il vin brulè piacere avvolgente una sfogli at ina
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il vin brulè piacere avvolgente una sfogli at ina
19 ECO DI BIELLA SABATO 3 NOVEMBRE 2012 Piaceri di Casa Anticipiamo, oggi, Tuttomele di Cavour (TO) del 10-18 novembre. La trentatreesima edizione presenta, come tradizione, la rassegna delle migliori qualità di mele provenienti dai migliori produttori di dieci comuni piemontesi. Ottima occasione quindi per un’eventuale provvista di questi frutti per i mesi invernali. L’edizione 2012 offre in più una ricchissima serie di eventi che comprende gli stand delle mostre Tuttoeco, Tuttosposi, Tuttogusto, Expo outdoor, le rassegne Colombofila ed Arte sacra Le rubriche degli esperti di Eco di Biella sui piaceri e le passioni: in cucina, in casa, nell’orto e in giardino Per contatti o suggerimenti: [email protected] parrocchiale, alcuni concorsi ed un breve corso di potatura. Da non dimenticare il Gusto della mela, rassegna di sidri, distillati e trasformati di frutta ed anche le tradizionali, irrinunciabili, Frittelle di mele. Infine ancora svariati giochi presso il Melapark e la ormai classica maratona Appel run di 10,5 chilometri. Ingresso gratuito, orari : sa-do-ma-gio. 10-23, negli altri giorni 15-23. Info: Procavour tel. 0121-68194, www.tuttomele.net l V.R.R. Il buon mangiare Il buon bere IL VIN BRULÈ PIACERE AVVOLGENTE Irrinunciabile bevanda corroborante, che tradizionalmente a partire da Ognissanti accompagna feste e celebrazioni fino al Carnevale, il vin brulè nasce probabilmente nel periodo Romano, quando il suo predecessore, il “conditum paradoxum” era di largo consumo e le spezie contribuivano alla conservazione del vino. Nel Medioevo invece si consumavano vini speziati freddi, come l’“Ipocras”, che somigliavano al moderno vin brulé per le spezie usate e per il sapore. Nell’Ottocento in Francia era chiamato “vino dei poeti di strada" indispensabile per dare loro, nelle lunghe serate invernali, il giusto conforto e l’ispirazione durante le rappresentazioni teatrali per le vie parigine. Il costume di bere vino cotto, con varianti nelle preparazioni, si è diffuso ampiamente tra le popolazioni alpine e nei paesi europei più freddi. Il vin brulé si prepara riscaldando vino rosso, nella versione tradizionale, o vino bianco, aggiungendo zucchero a piacere e diverse spezie, tra le quali non possono mancare la cannella e i chiodi di garofano. In alcuni ricette si utilizzano anche anice stellato, fettine sottili di mela, scorze di IN ARRIVO TUTTOMELE A CAVOUR limone, spicchi di mandarino o una grattuggiata di zenzero. Le spezie possono venir inserite direttamente nel vino oppure raccolte in una garza sterile, opportunamente legata con spago da cucina. I vini utilizzati variano nelle diverse regioni. In Germania si utilizza di solito vino rosso, nell’Italia settentrionale e alcune province tedesche anche vino bianco, in Austria entrambi. Le ricette che contengono invece rum, acquavite o liquori come l’amaretto, in realtà andrebbero considerate varianti del punch. Una volta raggiunta l’ebollizione, si procederà, con tutte le cautele del caso, avvicinando una fiamma alla superficie del liquido per bruciare rapidamente l’alcool etilico. Quando la fiamma azzurrognola si sarà esaurita il vin brulè potrà essere servito, in bicchieri di vetro, o meglio in tazze di ceramica. Prezioso nella sua semplicità, è senz’altro il migliore alleato per affrontare i rigori delle giornate invernali. l Sara Colombera Il bel vedere Ieri, 2 novembre sono passati dieci anni esatti dalla morte di Pierre, ristoratore a Biella che credo in molti non abbiano ancora dimenticato. Per dare un senso a questo mio ricordo, non dirò che eravamo amici, ma ci conoscevamo bene con reciproca stima. Da grande conoscitore di vini e distillati aveva nei suoi esercizi una scelta pazzesca ed idee personalissime sui loro abbinamenti. Un mattino che ci eravamo incontrati nel parcheggio della Standa, in un breve scambio di vedute mi disse che lui non rinnegava un buon panino col salame, ma che andava abbinato al Romanée Conti, uno dei vini più importanti francesi. Bottiglia che lui avrebbe accostato più volentieri alla sua personale rielaborazione del filetto di manzo, cotto ed accompagnato da una riduzione al vino rosso, sormontato da una scaloppa di foie gras passata alla padella rovente, il tutto sotto una coltre di sfoglie di tartufo bianco. È stato un vulcano di idee, ed in qualche esercizio a Biella ancora aperto, si ritrovano le tracce visibili delle ristrutturazioni che ha operato. Dotato di notevole entusiasmo e capacità di vendita, in quella stessa occasione mi confessò il segreto che calamitava nei suoi locali numerosi estimatori: «Tratto tutti come dei principi». Ci lasciammo con un reciproco attestato di stima. «Peccato che non ho in sala uno come te» gli dissi, e lui prontamente rispose: «Perché non apriamo un locale insieme?». Oggi dedico alla sua memoria una preparazione povera/ricca che gustò in una sua visita nel mio esercizio di Candelo: sfogliatina con robiola tiepida al rosso d’uovo caldo e fluido, con lamelle di tartufo bianco (lui non sarebbe d’accordo, ma va bene anche il nero). Ingredienti monoporzione: robiola gr 100, uovo n° 1, tartufo bianco gr 10, pepe nero appena macinato, un quadrato di pasta sfoglia di cm 10. Porre la sfoglia sopra una coccotte rovesciata e farla cuocere a 180° finché diventa ben brunita. Mettere la robiola in una fondina, condirla con poco pepe nero e lavorarla con una forchetta fino a ridurla una crema. Trasferire la robiola nella sfoglia e tenerla in forno caldo finché intiepidisce. Cuocere l’uovo a la coque quattro minuti, aprirlo con attenzione e far scivolare il rosso sulla robiola. Lamellare sopra il tartufo e servire. l Angelo Angiulli Il bene stare CON IL FREDDO TORNANO LE VIOLE In questi giorni non vi è bancale di garden center o grandi magazzini che non offra, a centinaia, le piantine di viola tricolor, meglio conosciuta come viola del pensiero. Pianta estremamente popolare quindi anche per il suo costo che, nonostante la bellezza e la grazia dei suoi fiori, è modestissimo. Con poche decine di centesimi si può infatti avere un fiore che rallegri l’inverno e duri sino a primavera inoltrata. La viola del pensiero, di origine europea, detta dai francesi pensèe e dagli inglesi pansy non è di antica tradizione. La sua diffusione, riferisce Pizzetti, inizia nella Germania della seconda metà del cinquecento mentre quella che, attraverso successive ibridazioni, oggi conosciamo, è databile alla seconda dell’ottocento. Da quel tempo la sua diffusione è tutta in crescendo anche grazie alle sue poche esigenze: terreno leggero in cui siano presenti torba e sabbia per un buon drenaggio, posizione lievemente ombreggiata ma vive benissimo anche al sole, innaffiature non eccessive, una leggera pacciamatura. Meglio un impianto non troppo fitto, quindici-venti piantine per metro quadrato non più di quattro se in cassetta Durante la fioritura, ogni venti-trenta giorni, un concime liquido in cui abbondi il potassio. Questi coloratissimi fiori non temono il freddo e neppure la neve sotto la quale, seppure un po’ intristiti, continuano a vivere ed a sbocciare, impavidi, pronti alla prorompente fioritura primaverile. Vivranno quindi in allegria, immuni da parassiti, sino a quando, a inizio giugno, compariranno gli afidi, segnale del termine della loro stagione. Sarà opportuno, sebbene con rimpianto, eliminarli . Russel Page maestro del colore in giardino, ne propone un’aiola in giallo limone, blu e bianco ponendo a contrappunto, tulipani bianchi e giallo chiaro ma un solo vaso, intrepido su un UNA SFOGLIATINA RICORDANDO PIERRE davanzale, può rallegrare chi lo possiede anche nei mesi invernali. Ad una sola condizione, rimanere sempre all’aper to. Chi ama donare fiori conoscendone il linguaggio, ricordi che se la corolla è violetta indicherà amore e confidenza, se porpora, sentimenti profondi, se gialla speranza e buona sorte, se bianca stima e rispetto. l Vittorangela Riva Rossaro DA ODILIA, SALOTTO DEL DESIGN A Milano in Corso Venezia al numero 10, a due passi dalle centralissime via della Spiga e Montenapoleone, nel cuore pulsante della moda italiana e mondiale, dove il lusso è un modo di essere e non solo di acquistare, nel 2011 ha aperto uno spazio innovativo di stile e di design capace di stupire: “IL 1O Milano”. Accessibile su appuntamento (www.il10milano.it) è gestito dalla splendida proprietaria Odilia Prisco come un salotto di casa, in cui trovarsi e ritrovarsi a discutere di arredo, tendenze, qualità, su misura e di tutto ciò che rende uno spazio davvero elegante ed accogliente (nella foto uno scorcio). Odilia vi riceverà e potrete imbastire insieme il vostro progetto, coccolati dall’estrema competenza e disponibilità di chi ama il proprio mestiere e ha saputo fare della ricerca delle novità il proprio punto di forza, rimanendo sempre certi della qualità del servizio e del risultato finale a cui giungerete. “IL 10 Milano” è una Concept Room, termine nuovo per indicare l’incrocio tra uno Showroom d’arredamento ed un Concept Store di complementi, dove potrete trovare architetti, interior designer ed appassionati insieme ad aziende esclusive per tecnologie, servizio e proposte. Davvero una ricerca unica nel suo genere, che spazia da una selezione di mobili, di complementi d’arredo e di tessuti, per passare accanto ai profumi d’ambiente e la loro storia, per arrivare al food design sino al fashion. Anche il giardino, orizzontale o verticale che sia, di verdure, piante o fiori, rigenerante, rilassante o terapeutico, viene esplorato in questa continua e costante ricerca del bello, che si spinge anche a viziare, nell’area Pet, con un’accurata scelta di cucce di design, ciotole, collari, abitini su misura anche i nostri animali domestici più esigenti. Un crocevia dinamico di aziende d’eccellenza, alla ricerca di un nuovo concetto di vendita che garantisce l’estrema customizzazione del prodotto e il piece unique. Difficile fermare l’attenzione sui prodotti in esposizione a “IL 10”, nel suo divenire incessante raccoglie e propone ogni mese articoli, eventi ed iniziative nuove. Situato all’interno dello splendido cortile del Palazzo Fontana Silvestri di fine XV secolo, dal progetto attribuito al Bramante, si entra in punta di piedi, come in casa di un collezionista, e si esce entusiasti ed arricchiti, dopo aver scoperto la storia di ogni pezzo esposto. Un design di lusso basato non solo sull’apparenza ma soprattutto sulla sostanza, dove il logo, quando esiste, è effettivamente garanzia di bellezza e qualità difficili da ritrovare oggi che siamo in balia della comunicazione e privi di strumenti autentici per valutare quanto ci circonda. Proposte, insomma, come ama ricordare Odilia, che sono come fiori inattesi che ci aspettano all’ombra di un cortile per stupirci. l Daniele Basso