Programmare il domani, vivendo il presente
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Programmare il domani, vivendo il presente
Programmare il domani, vivendo il presente La classe 4IA dell ‘ Istituto Tecnico Galilei di Crema accompagna bambini e ragazzi alla scoperta dell ‘ingegnoso mondo della programmazione Articolo a cura di Gabriel Garbagni Con i tempi che corrono, non è raro rimanere sorpresi di fronte all'evoluzione incessante della tecnologia. Ogni giorno siamo abituati ad assistere all'uscita di un nuovo modello di cellulare, tablet o computer, ma non abbiamo mai la sensazione di fare veramente parte di questa realtà così innovativa. Diventa facile sentirsi estranei in un mondo in cui è qualcos'altro ad evolvere più rapidamente di noi. Siamo, infatti, spettatori del nuovo mondo. Come possiamo fare, dunque, per poter accedere a questo cambiamento tecnologico? L'Istituto Galilei di Crema, in collaborazione con il progetto Hour of Code si pone l'obiettivo di rispondere a questa e ad altre domande, per addentrarci in ciò che succede dietro le quinte di queste innovazioni nell'ambito dell'informatica e delle telecomunicazioni. Dopo settimane di duro lavoro, nella giornata del 12 dicembre, gli studenti della classe 4IA accolgono bambini e ragazzi di diverse scuole, per introdurli ai concetti base della programmazione. Possiamo davvero fare la differenza? “Tutti in questo paese dovrebbero imparare come si programma un computer… perché ti insegna come pensare” Steve Jobs (Apple) Una visita nel mondo di domani E' questo ciò che l'iniziativa nota come Hour of Code si prefigge di fare: insegnare alla gente di ogni parte del mondo un nuovo e innovativo modo di comunicare, capace di interconnettere la realtà che vediamo evolvere giorno dopo giorno. In un certo senso, questa attività può essere interpretata come un viaggio, una visita a ciò che il progresso ha in serbo per noi, nel futuro. Si tratta di un viaggio non solo culturale, ma anche emotivo, alla scoperta delle proprie potenzialità, verso la realizzazione di se stessi e dei propri sogni. Come per ogni nuova attività, anche programmare va a costituire un complesso meccanismo di informazioni e conoscenza, ed entrare a farne parte può non sembrare cosa semplice. La verità è che sono fin troppe le persone che alimentano quella paura che le blocca, impedendole quindi di far emergere quanto di più prezioso esse possono dare, senza saperlo. A prendere parte a questo viaggio sono stati i bambini e i ragazzi di diverse scuole della Lombardia: persone desiderose di imparare, che i tutor del Galilei di Crema hanno saputo guidare, introducendoli verso questo ingegnoso universo creativo. “Penso che abbia avuto umili origini. Credo che il mio primo programma chiedesse cose tipo ‘Qual è il tuo colore preferito?’ o ‘Quanti anni hai?’“ Drew Houston (Dropbox) Si parte da piccoli inizi… I primi programmi con i quali i partecipanti hanno iniziato a interfacciarsi si sono presentati sotto forma di giochi interattivi. Queste attività, che a primo impatto potrebbero apparire misteriose, intricate o estremamente complesse, in realtà non sono altro che il primo, piccolo passo verso qualcosa di più grande, forse la svolta verso un futuro innovativo per ogni individuo che abbia deciso attivamente di farne parte. Altre rinomate menti creative hanno raggiunto il loro attuale ruolo nel mondo partendo da piccoli, ma decisivi inizi; uomini come Bill Gates (fondatore di Microsoft), Mark Zuckerberg (Facebook) e Drew Houston (Dropbox), che sono entrati in contatto con il loro primo computer durante l'adolescenza, e che hanno iniziato a programmare quasi per gioco sono riusciti, passo dopo passo, a esprimere e a trasmettere se stessi al mondo che li circondava. Non devi essere un genio. Devi essere te stesso. Ed è proprio questo uno degli obiettivi che l'Hour of Code riesce efficacemente a raggiungere. I bambini, divisi per aule, ciascuno davanti al proprio computer vengono guidati attraverso una serie di attività che vanno a testare le proprie abilità di logica e ragionamento. Sono pochi gli ingredienti utili al programmatore. Dei blocchi di codice, un'area di lavoro e tanta, tanta creatività. I tutor, che a scuola hanno modo di interfacciarsi regolarmente con i vari problemi legati all’informatica acquisiscono quindi un valore inedito agli occhi di questi aspiranti programmatori: sono dei modelli, ai quali ispirarsi e a cui fare riferimento per mettere insieme i pezzi e affrontare al meglio il problema, verso il raggiungimento di una propria autonomia. “Molta della programmazione che viene fatta è in realtà molto semplice. Si tratta più di spezzettare i problemi che di tirar fuori algoritmi complicati come normalmente la gente crede” Makinde Adeagbo (Ingegnere Facebook) Se puoi ragionarlo, puoi farlo Il primo programma, in particolare, si basa nello scrivere una parola, che un pinguino virtuale avrebbe ripetuto sullo schermo. Fatto questo primo passo, si tratta di un processo in salita, verso attività sempre più impegnative. Un po' di logica, ragionamento e il gioco è fatto. La realizzazione dei primi programmi non è che l'inizio, la superficie di un mondo creativo, con cui diventa poi facile avere familiarità. La vera forza di un programmatore, infatti, si basa nella determinazione, o, nello specifico, nella voglia di fare senza mai arrendersi. Certo, è normale sbagliare e commettere errori, ma è proprio questo che permette a questi bambini (e a chiunque abbia il desiderio di imparare a programmare) di migliorare, ripartendo dai propri errori. Creare e innovare con l'ausilio della programmazione equivale ad andare incontro ad una serie di difficoltà e problemi da risolvere: un concetto che i tutor, dopo quattro anni a base di Informatica hanno imparato ad accettare. Ora sono loro a trasmettere questi concetti alle generazioni future. “Penso che se qualcuno mi avesse detto che il software è in realtà una questione di umanità, che si tratta di aiutare le persone usando la tecnologia dei computer, questo avrebbe cambiato il mio punto di vista molto prima” Vanessa Hurst (Girl Develop It) Un significato che evolve nel tempo Cosa significa, allora, saper programmare? Quali orizzonti questa novità è in grado di offrirci per il nostro futuro? La verità è che la programmazione è un'attività che si presta a molteplici interpretazioni. C'è chi la definisce un gioco, chi un passatempo e vi sono altre persone, per le quali essa costituisce un vero e proprio lavoro. Con il tempo, è andata a delinearsi l'idea che la programmazione possa essere vista come una nuova forma di letteratura, moderna, dinamica e sempre pronta a evolvere. Si tratta indubbiamente di qualcosa di utile e innovativo, che purtroppo non molte scuole comprendono nel proprio programma di apprendimento. Una scuola su quattro tralascia l'insegnamento della programmazione. Un fatto che genera disappunto, e che dovrebbe servire alle persone come importante spunto di riflessione personale. E' interessante notare come anche il sindaco della città di Crema, Stefania Bonaldi, abbia deciso di prendere parte al progetto. Si tratta di un fatto che va indubbiamente a sottolineare l'importanza della creatività in ambito informatico, come utile mezzo al fine di risolvere problemi e, forse, portare a un miglioramento. Programmare può infatti essere visto come un'accettazione della realtà in cui si vive, come un modo per farne parte e portarla alla fase successiva, grazie alla conoscenza di quella tecnologia, che sta diventando una parte essenziale della vita in società. Alla fine della giornata (della durata complessiva di due ore pomeridiane), sono stati tanti i riscontri positivi da parte dei ragazzi, che si sono divertiti creando, sperimentando e imparando più a fondo il vero potere della programmazione. Siamo tutti invitati, quindi, a prendere parte al nostro futuro. La classe 4IA Gabriel Garbagni, Lorenzo Ferrari, Stefano Rolesu, Emanuele Bosco, Giorgia De Micheli, Giorgia Bressanelli, Cristian Cassaghi, Mattia Tanzini, Marco Strada, Luca Calzavacca