interessato un altro uomo di centro, Nereo Giovannazzi. «Dellai è sicuramente un animale politico - dice -. Però bisogna capire se questa iniziativa è finalizzata a trovare semplicemente uno spazio di carattere personale oppure è il frutto della consapevolezza che siamo arrivati al capolinea del bipolarismo, che correva il rischio di diventare bipartismo. Ci ho creduto anch'io ma le divisioni che c'erano nel proporzionale si sono trasferiti all'interno dei due poli. Oggi io sono disponibile alla costruzione di un'area moderata che ricrei gli estremi e non si limiti a fare un centro forte nel centro sinistra». B.Z. L'Adige 30 ottobre POLITICA. Il consigliere dell'ex Margherita aderisce al gruppo autonomista Né Pd né Upt, Mirante Marini col Patt L'annuncio ufficiale arriverà nella prossima seduta di consiglio, non in quella di stasera (ore 18), non fosse altro che per il fatto che il diretto interessato si trova in ferie in Calabria, sua terra natale. Ma dopo l'approccio dei mesi scorsi, il matrimonio è ormai cosa fatta: il consigliere dell'ex Margherita Girolamo Mirante Marini passa nelle file del Patt e va a rimpolpare il «drappello» di consiglieri del gruppo autonomista che dalle prossime settimane potrà contare sulla presenza del presidente del consiglio comunale Mario Zucchelli , di Gianfranco Betta e appunto di Girolamo Mirante Marini, in attesa che Luca Santorum (che ha preso il posto del dimissionario Cristian Trinchieri, passato in precedenza dalla lista Riva al Centro al Patt) decida il da farsi. L'arrivo di Mirante Marini, al quale ha lavorato alacremente nelle ultime settimane il consigliere provinciale Mauro Ottobre, è il primo segnale concreto di un progetto di rafforzamento dell'area di centro che nelle prossime settimane dovrebbe esplicitarsi con l'annuncio di un accordo programmatico in vista delle amministrative del 2010 tra Upt, Patt per l'appunto e Riva Domani. Il documento programmatico è già nero su bianco e dovrebbe essere reso noto a breve mentre la possibile nascita di un gruppo unico in consiglio comunale a Riva potrebbe diventare realtà subito dopo l'approvazione del bilancio, e quindi non prima di dicembre. Allora si apriranno ufficialmente i «giochi» e le trattative in vista delle comunali del 2010. Che non si preannunciano affatto facili. Anche perché in questa stessa area di centro c'è voglia di un taglio netto col passato. Che non aiuta un possibile accordo sul nome di Adalberto Mosaner. P.L. L'Adige 30 ottobre Alta Valsugana L'analisi di Silvia Alba «Una Comunità nata vecchia per mettere in difficoltà il Pd» ALTA VALSUGANA - Dov'è il Pd? Cosa fa e cosa pensa? L'interrogativo è tornato a girare subito dopo l'elezione, lunedì notte, del primo presidente della Comunità di valle Diego Moltrer . In quell'occasione, infatti, ha vinto la partita il Patt, mentre le altre due forze politiche di rilievo in ambito locale, Pd e Upt, sono parse inesistenti. «Noi, alla luce del sole e in modo coerente, abbiamo appoggiato Sergio Anesi - dichiara la coordinatrice dei Democratici Silvia Alba - il candidato della transizione che doveva traghettare la Comunità verso le nuove elezioni del 2010, dalle quali emergerà la nuova geografia politica dell'alta Valsugana. Il Pd, quindi, ha mantenuto una linea coerente con le premesse. Altri hanno, invece, fatto un gioco meno coerente. Ma il Pd dell'alta Valsugana non ha alcuna preclusione nei confronti del nuovo presidente, col quale ha già instaurato un dialogo aperto e cordiale e al quale rinnovo i miei migliori auguri di buon lavoro». Che ne pensa dell'avvio frettoloso della Comunità quando, nel maggio 2010, nei Comuni si tornerà a votare? «Si è scelto con razionale lucidità di dare vita ad un'assemblea che è espressione di una situazione politica vecchia di cinque anni. Lo stesso è accaduto nella scelta del presidente e ciò è avvenuto in contrasto col parere espresso da molti sindaci, primo tra tutti il sindaco di Pergine, maggiore comune dell'area. Mi pare che si tratti di un'operazione volta a mettere in difficoltà il Pd, che risulta primo partito in alta Valsugana secondo le ultime elezioni provinciali ed europee. Ma nei comuni più piccoli, dove si voterà nel 2010 e dove i consigli comunali sono stati eletti cinque anni fa, il Pd non è ancora adeguatamente rappresentato tra i consiglieri. Quindi, la Comunità di valle nata oggi non risponde alla realtà delle forze politiche presenti nel territorio, ma rispecchia una situazione ormai mutata». Per le elezioni comunali del 2010, cosa pensate di fare? «Se sarà approvata la modifica alla legge di riforma istituzionale, come noi auspichiamo, una parte dell'assemblea della Comunità verrà eletta direttamente dai cittadini. Per il proprio dna, il Pd è più incline a queste forme di democrazia, in cui le persone sono scelte dagli elettori, come nelle primarie, e non determinate solo da accordi di palazzo». M.A. L'Adige 30 ottobre pergine Patt in assemblea Assemblea del Patt d'ambito (Alta Valsugana e Pinetano) stasera nell'auditorium delle scuole elementari don Milani. Saranno presentate quattro tesi congressuali in vista del congresso provinciale del 29 novembre ed eletti i delegati a parteciparvi. Inizio ore 20.30. L'Adige 30 ottobre trento o rovereto Capitale della cultura? Noi, puntando a Nord LUCIA MAESTRI C' è un tema che si aggira, cruciale e ancora irrisolto, sulla stampa locale e nell'agenda politica delle amministrazioni comunali e provinciali della nostra regione: la candidatura del nostro territorio a capitale europea della cultura nel 2019. Rispetto a questo obiettivo, un obiettivo dell'appeal quanto mai evidente, i contributi che si sono susseguiti da un anno a questa parte si sono mossi in ordine sparso, attenti più a marcare il territorio che ad esplorare i fattori critici e le condizioni di successo di questa opportunità che, comunque la si guardi, è irripetibile. Va da sé che ogni candidatura è lecita e, in certa misura, doverosa per le amministrazioni (e per le città) che ritengono di avere carte importanti da giocare, sia in una prospettiva identitaria dell'elemento culturale, sia rilanciando un forte orgoglio civile, sia in una prospettiva di attrattività internazionale delle nostre città, sia assumendo l'economia della cultura come parte integrante ed essenziale dell'economia urbana. Un elemento positivo, in questo processo ancora spontaneo e non governato, è rappresentato dal fatto che ciascuna candidatura ha considerato pregiudiziale la dimensione collettiva di rete, prefigurando un'idea di capitale culturale diffusa territorialmente. È, dunque, acquisita la consapevolezza che nessuna delle nostre città, da sola, riuscirebbe a fronteggiare una selezione severa e ad emergere in un contesto estremamente aggressivo. Ed ancor più è condivisa la convinzione che è proprio e soltanto dalla combinazione delle singole e specifiche vocazioni che potrà derivare il valore aggiunto con il quale affrontare con buone chance questa competizione. Credo che l'aspetto più problematico sia costituito, allo stato delle cose, dalla scelta del territorio di riferimento. Ricapitolando le suggestioni sin qui emerse, un'ipotesi è quella di considerare l'asse nord/sud, grosso modo corrispondente al Tirolo storico; un'altra è quella della direttrice Adige/Garda, che potrebbe essere dilatata fino a includere Mantova ed eventualmente Brescia e Vicenza; la terza, abbozzata più di recente, è quella di considerare l'intero territorio del nord-est. In tutti e tre i casi, la geometria variabile includerebbe Trento, Rovereto e Bolzano, ma ciascuna delle tre perimetrazioni comporterebbe esclusioni rilevanti. In questo caso, non si tratta di fare il tifo per una o per l'altra di queste opzioni «ad assetto variabile», ma di portare argomentazioni a sostegno dell'ipotesi che più di altre può dare garanzia di successo sia nella candidatura, sia in una logica di partenariato stabile e di un lungo periodo. La città di Trento ha avanzato la propria ipotesi sulla base di una valutazione molto meditata, che ha trovato una sintesi compiuta e vincolante nel piano di politica turistica recentemente approvato dal consiglio comunale. Il piano mette al centro nella sostanza, la dimensione culturale dell'offerta turistica, vero cuore e fattore di eccellenza del nostro potenziale di offerta; dal punto di vista del metodo, il piano ribadisce l'urgenza di una rete di collaborazioni (sia alla scala locale, sia ad una scala territoriale vasta) che inserisca nelle politiche e nell'offerta turistica un forte elemento di intenzionalità. Si tratta quindi, a questo punto, di decidere assieme quale possa essere la dimensione territoriale più idonea per fare massa critica attorno ad un progetto unitario di candidatura. Ognuna delle tre opzioni ha in sé suggestioni forti. Se, però, dalle suggestioni passiamo ai criteri, quella che regge ad una valutazione molto esigente mi sembra, sinceramente, quella che fa riferimento all'euroregione trentina e tirolese. Per diverse ragioni. In primo luogo perché vi sono affinità, legami, riferimenti identitari, profili istituzionali che hanno accompagnato per secoli la nostra comune vicenda storica, che l'hanno segnata, che definiscono questa regione come terra di confine, come momento di incontro e di ibridazione di culture, come luogo di sintesi di culture, come portatrice di una grande tradizione di autogoverno e di mutualità. Da un punto di vista geografico, questa regione è sempre stata territorio di montagna e di passaggio che ancora oggi, se decliniamo l'ipotesi di Capitale della cultura in chiave di attrattività turistica e di accessibilità possiamo contenere entro un raggio di appena un centinaio di chilometri. Inoltre, l'offerta culturale che l'euroregione potrebbe mettere in campo avrebbe forti caratteri distintivi, cioè una irriducibile specificità, sia guardando al passato, sia guardando al presente e al futuro, soprattutto se facciamo riferimento ai nostri più prestigiosi musei. Infine, se consideriamo la «naturale» propensione al confronto fra le nostre città e le intese programmatiche in atto fra i governi delle Province autonome di Trento e di Bolzano e del Land Tirolo, questa perimetrazione potrebbe avvalersi (fattore non trascurabile) di una governance già molto collaudata. Queste caratteristiche, punti di forza di una candidatura autorevole ed ambiziosa, sarebbero quantomeno attenuate, se non del tutto vanificate, da configurazioni territoriali diverse, che finirebbero per produrre ipotesi compilative e forse dispersive. È, io credo, a partire da queste riflessioni, che si propongono come contributo aperto e come stimolo ad un confronto, che auspichiamo si possa dare vita in tempi brevi a momenti formali di approfondimento, di reciproco coinvolgimento e di costruzione di una solida e promettente candidatura territoriale. Lucia Maestri Assessore alla Cultura, Turismo, Giovani Comune di Trento UFFICIO STAMPA PROVINCIA 30 OTTOBRE L'assessore provinciale alla cultura, Franco Panizza, ha accolto la delegazione in Sala Depero DA MANTOVA IN VISITA AI LUOGHI DELL'AUTONOMIA Una delegazione di cittadini mantovani, in visita oggi in Trentino per conoscerne le bellezze naturali e approfondire la storia dell'autonomia, è stata accolta nel pomeriggio in Sala Depero dall'assessore alla cultura della Provincia autonoma di Trento, Franco Panizza. Il viaggio, organizzato dalla Circoscrizione Nord di Mantova in collaborazione con l'assessorato alla cultura della Provincia autonoma di Trento, ha richiamato in Trentino una cinquantina di persone che, dopo aver visitato la Val di Non e il Santuario di San Romedio, sono state accolte nel palazzo della Provincia, nella sala, ha spiegato loro l'assessore Panizza, che per molti anni ha ospitato le sedute del Consiglio Provinciale ed è quindi una delle sedi storiche della nostra autonomia. "Tra il Tirolo Storico - ha detto l'assessore Panizza - è la città di Mantova vi è un rapporto particolare rinsaldato di anno in anno dalle celebrazioni legate all'evento della morte di Andrea Hofer, che per noi è un eroe che incarna i sentimenti di libertà, identità e autonomia". Durante l'incontro l'assessore ha riassunto la storia del Trentino e spiegato i fondamenti dell'autonomia speciale. Il viaggio del gruppo di cittadini mantovani, curiosi di approfondire la storia del Trentino e conoscere meglio il particolare sistema istituzionale che lo caratterizza, è proseguito con un'immersione nell'arte, con la visita del Museo Depero e del Mart a Rovereto.(lr) L'Adige 31 ottobre LUISA MARIA PATRUNO La giunta provinciale continua a puntare sulla casa e dopo aver approvato in primavera un piano per le ristrutturazioni da 80 milioni di euro in funzione anticrisi (senza limiti di reddito), con la legge finanziaria licenziata ieri ha deciso di dare corso a un nuovo piano straordinario per l'edilizia agevolata da 150 milioni con lo scopo di ricomprendere acquisti e ristrutturazioni del periodo 2009 e 2010, che erano esclusi dal precedente piano del 2008 da 207 milioni di euro, che aveva accolto circa 3.300 domande per il periodo 2007-giugno 2008. La settimana prossima, inoltre, l'assessore agli enti locali Mauro Gilmozzi, porterà il disegno di legge autonomo rispetto alla finanziaria che prevede incentivi per chi demolisce vecchi edifici per ricostruirli in base a criteri di risparmio energetico. Si riaprono le graduatorie. L'assessore alle politiche sociali, Ugo Rossi, a fronte delle continue pressioni per una riapertura delle graduatorie nei mesi scorsi aveva sempre fatto resistenza dicendo che prima la Provincia avrebbe messo mano alla legge del '92 che disciplina gli interventi di edilizia agevolata, ovvero contributi, in conto capitale o contributi pluriennali sulle rate di ammortamento del mutuo, per acquisto, risanamenti e ristrutturazioni di edifici. Invece, alla fine la giunta ha ceduto e ha deciso di approvare un nuovo piano straordinario, che copra il periodo rimasto escluso dai precedenti piani, ovvero dal primo luglio 2008 al termine che sarà indicato in una successiva delibera della giunta provinciale. «La legge di riforma la faremo dopo - hanno detto ieri l'assessore Rossi e il presidente Lorenzo Dellai ma intanto abbiamo deciso di riaprire le graduatorie cercando di favorire ancora di più le giovani coppie, specialmente chi deciderà di acquistare casa nei paesi di montagna per recuperare questi centri abitati». La Provincia vuole inoltre favorire gli interventi di risanamento e acquisto del patrimonio edilizio esistente e per questi interventi potranno essere concessi contributi in conto capitale fino al 50% della spesa ammessa. Itea con il pugno di ferro. Tra le altre novità contenute nella legge finanziaria in materia di casa ci sono alcune norme che consentono ad Itea spa di revocare l'assegnazione dell'alloggio pubblico da parte di comprensori e comuni di Trento e Rovereto nei casi in cui il nucleo familiare ha «ceduto in sublocazione, anche in parte, l'alloggio a terzi; non ha occupato l'alloggio per più di novanta giorni senza preventivo consenso di Itea spa; ha usato l'alloggio per scopi impropri e illeciti; ha inserito nel nucleo familiare ulteriori componenti non riconducibili a nuove nascite; è incorso in gravi e ripetute violazioni delle condizioni contrattuali di locazione o del regolamento delle affittanze». La nuova norma serve a Itea per dare attuazione al Piano di sicurezza per la vivibilità negli stabili Itea approvato l'anno scorso, visto che oggi la società si ritrova con le unghie spuntate non potendo revocare direttamente le assegnazioni. Concorsi in Provincia, una «quota» per i precari. Tra le altre norme inserite nel disegno di legge finanziaria approvato ieri dalla giunta Dellai ve n'è anche una che stabilisce che per i concorsi banditi dalla Provincia fino al 31 dicembre 2012 i posti messi a concorso possano essere riservati, in una percentuale del 40%, a personale che ha già prestato servizio con contratti di pubblico impiego a tempo determinato. La motivazione è quella di garantire maggiori opportunità di occupazione stabile a coloro che hanno svolto periodi di lavoro precario per la Provincia. Più medici e veterinari. Pur confermando il blocco del turn over, la legge finanziaria prevede un aumento della dotazione organica del personale dell'Azienda sanitaria a tempo determinato. Per l'area della dirigenza medica e veterinaria il personale passa da 1043 a 1077, per i non dirigenti passa da 6.193 a 6.314. La giunta ha autorizzato le spese per il personale dell'Azienda (7.380.000 per rinnovi contrattuali). Consulenze, spese dimezzate. Per l'anno 2010 la giunta provinciale propone una norma che riduce del 50% la spesa per consulenze, ricerche e studi, calcolata su quella media sostenuta nel biennio 2008-2009. L'Adige 31 ottobre Per il reddito di garanzia 18 milioni di euro Diciotto milioni di euro: queste le risorse finanziare messe a disposizione dell'Agenzia provinciale per l'assistenza e la previdenza integrativa (Apapi) per il «reddito di garanzia». La somma, iscritta nel bilancio 2009, è stata formalmente assegnata ieri dalla giunta provinciale con l'approvazione di una delibera firmata dall'assessore alle politiche sociali Ugo Rossi (nella foto) . Poco più di 700 sono le domande per ottenere il reddito di garanzia fino ad ora pervenute all'Apapi. Il reddito di garanzia è uno strumento che la Provincia autonoma di Trento ha messo in campo, quale misura strutturale, per aiutare persone e famiglie ad uscire da una situazione di momentanea difficoltà economica. Possono accedere le famiglie con un indicatore ICEF inferiore a 0,13 corrispondente a un reddito equivalente di 6.500 euro per un nucleo familiare con un componente. Per nuclei più numerosi il valore limite del reddito equivalente viene determinato applicando la scala di equivalenza. Le famiglie che si trovano sotto la soglia minima avranno diritto a percepire una integrazione tale da consentire di raggiungere tale soglia. Ulteriori requisiti sono la residenza in un comune della provincia da almeno 3 anni e la sottoscrizione di un impegno alla ricerca attiva di un lavoro e dichiarazione di disponibilità immediata all'accettazione di un impiego. Sono previste due forme di accesso al reddito di garanzia: da una parte un intervento a prima erogazione automatica, dall'altra un intervento subordinato al vaglio preventivo dei servizi sociali. La durata massima dell'intervento è di 4 mesi. L'intervento stesso può essere rinnovato per massimo 3 volte nell'arco temporale di 24 mesi. L'Adige 31 ottobre daniele battistel Il paradosso è che sull'obiettivo - fare del Trentino la capitale europea della cultura del 2019 - sono tutti d'accordo. Sulla constatazione che il nostro territorio è troppo piccolo e che serve un'alleanza, pure. Sul socio da imbarcare per strappare la nomination , però, le opinioni divergono. E così tra Trento e Rovereto è scoppiata, sotterranea, la guerra della cultura. Concepita come un mezzo per avvicinare i vari cittadini europei, l'idea del riconoscimento ad una città (o ad un territorio) del titolo di capitale europea risale al 1985. Ogni anno premia un ambito diverso con un interessante ritorno in termini di impatto culturale e socio-economico. Nel 2019 la capitale sarà quasi certamente italiana, ed oltre a Siena e Matera anche al Nord ci si sta muovendo in vista dell'assegnazione che avverrà entro il 2012. Trento e Rovereto hanno avanzato la candidatura del Trentino (e dell'Alto Adige), ma con visioni diverse sui partner da agganciare. Il capoluogo pensa ad un asse di città lungo l'Adige, da Rovereto ad Innsbruck passando per Bolzano, con il chiaro intento di far risaltare le comuni tradizioni trentino-tirolesi. Rovereto, invece, punta a portare il Trentino nell'orbita delle Tre Venezie. «La nostra idea - spiega l'assessore alla cultura di Palazzo Thun Lucia Maestri - è quella di dare una continuità alla politica lanciata l'altro giorno dal Dreierlandtag (la riunione dei consigli provinciali di Trentino,#Alto Adige e Tirolo che si è svolta a Mezzocorona, ndr), la quale intende rafforzare la collaborazione tra i tre territori anche sul piano culturale». Secondo Maestri un territorio limitato ma omogeneo dal punto di vista storico e culturale avrebbe le carte in regola per vincere qualsiasi sfida: «Penso a Mart, Muse, Museion e ai musei tirolesi: mi pare si possa ragionare su un complesso di proposte che sono segno di comunità diverse che cercano di dialogare». «A Rovereto - continua - vedo nascere una ragionamento che guarda più al territorio veneto. Non ho nessuna preclusione, ma dico che forse le nostre due città dovrebbero discutere una strategia comune, perché non mi pare utile annacquarsi in una dimensione veneta dove per ovvie ragione Venezia la farebbe da padrone». «Con tutto il rispetto - le risponde da Rovereto l'assessore Paolo Farinati (industria e artigianato) - l'ancoraggio a Venezia ci darebbe una forza assolutamente maggiore che non l'accordo con Innsbruck». Per l'assessore lagarino, che ha già avuto modo di confrontarsi sull'opportunità in un meeting dello scorso settembre ad Altavilla vicentina, è alle Tre Venezie che il Trentino deve guardare. Per diverse ragioni. «Si tratta di un territorio che, seppur diversificato, è unito dalla storia, dal festival delle città pedemontane, da un prestigioso sistema culturale molto simile». «Ci hanno tirato per la giacca - prosegue Farinati parlando dei veneti - perché anche lì credono in noi e ci considerano come un elemento di eccellenza. Per questo nell'alleanza con#Venezia non andremmo a fare i gregari bensì i protagonisti con la nostra Università, i centri di ricerca, il Mart, il Buonconsiglio, il Muse. Anche in termini di rapporti delle nostre imprese con i due mondi non c'è confronto. Poi ci permetterebbe di collegarci al mondo dell'est che, come si sa bene, sarà il futuro dell'Europa. Il progetto capitale della cultura ha ricadute sulle imprese e un bacino di 6 milioni di persone conta più rispetto a quello da un milione». C'è poi un terzo aspetto che a Farinati preme sottolineare: nel 2019 si celebreranno i cento anni della fine del primo conflitto mondiale. «Pensate cosa potrebbe essere questa cosa per i nostri musei: quelli storici di Trento e Rovereto e quello, enorme, a cielo aperto che va dal Pasubio al Carso». L'Adige 31 ottobre Senza S. Orsola verso l'identità RENZO M. GROSSELLI VALLE DEI MOCHENI - Un progetto di sviluppo per la Valle dei Mocheni ci sarebbe, anche se messo in cantiere di recente. Partirebbe da lingua ed identità e quindi, per i sostenitori, non includerebbe la parte «italofona», e di gran lunga maggiore della valle, S. Orsola soprattutto, ma anche Canezza. Territori nei quali è stata portata avanti una politica urbanistica che ha lasciato spazi massicci all'edilizia speculativa (su stilemi non mocheni e neanche alpini). Un sostenitore del progetto è Bruno Groff , sindaco di Frassilongo e presidente dell'Istituto Culturale Mocheno. Si può salvare l'ambiente unico e delicato di valle senza coinvolgere (o fermare) Canezza e S. Orsola? «Certo, possiamo salvarci da soli». Tre Comuni, di cui uno di 140 abitanti? «Stiamo lavorando nel Consiglio Mocheno, nato dalla legge del 2008, un organismo snello fatto dai consiglieri dei tre Comuni». Perché non unificarsi del tutto? «Si sta discutendo. Anche se ora siamo partiti dalla lingua». Dove andrete visto che il legname non vale nulla, il latte quasi (avete ormai solo un centinaio di vacche)? Groff non ha dubbi: «Dobbiamo dare alla gente la possibilità di investire sul territorio. L'85% dei lavoratori opera a Trento. Gli abitanti che stanno sul territorio possono pensare ad un recupero dell'agricoltura tradizionale sposato a forme di turismo soft . Ma ci vuole tempo, l'Alto Adige ha investito 50 anni sulla montagna. Si deve pensare ad interventi mirati sull'architettura e sul recupero del territorio, sentieri, ciclabili». Erigendo un muro che separi S. Orsola e Canezza? «Noi siamo minoranza linguistica e abbiamo il vantaggio di poterci distinguere e in questo modo aiutare anche lo sviluppo dei vicini. Dal 2001 i tre Comuni, per i Patti territoriali, sono attorno ad un tavolo e l'Istituto Mocheno ha la funzione di valorizzare la particolarità linguistica e architettonica della valle. Solo da quest'anno la nostra lingua è entrata nella scuola, 55 anni dopo l'Accordo De Gasperi-Gruber. Siamo una realtà troppo piccola? Vedo che in Austria le piccole valli possono dire la loro nei Land e anche al governo centrale». Rinaldo Paoli , già sindaco di Frassilongo e proprietario dell'Agritur Tingler Hof, sotto la Panarotta, sul S. Orsola è d'accordo: «Non condividono la stessa lingua e non si sono mai sentiti mocheni. Ci lega la geografia ma loro non centrano niente con la minoranza mochena. Se perdiamo l'identità, allora meglio Pergine di S. Orsola». C'è un progetto di sviluppo in valle? «No, tante proposte ma non disegni chiari. Io dico che dobbiamo partire dalla nostra cultura. Con le nostre grandezze, non turismo di massa ma selettivo: evitare costruzioni eccessive e anche strade eccessive». E qui la stilettata è per Palù: «Il giorno che arriva l'asfalto ad Erdemolo, il più bel posto della valle avrà perduto il suo fascino. Certe caratteristiche devono resistere. I mocheni sono qui dal 1200, diamo valore alle cose che abbiamo: rilancio dell'allevamento, coltivazione del bosco, più un turismo compatibile. Valorizzando quello che già abbiamo: recuperiamo le case dei centri storici prima delle baite». E due centri del fondo? «Il progetto era unico e doveva essere un supporto sportivo per Kamaus. Ne sono nati due e così non servono». Agricoltura di montagna riqualificata e turismo soft. Più qualche struttura sportiva, ciclabile e piste da fondo. Basta? Andrea Anderle , ex sindaco di Palù ed ex presidente del Consorzio Pro Loco ha anche altre idee: «Dobbiamo valorizzare la nostra cultura, le tradizioni. La nostra tipologia architettonica, la storia mineraria della valle, la tradizione della lavorazione del legno e infine l'ambiente, visto che ci chiamano l'Alto Adige del Trentino. Ma progetti complessivi non ce ne sono, solo ipotesi. Eppure c'è la struttura in parte recuperata della miniera Gruab Hardimbl a Palù, il museo mineralogico, didattico, che dovrebbe nascergli accanto. Poi le macchine ad acqua, la segheria di Valcava, recuperata a Fierozzo, il mulino di Roveda, il maso-museo Filzerhof a Fierozzo. Ci sono le strutture ma manca del tutto una regia che faccia girare la gente sul territorio». Non c'è l'Istituto? «Ma è slegato da S. Orsola». Qui Anderle si dimostra in disaccordo con Groff e Paoli: «A S. Orsola ci sono spazi economici e culturali essenziali: si pensi alle Terme e al prossimo museo mineralogico che stanno facendo loro. Fermiamo il boom del cemento e dell'asfalto, ormai ritardato e anacronistico e troviamo una regia unica di valle. Magari partendo dalle Terme, non più per i vecchietti ma per il wellness. Potrebbero essere le quattro amministrazioni comunali a riprogettare questo volano di sviluppo». Con Pio Pintarelli , ex insegnante e candidato sindaco, scultore e allevatore di Fierozzo, si torna alla valle senza S. Orsola: «Non si sono mai considerati mocheni, se non strumentalmente. Un progetto di sviluppo basato su cultura, storia e tradizione può partire dai soli tre Comuni. Sì, rilancio del piccolo allevamento e del turismo compatibile. Attenzione però: ormai in valle ci sono i piccoli frutti e le famiglie ci fanno conto, non mi pare possibile farne a meno». Cosa ne pensa della proposta della Provincia: ristrutturazione delle malghe in senso tradizionale ma ad alta tecnologia, che però per 12 anni restano ad uso «provinciale»? È già un modo per evitare, come ha fatto Palù, che quel patrimonio finisca in mani esterne e possa venire deturpato. «Non serve. Oggi la gente è ormai d'accordo sulle ristrutturazioni che rispettino la tradizione, legno e scandole. Vale la pena dare il contributo ai privati e magari controllarli». L'Adige 31 ottobre Comunità Nisco e Nadalini i perginesi in giunta PERGINE - Comunità di valle, il primo abbozzo della giunta. Per Pergine due delle sei poltrone disponibili, a Renato Nisco (Upt) e Mauro Nadalini (Patt). Per la Vigolana a Marco Fruet di Bosentino. Forti gli appetiti nella zona dei laghi. Il posto in giunta è uno, ma l'hanno chiesto Levico, Caldonazzo e Tenna. Per l'area del Pinetano e zona del porfido la scelta cade sulla seconda, su Fornace. Due comuni sono in lizza per l'area della valle dei Mocheni: Sant'Orsola e Vignola Falesina. La rappresentanza della valle germanofona è assunta dal presidente della Comunità Diego Moltrer , di Fierozzo. L'Adige 01 novembre Politica. Eletti i dieci delegati di zona Il Patt al congresso Presso la sala Lombardi di via Benacense si è svolta una riunione tra i tesserati della sezione Patt "Remo Markt" di Rovereto. L'assemblea aveva l'obbligo di eleggere i delegati congressuali e i membri del consiglio del partito da proporre all'assemblea d'ambito che riunisce le sezioni autonomiste di Rovereto, Destra Adige, Volano, Calliano e Besenello. La riunione si terrà mercoledì 4 novembre ad ore 20.30 presso l'Auditorium del Brione. La sezione cittadina ha eletto i 10 delegati congressuali : Bicelli Daniele, Busetti Silvano, Dalla Serra Sandro, Graziola Marco, Mora Maria Luisa, Piazza Carlo, Riccadonna Ugo, Rigo Paolo, Vanzo Ezio, Zanfranceschi Erica, a questi vanno aggiunti gli aventi diritto Borghetti Roberto e Masera Federico. Per i due posti di consigliere del partito sono stati votati Graziola Marco e Masera Federico. Ora l'appuntamento è per mercoledì 4 novembre ad ore 20.30 dove verranno presentate le 4 mozioni congressuali, nell'ordine: «Mozione gruppo giovanile» (Daiana Boller), «Mozione gruppo femminile» (Caterina Dominici), Mozione di Mauro Ottobre e infine la mozione con candidatura alla segreteria di Ugo Rossi. Saranno presenti a Rovereto tutte le più cariche del partito autonomista, questo ad indicare l'importanza della città Rovereto in prossimità delle prossime amministrative del 2010. L'Adige 01 novembre verso le elezioni Malfer, un'idea al centro L'ex presidente di G.T.F. per una "poltrona" con l'Upt L'ex presidente di Lido di Riva spa, Palacongressi e Garda Trentino Fiere Mauro Malfer potrebbe essere uno dei nomi "forti" dell'aggregazione di centro che si sta formando in queste settimane tra Upt, Riva Domani e Patt, più le altre forze che ci vorranno stare. In sintonia da sempre con Marco Tanas (insieme nella foto in alto) ed Enzo Bassetti e viceversa critico nei confronti di questa amministrazione e in particolare del Pd (al quale fa invece riferimento uno dei suoi "avversari" storici quale il presidente di Riva Fiere&Congressi Roberto Pellegrini, fedelissimo sostenitore di Adalberto Mosaner), Malfer ha partecipato a più assemblee locali dell'Unione per il Trentino e viene dato come «molto vicino» all'Upt. Una sua candidatura per le comunali del 2010 è molto probabile ma negli ambienti politici locali si va oltre paventando anche l'ipotesi, tutt'altro che remota e illogica, di mettere sul piatto della trattativa col Partito Democratico il suo nome quando, e sarà inevitabile come sempre, si aprirà la partita sul candidato sindaco della coalizione di centrosinistra autonomista. Una candidatura in «contrapposizione», forse una provocazione, di certo un'ipotesi che risulta praticabile anche se di difficile riuscita. Considerando tra l'altro che è tutt'altro che da escludere una discesa in campo ufficiale dell'attuale segretario provinciale dell'Upt Marco Tanas. Tra poco più di un mese, a bilanci approvato, ne vedremo delle belle. (P.L.) L'Adige 01 novembre BONDO - Conservate qualche fotografia del nonno che nel 1915 fu schierato a difesa del fronte giudicariese? Potrebbe anche rivelare delle sorprese, come quella scoperta da Carlo Refatti , appassionato ricercatore di Lavis e coautore del volume Eroi dimenticati sui caduti della Grande guerra. Osservando foto e consultando documenti, Refatti ha notato la somiglianza fra l'immagine del capitano di Lavis Riccardo Proner e uno dei volti scolpiti in un bassorilievo del cimitero monumentale di Bondo, in Giudicarie. La scena raffigurata è una battaglia all'arma bianca, con il colonnello Theodor Spiegel (il comandante della 50ª imperial-regia Halbbrigade allora di stanza a Bondo) che campeggia sullo sfondo. A giudizio di Refatti, il profilo di Proner, capitano al comando della compagnia di Tione che fu di stanza a Bondo con Spiegel, coincide proprio con uno degli ufficiali ritratti nel «monument» realizzato da padre Fabian Barcata fra il 1915 e il 1918. Proner sembra corrispondere alla seconda figura da sinistra (in seconda fila) del bassorilievo, mentre in primo piano ci sono i combattenti che impugnano le armi. Riccardo Proner era uno dei pochi ufficiali trentini nel comando di Bondo. «Era uscito dall'accademia di Vienna con il grado di tenente ed era diventato capitano della compagnia di Tione, che contava oltre 400 uomini, nel 1915», spiega Refatti. Furono i primi soldati ad entrare in posizione sui monti giudicariesi. Allo scoppio della guerra, per mancanza di truppe impegnate su altri fronti, il Comando austriaco di Bondo assegnò infatti la difesa ai Tiroler Standschützen (i soldati «territoriali»), dei volontari accorsi per tamponare i vuoti e che tennero duro, dando tempo ai Landesschützen e ai Kaiserjäger di arrivare dal fronte occidentale. Tutto è nato da una cartolina di auguri di Natale, inviata allora da Proner, che Refatti ha visto esposta in una mostra. Il ricercatore, incuriosito, si è messo in contatto con il figlio Massimiliano, ora scomparso, che gli ha messo a disposizione foto e notizie. Grazie al materiale, e attraverso i documenti del Landesarchiv di Innsbruck, in cui Proner figura nel 1902 come ufficiale della compagnia di Lavis, Refatti ha potuto ricostruire la storia al fronte dell'ufficiale compaesano, che era titolare dell'hotel Corona. «In una foto scattata a Bondo - ricorda Refatti - compaiono il colonnello Spiegel, il capitano Proner e alcuni ufficiali germanici, mentre a margine di un'altra foto Proner scrive di suo pugno delle notti passate in trincea, insieme ai suoi soldati». Un ufficiale stimato, insignito della medaglia al merito il 25 maggio del 1916, un anno dopo la dichiarazione di guerra, per la capacità organizzativa dimostrata al fronte e che aveva come attendente un compaesano di Lavis, Augusto Fedrizzi. Un'immagine lo ritrae nello studio di padre Fabian Barcata, un'altra mostra Proner accanto al colonnello Spiegel mentre questi lo presenta all'imperatore Carlo d'Asburgo in visita alle linee. E in un altro scatto, Proner si affaccia da un grande buco, aperto nella parete della stanza in cui dormiva, in una casa di Bondo, da un colpo dell'artiglieria italiana. «Se qualcuno ha la foto del nonno Standschütze che ha combattuto lassù - conclude Refatti - potrebbe ora provare a confrontarla con le figure del bassorilievo». F. T. L'Adige 01 novembre Alta Valsugana Consiglio: Bergamo e Marchiori Patt, tutti gli uomini e le donne delegati al congresso del partito PERGINE - Assemblea del Patt assai partecipata venerdì sera 30 ottobre all'auditorium delle don Milani, convocata per eleggere i delegati al congresso provinciale del 20 novembre ed i rappresentanti nel consiglio provinciale di partito. Al tavolo dei responsabili, Walter Kaswalder , il presidente, il segretario Ugo Rossi , il responsabile della commissione congresso Michele Dallapiccola e la presidente della sezione cittadina Roberta Bergamo . In particolare, Dallapiccola ha segnalato la forte e visibile crescita del Patt e la valenza del comitato d'ambito dell'alta Valsugana quale nuovo organismo politico creato per confrontarsi con la nuova Comunità di valle. Ecco gli eletti. I delegati di Pergine al congresso provinciale sono Roberta Bergamo, Elisa Longo, Beniamino Gretter, Franco Zanei, Guido Moser, Guglielmo Gretter, Alfredo Moser, Francesco Sighel, Silvano Offer, Roberto Filippi, Nicola Vaiz, Lino Pallaoro, Elio Sartori, Matteo Moser, Mauro Pallaoro, Francesco Franceschi, Rudi Oss, Leandro Oss . Di diritto, Enrico Froner, Claudia Anderle, Mara Carli e Dario Pallaoro . I rappresentanti nel consiglio provinciale del Patt eletti sono Roberta Bergamo, Claudia Anderle, Alessio Marchiori e Sergio Eccel (Pergine), David Giacomelli (altopiano della Vigolana), Bruno Grisenti (altopiano di Pinè) e Federico Girardi (valle del Fersina). M. A. L'Adige 02 novembre Il Patt si vende per le «careghe» I n occasione dell'assemblea congressuale di Arco, gli esponenti del Patt si sono lasciati andare a una serie di considerazioni che definire sbracate è poco. Se in Trentino c'è un partito che si è sempre «concesso» alle maggioranze di turno per un pugno di cadreghe e sgabelli di sottogoverno, questo è il Patt nelle ultime versioni di Bezzi e Rossi segretario. Se quelli del Patt considerano (giustamente) l'Upt un'avventura politica senza alcun futuro, diversamente farebbero meglio a considerare la Lega Nord, specie quel consigliere provinciale Ottobre che è appeso al filo dell'impiccato. Se gli uomini del Patt conoscessero meglio la storia, s'avvedrebbero che pure il Tirolo storico è tributario della Padania, in quanto ha fatto la sua ricchezza solo grazie ai traffici nord-Sud tra Padania e terre tedesche. Quanto a Rossi, poverino, farebbe decisamente meglio impegnarsi a fare funzionare meglio quel carrozzone inefficiente che è la sanità trentina, con tantissimi cittadini che per farsi curare cose appena più gravi di un'unghia incarnita preferiscono andare nelle regioni confinanti. Se poi la capacità gestionale della cosa pubblica è quella che abbiamo visto negli ultimi anni fare da Dellai con la silenziosa complicità degli uomini del Patt, allora paradossalmente sarebbe meglio che il taglio delle risorse fosse totale. Claudio Civettini UFFICIO STAMPA PROVINCIA 02 NOVEMBRE Il leader ad un tempo spirituale e politico del popolo tibetano martedì 17 novembre al Santa Chiara IL DALAI LAMA IN TRENTINO PER UN CONVEGNO SULLE AUTONOMIE di Marco Pontoni Torna in Trentino per la terza volta, dopo le precedenti visite del giugno 2001 e dell'agosto 2005, Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, massima autorità ad un tempo spirituale e politica del popolo tibetano, premio Nobel per la Pace 1989 per la sua lotta, condotta con metodi rigorosamente nonviolenti, per l'autonomia del Tibet. Questa nuova, graditissima visita, che consolida l'amicizia di due terre di montagna, unite dal comune amore per la libertà, avverrà nell'ambito di una due giorni dedicata al disegno del Governo tibetano in esilio di ottenere dalla Cina un'ampia autonomia per il Tibet, nel rispetto della costituzione e degli interessi di Pechino nell'area. Il 16 e 17 novembre prossimi si terranno a Trento due appuntamenti di alto profilo scientifico, organizzati dalla Provincia autonoma di Trento in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università degli Studi di Trento e con il contributo dell'Accademia Europea di Bolzano. Un convegno il 16 e la mattina del 17, nel Palazzo della Provincia di Trento, in piazza Dante, e una Tavola rotonda pubblica, il pomeriggio di martedì 17, all'auditorium Santa Chiara di Trento. Questo secondo momento vedrà il confronto diretto fra rappresentanti politici di governi autonomi europei che dibatteranno sul tema “Le autonomie per il Tibet”. Ad esso parteciperà il Dalai Lama e, fra gli altri, i rappresentanti dei governi della Catalunya e delle Isole Åland. Vediamo il dettaglio dei due eventi, con i quali il Trentino Alto Adige/Sudtirol conferma una volta di più la sua vocazione ad essere punto di riferimento per tutti i territori che, nel mondo, aspirano a risolvere pacificamente i problemi dell'autogoverno, dell'autodeterminazione dei popoli, della convivenza fra culture e lingue diverse all'intero di una medesima compagine statuale. Il Convegno scientifico del 16-17 novembre si propone una verifica della comparabilità del disegno tibetano di regionalismo come espresso nel “Memorandum sulla Genuina Autonomia del Popolo Tibetano” (adottato a Dharamsala da un’assemblea dei tibetani in esilio il 16 novembre 2008) con altre significative esperienze di regionalismo (soprattutto europeo e canadese e con riferimenti altresì ad esperienze asiatiche) e della sua conformità con il diritto costituzionale cinese vigente. Il “Memorandum sulla Genuina Autonomia del Popolo Tibetano” definisce e precisa l’obiettivo tibetano dell’autonomia regionale – distinta dalla sovranità di diritto internazionale - nell’ambito del diritto costituzionale cinese vigente. La proposta è stata immediatamente respinta dalla Repubblica Popolare Cinese. La Tavola Rotonda del pomeriggio di martedì 17 novembre vedrà il confronto diretto fra rappresentanti politici di governi autonomi europei che dibatteranno sul tema “Le autonomie per il Tibet” alla presenza di Sua Santità il Dalai Lama e, fra gli altri, dei rappresentanti dei governi della Catalunya e delle Isole Åland. In allegato i programmi dei due eventi. Convegno scientifico “Autonomia regionale, identità culturale e integrazione multinazionale: esperienze comparate per il Tibet” Palazzo della Provincia autonoma di Trento, piazza Dante 15, Trento 16 e 17 novembre 2009 Tavola Rotonda “Le autonomie per il Tibet” Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67, Trento 17 novembre 2009 – ore 14,30-16.30 È prevista la traduzione simultanea. La partecipazione ad entrambi gli appuntamenti è libera e gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili nelle sale. PROGRAMMA CONVEGNO SCIENTIFICO “Autonomia regionale, identità culturale e integrazione multinazionale: esperienze comparate per il Tibet” Palazzo Provincia autonoma di Trento, Piazza Dante 15, Sala Depero lunedì 16 Novembre 2009 – Sessione mattutina (9:30 - 13:00) Saluti autorità e apertura lavori Il potenziale dell’autogoverno regionale: un’introduzione. Presiede: T.B.A. La collocazione del tema in chiave comparata, Jens Woelk, Trento La richiesta tibetana di autonomia: il memorandum per autonomia genuina, Samdhong Rinpoche, Dharamsala Il memorandum per autonomia genuina: la dimensione giuridica, Michael van Walt, Den Haag Costituzionalismo cinese: cultura giuridica e riforme giuridiche, John W. Head, Kansas Politiche cinesi di autogoverno regionali, Michael C. Davis, Hong Kong lunedì 16 Novembre 2009 – Sessione pomeridiana (14:30 – 18:00) Casi di best practice in autonomia? Presiede: Anna Gamper, Innsbruck Esperienze europee con autonomie speciali e governo territoriale differenziato Regionalismo asimmetrico in Spagna: Catalogna e Paesi Baschi, Rafael Bustos Gisbert, Salamanca Devolution nel Regno Unito: Scozia e Irlanda del Nord, John Morison, Belfast Controversia composta e caso risolto? Trentino Alto Adige, Francesco Palermo, Verona & Bolzano Oltre l’Europa: esperienze con autonomie speciali e governo territoriale differenziato Una società distinta: Québec, François Gaudreault-Desbiens, Montreal Un paese – due sistemi: i poteri costituzionalmente garantiti di Hong Kong, Yash Ghai, Hong Kong Diritti delle minoranze e forme di autonomia in Asia e nell’area del Pacifico, Anthony Regan, Canberra Martedì, 17 novembre 2009 –Sessione mattutina (9:00 – 12:15) Lezioni dalla prospettiva comparata, Presiede: Roberto Toniatti, Trento Modelli di power sharing a confronto: lezioni dall'Europa sudorientale, Zoran Ilievski, Skopje L’attuazione dell’autonomia e l’importanza di garanzie interne e internazionali, Michael van Walt, Den Haag Le best practices di autonomia: la prospettiva tibetana, Lobsang Sangay, Harvard Dibattito PROGRAMMA DELLA TAVOLA ROTONDA “Le autonomie per il Tibet” Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67, Trento Martedì, 17 novembre 2009 – pomeriggio (14.30 - 16.30) Introduzioni di Roberto Pinter, Associazione Italia – Tibet Roberto Toniatti, Università degli studi di Trento Intervengono: Sua Santità il XIV Dalai Lama Roser Clavell, Vice-Ministro Affari Esteri e Cooperazione, Generalitat de Catalunya, Barcelona Lorenzo Dellai, Presidente della Provincia autonoma di Trento Luis Durnwalder, Presidente della Provincia autonoma di Bolzano Elisabeth Nauclér, Deputata al Parlamento finlandese, isole Åland Modera: Giampaolo Visetti, Corrispondente de “La Repubblica” a Beijng Comitato Scientifico: Carlo Casonato, Università degli studi di Trento Anna Gamper, Università di Innsbruck (Austria); Associazione euroregionale di diritto pubblico comparato ed europeo Joseph Marko, Università di Graz ed Istituto per i diritti delle minoranze, Eurac Bolzano Francesco Palermo, Università di Verona; Accademia Europea di Bolzano Roberto Toniatti, Università degli studi di Trento Jens Woelk, Università degli studi di Trento Coordinamento scientifico: Roberto Toniatti Dipartimento di Scienze Giuridiche Università degli Studi di Trento Jens Woelk Dipartimento di Scienze Giuridiche-Università degli Studi di Trento Segreteria Organizzativa: Provincia Autonoma di Trento I.S. per la realizzazione di grandi eventi tel. +39 0461 494612 e-mail: [email protected] Dipartimento di Scienze Giuridiche Università degli Studi di Trento Matteo Rossaro Via Verdi 53 - 38122 Trento - Italy tel. + 39 0461 883811 e-mail: [email protected] Convegno scientifico – Relatori e Presidenti di sessione: Rafael Bustos Gisbert, Profesor Titular, Universidad de Salamanca (Spain) Michael C. Davis, Professore di scienze giuridiche ; Chinese University of Hong Kong (Cina) Anna Gamper, Professore di diritto costituzionale, Universität Innsbruck (Austria); e Presidente dell’associazione euroregionale di diritto pubblico comparato ed europeo François Gaudreault-Desbiens, Professore di diritto costituzionale, Chaire de recherche du Canada sur les identités juridiques et culturelles nord-américaines et compares; Facoltà di Giurisprudenza, University of Montreal (Canada) Yash Ghai, Professore emerito di diritto costituzionale; Facoltà di Giurisprudenza, University of Hong Kong (Cina) John W. Head, Professore di diritto comparato, commercio e investimento internazionali, diritto internazionale pubblico e diritto dell’economia internazionale; Facoltà di Giurisprudenza, University of Kansas (USA) Zoran Ilievski, Skopje, Presidenza di Stato della Macedonia John Morison, Professore di diritto costituzionale, Facoltà di Giurisprudenza; Queen’s University Belfast (United Kingdom) Francesco Palermo, Professore di diritto pubblico comparato, Università di Verona; e Direttore, Istituto per gli studi sul federalismo e regionalismo, Accademia Europea di Bolzano Anthony Regan, Fellow, Department of Political and Social Change, ANU College of Asia and the Pacific, The Australian National University, Canberra (Australia) Samdhong Rimpoche, Kalon Tripa (Primo Ministro); Governo tibetano in esilio, Dharamsala (India) Lobsang Sangay, Senior Fellow; Harvard Law School, Cambridge MA (USA) Roberto Toniatti, Professore di diritto costituzionale e di diritto costituzionale comparato; Facoltà di Giurisprudenza, Università di Trento Michael van Walt, Professore di diritto internazionale, Golden Gate University School of Law, San Francisco (USA); e Presidente esecutivo di Kreddha (International Peace Council for States, Peoples and Minorities), Den Haag (NL) Jens Woelk, Ricercatore confermato di diritto pubblico comparato, Università di Trento; e Senior Researcher, Istituto per gli studi sul federalismo e regionalismo, Accademia Europea di Bolzano Tavola Rotonda – Partecipanti: Sua Santità, il XIV Dalai Lama Roser Clavell, Vice-Ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione, Generalitat de Catalunya, Barcelona Lorenzo Dellai, Presidente, Provincia autonoma di Trento Luis Durnwalder, Presidente, Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige/Südtirol Elisabeth Nauclér, Deputata al Parlamento Finlandese (isole Åland); Helsinki (Finlandia) Roberto Pinter, Associazione Italia-Tibet, Trento Samdhong Rinpoche, Kalon Tripa (Primo Ministro); Governo tibetano in esilio, Dharamsala (India) Roberto Toniatti, Professore di diritto costituzionale e di diritto costituzionale comparato; Facoltà di Giurisprudenza, Università di Trento Giampaolo Visetti, giornalista; Corrispondente di “La Repubblica“, Pechino L'Adige 03 novembre trento e tirolo Dreier Landtag, seduta storica FRANCO PANIZZA Giovedì scorso a Mezzocorona si è riunito in seduta plenaria quello che è stato chiamato il «Dreier Landtag», la seduta congiunta delle tre assemblee legislative di Trento, Bolzano e Innsbruck. Atto significativo, evento di fondamentale importanza che segna una di quelle che un giorno saranno considerate «data storica» sul cammino della creazione di una Euro-regione, di quell'Euregio che costituirà il punto finale di un percorso lungo, a volte difficoltoso, ma oggi indirizzato decisamente sulla strada dell'incontro, del dialogo e della collaborazione. La sintesi di questo processo, che mi ha visto fra i propugnatori della prima ora assieme agli amici del Patt, è stata da me fatta il giorno prima al Parlamento di Vienna, al cospetto delle più alte autorità austriache di oggi e di ieri (compreso l'ex-ministro amico del Trentino Alois Mock), quando, parlando in rappresentanza della giunta provinciale trentina, ho avuto modo di esprimere la soddisfazione mia personale, del nostro presidente e della giunta intera per i risultati raggiunti e per l'appuntamento storico di Mezzocorona che segna il varo di una collaborazione «euro-regionale» che costituisce il compimento di ciò che volevamo, ma soprattutto il punto di partenza di quel che vogliamo e vorremo. Di questo percorso mi sono fatto subito carico, nella mia attuale veste di assessore provinciale alla cooperazione transfrontaliera ma anche come esponente autonomista, e di cui oggi traccio, a due anni di distanza dal momento in cui mi fu affidata la delega, un bilancio assolutamente positivo. Si tratta di un processo che ha finalmente e per la prima volta trovato un'ampia condivisione politica, sia in seno alla maggioranza che negli ambiti istituzionali dei tre territori. Per troppo tempo, purtroppo, nel disegnare e nel costruire il progetto di Euroregione si è eccessivamente indugiato nelle enunciazioni teoriche senza individuare quasi mai misure e interventi concreti da portare avanti congiuntamente. Oggi possiamo dire, alla luce di quel che è avvenuto a Vienna e a Mezzocorona, che solo perseguendo politiche condivise, attuate attraverso atti politici concreti, potremo riempire di significato l'Euroregione, facendo di questa nuova realtà istituzionale a carattere transfrontaliero un valore aggiunto alle potenzialità di crescita dei singoli tre territori membri. Ecco perché dalle tre giunte provinciali è stato approvato un documento programmatico congiunto, che io ho avuto modo di seguire in tutte le sue fasi evolutive, articolato in una decina di punti che rappresentano i campi di intervento immediati e strategici: la formazione, la cultura, l'energia, l'ambiente (e il problema del traffico), la sanità, la ricerca e l'innovazione, l'economia, la cooperazione allo sviluppo. E per dare un segnale tangibile che traduca le istituzioni e le enunciazioni sulla carta anche in qualcosa di concreto, creeremo un Ufficio operativo dell'Euregio che avrà sede a Bolzano, e cioè in posizione centrale rispetto all'intero territorio. Una struttura snella ma efficiente, capace di coordinare e di dare attuazione alle iniziative che verranno assunte nell'ambito dell'Euregio. Ma io oggi sono anche assessore provinciale alla cultura e, nel processo di crescente significato che le realtà regionali sono destinate ad avere nell'Unione Europea, gli aspetti culturali giocano indubbiamente un ruolo fondamentale. È essenziale maturare la coscienza delle comuni radici culturali, ma anche la comprensione delle diversità. In quest'ottica una Mostra interregionale dell'Euregio metterà in rete le singole realtà museali, impegnandole su tematiche specifiche e su progetto comuni. E a questo proposito un apposito gruppo di lavoro ha ricevuto l'incarico di elaborare un nuovo progetto che, utilizzando anche le moderne tecnologie di comunicazione, avrà come «mission» quella di raggiungere il «popolo dei giovani». In quest'ottica rientra anche la realizzazione di un comune calendario digitale bilingue, destinato a raccogliere e a promuovere tutti gli eventi culturali in programma nell'Euregio, per garantire informazioni aggiornate e capillari a quanti sono interessati alla loro fruizione. Sarà infine istituito un Premio a carattere transfrontaliero destinato a sostenere l'arte figurativa contemporanea, quella espressa in particolare dai giovani artisti euroregionali. Se comunque vogliamo puntare ad alimentare anche la crescita di un senso di «comunità» che aiuti le nostre comunità a individuare nell'Euregio una «casa comune» e a superare quindi le divisioni che vengono da un passato non ancora lontano, è necessario operare con serietà anche nel campo della ricerca storica. Ecco allora che la creazione di un Istituto euroregionale di storia potrà dare spessore culturale all'Euregio, promuovendo un'interpretazione storica maggiormente condivisa fra i tre territori e fra i gruppi etnici che la compongono. Non si tratta naturalmente di una nuova struttura di ricerca, quanto di un coordinamento e di una maggior condivisione fra le realtà esistenti in vista di progetti più ambiziosi e incisivi. Un altro settore strategico ritengo infine sia quello della comunicazione, dove il recente avvento ad esempio del digitale terrestre in campo televisivo può fin da subito fornire nuove opportunità. Qui, lavorando nell'ambito della convenzione Rai per quel che riguarda Trento e Bolzano, sia cercando la collaborazione con le emittenti locali che si stanno rilanciando con nuovi canali tematici, bisognerà lavorare con fantasia e con coraggio alla divulgazione di contenuti di interesse comune nell'area dell'Euregio. E, per rimanere in ambito televisivo, penso che esso possa essere utilizzato anche per perseguire, con la diffusione di programmi bilingui, un traguardo che ritengo da sempre prioritario: l'abbattimento della barriera linguistica. È ben vero che un tirolese e un trentino possono dialogare efficacemente usando l'inglese, ma se davvero vogliamo approfondire la conoscenza delle reciproche specificità culturali è indispensabile una maggior conoscenza dell'italiano nell'area tirolese e della lingua tedesca in Trentino. Ecco perché ho proposto che la segnaletica di una certa importanza sia sempre bilingue in tutto il territorio euroregionale, perché un cittadino di Innsbruck che viene a Trento non deve sentirsi uno straniero e così deve avvenire per un Trentino che si reca nel Tirolo austriaco. Ecco perché stiamo pensando a potenziare l'insegnamento linguistico nella scuola, per creare una conoscenza diffusa e di base e per favorire poi l'allargamento delle cognizioni acquisite attraverso gli strumenti più avanzati che ci mette a disposizione il mondo della comunicazione. Ecco perché, da assessore provinciale e da autonomista, quella del 29 ottobre la considero una tappa storica, perché finalmente uno degli obiettivi strategici per cui ci siamo battuti, spesso inascoltati se non addirittura ridicolizzati, oggi viene riconosciuto come importante e strategico da tutti. Franco Panizza È assessore provinciale alla Cultura e alla Cooperazione L'Adige 03 novembre BRUNO ZORZI Se tutto andrà come sembra andare, i trentini che lo vorranno potranno chiedere la cittadinanza austriaca. La doppia cittadinanza italiana e della vicina Repubblica. E questo perché il Trentino, già Tirolo italiano, ha fatto parte, fino a 91 anni fa, di quello che viene definito Tirolo storico. Contea principesca alla quale, naturalmente, apparteneva il Sudtirolo ma anche l'Ampezzano e Fodom. Non a caso anche i cittadini dei comuni ladini che ruotano attorno a Cortina d'Ampezzo potranno chiedere di diventare cittadini austriaci. La proposta viene da Vienna, esattamente dai Freiheitlichen del defunto Haider, ma il via libera alla discussione del disegno di legge nel parlamento austriaco è venuto anche dai socialisti e dai popolari. «Che venga dalla Fpö afferma Alberto Sommadossi, presidente del gruppo e responsabile del sito Austriaci d'Italia e esponente del circolo Gaismayr -, vista anche la mia collocazione politica, non è il massimo, ma la proposta, secondo noi, va nella direzione giusta. Abbiamo scritto al gruppo parlamentare dei Freiheitlichen e ci hanno risposto che la proposta di legge è attualmente depositata in commissione e che socialisti e popolari hanno accettato la discussione». Sommadossi dà una lettura europeista e antinazionalista della proposta di legge. In linea, del resto, con una buona parte della storia del Tirolo che è stato anche un luogo di convivenza. Così come l'identità più vera del Trentino sta nell'essere stato terra d'incontro. «Novantuno anni fa - ricorda Sommadossi - morì, uccisa dal nazionalismo tedesco e da quello italiano, l'Austria multinazionale che incarnava un'idea di Europa. In una prospettiva europea e contro i nazionalismi che continuano a frapporre ostacoli all'Europa va vista questa proposta della doppia cittadinanza italiana e austriaca. Non può essere vista come una forma di revanscismo. Inoltre si sta costruendo una regione transfrontaliera e la doppia cittadinanza potrebbe servire anche su questo versante. Senza dimenticare che potrebbe portare anche vantaggi pratici: pensiamo alle possibilità di lavoro per i giovani». La proposta di legge depositata al parlamento austriaco prevede, come è logico, che la cittadinanza possa essere concessa solo ai trentini, sudtirolesi o ampezzani che ne facciano richiesta. La base giuridica che i parlamentari austriaci hanno individuato sta nel fatto che il Tirolo storico venne annesso al Regno d'Italia in seguito all'occupazione militare e alla popolazione non è mai stata data l'opportunità di esprimersi con un plebiscito. Antica argomentazione che può venire estesa alla gran parte degli ex domini degli Asburgo e non solo. Comunque è vero, di annessione in seguito alla sconfitta militare dell'Austria Ungheria si trattò. Basare su questo la possibilità di estendere anche ai trentini e agli ampezzani la cittadinanza austriaca appare argomentazione debole. Convince di più, ed è la linea di Austriaci d'Italia, quella antinazionalista, che guarda avanti. Simbolicamente rappresenterebbe un esempio di integrazione europea che si realizza in una terra che ha subito una guerra tremenda, scontri e tragedie alimentate dalle ideologie nazionaliste dell'8 - '900. In Italia c'è l'esempio della doppia nazionalità con l'Argentina; avere in tasca un doppio passaporto non è, e da tempo, un tabù. «Da quello che si sente in giro - conclude Sommadossi - questa proposta sembra interessare molti». L'Adige 03 novembre 2 novembre Corona per i morti con la divisa austriaca Schützen e Alpini ricordi separati ma stesso rispetto per i caduti È un bel segno se guardiamo cose con spirito europeo, se davvero nella coscienza dei trentini ogni spirito nazionalista, dopo due guerre tremende, 65 anni di pace, l'autonomia e l'Unione europea, s'è assopito. Il bel segno è che ieri a Trento ci sono state due commemorazioni dei caduti. Una, quella tradizionale, col plotone degli alpini schierato, i gagliardetti delle associazioni combattentistica, le autorità, la messa del vescovo Bressan; l'altra, molto più dimessa, per non dire minima, del ricordo fatto dalla compagnia degli Schützen di Trento degli 11 mila trentini morti indossando la divisa austroungarica. Morti, fino a poco tempo fa, dimenticati. Dal fascismo trattati come rinnegati; dopo la tragedia della seconda guerra mondiale cancellati perché morirono indossando una divisa «tedesca». La loro memoria rimase privata, dolente, silenziosa. Qundi vera. Per loro ci furono solo le preghiere delle madri, delle moglie e dei figli. Nessun riconoscimento pubblico per anni, fino a quando, lo scorso anno, anche per iniziativa dei consiglieri comunali del Patt, venne posta una lapide su palazzo Thun davanti alla quale ieri gli schützen gli hanno ricordati. La mattina tricolori, inno di Mameli e divise hanno celebrato la memoria degli «altri». Nessuna concessione al militarismo, parole rivolte all'unità europea, anche qui. Niente scontri, contrapposizioni, ma rispetto. «Ho notato una cosa importante - afferma monsignor Bepi Grosselli -: nelle celebrazioni che fanno gli alpini, soprattutto quelli dei Nuvola, non c'è più traccia di militarismo o nazionalismo. Anche nelle preghiere che mi propongono per la messa c'è uno spirito di solidarietà profondo. Che, secondo me, si è rafforzato anche attraverso esperienze come quelle dei Nuvola che, lo ricordo bene, i capi, all'inizio non volevano. Invece, gli esempi dei trentini che sanno dimostrare la loro bravura di essere "boni en casa e anche de for" mi riempiono di orgoglio. No, lo spirito militarista non c'è più. E anche quando si prega per i soldati che sono in Afganistan si prega che, in queste che dovrebbero essere operazioni di pace, gli italiani si distinguano per la capacità di creare amicizia e riconciliazione. Un'immagine che gli italiani hanno ancora e che, e questo mi ha sorpreso, è stata ricordata anche da alcuni africani durante l'incontro dei missionari in Africa. Anche se da giovane imparai il termine pulizia etnica proprio dagli italiani». L'Adige 03 novembre Caduti austroungarici Per ricordare gli 11.500 caduti trentini con divisa austroungarica della prima guerra mondiale questo pomeriggio per le vie del centro corteo dei soci del Circolo Gaismayr. Alle 19 gli interventi davanti alla lapide che ricorda i caduti. L'Adige 03 novembre PERGINE - La donna della prima giunta della Comunità di valle «Alta Valsugana e Bersntol» è la levicense Alma Fox . Per statuto, un posto deve essere riservato ad una donna, che ieri il presidente Diego Moltrer ha scelto tra varie proposte. Fox, del Pd, è una ex assessore all'istruzione e alla cultura del comune termale. Ora è consigliere con delega alle pari opportunità. Due poltrone sono andate a Pergine. A Renato Nisco , consigliere comunale (Upt), già presidente del consiglio ed ex assessore. E a Mauro Nadalini , consigliere comunale del Patt, bancario. L'altopiano della Vigolana è rappresentato da Marco Fruet , assessore comprensoriale uscente di simpatie autonomiste, consigliere comunale a Bosentino. Per la valle dei Mocheni in giunta ci sarà Walter Moser (un ex di area socialista), consigliere comunale d'opposizione a S.Orsola, direttore dell'ufficio turistico della vallata. Girava il nome di Mauro Pintarelli , che ha declinato l'offerta per motivi personali. Il Pinetano e l'area del porfido sono rappresentati dal sindaco di Fornace Pierino Caresia (Upt). Gli incarichi saranno attribuiti entro il mese di novembre. Moltrer, il presidente, è anche assessore alle minoranza mochena, cui spetta un posto in giunta per statuto. Ha scelto i nomi tra molte pressioni di vario tipo. Tre Comuni dell'area dei laghi hanno domandato un assessore (Levico, Caldonazzo e Tenna), il Pd ne chiedeva due, il Pinetano non voleva l'esclusione, ecc. Quali criteri ha seguito nelle scelte? «Ho cercato l'equilibrio tra Comuni maggiori e minori ed tra le forze politiche». Come ha scelto tra Levico, Caldonazzo e Tenna? «A Levico c'era la donna adatta. Mi impegno fin d'ora a modificare lo statuto della Comunità affinchè Levico abbia sempre un posto in giunta e, a rotazione, lo possano ottenere anche gli altri tre Comuni dell'area dei laghi. Non sarà facile, ma in questo modo si potrà cancellare l'avversità levicense alla Comunità». Come mai è escluso dalla giunta il Pinetano? Forse perché «patria» del suo concorrente Sergio Anesi? «Si deve dare spazio anche ad altri, dopo la lunga presidenza di Anesi in Comprensorio». Per quali obiettivi lavorerete subito lei e la sua giunta? «Chiederemo deleghe per l'urbanistica, l'edilizia abitativa ed il sociale. Cerchiamo di lavorare con le altre Comunità. Diamo il via al team amministrativo formato da tecnici per sostenere i Comuni in appalti, programmazione, urbanistica, lavori pubblici. Ed apriamo l'Urp in sala Senesi di piazza Gavazzi». Lei in giunta rappresenta i Mocheni. Che pensa di fare per loro? «In collaborazione con l'Istituto mocheno bisognerà lavorare sulla lingua, in modo da introdurla come modalità veicolare anche nelle medie e superiori». Pensa di dare vita all'Unione dei Comuni di valle? «Sarebbe utile. Ci lavorerò con Sant'Orsola». M.A. L'Adige 03 novembre Castel Thun , apertura «totale» Bandito un concorso per le scuole di ogni ordine e grado TON - Gli studenti di ogni ordine e grado della provincia possono prender parte al concorso bandito per «conoscere» Castel Thun, maniero anaune acquistato nel 1992 dalla provincia, e che il 17 aprile del 2010 - come più volte assicurato dall'assessore provinciale Franco Panizza - aprirà i battenti. Un concorso che desterà interesse: da un lato la possibilità di mettere in pratica conoscenze e abilità apprese a scuola, diventando protagonisti di una ricerca, dall'altro vincere premi fino a 3 mila euro da investire in un viaggio d'istruzione. L'iniziativa è organizzata dal Castello del Buonconsiglio, in collaborazione con l'assessorato provinciale alla cultura, il Dipartimento beni e attività culturali, l'assessorato all'istruzione, il dipartimento istruzione, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Titolo del concorso, annunciato come prima edizione e che quindi sarà riproposto in futuro, è «Castel Thun: il castello ritrovato. Arte storia e paesaggio». Vasta la gamma di elaborati che gli studenti possono proporre: sviluppare tematiche relative a itinerari storico-culturali, presentare raccolte di leggende, racconti o tradizioni legate al castello o alla famiglia Thun, articoli di giornale, video, reportages fotografici, con piena libertà delle varie classi di lavorare in maniera propositiva realizzando spot pubblicitari, pieghevoli illustrati, fumetti o giochi. Il termine per iscriversi è l'11 novembre; la consegna degli elaborati dovrà avvenire entro il 21 marzo 2010. «Scopo del concorso è promuovere la ricerca sul territorio», commenta Franco Panizza, «nell'intento di far entrare nelle scuole un interesse per Castel Thun». All'antico maniero i lavoro procedono speditamente, sotto la direzione dei responsabili dei beni archeologici Franco Marzatico , per la gestione, Sandro Flaim per le strutture e Laura Daprà per gli affreschi, gli arazzi ed i lampadari. «Ad aprile la struttura aprirà pressoché per intero», annuncia Panizza. «Abbiamo qualche problema su un ballatoio non ancora in sicurezza, ed in una cantina, per il resto la struttura può considerarsi ultimata. Ora», continua, «stiamo facendo dei test per l'illuminazione esterna, ed abbiamo predisposto l'acquisto di terreni esterni per i parcheggi. Stiamo dialogando con l'Apt e la Pro loco, e verificando se sia possibile collegare Castel Thun ai giochi delle Agenzie Onu in programma l'anno venturo. Comunque», conclude l'assessore, «credo che per l'apertura vi sia un'attesa notevole». Dopo 17 anni trascorsi da quando la provincia lo ha acquistato, più che comprensibile. G.S. L'Adige 04 novembre Si accende la lite sulle vecchie delibere Scontro accesissimo in conferenza dei capigruppo tra il sindaco Alessandro Andreatta e l'opposizione di centrodestra, in particolare Nicola Giuliano del Pdl e Marco Sembenotti (nella foto) della Lista per Trento. Ad accendere le polveri è stato l'annuncio di voler portare direttamente nell'ordine del giorno del consiglio comunale alcune delibere, per lo più in tema di toponomastica, già passate all'attenzione dei consigli circoscrizionali ma nella scorsa legislatura, prima delle elezioni del maggio scorso. Secondo il sindaco, spalleggiato da Ivana Di Camillo, capogruppo del Pd, e da Fabio Armellini per il Patt, deve essere considerato il parere dato da un'istituzione più che andare a guardare la sua composizione. Anche se molti consiglieri sono cambiati rispetto alla scorsa legislatura non ci sarebbe insomma un obbligo di sottoporre lo stesso provvedimento ai nuovi arrivati. Di parere opposto il centrodestra, che sostiene invece la necessità di rifare tutti i passaggi prima di arrivare in aula. E tutto sommato anche il capogruppo dell'Upt, Franco Micheli, è dello stesso avviso visto il tempo trascorso. Dopo un vivace battibecco, con accuse di boicottaggio da un lato e mistificazione dall'altro, il sindaco ha manifestato l'intenzione di chiedere un parere ai presidenti di circoscrizione e se positivo di proseguire nel suo intento. Uno scontro simile si era già verificato per il Piano turistico, che aveva dovuto ripetere il suo iter prima di approdare a palazzo Thun. Un altro grosso intervento già passato al vaglio delle circoscrizioni la scorsa legislatura è il Piano della mobilità. Ma in questo caso se la giunta si azzarderà a portarlo direttamente in aula l'opposizione minaccia fuoco e fiamme. L'Adige 04 novembre stop ai fondi Famiglie trentine all'estero, protesta davanti al Consiglio L'Unione delle famiglie trentine, una delle due associazioni che insieme alla Trentini nel mondo riunisce gli emigrati trentini, ieri mattina si è presentata davanti al Consiglio provinciale con manifesti e un crisantemo (foto Coser) per celebrare il proprio funerale. Il 31 ottobre è infatti scaduto il termine che in base a una norma approvata dall'ultima legge finanziaria della Provincia obbliga le due associazioni a fondersi insieme pena la perdita dei finanziamenti provinciali. D'ora in poi sarà solo la più grande Trentino nel mondo a ricevere i finanziamenti pubblici. L'Unione non ha però alcuna intenzione di confluire nella Trentini nel mondo di cui contesta la gestione di alcuni progetti di cooperazione in particolare quelli nel Chaco in Argentina che sono anche oggetto di indagine da parte della magistratura. L'Unione delle famiglie, associazione che era nata nell'ambito del Patt e ora si sente abbandonata dalle Stelle alpine, non ha nessuna intenzione di sciogliersi e cercherà di continuare la propria attività grazie al volontariato e al sostegno dei privati. È determinata inoltre a chiedere che si faccia luce sui fatti nel Chaco. L'Adige 04 novembre Alessandro Olivi, assessore provinciale del Pd all'industria e al commercio, mette le mani avanti. Nella campagna elettorale delle primarie per il segretario del Pd del Trentino più volte è stata sollevata la richiesta di un Pd più protagonista, visibile e autonomo da Dellai in giunta provinciale, come a dire che i consiglieri e soprattutto gli assessori in carica in questo primo anno di legislatura (oltre a Olivi, Alberto Pacher e Marta Dalmaso) non lo siano stati abbastanza. Ma l'assessore all'industria, alla vigilia dell'elezione di Michele Nicoletti alla guida del partito, avverte: «Io ho sempre sostenuto la necessità di un partito forte e autonomo rispetto a chi ne è interprete nelle istituzioni, ma dobbiamo evitare che un'esaltata autonomia possa diventare elemento di conflitto e divisione tra noi». Assessore Olivi, lei ritiene che in questo primo anno il Pd sia riuscito a determinare alcune scelte importanti della giunta Dellai? Sulla crisi, ad esempio. La giunta ha messo in campo una manovra con una precisa connotazione politica di centrosinistra, in particolare il reddito di garanzia e il fondo Olivi, per aiutare le aziende a mantenere i posti di lavoro. Tutte le questioni più rilevanti sono state affrontate con una vera collegialità. Però c'è chi vi accusa di non essere abbastanza autonomi da Dellai, cosa risponde? La cifra democratica nell'azione della giunta non si misura nel braccio di ferro, ma dal risultato. Se per autonomia e determinazione nel rivendicare i punti che stanno a cuore al Pd si intende fare come i Ds nella scorsa legislatura, quando per l'ansia di differenziazione ogni riunione di giunta era un bollettino di guerra, dico no. Non è quello che vogliono gli elettori del Pd. Le piace la soluzione unitaria con un ufficio politico del Pd che comprenda il segretario Michele Nicoletti e gli altri tre candidati? Sì, la soluzione unitaria esprime la volontà di non tradire la forte partecipazione democratica alle primarie, detto ciò, il segretario Nicoletti, fatto il confronto interno, deve sentirsi libero di decidere per non rischiare un'incertezza nell'incedere politico del Pd. Cosa pensa del partito nazionale di centro al quale sta lavorando Lorenzo Dellai con Francesco Rutelli, fuoriuscito dal Pd? Penso che la preoccupazione sia eccessiva, se l'obiettivo di Dellai è quello di trasferire a livello nazionale il modello di alleanze vincente che abbiamo sperimentato in Trentino rafforzando il centrosinistra, senza trattino. Penso infatti che il Pd possa includere strati sempre più ampi della società ma da solo non riesce ad essere competitivo con la destra né in Italia né in Trentino. Questo non vuol dire che siamo un partito socialdemocratico ma rappresentiamo anche l'area moderata e questa è la ragione per cui io sono in questo partito. Alle elezioni comunali di primavera crede che il Pd riuscirà a ottenere il candidato sindaco nei centri più importanti come Rovereto, Riva e Arco? Ci sono alcune realtà in cui il Pd non è al governo, come Rovereto, Mori, Ala e Avio. Per me non esiste l'ipotesi di un centrosinistra autonomista senza Pd in queste realtà. Se qualcuno gioca sporco vuol dire che non crede in questa alleanza a livello provinciale. Per vincere senza Pd infatti servono i voti della destra. Comunque a Rovereto credo che dobbiamo confrontarci con le liste Valduga e non escludere l'ipotesi di un candidato sindaco non del Pd. L.P. L'Adige 04 novembre alloggi itea Revoche per 269 inquilini ovvero il 3,2% del totale Il question time ha assorbito buona parte dei lavori della mattinata di ieri del consiglio provinciale. E rispondendo a un'interrogazione della consigliera della Lega nord, Franca Penasa, l'assessore al welfare Ugo Rossi ha fatto il punto sulle revoche inviate agli inquilini Itea che hanno superato il parametro Icef. «Ad oggi - ha detto l'assessore - ci sono nelle case Itea 8.785 inquilini. Di questi, sono 567 gli inquilini che superano il limite Icef dello 0,34, e rappresentano il 6,4% del totale. Con le eccezioni di legge (soggetti deboli, invalidità, ultra sessantacinquenni, etc.) riceveranno la revoca dell'assegnazione 269 inquilini, ovvero il 3,2% del totale». L'Adige 04 novembre Il Patt discute le tesi congressuali Oggi ad ore 20.30 presso la sala pubblica del Brione si svolgerà l'assemblea precongressuale del partito autonomista. Saranno presenti le sezioni di Rovereto, Destra Adige, Volano e quest'anno anche Besenello e Calliano. La serata ha l'obbligo di eleggere i delegati congressuali, ben 28 per l' ambito lagarino e i 6 membri del consiglio del partito. Partecipano i vertici del partito da tutta la provincia. L'Adige 04 novembre Lavis Gazebo venerdì e sabato per le adesioni Italia dei Valori scende in campo e contesta le celebrazioni hoferiane LAVIS - La discussione sembra infinita e travalica ormai i confini di Lavis. Le manifestazioni hoferiane del 2009, dopo aver acceso il dibattito durante l'ultimo consiglio comunale, arriveranno anche nell'emiciclo di piazza Dante a Trento, dove si riunisce il consiglio provinciale. L'interrogazione è firmata Bruno Firmani (Italia dei Valori), che chiede al presidente del consiglio Giovanni Kessler quanto ha speso la Provincia per le manifestazioni legate all'anno hoferiano nel Comune di Lavis e a quanto ammontano i contributi che la Provincia ha erogato dall'inizio dell'anno per tutte le attività degli Schützen sul territorio provinciale. Seguono altre due richieste. «L'assessore Panizza ha accertato che vi sia stata una pubblica gara per l'affidamento della progettazione del cippo? (il riferimento è al monumento in pietra posto in piazza Loreto, di fianco alla chiesa, a ricordo dei 44 tirolesi fucilati dai francesi dopo la battaglia del 2 ottobre 1809)» chiede ancora Firmani, che suggerisce anche se non sia «il caso di erogare contributi provinciali per la costruzione di opere d'arte nei comuni, solo laddove vi sia stata una commissione di esperti qualificati che abbia approvato le predette opere?» Nella sfida per le Comunali 2010 dunque l'Italia dei Valori cerca di buttarsi nella mischia, anche alla luce del risultato delle Europee 2009 (275 voti, 7,2% dei consensi). Con circa 250 preferenze di lista si può pensare infatti di mandare un proprio rappresentante nel palazzo de Coredo Rumo, che non è un'ambasciata nonesa, ma un altro nome per il palazzo municipale di via Matteotti. Dopo la Lega anche l'Italia dei Valori sarà presente con un proprio gazebo venerdì e sabato a Lavis, tempo di adesioni e tesseramenti ma anche un modo di sondare il territorio e vedere se è possibile presentare una lista competitiva. Un'altra realtà si sta dunque muovendo per preparare al meglio l'appuntamento elettorale della prossima primavera che, almeno a Lavis, si preannuncia piuttosto affollato di liste. M. Fri. L'Adige 04 novembre VAL DI SOLE - Il Patt della Valle di Sole si è ritrovato lunedì sera a Fucine di Ossana per procedere alla nomina dei delegati in vista del congresso provinciale che si terrà a fine mese al PalaRotari di Mezzocorona. La serata, condotta dal consigliere provinciale Michele Dallapiccola in qualità di presidente della commissione congresso, ha visto la presenza anche degli assessori autonomisti Ugo Rossi ( nella foto ) e Franco Panizza nonché della consigliera provinciale Caterina Dominici . Davanti ad una folta platea di autonomisti, è toccato a Dallapiccola illustrare gli adempimenti in vista del congresso, mentre una riflessione politica è stata fatta dal segretario Ugo Rossi: «Il Patt non è più il partito delle beghe. Siamo uniti ed in crescita. In un momento in cui tutti si dichiarano autonomisti, rivendichiamo la coerenza e credibilità del Patt a difesa e tutela dell'autonomia che è ogni giorno messa in discussione da chi vuole imporre il federalismo fiscale che causerà un cospicuo taglio di risorse al Trentino». Il segretario Rossi, che è avviato alla riconferma essendo l'unico candidato, ha lasciato poi spazio a Caterina Dominici che ha illustrato le proprie proposte a tutela delle donne e della famiglia. La serie di interventi è stata quindi chiusa da Franco Panizza. L'assemblea ha infine proceduto alla nomina dei delegati al congresso: Fabrizio Albasini, Paolo Antonioni, Marco Cimarrosti, Paolo Cogoli, Tiziano Dossi, Antonio Pallaver e Gianluca Zambelli . Nel nuovo parlamentino del partito vengono proposti Massimiliano Bottaro e Gianluca Zambelli . È stato inoltre costituito il coordinamento di valle. Ne fanno parte Tiziano Dossi, Gianluca Zambelli, Guido Redolfi, Romeo Dell'Eva, Franco Pangrazzi, Gianni Daprà, Paolo Antonioni, Franco Mengon, Ettore Zanon, Patrick Mosconi, Italo Zambotti, Stefano Cogoli, Massimiliano Bottaro, Marco Cimarrosti, Ettore Sartori, Gianni Magagnotti e Luciano Clementi . P. M. L'Adige 05 novembre trento e tirolo Dreier Landtag: parole, pochi fatti ROBERTO BOMBARDA La nona edizione del Dreier Landtag ha visto l'avvio del Gruppo europeo cooperazione territoriale che segue di alcuni giorni la firma, ad Innsbruck, di un importante protocollo tra i tre governi regionali. Dunque Giovanni Kessler e Lorenzo Dellai, su piani diversi ma convergenti, hanno posto le basi affinché la collaborazione all'interno del Tirolo storico avvenga finalmente su solidi impegni e non più solo sulle cosiddette «buone intenzioni». In occasioni come queste ripenso ai miei nonni. Erano, come ho desunto dai documenti di sbarco nel porto di New York quando i nostri poveri avi emigravano en Merica, cittadini austriaci di popolo italiano. Erano «trentini»: meticci (termine un po' forzato), un misto di lingue, tradizioni, stili di vita unico, evoluto nel corso dei secoli e forgiato dalla durezza del territorio montano ad affrontare con umiltà ed unità le fatiche della vita. Ho premesso questa nota di carattere personale perché ritengo il «ritorno al Tirolo» un passaggio di grande importanza per il futuro del Trentino. Tutto ciò a pochi mesi dal riconoscimento delle Dolomiti quale Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Affianco questi eventi poiché presentano alcune similitudini, ma anche perché ritengo doveroso sollevare alcune perplessità. Non per pessimismo, quanto piuttosto perché credo che alle parole debbano seguire, quanto prima, i fatti. Negli ultimi anni, infatti, non ho visto esplodere la collaborazione tra le popolazioni, le istituzioni e le aziende delle tre regioni. Nel frattempo, i pochi treni che collegavano Innsbruck con Trento sono diventati ancor più rari. Dimostrazione tangibile che non c'è gente che viaggia perché non ci sono collaborazioni, scambi, rapporti di varia natura. L'apertura, però, non ci può che giovare. Quando si aprono all'esterno i trentini esprimono il meglio di sè. Quando invece si guardano l'ombelico e pensano, maldestramente, di essere i primi della classe, danno il peggio. Un secondo pensiero riguarda un mio timore sul nostro «destino tirolese». La «sbornia collettiva» per Andreas Hofer forse finirà con la fine dell'anno in corso. È stato senz'altro utile cercare di ricostruire una parte della nostra storia. Ma sinceramente io non mi vedo con le «braghe de coram». Mi sento, come i miei nonni, un meticcio: un po' italiano, un po' tedesco, tanto europeo e moltissimo montanaro. Io sono, in una parola, «trentino». Noi trentini dobbiamo avere una visione che vada ben aldilà del Tirolo storico. Credo che il Tirolo - come su un altro piano le Dolomiti - debba essere solo una tappa di un percorso più ambizioso, che possa portare prima o poi, da un lato al riconoscimento delle Alpi come «regione autonoma» d'Europa, dall'altro dell'intera catena montuosa, da Grenoble a Vienna, come Patrimonio dell'Umanità. Sono le Alpi unite, secondo me, il nostro vero destino finale! Paul Guichonnet nell'opera «Storia e civiltà delle Alpi», scrive che «le Alpi-aperte, terra di grandezza e di fatica, riunendo fra loro tradizione e rinnovamento, saranno anche la terra di una libertà riconquistata, nella fiducia in un destino originale». Un altro studioso delle Alpi, Werner Baetzing, scrive nel suo lavoro «Le Alpi: una regione unica al centro dell'Europa» che le nostre montagne possono diventare - con l'acqua e le biomasse, con la natura e la cultura - il «battistrada» per l'intero continente. Le popolazioni delle Alpi sono oggi la vera «minoranza d'Europa»; una minoranza non etnica, storica o nazionale, ma una minoranza ambientale, multiculturale e multi linguistica. Un tesoro di diversità che può diventare il riferimento per le politiche del futuro e fare delle Alpi, come proposto dalla Cipra, la prima regione con uno sviluppo rispettoso del futuro e del clima. Oggi ci sono gli strumenti, anche politici: la Convenzione delle Alpi, tristemente inattuata in Italia, con i suoi protocolli e le dichiarazioni ci indica la strada. Per questo ho presentato una mozione affinché entro il 27 marzo 2010, cioè entro il decimo anniversario dall'entrata in vigore della legge del suo recepimento, il Trentino introduca i suoi obiettivi nel proprio ordinamento e nei propri strumenti di programmazione. Questa sì che sarebbe una vera «politica per la montagna». Roberto Bombarda È consigliere regionale dei Verdi L'Adige 05 novembre consiglio provinciale. Dirigenti, sì alla pubblicazione delle retribuzioni In aula vince la lobby dei cacciatori È stata approvata con soli quattro voti di astensione tra i consiglieri del Pd (compreso quello del vicepresidente Alberto Pacher) e il voto contrario di Roberto Bombarda (Verdi), la mozione presentata da Claudio Eccher (lista Divina), che è anche presidente dei cacciatori cinofili trentini, con la quale si puntava a impegnare la giunta all'allestimento e la distribuzione sul territorio di mangiatoie con cui sfamare gli animali selvatici in inverno, in particolare cervi e caprioli. Buona parte della maggioranza, infatti, ha votato a favore della mozione sostenuta da tutto il centrodestra e caldeggiata dai cacciatori trentini per i quali la moria invernale di cervi e caprioli si traduce in un minor numero di capi da poter abbattere poi nel periodo della caccia. La consigliera provinciale del Patt, Caterina Dominici, ha detto infatti in aula in dialetto: «Se non approvo questa mozione i cacciatori mi tagliano le gambe». Il vicepresidente e assessore all'ambiente, Alberto Pacher, pur condividendo l'esigenza di intervenire con il foraggiamento in caso di inverni simili all'ultimo, aveva proposto di inserire nel dispositivo della mozione la frase «in coerenza con il piano faunistico provinciale oggi in fase di revisione». Ma il suggerimento è stato respinto da Eccher, per il quale attendere il nuovo piano, che vedrà la luce l'anno prossimo, vanificherebbe la necessità di un intervento tempestivo di cui potrebbe esservi bisogno al più presto. Il consiglio provinciale ha approvato anche altre mozioni tra cui una di Bruno Dorigatti (Pd) che impegna la giunta ad adottare entro tre mesi iniziative per «dare adeguata pubblicità alle retribuzioni e i compensi dei dirigenti provinciali e delgi enti strumentali», come già stanno facendo alcuni comuni. L'Adige 05 novembre LUISA M. PATRUNO Il Partito autonomista trentino tirolese si avvicina a a un congresso - il 29 novembre - che sulla carta è blindato. C'è un solo candidato alla guida del partito, il segretario uscente Ugo Rossi , per il quale è stata concessa anche una deroga ad hoc allo statuto per superare il problema del doppio incarico di segretario e assessore. E da quanto si apprende, a tre settimane dal congresso, verranno proposti all'assemblea dei delegati non solo un unico candidato segretario ma, con lui, anche i candidati per tutte le altre nomine - presidente, vicepresidente e vicesegretario - da votare in «blocco», prendere o lasciare, senza alternative, nel nome dell'unità del partito. Ma questa compattezza granitica, che per qualcuno ha il sapore solo di una spartizione di vertice, su una proposta preconfezionata e già decisa in tutti i suoi aspetti, sta suscitando all'interno del partito non pochi malumori, che potrebbero emergere al congresso. L'idea del segretario Rossi, sostenuta dall'assessore Franco Panizza, e dal capogruppo del Patt in consiglio provinciale, Michele Dallapiccola, è quella di ripresentare in toto il vertice uscente. Il che vuol dire: riconfermare Walter Kaswalder , sindaco di Vigolo Vattaro, alla presidenza del partito, e soprattutto dare la vicesegreteria a un esponente di quelle che erano le Genziane confluite nel Patt con il congresso di due anni fa. Il vicesegretario uscente è Andrea Puecher , anche membro del Cda dell'A22, che potrebbe restare al suo posto sempre che non prenda quota l'ipotesi Sergio Muraro , ex Genziana anche lui ed ex consigliere provinciale, del quale sta circolando il nome benché negli ultimi tempi non si sia fatto vedere molto nella vita di partito. Ma questo schema, in cui tutto appare già scritto e inamovibile sta facendo venire qualche mal di pancia. Suscita perplessità nei giovani che già avevano detto no alla modifica dello statuto per eliminare l'incompatibilità (alla fine si è deciso per la deroga ad personam per Rossi) e in quell'area rappresentata da Devis Tamanini , sindaco di Vattaro, da sempre critico sull'alleanza con il centrosinistra, che ha votato no anche alla deroga e che due anni fa si candidò contro Rossi. Ma sta facendo innervosire anche esponenti provinciali, come il consigliere Mauro Ottobre, che ha rinunciato all'ultimo momento a sfidare Rossi alla segreteria ma non pare rassegnato a lasciare campo aperto sulla definizione degli organigrammi. Un'ulteriore fonte di polemica interna è stato il ritesseramento di Carlo Andreotti , avvicinato dai giovani del partito. Considerata la storia politica dell'ex presidente della Provincia, che da quando ha lasciato il Patt si è schierato prima con il centrodestra e poi comunque sempre contro la linea delle Stelle alpine, il partito ha deciso di sospendere il suo tesseramento, che sarà valutato dopo il congresso dagli organismi del partito. «Non impediremo certo ad Andreotti - spiega Dallapiccola di venire al congresso, se vuole, siamo un partito aperto, ma non è un delegato». L'Adige 05 novembre LUISA M. PATRUNO Il governatore trentino Lorenzo Dellai , dopo essersi sentito per anni isolato, come Asterix nell'ultimo villaggio di galli in un Nord tutto in mano al centrodestra, ha deciso di non giocare più solo in difesa, ma di uscire dal suo recinto per cercare, con il progetto nazionale, di colpire l'avversario nel suo territorio. E ci vuole provare cominciando dal vicino Veneto, dove in primavera ci saranno le elezioni regionali. Ieri, in un'intervista al Corriere della sera Dellai ha confermato di essere pronto a sostenere un'eventuale candidatura del governatore uscente Giancarlo Galan, con il quale ha da sempre ottimi rapporti, qualora questi decidesse di rompere con Berlusconi per colpa della Lega. «In questo momento - riconosce il presidente Dellai - non si sa ancora cosa deciderà Galan e siamo consapevoli di questo, ma invece di stare in attesa, a fronte dei segnali che ci sono, anticipiamo quelli che potrebbero essere nuovi scenari. E d'altronde, è quello che aveva detto anche Piero Fassino. E a me era sembrata una mossa molto intelligente perché nel Veneto c'è bisogno di ricostruire una presenza di centrosinistra, se si apre lo spazio per una posizione autonoma di Galan rispetto all'attuale centrodestra, distinta dalla Lega ». Dellai sente spesso Galan, sia per ragioni istituzionali che per discutere di politica, ma non sa cosa alla fine il governatore deciderà di fare visto che proprio in queste ore Berlusconi sta definendo gli accordi nel centrodestra sulle elezioni regionali compresa una proposta per Galan, poiché appare ormai assai probabile che il Veneto avrà un candidato presidente della Lega». A Roma circolava ieri la voce che a Galan verrà offerto il ministero alla Salute, e allora addio progetto di scardinare il centrodestra in Veneto. «Nel Nord - dice comunque il presidente trentino - o il centrosinistra riesce a scompaginare le carte e a cambiare lo schema del gioco o diversamente è destinato ad essere piuttosto marginale. Al Sud è nata una sorta di Lega del Sud, al Nord il Carroccio rischia di diventare il partito di riferimento di tutto il territorio e io credo che a fronte di tutto questo è ovvio che dobbiamo cercare di fare un gioco meno che prevedibile e insinuarsi nei conflitti politici che dovrebbero aprirsi nel centrodestra. È chiaro che per noi quella con Galan non sarebbe un'alleanza politico-ideologica ma intorno a certi punti programmatici. Se si rimane prigionieri dello schema bipartitico rigido forse possiamo sperare che i nostri nipoti tornino a vincere». Il senatore del Pd, Giorgio Tonini , crede poco alla possibilità che Giancarlo Galan decida di rompere veramente con il premier Silvio Berlusconi e conferma come a Roma circolino varie ipotesi su come il Cavaliere conta di riuscire a tacitare il governatore. «Mi sembra un po' ingenua la cosa - commenta Tonini - poi certo se Dellai riuscisse a portare via pezzi al centrodestra sarebbe meritorio, ma la mia impressione è che Galan non romperà con Berlusconi per la storia che li lega dai tempi di Publitalia, l'amicizia personale, e poi il fatto che basta che il capo del Governo rilanci per convincere il governatore del Veneto e certo noi non possiamo competere con le offerte che può fargli Berlusconi in cambio della sua non belligeranza verso il candidato della Lega e la coalizione di centrodestra». Tonini ritiene che comunque un eventuale aggancio di Galan non risolverebbe i problemi del centrosinistra. «Noi sostiene il senatore del Pd - dobbiamo riuscire ad attrarre elettori e non pezzi del ceto politico di centrodestra. Dobbiamo riuscire a competere sull'elettorato portando via gli operai che ora votano la Lega e gli artigiani e i commercianti che votano Pdl. Se il Pd non riesce a fare questo in Veneto come in tutte le altre regioni del Nord non c'è espediente che serva. Certo, in Veneto, se sarà confermato che il centrodestra punterà su un candidato della Lega, potrebbero aprirsi delle contraddizioni e tensioni con il Pdl, un po' come è successo in Trentino, e allora dovremo cercare di sfruttare queste contraddizioni». L'Adige 05 novembre Tiziano Dalprà LAVARONE - Ancora Malga Laghetto al centro del dibattito politico dell'altopiano di Lavarone. Tema scottante per la maggioranza consiliare, tema altrettanto sentito dalla popolazione. Contro lo sviluppo ed i nuovi insediamenti a Malga Laghetto, a suo tempo erano state raccolte ben 410 firme di censiti. L'area è di estrema bellezza paesaggistica, deturpata però da una colata di cemento, fatta negli anni Settanta, che sicuramente è un pugno nell'occhio. «Con questo progetto si recupera l'hotel ora decadente, e tutte quelle pertinenze ad esso legate, - evidenzia Marzari, il primo cittadino di Lavarone - si cerca di rilanciare l'intera area, con la qualità degli insediamenti». Un progetto con hotel a quattro stelle e campeggio sempre di lusso, che dovrebbero portare qualità e dare un sostegno significativo all'intero altopiano. «C'è anche il tema dell'occupazione, si parla di una cinquantina di nuovi posti di lavoro», riporta il sindaco. Tutto legato ad una ipotesi di investimento (da parte di "imprenditori bresciani") di circa venti milioni di euro. Ma per fare ciò il Comune dovrà vendere più di centomila metri di bosco oggi vincolati ad uso civico. E qui nasce una discussione infinita. La popolazione è divisa, c'è chi sostiene il progetto e chi invece ha il pollice verso e difende con i denti il patrimonio storico della comunità. «Non c'è dubbio, questa è una decisione che deve passare attraverso una scelta democratica non deve essere fatta da questa amministrazione comunale che tra qualche mese sarà a scadenza elettorale. Prendere ora una decisione simile vuol dire vincolare i prossimi amministratori comunali», si legge in un volantino distribuito per il paese. C'è titubanza, paura, nella maglie dell'operazione alcuni vedono insinuarsi la speculazione. Da una parte si sostiene la validità dell'investimento, che dovrebbe portare nuove strutture ricettive. Un intervento funzionale anche per gli impianti di risalita, essendo malga Laghetto nel cuore del carosello sciistico. Un investimento che dovrebbe creare economia. Dall'altra sponda si sostiene che non si deve svendere il territorio, che l'investimento serve unicamente al Comune per far cassa, e che la decisione comunque dovrà essere presa dalla nuova amministrazione comunale che sarà eletta a maggio 2010. E i contrari chiedono almeno un referendum informale fra la popolazione. Questa sera forse un atto chiarificatore: il sindaco, dopo quasi un anno di polemiche furibonde, ha invitato la cittadinaza ad un incontro pubblico alle ore 20 al centro congressi. L'Adige 05 novembre PERGINE - Da manuale, l'assemblea della Comunità di valle che ieri sera ha eletto la sua prima giunta. Più l'autonomia decisionale è spinta, concessa alla periferia, e più questa corre il rischio di frantumarsi al suo interno, come ogni testo insegna. E così è stato anche ieri sera. La discussione, lunga, è entrata nel «particolare» periferico, nel perché la poltrona e te e non a me, a quel Comune invece che all'altro, la diatriba tra i piccoli ed i grandi, tra «mochenità» e non, ecc. Il rodaggio della giunta Moltrer si giocherà, a questo punto, sull'ottenere da Trento alcune competenze, ma anche sulla capacità di valorizzare ogni municipio in modo da suturare le ferite. Eccola, la giunta proposta dal presidente e votata con 37 voti a favore ed 11 astensioni, per lo più apertamente dichiarate durante il dibattito (di Tenna, Caldonazzo, Calceranica, Pinetano, una di Pergine). Pierino Caresia , infermiere, sindaco di Fornace e nominato da Moltrer vicepresidente. Marco Fruet , pensionato (Bosentino). Alma Fox , pensionata (Levico). Walter Moser , segretario del consorzio delle Pro Loco della valle del Fersina (Sant'Orsola). Mauro Nadalini , bancario (Pergine). Renato Nisco , presidente del dopolavoro ferroviario di Trento (Pergine). Ma con quali criteri ha composto Moltrer la sua giunta? Puntando all'equilibrio tra piccoli e grandi comuni e con occhio attento al quadro politico, ma non ha certo convinto tutti i 48 rappresentanti presenti. «Ho visto una politica vecchia» ha lamentato Laura Mansini (sindaco di Caldonazzo) riferendosi ai metodi seguiti per comporre la giunta. Astensione. «Non sono stati tenuti in considerazione i piccoli comuni» ha dichiarato, in tono sofferto, Anita Briani (Tenna). Astensione. «La mia è una bandiera bianca». Astensione. Ironico, ma non tanto, Narciso Svaldi (sindaco di Bedollo):«Spero che i Pinetani non siano una popolazione in via di estinzione, chiedo che lo Statuto provveda alla nostra tutela alla pari dei Mocheni». Nessun Pinetano in giunta, spettava a Bedollo, ha rivendicato. Astensione. Ma per 15 anni aveva guidato il comprensorio Fulvio Andreatta e per 9 Sergio Anesi , Pinetani, gli è stato replicato. Il che non ha impedito a Sergio Anesi di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Astensione. Tutti al lavoro, ha invitato Walter Kaswalder (sindaco di Vigolo Vattaro), per costruire. Un solo rappresentante dei 48 presenti s'è ricordato che la Comunità è fatta per gli abitanti, Daniela Casagrande di Pergine. Ha chiesto un centro per i malati terminali e la viabilità di collegamento tra la statale 47 e la valle dei Mocheni. È sperabile che il suo stile faccia scuola. M. A. L'Adige 06 novembre GIANPIERO LUI Il Patt si avvicina al congresso del 29 novembre ed alle elezioni amministrative con grandi aspettative di crescita del partito, di consensi ed anche di forza nel rapporto interno alla maggioranza che governa la Provincia. Presenti tutti i "big" del partito a sottolineare come Rovereto sia una piazza che desta grande attenzione a livello provinciale. Alla cinquantina di iscritti e simpatizzanti presenti sono state presentate le quattro mozioni congressuali. Daiana Boller, leader del movimento giovanile, ha sottolineato la necessità di «una strategia comunicativa efficace, dobbiamo essere vicini alla gente, anche andare in piazza se serve. Speriamo che nel partito venga dato spazio ai giovani, che sono in tanti, più di quello che si pensa, che hanno voglia di fare all'interno del Patt». La consigliera provinciale Caterina Dominici ha illustrato i due disegni di legge che stanno alla base della sua mozione: quello sulla famiglia «per fornire aiuto alle famiglie con problemi ed anziani»; il secondo sull'occupazione femminile. Il consigliere Mauro Ottobre ha sottolineato l'importanza del ruolo delle sezioni sul territorio: «Da qui bisogna partire per la nostra crescita. Per il dopo-Dellai noi siamo pronti a tornare alle percentuali di un tempo, dobbiamo difenderci dalla Lega, contrastare le sue iniziative perché vuole la Padania e non il Trentino, porta avanti il federalismo fiscale che al Trentino porterebbe via 700 milioni di euro». E' stato il segretario uscente (ed unico candidato a succedere a se stesso) Ugo Rossi a ricordare che «il Trentino è arrivato ad un bivio, non soltanto economico perché il federalismo fiscale ci sottrarrebbe grandi risorse e questo lo dobbiamo dire ai trentini, ma anche culturale prima ancora che politico: oggi la gente percepisce la Provincia ed il governo buoni soltanto in base ai contributi che sono in grado di elargire. Per questo il Patt deve anche dare l'esempio di buongoverno. Dobbiamo chiederci: che prospettiva ci attende per il dopo-Dellai? Oggi Patt e Upt insieme sono maggioranza all'interno della coalizione di maggioranza in consiglio provinciale ed in giunta. Quando non ci sarà più Dellai sapremo fare la stessa cosa? Dobbiamo costruire un'area di centro moderata, popolare e autonomista che sia slegata dai partiti nazionali: non dobbiamo costringere i trentini a scegliere tra un partito di destra e uno di sinistra. Ci aspetta una grande sfida, potremo vincerla se il Patt assumerà un ruolo guida». Al termine non c'è stata una votazione, visto che sono stati eletti per acclamazione tutti i candidati già concordati, in rappresentanza dell'ambito Alta Vallagarina (le sezioni di Rovereto, Destra Adige e Volano oltre a quelle costituite di recente a Calliano e Besenello). I delegati al congresso sono: Daniele Bicelli, Silvano Busetti, Sandro Dalla Serra, Marco Graziola, Maria Luisa Mora, Carlo Piazza, Thomas Fava, Paolo Rigo, Ezio Vanzo, Erica Zanfranceschi, Piero Ondertoller, Maurizio Galassi, Giorgio Feller, Filippo Piffer, Marco Ferrari, Rodolfo Adami, Silvano Prosser, Marco Tovazzi, Giorgio Tovazzi, Donatella Sebastiani, Lorenzo Conci, Italo Fiorini, Gianfranco Chiusole, Andrea Heindenpergher, Danila Tonolli, Cesare Rosina, Luigi Fiorini ed Adriano Parisi. Membri del consiglio provinciale del partito Marco Graziola, Federico Masera, Rodolfo Adami, Italo Fiorini, Mario Tovazzi e Lorenzo Conci (supplenti Andrea Heidenpergher e Marco Giovanelli). Per quanto riguarda il coordinamento di valle si è deciso di procedere ad una prossima convocazione, che sarà coordinata dal presidente della sezione di Rovereto Roberto Borghetti. L'Adige 06 novembre Calliano. Prepara la variante del Prg per il paese, e sogna un patto Upt-Udc Marchelli sogna un «grande centro» CALLIANO - Tra gli ultimi provvedimenti urbanistici che la giunta intende approvare vi è la modifica del centro storico e il vicesindaco Cristian Marchelli, delegato ai temi dell'urbanistica e dell'ambiente, è pronto: «La variante del Prg, riferita e limitata al Centro Storico, è in fase di conclusione; stiamo definendo con gli uffici tecnici del Comprensorio (che è il nostro consulente) gli ultimi passaggi. Contiamo - dice Marchelli - di portare gli elaborati cartografici e le parti normative in Consiglio Comunale prima della fine dell'anno, per la prima adozione, che è la più significativa dal punto di vista delle scelte. Si tratta di un lavoro di riqualificazione degli edifici presenti nel nostro centro storico con un'attenzione rivolta al risparmio energetico. Inoltre, nello stesso lavoro, è prevista la stesura di un piano colore, sempre, per gli edifici del centro storico e, questo, è un ulteriore elemento di novità che vogliamo, poi, rendere operativo». Si punta a predisporre il piano prima delle votazion idel 2010. E qui il vicesindaco butta lo sguardo oltre i confini del paese e osserva come sia necessario andare, in Trentino «a costituire e formare, attraverso un percorso partecipativo, un grande raggruppamento di centro partendo dal centro che già esiste quale l'Upt e l'Udc ma aperto,oltre ad un rapporto privilegiato con il Patt, anche, ad altri movimenti, ad altre storie politiche, che abbiano convergenze e obiettivi comuni con questi due partiti già esistenti. Un soggetto - dice Marchelli - che metta tra i punti fondamentali della propria "carta costituente" la difesa dell'autonomia seppur in una situazione, come quella attuale, diversa da quella del passato ma sulla quale non possiamo subire, dall'esterno, attacchi o rivendicazioni di nessun genere». L'Adige 06 novembre Nago Torbole La lista di Luca Civettini alle elezioni del 29 novembre Esperienza e passione NAGO TORBOLE - La lista Insieme per Nago Torbole, una delle tre che concorre alle elezioni amministrative del 29 novembre, propone come candidato sindaco Luca Civettini ( in foto a destra ). «Siamo un gruppo omogeneo - fa sapere Civettini - coeso e affiatato, che lavora insieme da 16 anni e che si è arricchito di giovani e di persone che hanno portato in dote nuove idee e nuovi stimoli. Nella nostra squadra trova spazio l'entusiasmo di tanti giovani, che per la prima volta si avvicinano alla politica, e l'esperienza di chi è ancora disposto a mettersi in gioco al servizio della comunità. Un mix che sarà garanzia di equilibrio, creatività e risolutezza: di questo ha bisogno il nostro Comune». Nelle fila dei candidati consiglieri ci sono ex assessori o consiglieri delle passate coalizioni del centrosinistra autonomista (guidate da Giuseppe Parolari o da Flavio Pompermaier, poi dimessosi) come Alberto Martinelli, Orlando Mazzoldi, (lo stesso Civettini), Roberta Bertoldi, Sandra Giovanazzi, Lorenzo Rosà, Lorenzo Boretto. Tra le priorità elencate nel programma le seguenti. I cittadini e le famiglie : attenzione alle fasce più deboli e alla giustizia sociale; sportello settimanale per la famiglia e per le persone in difficoltà; servizio di Tagesmutter-nido familiare, servizi per la prima infanzia (spazi gioco, asilo estivo, ludoteca). La cura e la manutenzione del territorio comunale : «Qualche opera pubblica in meno, qualche attenzione in più per il territorio». Il Centro scolastico unico : «Procederemo il più speditamente possibile a realizzare il nuovo centro scolastico unico da noi voluto e finanziato nel 2003». Nell'attesa dignitosi spazi mensa per gli scolari. La Colonia Pavese : «Vogliamo riprendere quanto interrotto nel 2004, completando subito la Pavese e destinandola metà alla comunità e metà al turismo. Per la comunità: il municipio, servizi ai cittadini, sedi per associazioni, per i giovani, gli anziani, sale d'incontro, ambulatori. Per il turismo: spazi commerciali verso la spiaggia e un progetto condiviso». Le circonvallazioni e la viabilità : «Le due circonvallazioni, di Nago e di Torbole, vanno realizzate congiuntamente sulla base della progettazione provinciale, come ridefinita e condivisa dalle amministrazioni locali». Un turismo di qualità : tra le idee da portare avanti, la bike area e la ciclabile Torbole-Malcesine. I parcheggi a Nago : «Vogliamo risolvere definitivamente il problema dei parcheggi a Nago, come l'abbiamo risolto anni fa a Torbole» con parcheggi nell'area del vecchio cimitero, nell'area dell'ex tennis, nuovo parcheggio autobus per liberare via Stazione. Il territorio e l'ambiente : tra l'altro, adesione al Parco fluviale e no alla centrale Altissimo. La cultura e l'associazionismo : sostegno ai progetti già avviati, alle società sportive e alle associazioni. La modifica del Piano regolatore : riduzione volumi e contrarietà alle deroghe alberghiere. UFFICIO STAMPA PROVINCIA 06 NOVEMBRE Inaugurato oggi pomeriggio al Palacongressi di Riva del Garda "Identità e sviluppo" QUALE IDENTITA' COMUNE? NE DISCUTONO I GIOVANI DELL'EUREGIO Identità, radici, cultura, aspetti comuni, differenze. Questi alcuni dei temi al centro della tavola rotonda dal titolo "Come eravamo, come siamo, come saremo" che ha inaugurato il convegno “Identità e sviluppo”. Una due giorni di confronto tra giovani trentini, altoatesini e tirolesi ospitata dal Palacongressi di Riva del Garda. “In passato non c’erano strumenti giuridici per dare vita ad entità come l’Euregio. Oggi questa possibilità c’è” ha detto Anna Simonati, ricercatrice dell’Università Trento che è intervenuta nella tavola rotonda "Come eravamo, come siamo, come saremo". La professoressa ha sottolineato quanto l’Euregio dia la possibilità ai tre territori di mettersi in contatto reciproco e di costruire, tramite questa relazione, un'identità comune. Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo storico del Trentino, ha delineato poi il percorso che ha condotto alla formazione di questi tratti identitari comuni, soffermandosi in particolare sulla tendenza autonomistica: “Trentino, Alto Adige e Tirolo sono tre regioni che hanno un comune carattere genetico, cioè la richiesta di autonomia; anche su questo possiamo ragionare insieme”. L'intervento del professor Peter Stöger, docente dell’Università di Innsbruck, ha preso avvio da una considerazione sulle differenze, le peculiarità: “Le nostre identità tirolesi sono plurali, abbiamo diverse lingue e diverse religioni, per esempio" Ecco perché, secondo il professore, dobbiamo porci la questione dell’identità, dobbiamo guardare alle nostre radici. “Una delle prospettive di oggi è quella di superare le rigidità - ha concluso il giornalista Paolo Campostrini - dobbiamo ricercare il contatto tra le diverse culture”. Il caporedattore del quotidiano Alto Adige ha proseguito raccontando esperienze di dialogo tra giovani tedeschi e italiani in provincia di Bolzano; esperienze che tendono a costruire ponti tra gruppi etnici che fin'ora hanno percorso strade parallele ma distinte. Prima delle numerose domande dei ragazzi, l'assessore del Comune di Riva del Garda, Luigi Marino, ha voluto salutare e dare il benvenuto ai partecipanti. Il programma di oggi prosegue con intermezzi musicali e artistici e lavori di gruppo e si concluderà con il concerto di tre band: Tinnitus, Scrat Till Death e Srawberry fields. La mattinata di domani sarà invece dedicata a workshop su temi quali conoscenza, responsabilità, ambiente e partecipazione attiva. Dopo la presentazione in plenaria dei risultati, il convegno si chiuderà con l'atteso intervento dei tre presidenti Lorenzo Dellai (Trentino), Günther Platter (Land Tirolo) e Luis Durnwalder (Alto Adige/Südtirol). (am) L'Adige 07 novembre Sussidi ai disabili e Icef Rossi ha risolto il problema V orremmo intervenire nel dibattito sui sussidi che ricevono le persone con disabilità gravissime e le difficoltà di ordine economico e burocratico che esse incontrano. Ci sono dei disabili gravissimi, al 100%, con indennità di accompagnamento, che ricevono anche un sussidio a sostegno di un progetto di vita indipendente, che permette loro di rimanere nel proprio ambiente familiare. Il sostegno viene dato nella maggior parte dei casi per permettere al disabile di avere un'assistenza, una badante. Il disabile deve poi rendere conto periodicamente al comune delle spese sostenute. I problemi sono nati, come noto, nel calcolo dell'indicatore Icef: il sostegno veniva considerato come reddito facendo salire di molto l'indice. Questo vanificava di fatto gli effetti positivi del sostegno per l'assistenza. Voleva dire, per esempio, subire pesanti aumenti nel canone delle case Itea. Proprio sulla questione delle case Itea, Istituto con cui la nostra associazione ha già collaborato nel progetto «Vita indipendente», con la realizzazione di quattro modernissimi appartamenti «domotici» per migliorare la qualità di vita delle persone gravemente disabili, abbiamo avuto la possibilità di sottoporre la questione all'assessore Ugo Rossi che ci ha ascoltati, ha compreso il problema e l'ha risolto. Infatti, ai Caf è stata inviata una circolare che ha chiarito che le somme ricevute dai disabili gravi come progetto di vita indipendente non devono entrare nella valutazione reddituale. L'esclusione si applica in quanto si tratta di rimborsi di spese documentate, in questo caso di assistenza nell'ambito di programmi previamente concordati. Ci sembrava giusto sottolineare che l'assessore Rossi s'è fatto carico del problema e l'ha risolto. Giuseppe Melchionna e Ugo Bosetti Associazione Prodigio L'Adige 07 novembre Il futuro dell'Autonomia Grande opportunità chiamata Euregio MARCO DEPAOLI L' Euregio è una grande opportunità per il Trentino-Alto Adige, perché rappresenta una delle strade che ci consentirà di rilanciare al nostra Autonomia e di tutelare la nostra specialità. Il Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale, la cui nascita è stata sancita giovedì 29 ottobre a Mezzocorona, è un ulteriore significativo passo verso la Costituzione formale di questa realtà ed un modo per incominciare ad avanzare percorsi possibili per avviare, anche politicamente, una nuova fase di collaborazione. Formale, perchè storicamente l'Euroregione esiste già: la Costituzione materiale dell'Euregio è scritta nella nostra storia, nella nostra cultura. È quella che ognuno sente, quella riconosciuta dalle persone, ed oggi le ragioni storiche dell'identità di questa terra si sono affermate: abbiamo ormai storicamente elaborato l'idea che la comunità attorno al Brennero che si riconosce nell'area del Tirolo storico, così come chiamato fin da quando Mainardo, nel 1248, riunì questa terra sotto il nome di «Contea del Tirolo», pur nel rispetto delle caratteristiche peculiari di ciascun gruppo etnico, sia una eredità ormai consolidata nella nostra gente. Oggi le ragioni politiche del recupero di questa eredità sono più che mai attuali. Gli anni seguiti alla fine della seconda guerra mondiale e lo sviluppo dell'Europa unita di tutta la sua storia, che ripropone in chiave moderna il quadro del continente precedente al trattato di Vienna del 1815, hanno attualizzato le ragioni di una unione attorno al Brennero e messo in evidenza l'esistenza di una vera e propria Costituzione materiale che presieda a quest'area. L'accordo Degasperi-Gruber, come concepito in sede internazionale, sottolinea, nelle forme allora storicamente possibili, sia la connessione tra Trento e Bolzano, sia la connessione tra Bolzano e Innsbruck. Una connessione che non è solo culturale, ma anche dovuta a ragioni economiche e nelle infrastrutture, a partire dalle arterie di comunicazione che legano l'Italia con l'Europa settentrionale. In un momento in cui non era concepibile una diversa soluzione, l'Accordo di Parigi è il primo riconoscimento formale della realtà costituzionale sottostante. L'assetto istituzionale della Regione attorno al Brennero, oggi articolato su tre poteri distinti e autonomi, così come storicamente accettati fin dal tempo dei principati vescovili, collocato nel contesto più ampio della riduzione del peso e del significato dei confini, è tale da ottimizzare il principio dell'unità nella diversità, fondamento delle regole di convivenza, che hanno uniformato di sé tutta la storia dal Principato Vescovile al Tirolo storico. Da questo quadro si deduce che è ormai arrivato il tempo di acquisire come pacifico lo sviluppo della Costituzione materiale di un'Euregione che, nel rispetto dei confini nazionali, rappresenta una realtà storica, culturale ed economica. Ma proprio questa realtà deve essere ancora oggetto di percorso di studio e ricerca, per approfondire e sviluppare il principio dell'unità nella diversità, maturando in tal modo il senso della comune appartenenza, l'Heimat. Tuttavia si deve cominciare a pensare a questa rinascente situazione di unione (la Costituzione materiale) con regole proprie ed istituzioni comuni, ovvero una Costituzione Formale. Il recente incontro di Innsbruck tra i Presidenti delle Province autonome di Bolzano/Bozen, Trento e del Landeshauptmann von Tirol, pur rimanendo formalmente nel contesto di una ben definita forma di collaborazione istituzionale, per il numero delle materie considerate e per le decisioni prese in ordine alla modalità della loro gestione comune, ci ha fornito il primo importante segnale ed al contempo un punto di partenza per incominciare a ragionare su nuove forme di collaborazione istituzionale più matura. Credo che in questo contesto potrebbe essere anche valutata la possibilità dell'istituzione di una conferenza permanente dei Presidenti delle assemblee legislative con il compito di impostare altri progetti, come ad esempio la creazione di un «bollettino-gazzetta ufficiale» comune ai tre territori, nel quale pubblicare le principali leggi varate dai Consigli di Bolzano-Bozen, Trento, Innsbruck e Regione Trentino-Alto Adige/Sudtirol. Per far sì che ciò possa avvenire, dobbiamo però innanzitutto ripartire dalla nostra Regione e dai suoi organi: è qui, infatti, che l'Autonomia di cui godiamo trova la sua più piena espressione, in un Consiglio Regionale che è il ponte tra le due realtà provinciali e politicamente l'interlocutore più opportuno nei confronti dell'Europa. L'Alto Adige/Südtirol è l'ideale unione tra la realtà trentina e quella tirolese, ma dobbiamo provvedere affinché vi sia una comune visione d'intenti all'interno della nostra stessa terra. Il primo obiettivo da raggiungere verso una realizzazione di questo progetto è quindi quello recuperare il ruolo del Consiglio Regionale, dove potrà nascere, con la condivisione delle due Province, il Terzo Statuto d'Autonomia. È infatti solo grazie ad esso che si potrà dare il via a questa nuova fase della nostra storia, inserendo il Trentino-Alto Adige/Südtirol nella grande Europa delle Regioni, e permettendo di armonizzare i rapporti tra le nostre Province ed i nostri vicini d'Oltralpe, ed al contempo rafforzare ulteriormente la nostra Autonomia. Marco Depaoli È presidente del Consiglio Regionale L'Adige 08 novembre «È vergognoso. Di fronte ad una cosa del genere non posso che essere molto duro». Il sindaco Alessandro Andreatta è per la tolleranza zero. Dopo l'azione di venerdì mattina si era messo in contatto con il questore e il comandante dei vigili del fuoco. «Questa cosa mi ha piuttosto stizzito perché è stata fatta un'azione dai contenuti non molto chiari in una città che invece dà spazio a mille altre modalità per esprimere i propri pensieri. Siamo andati oltre limite. Sono state toccate cose che sono patrimonio della comunità e il sindaco non può tacere». «Sono arrabbiatissimo e credo che tutta la città sia indignata. Chiederò la convocazione urgente del comitato per l'ordine e la sicurezza. In generale io sono pronto a riflettere su ogni tipo di messaggio, ma non tollero che si impedisca la vita normale dei cittadini. Se poi accadono anche questi atti di grave inciviltà e oltraggio ad edifici importanti della città, sedi istituzionali e che rappresentano la storia della città non posso che condannarlo. Non ci sono altre risposte: biasimo, dura condanna, assoluta intransigenza». Il sindaco, nonostante cerchi di usare toni concilianti, non condivide il pensiero di chi definisce troppo debole la sua amministrazione di fronte a questi atti. «Ricordo che l'unica volta che sono entrati in un nostro edificio, la Palazzina Liberty, io li ho subito denunciati. Quindi non si può dire che c'è immobilismo da parte del Comune». Per il presidente Lorenzo Dellai «si tratta di problemi di ordine pubblico» che non riguardano la Provincia. La ricetta per bloccare nuove azione per il governatore è semplice: «Questi si devono impacchettare e portare via». «Spero che chi di dovere si muova con la competenza e la capacità che si richiede in queste situazioni». Domanda logica: perché gli anarchici sono stati sgomberati mentre il Csa Bruno che da anni occupa uno stabile della Provincia no? «Non mi pare che i giovani del Bruno abbiamo mai posto problemi di ordine pubblico. Hanno compiuto un'azione illegittima per la quale la magistratura sta svolgendo i suoi accertamenti ma non mi risulta che abbiano mai provocati danni e un casino infernale come quello di oggi». Il neosegretario del Pd, Michele Nicoletti dice che «con la violenza si esce dagli strumenti della politica. In un Paese in cui per cattive ragioni si mescola la politica con l'illegalità la vera rivoluzione è quella di utilizzare i metodi legali e non violenti». Dal centrodestra la presa di posizione del senatore del Pdl, Giacomo Santini . «Desidero manifestare tutta la mia solidarietà nei confronti dei dirigenti ed attivisti della Lega colpiti da comuni delinquenti. Tale solidarietà desidero estenderla al sindaco, al questore, ai vigili urbani ed agli altri tutori dell'ordine insultati e minacciati oltre ogni limite di democratica sopportazione. Solidarietà anche alle migliaia di inermi cittadini che sono rimasti vittime impotenti di blocchi stradali. L'auspicio, ora che la misura della sopportazione è stata superata, è che la legalità sappia prendere il sopravvento con un'esemplare punizione». Il Patt - in una nota del segretario Ugo Rossi - esprime solidarietà alla Lega: «Ferma condanna per questi episodi di intolleranza arroganza e violenza e auspicio che le forze dell'ordine e la magistratura siano inflessibili. Questi episodi non fanno altro che fomentare un clima di violenza che non appartiene al modo di porsi dei trentini». D.B. L'Adige 08 novembre Cles Capolista è il ristoratore Andrea Paternoster Gli autonomisti puntano sulla linea verde: è la lista più giovane CLES - «Siamo presenti con due liste, senza strane alleanze né a destra, né a sinistra». Salvatore Ghirardini , assessore uscente che non si ricandida e segretario politico del Patt clesiano, così presenta lo schieramento delle «stelle alpine», che sostiene la candidatura a sindaco di Giorgio Osele ( nella foto ) sia con una lista di partito, sia con una «civica autonomista», raccogliendo così 40 candidati, i cui eletti dopo il voto si riuniranno in consiglio comunale in un solo gruppo. «Siamo convinti che Cles meriti un percorso sereno come quello della legislatura 2000-2005 (la prima targata Osele, ndr)», continua Ghirardini. «Ed abbiamo voluto al nostro interno un forte rinnovamento. Di sei consiglieri uscenti solo tre si ricandidano». Tra l'altro neanche tutti nella lista con il simbolo: in questa ci sono Emanuele Odorizzi e Giancarlo Dallago , mentre Ruggero Mucchi (assessore uscente) è capolista della «civica». Il Patt schiera 20 candidati, 14 maschi e 6 donne, ed è la lista più giovane tra le 11 in corsa a Cles: età media 36 anni. Oltre ai due consiglieri uscenti nominati, c'è Rosario Poletti , ex assessore alla cultura del C6: gli altri, tutti nomi nuovi. Tranne quello del capolista Andrea Paternoster , posto in pole position dopo il buon risultato ottenuto nel Patt alle provinciali. «Sono onorato di rappresentare questo gruppo», afferma. «Credo in questa lista, così come credo nel valido operato di Osele e Mucchi. Io porto il mio entusiasmo, convinto che, se si vince, ci troveremo con un gruppo importante, non con quello delle beghe. Quanto al risultato, sono molto fiducioso». Un ringraziamento al Patt lo rivolge il candidato sindaco Giorgio Osele: «Si continua un percorso avviato dieci anni fa. Che il Patt sia riuscito a mettere insieme due liste lo considero un riconoscimento per quanto è stato fatto in questo periodo. Quanto al programma, va detto che è conclusa la fase delle grandi opere, ora vanno promossi la persona, la famiglia, la comunità». Ultima sottolineatura: «Cles è stato prototipo della nuova politica, qui il centrosinistra autonomista è nato prima che a Trento. Ed ora si inaugura una nuova fase, un diverso sistema di alleanze, per parlare di futuro». G. S. La lista 6/ Il Patt Andrea Paternoster 51 anni ristoratore Moira Barbacovi 34 anni psicologa Eugenio Cattaneo 65 anni pensionato Giancarlo Dallago 37 anni artigiano Aldo Dalpiaz 38 anni infermiere Nicola Debiasi 30 anni artigiano Massimiliano Girardi 35 anni imprenditore Andrea Leonardi 37 anni imprenditore Giulio Lorenzoni 39 anni artigiano Franco Misseroni 42 anni impiegato Ivan Noldin 32 anni ingegnere Emanuele Odorizzi 35 anni impiegato Luca Pangrazzi 36 anni agricoltore Elisa Paternoster 21 anni educatrice Katiuscia Pilati 36 anni geometra Rosario Poletti 34 anni agricoltore Nadia Maria Springhetti 24 anni igien.dentale Roberta Visintainer 34 anni aiuto cuoca Lorenza Viviani 36 anni estetista Andrea Zanon 20 anni operaio L'Adige 09 novembre panizza Al Buonconsiglio i danni più gravi Sandro Flaim, responsabile della Soprintendenza per i beni architettonici della Provincia, ieri mattina ha compiuto un sopralluogo in città, per verificare i danni al patrimonio compiuti dagli anarchici. Poi ha comunicato i risultati all'assessore alla cultura Franco Panizza. Il danno più grave riguarda la torre del Castello del Buonconsiglio: «Avevamo appena concluso un programma di pulizia e ora dovremo spendere di nuovo - protesta Panizza - Non è possibile che questa gente sia lasciata libera di imbrattare la città e di tenerla in ostaggio. Il corteo non andava autorizzato, o quantomeno si dovevano presidiare i luoghi più importanti dal punto di vista del patrimonio. Faremo denuncia, ma il danno è fatto». L'Adige 09 novembre minoranze linguistiche progetti da finanziare C'è tempo fino al 30 novembre per presentare le domande di finanziamento per iniziative o progetti di tutela e promozione delle minoranze linguistiche regionali. I moduli per la richiesta sono scaricabili dal sito della Regione: www.regione.taa.it/Minoranze L'Adige 09 novembre ARCO. Ieri al Casinò la presentazione del volume curato da Mauro Nequirito L'anteprima delle «Pagine del Garda» Anteprima della XVII edizione di «Pagine del Garda», la rassegna dell'editoria gardesana promossa dall'associazione culturale «Il Sommolago» con il Comune di Arco ieri al Casinò, con la presentazione del volume curato da Mauro Nequirito «1809. Il Tirolo in armi contro l'ordine napoleonico». Quindi l'inaugurazione della contestuale mostra, nonché l'esposizione di immagini fotografiche della seconda guerra mondiale. Sabato prossimo, 14 novembre, l'apertura della rassegna con la presentazione del volume di monsignor Iginio Rogger sulla storia della chiesa di Trento. Ad affiancare l'autore erano presenti ieri l'assessore alla cultura Ruggero Morandi, il soprintendente Livio Cristofolini, il presidente del Sommolago Romano Turrini, Aldo Miorelli del Gruppo culturale Nago Torbole e il consigliere provinciale Mauro Ottobre. E in chiusura è arrivato anche l'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza, che ha elogiato gli organizzatori per la rassegna, ogni anno in grado di valorizzare il patrimonio librario e storico del Trentino. L'assessore Ruggero Morandi, nel ricordare l'importanza di «Pagine del Garda» non solo per la comunità di Arco ma per l'intero Benaco, ha voluto mettere in evidenza la preziosità del Fondo Antico Bruno Emmert, conservato presso la Biblioteca, e le azioni che l'amministrazione ha promosso e sta portando avanti assieme alla Provincia autonoma di Trento per la sua fruizione. Parole riprese dal dottor Cristofolini, che ha ricordato il lungo intervento di restauro portato avanti dalla Soprintendenza per preservare il patrimonio librario lì conservato e arrivare alla catalogazione di oltre 50.000 volumi. UFFICIO STAMPA PROVINCIA 09 NOVEMBRE L'assessore Panizza chiude a Riva del Garda la conferenza “Identità e Sviluppo delle giovani Generazioni” “IL FUTURO DELL’EUREGIO E’ NELLE MANI DEI GIOVANI” L'assessore provinciale alla cultura, rapporti europei e cooperazione Franco Panizza ha chiuso sabato pomeriggio “Identità e Sviluppo nelle Giovani Generazioni”, una due-giorni che ha riunito al Palacongressi di Riva del Garda centocinquanta giovani dell’Euregio. E' stata un’occasione di conoscenze reciproche e di confronto, ma soprattutto un’occasione per avvicinare tra di loro i giovani, che hanno lavorato suddivisi in gruppi. "Il futuro dell’Euregio è nelle mani di voi giovani, - ha detto l'assessore Franco Panizza nel suo intervento conclusivo e al termine dell'illustrazione delle proposte emerse dai lavori, - sarete infatti a garantire lo sviluppo della nostra terra. E’ quindi un’opportunità preziosa aver potuto riunire per due giorni e in una splendida località, qual è Riva del Garda, i ragazzi delle tre regioni del Tirolo storico e far sì che parlino e discutano della loro identità e del loro futuro. Credo che il compito delle istituzioni sia soprattutto quello di creare le condizioni migliori per far sì che le nuove generazioni dei nostri territori ritrovino valori ed esperienze comuni in grado di dare vita a forme di sviluppo e cooperazione future". Dalla due-giorni di Riva sono emerse molte proposte concrete, che vanno con fantasia e inventiva nella direzione del fare rete, del promuovere la conoscenza attraverso internet, dell'avere luoghi comuni in cui esprimere le proprie idee e le proprie riflessioni (perché, si sono chiesti i giovani a Riva, alcuni muri bianchi nei musei dell'Euro-regione non vengono riservati a noi giovani, che potremmo riempirli di proposte, disegni o anche solo di nomi con cui relazionarsi?). Altre proposte chiedono ulteriore impegno per la formazione linguistica, ma anche per l'abbattimento delle gabbie etniche e per alleviare il proporzionalismo linguistico. "Stiamo vivendo un'epoca felice - ha detto l'assessore Panizza in chiusura del suo intervento, perché il recupero delle comuni origini storiche e la valorizzazione delle tematiche che ci uniscono anche al di là dei confini geografici e delle differenze di lingua sta dando un'anima all'idea di Euroregione. Ed in questo processo che cosa ci attendiamo, dalle giovani generazioni? Dai giovani ci aspettiamo quell'entusiasmo, quella passione, ma anche quella creatività, quella fantasia e quella concretezza che hanno il merito di rendere meno retorico e meno nostalgico il riandare alle radici storiche e culturali delle nostre comunità. E quel che è accaduto a Riva ci conforta: l'Euro-regione sta decollando concretamente, i nostri parlamenti territoriali si sono incontrati di recente a Mezzocorona per inaugurare una fase nuova di rapporti e di collaborazione concreta, che sta cominciando a dare i suoi primi frutti, come ad esempio l'apertura di un ufficio dell'Euregio a Bolzano. E sarà proprio questo ufficio, tra le altre opportunità, ad essere punto di riferimento anche per raccogliere e per dar vita alle idee e alle proposte dei giovani". L’iniziativa di Riva arriva da lontano, dal 2007 quando nella seduta congiunta del 18 aprile le assemblea delle tre regioni si impegnarono a promuovere occasioni di incontro e confronto tra i giovani provenienti dalle tre aree. La giornata di sabato è stata caratterizzata da molti appuntamenti. Nella mattinata, i cinque workshop hanno offerto molti gli spunti sull’Euroregione ed i possibili scenari di sviluppo futuri. Emanuela Renzetti, docente dell’Università di Trento, e Brigitte Foppa, co-fondatrice dell’associazione bolzanina Mix-ling, hanno parlato di “Identità e Diversità”. Nella saletta attigua si è tenuto l’approfondimento su “Economia, ambiente e sostenibilità” con Georg Pleger, Zukunftzentrum Tirol e Andrea Bonvecchio, presidente del Consorzio Sofie Veritas di Rovereto. Giorgio Tavano Blessi, docente dell’Ateneo veneziano e Leonard Benuzzi di Trentino Sviluppo hanno coinvolto i ragazzi sul tema dell’ “Economia della conoscenza”, mentre Pierluigi Musaro dell’Università di Bologna ed il direttore del Centro Diocesano Vocazioni di Trento Cristano Bettega hanno dato vita al dibattito su “Etica e Responsabilità”. Martin Lesky, della Caritas di Innsbruck e Geremia Gios, docente all’Università degli studi di Trento e presidente della Fondazione Trentina per il Volontariato Sociale hanno invece affrontato i temi del “Volontariato sociale e partecipazione attiva”. Nel primo pomeriggio la giornata è poi proseguita con la presentazione plenaria delle relazioni dei gruppi di lavoro, in cui i 150 giovani hanno condiviso l’esperienza di Riva del Garda. Una tavola rotonda sul tema “Quale sviluppo e cooperazione per il futuro?” ha chiuso i lavori, fornendo sintesi e nuove prospettive alle molte proposte emerse.(sr) L'Adige 10 novembre MATTIA FRIZZERA L'Euregio cercherà di prendere piede anche negli spazi della tv digitale, con rubriche informative sui tre territori. Un progetto a cui sta lavorando la Provincia, di cui il capoufficio stampa Giampaolo Pedrotti ha parlato durante l'incontro «Identità e sviluppo nelle giovani generazioni», a cui hanno partecipato 120 giovani di Trentino-Sudtirolo-Tirolo, ospitati dall'hotel Sole e riunitisi al Palacongressi. A breve potrebbe arrivare sul digitale anche un progetto promosso dall'Assessorato alle politiche giovanili della Provincia, un "Tg giovani" che si basa sull'interazione di mezzi comunicativi personali (videocamere e telefoni cellulari tra gli altri) e che partirà inizialmente come web tv. Sabato i ragazzi si sono confrontati su cinque temi che riguardano l'Euroregione alpina. «É molto positivo sentire che i giovani propongano di cambiare il mondo nel quale vivono - il commento di Franco Panizza, assessore provinciale alla cooperazione transfrontaliera - qui si è visto che la costruzione dell'identità comune sarà quella di un'identità plurale». Christian Tommasini, vicepresidente della Provincia di Bolzano, sottolinea il «voler sfruttare questo momento positivo per l'Euregio» e visto che l'anno prossimo sarà il Sudtirolo ad ospitare i giovani si è impegnato di verificare lo stato d'attuazione di quanto proposto. Proposte che partono dal tema volontariato e partecipazione, con la creazione di una rete di associazioni che si occupano di temi comuni e la volontà di ripetere più volte incontri sullo stile di quello organizzato a Riva. Pierluigi Musarò, docente presso l'Università di Bologna e don Cristiano Bettega, direttore del Centro diocesano vocazioni di Trento, hanno parlato di etica e responsabilità, con lo spirito dell'attivarsi per modificare lo stile di vita. Per superare le barriere linguistiche spesso l'inglese è diventato la lingua franca per la comprensione ed infatti il terzo workshop sull'economia della conoscenza è stato curato da Giorgio Blessi, docente dell'Università di Venezia e Leonardo Benuzzi del Mit Mobile Experience Lab, proprio in inglese. Le proposte sulla conoscenza riguardano lo scambio dei lavoratori, anche all'interno delle singole aziende, oltre a considerare l'Euregio una sorta di sistema metropolitano, con un unico ticket per i mezzi di trasporto ed un portale web sulla mobilità euroregionale. Sul tema "Identità e diversità" tante le sollecitazioni: dalla richiesta di istituzione di una segreteria tecnico-organizzativa in sinergia con il Dreier Landtag, al rilancio del portale www.europaregion.info, fino ai tornei sportivi ed all'istituzione di una camera di commercio transfrontaliera. Il quinto tavolo di confronto ha infine riguardato economia, ambiente e sostenibilità. Hanno partecipato Georg Pleger del Zukunftszentrum Tirol (www.zukunftszentrum.at) e Marco Benedetti, direttore del consorzio trentino Sofie Veritas (www.sofieveritas.com). Due idee: una casa in legno itinerante che visiti molte località dell'Euregio e la creazione di un indice regionale che misuri l'impronta ecologica dei singoli cittadini, attraverso un lavoro di ricerca promosso dai giovani. L'Adige 10 novembre Lona Lases La Corte dei conti contro Casagranda Dipendenti comunali al lavoro per il consorzio: sindaco condannato TRENTO - L'appoggio degli uffici comunali al progetto di costituzione di un consorzio di miglioramento fondiario costerà, tra sanzione e spese processuali, circa mille euro al sindaco di Lona Lases Marco Casagranda. Lo stabilisce una sentenza della Corte dei conti che ha preso le mosse da una vicenda partita nel maggio del 2006, quando nella sala consiliare del Comune si era riunito il comitato promotore del consorzio di miglioramento fondiario. In sostanza, dopo aver partecipato a quella riunione, il sindaco chiese a dipendenti dell'Ufficio tecnico comunale di preparare una relazione descrittiva, l'elenco dei proprietari dei fondi interessati al consorzio in costituzione, l'elenco delle particelle fondiarie che ricadono su Lona e Lases e il progetto di perimetrazione territoriale del consorzio. Al termine del processo di preparazione, però, il consorzio non venne costituito, a seguito della mancata adesione dell'Asuc di Lases e della conseguente mancanza della quota legale. La vicenda approdò quindi in consiglio comunale con i consiglieri di minoranza che proposero un'interrogazione a Casagranda, alla quale il sindaco rispose confermando tra l'altro che l'iniziativa di inserire nel progettato consorzio anche aree destinate al piano cave era stata dell'amministrazione, pur precisando che «il tempo dedicato alla relazione della perizia è stato poco», con un costo simile a quello di «una risma di fogli». La Procura della Corte dei conti ha comunque preso ad esaminare la questione, quantificando in 4.000 euro il costo della progettazione, in ore lavoro, del consorzio a carico dell'ente pubblico. Pur arrivando però alla condanna del sindaco, la stessa Corte ha ritenuto doveroso sottolineare che parte del lavoro svolto dall'Ufficio tecnico era stato utile anche al Comune. Per questo Casagranda è stato chiamato a versare all'ente 800 euro, cui vanno aggiunti 220,71 euro da destinare all'Erario a titolo di rimborso delle spese processuali. L'Adige 10 novembre Brez Il sindaco Menghini conferma la volontà in un documento e chiede chiarimenti Il Comune vuole salvare la scuola BREZ - L'amministrazione comunale ha intenzione di mantenere in vita la propria scuola elementare. Lo ribadisce il sindaco Mario Menghini in una nota inviata ai consiglieri provinciali Mauro Ottobre e Caterina Dominici , intervenuti sul possibile accorpamento delle scuole di Brez e Cloz, al presidente Lorenzo Dellai , all'assessore Marta Dalmaso ed al dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo di Revò, Cinzia Salomone . «Desidero evidenziare definitivamente l'intenzione dell'Amministrazione», scrive Mario Menghini. «In seguito alla lettera dell'assessore all'istruzione Marta Dalmaso, nella quale si imponeva il termine ultimo del trasferimento della scuola elementare di Brez presso il plesso di Cloz, l'Amministrazione ha ritenuto opportuno metterne a conoscenza tutti i genitori. E' stata indetta riunione pubblica, durante la quale si è evidenziata la volontà dell'Amministrazione di mantenere la scuola elementare». Dalla lettera all'assessore, continua il sindaco, si evince che tale volontà è stata disattesa. Alcuni genitori hanno deciso di incontrarsi fra loro, per formalizzare richiesta di incontro con l'assessore Dalmaso ed avere chiarimenti. Riunione cui sono intervenuti i Consiglieri provinciali Ottobre e Dominici del Patt, sottolineando che la decisione relativa alla chiusura della scuola compete esclusivamente all'Amministrazione comunale. «Vorrei ricordare», scrive Menghini, «quanto abbiamo fatto nel corso di questo decennio per il mantenimento della scuola. Già nel 2000 ne era stata prevista la chiusura con il trasferimento di tutte le attività a Cloz, decisione subito bloccata dall'Amministrazione da me presieduta. Per dieci anni si è riusciti a mantenere entrambe le scuole nelle comunità», ricorda Menghini, che però aggiunge: «Nel corso della riunione dei genitori con i Consiglieri provinciali è stato affermato che il Comune avrebbe notevoli benefici economici a seguito di un accorpamento. Affermazione totalmente infondata, e potrebbe essere interpretata in maniera offensiva. A questo punto mi rivolgo in prima persona ai consiglieri Dominici e Ottobre secondo i quali tutto dipende dal Comune, convincendo di questo i partecipanti e creando confusione e spaccatura nella Comunità». Il sindaco chiede loro di «indicare con risposta scritta la strada da intraprendere per continuare la difesa del polo scolastico a Brez», mentre alla giunta provinciale chiede «di fare chiarezza sulle reali volontà, fornendo il quadro normativo e legislativo che regola la decisione di accorpamento proposta». L'Adige 10 novembre GIUDICARIE ESTERIORI - Il caso del valsuganotto Armando Floriani - fuori gioco per limite di mandati nel proprio comune, Villa Agnedo, e invitato ad alzarsi di un centinaio di metri per gettarsi nella mischia nel confinante Ivano Fracena - sembra avere qualche seguace a decine di chilometri di distanza. Nelle Giudicarie Esteriori sono tre i sindaci che dovranno, talvolta loro malgrado, lasciare la poltrona di primo cittadino per aver raggiunto o superato i tre mandati, ovvero Attilio Caldera nel Bleggio Superiore, Albino Dellaidotti a Dorsino ed Ezio Sebastiani a Stenico. Uno di questi, almeno stando alle tipiche voci che si rincorrono a sei mesi dall'appuntamento elettorale, sembra stia sondando il terreno per cercare fortuna al di fuori dei confini del proprio comune: si tratta di Caldera, che dopo quindici anni di sindaco all'ombra della Cima Sèra qualcuno dice voglia presentarsi a Fiavé dopo aver oltrepassato il torrente Duina, che non sarà il Rubicone ma, dopo esser stato di fatto cancellato come confine tra territori nella sua parte inferiore dal recente referendum di Comano Terme, nella parte alta sembra ancora un solco abbastanza marcato. Qualche settimana fa, in piena bagarre per la questione della fornitura di acqua a Cornelle (paesino diviso tra Bleggio Superiore e Fiavé), era emerso qualche screzio tra le due amministrazioni, con il focoso Caldera che si lasciò andare ad una sparata: «Mi piacerebbe venire a Fiavé per dare del filo da torcere alla Aloisi» disse il sindaco bleggiano. Qualche figura interessata ad opporsi a Nicoletta Aloisi , l'ex assessore Beniamino Bugoloni tanto per fare un nome, ha provato a contattare Caldera cercando alleanze, sapendo di trovare una persona con molta esperienza e con un'infinita passione per la politica paesana. Caldera però nega questa ipotesi: «Sono stufo di fare il parafulmine di ogni questione. Escludo questa possibilità, come escludo che mio fratello Massimo si candidi a sindaco di Bleggio Superiore al mio posto, non siamo mica una cupola mafiosa». Dichiarazioni che sanno tanto di pretattica. Andando a ritroso nel tempo, non di anni ma di poche settimane, ricordiamo come all'indomani del referendum che ha sancito la fusione dei comuni di Lomaso e Bleggio Inferiore, Caldera avesse manifestato un discreto interesse per l'avvicinamento con Fiavé, intanto mediante un'unione dei servizi: che l'idea sia quella di oltrepassare il Duina per poi intraprendere un discorso d'unione? A. Z. L'Adige 11 novembre patt Proposto da Dominici dice: «È un congresso stile Cassa rurale» Ottobre ora punta alla vicesegreteria Mentre ci si avvicina alla data del congresso del Patt, previsto per il 29 novembre, le bocce non sono ancora ferme. È vero che c'è un solo candidato alla guida del partito, il segretario uscente Ugo Rossi, perché Mauro Ottobre all'ultimo ha rinunciato a candidarsi, ma il consigliere provinciale non sembra disposto a starsene buono e zitto in un angolo. Il proposito di confermare la vicesegreteria del partito alla componente delle Genziane (il vicesegretario uscente è Andrea Puecher), confluite nel Patt due anni fa, fa storcere il naso tanto che la consigliera provinciale Caterina Dominici nell'ufficio politico del partito ha proposto di dare invece la vicesegreteria a Mauro Ottobre, visto che rappresenta il futuro delle Stelle alpine ed è riuscito ad ampliare il seguito del partito nella sua zona dell'Alto Garda. Ottobre, che ha rinunciato a puntare alla segreteria soprattutto perché temeva di rimanere tagliato fuori dal problema dell'incompatibilità tra il ruolo di consigliere e segretario (per Rossi, che è assessore, è stata fatta una deroga) oggi sul congresso dice: «Nel Patt c'è il rischio di fare un congresso stile Cassa rurale, dove è già tutto deciso prima e nessuno dice nulla. La questione della vicesegreteria alle Genziane chi l'ha decisa? Ormai non esistono più le Genziane perché sono nel Patt e dunque non capisco perché si deve guardare indietro invece che avanti e investire sulle nuove leve del partito». Il segretario Rossi però è sensibile verso le componenti perché vuole sconguirare quelle rotture di cui la storia autonomista è piena. L'Adige 11 novembre comune Bocciata la proposta di Sembenotti e de Eccher per cancellare l'obbligo Tavolini incatenati, ok dall'aula Regolamento modificato ma, almeno per il 2010 la tariffa della Cosap (canone di occupazione del suolo pubblico) resterà sostanzialmente invariata. Crescerà solo del tasso d'inflazione programmata, cioè del 1,5 per cento. Così ha deciso ieri sera il Consiglio comunale. Tre i cambiamenti del regolamento. Il più importante riguarda l'obbligo per gli esercenti di rimuovere o, comunque, rendere inutilizzabili i tavolini e le sedie la notte, alla chiusura del locale per evitare inutili disturbi ai residenti. Una modifica che ha suscitato non poche critiche tra le minoranze tanto che Marco Sembenotti (Civica Morandini) e Manfred de Eccher (Pdl) hanno presentato un emendamento per cancellarla. Contrario l'assessore Fabiano Condini (Patt). Egli ha spiegato all'aula che l'obbligo di rendere inutilizzabili tavolini e sedie nelle ore di chiusura è già previsto dalle concessioni, dunque si tratta solo di una questione di coerenza e trasparenza, non di un aggravio per i pubblici esercenti. Alla fine l'emendamento è stato bocciato. La seconda modifica riguarda il termine per il rinnovo della concessione che viene anticipato dal 28 febbraio al 31 gennaio per permettere di rispondere con maggiore tempestività alle nuove domande. Si introduce, infine, una maggiorazione del canone Cosap per le richieste di occupazione del suolo pubblico a seguito di cantieri, pari al 15 per cento in caso di proroga dell'autorizzazione iniziale, del 50 per cento per le richieste successive alla prima. La Lega ha chiesto la riduzione delle maggiorazioni rispettivamente al 10 e al 20%, ma anche questa proposta è stata bocciata. Non è passato neppure l'ordine del giorno di Francesco Porta (Prc) che chiedeva tra le altre cose di rendere simbolica la Cosap per bar e ristoranti, di definire un regolamento sulla qualità dell'arredo e di vincolare il rilascio delle autorizzazioni alla difesa dei livelli occupazionali. Poi il Consiglio comunale ha dato il via libera alla variazione di bilancio, presentata in aula dal sindaco Alessandro Andreatta. Nello specifico la sezione corrente mostra un saldo netto positivo di 2,9 milioni di euro che consentirà di ridurre le entrate da prestiti e di spostare parte del budget 2009 sul 2010. L'Adige 11 novembre Odori molesti alla discarica della Maza. Se ne parla da mesi. Una serie di interrogazioni (l'ultima è quella del consigliere del Patt, Mauro Ottobre), ma anche interventi della Forestale, della magistratura. Con i sigilli posti al primo lotto e la denuncia di due dipendenti della Sogap, che gestisce l'impianto di Arco. Ma la Provincia cosa fa? Il vicepresidente della giunta provinciale (e assessore anche all'ambiente e ai lavori pubblici) Alberto Pacher rispondendo proprio ad Ottobre per certi versi prende tempo. Fa presente innanzitutto che il Comprensorio C9 sta effettuando, in collaborazione con la Fondazione Mach di San Michele all'Adige, una campagna per l'analisi delle emissioni e che a breve si conosceranno quindi provenienza, area di influenza e componenti chimico-fisiche. Pacher comunque rassicura: «Si tratta di odori di per sé fastidiosi e negativi per la vivibilità ambientale, ma non costituiscono rischio sanitario». Per quanto concerne invece la dispersione di biogas derivante dall'attività di «trasformazione biologica della frazione organica dei rifiuti e composto principalmente da idrocarburi, anidride carbonica, azoto e ossigeno - la coltivazione dei rifiuti , dice Pacher, permette allo stato attuale di estendere la rete di pozzi destinata alla captazione all'estremità nord del secondo lotto della discarica. Di fatto migliorando l'efficienza del sistema di smaltimento». È da dire che il servizio per le politiche di risanamento dei siti inquinati e la gestione dei rifiuti della Provincia ha predisposto il progetto esecutivo delle opere di ampliamento. In particolare si prevede - lo dice sempre Pacher - la realizzazione di trivellazioni «per sei nuovi pozzi con contestuale messa in opera dei manufatti funzionali all'adduzione all'esistente centrale di combustione». Un progetto in fase di approvazione. Ma si conta di dare inizio ai lavori entro quest'anno. Per il resto, sempre in attesa dei risultati dei famosi «nasometri», si fa sempre riferimento alle particolari condizioni meteo (temperature elevate, precipitazioni contenute) che hanno caratterizzato la trascorsa stagione estiva. Non si esclude però che parte del disagio possa essere addebitato a «condizioni di particolare sovraccarico nei conferimenti, in conseguenza di necessità nella gestione integrata dei rifiuti nell'ambito dell'intero territorio provinciale». Proseguono comunque le indagini per in individuare le cause delle lamentele e attuare le misure necessarie per ridurre al massimo ogni emissione e ripristinare le condizioni normali. (c.g.) L'Adige 11 novembre PERGINE - La caccia alle soffitte abusive cittadine approda alla discussione pubblica, dopo aver messo in fibrillazione molte persone. È di ieri una mozione firmata dai consiglieri comunali Primo Pintarelli ( nella foto ), Diego Pintarelli e Nicola Carlin , rappresentanti del gruppo Alternativa per Pergine (Pdl) tesa a chiarire la materia e «a ricercare una strada che porti ad una regolarizzazione di quelle situazioni sanabili dietro il versamento di tutti gli oneri che verranno stabiliti». Se questo è lo scopo dichiarato, il testo della mozione è ironico in taluni punti, pepato in altri, vi si legge dell'azione d'un «consiliori» che influirebbe sul sindaco. Il controllo sulla conformità delle soffitte, ironizzano i tre firmatari, è proprio la priorità migliore e «perfettamente corrispondente a quanto esposto nel programma del centrosinistra in campagna elettorale» per rilanciare la città. Quindi indicano il mandante di tali controlli, seppure in forma non assertiva. «Sembra, da quanto si è potuto apprendere, che l'input per questa "azione prioritaria" - scrivono i tre consiglieri - venga da un consigliere dell'Udc che già nella passata amministrazione era alimentato da un fuoco di giustizia, correttezza e conformità (...). Rinfrancato dal "successo elettorale" suo e del suo partito alle recenti elezioni comunali, sembra abbia fatto pressione sull'attuale sindaco per perpetuare la sua personale rivincita nei confronti di chi, all'interno del gruppo dirigente del Patt, non lo aveva a sufficienza, valorizzato». I firmatari rilevano che gli abusi sono stati commessi da varie tipologie di cittadini «che nulla hanno a che fare con speculazioni ma che hanno ricavato nelle "famigerate" soffitte un vano giochi per i figli o una camera dove alloggiare gli stessi ormai cresciuti. Infatti le disponibilità economiche della maggior parte delle famiglie perginesi in questo periodo non consentono di adire a spazi immensi, ma solamente di ottimizzare quelli disponibili con tanti sacrifici». I firmatari danno anche i loro numeri, quando indicano in sette/ottocento gli «adattamenti» effettuati cui andrebbero aggiunte molte altre «non conformità che non interessano le soffitte, ma altri vani delle abitazioni perché realizzate via via nel tempo e mai segnalate attraverso le famose Dia. Adattamenti che, anche se estremamente marginali, vengono portati alla luce, dalla sete di giustizia del solerte consigliere comunale». PERGINE - Al capogruppo di Alternativa per Pergine Primo Pintarelli abbiamo posto alcune domande in merito alla mozione «soffitte». Quali obiettivi vi siete posti? «Desideriamo siano resi pubblici i veri motivi che hanno originato i controlli. Siamo preoccupati per tutti quei cittadini, noi li stimiamo in circa 1.500, che hanno compiuto interventi marginali nei loro appartamenti in difformità alle concessioni ricevute. Noi lavoriamo a favore della comunità, non per strozzarla». Come valuta l'iniziativa comunale mirata al controllo di conformità delle soffitte? «È un'idiozia se parte da pressioni esercitate sull'amministrazione comunale. È preoccupante se decisa a ragion veduta. È giusto fare i controlli, ma vanno verificate anche le responsabilità in capo alle precedenti amministrazioni. La legge va applicata, ma tutti dobbiamo farci un esame di coscienza, anche il Comune. Pare infatti che ci siano scuole e altri edifici pubblici non rispettosi di normative in vigore. Dobbiamo stabilire le priorità nei controlli da effettuare». L'input per i controlli sulle soffitte verrebbe da un consigliere comunale dell'Udc, si legge nella mozione, ma non ne fate il nome. Perché? «È Nunzio Zampedri». Cosa ve lo fa pensare? «Perché aveva intrapreso iniziative di stampo giustizialista in materia edilizia quando era in minoranza. Sembra stia facendo pressioni sul sindaco per ottenere una sua personale rivincita». Chi sono gli innominati cui alludete nella mozione? «Noti palazzinari di Pergine nel Patt». Scrivete di 700-800 situazioni di difformità. Ne avete certezza? «È una stima, fatta considerando tutte le abitazioni realizzate dopo il 2000, anno di entrata in vigore del prg». Invitate l'amministrazione in carica ad una sanatoria, ma ciò non significa accettare le violazioni compiute ed incentivarne altre? «Sanare con il buonsenso solo quelle che non recano danni a terzi». M. A. L'Adige 11 novembre Stenico Oggi stand e l'esibizione dei cori; sabato e domenica intrattenimenti per tutti San Martino, torna la fiera STENICO - San Martino, si sa, per il mondo agricolo è una data speciale, in quanto l'11 novembre segnava in un certo senso la fine dell'anno di lavoro, con la scadenza dei contratti, il pagamento degli affitti e la partecipazione alle varie fiere. A Stenico da tempo immemore il giorno di San Martino va in scena la tradizionale fiera, che a dire il vero negli ultimi anni si presentava come manifestazione un po' slegata dal territorio. Per riportare in auge l'appuntamento novembrino, da oltre un secolo facente parte della tradizione giudicariese, un gruppo di volontari di Stenico, Sclemo, Seo, Villa Banale e Premione si sono riuniti predisponendo un programma ricco quanto variegato che si snoderà su tre giorni, oggi giorno di San Martino, sabato e domenica. Nel «Prà dela Fera» di Stenico, come succedeva un tempo, saranno esposti gli animali degli allevatori locali, vi saranno poi collocati diversi stand che propongono prodotti enogastronomici e di artigianato locale, infine vi sarà un tendone riscaldato dove saranno preparati piatti della tradizione locale rigorosamente a «chilometri zero». E poi appuntamenti musicali, giochi e intrattenimenti per bambini, ma anche due convegni di notevole interesse. Oggi si terrà la tradizionale fiera, alla quale saranno accostati diversi appuntamenti: alle 10 nella sala consiliare del comune di Stenico, in occasione del decennale dell'Ecomuseo della Judicaria ci si chiederà «Quale futuro per gli ecomusei del Trentino?», con l'intervento dell'assessore provinciale alla cultura Franco Panizza ; dopo il pranzo spazio al «viaggio dell'emozione» al Bersaglio di Stenico, poi la cena tipica e l'esibizione dei cori Pineta-Rio Bianco di Fiavé e Stenico e Campanil Bass di Molveno. Il fine settimana sarà dedicato soprattutto ai giovani e alle famiglie, ma da sottolineare è l'appuntamento di sabato alle 10.30 con l'incontro «Problematiche degli allevatori e produttori di latte» con la partecipazione dei consiglieri provinciali Roberto Bombarda, Michele Dallapiccola e Mauro Ottobre . A. Z. L'Adige 12 novembre inaugurazione Castel Thun torna la casa dei trentini FRANCO PANIZZA D a assessore alla cultura nato e abitante in Val di Non, sono molto orgoglioso che il castello di Thun, dopo una lunga stagione di restauri curati dalla Soprintendenza per i beni architettonici, dalla Soprintendenza per i beni storico-artistici, dalla Soprintendenza ai beni librari e dal Castello del Buonconsiglio, possa finalmente aprire al pubblico la prossima primavera. Il dipinto dell'ultimo principe vescovo ritornerà quindi nella sua originale ubicazione ed arrederà i salotti e le sontuose stanze assieme ai ritratti di Sigismomdo e Domenico Antonio Thun, gli altri rappresentanti della linea di Castel Thun che sedettero sul seggio di San Vigilio. Questa dimora, patrimonio della Provincia autonoma di Trento dal 1992, diventerà sicuramente meta turistico - artistica per molti viaggi e viaggiatori ed arricchirà la proposta culturale del territorio rafforzando la rete dei castelli trentini non solo di quelli provinciali come Castel Beseno, Castel Stenico e il Buonconsiglio, che già da tempo rappresentano un prezioso e curato biglietto da visita della nostra autonomia. Una funzionale rete dei castelli, creando un percorso ad hoc, dovrà divenire in tempi brevi un importante volano per il turismo della nostra provincia. L'occasione dell'inaugurazione di Castel Thun, «il più bello e grandioso della provincia, dopo il Buonconsiglio» - come lo definì lo storico Carlo Perini a metà Ottocento - offre a tutto il territorio, dal Comune di Ton all'Apt locale, dalle Pro loco ai soggetti economici pubblici e privati, un'occasione per fare sinergie comuni partendo da un luogo così importante per la storia del Principato e per i personaggi di rilievo che questa famiglia mitteleuropea ha espresso, tra questi l'illuminato mecenate Matteo Thun, membro della Giovine Italia e sostenitore delle imprese garibaldine. Nonostante il saccheggio del 1797 dei francesi, Castel Thun è tra le poche dimore principesche dell'arco alpino a conservare ancora gli arredi originali, oltre ad una ricca pinacoteca (oltre quattrocento dipinti) e ad una preziosa e varia collezione d'arte. L'aspetto più affascinante di Castel Thun è che è sempre stato abitato, conservandosi nel tempo come dimora arredata, specchio dei diversi gusti della famiglia e delle esigenze quotidiane degli esponenti di un ricco casato. Rinascimento, Settecento, Impero e Biedermaier convivono nelle sale: Secretaires del Settecento, tromeau barocchi, divani neoclassici, comodini stile impero, cassettoni seicenteschi, stipi, dormeuses, stufe ad olle, argenteria di manifattura veneziana di metà Quattrocento, porcellane, vetri da tavola, armi bianche, forzieri, carrozze, slitte, oltre a dipinti della scuola dei Bassano, ritratti di Giambattista Lampi, l'importante ciclo di tele di maestri bolognesi del Seicento. Tra questi il Crespi, opere di Molteni, Garavaglia, Procaccini, Bergler fanno di questa dimora una gioiello da ammirare. Nel nuovo percorso espositivo, curato dallo staff del Castello del Buonconsiglio, si potranno ammirare filmati e installazioni multimediali tridimensionali che ricostruiranno la storia del castello e della famiglia Thun. Dopo il tracollo delle fortune della famiglia, il castello passò nel 1926 al ramo boemo, che non solo mantenne l'uso residenziale, ma contribuì alla conservazione dell'edificio e all'arricchimento dell'arredo. Quando venne a mancare l'ultimo abitante Thun, Zdenko Franz Thun Hohenstein, la Provincia autonoma di Trento decise di espropriare per pubblica utilità il castello ed entrò così in possesso non solo di un monumento ma di uno scrigno di memoria di una stirpe illustre che segnò con le sue vicende la storia trentina e mitteleuropea. Patrimonio che dal 17 aprile del 2010 diventerà fruibile a tutti coloro che come me amano l'arte della nostra terra. Franco Panizza È assessore provinciale alla cultura L'Adige 12 novembre LUISA M. PATRUNO Si chiama «Alleanza per l'Italia» il nuovo partito nazionale centrista che vede tra i fondatori il governatore trentino Lorenzo Dellai insieme all'ex Udc, Bruno Tabacci, e all'ex Pd Francesco Rutelli, con un piccolo - per ora - gruppo di transfughi del Partito democratico. Il nome, insieme al simbolo provvisorio (quello definitivo verrà scelto con un concorso su Internet), è stato presentato ieri a Roma, ma era già stato depositato il 26 ottobre (il giorno dopo le primarie del Pd) da Francesco Rutelli, che allora non aveva ancora annunciato di aver deciso di lasciare il partito. «Il dado è tratto - ha dichiarato ieri il presidente Dellai - ora andremo fino in fondo nella costituzione del nuovo partito e il primo appuntamento nazionale sarà un'assemblea che si terrà a Parma l'11 e 12 dicembre. C'è stata un'accelerazione nelle ultime settimane e siamo consapevoli dei rischi che questa operazione appaia solo come una ricollocazione di un gruppo di persone scontente. Invece, non è così, il partito nasce con grandi aspettative da parte di molte persone nuove, al di fuori delle nomenklature attuali, che ci sono e saranno coinvolte sempre di più. Poi, è chiaro che l'attenzione viene attirata dai nomi più conosciuti e ora tutti guardano a questi». E in effetti per il momento Alleanza per l'Italia, che subito Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, ha battezzato «Api» richiamando lo slogan della pubblicità della società petrolifera «Con Api si vola», marcia sulle gambe dei fuoriusciti di altri partiti. Ieri al varo del nome c'erano infatti i parlamentari provenienti dal Pd: Gianni Vernetti, Massimo Calearo, Claudio Gustavino, Cristina De Luca, Marco Calgaro e l'ex ministro Linda Lanzillotta (che però ieri era assente) a cui si è unito Pino Pisicchio, che invece ha lasciato l'Italia dei valori. Poi l'imprenditore Andrea Mondello e lo studioso e assessore al Comune di Firenze, Giuliano Da Empoli. Tra il pubblico, ma già con un piede nel partito, si sono visti i liberali ed ex parlamentari di Forza Italia, Carlo Scognamiglio (ex presidente del Senato) e Paolo Guzzanti oltre al repubblicano Giorgio La Malfa, che da poco ha lasciato il centrodestra di Berlusconi con il quale è stato eletto. E ieri si sono dichiarati interessati anche il vecchio Gerardo Bianco, ex Dc e ultimo segretario dei popolari, mentre Beppe Fioroni ha definito inevitabili nuove fuoriuscite dal Pd se i cattolici e i moderati «saranno considerati soprammobili». Durissima è stato invece il commento, tra altri, della cattolica Rosi Bindi, presidente nazionale del Pd, che del nuovo partito ha detto: «È una operazione di posizionamento personale, preparata da tempo e gestita con grande scorrettezza verso gli elettori e gli iscritti del Pd. Non c'è un futuro in quest'ultima scelta di Rutelli, che mette insieme transfughi di varia estrazione e riproduce uno dei vizi peggiori della politica italiana: il trasformismo». E il senatore trentino del Pd, Giorgio Tonini, ha aggiunto: «L'iniziativa di Rutelli mi sembra più un problema per il Pd che una soluzione per i problemi del Paese». Dellai spiega la scelta del nome: «Alleanza perché unisce persone che vengono da percorsi diversi, la "x" vuol dire che siamo "per" e non "contro" e Italia perché è il progetto di persone che si ritrovano per il bene del Paese. Comunque questo è un nome provvisorio, pensando all'appuntamento delle regionali, non so se sarà quello definitivo. Di certo il nuovo partito avrà una struttura confederale e non centralista e rispetterà le realtà locali». L'Adige 12 novembre l'appuntamento Oggi dalle 11 Ugo Rossi a Radio Dolomiti Nuovo appuntamento in diretta sulle frequenze di Radio Dolomiti, l'emittente più seguita in Regione. Questa mattina a «Radiotema» lo spazio di approfondimento curato dal direttore Corrado Tononi, sarà ospite Ugo Rossi, assessore alla salute e politiche sociali della provincia. Saranno affrontati molti temi legati a questo importante e delicato settore della vita sociale, con particolare attenzione alla situazione in provincia legata all'infulenza A. Diffusione del virus, situazione nelle scuole e nelle comunità in genere, vaccino, consigli e dettagli su questa influenza che spaventa forse più del dovuto saranno oggetto della rubrica in diretta. Gli ascoltatori potranno come sempre porre domande tramite sms scrivendo al numero 3485140444. L'appuntamento con «Radiotema» è dalle 11 alle 11.45. L'Adige 12 novembre tiziano bianchi ALA - Via Nuova non si tocca. O meglio il divieto di transito notturno lungo l'arteria del centro storico resta al suo posto. Almeno per il momento. L'assessore all'ambiente Roberto Zendri, ieri pomeriggio, ha risposto così alla delegazione dei cittadini alensi che gli ha consegnato personalmente il malloppo di firme, 500, raccolte fra i residenti per la riapertura al traffico notturno, dalle 21 alle 6 del mattino, della strada principale che taglia il cuore della città. Non è sembrato lasciarsi attraversare da alcun dubbio, l'assessore, circa la bontà del divieto: «Il provvedimento fu assunto due anni fa su indicazione del consiglio comunale, e fu assunto in via sperimentale. E dal mio punto di vista la sperimentazione ha dato esiti positivi. Fu assunto per migliorare la vivibilità del centro storico e di sicuro dopo due anni oggi si può dire che il centro storico di Ala è più vivibile senza il rumore delle automobili». Delusione fra i rappresentanti del comitato civico, Anna Bongiovanni e Sergio Delli Compagni, che ieri invece dall'assessore si aspettavano un'apertura: «Il centro storico di Ala è già in agonia e questo divieto ha peggiorata la situazione. Dopo le nove di sera ora non c'è più nessuno che passa, ne a piedi ne in automobile: chi dovesse sentirsi male o essere aggredito non saprebbe proprio a chi rivolgersi». L'invito: «Ripensateci». Da Zendri, che ha ribadito la sua contrarietà alla riapertura, tuttavia una promessa: «Non sono il solo a decidere, vi prometto - ha assicurato - che queste firme e le vostre ragioni saranno portate in giunta già la prossima settimana ed entro il prossimo mese saranno messe all'ordine del giorno del consiglio comunale. Che è la sede istituzionale per ogni decisione». Detto questo, tuttavia, l'assessore all'ambiente è andato anche un poco più in là e si è lanciato in una mezza autocritica circa le politiche portate avanti, o meglio non portate avanti, dalla sua giunta: «Mi rendo conto che questa misura da sola non è bastata, e non basta, per rilanciare via Nuova. In questi due anni, parallelamente alla chiusura al traffico, l'amministrazione avrebbe dovuto mettere in campo anche una serie di provvedimenti per valorizzare il commercio del centro storico, questo però non è stato fatto. E qui sono d'accordo con voi. Ma io faccio l'assessore all'ambiente non sono l'assessore al commercio». Stoccata, quella di Zendri, rivolta principalmente al suo collega di giunta Luigino Lorenzini, di cui senza mai pronunciare il nome ha comunque criticato una sorta di inerzia: «Gli strumenti per fare politiche di rilancio del commercio nel centro storico, ci sono: sono soprattutto norme che agiscono sulla leva fiscale e tariffaria. Ma questo non lo posso fare io, altri lo dovrebbero fare». Per il momento, comunque, via Nuova resta così come è: vietata al traffico negli orari notturni e abbandonata all'inerzia delle politiche commerciali di giorno. L'Adige 12 novembre lavis ROTALIANA - Dopo le incrinature sulla Comunità di valle, anche sull'inceneritore il centrosinistra rotaliano si sfalda e scoppiano le polemiche interne alla coalizione. Il primo a prendere le distanze dalla posizione assunta dal Pd di Mezzocorona è Rinaldo Caldera , fondatore della lista civica Mezzocorona democratica: «Come depositario del simbolo non sono nemmeno stato informato del convegno organizzato martedì scorso con Alberto Pacher e Michele Nardelli . Pertanto l'iniziativa è da attribuirsi unicamente al consigliere comunale Diego Pancher e non alla lista civica Mezzocorona Democratica». Poi Caldera si sfoga con una considerazione politica sulle primarie del Pd: «I tredici comuni dell'ambito Rotaliana - Paganella annoverano ben 31.349 abitanti. Più o meno gli stessi di Rovereto che nell'assemblea provinciale del Pd è riuscita ad eleggere dodici rappresentanti, mentre noi nemmeno uno! Ciò denota le divisioni al nostro interno ed è avvilente che nessun rappresentante sia uscito da Lavis alla Piana rotaliana, fino all'altopiano della Paganella. Non ha pagato il campanilismo fra comuni e qualche bega di paese; infatti sono rimasti al palo sia Tomasin a Lavis, sia Lizardo a Mezzocorona, sia i candidati di Mezzolombardo e di Spormaggiore. Sarà opportuno, con il nuovo segretario provinciale, fare una analisi della situazione, in vista del rinnovo dei consigli comunali». A San Michele Clelia Sandri , che non è più stata rieletta nell'assemblea provinciale del Pd, si dissocia da chi nel partito vuole l'inceneritore senza prima vagliare altre alternative. E ricorda la battaglia che il suo gruppo, nel consiglio comunale di San Michele, sta conducendo affinché l'amministrazione prenda posizione sull'argomento. Ma le contraddizioni del centrosinistra sull'inceneritore sono esplose palesemente nel dibattito pubblico con Pacher: Graziano Agostini , ex presidente della commissione ambiente del Comune di Trento ed ora consigliere nella circoscrizione di Sopramonte, ha criticato aspramente, come rappresentante del centrosinistra, la decisione del governo provinciale. Gli ha fatto eco Remo Zanella , consigliere comunale a Terlago, che ha contestato la scelta affrettata di un centrosinistra, nel quale adesso si riconosce a fatica. Ed ha ricordato l'incendio della Ricicla di Lavis, quando il fumo invase Terlago e la val dei Laghi. «Confesso che anch'io sono un elettore del centrosinistra - ha risposto Alberto Pacher - ma sono convinto che su processi di questo genere si debba ragionare al di là delle logiche di partito». Silenti i consigliere comunali dell'Upt presenti in sala. Mentre Diego Simoni , assessore a Faedo (area Patt), ha dichiarato la netta contrarietà dell'amministrazione comunale all'inceneritore, mentre per il biodigestore Faedo ha messo persino un'area a disposizione. M. M. L'Adige 12 novembre PERGINE - Per la vicenda delle soffitte «fantasma» una notifica alla Procura della Repubblica di Trento per abuso edilizio è già partita dal palazzo comunale. Le verifiche compiute hanno portato alla scoperta d'un tetto più alto del concesso. Inoltre, ad otto proprietari di appartamenti, situati nelle frazioni di Cirè e Susà, il Comune ha contestato difformità rispetto a quanto documentato dal certificato di agibilità rilasciato, dando 90 giorni di tempo per rimettere in pristino. Secondo la normativa provinciale, la sola sanzione pecuniaria amministrativa è pari al totale dell'incremento del valore venale del bene, fissato da un apposito ufficio pubblico. I controlli effettuati da un tecnico comunale accompagnato da un vigile urbano con compiti di polizia giudiziaria, hanno permesso di scoprire controsoffittature eseguite in fretta e furia, bagni, impianti elettrici, un caminetto, pavimenti finiti, serramenti eseguiti in stile tipico d'appartamento, impianti elettrici, di riscaldamento, ecc. Tutto ciò in vani concessi ad uso soffitta. E giovedì 18 novembre le verifiche continueranno con nuovi controlli, oltre ai 18 appartamenti ispezionati. La mozione firmata da tre consiglieri comunali di Alternativa per Pergine, (Pdl, ieri su questa pagina) ha alimentato una discussione che già era alta e nervosa da giorni, prodotta dai controlli decisi dal Comune. Massimiliano Beber , l'assessore competente, non commenta la mozione («se ne discuterà in consiglio comunale»), ma chiarisce un concetto: «Se ci sono delle regole vanno rispettate, se ci accorgiamo che una regola deve essere modificata, la si cambia, ma non si devono dare colpi di spugna». Nella mozione si legge tra l'altro che, volendo colpire innominati palazzinari, stareste invece danneggiando persone che avrebbero effettuato minime modifiche. «Va chiarito una volta per tutte che già la precedente amministrazione aveva stabilito che si dovevano effettuare i controlli, sta scritto nel piano esecutivo di gestione comunale e noi li stiamo attuando. Inoltre, gli obiettivi di tali verifiche si trovano nella legge nazionale, li prevede nella misura di almeno il 10 per cento degli edifici sui quali si è rilasciato il certificato di agibilità». Beber, che ne pensa della sanatoria proposta da Alternativa per Pergine? «Non è possibile per due motivi. Non è possibile sanare una variazione della destinazione d'uso ed è la legge provinciale a dire se l'abuso edilizio è sanabile». Vi si invita a cambiare le norme del Prg, pensate di farlo? «La normativa verrà cambiata, ma in modo tale da non ingenerare fraintendimenti in questa fase transitoria. Insomma, facendo in modo che non si possa più approfittare». M. A. L'Adige 12 novembre PRIMIERO - L'agone politico si anima. A sei mesi dalle prossime elezioni amministrative, l'incertezza regna ancora in pochi comuni. A Siror , dopo le dimissioni di Leonardo Zanetel , il bastone del comando è passato al vicesindaco di San Martino Matteo Debertolis , che ha già annunciato pubblicamente l'intenzione di candidarsi allo scranno di sindaco accompagnato da diversi esponenti della maggioranza uscente. Sull'altro fronte, l'attuale minoranza ha avviato incontri per costruire un programma dal basso. I volontari non mancano e della partita, sicuri, sono i consiglieri uscenti Marco Longo (mister preferenze a Siror nel 2005), Walter Taufer, Ezio Longo, Andrea Boghetto e Piergiovanni Partel , candidato nel 2005 ed ex capogruppo in Comprensorio. Ma potrebbe esserci un terzo incomodo, ossia l'ex segretario dell'Unione dei comuni, Pierluigi Sartena , che starebbe provando a fare una propria lista. A Tonadico pare un po' in difficoltà il sindaco uscente Fabio Bernardin , che non ha ancora sciolto le riserve. Così, «tra amici», si è già parlato di una possibile candidatura al suo posto del presidente del Parco Pierantonio Cordella (nella foto) , fresco coordinatore dell'Upt di valle, che sta ripercorrendo pari pari le orme dello zio Marco Depaoli . Ci sarà certamente ancora Aurelio Gadenz , sul fronte opposto, ma anche il suo ex compagno Daniele Gubert cercherà di «disturbare i manovratori». A Sagron Mis , invece, dove il senior Valentino Guadagnini deve per forza lasciare, avendo fatto tre legislature, il «successore» sarà designato a gennaio. Si parla di Walter Broch come di un possibile candidato. Ma, anche se viene liquidata come una burla, potrebbe affacciarsi sulla scena l'avvocato Luca Gadenz , ora assessore alla Comunità di valle, che dopo aver preso casa e residenza a Sagron è stato sollecitato da qualcuno a farsi avanti. Ci proverà? «Sto bene dove sono, ma ancora non ho detto né sì, né no». A Fiera di Primiero ha sciolto le riserve Daniele Depaoli , che andrà avanti con la sua maggioranza. Depaoli rassicura che, se sarà eletto per la terza volta, non lascerà il mandato nel 2011 per assumere la presidenza di Acsm spa, come si vociferava. Non sarà più candidato invece l'assessore Giacomo Simion , che vuole lasciare spazio ai giovani. Sul fronte della minoranza, Bruno Simion starebbe cercando di fare una lista innovativa, ma con qualche affanno. A Transacqua , è sicura la ricandidatura di Marino Simoni , che ha acquisito nuova visibilità con la presidenza del Consiglio delle autonomie. Ma sollecitazioni sarebbero arrivate anche all'ex presidente della Rurale, Bruno Brunet , che - se volesse - potrebbe costituire un bel «disturbo». A Mezzano , l'uscente Ferdinando Orler riproporrà la maggioranza che nel 2005 fu eletta col 40% dei voti, data la presenza di tre liste. Ma stavolta il consenso potrebbe essere più elevato, posto che Antonio Bond di «Insieme» sta valutando l'idea di un patto di non belligeranza, anche se non esclude un accordo con l'altra minoranza guidata da Margherita Simion . A Imer , per ora, è calma piatta in minoranza, «senza idee» dopo che l'ex segretario del comune di Trento, Maurizio Gaio , ha rifiutato una candidatura otto mesi fa, quando la maggioranza appariva in difficoltà su più fronti. Pio Decimo Bettega annuncia invece di non volersi ricandidare, anche se la sua maggioranza andrà avanti, forse guidata dal dirigente Enel, prossimo alla pensione, Luigi Meneghel . Infine, appare nebuloso il futuro del comune di Canal S. Bovo dove, a partire dal sindaco reggente Renato Loss per continuare con gli assessori Ivan Fontana e Andreina Stefani (vicepresidente della Comunità), tutti stanno cercando di scaricare la candidatura sugli altri. Potrebbero però anche qui esserci sorprese: forse il pungente direttore della Voce del Nord-Est, Christian Zurlo , o addirittura l'ex sindaco Fulvio Micheli. G. Car. UFFICIO STAMPA PROVINCIA 12 NOVEMBRE L'assessore Panizza accompagna 200 trentini alla mostra dei costumi storici a Castel Roncolo di Bolzano IL COSTUME TIPICO PER FARE CULTURA ED OSPITALITA' INTELLIGENTI Cori, bande e gruppi folk hanno adesso riferimenti e consulenti per i propri costumi L'assessore alla cultura Franco Panizza questa mattina s'è recato in visita a Castel Roncolo, a Bolzano, accompagnando una folta delegazione di circa 200 persone - tra bandisti, coristi, membri di gruppi folcloristici e rappresentanti degli artigiani del settore tessile del Trentino - per visitare la mostra "Verdi cappelli tra rocce grigie - Un nobile sulle tracce dei costumi popolari" (rimarrà aperta fino al 30 novembre 2009). "Con questa iniziativa - ha detto l'assessore Panizza, - abbiamo voluto fornire ai responsabili dei cori, dei complessi bandistici e dei gruppi folk trentini l'occasione per approcciarsi in modo scientifico e serio al problema dei costumi. Visto che la Provincia, con uno specifico provvedimento nell'ambito degli interventi anticrisi ha provveduto a sostenere con appositi contributi quelle formazioni che volessero dotarsi di costumi che rispondono ai crismi della storicità, abbiamo voluto organizzare una visita alla mostra di Castel Roncolo che espone centinaia di disegni realizzati nell'ottocento da Karl von Lutterotti durante un suo lungo viaggio da Kufstein ad Ala, percorrendo quindi le vallate del Tirolo storico". Ad accogliere i trentini, al castello di Bolzano, c'erano il sindaco Luigi Spagnolli, Klaus Ladinser, assessore alla mobilità, all'ambiente e alle attività economiche, Helmut Rizzoli, presidente della Fondazione Castelli di Bolzano e alcuni rappresentanti della Compagnia degli Schützen di Bolzano, naturalmente nei ricchi e colorati costumi che la contraddistinguono. L'assessore Panizza, invece, era accompagnato dai responsabili delle Federazioni Cori, Bande e Gruppi Folk, dal direttore del Museo degli usi e costumi trentini di San Michele all'Adige Giovanni Kezich e da Dino Cattoi, responsabile del settore tessile dell'Associazione artigiani della Provincia di Trento. La visita di stamani dei duecento trentini alla mostra di Castel Roncolo aveva come obiettivo centrale quello di fornire ai responsabili di Cori, Bande e Gruppi folk alcuni elementi storici e una serie di contatti certi cui fare riferimento nel momento in cui si decidesse di dotare la propria formazione di costumi che facciano riferimento alla storia di un territorio. "I contributi messi in campo dalla Provincia – ci ha tenuto a precisare l'assessore Panizza, – hanno indubbiamente un forte valore anticrisi nei confronti di un settore fragile e sottoposto più di altri alle congiunture economiche sfavorevoli, ma vuole anche indirizzare risorse pubbliche per qualificare, per promuovere, per valorizzare l'attività culturale che i nostri gruppi corali, bandistici e folcloristici fanno da sempre anche sul versante del turismo, oltre che su quello della cultura in periferia". I duecento trentini in visita a Castel Roncolo hanno quindi potuto vedere da vicino le centinaia di disegni realizzati dal nobile bolzanino Karl von Lutterotti nel corso dell'Ottocento durante un suo lungo viaggio da Kufstein ad Ala, da Nord a Sud del Tirolo storico; hanno ascoltato le spiegazioni tecniche fornite nei loro interventi da Helmut Rizzoli e da Giovanni Kezich (che ha tra l'altro annunciato la prossima ristampa del famoso libro dei costumi tipici trentini disegnati proprio dal Lutterotti); hanno toccato con mano che cosa significhi individuare i tratti distintivi di un territorio per trasformarli in colori e forme da trasferire poi sugli abiti. Costumi storici, quindi, rivisitati anche con gusto più moderno ma che rispondono ad un'esigenza di fondo: quella di radicare alla propria terra le espressioni più tipiche della cultura popolare, che sono il canto, la musica, il balletto tradizionale. "Il costume storico deve essere considerato un valore aggiunto per il coro o per la banda – ci ha ancora detto l'assessore Panizza, – ed in realtà è un modo elegante, ospitale e intelligente per proporsi alla platea grandiosa dei turisti che visitano la nostra terra in ogni mese dell'anno. Insomma: in questo caso la storia e la tradizione ci consentono di fare cultura e turismo in modo moderno e innovativo!". (m.n.) BOX SULLA MOSTRA La "carriera" di illustratore di Karl von Lutterotti (Bolzano 1793-Imst 1872) ha inizio con uno scoppio. Uno sparo partito da un fucile durante i combattimenti sul ponte dell'Inn a Innsbruck il 12 aprile 1809, quando una valanga strepitante di contadini tirolesi si riversò dalle montagne nella città e ridusse in fuga i bavaresi. Ma il proiettile in questione non colpì né un bavarese, né un contadino. Dopo una traiettoria errante trafisse il piede di un ragazzo sedicenne che, con occhi sbarrati, stava seguendo la battaglia dal davanzale di una finestra del suo appartamento. Il piede apparteneva al giovane nobile Karl von Lutterotti. Il dolore e lo spavento passarono presto. Rimasero invece un piede zoppo e una fervente passione per il paese e i suoi contadini amanti della libertà. In modo particolare lo affascinava la molteplicità dei dialetti e dei costumi. Già Johann Wolfgang von Goethe notò la conformità di colore tra i cappelli verdi tirolesi e i prati delle malghe, che si ponevano in contrasto con le grigie rocce delle montagne. Ciò che Goethe riconobbe in un momento di intuizione, venne poi diligentemente registrato e annotato da Lutterotti. Ed è proprio grazie all'estro, alle capacità tecniche e allo spirito di osservazione di questo eccezionale aristocratico che la mostra di Castel Roncolo rende possibile un avvincente viaggio da Kufstein ad Ala sulle tracce dei costumi popolari tirolesi. L'esposizione Cappelli verdi tra rocce grigie vuole presentare nuovi aspetti dei costumi contadini del periodo compreso tra l'epoca napoleonica (1796-1814) e il Vormärz (1848). Sono in mostra 15 figure con abiti dell'epoca, accompagnate da moltissimi disegni colorati del Lutterotti, moltissimi dei quali finora inediti, e ad altre raffigurazioni. La mostra, che venne inaugurata il 3 aprile 2009, rimarrà aperta fino al prossimo 30 novembre (da martedì a domenica, dalle 10 alle 18. Visita guidata su prenotazione, telefonando allo 0471 329808. (m.n.) L'Adige 13 novembre Quella di Pacher era solo una mezza frase, a chiusura di un'intervista, ma tanto è bastato per far saltare la mosca al naso alla maggior parte dei partiti di centro che popolano l'orizzonte preelettorale roveretano. Lui, l'assessore provinciale nonché vicepresidente, l'ha buttata lì: se a Rovereto si avvia una coalizione che comprenda Valduga e tagli fuori il Pd, le ripercussioni rischieranno di arrivare fin dentro il palazzo della Provincia. L'avvertimento, diciamo così, è diretto più a Dellai che ai roveretani, e non è dato sapere se abbia avuto l'effetto sperato sul governatore. Quel che è certo è che ha avuto l'effetto di risvegliare il sempre vigile orgoglio roveretano. E ieri è stato un coro:#«Noi non ascoltiamo i diktat di Trento». L'unico a glissare è il protagonista della querelle, il sindaco Guglielmo Valduga . Che non rilascia dichiarazioni «perché - testuale - non commento le ansie del Pd»: così liquida con un sorriso una questione che considera tutta interna alla sinistra e certo non affar suo. Restano gli altri, quelli che a Trento col Pd dialogano e che a Rovereto devono capire in che direzione andare verso le elezioni. «Certe dichiarazioni non andrebbero fatte per rispetto del territorio - osserva Cristian Sala - io come segretario dei Socialisti ho contribuito a far eleggere l'attuale giunta provinciale, ma a Pacher dico che Rovereto non ha ancora la necessità di vedersi governare dall'ex sindaco di Trento e attuale vicepresidente provinciale. Siamo in grado di fare le nostre scelte in piena libertà». Nel merito non entra, ma al posto suo lo fanno i colleghi che stanno lavorando al centro dello schieramento politico: Upt, Patt e Udc stanno per presentare un programma comune, anche se non sembra proprio monolitica la visione sulle future alleanze. Se infatti Michele Michelini (Upt) ribadisce che «si sta lavorando ai programmi, poi ci confronteremo con le altre forze politiche, a partire dal Pd, che rimane il primo interlocutore», gli altri sembrano meno ansiosi di abbracciare l'ala sinistra della coalizione provinciale. O forse sono solo meno diplomatici: «Quanto a Pacher, constato che continua l'atteggiamento arrogante. Ma qui a Rovereto siamo perfettamente in grado di fare le nostre scelte, non servono spinte da parte di nessuno - dice Marco Graziola , Patt - lavoriamo ad un patto importante tra forze di centro, con Udc e Upt, stiamo già predisponendo un programma in comune. Non abbiamo ancora parlato di candidature, che saranno comunque decise in modo collegiale, ma il mio favore per un accordo che veda candidato Valduga lo conoscono ormai tutti. E se dovessi scegliere tra Valduga e il Pd, nel caso fossero incompatibili, non avrei dubbi nel preferire il primo. Ma è la mia posizione personale». Sarà anche personale, ma da più parti si sussurra che sia questa l'opzione su cui parte della città - con benedizioni trentine - stia guardano con favore. E in questo senso si spiega l'uscita di Pacher. Ma Michele Trentini , Udc, nega ci sia già una strada precostituita: «Valuteremo insieme il nome del candidato, partendo dai programmi. Ma una cosa vorrei fosse chiara: diremo no a qualsiasi diktat, che dovesse arrivare da Pacher o Dellai». E i potenziali esclusi - almeno secondo i timori di Pacher - cosa ne pensano? «C'era un accordo, a livello trentino, per escludere geometrie variabili - dice il segretario Fabiano Lorandi - cosa è accaduto nel frattempo? Per noi rimane valido. Quanto alla candidatura Valduga il problema non è il suo nome, ma il futuro di Rovereto. Vogliamo un candidato che sappia innovare e rilanciare la città». L'Adige 13 novembre val di non Lettera di 5 politici «Le nozze tornino a S. Romedio» TRENTO - Cinque consiglieri provinciali chiedono all'arcivescovo Luigi Bressan di autorizzare nuovamente la celebrazione di matrimoni a San Romedio. Secondo i consiglieri autonomisti Mauro Ottobre e Caterina Dominici , i leghisti Luca Paternoster e Franca Penasa e il popolare Gianfranco Zanon , «la comunità cristiana è molto legata all'eremo di San Romedio, che non è semplicemente meta turistica per visitatori curiosi e affascinati, ma soprattutto luogo di condivisione di valori spirituali per tutti i fedeli, locali e non». I cinque chiedono dunque «che la cornice suggestiva del santuario, con la sua atmosfera mistica, torni nuovamente ad essere il luogo dove le coppie che lo desiderano, e sono molte, possano suggellarvi il loro amore». L'Adige 13 novembre Noi giovani autonomisti contro gli anarchici Egregio direttore, a seguito delle manifestazioni dell'«impegno politico» di alcuni giovani cui abbiamo assistito nelle ultime settimane e che sono sfociate in danneggiamenti e imbrattature di vario genere e gravità, sono stata sollecitata a prenderne pubblicamente le distanze come portavoce del Movimento Giovanile del Patt. Come giustamente sottolineato dal nostro segretario politico Ugo Rossi infatti, «questi episodi non fanno altro che fomentare un clima di violenza che non appartiene al modo di porsi dei trentini», e sono tanto più gravi in quanto commessi proprio da giovani, dai cittadini di domani, i quali in questo modo dimostrano il massimo disprezzo non solo nei confronti delle forze dell'ordine e della proprietà privata, ma anche del patrimonio storico e della popolazione trentina, nonché delle più elementari regole del vivere civile e di quella libertà di espressione che sostengono di difendere. Vorremmo quindi manifestare la nostra condanna nei confronti di un attivismo di questo genere, che si sostanzia nell'irregolare affissione di cartelli, nell'imbrattamento di muri e monumenti, nel danneggiamento di proprietà pubbliche e private, fino ad arrivare agli insulti e alle aggressioni. Non vorremmo che la maggioranza della gioventù trentina, quella seriamente impegnata nello studio, nel lavoro, nell'associazionismo e nel volontariato, venisse associata a questo tipo di fenomeni, i costi dei quali ricadono sull'intera società, penalizzando chi rispetta le regole e contribuisce alla crescita sociale e materiale della nostra terra. Auspichiamo quindi che i trentini, giustamente sempre così attenti al modo in cui vengono amministrate le risorse pubbliche, esigano in questo caso punizioni esemplari per i colpevoli, affinché episodi simili non abbiano più a ripetersi. Daiana Boller L'Adige 14 novembre N on sarà la politica, cioè la giunta provinciale, a nominare i manager dell'Azienda sanitaria e i primari. A sorpresa nella riforma della sanità, presentata dall'assessore Rossi, non vengono toccati i poteri del direttore generale dell'Azienda e la sua competenza esclusiva sulle nomine di direttori e primari. Nella scorsa legislatura la riforma saltò proprio perché l'allora assessore Andreolli non volle depotenziare il direttore generale, come invece chiedeva la Margherita. E anche oggi l'Unione per il Trentino, erede della Civica, non esclude di tornare alla carica su questo punto. Ma stavolta non avrà dalla propria parte il governatore Dellai che sembra avere cambiato idea: «Crediamo che più la politica sta lontano dalla gestione della sanità meglio è». L. PATRUNO LUISA M. PATRUNO L'assessore alla salute, l'autonomista Ugo Rossi, ha presentato ieri in giunta provinciale le linee guida della sua riforma della sanità e l'elemento più sorprendente è stato scoprire che ricalca per molti aspetti il disegno di legge presentato due anni fa dal suo predecessore, Remo Andreolli, e soprattutto nel «nodo» più delicato, quello che riguarda i poteri del direttore generale dell'Azienda sanitaria e la sua competenza esclusiva sulle nomine di direttori e primari, che nella scorsa legislatura aveva portato a uno scontro molto duro tra Andreolli e la Margherita, con quest'ultima decisa a riportare il potere di nomina in mano politica, ovvero alla giunta provinciale. Quello scontro aveva determinato l'affossamento della riforma, che infatti non arrivò mai in porto. Ora, Rossi ci riprova. E lo fa ripartendo da dove Andreolli aveva lasciato, escludendo di togliere al direttore generale il potere di nomina dei primari e anche dei top manager dell'Azienda, che lo affiancheranno (direttore sanitario, direttore amministrativo e direttore per l'integrazione sociosanitaria). Anche se Rossi sa bene che su questo punto l'ex Margherita, ora Upt, tornerà a dare battaglia chiedendo che almeno passino dalla giunta provinciale le nomine dei tre direttori che affiancheranno quello generale. Giorgio Lunelli, capogruppo dell'Upt in consiglio provinciale, ha infatti chiesto ieri una riunione di maggioranza - già convocata per lunedì - per discutere di queste linee guida. E sembra già essere sul piede di guerra. L'assessore Rossi ieri ha tenuto però a spiegare come l'obiettivo di un riequilibrio di poteri tra Azienda e assessorato, ma anche l'esigenza di una gestione più collegiale della sanità, verrà raggiunto attraverso altre novità contenute nella riforma, senza toccare i poteri di nomina del direttore generale. «In effetti - sostiene Rossi - la mia riforma non è così diversa da quanto aveva proposto Andreolli, perché non ho voluto imboccare la via di un assessorato più forte e un'Azienda più debole, che qualcuno nella scorsa legislatura voleva proporre. Le nomine dunque continua a farle il direttore generale, ma ho cercato di trovare un equilibrio, definendo meglio i ruoli: la programmazione e il controllo che spettano alla giunta e quello esecutivo all'Azienda. Si dà però la possibilità alla giunta di entrare di più nelle logiche organizzative, infatti il regolamento organizzativo viene proposto dal direttore generale ma deve passare al vaglio dei clinici e poi approvato dalla giunta». Riguardo al fatto che la proposta Rossi non preveda che la giunta provinciale dica la sua sulle nomine in Azienda sanitaria il governatore Lorenzo Dellai ieri mattina in conferenza stampa ha commentato: «Crediamo che più la politica sta lontano dalla gestione della sanità meglio è. Al potere politico competono funzioni di indirizzo, controllo e valutazione. Questo non vuol dire che il direttore generale dell'Azienda sanitaria sia un monarca assoluto nella gestione. Noi abbiamo bisogno di un sistema in cui abbia il giusto peso anche l'apporto dei tanti professionisti presenti al suo interno e ci sia attenzione, attraverso meccanismi di partecipazione, per le esigenze del territorio e della comunità». La valutazione del raggiungimento degli obiettivi dell'Azienda verrà fatta dall'Osservatorio epidemiologico, che dall'Azienda sarà spostato in capo all'assessorato, attraverso nuovi strumenti di verifica che saranno elaborati. Anche la riforma di Andreolli prevedeva un Comitato di indirizzo e valutazione in capo all'assessorato. Il capogruppo dell'Upt, Giorgio Lunelli, nella scorsa legislatura guidò l'attacco del suo partito contro l'allora assessore alla salute Remo Andreolli, che non ne voleva sapere di accettare l'idea che fosse la politica a decidere sulle nomine di primari e direttori dell'Azienda sanitaria, come chiedevano i margheritini, per fare fronte a quello che veniva ritenuto uno strapotere del direttore generale, allora Carlo Favaretti. Lo scontro arrivò fino alla presentazione da parte di Lunelli di un disegno di legge alternativo a quello a firma Andreolli, che prevedeva solo pochi articoli sulla governance dell'Azienda sanitaria e stabiliva la nomina politica dei massimi manager di un nuovo ufficio di direzione, che avrebbe dovuto affiancare il direttore generale. È proprio questo il punto su cui è probabile che l'Unione per il Trentino voglia tornare alla carica, anche se il governatore Lorenzo Dellai, a differenza che in occasione dello scontro con Remo Andreolli, sembra avere oggi un atteggiamento diverso, almeno a giudicare dalle sue prime dichiarazioni, riguardo alle nomine politiche. D'altronde, anche il Patt, nella scorsa legislatura aveva sposato la linea della Margherita contro quella di Andreolli e ora appare difficile che si possa schierare contro il suo stesso assessore che, in giunta, ha proposto sui poteri del direttore generale e l'autonomia dalla politica la stessa soluzione del suo predecessore. È vero però che anche tra i medici, all'interno della stessa Azienda sanitaria, c'è chi preferirebbe un ruolo più forte della politica rispetto al direttore generale e dunque le pressioni perché si vada in questa direzione non mancano. Ad ogni modo, Giorgio Lunelli, non sembra disposto ad arretrare nell'obiettivo che il suo partito si era dato e che per lui resta ancora valido: «Non conosco ancora il testo di questa riforma che l'assessore Rossi ha presentato ieri in giunta e per questo ho chiesto una riunione di maggioranza. Per noi i contenuti del disegno di legge che abbiamo presentato nella scorsa legislatura restano assolutamente attuali: noi abbiamo chiesto di riorganizzare la sanità su tre poli: la politica, l'Azienda e un'Authority terza con funzione di controllo». Rossi dell'Authority non parla. Il controllo spetterà all'Osservatorio inserito nell'assessorato. Il disegno di legge vero e proprio dovrebbe arrivare in giunta provinciale entro fine mese. L.P. L'Adige 14 novembre LUISA M. PATRUNO Saranno i vantaggi che offre l'avere scelto di stare al centro, sta di fatto che all'Unione per il Trentino, che domani celebrerà il suo primo congresso provinciale, riesce di dichiararsi partito territoriale, ma essere anche nazionale perché collegato alla neonata Alleanza per l'Italia; vuole guardare a Nord, alle forze politiche dell'Euregio, ma non dimentica Roma; punta a federarsi con Udc e Patt, ma ci tiene all'alleanza con il Pd; si sente parte del centrosinistra, ma fra quattro anni non esclude scenari diversi; alle elezioni comunali vuole riproporre la coalizione provinciale, ma lascia libertà alle realtà locali. Questa capacità dell'Upt di adattarsi ai mutevoli scenari della politica ed essere tante cose insieme è la forza dell'Upt, come spiega il suo segretario, Marco Tanas, che domenica sarà riconfermato - è candidato unico - alla guida del partito. Segretario Tanas, il congresso di domenica sarà molto importante per definire cos'è l'Upt e dove vuole arrivare. Cosa dirà nella sua relazione? Le ultime novità a livello nazionale, con la nascita dell'Alleanza per l'Italia, danno al nostro congresso più enfasi di quella che avrebbe potuto avere. Per noi è l'opportunità di lanciare in maniera definitiva il progetto politico, che ha già avuto modo alle elezioni provinciali di rompere gli schemi dello scenario attuale. Vogliamo essere gli innovativi interpreti di una società che è cambiata. Al congresso sarà presente anche Francesco Rutelli, che con il presidente Lorenzo Dellai ha fondato l'Alleanza per l'Italia. Si può dire che vi siete costruiti il partito nazionale che vi mancava? Diciamo che noi ci muoviamo su due direttrici: verso Nord, cercando di creare una rete politica che affianchi le istituzioni nel progetto Euregio, e a livello nazionale. E a questo proposito siamo orgogliosi che l'intuizione che abbiamo lanciato un anno e mezzo fa sia diventata elemento di un nuovo percorso politico che speriamo possa catalizzare molti elettori. La presenza di Rutelli, assieme a un'ampia delegazione dell'Unione del Nord, sarà molto importante perché l'Alleanza per l'Italia rappresenta quel riferimento nazionale di cui eravamo orfani. I vostri alleati si aspettano un chiarimento per quanto riguarda il futuro della coalizione. Il centrosinistra autonomista vi va ancora bene o vi sta stretto? Per noi la coalizione di centrosinistra autonomista è un punto di partenza. Sentiamo la responsabilità di farla crescere come cultura politica per rafforzarla perché perlomeno i prossimi quattro anni di governo provinciale siano all'insegna della stabilità. Solo per quattro anni? L'impegno con gli elettori è questo: poi la situazione è talmente in evoluzione che vedremo. Nella coalizione voi però coltivate un rapporto privilegiato con Udc e Patt. Puntate ancora a federarvi con loro anche se a livello nazionale ora c'è l'Alleanza? Noi siamo alleati leali ma non appiattiti sul Pd e vogliamo rilanciare con forza la collaborazione con Udc e Patt cercando dare un po' di corpo al patto federativo per riuscire a raccogliere anche le liste civiche presenti sul territorio. Io cercherò dunque di estendere questa piattaforma politica anche a chi si riconosceva nei Leali, lo Sdi e a quei verdi che stanno cercando di farsi schiacciare a sinistra. Per le prossime elezioni comunali sembra che l'Upt non si senta troppo vincolata nelle scelte locali. Il vicepresidente Pacher si è mostrato preoccupato. È così? Stiamo dicendo le stesse cose. Noi non possiamo prescindere, dal momento che c'è la coalizione, dall'avere tutte le forze della coalizione come interlocutori privilegiati. Non possiamo però neanche fare quelli che fanno finta di lasciare autonomia ai territori, ponendo dei veti. A Cles sono stati Pd e Patt a fare scelte diverse. L'Adige 14 novembre MEZZOLOMBARDO - «Ci stiamo già attivando per impedire qualsiasi ridimensionamento dell'Istituto Martini». È la dichiarazione raccolta ieri sera dall'assessore comunale all'istruzione Roberto Guadagnini , il quale ha manifestato tutta la sua preoccupazione per la brutta piega su Mezzolombardo che sta assumendo la riforma provinciale. «Abbiamo già chiesto un incontro urgente con l'assessore Marta Dalmaso - prosegue - per fare chiarezza sul futuro del nostro istituto; sarebbe un paradosso, adesso che stanno per essere completati i lavori del nuovo polo scolastico, assistere ad un depotenziamento del Martini. La scuola funziona bene e non mi spiego secondo quale logica è avvenuta questa scelta della Dalmaso». L'allarme arriva anche da Mario Casna , fino tre anni fa dirigente del Martini prima di passare all'Iti Buonarroti e approdare, infine, in consiglio provinciale: «Cinque anni fa ero riuscito a portare a Mezzolombardo il corso professionale ad indirizzo turistico e il liceo scientifico. Il turistico ha dato ottimi risultati ed è servito a far crescere la scuola. Credo che ormai siamo in ritardo: la vedo molto dura riuscire a salvare il Martini e mi auguro che gli amministratori rotaliani si mobilitino per difenderlo a denti stretti». Pure l'ex sindaco Rodolfo Borga manifesta la sua apprensione per il futuro del Martini e ieri, subito dopo la conferenza territoriale, ha presentato in proposito un'interrogazione per conoscere le intenzioni della giunta provinciale: «Dalla preannunciata chiusura dell'Istituto Martini, all'incirca a metà degli anni Novanta, si è giunti all'ormai prossima ultimazione del nuovo polo scolastico. Mi chiedo se la giunta non ritenga contraddittorio assumere decisioni che comporterebbero il depotenziamento del Martini, dopo gli investimenti decisi negli anni scorsi per la sua crescita». Dall'altopiano non si nascondono i timori per le ripercussioni sulla locale popolazione scolastica: «Per i ragazzi di quassù - osserva il dirigente dell'Istituto di comprensivo della Paganella, Andrea Bezzi - il corso turistico del Martini rappresenta un preciso punto di riferimento. Dover andare fino a Cles diverrebbe per loro un evidente disagio e la mancanza di una formazione professionale specifica produrrebbe una serio danno alle attività turistiche dell'altopiano». Il sindaco di Andalo, Paolo Catanzaro , aggiunge: «Pure io ho avvertito la preoccupazione di alcuni genitori che hanno chiesto il mio interessamento affinché l'Ipc ad indirizzo turistico rimanga al Martini. Alla dirigente del Martini e al sindaco di Mezzolombardo garantisco tutto il mio sostegno, offrendo la mia disponibilità ad appoggiare eventuali iniziative che loro intendessero promuovere per il mantenimento di questo corso di studi frequentato principalmente dai figli degli operatori turistici dell'altopiano». Ed infine raccogliamo anche la testimonianza di Michele Viola , dirigente dell'Asat (l'associazione degli albergatori)i che ha insegnato, per qualche anno, al Centro Enaip di Tione, succursale del Martini:«Bisogna capire se nella proposta dell'assessore Dalmaso rientra pure l'accorpamento dei Centri Enaip e cosa cambierà per i corsi di formazione turistica e alberghiera nelle scuole di Tione e di Ossana che, se ho ben capito, dal Martini di Mezzolombardo passeranno sotto l'istituto Pilati di Cles». M. M. L'Adige 14 novembre politica La replica del centro-destra «Zampedri animato da furore contro gli ex compagni del Patt» PERGINE - «Noi non siamo dei voltagabbana», scrivono i consiglieri comunali di Alternativa per Pergine (Pdl) Primo Pintarelli, Diego Pintarelli e Nicola Carlin , replicando al collega dell'Udc Nunzio Zampedri sulla vicenda delle soffitte fantasma ( l'Adige di ieri). «Dobbiamo ricordare prima di tutto al consigliere che la mozione tratta il tema dell'utilizzo delle "famigerate" soffitte e non si pone certo l'obiettivo di sanare in maniera generalizzata gli abusi che contrastano con il Prg». Ciò premesso, i tre segnalano di «non avere mai sottoscritto documenti, proposti in passato dal consigliere Zampedri, aventi ad oggetto il tema in questione, e mai hanno avallato i suoi contegni su questo argomento (può darsi lo abbiano fatto altri componenti il gruppo, a titolo personale, ma anche in questo caso lo hanno fatto rispetto al più generale discorso del Piano, affinché potesse essere fatta chiarezza e non venissero consentite speculazioni). Noi non abbiamo mai pensato come Zampedri, perché convinti che un amministratore, qualunque sia il suo ruolo, debba adoperarsi per trovare soluzioni ai problemi dei cittadini e non crearli. Se le responsabilità, come afferma Zampedri, sono in capo all'amministrazione precedente, vorremmo ricordargli che anche di quella noi non facevamo parte, contrariamente a lui che ha contribuito alla sua nascita, risultando allora eletto nel gruppo del Patt, salvo poi uscirne per ragioni strettamente connesse alla sua esclusione da incarichi istituzionali (il che contribuisce a giustificare, più di qualunque altra considerazione, il furore di Zampedri contro gli ex compagni di partito; naturalmente il quadro restituisce una immagine del Nostro molto coerente?). Grave sarebbe invece se questo problema fosse stato portato avanti, non importa da chi o da quale amministrazione, con uno spirito giustizialista, teso a colpire i "nemici politici", perché a farne le spese sono ora centinaia di cittadini perginesi. Ci auguriamo vivamente che non sia così». L'Adige 14 novembre Civezzano Il Comune ordina la sospensione dei lavori di macinatura e la demolizione dell'impianto entro tre mesi Val Camino, frantoio da rimuovere CIVEZZANO - Entro metà gennaio, dovrà essere rimosso il frantoio usato per anni dall'impresa Frantumazione Porfidi Val Camino srl, nella discarica di porfido di Civezzano. L'ordinanza che vieta sia a questa società che alla Val Camino srl (amministrate rispettivamente da Renato e Marino Paoli ) di proseguire i lavori di frantumazione e impone di demolire l'impianto entro novanta giorni, è stata firmata il 14 ottobre scorso dal sindaco di Civezzano, Stefano Dellai . All'origine del provvedimento, c'è una complicata questione di concessioni riassumibile così: l'autorizzazione per coltivare la discarica di porfido nella località alle porte di Civezzano è scaduta nel 2007 e questa attività veniva portata avanti dalla Frantumazione Porfidi Val Camino srl , mentre la gestione degli inerti fa capo alla Val Camino srl . Il frantoio era stato autorizzato solo per la lavorazione degli scarti di porfido e quindi, quando è scaduta la concessione per la parte porfirica della discarica, è divenuto impossibile anche lavorare altro porfido col frantoio. Ma vari sopralluoghi, anche svolti dal Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, hanno accertato che la frantumazione di materiali è proseguita anche nel 2008 e nel 2009, nonostante già nel 2008 l'ex sindaco Michele Dallapiccola avesse ordinato la sospensione di qualsiasi attività del frantoio, così come della modifica dei versanti a monte dell'impianto. Dunque, il macchinario è ora privo di concessione edilizia e va smantellato. Se ciò non avverrà nei 90 giorni prescritti, il frantoio abusivo verrà acquisito di diritto al patrimonio comunale, insieme all'area di accesso all'impianto e al sedime. E sarà il Comune a farlo rimuovere a spese dei responsabili dell'abuso. I Paoli hanno un solo modo per evitare tutto ciò: entro metà gennaio, presentare e fare approvare un nuovo piano di gestione della discarica di porfido o di inerti, che preveda però in tal caso lo spostamento del frantoio sulla parte dedicata allo stoccaggio di questo materiale. La scadenza della concessione per l'uso del frantoio, legata alla gestione dell'area destinata al porfido, ha comportato anche che siano senza controllo i rumori e le polveri. C'è dunque anche un problema ambientale di cui tenere conto, che va sommato ai rumori e alle polveri provenienti dal cantiere della nuova strada che l'Adige Bitumi spa sta costruendo per conto della Provincia. E proprio la Provincia, coi Paoli, ha avuto grossi problemi, in passato, rispetto alla progettazione e agli espropri previsti per realizzare la strada. L'Adige 14 novembre Bondo Al cimitero la commemorazione Gli Schützen sfileranno per i caduti di tutte le guerre BONDO - La Schützenkompanie Rendena commemora i caduti di tutte le guerre al cimitero monumentale. Domani, alle ore 14, il ritrovo, davanti alla scuola elementare, degli Schützen e delle autorità. Ci saranno i cappelli piumati giudicariesi, ma sono state invitate tutte le compagnie di Schützen del Trentino, così come sono annunciate le rappresentanze di Kaiserschützen, delegazioni varie e la Böhmische Judicarien, la banda di ottoni che la cornice musicale all'evento. Alle 14.30 l'allineamento, la presentazione e la rassegna delle compagnie, prima della sfilata per le vie del paese verso la chiesa, dove, alle 14.45 il parroco officerà la messa solenne. Alle 15.45, altra breve sfilata verso il «Monument», il cimitero monumentale dove riposano 698 salme di soldati dell'imperial regio esercito austro-ungarico. Qui verrà impartita la benedizione e verrà deposta una corona, mentre nel cielo voleranno le note di «Ich hatte ein Kamerad». A seguire, annuncia il programma, «la Compagnia d'onore effettuerà una salva accompagnata dalle note del Tiroler Landeshymne». In conclusione la prosa sconfiggerà la poesia: nella vicina sala comunale del municipio di Bondo sarà offerto un ristoro a base di vin brulé e altre specialità. L'Adige 15 novembre «Riforma della sanità, siamo alle comiche» «Siamo alle comiche». Così Walter Viola, capogruppo del Pdl in consiglio provinciale, commenta i contenuti delle linee guida sulla riforma della sanità presentati venerdì dall'assessore provinciale alla salute, Ugo Rossi. «Siamo molto curiosi di vedere qualcosa di scritto - dichiara Viola - perché in questi giorni dall'assessore Rossi si è sentito tutto e il suo contrario. Ma se è vero che la riforma non tocca i poteri del direttore generale dell'Azienda sanitaria per quanto riguarda le nomine dei direttori e dei primari allora ci sfugge quale sia il core business di questa riforma. Mi pare che gira e rigira si sia tornati al dibattito di un anno e mezzo fa perché la proposta di riforma di Rossi effettivamente è molto simile a quella di Andreolli e viste le reazioni dell'Upt ho la sensazione che in questa maggioranza non ci sia una visione unitaria di quello che si vuole fare della sanità». Luca Zeni, capogruppo provinciale del Pd, non si sbilancia sui contenuti della riforma della sanità soprattutto perché, sottolinea, «l'assessore non ci ha ancora dato nulla di scritto». «Venerdì prima della giunta - prosegue Zeni - c'è stato il consueto incontro con i capigruppo della maggioranza e tutti ci siamo lamentati del fatto che l'assessore Rossi avesse deciso di portare in giunta le sue linee guida senza aver avuto prima un confronto con la maggioranza. Lunelli ha chiesto l'incontro che è stato fissato per lunedì. Allora si potrà fare una prima valutazione. In linea generale, come Pd noi siamo per garantire una certa indipendenza dell'Azienda dalle ingerenze della politica per evitare le distorsioni viste in altre regioni. È importante invece che ci sia il controllo e la valutazione». L'Adige 15 novembre Per evitare che i locali dei centro storico siano affittati soltanto a banche o grandi catene commerciali, che si possono permettere una spesa maggiore rispetto ad un piccolo negoziante, il Comune di Trento sta mettendo a punto un provvedimento che fissa la destinazione d'uso di un locale. Intanto il presidente dei commercianti Massimo Piffer chiede l'intervento pubblico sugli affitti e parla di «mercato drogato». Spiega l'assessore allo Sviluppo economico Fabiano Condini: «Stiamo affrontando una proposta dal punto di vista urbanistico per vincolare la destinazione d'uso ad una determinata merceologia. Quindi prevedere che in certi immobili del centro ci sia un'attività legata ad un settore specifico in modo da evitare l'apertura di una banca». L'assessore però - pur ammettendo che esiste un problema legato agli affitti alle stelle - dice che la situazione non è poi così drammatica: «Che gli affitti in città siano alti è un dato di fatto, e questo è pericoloso per gli stessi proprietari perché si corre il rischio che i negozi restino vuoti. Ma i dati non sono così drammatici come può sembrare. La settimana scorsa abbiamo fatto una verifica e dall'inizio dell'anno ci sono state un certo numero di chiusure, cui però si è contrapposto un uguale numero di aperture. Quindi non c'è una situazione di chiusure a catena, ma questo non significa che non ci sia il problema. Anche se dalle notizie che ho io ci saranno anche degli istituti di credito che chiuderanno sportelli, quindi non è vero che in centro ci sono soltanto aperture di banche. Mi incontrerò martedì con l'assessore provinciale Olivi e con il vicesindaco di Rovereto (Cristian Sala, ndr) per affrontare questa questione, perché si pensa di rivedere la legge 4 del 2000, tenendo comunque presente che nella Finanziaria dello scorso anno sono stati comunque previsti interventi sui centri storici». Certo se anche un importante gruppo come Cisalfa ha preferito desistere, gli affitti sono davvero alti: una dinamica su cui interviene il presidente dell'Associazione mediatori e agenti d'affari del Trentino Severino Rigotti: «L'anno scorso, in Italia, a livello di Confcommercio, sono sparite 100 mila attività commerciali. E non stiamo parlando solo del piccolo commerciante ma anche di gruppi più grandi. Quindi da una parte c'è la crisi, che però è unita ad una valutazione dei proprietari degli immobili che sono sempre convinti di avere per le mani una sorta di Eldorado. Ma si dovrebbero rendere conto che di fronte ad una crisi così forte da parte di negozianti e commercianti andrebbero ridotte le pretese sugli affitti. Ciò che purtroppo non sta accadendo e per questo si iniziano a vedere tanti negozi sfitti anche in centro città. Il comparto della locazione, soprattutto quello a livello commerciale e produttivo, ha avuto un tracollo di transazioni: ci sono tanti locali che infatti sono fermi». I commercianti, attraverso Massimo Piffer, presidente dell'Associazione commercianti al dettaglio: «Quello degli affitti è un problema di sistema. Da sempre la voce affitti, a seconda del settore merceologico, può incidere dal 2% del mondo dell'alimentazione al 5% dell'extra alimentare. Questi sono i parametri entro cui un'azienda può stare in piedi, anche perché bisogna considerare che poi ci sono le tasse. Ultimamente però, un affitto, tenendo conto della riduzione dei fatturati, può incidere anche per il 15-20%. Sorgono quindi dei dubbi, che però non possono essere buttati addosso al commerciante: bisogna che l'amministrazione pubblica incominci a mettere mano al discorso degli affitti intervenendo sul mercato abbassando i prezzi, in questo modo anche il settore privato seguirebbe a ruota. E poi c'è il sistema Trentino, in cui c'è un mercato sopra le righe, un po' drogato». J.V. L'Adige 15 novembre Marco Merler quanto a redditi surclassa tutti i manager di nomina comunale: nel 2009 potrebbe superare i 250 mila euro, una cifra record. L'amministratore delegato di Dolomiti Energia ora riceve 10 mila euro annui di indennità di carica a cui si somma un compenso per deleghe di 165 mila euro. Questi redditi però Merler li percepisce solo dal 4 aprile scorso quando lo "stipendio" si è di fatto raddoppiato con il passaggio da Trentino Servizi alla nuova società Dolomiti Energia. Prima di quella data, infatti, il manager si doveva accontentare di 25 mila euro di indennità di carica più 50 mila come compenso per le deleghe. Ma un altro salto in avanti Merler lo ha compiuto l'anno scorso con l'ingresso nel consiglio di amministrazione di Edison, un incarico che tra indennità e gettoni presenza frutterà nel 2009, se saranno rispettati i livelli dello scorso anno, altri 100 mila. Certo la nomina in Edison non è stata fatta dal Comune, ma è comunque il risultato indiretto del mandato alla guida di Dolomiti Energia. Contro il raddoppio del reddito a Merler si scaglia la Lega che in un'interrogazione alla Provincia sostiene che «in momento di pesante crisi sociale ed economica come l'attuale, sarebbe assai opportuno provvedere ad una maggiore morigeratezza nell'erogazione di simili pingui emolumenti in capo a soggetti di nomina politica, specie se questi non conseguono eclatanti successi nella gestione originaria della società loro affidata». Dietro a Merler spicca, distante, il reddito di Mariano Rosa (ex consigliere comunale della Margherita) che come membro del cda di Trentino Trasporti fino al 6 luglio ha incassato oltre 30.000 euro tra indennità di carica e deleghe, più un gettone di presenza da 250 euro. Nella classifica dei redditi segue, anche lui con un bel distacco, il presidente di Asis Francesco Salvetta a cui va un'indennità di 35.735 euro (mentre i consiglieri Asis Giuseppe Gorfer, Antonio Divan, Patrizia Tomio e Paolo Ferrari si devono accontentare di un gettone di 120 euro a seduta). Al presidente di Trentino Mobilità Cristian Pedot nel 2009 va un'indennità di carica di 20.000 euro, una cifra che parrebbe essere nettamente inferiore rispetto al compenso dell'anno precedente che si attestava intorno ai 32 mila euro. Ad Alberto Ansaldi , componente del cda di Trentino Mobilità, vanno 15 mila euro per deleghe più gettone di presenza da 200 euro, mentre ai consiglieri Antonio Bozza e Fulvio Forrer solo i gettoni da 200 euro. I rappresentanti nel cda delle Farmacie Comunali sono appena stati cambiati. Le indennità non dovrebbero mutare: 14 mila euro all'anno al presidente uscente Roberto Sester (a cui presto dovrebbe subentrare Andrea Rudari ), al vicepresidente Marco Gabrielli andava un gettone da 350 euro e così anche ai componenti uscenti Marcello Condini, Ingrid Fiz e Roberto Pancheri (in arrivo Flavia Fontana, Lorenza Visintainer, Alessandro Menapace e Giovanni Zanoni ). Gli incarichi nell'Azienda Forestale Trento-Sopramonte fruttano al presidente Mauro Fezzi un'indennità di carica pari a 11.517 euro, al vice presidente Tullio Trotter 5.759 euro e ai consiglieri Daniele Berloffa e Paolo Genetin (in carica dal 23 di ottobre) un gettone da 96 euro a seduta. Tra gli incarichi che danno una certa soddisfazione economica resta il rappresentante del Comune nel cda dell'A22: ad Andrea Rudari va un'indennità di 9.091 euro più un gettone da 310 euro a seduta. Per Trento Fiere Giorgio Antoniacomi incassa 3.000 euro di indennità e 90 di gettone. Per Trento Funivie a Roberta Pedrotti vanno 1.500 euro di indennità e 150 di gettone. Di tutto rispetto anche i gettoni per Findolomiti Energia: a Chiara Morandini, Sabrina Redolfi e Piergiorgio Sester 300 euro per la presenza. I più "poveri" sono gli incarichi all'Apt: a Michele Lanzingher 50 euro a seduta, all'assessore Lucia Maestri nessun compenso. L'Adige 16 novembre LUISA MARIA PATRUNO [email protected] Il primo congresso dell'Unione per il Trentino aveva ieri il sapore di una rimpatriata fra ex margheritini, quasi commuovente in un'abbondanza di abbracci e baci tra Francesco Rutelli e Lorenzo Dellai, che dopo aver guidato entrambi la Margherita - a Roma e a Trento - si erano separati sulla via del Pd e si ritrovano ora nella costruzione di un nuovo partito, l'Alleanza per l'Italia. «Sono molto felice di rivedere il simbolo della Margherita» ha detto ieri Rutelli dal palco della sala della cooperazione (il fiore è contenuto nel simbolo dell'Upt), ricordando che Lorenzo lo aveva messo in guardia sul fatto che «non ce l'avremmo fatta a fare del Pd il baricentro della politica italiana e con amarezza devo infatti constatare che il Partito democratico ha scelto una strada diversa, si sta riassestando a sinistra». E il governatore trentino a sua volta lo ha blandito: «Con affetto ringrazio Rutelli, perché con lui ho una sintonia così piena che non è facile da trovare: ha avuto coraggio nell'analisi politica e nella conseguente scelta di lasciare il Pd, perché lui come noi non guarda alla politica con cinismo ma con partecipazione e sono convinto che faremo un buon tratto di strada insieme nell'Alleanza per l'Italia». Ma proprio sul rapporto tra l'Unione per il Trentino e il partito nazionale il presidente Dellai si è soffermato a lungo nel suo intervento e con orgoglio ha tuonato: «Il nostro è un partito territoriale ma non siamo un'isola. Molti ci hanno criticato per il fatto di non avere un aggancio nazionale. Ora stiamo colmando questa lacuna e possiamo rispondere che noi non ci siamo accodati a un partito che già c'era a Roma, perché noi facciamo e non subiamo la politica. E visto che l'offerta politica attuale è inadeguata ad accogliere tutta la domanda che si muove sui territori abbiano deciso di dare il nostro contributo a livello nazionale partendo dal basso, dalle esperienze territoriali come la nostra in Trentino e faremo un partito a base federale». Parlando poi dei rapporti con il Parito democratico e con l'Udc ha aggiunto: «Nel Pd vi è una crescente consapevolezza che se si vuole uscire dal rischio di essere sempre i migliori dei perdenti si deve essere parte di una grande alleanza con un interlocutore autonomo e radicato nel Paese» e non si lascia toccare da «qualche battuta velenosa e di sufficienza che ci viene rivolta dai geni della politica che hanno portato il centrosinistra al disastro ai minimi storici» perché «furono le stesse battute di quando nacque la Margherita: aprire vie nuove comporta il rischio di sopportare tutto questo e di avere riconosciuta sufficiente ragione solo dopo un po'». All'Udc di Pier Ferdinando Casini, con il quale l'Alleanza per l'Italia conta di avere rapporti sempre più stretti, Dellai ha chiesto di «non chiudersi nella fase del centro identitaria che l'ha portato alla rottura da Berlusconi ma a partecipare a un progetto più ampio e più in sintonia con le esigenze del Paese». Così, come già una volta, con la Margherita, Francesco Rutelli fece sua l'intuizione del trentino Lorenzo Dellai, così anche ieri l'ex sindaco di Roma si è sperticato in lodi nei confronti del «modello Trentino» da estendere a livello nazionale. Ma la differenza è che questa volta Lorenzo Dellai non si lascerà sottrarre l'osso ma è deciso ad essere protagonista in prima persona sulla scena nazionale - anche per il dato oggettivo che non potendosi ricandidare a livello provinciale non ha altre prospettive - per cercare di realizzare la sua idea di partito nazionale federale. Se, infatti, la decisione di Rutelli e il progetto nazionale ha lusingato molti nell'Upt, è anche vero che negli ex margheritini trentini c'è sempre la preoccupazione di un secondo esproprio romano e l'assemblea di ieri chiedeva soprattutto di essere rassicurata. Giorgio Lunelli, l'ultimo segretario della Margherita trentina, a questo proposito non ha mancato di lanciare una frecciatina a Rutelli che ha archiviato il simbolo della Margherita troppo in fretta. In un congresso, per buona parte assorbito dallo scenario nazionale, è toccato a Marco Tanas, segretario provinciale e unico candidato alla riconferma - è stato alla fine eletto per alzata di mano affrontare i temi locali: il patto federativo con Udc e Patt, rapporto privilegiato che è stato confermato, e la fedeltà all'alleanza di centrosinistra autonomista che l'Upt vuole rafforzare. E significativo è stato che l'unico passaggio della relazione di 25 pagine su cui è scattato l'applauso è stato quando ha detto che: «A quanti insinuano possibili variazioni nella nostra collocazione politica ci tengo a chiarire una volta per tutte che l'Upt è con convinzione e senza alcuna ambiguità una forza alternativa al centro-destra populista e demagogico. Una scelta di campo chiara e definitiva». Poi Tanas ha concluso: «Proseguiamo tutti insieme verso l'obiettivo di vedere l'Unione primo partito del Trentino e non solo». Il Pd è avvisato. Sono rimasti spiazzati dalla nascita dell'Alleanza per l'Italia gli amministratori di centrosinistra di varie regioni del Nord che qualche settimane fa avevano sottoscritto a Trento con Lorenzo Dellai e Giorgio Lunelli ( nella foto con Francesco Rutelli ) l'appello per il Nord: un progetto pensato per mettere in rete le esperienze delle liste civiche o di partiti territoriali, come l'Upt, con l'obiettivo di costruire solo dopo e veramente dal basso un soggetto politico nazionale confederato in cui riconoscersi. L'accelerazione con la costituzione imprevista a livello nazionale dell'Alleanza da parte di Lorenzo Dellai, con però anche la presenza di esponenti nazionali e non «territoriali» ingombranti, come Francesco Rutelli o Bruno Tabacci, ha creato un certo allarme. Proprio per tranquillizzare sul fatto che l'Alleanza per l'Italia e l'Unione per il Nord non sono due progetti incompatibili, ieri a Trento Giorgio Lunelli, capogruppo dell'Upt, che si sta occupando in particolare della costruzione di questa rete territoriale, ha sollecitato un incontro, a margine del congresso dell'Unione, tra Francesco Rutelli, Lorenzo Dellai e circa 25 amministratori provenienti da Friuli Venezia Giulia, Veneto (in particolare dalle province di Vicenza, Verona e Padova), poi dalla Lombardia, da Piacenza, Parma e dalla Liguria. «L'Alleanza per l'Italia - spiega Lunelli - ha preso molti di questi amici in contropiede. Quindi l'incontro che abbiamo avuto qui a Trento è servito per un primo confronto con Francesco Rutelli che ha rassicurato tutti sul fatto che l'Alleanza per l'Italia non sarà un partito centralista, romano, ma un partito federalista. E faremo uno statuto che garantisca questo». L.P.