BOLSCEVISMO-COMUNISMO-MARXISMO

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BOLSCEVISMO-COMUNISMO-MARXISMO
Nome file
LFF45_VF3.pdf
Data
1929
Contesto
LFF
Autore
S Freud
Liv. revisione
Pubblicazione
Lemmi
Bolscevismo
Comunismo
Filosofia
Freud Sigmund
LFF
Marxismo
VERENNA FERRARINI
LABORATORIO FILOSOFICO FREUDIANO
BOLSCEVISMO-COMUNISMO-MARXISMO
I comunisti pensano di aver trovato la via per liberarci dal male. L'uomo è
senza alcun dubbio buono, ben disposto verso il suo prossimo, ma l'istituzione
della proprietà privata ha corrotto la sua natura. Il possesso dei beni privati dà a
certuni il potere esponendoli alla tentazione di maltrattare il vicino; d'altra parte chi
è escluso dal possesso necessariamente si ribella in odio al suo oppressore. Se si
abolisse la proprietà privata, se tutti i beni fossero messi in comune e tutti
potessero prendere parte al loro godimento, malevolenza e ostilità tra gli uomini
scomparirebbero. Soddisfatti tutti i bisogni, nessuno avrebbe più ragione di vedere
nell'altro un nemico; tutti si addosserebbero volentieri il lavoro necessario. Non è
affar mio la critica economica del sistema comunista; non posso sapere se
l'abolizione della proprietà privata sia opportuna e proficua. (1) Ma sono in grado di
riconoscere che la sua premessa psicologica è un'illusione priva di fondamento.
Con l'abolizione della proprietà privata si toglie al desiderio umano di aggressione
uno dei suoi strumenti, certamente uno strumento efficace ma, ne sono certo, non
il più efficace. Quanto alle differenze di potere e prestigio, che l'aggressività usa a
proprio uso e consumo, nulla è stato in esse mutato, nulla cambia dunque
nell'essenza dell'aggressività. Essa non è stata creata dalla proprietà, dominava
quasi senza restrizione nei tempi primordiali, quando la proprietà era ancora
estremamente ridotta, già si palesa nel comportamento dei bambini, quando la
proprietà ha appena abbandonato la forma anale originaria, costituisce il sostrato
di ogni relazione tenera e amorosa tra esseri umani, con l'unica eccezione, forse, di
quella tra la madre e il figlio maschio. Se si sopprime il diritto personale ai beni
1
materiali, il privilegio rimane nelle relazioni sessuali, ora diviene inevitabilmente
fonte di grandissima invidia e rabbiosa ostilità tra esseri umani che per altri
rispettisono stati messi sullo stesso piano. Se si abbattesse anche questo elemento
e si pervenisse alla completa liberazione della vita sessuale, se si abolisse cioè la
famiglia, cellula germinale della società, pur non potendosi prevedere le nuove vie
che imboccherebbe l'evoluzione della civiltà, una cosa sarebbe certa: che questo
aspetto incancellabile della natura umana la seguirebbe anche colà.[...] Non fu un
puro caso che il sogno germanico del dominio del mondo facesse appello
all'antisemitismo come a suo complemento, e non è inconcepibile che il tentativo
di stabilire una nuova civiltà comunista in Russia trovi il suo sostegno psicologico
nella persecuzione della borghesia. Ci si chiede soltanto con apprensione che cosa
si metteranno a fare i Sovietici dopo che avranno sgominato la loro borghesia.
(1)
Chi nei suoi giovani anni ha assaggiato l'amarezza della povertà, ha sperimentato
l'indifferenza e l'arroganza dei possidenti, dovrebbe essere al riparo dal sospetto di non avere
comprensione e benevolenza per gli sforzi intesi a combattere la disuguaglianza di condizione
economica fra gli uomini e ciò che da essa deriva. Certo, se questa lotta si vuole richiamare
all'astratta esigenza dell'uguaglianza fra tutti gli uomini, conforme a giustizia, un'obiezione ovvia è
che la natura, concedendo ai singoli le più diverse doti fisiche e attitudini spirituali, ha istituito
ingiustizie contro cui non c'è rimedio.
S. Freud (1929), Il disagio della civiltà , OSF vol.10, Bollati Boringhieri, pp. 600-602
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