DISPENSA Leadership full-time RU
Transcript
DISPENSA Leadership full-time RU
Modulo - Leadership Materiale di lettura A cura di Stefano Poli Master in Amministrazione e Gestione delle Risorse Umane INDICE 1. LEADERSHIP E MANAGEMENT PAG. 03 2. LEADERSHIP E CAMBIAMENTO PAG. 05 PAG. PAG. 06 07 PAG. PAG. PAG. 09 11 12 PAG. 16 PAG. 19 7. STILI DI LEADERSHIP E GRUPPI DI LAVORO PAG. 23 8. L’OMBRA DELLA LEADERSHIP PAG. 25 9. IL “PROFILO” DELLA LEADERSHIP PAG. 27 10. ALCUNI TESTI DI RIFERIMENTO PAG. 30 3. IL RUOLO DEL LEADER : 3A. LE RESPONSABILITÀ MANAGERIALI 3B. LE ATTESE DEI COLLABORATORI 4. LA LEADERSHIP EFFICACE: 4A.LE QUALITA’ DEL LEADER 4B. IL POTERE COME POTENZIALE D’INFLUENZA 4C. GLI STILI DI LEADERSHIP 5. LA MATURITA’ DEL COLLABORATORE 6. STILI APPROPRIATI AL LIVELLO DI MATURITA’ DEL COLLABORATORE 2 1. LEADERSHIP E MANAGEMENT Complessi e veloci cambiamenti ambientali in corso, pensiamo alla concorrenza internazionale, alla deregulation, all’accelerazione dell’innovazione tecnologica, alla saturazione dei mercati determinano esigenze di cambiamenti organizzativi verso più alti livelli di performance. L’attenzione attuale alla tematica della leadership può essere collegata alla necessità di creare motivazione e sviluppo delle risorse umane in una situazione di turbolenza come quella legata al cambiamento. In questo contesto, assume sempre più rilevanza la necessità di una leadership efficace per il successo futuro delle organizzazioni. Cosa si intende per leadership, o per leadership efficace? Esistono differenze fra leadership e management? Leadership e management sono due facce di una stessa medaglia, differenti per funzioni e modalità, sempre più complementari nella guida delle aziende: la leadership come valore aggiunto del management, il management come concretizzazione della leadership. Il nostro percorso parte da qui: da questa complementarità e differenza, cercando di delineare i contorni con due definizioni. Leadership: si fonda sulla capacità di influenzare e motivare gli altri a lavorare affinché raggiungano gli obiettivi generali dell’organizzazione oltre che dei loro obiettivi particolari. Implica segnare un cammino, farsi seguire e non eseguire dai collaboratori. Leadership formale: connessa alla posizione aziendale, tipica del top management. Leadership sostanziale: la capacità di farsi seguire, di guidare sul campo, di costruire e di diffondere la visione. Management: Il management include i processi, sia mentali che fisici, che hanno come fine raggiungere gli obiettivi dell’organizzazione mediante il lavoro e gli sforzi dei collaboratori. Si sostanzia nelle attività che riguardano la quotidianità, dall'assegnazione dei ruoli nel proprio team, al controllo e alla valutazione delle performance. In tal senso, il management è un termine vasto, che comprende la leadership ma anche le funzioni di pianificazione, organizzazione e di 3 controllo . La leadership, invece, è una forma più restrittiva di attività manageriale, che ha il suo fulcro nei rapporti interpersonali fra un leader e uno o più collaboratori, con lo scopo di accrescere l’efficacia organizzativa. In questa ottica, la leadership è un processo di influenza sociale, nel quale il leader sollecita la partecipazione volontaria dei subordinati allo sforzo per raggiungere gli obiettivi organizzativi. Non sempre i due aspetti si trovano insieme nelle aziende: la leadership di solito è vista come prerogativa del vertice, il management, del livello direttivo intermedio. Auspicabile sarebbe, in questi anni di grandi cambiamenti, trovare una leadership più diffusa, calata dall'alto verso il basso dell'organizzazione, ma anche esercitata a livello intermedio: un maggior esercizio della leadership sostanziale. Certamente stiamo assistendo negli ultimi tempi a un aumento dell'operatività quotidiana del manager, dovuto principalmente a due fattori: • il contatto sempre più diffuso verso il mondo esterno, il mercato; • il peso delle procedure interne, che, se da una parte hanno contribuito a razionalizzare l'organizzazione, dall'altra richiedono sempre più tempo per essere espletate: si pensi per esempio alla procedura della qualità e a suoi formulari. Questo peso a volte genera una sorta di panico o di forte stress manageriale: il timore è di non aver il tempo o le energie necessarie. La situazione spesso impone delle scelte non facili, rischiose, delle quali il manager si deve assumere le responsabilità: la componente d'ansia legata al ruolo cresce. Tutto ciò a volte annebbia la visione, impedisce di vedere oltre il qui e ora e questo certamente non aiuta lo svilupparsi di una leadership sostanziale. 4 2. LEADERSHIP E CAMBIAMENTO L’introduzione di un cambiamento è, di per se, un opera monumentale. Per definizione, il cambiamento richiede uno spostamento dalla piacevole abitudine dello status quo. Lo sforzo richiesto per superare questa inerzia è enorme. Una leadership che incoraggia un clima di supporto all’assunzione di rischi e alla presa di decisione, può far emergere un interesse personale per i risultati che il gruppo di lavoro intende perseguire. Non ci si può immergere in un lavoro senza esserne interessati! La logica è semplice e difficile da ignorare: per raggiungere un obiettivo elevato, deve esserci cambiamento; perché il cambiamento avvenga, deve essere presa una decisione; perché la decisione sia presa, deve essere fatta una scelta; per fare una scelta deve essere assunto un rischio; per incoraggiare l’assunzione di rischio, deve esistere un clima “di supporto”; un clima “di supporto” si dimostra attraverso un comportamento di leadership partecipativa; il leader definisce e diffonde chiari segnali che incoraggiano i membri del team ad agire. La persona giusta nel ruolo di leader può aggiungere valore ad ogni investimento di gruppo. Il ritorno sugli investimenti equivale al valore che un’azienda è disposta a dare alle proprie persone: l’autonomia decisionale, una sempre maggiore responsabilità, un coinvolgimento diretto nel processo decisionale, una presa di coscienza delle proprie capacità e competenze, eventuali sfide, prontezza e flessibilità di risposta, la crescita delle capacità ed un’abilità personale sul mercato. La leadership è la capacità di occuparsi di problemi in modo intuitivo, rapido e forse imprevedibilmente esatto. Viene invocata di solito con riferimento a persone abili nel campo interpersonale. Il termine può applicarsi altrettanto bene a individui che sembrano in grado di pianificare in anticipo, di sfruttare opportunità, di guidare il loro destino e quello di altri in un modo prudente, non contaminato da gergo tecnico, ideologie o teorie elaborate, ma forse non pertinenti. Un individuo dotato di leadership sembra distinguersi per la capacità di sintetizzare una grande quantità di informazioni e di utilizzarla in un piano d’azione generale ed efficace. 5 3. IL RUOLO DEL LEADER 3A. LE RESPONSABILITÀ MANAGERIALI Guidare un'organizzazione aziendale e le persone che ne fanno parte, gestire le attività e le prestazioni, ottenere i risultati e sostenere il confronto con i competitor, sviluppare il business e le risorse sono le responsabilità che ogni giorno, manager e leader, devono sostenere, affrontando e superando gli ostacoli che si presentano per garantire il futuro alla organizzazione di cui fanno parte. Queste responsabilità hanno contenuti e aspetti differenti a seconda della posizione, dell'azienda in cui si lavora, della sua cultura, dei collaboratori, a seconda anche dell'ambiente esterno e del mercato che condizionano azienda, culture e persone. Tuttavia, al di là delle diversità, in ogni ruolo direttivo possono essere rintracciate due grandi aree di responsabilità, legate al concetto della leadership, che da una parte chiariscono ciò che l'organizzazione richiede per essere guidata e dall'altra danno significato al ruolo in quella posizione. Le due aree di responsabilità manageriale, a cui ci riferiamo in questa lettura, sono: Responsabilità organizzativa. Garantire la miglior organizzazione delle attività, delle risorse, delle modalità operative che regolano i comportamenti del singolo e collettivi. Garantire la migliore organizzazione delle attività significa: • definire i piani d'azione. • organizzare l'attività delle risorse. • attivare i necessari meccanismi operativi (norme procedurali, flussi informativi, riunioni operative). • monitorare l'attività stabilendo i parametri di riferimento. Le funzioni da presidiare in questa area riguardano la pianificazione, l’organizzazione ed il controllo. Responsabilità gestionale . Ricoprire un ruolo direttivo significa occuparsi delle risorse umane, 6 che dell'organizzazione sono parte integrante, e delle problematiche loro connesse. Gestire e far crescere le risorse assegnate significa: • • • • • ascoltare e dare feed-back; motivare; delegare e formare; addestrare sul campo; valutare le prestazioni; Le funzioni da presidiare in questa area riguardano la comunicazione, la motivazione, lo sviluppo e la valutazione. 3B. LE ATTESE DEI COLLABORATORI Probabilmente il carattere distintivo di un leader efficace è la sua capacità di definire, stabilire, ed essere condotto da principi guida. Questi principi rappresentano gli standard di risultato quotidiani, ciò che tutti i membri di un team, leader compreso, dovrebbero aspettarsi l’uno dall’altro, ogni giorno. Il leader quindi gestisce i principi e i principi gestiscono il team. Questi principi possono essere raggruppati in due categorie: 1. cosa il team dovrebbe aspettarsi dal leader; 2. cosa il leader dovrebbe aspettarsi da ciascun membro e ciascun membro dovrebbe aspettarsi dagli altri; 3. i principi di leadership che dovrebbero supportare un clima decisionale partecipativo in cui i membri del team siano disponibili ad assumersi rischi. 1. Le aspettative nei riguardi del leader. I principi su cosa i collaboratori potrebbero aspettarsi da un leader possono essere così sintetizzati: - mostrare un impegno personale verso gli obiettivi del gruppo; - non diluire le energie del team con troppe priorità; - essere equo ed imparziale verso tutti; 7 - essere disponibile per confrontare e risolvere i problemi associati con inadeguate performance del gruppo; - essere aperto a nuove idee e informazioni provenienti dai membri del team. 2. Le aspettative nei riguardi dei collaboratori. I principi su cosa il leader potrebbe aspettarsi dai propri collaboratori: - dimostrare una reale comprensione del proprio ruolo e della propria responsabilità; - dimostrare giudizi obiettivi e fondati sui fatti; - collaborare con efficacia con gli altri membri del team; - dare agli obiettivi di gruppo una priorità più elevata di ogni altro obiettivo personale; - dimostrare disponibilità, dedicare qualsiasi sforzo dove fosse necessario per il raggiungimento degli obiettivi del gruppo; - essere disponibile a condividere apertamente informazioni, percezioni, e feed-back; - offrire aiuto agli altri colleghi quando sia necessario e appropriato; - dimostrare un elevato standard di eccellenza; - contribuire a e supportare le decisioni del team; - dimostrare coraggio delle proprie convinzioni attraverso il confronto diretto su problemi importanti; - dimostrare leadership per contribuire attivamente al successo del team; - rispondere costruttivamente ai feed-back degli altri. 3. Il clima decisionale partecipativo. Il terzo gruppo di principi, probabilmente il più importante, riguarda la creazione di un clima di supporto al processo decisionale: - creare un ambiente che permetta alle persone di esibire disponibilità all’azione che genera entusiasmo e impegno verso gli obiettivi di gruppo; - offrire ai membri del team fiducia nell’assumere rischi, nel fare scelte e nel contribuire attivamente al successo del team. La fiducia nelle decisione è direttamente correlata ai principi stabiliti dal leader. 8 4. LA LEADERSHIP EFFICACE 4A. LE QUALITÀ DEL LEADER Se cerchiamo quali debbano essere le qualità di un capo, guardiamo al complesso di attributi che normalmente ha un leader: Pensiero chiaro L'intelligenza può essere un fattore ereditario, ma la capacità di pensare lucidamente e di trasmettere questo pensiero agli altri può essere migliorata e sviluppata attraverso l’addestramento. Molto spesso il pensiero chiaro è associato al senso della direzione che nelle organizzazioni è indispensabile. Il leader deve far sì che il processo di pensiero venga condiviso dai propri collaboratori così che non sia richiesto loro di seguirlo in base ad una fede cieca (Capacità di persuasione, Capacità di Comunicazione). Ad esempio, è molto importante dimostrare di avere le idee chiare nelle conversazioni e nelle presentazioni e questa capacità può essere misurata dal grado di coinvolgimento e dalle risposte degli ascoltatori. Pensare lucidamente anche se sottoposti ad una grossa pressione è il segno di un buon leader. Una costante confusione non è buon segno. Intuito E' l’abilità di vedere la soluzione di problemi complessi o meno molto in anticipo e spesso senza che tutti i fatti abbiano un ordine ovvio. E' come se la persona che possiede l'intuito sia capace di vedere la configurazione degli eventi prima ancora che essi accadano effettivamente e sappia prendere le decisioni appropriate (Analisi dei problemi e Soluzioni). Alcune persone pensano di essere in grado di razionalizzare il processo di intuizione, ma purtroppo esso è una risorsa innata. Sicuramente si può affermare che essa riflette uno stile "proattivo" del manager piuttosto che uno "reattivo". 9 Iniziativa Mentre molte persone rimangono in attesa che qualcosa accada, il leader prende l’iniziativa e fa accadere qualcosa. E' preparato per prendere la testa del gruppo, per dare suggerimenti e trascinare le persone a seguirlo. In ogni riunione troverete sempre qualcuno pronto a prendere l'iniziativa, mentre gli altri saranno contenti di essere guidati. Egli ha una grossa capacità di guidare un gruppo e sviluppare il lavoro di un gruppo all’interno del suo ambiente lavorativo. Coraggio Poche decisioni vengono prese interamente senza rischi, ma il leader sa che potrebbe sbagliarsi e sa che se ha torto si prenderà anche la relativa responsabilità. Un leader forte tiene per sé la colpa e passa i successi ai suoi collaboratori. Molte persone se richieste di prendere il comando possono dire "…perché proprio io ?…"; il vero leader ha invece il coraggio di prendersi le responsabilità e di esserne coinvolto. Entusiasmo Osservate un buon leader al lavoro e noterete che il suo entusiasmo cancella gli individualismi e accresce l'unità del gruppo. Il leader che si aspetta che il suo gruppo lavori entusiasticamente ad un compito avrà delle delusioni se lui stesso non sa dimostrare entusiasmo. Se il suo entusiasmo risulterà contagioso otterrà subito la stesso atteggiamento nel gruppo. Forza Questa è la capacità di prendere decisioni chiare, positive e nette, e metterle in opera attraverso il gruppo, lavorando in modo positivo su qualsiasi dubbio possa nascere circa il risultato. Nessun nervosismo, nessun “forse”, o “può darsi”, ma decisioni prese con sicurezza ed entusiasmo. La forza non è da confondersi con l'attitudine a gridare parlando agli altri 10 credendo così di dare più peso alle proprie parole, bensì quella di “trasmettere” la propria convinzione sulla decisione e sul volerla portare avanti. Integrità Un leader deve avere anche l’abilità di guadagnarsi il rispetto altrui. I suoi interlocutori sentono che quello che viene proposto è conosciuto dal leader, è condiviso, che l’obiettivo può essere raggiunto e che essi possono sapere in qualsiasi momento dove stanno andando. La percezione dell'onestà è importante perché le persone non vogliono lavorare per qualcuno che manca di integrità. 4B. IL POTERE COME POTENZIALE DI INFLUENZA Oggi nella letteratura manageriale si indica come uso del potere quella forza che porta a una variazione comportamentale desiderata, quindi all’influenza. Accettando la definizione di Rogers: “Il potere come potenziale di influenza” possiamo operare la distinzione tra Leadership e potere. La leadership si definisce come il processo teso a influenzare le attività di un individuo o di un gruppo, spingendoli a impegnarsi per il raggiungimento di obiettivi in una determinata situazione. La leadership è semplicemente il tentativo di influenzare, mentre il potere si può definire come il potenziale di influenza di un leader. Il potere, è la risorsa che permette a un leader di influenzare gli altri o di ottenere consenso. Possiamo classificare il potere in due categorie fondamentali: il potere della posizione il potere della persona Il potere della posizione consiste nella misura in cui il leader può determinare ricompense, punizioni e sanzioni. Proviene dai livelli più alti dell’azienda. Il potere della posizione può anche essere visto come l’autorità di determinare le ricompense e le sanzioni che sono state delegate dal vertice. 11 Il potere della persona può essere definito come la misura in cui il leader sa conquistarsi la fiducia ed il rispetto di quelle persone che sta cercando di influenzare. Si tratta del rapporto di cooperazione e di reciproco impegno che si instaura fra il leader ed i suoi collaboratori. E’ inoltre legato al modo in cui i collaboratori vedono i propri obiettivi coincidere con quelli del leader. Mentre il potere della posizione proviene dai livelli superiori dell’azienda, il potere personale viene dai collaboratori. Il potere personale non è insito nel leader. Egli deve conquistarselo giorno per giorno dai collaboratori. Il fatto che oggi lo possieda non implica che domani lo abbia ancora. Il potere della posizione ed il potere personale, pur essendo separati e distinti, costituiscono, d’altro canto, un sistema di influenze interattive: l’uno influisce direttamente sull’altro. Spesso i collaboratori sono influenzati dalla loro percezione dell’autorità del leader di attribuire ricompense, punizioni e sanzioni, e dalla sua capacità di esercitare influenza sui suoi superiori. A sua volta la misura in cui i superiori, all’interno dell’azienda, sono disposti a delegare il potere della posizione a quadri subordinati, dipende spesso dalla loro percezione del rapporto che i collaboratori hanno con costoro. 4C. GLI STILI DI LEADERSHIP Molto semplicemente lo stile di leadership è dato dalle modalità di comportamento ricorrenti così come vengono percepite dagli altri. "Gli altri si aspettano tali comportamenti perché in quel determinato modo il leader si è comportato in passato". Lo stile non è necessariamente il modo in cui il leader vede se stesso o quello da lui desiderato, ma è il modo in cui lo vedono le persone che sta cercando di influenzare. Lo stile dipende dall’interlocutore. Alcuni studiosi della leadership non tracciano questa distinzione tra stile ed autopercezione, ma questo, spesso, è causa di problemi nella comunicazione. 12 L’autopercezione è il modo in cui i leader vedono se stessi. Può esservi una notevole discrepanza fra le intenzioni del leader ed il modo in cui di fatto lo vedono i suoi collaboratori. Come esempio classico possiamo citare uno studio svolto da una società di consulenza presso una grossa azienda. Il ricercatore incaricato di effettuare le interviste raccolse dati su di una catena gerarchica, a partire dal Presidente per arrivare fino al primo livello di dirigenti. Fece ad ogni intervista questa domanda: "Lei fa uso di uno stile partecipativo?", e ad ogni livello la risposta fu "Si!". In seguito fece un’altra domanda a queste stesse persone che facevano capo l’una all’altra: "Il suo superiore fa uso di uno stile partecipativo?", e ad ogni livello la risposta fu "No!". Esiste spesso una discrepanza fra il modo in cui intendiamo presentarci ed il modo in cui gli altri ci percepiscono. Sentimenti e valori sono importanti, ma è il comportamento che determina una risposta negli altri. Ad esempio, numerose persone che hanno problemi matrimoniali spesso affermano di avere veramente a cuore il proprio coniuge, di amarlo veramente. Il problema è che tutti questi atteggiamenti e sentimenti, questo interesse, non hanno alcun impatto sul rapporto se non vengono tradotti in comportamenti verbali e non verbali percepiti Le dimensioni essenziali della leadership, all’interno delle quali si snoda l’azione dei manager-leader, sono due: La dimensione compito, riconducibile alla responsabilità organizzativa, viene definita come l’intensità con cui il leader si preoccupa di definire i doveri e le responsabilità di un singolo individuo o di un gruppo di individui. I comportamenti consistono anche nel prescrivere alle persone cosa fare, come farlo, quando farlo, dove farlo e chi debba farlo. La dimensione relazione, riconducibile alla responsabilità gestionale, viene definita come la misura in cui il leader adotta forme di comunicazione a due o più vie. I comportamenti consistono anche nell’ascoltare, agevolare e fornire sostegno. 13 Le dimensioni del comportamento orientato al compito e del comportamento orientato alla relazione ed i loro indicatori di comportamento COMPORTAMENTO ORIENTATO AL COMPITO Fissazione degli obiettivi INDICATORI DI COMPORTAMENTO Fissazione di scadenze Specificare gli obiettivi che le persone devono raggiungere Organizzare l’attività lavorativa per le persone Fissare scadenze per le attività Direzione Definire ruoli e compiti Controllo Richiedere rapporti regolari sull’andamento del lavoro Organizzazione COMPORTAMENTO ORIENTATO ALLA RELAZIONE Fornire sostegno Comunicare Motivare e sviluppare Ascoltare attivamente Fornire un feedback INDICATORI DI COMPORTAMENTO Dare sostegno, incoraggiamento e gratificazioni Coinvolgere le persone in discussioni tese a scambiare le opinioni sulle attività lavorative Prendersi cura favorendo lo sviluppo Richiedere ed ascoltare le opinioni e i suggerimenti delle persone Riconoscere i meriti, fornire un feedback sui risultati ottenuti 14 I comportamenti basati sul compito ed i comportamenti basati sulle relazioni sono due dimensioni separate e distinte e permettono di identificare quattro stili fondamentali di leadership : Stile 1: caratterizzato da livelli elevati di comportamento basato sul compito e da livelli modesti di comportamento basato sulle relazioni. Stile 2: caratterizzato da livelli superiori alla media sia di comportamento basato sul compito sia di comportamento basato sulle relazioni. Stile 3 : caratterizzato da livelli superiori alla media di comportamento basato sulle relazioni e da livelli inferiori alla media di comportamento basato sul compito. Stile 4: caratterizzato da livelli inferiori alla media sia di comportamento basato sul compito sia di comportamento basato sulle relazioni. 15 5. LA MATURITA’ DEL COLLABORATORE Il rapporto esistente fra il leader ed il collaboratore rappresenta la variabile critica nelle situazioni di leadership. Per ottimizzare il rapporto leader-collaboratore, il leader deve innanzitutto stabilire quali risultati specifici i collaboratori debbano ottenere nello svolgimento dei loro compiti, individualmente e come gruppo. Senza una chiara definizione degli esiti, degli obiettivi, delle mansioni collaterali, ecc. il leader non ha una base che gli consenta di stabilire: a) la maturità del collaboratore; b) lo specifico stile comportamentale da adottare in rapporto a quel livello di maturità. Maturità del collaboratore La maturità del collaboratore può essere definita dalla misura della capacità e disponibilità necessaria a svolgere un compito specifico di cui questi è dotato. Le persone tendono a situarsi a livelli di maturità diversi a seconda del compito che viene loro richiesto di svolgere. La maturità non è una caratteristica personale, non si tratta della valutazione delle qualità che una persona possiede, dei suoi valori, della sua età, ecc. Maturità è quanto una persona si dimostra matura in rapporto allo svolgimento di un determinato compito. Le due principali componenti della maturità sono la capacità e la disponibilità. La capacità è data dalle cognizioni, dall’esperienza e dalla competenza che un individuo o un gruppo di individui possiede in rapporto ad uno specifico compito o attività. Nel considerare il livello di capacità di altre persone è di estrema importanza fare sempre riferimento ad un compito specifico. Il fatto per esempio che una persona abbia una laurea in musica ed una ventennale esperienza come pianista concertista sarà di scarsa utilità qualora dovesse essere chiamato a disegnare il motore di un nuovo aereo a reazione. 16 E’ essenziale fissare l’attenzione sullo specifico esito desiderato e valutare le capacità dei collaboratori in funzione di un obiettivo specifico. La disponibilità è la misura in cui un individuo o un gruppo di individui si dimostra sicuro, impegnato e motivato nello svolgimento di un compito specifico. Disponibilità è solo uno dei molti termini che possiamo usare. In realtà, a volte, il vero problema non è la mancanza di disponibilità delle persone, ma il fatto che si chieda loro di svolgere un compito che non hanno mai svolto prima. Quando una persona non ha esperienza si crea in lei uno stato di insicurezza e di timore di sbagliare che non deve essere confuso con la mancanza di disponibilità. Il termine "non disponibile" è invece particolarmente appropriato quando, per un qualsiasi motivo, le persone subiscono un calo nel rendimento o perdono parte del loro impegno e della loro motivazione. Ciò significa che stanno attraversando una fase di regressione. Anche se la capacità e la disponibilità sono due elementi e concetti diversi e distinti fra loro è importante ricordare che essi costituiscono un sistema interattivo ed agiscono in via solidale. Questo comporta che il cambiamento anche di uno solo dei due fattori si ripercuota in senso globale sul rendimento. La disponibilità che un collaboratore dimostra in una situazione specifica influisce sull’uso che egli fa delle sue effettive capacità, ed influisce anche sullo sviluppo e sull’incremento delle sue cognizioni e della sua competenza. Analogamente le cognizioni, le esperienze e le capacità dimostrate nello svolgimento di un compito specifico si ripercuoteranno spesso sulla competenza, sull’impegno e sulla motivazione. I livelli di maturità del collaboratore sono dati dalle diverse combinazioni di capacità e disponibilità che le persone pongono nello svolgimento di un compito specifico. Il continuum corrispondente alla maturità del collaboratore può essere suddiviso in quattro livelli, ciascuno dei quali rappresenta una diversa combinazione di capacità e disponibilità o sicurezza del collaboratore: 17 * Livello di maturità 1 (L1) : • Non capace ma disponibile Il collaboratore non è in possesso delle capacità necessarie, ma è motivato e si impegna. • Non capace ma sicuro Il collaboratore non possiede le capacità necessarie, ma finché il leader lo affianca e fornisce la guida si sente sicuro di sé. * Livello di maturità 2 (L2) : • Scarsa capacità e mancanza di disponibilità Il collaboratore non è dotato delle capacità necessarie e manca di motivazione. • Scarsa capacità e insicurezza Il collaboratore non è dotato delle capacità necessarie e non è sicuro di se. * Livello di maturità 3 (L3) : • Capace ma talvolta non disponibile Il collaboratore è dotato delle capacità necessarie per svolgere il compito, ma talvolta non é disposto a fare uso di tali capacità. • Capace ma talvolta insicuro Il collaboratore è dotato delle capacità necessarie per svolgere il compito, ma l’idea di svolgerlo autonomamente lo rende insicuro o timoroso. * Livello di maturità 4 (L4) : • Capace e disponibile Il collaboratore possiede le capacità necessarie ed è motivato. • Capace e sicuro Il collaboratore possiede le capacità necessarie ed è sicuro di essere in grado di svolgere il compito. 18 6. STILI APPROPRIATI AL LIVELLO DI MATURITA’ DEL COLLABORATORE * Livello di maturità 1 : Stile 1 - dirigere Abbiamo un collaboratore, o un gruppo di collaboratori, ad un livello di maturità 1 in rapporto ad un dato compito specifico, sarà utile fornire elevati livelli di guida, ma poco comportamento di sostegno. Il termine che utilizziamo per descrivere questo specifico stile di leadership è "dirigere”. Indicare quindi ai collaboratori cosa fare, dove farlo e come farlo. E’ questo il tipico caso dei neo-assunti: persone molto volenterose con bisogno di imparare. Con questa fascia di collaboratori è naturalmente indicato uno stile di leadership che potremmo definire “del maestro”, e quindi direttivo, ma finalizzato alla formazione. Uno stile diverso, ad esempio uno stile permissivo, non sarebbe indicato in quanto le persone qui descritte hanno certamente bisogno di una guida, non avendo le competenze necessarie per autogestirsi. Altri termini che possiamo utilizzare per descrivere questo stile di leadership sono "guidare", "prescrivere” o "strutturare". * Livello di maturità 2 : Stile 2 - Allenare La successiva gamma di maturità è data dal livello di maturità 2. Si tratta di un individuo, o gruppo di individui, ancora privo di capacità e con scarsa disponibilità. E’ non disponibile o insicuro. Gli stili ad alta probabilità sono dati dalle combinazioni di elevati livelli di comportamento basati sia sul compito che sulle relazioni. Il comportamento basato sul compito è appropriato perché le persone non sono ancora capaci e necessitano di essere sostenuti per crescere la loro motivazione ed impegno. Definiamo questo stile come "allenare". Si differenzia dal "prescrivere" in quanto il leader non si limita a fornire la guida, ma offre anche l’opportunità di un dialogo e di chiarimenti. Il collaboratore può fare domande ed ottenere chiarimenti, anche se è sempre il leader che fornisce la guida. 19 Abbiamo visto come, per definizione, il comportamento basato sul compito consiste nel fornire il cosa, come, dove, quando e chi. Il "perché" non è incluso e questo è dovuto al fatto che gli sforzi tesi a spiegare il "perché" sono un po’ l’anello che congiunge il comportamento basato sul compito a quello basato sulle relazioni. Una delle differenze che esistono fra il dirigere ed allenare è proprio il fatto di spiegare il perché. Altri termini che si possono utilizzare per spiegare questo stile di leadership sono "vendere", "persuadere". * Livello di maturità 3 : Stile 3 - Supportare Al livello di maturità 3 troveremo un collaboratore, o un gruppo di collaboratori, capace ma che ha sviluppato solo da poco tale capacità e non ha avuto ancora l’opportunità di aumentare la propria sicurezza operando autonomamente. Un esempio di ciò può essere una persona che affronta un colloquio di vendita per la prima volta senza il supporto del direttore vendite. Al livello di maturità 3 possiamo anche trovare un collaboratore, o un gruppo di collaboratori, che si è dimostrato capace e disponibile ma che, per un motivo qualsiasi, denota un calo di motivazione. Potrebbe trattarsi di problemi personali, oppure di un conflitto con un superiore o dei colleghi, o semplicemente si è stancata di comportarsi in quel modo ed è quindi diventata "non disponibile". "Quando un individuo o un gruppo di individui è in fase di sviluppo si trova di solito in una situazione di insicurezza; quando è in fase di regressione si tratta solitamente di un problema di mancanza di disponibilità". In entrambi i casi il comportamento di leadership appropriato sarà dato da molta comunicazione a due sensi e da comportamento di sostegno unitamente a bassi livelli di direttive. Poiché hanno già dimostrato di essere in grado di svolgere quel compito, non è necessario fornire loro molte direttive riguardo a cosa fare, dove farlo o come farlo. 20 Il dialogo, il sostegno ed i comportamenti facilitanti sono i più appropriati per risolvere il problema e per attenuare i timori. Nel "supportare" il compito principale del leader è quello di incoraggiare e dialogare. Altri termini che possiamo usare per descrivere questo stile sono "coinvolgere”, "facilitare" o "impegnare". Ciascuno di essi implica elevato sostegno e scarse direttive. * Livello di maturità 4 : Stile 4 - Delegare Il livello di maturità 4 si ha quando l’individuo o gruppo di individui è maturo e disponibile, o maturo e sicuro di se. Ha avuto sufficienti opportunità di fare pratica e si sente a suo agio anche quando non riceve direttive dal leader. Non è necessario fornire direttive riguardo al dove, cosa, quando o come, poiché i collaboratori possiedono già le capacità necessarie. Analogamente non sono necessari nemmeno molte "carezze" e alto comportamento di sostegno poiché essi sono già sicuri, impegnati e motivati. Lo stile appropriato consiste nel lasciare che si autogestiscano. Questo stile viene chiamato "delegare". Altri termini che possiamo utilizzare per indicare questo stile di leadership sono "osservare" o "tenere sotto controllo". Ricordate: è in ogni caso sempre necessaria una certa dose di comportamento di sostegno, ma sarà comunque inferiore alla media. E’ necessario tenere sotto controllo quanto avviene, ma è importante dare modo a questi collaboratori di assumersi delle responsabilità e di implementarle autonomamente. 21 Lo stile di leadership in rapporto al livello di sviluppo del collaboratore S3 AR E S4 DE LE G COMPORTAMENTO DI RELAZIONE Elevato sostegno E Basso Elevato sostegno E AR R TA R O PP U S Elevate direttive N LE AL Scarse direttive Alto S2 Scarso sostegno Elevate direttive Scarse direttive Scarso sostegno DI RI COMPORTAMENTO DIRETTIVO L4 L3 L2 S1 GE R E Alto L1 capacità tecnica disponibilità ALTO MEDIO BASSO 22 7. STILI DI LEADERSHIP E FASI DI SVILUPPO DEI GRUPPI DI LAVORO Le fasi di sviluppo dei gruppi di lavoro sono quattro: ♦ Nella prima fase, definita Orientamento (Forming), la produttività è bassa perché i membri del gruppo non hanno chiari obiettivi e compiti ed hanno poca conoscenza delle capacità richieste per far funzionare il gruppo. Il morale è alto perché ognuno è stimolato dal fatto di essere parte del gruppo ed ha aspettative medio-alte. ♦ Nella seconda fase, definita Conflitto (Storming), la produttività è ancora bassa, il morale decresce perché le aspettative iniziali si rivelano più difficili da ottenere, possono emergere conflittualità all’interno del gruppo. ♦ Nella terza fase, definita Svolta (Norming), il gruppo impara a lavorare insieme superando le divergenze e sviluppando fiducia e coesione. ♦ Nella quarta fase, definita Produzione (Performing), il gruppo è molto attivo. La produttività è elevata perché i membri hanno conoscenze e capacità. Il coinvolgimento dei membri del gruppo è elevato. PRODUZIONE SVOLTA CONFLITTO ORIENTAMENTO produttività (capacità) morale (coinvolgimento) Fase 4 Fase 3 Fase 2 Fase 1 23 In relazione alle 4 fasi di sviluppo dei gruppi di lavoro associamo gli stili di leadership più efficaci: Fase di Orientamento: Stile 1- Dirigere Nella fase di Orientamento i membri del gruppo forniscono entusiasmo e coinvolgimento al lavoro, ma hanno poca esperienza/capacità, pertanto il gruppo necessita di comportamenti direttivi. Fase di Conflitto: Stile 2 – Allenare Nella fase di Conflitto i membri del gruppo manifestano scarsa capacità e basso coinvolgimento. Si confrontano duramente sia con il compito sia con il modo di lavorare comune, pertanto hanno bisogno sia di comportamenti direttivi sia di comportamenti di supporto. Fase di Svolta : Stile 3 – Supportare Nella fase di Svolta i membri del gruppo possiedono le capacità per lavorare ma stanno ancora costruendo atteggiamenti positivi e morale: hanno ancora bisogno di comportamenti di supporto e incoraggiamento. Fase di Produzione: Stile 4 – Delegare Nella fase di Produzione il gruppo esprime capacità e morale, il leader può quindi partecipare al gruppo lasciandoli lavorare con il minimo di interferenza. 24 8. L’OMBRA DELLA LEADERSHIP Anche se il continuo cambiamento del contesto ambientale richiede al management delle organizzazioni di ispirarsi ad una leadership autorevole, in linea con la strada della visione e della sfida, della fiducia, dell’esempio e della motivazione, si nota, ancora in modo diffuso tra le imprese, l’adozione di un insieme di azioni e comportamenti spesso ancorati al paradigma del controllo. Sulla base di alcuni studi compiuti su gruppi di manager1 è emerso che le differenze più significative, tra coloro che avevano ottenuto successo e coloro che avevano riportato esperienze più deludenti, sono da ricondurre prevalentemente alla dimensione relazionale ed in particolare alle capacità di leadership. Se è vero che la leadership è intimamente connessa al potere, è certamente il nodo del potere che va presidiato con attenzione e gestito in modo corretto e funzionale. Se ciò non avviene, possono determinarsi dinamiche disfunzionali ed emergono comportamenti negativi e inefficaci che “intossicano” le organizzazioni. In questo senso si parla di ombra della leadership, con riferimento ad un leader che, dotato di elevato potere, può proiettare sugli altri la sua ombra così come la sua luce. La gamma dei comportamenti distorti del leader, ovvero la sua ombra, è ampia e descrive un profilo di caratteristiche della personalità che generano un leader incapace di creare relazione con i collaboratori. Un leader iperemotivo, insensibile, arrogante, che può essere scontroso o vendicativo, egoista e determinato a raggiungere solo i risultati personali, chiuso in sé ed assolutamente inaffidabile. Questo lato oscuro della leadership può generare conseguenze a livello di: • relazioni, con gruppi di lavoro caratterizzati da estrema rivalità verso l’esterno ed scarsa attenzione all’altro a livello interpersonale; • visione, che rispecchia i bisogni egoistici del leader; non è misurata sulle risorse disponibili e non è flessibile ai cambiamenti esterni; 1 Center for Creative Leadershiup di greensboro, North Carolina (Daft, Leadership. Theory and Practice. 1999) 25 • comunicazione, emergono tentativi di manipolazione e distorsione dell’informazione. Per concludere, occorre dunque sostenere, all’interno delle organizzazioni, una maggiore attenzione all’esercizio del potere, agendo nella direzione volta a limitare il riflesso negativo dell’ombra e basare l’autorevolezza della leadership sulla competenza e sulla attenzione costante alla relazione con l’altro. 26 9. IL “PROFILO” DELLA LEADERSHIP La complessità crescente dei contesti aziendali, amplificata dalle innovazioni tecnologiche e dal loro impatto sulla produzione/erogazione di beni e servizi, sull'organizzazione e sulla natura del lavoro, sulla struttura stessa delle organizzazioni, tra le altre varie conseguenze ha determinato la fine del controllo normativo e del potere come leve di gestione delle persone: oggi ai manager si richiede di essere dei buoni leader. Questa richiesta ha diverse implicazioni. In primo luogo significa stimolare, incentivare, valorizzare le risorse. Significa rinunciare a troppo facili semplificazioni, ricette, modelli e imparare a riconoscere e gestire la complessità e la fatica dell'esercizio della leadership nelle attuali organizzazioni. Infine, significa accettare una idea della leadership che ne riconosca l'ampiezza e la complessità, consapevole di come il suo significato e le sue funzioni possano assumere forme e contenuti diversi a seconda dei contesti di riferimento. Una idea che accolga questa sfida considera la leadership come funzione di guida e di cambiamento dei comportamenti che con la sua azione si mette al servizio dell'autonomia, della crescita, della motivazione e della responsabilizzazione degli altri sviluppandone l'efficacia nella realizzazione degli obiettivi, come capacità di influenzare gli altri al fine di "fare accadere le cose". Questa idea di leadership chiama il manager-leader a riflettere sul proprio ruolo, al fine di: comprendere e governare ciò che accade nella propria personale relazione di incontro e scontro con l'altro all'interno del complesso intreccio di relazioni tra attori organizzativi animati da obiettivi, interessi e stati d'animo diversi, talvolta contraddittori ed ambivalenti; orientarsi verso un modello più intenzionale ed efficace di esercizio dell'autorità e del potere; analizzare ciò che ostacola o favorisce l'esercizio del potere che tiene insieme e integra e non monopolizza ed esclude. 27 In questo quadro, le azioni specifiche sulle quali il manager-leader è chiamato ad operare sono: Trasmettere la visione e coinvolgere le persone. un leader stabilisce innanzitutto una visione del futuro su cosa e dovrebbe essere e realizzare il suo gruppo di lavoro, articolando obiettivi chiari ed elevati (sfidare). Il leader articola gli obiettivi del team in modo da ispirare un desiderio, un impegno, un coinvolgimento per la realizzazione degli obiettivi. La visione rende i membri del team orgogliosi di essere parte della sua realizzazione. cercare tutte le possibili informazioni, definire gli scopi, le mete, i compiti. Creare il cambiamento – La leadership è intuizione e azione di cambiamento. Un leader intuitivamente riconosce il cambiamento come opportunità di sviluppo, e determina un’azione tesa ad un cambiamento effettivo, costante di crescita dei singoli e dell’intera organizzazione. La capacità del leader è dimostrare ai collaboratori che cambiare è possibile. Costruire, guidare e sviluppare team di lavoro, garantendo l'integrazione delle risorse e delle competenze. Ciò comporta: o saper organizzare - istruire sui piani, distribuire e modificare i compiti dei collaboratori, ristabilire gli standard individuali e di gruppo a seconda delle necessità, predisporre tempi e flussi di attività. o saper controllare - assicurarsi che tutte le azioni siano finalizzate verso gli obiettivi, cogliere i problemi rilevanti, tenere il gruppo pronto sia all'azione che alla presa di decisione; soppesare la realizzabilità di un'idea, valutare le conseguenze delle soluzioni, valutare le performance individuali e di gruppo, aiutare il gruppo a giudicare le prestazioni dello stesso leader. o saper ascoltare - incoraggiando lo scambio di idee ed il confronto reciproco. Saper ascoltare significa utilizzare forme di comunicazione a due vie, essere trasparenti, informali orientati allo scambio ed al coinvolgimento 28 Motivare le persone, significa esprimere l'accettazione delle persone e dei loro contributi, incoraggiare sia gli individui sia il gruppo, disciplinare, creare spirito di corpo, essere attento agli umori e alle tensioni involutive, dare feed-back positivo, lodare; Dare fiducia - La fiducia può essere definita come l’aspettativa positiva che l’altro non agirà in maniera opportunistica. Il rapporto di fiducia con i collaboratori si fonda e si costruisce su alcune dimensioni chiave: o integrità – con riferimento all’onestà; o competenza – con riferimento alle conoscenze, le capacità tecniche, personali ed interpersonali; o coerenza – nel mettere in pratica quanto dichiarato o promesso; o lealtà – disponibilità ad agire in maniera non opportunistica; Prendersi cura delle persone, avere attenzione per la propria e altrui crescita, affrontare la fatica della propria crescita personale e assumersi la responsabilità della crescita degli altri attraverso il coinvolgimento e la responsabilizzazione, il sostegno ai percorsi di apprendimento e lo sviluppo dell'autoefficacia. Essere buoni leader di sé stessi, cioè essere consapevoli del proprio modo di vivere il potere, quello personale e quello altrui, sostenendo le emozioni derivanti dall'esercitarlo e dall'esserne oggetto. Essere capaci di un esercizio costruttivo del potere, inteso non come potere sugli altri, in una logica di dominio e imposizione, ma come potere con gli altri, in una logica di cooperazione e di scambio. 29 10.ALCUNI TESTI DI RIFERIMENTO K. Blanchard, La leadership e l'one minute manager, Sperling e Kupfer, 2003 D. Goleman, Lavorare con intelligenza emotiva, Rizzoli, 1998 H.J.Leavitt, Fondamenti di Psicologia per dirigenti, Etas libri, 1975. L. Megginson, Management: concetti e applicazioni, Milano, F.Angeli, 2001. G. Quaglino , Avere Leadership, R. Cortina, 2004 E. Schein, La consulenza di processo, Raffaello Cortina, 2001. “Organizzazione e Gestione risorse umane” volume 4, collana Management, Il Sole 24 Ore, 2006 30