FalliInento: affidata a un curatore la società che fa capo

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FalliInento: affidata a un curatore la società che fa capo
LA STAMPA
CUNEO
E PROVINCIA
LAVORO. IMPRENDITORE DI DEMONTE
FalliInento: affidata a un curatore
la società che fa capo a Verna
Non pagati
da cinque mesi
gli stipendi
ai 28 dipendenti
BARBARA MORRA
DEMONTE
devano sulla società, tanto da
poter essere affrontati solo
con una procedura concorsuale. Fra i creditori di cui dovrà
occuparsi il curatore fallimentare Silvana Pellegrino con la
supervisione del giudice delegato Roberta Bonaudi, ci sono
i lavoratori dell'impresa, 28,
di cui 19 avevano presentato
dècreto ingiuntivo per gli arretrati di stipendio. «Con le ingiunzioni si chiedevano i pagamenti di marzo, aprile e maggio - spiegano Mimmo Formicola della Fillea-Cgil e Vincenzo Battaglia di Filca-Cisl-. Sal-
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vo un acconto per marzo ad
oggi~i lavoratori non hanno
più ricevuto nulla dall'azienda». I due rappresentanti del
sindacato esprimono amarezza per il precipitare della situazione: «Ci si può scontrare
quando si tratta per ottenere i
premi o altro, ma quando è in
ballo il futuro di un'azienda il
nostro primo obiettivo coincide con quello dell'imprenditore: evitare il tracollo. Purtroppo non sono serviti gli incontri che nei mesi scorsi ci sono
stati con la proprietà: gli operai cominciavano ad essere
molto in difficoltà».
La dichiarazione di fallimento è arrivata dopo che, il 4
settembre, si è tenuta
un'udienza per esaminare il
decreto ingiuntivo presentato
da uno dei lavoratori. Gli altri
18 erano stati convocati in tribunale per il 20 settembre.
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È fallita la storica società di
costruzioni «Maurilio Verna
sas» di Demonte. Impresa
edile in attività da cinque generazioni, piegata dalla pesante crisi che da tempo si è
abbattuta in questo settore anche nel Cuneese. Solo a novembre dell'anno scorso Verna già vicepresidente di Confmdustria e presidente ad interim dopo le dimissioni di Antonio Antoniotti a febbraio 2009
- aveva ricevuto un riconoscimento dall'Ance (di cui fu vicepresidente regionale) per i 150
anni di attività.
La sentenza di fallimento è
stata pronunciata dal tribunale di Cuneo mercoledì, 5 settembre, su istanza del pubblico ministero. Troppi, secondo
i magistrati, i debiti che pen-
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TENSIONE A SAN BIAGIO
Crisi Panto, l'incubo di SO licenziamenti
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Per l'azienda ci sono consistenti esuberi tra i 124 dipendenti. La Cgil: «No ai tagli». Puppato: «Subito u n tavolo regionale»
di Serena Gasparoni
t SAN BIAGIO
Incubo licenziamenti allaPanto Spa: a rischio 50 posti di lavoro. I dati relativi all'andamento del fatturato parlano
chiaro: un drastico calo di oltre 6 milioni in meno di 4 anni.
Ma parla chiaro anche una nota della stessa azienda che fa riferimento ad una forte contrazione del mercato interno
(non di quello estero) che potrebbe richiedere un ridimensionamento delle risorse a disposizione. «Quaranta licenziamenti purtroppo è il minimo» commenta Francesco Orrù di Filca Cisl <<Ìn media
un'azienda di serramenti dovrebbe avere un fatturato pro
capite (per lavoratore) di 150
mila euro. Per la Panto Spa siamo invece a quota 80 mila euro. I conti sono presto fatti: ci
chiediamo come l'azienda vada avanti con una situazione
tanto catastrofica». Tutto questo mentre ieri si è consumata
la seconda giornata di sciopero: puntuali, i 124 lavoratori
dell'azienda si sono presentati
davanti ai cancelli di via Prati,
ma anziché timbrare il cartellino sono rimasti a protestare
davanti allo stabilimento. Il
presidio è scattato giovedì in
tarda mattinata, dopo il vertice tra azienda e sindacati per
discutere del mancato pagamento delle ultime tre mensilità (giugno, luglio, agosto) e
mezza tredicesima, ma soprattutto per discutere di un piano
industriale che definisca una
qualsiasi strategia per il prossimo futuro. Una situazione
questa che accomuna anche i
dipendenti dell'emittente AntennaTre Veneto, a bocca
asciutta da addirittura cinque
mesi e che avevano scioperato
lo scorso agosto. Ma l'azienda,
nella persona dell' amministratore delegato Pierluigi Franchin, non ha fornito risposte:
sensibilizzando i cittadini affinché venga trovata una soluzione». E la protesta dei lavoratori della spa non ha lasciato
indifferente il mondo politico.
Laura Puppato, capogruppo
del Pd in Regione, ha rivolto
un appello all'assessore Donazzan affinché convochi la
proprietà e i rappresentanti
sindacali e apra un tavolo per
indagare difficoltà e prospettive, ed eventualmente inserire
nel Cda una rappresentanza
del corpo dei lavoratori. «Panto è un' azienda di carpenteria
nata nel 1910 e che grazie ad
intuizioni e genialità produttive a partire dagli Anni Sessanta ha saputo ritagliarsi via via
un posto di tutto rispetto nel
panorama internazionale dei
serramenti, quale marchio di
qualità italiana» spiega Puppato «dobbiamo fare ogni intervento per impedire che si perdano 120 posti di lavoro e si riduca ancora il livello di penetrazione commerciale delle nostre produzioni eccellenti nel
mercato italiano ed estero».
Il picchetto organizzato dai lavoratori della Panto spa davanti allo stabilimento di San Biagio. La mobilitazione è scattata giovedì
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Anche una mamma col figlio al sit-in: Liliana e Antonio
un comportamento che ha fat to scattare la mobilitazione. I
lavoratori sono determinati a
continuare lo sciopero, dopo
essersi resi disponibili a lavorare senza percepire uno stipen dio durante tutti questi mesi,
convinti di poter ottenere i 10ro soldi e qualche certezza appena dopo le ferie. Arriveranno all'occupazione dell'azienda se la situazione non si dovesse sbloccare entro pochi
giorni. Ma ora, quella che un
tempo era nota come una delle più floride aziende di serramenti italiane potrebbe essere
costretta ad operare profondi
tagli al personale. «Una possibilità che noi sindacati scartiamo categoricamente» commenta Anna Zanoni, della Fillea Cgil <<Ì lavoratori hanno dimostrato la loro disponibilità
mentre l'azienda ha disatteso
le sue promesse circa la presentazione di un piano industriale. Ci stiamo muovendo
contattando le istituzioni e
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La Zaccariotto Cucine di Gaiarine
GAIARINE
Zaccariotto, accordo
diciotto operai a casa
e l'azienda riparte
• GAIARINE
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I lavoratori della Zaccariotto ed
il sindacato hanno vinto la corsa contro il tempo per evitare
che la proprietà consegnasse i
libri in tribunale, la prossima
settimana. Ieri, infatti, è stato
raggiunto il sospirato accordo
per la cassa integrazione, grazie
anche alla mediazione, da una
parte, di Unindustria Treviso, e,
dall'altra, dell'amministrazione comunale di Gaiarine. Un
nuovo imprenditore, da fuori
provincia (stretto riserbo, al
momento, sulla sua identità),
ha formalizzato la disponibilità
ad affittare l'azienda e, stando
alle indiscrezioni, già lunedì
riattiverà le linee produttive.
L'intesa prevede, però, un significativo sacrificio occupazionale. La nuova società, che si chiamerà "Cucine Zaccariotto srl",
darà lavoro soltanto a poco più
di una trentina di lavoratori. Altri 18, quindi, dovranno restare
a casa. Ieri mattina hanno accettato di sottoscrivere le loro
dimissioni; saranno posti in cassa integrazione ed hanno ricevuto un incentivo di 3 mila euro. «Pochi? E' vero», riconosce
Loris Dottor, della segreteria Fillea Cgil, «ma in una situazione
pre -fallimentare era il massimo
che potevamo ottenere». Dottor conferma comunque la prospettiva di una possibile riassunzione almeno di una parte
dei dimissionari, a mano a mano che la crisi lascerà il posto alla ripresa. La Zaccariotto si è
trovata in difficoltà perché pizzicata dalla Guardia di Finanza
in un' evasione milionaria e con
la necessità, adesso, di pagare
un'ammenda salatissima. L'accordo di ieri prevede il ricorso
alla cassa integrazione straordinaria per tutti i dipendenti.
L'ammortizzatore sociale varrà, in ogni caso, per gli addetti
che non verranno immessi subito nel circuito produttivo. Ma
oltre ai 18 che hanno scelto di
andarsene, pochi altri dovrebbero finire in cassa.
Francesco Dal Mas
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GAZZIl'l'1Jl DI PARMA
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E1NUZIA STOP AL PRESIDIO. PRESTO LA CIG?
Bellocchi Spero, prima
intesa sulle retribuzioni
Lorenzo Centenari
U La svolta arriva nella tarda
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mattinata di ieri: la proprietà
della Bellocchi Spero & C. e Italcondotte si impegna, nei confronti dei suoi dipendenti, a saldare metà degli stipendi arretrati entro la fine di settembre, l'altra metà entro ottobre. Segnali
di apertura anche in merito
all'utilizzo degli ammortizzatori
sociali, strumento cui l'azienda
non aveva ancora fatto ricorso.
Si interrompe così al terzo
giorno lo stato di agitazione -con
presidio davanti ai cancelli - dei
lavoratori facenti capo alla storica impresa edile parmense,
realtà da 36 dipendenti specializzata in opere idrauliche e infrastrutturali. Anche la Bellocchi Spero, di recente, è stata tuttavia risucchiata dal vortice della pesante crisi di settore, fatta di
carenza di commesse e ritardi
nei pagamenti da parte della
pubblica amministrazione.
Operai senza paga da cinque
mesi, impiegati in bianco anche
da dieci mesi. Uno scenario insostenibile, per citare Mauro Toscani della Filca Cisl, «un muro
contro muro», scaturito nell'iniziativa di sciopero ad oltranza
appoggiata dai sindacati provinciali di categoria Finché ieri i
titolari non hanno accettato di
incontrare i rappresentanti sindacali.
«Finalmente - spiega Lisa
Gattini di Fillea Cgil - l'azienda
ha ragionato sul tema delle retribuzioni, impegnandosi a onorare in due rate le spettanze arretrate. Nutriamo inoltre fiducia
che la Bellocchi apra al più presto le pratiche per la c::\Ssa integrazione straordinaria>-. .
La sigla bilaterale dell'accordo è in programma questa mattina e salvo sorprese, oggi il personale dovrebbe tornare rego-larmente a lavorare. «Queste
persone -conclude Antonio Cuppone, Feneal Uil - hanno diritto
alla piena certezza dei pagamenti».•
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Settimanale
GIORNALEdiTREVIGUO
Respedil, oggi
un altro tavolo
a Bergamo
MORENGO (ddv) Respedil, oggi l'incontro alla «Lia» di Bergamo.
Dopo il mancato accordo della
scorsa settimana si ritorna al tavolo delle trattative nella vertenza
che vede coinvolta l'impresa edile
morenghese specializzata in ristrutturazioni di lusso.
L'azienda ha infatti annunciato
sessanta esuberi per il prossimo
anno, e l'introduzione della cassa
i~~e~razione straordinaria per tuttI l cIrca 180 dipendenti.
Ieri, al centro civico di Morengo,
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all'assemblea sindacale con Gianbattista Locatelli della Fillea Cgil
c'erano circa una sessantina di
operai. Molti, lavorando all' estero
o lontano da Morengo, non hanno
infatti potuto partecipare. All' ordine del giorno la preparazione al
tavolo di oggi presso la «Liberi
imprenditori associati» di Bergamo.
Si parlerà presumibilmente, per
ora, della rotazione dei turni per la
cassa e dell'anticipo della cassa
integrazione straordinaria.
«Far aspettare fino all'inizio del
2013 padri di famiglia non è semplice - ha spiegato Locatelli Intanto i temi sono questi, quanto
agli esuberi ci sarà modo di parlarne in seguito: ci sono diverse
ipotesi che vogliamo valutare, tra
le quali la possibilità che qualcuno
sia "accompagnato" alla pensione
o la proposta di periodi di mobilità
s~ bas~ volontaria. Ma per questo
Cl sara tempo. Per ora, c'è da
segnalare un segnale positivo da
parte dell' azienda che ci incontrerà a Bergamo».
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MORENGO
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Dopo ['incontro concluso
con un nulla di fatto della
scorsa settimana
I.:azienda ha annunciato
sessanta esuberi
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il Quotidid'iii
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Italcementi, vertenza ai titoli di coda, L'intesa in Confindustria tra azienda e sindacati
Cassa integrazione, l'accordo
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Una settimana di stop) poi rotazioneper31 lavoratorifino a esaurimento scorte
ma settimana, inoltre, la direzione
aziendale e la Rsu s'incontreranno
UNnuovopassoversoladismissione. per un esame congiunto del proInchiostro nero su foglio bianco, efir- gramma di utilizzo dei lavoratori nei
meincalce,persottoscriverelemoda- termini stabiliti dall'accordo raglitàattuativedellacassaintegrazione giunto ieri in sede di Confindustria,
straordinaria che accompagnerà per assicurare la massima rotazione
l'Italcementi di Vibo Marina verso la possibile in relazione alle esigenze
definitiva chiusura. L'accordo è stato tecnico-organizzative, alle loro specisiglato ieri negli uffici di Confindu- ficità e alla disponibilità ad assolvere
stria Vibo Valentia, nel corso di un a mansioni diverse da quelle previste
vertice patrocinato dal direttore nei rispettivi contratti.
dell'associazione degli industriali
{(Attraverso la rotazione - si legge
Anselmo Pungitore. Reca l'assenso nell'accordo -l'azienda si impegna a
dei dirigenti di Italcementi Fabio garantire una equa distribuzione di
Drago, Mario Mora e Giu- "'__"••_'11_ _"" giornate di lavoro e di soseppe Agate, dei sindacalispensione con ricorso alla
sti Abdel El Afia e NazzareCassa integrazione guadano Denami della Fillea Cgil,
straordinaria, con
Fabio Blandino della Filca
eventuali aggiustamenti,
Cisl e Pasquale Russo della
oggetto di confronto fra la
Feneal Uil, dei rappresendirezione aziendale e la
tanti della Rsu dello stabiliRsu. La direzione aziendale
mento vibonese Secondo
-è scritto nell'intesa tra Italcementi e rappresentanze
Chiavelli(FilcaCisl), Renato
Fuscà(Fillea Cgil) e Giovansindacali si confronterà
ni Patania (Slai Cobas). Si è
d l 't
con la Rsu in caso di esigenSl
ze di interventi aggiuntivi,
deciso che da lunedì prossimo e per l'intera settimana"
rispetto all'esercizio nortutto il personale in forza almale dell'attività come solacementeriasaràsospesoazeroore. pra regolato, fermo restando il riIn sostanza stabilimento fermo. Dal spettodelnormaleorariocontrattua17 al 23 settembre, invece, saranno le. Si conferma-conclude il documenrichiamati in servizio diciassette la- to - che mensilmente l'azienda intevoratori per la spedizione dei prodotti greràla Cgis e l'anticipazione del Tfr
finiti, nel corso di un solo turno gior- quale incentivo all'esodo, proporzionaliero. Praticamente in questa se- naIe all'effettiva sospensione del laconda settimana rimarrà aperto solo voro)). Ciò nei termini dell'accordo
il reparto vendita con l'impiego del sindacale sottoscritto il 30 luglio
personale necessario a smaltire le scorso al Ministero del Lavoro e delle
scorte in esso stipate. Dal 24 settem- Politiche sociali.
bre saranno quindi richiamati in serLadefinizionedelle modali tàattuavizio ulteriori quattordici lavoratori, tive della Cassa integrazione precede
per un totale di trentuno unità su ot- l'avvio del {(Tavolo di coordinamento
tantadue presenti in organico, che per lo sviluppo» che s'insedierà stasaranno impiegati nella macinazio- mani nell'Ufficio territoriale del gone del semilavoratoe nella spedizione verno, presieduto dal prefetto Michedel prodotto finito, sempre per un leDiBari,conlapartecipazionediReturno giornaliero. Il programmadu- gione, Provincia, Comune, Confinrerà fino al definitivo smaltimento di dustriae organizzazioni sindacali.
tutte le scorte. Venerdì della prossi©RIPRODUZIONERISERVATA
di PIETROCOMITO
Tra qualche
settimana
la chiusura
detìnitiva
o
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e
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lA GAZZEllA DELMEZZOGIORNO
lA GAZZETIì\ DI BASILICAI<\
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Valdadige, licenziamenti scongiurati
nuova società e riduzione del salario
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CRISI AZIENDALE riMPIANTO DI VENUSIO PASSA ALLA ILA LATERIZI SRL. RAGGIUNTO rACCORDO DOPO DUE GIORNI DI TRATTATIVE CON I SINDACATI
EMILIO SALIERNO
accordo sulla falsa riga di quello della Fiat di
Pomigliano. La nuova azienda che subentraaggiunge Pantone - si è impegnata per la
continuità della produzione ma ha chiesto ai
sindacati, e quindi ai lavoratori, il sacrificio
collegato al contratto di solidarietà. Certo,
non è stato facile accettarlo, comunque le
maestranze, pur a queste condizioni, si porteranno dietro tutta la contrattazione diretta
e indiretta»
Lo stabilimento materano della Ila
Valdadige
ubicato sulla
strada
statale 99
[foto Genovese]
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" Sono stati scongiurati i licenziamenti
per i 65 dipendenti della Ila Valdadige (ex
gruppo Fantini·Sciarapico, ora scisso) che ha
uno stabilimento nella zona di Venusio, dove
vengono prodotti laterizi e travetti, in difficoltà finanziarie dopo alcuni investimenti
non riusciti in Spagna e Serbia, sembra per
una cifra di oltre cento milioni di euro.
È passata la proposta dei sindacati, approvata dall'assemblea dei lavoratori, che
prevede un contratto di fitto d'azienda per il
passaggio dell'impianto materano dalla Ila
Valdadige al nuovo gruppo, costituito ad hoc,
che si chiama Ila Laterizi srl, «creatura» comunque legata alla famiglia pugliese Sciarapico.
Valeriano Delicio, della Feneal Vil, dice:
«L'accordo consente, ai lavoratori che vi aderiscono, di continuare ad essere impiegati
con il nuovo assetto aziendale. La Ila Laterizi
si è impegnata ad assumere tutti i 65 dipendenti, sia pur in modo graduale. È prevista comunque una riduzione del salario
accessorio (solidarietà retributiva) per scongiurare i paventati licenziamenti e dare la
possibilità di coprire l'organico ad un costo
accettabile. La riduzione è del 67 per cento,
per un anno, circa 200/250 euro in meno
mensili. Entro qualche giorno - fa presente
Delicio - il contratto di fitto d'azienda sarà
ratificato da un notaio».
Michele Andriulli, della Fillea Cgil, pur
commentando positivamente il risultato raggiunto dopo due giorni di intesa trattativa,
facendo riferimento alla riduzione del salario aziendale, sottolinea che si tratta «di un
sacrificio enorme da parte dei lavoratori e dei
sindacati, ma necessario per salvaguardare
il mantenimento dei livelli occupazionali.
Certo - aggiunge Andriulli - è una scommessa anche per la famiglia Sciarapico, che
comunque ha voluto credere in questa nuova
iniziativa. Del resto, si parlava di almeno
undici licenziamenti. Oltre all'accordo, è previsto che, d'ora in poi, l'intero ciclo della
produzione si realizzerà a Matera (cava, fornace, commercializzazione).
«A maggio del 2013 -dice Franco Pantone,
della Filca Cisl - ci sarà una valutazione
dell'eventuale rientro del salario di solidarietà. Sullo stabilimento di Matera si sono
riverberati tutti gli effetti negativi dei colpi
negativi che la Fantini-Sciarapico ha subito
sugli scenari internazionali, e il rischio di
perdite di posti di lavoro era dietro l'angolo.
Abbiamo concluso, in linea di massima, un
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Nuovo carcere di Uta, accordo raggiunto
Dopo l'incontro in Prefettura la garanzia per i lavoratori di ricevere gli stipendi arretrati. Gli operai cessano l'occupazione
di Luciano Pirroni
• UTA
Accordo raggiunto. I lavoratori del nuovo carcere di Uta vedranno riconosciuti i pagamenti degli ultimi tre mesi e,
nel giro di venti giorni, le spettanze della cassa edile. Stop
alla protesta, dunque, con gli
operai che hanno abbandonato il tetto della struttura e
concluso l'occupazione dell'
impianto. Si può ripartire con
la costruzione dell'opera sullo sterrato della zona industriale di Macchiareddu. La
fumata bianca è stata sancita
nel corso della serata alla fine
di un lunghissimo summit
nel palazzo della Prefettura.
Un verdetto che dispone l'immediata erogazione delle
mensilità arretrate ai cinquanta dipendenti della società Opere pubbliche, che
ha in appalto la costruzione
dell'istituto
penitenziario.
«Abbiamo ottenuto - hanno
sottolineato gli esponenti della segreteria Fillea Cigl, Chicco Cordeddu ed Erika Collu l'impegno per i versamenti
degli stipendi di giugno, luglio e agosto da parte dell'associazione temporanea di imprese. Inoltre nell'arco di poche settimane verranno accreditati anche gli emolumenti della cassa edile». Sono le
certezze scaturite dall'incontro tra il prefetto Giovanni
Balsamo, il provveditore del
Ministero delle infrastruttu-
re, l'azienda ed i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e
Uil.
Le perplessità, comunque,
sono legate ai tempi di consegna del nuovo istituto fissati
per il 30 dicembre. E, soprattutto, alle continue difficoltà
della ditta nel pagamento degli stipendi.
«Purtroppo è proprio cosìhanno proseguito Cordeddu
e Collu - La paura è di ritrovarci nella stessa situazione il
15 ottobre. Anche perché questa vertenza si trascina da
troppi mesi. Non vorremmo
che questo accadesse. Sarebbe una beffa per il plotone di
lavoratori che con dignità
hanno portato avanti la loro
attività senza percepire un so-
lo centesimo». Per questo le
parti sociali hanno rivolto un
appello al provveditore per siglare una sorta di clausola di
salvaguardia: «Abbiamo invocato un dispositivo che mettesse i dipendenti al sicuro di
fronte ad altre irregolarità
dell'azienda - hanno continuato i rappresentanti sindacali - Questo, purtroppo, non
è stato possibile perché il
provveditore non può farsi garante delle carenze della società». La partita è ancora
aperta, dunque.
«Si ribadisce che era fondamentale ripartire con il pagamento degli arretrati - ha aggiunto Collu - ma da parte nostra non abbasseremmo certo la guardia di fronte ad altre
situazioni di irregolarità dell'
azienda».
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~Ni il=~ O
D,O E
5E~i~?~~F~~~iiI
CHICCO
Gli operai sul tetto del nuovo carcere di uta in costruzione
COR~EDDU
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Restiamo
preoccu pati
per le' continue difficoltà
dell'impresa nel pagare
i salari ai lavoratori
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• TOLMEZZO
I muratori emigrano
Altre imprese ko
Appalti, allarme CgiI
Anche in Carnia l'edilizia è sempre più in crisi
Da Paularo un centinaio di lavoratori va in Alto Adige
L'edilizia è in crisi e dalla Carnia i muratori emigrano fuori regione
«Il settore più in sofferenza prosegue Gerin - appare appunto quello pubblico, ma problemi
esistono pure nel settore privato». Gli addetti occupati nel settore edile sono passati dai 7.500
nel 2007, a 5.900 nel 2010 per assestarsi nel 2011 a 5.500, di cui 2
mila stranieri, mentre le imprese sono scese da 1.254 nel 20 10 a
1.149 nel 2011 con un calo
dell'8,37%. La crisi non colpisce
solo le grandi imprese: il 60% degli occupati lavorano in aziende
con un massimo di 10 addetti.
«1190% delle imprese - prosegue
il sindacalista - ora fa ricorso alla cassa integrazione per mancanza di lavoro». Con una ricaduta negativa nell'indotto. «Le
piccole imprese e gli artigiani
stanno subendo dei contraccol-
pi. Si registrano difficoltà nei pagamenti' da aziende che chiudono per fallimento, per quanti lavorano per conto terzi, o per la
stretta creditizia che parte dalle
banche e passa anche attraverso
i committenti privath>.
Nel frattempo altre aziende
hanno dovuto fare i conti con la
mancanza di lavoro e chiudere o
fallire. Dopo gli 80 posti persi a
Chiusaforte con Agriforest, altre
imprese hanno dichiarato forfait: Idea edile di Venzone, 30 addetti, Finrnar srl di Buia, 30 addetti, De Sabbata costruzioni di
Maiano, 30 addetti, Sostero costruzioni di Lignano che ha fallito dopo aver investito a Ravascletto e Villa Santina. «Le grandi imprese stanno cercando
commesse al Sud (la Vidoni in
Calabria) o all' estero (Serbia,
Croazia, Corno d'Africa), questo
- termina Gerin - porterà a mantenere la struttura, ma la manodopera sarà ricercata nei posti
dove è ubicato il lavoro».
Gino Grillo
IDRIPRODUZIONE RISERVATA
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La grave crisi che attanaglia il
settore edile in Friuli, ma specialmente in Carnia, rischia di
provocare un esodo di lavoratori verso zone fuori regione. La
spia di questa nuova emigrazione viene da Paularo, che su 3 mila residenti conta ben 400 persone impiegate in edilizia. Un centinaio ha già abbandonato il paese, per recarsi a lavorare in Alto
Adige, nel traforo del Brennero.
La situazione è stata monitorata
dai sindacati che hanno constatato come molti edili si adattino
ad accettare occupazione in
aziende che non assicurano loro
solo un lavoro occasionale.
Il pericolo è che se la crisi non
termina, specie in montagna si
debba riprendere le valigie per
altre zone. Se da un lato i sindacati si dicono soddisfatti per il
rinnovo del contratto di lavoro
regionale che <<llonostante il momento di crisi - spiega Francesco Gerin della Fillea Cgil- vede
un aumento del 6% tra indennità' mensa e quant'altro», dall'altro non si prospetta ancora la fine dell'emergenza. I sindacalisti
che hanno effettuato un vertice
sulla situazione, Francesco Gerin della Fillea Cgil, Mauro Rainis del Fenail Uii e Valentino
Bertossi del Filca Cisl- harmo rimarcato come non si veda ancora la fine del tunnel.
«Speriamo che il 2012 si attesti sui dati del 2011. La crisi toccherà duro ancora nel prossimo
armo, e solo nel 2014-2015 si prevede una prima timida ripresa».
I sindacalisti sciorinano i numeri dell'emergenza: in provincia
gli appalti pubblici sono scesi
dai 6 mila del 2009 ai 5.200 del
2011, mentre il settore privato è
passato dai 4.544 appalti ai 4286.
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Prata, la Pescarono è in liquidazione
Tramonta un altro simbolo. 1131 agosto finita la cassa integrazione, i dipendenti (una cinquantina) sono a "disposizione"
t PRATA
Tramonta un altro simbolo
dell'industrializzazione nella
zona del mobile. È stato posto
in liquidazione il mobilificio
Pescarollo srl di Prata. L'azienda di via Oderzo, fondata nel
lontano 1948 da Arduino e Virgilio Pescarollo e sviluppatasi
rapidamente grazie alla qualità dei materiali, la capacità tecnica, la ricercatezza delle linee
di design e le finiture, sta vivendo i giorni più difficili della sua
storia. Il31 agosto, infatti, si è
esaurita la cassa integrazione
straordinaria per i residui dipendenti, che ormai non raggiungono la cinquantina di
unità fra operai e impiegati.
Ieri si è tenuto un incontro
fra i rappresentanti della proprietà e i sindacati per conosce-
re il futuro dell'azienda, entratain crisi nera da un paio d'anni. Il mobilificio, che sorge proprio di fronte al colosso Friulintagli spa, è specializzato nella
produzione di mobili sia per il
settore giorno che per il settore
notte, ma non sembra essere
più in grado di uscire dal grave
impasse causato dal calo degli
ordinativi. La mancanza di liquidità, nonostante l'immissione di capitale fresco da parte degli stessi componenti della famiglia Pescarollo, rimasti
molto attaccati all'azienda di
famiglia, ha causato il mancato pagamento delle ultime
mensilità ai lavoratori che sono allo scoperto ormai da luglio.
Con la messa in liquidazione
del mobilificio, in scena è entrato un pool di professionisti
incaricati di verificare la copertura finanziaria e la capacità di
onorare gli impegni con i lavoratori, i fornitori e i vari creditori. «Non c'è stato nient'altro da
fare che prendere atto della
messa in liquidazione - ha confermato Cristiano Danelon di
Fillea-Cgil-. Il prossimo incontro, che dovrebbe tenersi a fine
mese, sarà più chiaro nello stabilire quali sono le intenzioni
della proprietà, una volta verificata la situazione finanziaria.
Per il momento, infatti, tutti i
lavoratori sono a disposizione
dell'azienda. Ci sono ancora
degli ordini da evadere, poi si
vedrà».
Un tempo attivo sui mercati
europei e nordamericani, il
mobilificio, sorto inizialmente
a
Portobuffolé,
quindi
"emigrato" a Prata a seguito de-
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gli eventi alluvionali, è a un
passo dalla fine, dopo 64 anni
di storia. «Ci auguriamo che
possa esserci un proseguo
aziendale dopo le adeguate verifiche - spera Sonia Quatrida
di Filca-Cisl-. Il futuro è oggi
incerto: la cessata attività potrebbe trasformarsi in un concordato. In ogni caso sono da
salvare dei posti di lavoro».
I dipendenti della Pescarollo, come quello di altri mobilifici, provengono da svariate località del Pordenonese ma anche del Trevigiano. Dopo il
crac del gruppo Florida, il fallimento della Barriviera Cappe e
il soffocamento di numerosi
terzisti e fornitori, è ancora Prata a dover pagare il prezzo maggiore alla crisi economico-occupazionale.
Giacinto Bevilacqua
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Una delle proposte di arredo della Copat di Maron di Brugnera
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La 'Biliardi Schiavon'
mandaacasa
gli ultimi dipendenti
La storica azienda di Voltabarozzo famosa in tutto il mondo
continuerà con la famiglia dei titolari. Durissime proteste
• PADOVA
Simonetta Schiavon
lo Galan e signora Sandra ed è
stata anche ospite in numerose
trasmissioni di Mediaset.
La sindacalista che sta conducendo la vertenza con l'azienda
è Rosanna Tosato, della Fillea-CgiL «Noi del sindacato abbiamo aspettato tutta l'estate in
attesa della risoluzione che i fratelli Schiavon avevano in famiglia» spiega la sindacalista.
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La storica azienda "Biliardi
Schiavon" fondata nel 1935 da
Giuseppe Schiavon in via Cesare Battisti e trasferita, negli anni
'60, a Voltabarozzo in via Piovese, ha effettuato una drastica
dieta dimagrante. Dopo una
vertenza andata avanti per tutta l'estate la società, oggi nelle
mani di papà Renzo e del figlio
Fabrizio, a causa del calo delle
commesse, dovuto alla crisi
mondiale del settore, ha mandato a casa gli ultimi cinque dipendenti ed ha mantenuto nel
suo organigramma soltanto i familiari, tra cui Simonetta e Sandra' figlie del fratello di Renzo,
Zelindo Schiavon.
Tra l'altro Simonetta, sino a
dieci anni fa è stata uno dei personaggi più popolari della città
perché ha sempre partecipato
con assiduità ai salotti padovani, ad esempio a quelli che organizzava la stilista di alta moda
Rosy Garbo, dove erano di casa
anche KatiaRicciarelli, Giancar-
«Sembrava che la società restasse saldamente nelle mani di Zelindo. Invece, tra luglio ed agosto, l'azienda è stata affidata,
definitivamente, al fratello Renzo ed ai suoi figli. A sorpresa,
poi, sono arrivate le lettere di licenziamento per tutti i dipendenti eccetto, naturalmente, i
familiari. A questo punto saremo irremovibili per far rientrare i licenziamenti anche a costo
d'intraprendere una vertenza
durissima attraverso lo studio
legale dell'avvocato Giancarlo
Moro».
E Tosatto va oltre: «Siamo
preoccupati anche perché, senza più dipendenti diretti, la Biliardi Schiavon rischia di chiudere i battenti per sempre oppure di diventare un'azienda
meramente commerciale senza avere più al suo interno la
storica falegnameria che, per
decenni, ha tenuto alto nel
mondo l'immagine di Padova e
delnordest».
Felice Paduano
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